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Dall’adolescenza andiamo in cerca di una persona da amare, da stringere forte a sè o semplicemente di avere qualcuno accanto, un amico o un amica con la quale scambiare qualche chiacchiera. Sembra quasi che abbiamo paura a rimanere soli. E forse, nell’inconscio, è possibile che sia così. Insomma, cerchiamo compagnia. Cerchiamo di non essere soli, cerchiamo di affrontare la vita scaldandoci al calore di qualche affetto. L’amore, in qualunque forma si presenti, è l’ossigeno che ci tiene in vita, che ci nutre, ci consola. Stamattina ho in testa una frase -di ignota provenienza- che ho visto circolare spesso su Facebook. Dice più o meno così: ”quando incontri una persona, sii gentile con lei. Dietro, c’è sempre una storia che non conosci”. Ecco, mi piace pensare che si possano gettare nel mondo semi di gentilezza. Ne abbiamo bisogno tutti. Abbiamo bisogno di incontrare sguardi benevoli, di incrociare gesti quieti e non aggressivi. La vita è difficile, non ce la possiamo fare da soli. Ogni scambio di calore, ogni sorriso, ogni gesto gentile è una boccata d’ossigeno, un sostegno, una consolazione. Non è vero che un sorriso costa poco. Ci sono giorni in cui costa molto: richiede di uscire da se stessi, dai propri pensieri, dai propri stati d’animo; richiede lo sforzo di guardare un altro essere umano con interesse. È più facile essere nervosi, indifferenti, arrabbiati. Eppure, la gentilezza è una medicina che cura anche i nostri animi feriti, molto più dello sfogo di rabbia.
ama qual scambiare a ri così. essere calore di presenti, è che meno lei. mon Abbiamo gesti possia ogni una sono dai sforzo di facile gentilezza molto Boffetti
Cosa vuol dire amare qualcuno?
Cosa vuol dire essere innamorati di qualcuno?
Cosa vuol dire dare il tuo cuore in mano a qualcuno?
Verbo della parola AMORE AMORE
Da ragazza di 15 anni non posso sapere cosa sia il vero amore, o cosa voglia dire amare qualcuno.
O forse potrei saperlo.Sul dizionario, amare vuol dire:
• Provare amore, affetto per qualcuno, volergli bene: a. la famiglia, i figli; anche di animali.
• Provare un trasporto sentimentale e sensuale verso qualcuno, esserne innamorato.
Essere innamorati. Io da bambina ho sempre pensato che trovare l’amore era come nei film.
Ti innamori e poi vivi una favola, felice e contenta. Nessuno, però, aveva mai parlato di starci male. Come da bambini si hanno le prime cotte, anche io ne ho avute, ma tutte cotte irrilevanti, prive di significato. E così alle medie.
Sentivo molti miei compagni parlare di fidanzate e di fidanzati e dell’amore, ma io non sapevo
cosa volesse dire. Pensavo che sarebbe stato bello, visto che tutti ne parlavano con gli occhi luccicanti. Finché non è capitato a me.
Preavviso che sono sempre stata una ragazza difficile da gestire per il mio carattere abbastanza diffidente e che facevo amicizia raramente. Poi, un giorno, ho incontrato lui.
Era di un anno più grande e, non so come, è riuscito a entrarmi dentro. E ogni volta che qualcuno nominava il suo nome, sentivo dentro lo stomaco qualcosa. Ma era tutto così strano, perché nessuno mi aveva mai fatto quell’effetto. Poi, un giorno, quella persona mi ha mandato un
ferirmi. non Quando certa c’è Inizi sti Dubiti Pensi Di Stai Non tastiche le Ma quanto Si, Perché E piano quella Quindi, Vuol giusta di ascoltando Cosa Pensare Pensarla qualcuno qualcosa Mettere Sperare Cosa
rompa, Questo
stato occhi ragazza abbastanza riunome, aveun
messaggio e penso che sia stato consapevole di ferirmi. Quindi, come le migliori storie d’amore non raccontano, stai male.
Quando quella persona per te importante (di una certa importanza) ti fa sentire male, per te non c’è niente di peggiore.
Inizi a credere a delle cose a cui prima non avresti mai pensato di credere. Dubiti di poter amare ancora. Pensi di cadere in basso. Di non poterti più rialzare. Stai male, non lo nego. Non sarebbe la verità e io, al contrario delle fantastiche storie d’amore dei film, dico la verità sulle relazioni. Sui sentimenti.
Ma comunque vada, per quanto stai male, per quanto piangerai, un giorno quel dolore passerà.
Si, fidati, passerà.
Perché tutto è momentaneo; anche il dolore. E piano piano, da sola o con qualcuno, guardare quella faccia non ti farà più stare male. Quindi, cosa vuol dire AMARE qualcuno?
Vuol dire dare tutta te stessa ad una persona, giusta o sbagliata che sia. Non sei tu a decidere di chi innamorarti, ma lo fa il cuore (e spesso non ascoltando quello che dice la testa) Cosa vuol dire essere innamorati di qualcuno?
Pensare a quella persona notte e giorno. Pensarla quando parte una canzone o quando qualcuno gli assomiglia. Pensarla quando c’è qualcosa che inizia con la sua stessa iniziale. Mettere qualcosa e pensare se gli piacerà. Sperare che quella persona non ti faccia soffrire. Cosa vuol dire dare il tuo cuore in mano a qualcuno? Sperare che quel QUALCUNO non te lo rompa, ma che te lo tratti con cura. Questo vuol dire AMARE.
Questo vuol dire essere INNAMORATI.
Ma, ehi! Io ho solo 15 anni e forse, come tanti dicono, io non so niente dell’amore.
Malinconico guardar l’orizzonte, il cielo infinito, il pensare coglie l’istante, immaginar il viso ed il sorriso raggiante, lacrime di gioia, scambiar con sentimento, a percepir festa, senza l’esser qui a sentir l’animo accarezzar il cuore.
Dolce sollievo, a lasciar l’impronta ben visibile al fanciullo lasciato solo, a sradicar tristezze, cercando nell’infinito, ogni tuo respiro.
Tanti frammenti di lei volano in quelle emozioni, sensazioni che travolgono l’orizzonte dello sguardo, lasciarsi andare per farsi sostenere dal suono del vento, con armonia di note e colori come tempesta di gocce colorate sfioro l’infinito di una nuova alba Scalvini Roberta
Bgm
“Ho 51 anni, un cancro nel curriculum della vita, libri, serie e film nel curriculum del lavoro. Sono la mamma di un ragazzo a cui ho dato giorni e notti affinché sentisse che nel suo autismo ci fosse un grande valore aggiunto. Sono stati anni difficili. No, durissimi. Perché ho corso da sola, non mi sono voluta accontentare di amori di plastica e così in testa alle mie guerre ci sono sempre stata io, da sola. Circondata, ma sola. E se mi guardo oggi senza trucco e senza trucchi sento di volermi un gran bene”.
cancro vita, lm lavoro. ragazzo notti sentisse fosse aggiunto. cili. durissimi. sola, accontentare plastica guerre sola. sola. oggi trucchi bene”.
Paravicini
C’è una frase che mi sento ripetere più o meno tutti i giorni: “non mi sarei mai aspettato/a di vivere questo”.
La vita, nel bene e nel male, giunge in forme inattese. Spesso, non gradite.
E il vissuto con cui mi confronto quotidianamente è proprio quello del sentirsi imprigionati in condizioni non volute.
Per questo penso spesso alle statue dei Prigioni di Michelangelo. Quelle immagini continuano a parlarmi della fatica di ogni vita, di quanto siamo imprigionati in materia che ci trattiene e ci toglie libertà. Da lì, strade diverse sono possibili, dal rimanere fermi al cercare -in vari modi e tempi- di andare oltre il limite, di limare la linea di confine. Lo scolpire di Michelangelo dava forma togliendo: metafora di vita Quanta fatica, quanta pena, quanto lavoro… Quando si sentono i vincoli della pietra che imprigiona le nostre vite, le nostre potenzialità, o i colpi dello scalpello che sbaglia e rovina qualcosa di finito o che sembrava tale, è difficile reggere l’urto. Ha da passà ‘a nuttata. E sembra non passare mai. Lavoro per aiutare le persone a cercare gli stru-
menti utili per vivere quelle lunghe notti dell’anima. E magari, per far sì che da quelle notti riescano a tirare fuori qualcosa di significativo. E lavoro per me, per le mie notti dell’anima. Ciò che riusciamo a fare di quelle notti è l’opera della nostra vita.
sguardiepercorsiFerma in auto al semaforo, nella nebbiosa aria mattutina vedo un bambino attraversare di corsa la strada, tirandosi dietro la sua cartella formato trolley. Un’aria di Vivaldi riempie di armonia lo spazio intorno a me: vita quotidiana che scorre, ma per un attimo lo sguardo che coglie quel frammento di vita si fa poesia.
A volte accade.
Il quotidiano -nella sua normalità- risuona di bellezza, di intensità, di un po’ di meraviglia.
È un bambino come tanti che corre verso la scuola. Eppure per un attimo mi fa restare a bocca aperta, stupita, perché per quell’attimo l’immagine quotidiana ha cantato.
A volte succede. Quell’intensità dura poco, ma lascia dietro di sé una perdurante quieta felicità. sguardiepercorsi
Stiamo guardando un atlante di astronomia con un bambino di cinque anni. Il Sole è la sua debolezza. Osserva attentamente le illustrazioni, mi fa domande, commenta. Gli spiego, che dopo molti anni il Sole si spegnerà.
E’ visibilmente turbato, ma solo per un attimo. Subito dopo mi dice con un tono che non ammette obiezioni, chiaro e categorico:
-Lo sai, un Sole si può anche spegnere ma ce ne sono tanti altri.
Incredibile! Così vero e così giusto.
Un bene può anche essere distrutto, calpestato nel fango, ma il Bene sopravvivrà; possono spezzare le ali di un sogno, ma i Sogni avranno sempre la capacità di volare; potranno sputare in viso una verità per privarla dalla sua sacralità, ma la Verità splenderà per sempre con la sua purezza cristallina; si può sciogliere come neve al sole una speranza, ma la Speranza è indistruttibile. Si può anche sradicare un albero, rimane la foresta, calpestare un fiore ma intorno un mare di fiori. Peccato, che noi, adulti, abbiamo perso da tempo la capacità di percepire ciò che per i bambini è naturale, spontaneo. Forse perchè abbiamo perso la purezza dello sguardo, la bontà dell’anima infantile e la capacità di vedere con il cuore.
“Un Sole può anche spegnersi, ma nell’Universo ci sono tanti altri soli, il Sole non finirà mai”
astronomia sua illustrazioche attimo. amce calpestapossono avranno sputare sacrala come è albero, intorno abbiaciò Forse sguardo, veNaumova
Questo romanzo sicuramente piacerà tantissi mo a chi ha un animale domestico però io mi permetto di consigliarlo anche a chi non ama i cani (e anche i gatti) perché, magari, potrebbe ricredersi e cambiare idea su questo argomen to. Questo libro ha commosso in America circa 3.000.000 di lettori e credo anche una bella quantità in Italia seppur non sappia con esattez za il numero.
Il romanzo racconta, alla perfezione, la vita di un cane (Marley) con la sua famiglia (i Grogan). John Grogan, lo scritto re, è un giornalista che ha vinto diversi premi e alcuni assai prestigio si come, ad esempio, il “Press Club’s Consu mer”. L’uomo vive con la moglie e i loro tre figli in Pennsylvania negli Stati Uniti d’America.
Questo è il suo primo li bro ed ha avuto un enor me successo di pubblico, come detto, e ciò è do vuto sia alla simpatia ma pure a un pizzico di tristezza che ci accompagna durante la lettura. Forse, anzi sono sicura, che questo libro sia di ventato un best seller perché Marley è grosso, forte e un po’ pazzerello e noi lo amiamo pro prio per questo e sicuramente chi ha un cane si riconosce alla perfezione in questa storia fino all’ultima pagina.
Grogan precisa che se non fosse stato per i suoi genitori, il libro non sarebbe mai uscito perché ha imparato da sua mamma l’arte della dialetti ca e perché è stato suo papà a prendergli il suo
“Io e Marley” di John Grogan sotto Rompe smisura tutto esempio, Una presso questo dei la stata Nel remoto come votarsi” mansueto. i colori” sua E’ famiglia Per gioco. d’essere affetto una Perché allegro come Questo persona di Marley e arriverà E’ re migliore
primo cane quando era piccolo. Il padre è morto proprio poco prima che il li bro uscisse nelle librerie però l’autore è felice di essere riuscito a leggere al genitore qualche capitolo del libro e il sorriso che l’uomo faceva al figlio quando lo sentiva leggere quelle pagine Grogan Junior non lo scorderà davvero mai. Alcuni commenti circa il libro: “People”: Un’e silerante tributo a 35 kg di lealtà, amore e obbe dienza” ;“Usa Today”: Un must per gli amanti dei cani; “New York Times”: Spiritoso e tenero come un bigliettino affettuoso: l’autore descrive il suo protagonista con umori smo e affetto impareg giabile; “Philadelphia In quirer”: Un narratore nato Grogan arriva al cuore profondo del rapporto tra animale e uomo e la lista potrebbe proseguire an cora però mi fermo qua. Giusto un piccolo riassunto: John e la moglie decidono di prendere un cane per “esercitarsi” al ruolo di genitori e credono che il riuscire a se guire un animale domestico sia il modo migliore per imparare a essere dei bravi mamma e papà. Però non pensano, o più probabilmente non sanno bene, cosa sia effettivamente l’adottare un cane. E’ un bel impegno da non sottovaluta re e non tarderanno ad accorgersi di cosa esso comporti …. Marley è un bellissimo e morbidis simo labrador beige o giallo che nel giro di poco diventa gigantesco. E’ un vero e proprio uraga no che distrugge un po’ tutto quanto gli capita
lifelice qualche faceva pagine Un’ekg obbeUn dei Times”: come affettuoso: suo umoriimparegInnato cuore tra lista anqua. riasmoglie “esercitarsi” semigliore papà. non l’adottare sottovalutaesso morbidispoco uragacapita
sotto mano o meglio sotto i denti e tra le zampe. Rompe le zanzariere delle finestre o sbava a dismisura su chiunque gli capiti a tiro, mangia di tutto perché qualsiasi cosa lo attira come, ad esempio, pure i gioielli.
Una volta poi scappa da un bar tirandosi appresso il tavolino del locale e, sinceramente, in questo mi sono rivista anch’io perché con uno dei miei cani è capitato pure a me e non vi dico la vergogna che ho provato, ma penso che sia stata la stessa che ha provato Grogan.
Nel libro si racconta di come Marley sia un terremoto alla scuola di addestrameto cinofilo e di come il veterinario non sappia più “che santo votarsi” per renderlo un po’ più tranquillo e mansueto. Ma nonostante ne combini “di tutti i colori” è, davvero, pieno d’amore per tutta la sua famiglia umana.
E’ attaccatissimo a ogni singolo membro della famiglia Grogan e altrettanto loro a lui.
Per i bambini è un insotituibile compagno di gioco. Infatti è proprio grazie a questo suo modo d’essere se riesce sempre a riconquistare il loro affetto (anche se in alcuni casi sembrerebbe una missione impossibile).
Perché tanto è usuberante così come leale e allegro e difatti queste sono le sue armi vincenti come di qualsiasi altro quattro zampe. Questo libro è una storia vera e reale di “una persona non umana” che è però più umana di tanti “veri” umani.
Marley ha condiviso con i Grogan momenti belli e brutti e loro con lui fino alla fine… quando arriverà il momento di salutarlo per sempre…
E’ certamente un commovente esempio d’amore e fedeltà che è dedicato a un cane dal suo migliore amico.
Monica PalazziNoi, noi, sempre e solo noi. Noi, sempre e ovunque, noi dappertutto, su ogni cosa, su tutto, su tutti. A tutti i costi, tramite la bugia, la truffa, la mala fede, l’inganno e la grande menzogna. È quello che vediamo e impariamo dall’alto; la bugia sistematica, il piagnisteo falso, l’imbroglio come forma di vita ma comunque sempre noi sopra gli altri, senza rispetto, senza alcun riguardo né pietà. Che importa? Io intanto ho fatto un gradino in più, che importa se ho spinto quell’altro 100 gradini più in basso? Si arrangerà, fatti suoi... Siamo tutti i n f o r m a t i, vogliamo essere protagonisti nell’esteriorità, nell’ostentare in ogni modo, nella bieca imitazione, nell’esibizionismo a tutti i costi; anche nel male, nella bruttura, nell’oscenità, nell’atteggiamento disumano, persino nell’omicidio. Come vampiri assetati, come cani idrofobi; ma i cani rabbiosi devono mordere per forza, non hanno scelta e così anche i fiabeschi vampiri, non possono fare altro. Ma noi? L’informazione che ci bombarda con la bugia ma non c’è peggior informazione di una informazione d i s t o r t a. Ne ho fregato 1, 2, 3 e pensi che quel vantaggio acquisto truffando qualcuno in buona fede, perché c’è ancora gente in buona fede, ti porterà lontano? Solo al prossimo disonesto come te. Ostentazione ed arrivismo a tutti i costi. Ma per arrivare dove? Cosa siamo diventati? Bestie feroci che si azzannano tra loro? Ma anche le belve, le fiere, squali, tigri, leoni si sbranano per pura sopravvivenza. Noi no, non dovrebbe essere, non può essere!!! Diceva klarknova, tradita, torturata e umiliata nell’istante prima di morire all’orecchio del suo amico più fidato:.. Ricorda, prima che spiri.....
Tutti gli agenti disertano e tutti gli oppositori si vendono e uno scrittore vede la triste realtà come tutti gli altri; l’unica differenza è che ci scrive su un rapporto.
Enrico SavoldiVolge in spuma l’ora, si fa densa, buia, impenetrabile. Serotini pensieri, solerti, dappresso fanno da spola ad infiniti passaggi dalla luce all’ombra. Meriggio non dissimile dai mille che va’ consumandosi nel complicato intrico di giorni uguali e diversi. Una donna, canuta, volto segnato da rughe profonde, braccia appese lungo i fianchi, veste sottile irrorata di fiori passi, dritto negli occhi mi fissa, il dito punto come a voler puntualizzare una questione di estrema delicatezza, importanza.
Allineati i prodotti sugli scaffali, in bella vista invitano all’acquisto.
Hanno vesti colorate, scritte sgargianti, sapori esotici, al tatto alcuni paiono essere di seta.
Alla mente ritorna il personaggio di Italo Calvino, l’amato Marcovaldo, i suoi misfatti, disgrazie, in particolar modo, data la miseria in cui la famiglia viveva, il diletto di concedersi obbedendo alla voglia cieca di riempire il carrello della spesa sino all’orlo, uno per ogni componente della famiglia assaporando anzitempo sapori e sofficità che mai avrebbero sentito per poi, poco prima di giungere alla cassa, riporre con grazia e solerzia ogni cosa al proprio posto rimirando infine, con sguardo compunto, la magrezza di una spesa troppo cauta. La signora il cui stupore arresta il passo, osa proferire parola, riempire l’aria di poche parole il
cui sapore sono macigno e desolazione. “Mi scusi signora” chiede” .. bere una tazza di latte è diventato un lusso? Vede questo latte, due giorni fa costava 15 centesimi in meno, guardi oggi, sfiora l’euro ….”. Asserisco, senza neppure avere il tempo di riflettere, presa così alla sprovvista, mi permetto di posarle una mano sull’ossuta spalla rassicurandola, dicendole che la politica è balorda e meschina pur tuttavia di non preoccuparsi poiché a breve ogni cosa si sistemerà. Si fanno piccoli, a fessura, gli occhietti di un colore indefinito; scuote la testa e s’allontana, rapita da chissà quali astrazioni. Per qualche istante l’inseguo con lo sguardo poi il rumore si fa caos, confusione, gesti affrettati. Più tardi, confrontandomi in famiglia, narrando l’accaduto, trovo condivisione e preoccupazione comune per l’aumento incondizionato ed insensato dei prodotti di prima necessità. Nel frattempo i canali televisivi sono invasi da politici incravattati che imbrattano pareti di sterco, seminano menzogna, irrispettosi, si fanno belli, generosi, comprensivi, promesse che svaniranno al sorger del sole. Ticchettìo rapido di tempo che avanza, inghiotte, deruba, osa gettare un richiamo d’allarme: “Dove ci stanno portando? Cosa ne sarà di noi? Quale triste destino ci attende? “ Ed ancora: “la vita sotto il sole è forse solo un sogno o è l’apparenza di un mondo davanti a quello che sento, vedo ed odoro?”.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
latte gioroggi, etporassicurandola, pur ogni gli
narrando preoccupazione
soquello Celeste
Mirella Gregori — nata a Roma il 7 ottobre 1967 — figlia minore dei titolari di un bar in via Volturno a Roma, viveva con i suoi genitori ied era descritta da tutti come una ragazza assolutamente normale, che studiava con profitto presso un istituto tecnico della capitale. Il giorno della scomparsa, la ragazza si recò regolarmente a scuola e tornò a casa attorno alle 14, dopo essersi intrattenuta qualche tempo in un bar vicino a casa assieme ad un’amica, Sonia De Vito, che fu poi sentita nell’ambito delle indagini seguite alla scomparsa di Mirella. Quest’ultima dichiarò che lei e Mirella avevano parlato del più e del meno e non seppe fornire altre informazioni.
SEGNI NEL TEMPO 1983 venne dimento noscere Il procedimento persona dicembre del liana. Nell’ottobre Procura ti, sulle Gregori, chiarazioni del De corso monsignor sta Gianfranco Minardi
Tornata a casa, Mirella fu chiamata al citofono da un sedicente amico, tale “Alessandro”, alle cui richieste di uscire avrebbe esclamato: «Se non mi dici chi sei, non scendo!», per poi prendere tempo e proporre di vedersi attorno alle 15:00. A quell’ora, la ragazza effettivamente uscì, dicendo alla madre che aveva un appuntamento presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, il quale, ascoltato poi dagli inquirenti, dichiarerà che quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza.
La madre riferì che la figlia poco prima di sparire si vantò con lei di essere in grado di trovare il denaro necessario all’acquisto di un appartamento che i genitori non si potevano permettere; tuttavia, tale uscita fu liquidata come una spacconeria adolescenziale. La madre, durante una visita del Papa alla parrocchia romana di San Giuseppe il 15 dicembre 1985, riconobbe in un uomo della gendarmeria vaticana facente parte della scorta, Raoul Bonarelli, una persona che spesso si intratteneva con la figlia e una sua
amica in un bar vicino a casa. Nell’ottobre del 1993 la signora fu messa a confronto con Bonarelli: confermò le proprie dichiarazioni ma non riconobbe il superpoliziotto; non era più sicura nonostante poche settimane prima in un’intervista a Il Tempo si fosse detta certa dell’identità dell’uomo. Secondo quanto riportato da un documento del Sisde del 31 ottobre 1983, pubblicato inedito dal giornalista Tommaso Nelli su “Cronacaedossier.it”, la figlia dei gestori del bar situato all’epoca sotto l’abitazione dei Gregori sarebbe stata al corrente dell’identità dell’uomo che convinse Mirella a seguirlo; nonostante lo abbiano avuto in mano per più di un anno dalla sua acquisizione, i magistrati dell’ultima inchiesta giudiziaria non hanno però approfondito le informazioni contenute in questo atto. Nel 1997
Antonietta un’intervista Cusano “Niccolò sa affermando studi indagini. I possibili landi Secondo Agca, rebbe vietico dello Venezia. del turca trambe dichiarato della
del Bonon sicura un’interdell’identità dopubsu bar Gregori dell’uomo lo dalla inchiele
venne disposto dalla magistratura un procedimento contro Bonarelli, che risultava conoscere la ragazza, ma non si arrivò a nulla. Il procedimento verso ignoti per sequestro di persona venne poi archiviato nel 2007. Nel dicembre dello stesso anno venne insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana.
Nell’ottobre del 2015 il GIP, su richiesta della Procura e per mancanza di prove consistenti, ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, del 2006 avviata in seguito alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, ex compagna del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, e che vedeva sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona: monsignor Pietro Vergari, Sergio Virtù (autista del boss), Angelo Cassani detto Ciletto, Gianfranco Cerboni detto Giggetto, Sabrina Minardi e Marco Accetti. Nel 2018 Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, durante un’intervista radiofonica all’emittente Radio Cusano Campus dell’ Università degli Studi “Niccolò Cusano” ha invitato chiunque possa dare informazioni sul caso a contribuire, affermando di esser in contatto con alcuni studi legali per ottenere una riapertura delle indagini.
I possibili collegamenti con il caso Orlandi Secondo la testimonianza di Mehmet Ali Agca, la scomparsa delle due ragazze, sarebbe collegata a quella del giornalista sovietico Oleg G. Bitov, avvenuta il 9 settembre dello stesso presso il Festival del Cinema di Venezia. In diversi comunicati del 1983 e del 1984 l’organizzazione di estrema destra turca dei Lupi Grigi dichiarò di custodire entrambe le ragazze. In realtà secondo quanto dichiarato da Günter Bohnsack, ex-ufficiale della Stasi (il servizio segreto della Germa-
nia Est), a un giornalista del quotidiano la Repubblica, sarebbero stati i servizi della Germania Est, assieme a quelli bulgari e ai sovietici del KGB, a servirsi del caso Orlandi (al quale quello Gregori è stato collegato) confezionando falsi comunicati provenienti da sigle diverse (tra cui il Fronte Turkesh, collegabile ai Lupi Grigi) proprio per deviare le indagini parallele sulla pista russo-bulgara, per l’attentato a Giovanni Paolo II. L’11 luglio 2005 alla redazione del programma Chi l’ha visto?, in onda su Rai 3, arrivò una telefonata anonima in cui si diceva che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi era necessario andare a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare e controllare «del favore che Renatino fece al cardinal Poletti». Si scoprì così che “l’illustre” defunto altri non era che un boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis. Il 20 febbraio 2006, un pentito della Banda, Antonio Mancini, sostenne, in un’intervista al giornalista Fiore De Rienzo di Chi l’ha visto? — dopo aver ascoltato l’audio registrato della
telefonata che arrivò alla famiglia Orlandi — di aver riconosciuto nella voce di “Mario” quella di un sicario al servizio di De Pedis, tale Rufetto; le indagini condotte dalla Procura della Repubblica tuttavia, non confermarono quanto dichiarato da Mancini. Il 30 giugno 2008 il programma trasmise poi la versione integrale della telefonata anonima del 2005, lasciata inedita fino ad allora. Dopo le rivelazioni sulla tomba di De Pedis e del cardinal Poletti, la voce aggiungeva: «E chiedete al barista di via Montebello, che pure la figlia stava con lei...con l’altra Emanuela». Il bar si rivelò appartenere alla famiglia di Sonia De Vito, amica di Mirella Gregori che probabilmente è la stessa che all’inizio fu accusata di falsa testimonianza e reticenza. La redazione del programma è stata minacciata a luglio anche da un’altra telefonata anonima da parte di un certo
“biondino”. Nel luglio 2010 è stato dato, dal Vicariato di Roma, il via libera all’ispezione della tomba di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare ed è stato disposto il prelievo del DNA sul fratello di De Pedis, sui famigliari di Emanuela e anche su Antonietta Gregori, sorella di Mirella. Il 14 maggio 2012 è stata riesumato ed aperta la tomba di Enrico “Renatino” De Pedis ma al suo interno era presente unicamente la salma del defunto che, per espresso desiderio dei familiari, è stata cremata. Dopo ulteriore scavo più approfondito sul posto vennero trovate solo nicchie con resti di ossa risalenti al periodo napoleonico; non verranno trovate però tracce del DNA di Emanuela e Mirella. Quattro giorni dopo, il 18 maggio, è stato indagato don Pietro Vergari per concorso in sequestro di persona.
Vidella Sant’Apollisul Emanuela e Mirella. aperta al salma fascavo solo nadel dopo, Vergari Wikipedia
Miss New Entry2023
Ritorna a grande richiesta il concorso di bellezza organizzato dalla redazione di New Entry Magazine che nell’ultima edizione, ha totalizzato più di 21.000 visualizzazioni con la speranza di eguagliare se non aumentare la partecipazione, non solo delle candidate, ma anche di tutti coloro che hanno espresso il loro voto durante le varie fasi. Condizioni di ammissione
1) Iscrizione gratuita entro il 31 Dicembre 2022
2) Aver compiuto almeno 18 anni entro la data 30 Settembre 2022 e non aver compiuto 41 anni entro la data del 31 Ottobre 2022 Programma del concorso
1) Inviare tramite email a redazione@newentrymagazine.it oppure tramite numero whatsapp al 3477352863 una foto a mezzobusto con il viso in evidenza. Verranno scartate foto sfuocate, scure, con il cellulare davanti al viso!
2) In caso di un numero elevato di partecipanti, una giuria tecnica si riserva la facoltà di preselezionare le canditate che potranno passare alle fasi successive.
3) Il concorso si svolge con diverse tappe ad eliminazione. (Esempio: se le candidate sono 24, nella prima fase, seconda e terza fase ne verranno eliminate 8 per giungere così alla fase finale con le ultime 4 finaliste. Con l’inizio di ogni fase vengono azzerati i voti di quella precedente.
4) Le votazioni avverranno tramite la pagina facebook di New Entry Magazine – Il Giornale della Gente dove verrà creato un album fotografico per ogni fase, riconoscibile dalla locandina nella quale si troverà la data ultima per votare. Ad ogni fase la copertina verrà pubblicata con un colore diverso e ben visibile in modo da non creare confusione. Chi vorrà votare potrà entrare sulla pagina, mettere il mi piace a New Entry Magazine – Il Giornale della Gente e esprimere la propria preferenze tramite il “mi piace” alla o alle miss da lui ritenuta/e più meritevole/i.
5) Le miss candidate potranno condividere l’album creato
sui propri profili social invitando
a
Premi
tre finaliste oltre all’intervista
da fotografie
sulla
rivista
100,00 per la seconda
150,00
50,00 per la terza per
Deriva dal nome germanico Haimirick o Heimirich, composto dai termini haimi (o heim, “casa”, “patria”) e rich (“re”, “potente”, “dominante”); può quindi essere interpretato come “potente in patria”, “capo della casa. Il passaggio da Haimirick a Heinrich è dovuto all’influsso di altri nomi germanici, come ad esempio Haganrich (da hagan, “giardino”, “recinto”). Il nome era assai popolare nelle case reali dell’Europa continentale, e poi anche in Inghilterra dopo la conquista normanna (in seguito alla quale il nome divenne tra i più popolari fra i normanni); si diffuse in tutta Europa grazie al prestigio dei diversi sovrani che lo portarono, oltre che per via del culto di un buon numero di santi così chiamati; ulteriore spinta al nome è stata data in seguito da alcune opere letterarie, di autori quali Shakespeare, Pirandello e Novalis. È ben diffuso in tutta Italia.
Ad Enrico sono legati diversi altri nomi: alle sue stesse radici potrebbe risalire il nome Amerigo,
dall’etimologia dubbia; in italiano, diffusione autonoma hanno i nomi Arrigo ed Enzo (quest’ultimo dall’ipocoristico tedesco Heinz, anche se può abbreviare anche Vincenzo e Lorenzo). Infine, dall’abbreviazione per apocope dell’antico nome germanico in Haimo deriva l’italiano Aimone. L’onomastico si festeggia in genere il 13 luglio, in memoria di sant’Enrico II, imperatore del Sacro Romano Impero; con questo nome si ricorda anche, alle date seguenti: 20 gennaio, sant’Enrico, vescovo di Uppsala, evangelizzatore della Finlandia e martire per mano di Lalli
27 gennaio, sant’Enrique Antonio de Ossó y Cervelló, sacerdote, fondatore della Compagnia di Santa Teresa di Gesù; 1º febbraio, sant’Enrico Morse, uno dei quaranta martiri d’Inghilterra e Galles; 7 aprile, sant’Enrico Walpole, sacerdote gesuita martire a York; 10 maggio, beato Enrico Rebuschini, sacerdote camilliano; 17 luglio, beato Enrique Angelelli, vescovo di La Rioja e martire.
au(quest’ultipuò ne, nome L’ogenere il sant’EnRosi seguenti: vescovo della di AntosacerdoCompagnia febdei aprile, martire a sacerAngelel-
A Strösa ghè sic fontane i è i fontane chi fa desmentegà l’arsüra i ga pio o meno tote la stèsa fùrma i è stace per tant tep sorgènt de la natura. Sènsa chè l’acqua le èl püdia mia èsga eta le indaà i omegn a impienì i sidei de acqua e col cadur è glia portà a cà... le indaà i tosai a zogà le indaà i animai a bif, le indaà i dòne a laà i pagn, lure i era chèle chi gùdia di piò la fontana perchè tra ona laada e ona cantada quac lacrime in mancaà mia, lacrime chi pensaa a scècc lontà, lacrime chi pensaa ai scècc dè sfamà. Cambiem discors, senò èl me e a tocc dè locià. I fontane, i è tote in di contrade: öna a Cà Cap, öna a Cavròs, öna in dè Magn, öna a Cà Cagnis, öna a Cà Galècc. I gà tote öna storia dièrsa si poderès parlà i gavrès tance laür dè conta sö... Ma ü laür i porta in del sò cor chèste fontane... chèl dè it salvat la eta, a tanta zet.
Enza Vassalli“TU” Tu entri dalla mia finestra, ti arrampichi sui muri della mia stanza, ti siedi ciondoloni in cima al mio armadio, o ancora, mi guardi appesa al soffitto, io ti sento, bellissima fata della notte, dimmi; com’è il tuo vestito? Arancione cremisi, bianco o rosso, come forse sono i tuoi lunghi capelli di fuoco.
Perchè, per una notte, non incroci le gambe, di fronte a me e non mi mostri i tuoi occhi?
Enrico Savoldi1997 - 2017
TREVIOLO (BG) Via Nelson Mandela,20 Tel.035 69 31 76 - Fax 0356930 Email: maessrl@libero.it
A metà strada tra Iseo e Pisogne, si sviluppa a lago il paese di Marone. Conosciuto nell’Ottocento come importante luogo di produzione della lana e più specificatamente del feltro, oggi Marone è famoso soprattutto per la coltivazione dell’ulivo, che gli ha meritato il nome di “Città dell’olio”. Marone è anche il luogo ideale per le passeggiate, a piedi e in mountain bike, lungo i numerosi sentieri che dal centro salgono verso la Croce di Marone e il Monte Guglielmo. COSA VISITARE
Anche a Marone non mancano testimonianze del passato: in località “Cò de Hela”, lungo la ferrovia, si trovano i resti di una villa romana del I secolo d.C.
Su uno sperone di roccia, nel luogo di una preesistente rocca, si trova l’antica parrocchiale di San Pietro in Vinculis (XV sec.).
Lungo la strada per Zone, verso il Passo Croce di Marone, merita una visita il santuario della Madonna della Rota (XV sec.) con affreschi di Giovanni da Marone.
Degna San del Al Vello la raccoglie parrocchiale Santa una del paese parrocchiale sca, chiesa conserva
preedi
Degna di nota è la settecentesca parrocchiale di San Martino di Tours, con numerosi affreschi del Voltolini.
DA NON PERDERE Pista ciclo-pedonale Vello-Toline – La vecchia litoranea intagliata nella roccia è stata trasformata in una bella e panoramica passeggiata, da percorrere a piedi o in bicicletta. Direttamente a lago e lontano dal traffico automobilistico, la pista è molto apprezzata da cittadini e turisti sia per praticare sport che per il tempo libero. (A/R 10 km) GITE ED ESCURSIONI
Croce della di
Al comune di Marone appartiene la frazione di Vello che si estende in un’unica via tra il lago e la collina. Il centro abitato si raccoglie attorno alla nuova parrocchiale dedicata a Santa Eufemia, che ospita una tela di Ottavio Amigoni del 1642. All’ingresso del paese troviamo l’antica parrocchiale quattrocentesca, ora conosciuta come chiesa dei Morti per la vicinanza al cimitero, che conserva affreschi attribuiti a Giovanni da Marone.
Trekking – Dal centro del paese si possono effettuare molteplici passeggiate sulle montagne che lo circondano: raggiungere la frazione di Colpiano e immettersi nell’Antica Strada Valeriana; percorrere la scalinata affiancata dalle santelle della Via Crucis per visitare la chiesa di San Pietro; oppure risalire il sentiero che dalla stazione ferroviaria conduce alle Piramidi di Zone (1h15 ) o alla Croce di Marone (2h), e in vetta al Monte Guglielmo (4h). A Vello, con un, un chilometro verticale porta in vetta alla Corna Trentapassi.
Gita in battello – Dal porto di Marone, durante la stagione estiva, partono due tour del lago, uno verso nord (per visitare le belle cittadine di Lovere o Pisogne) e uno verso sud (per visitare Monte Isola, Iseo o Sarnico).
Oltre al trekking e alla MTB, Marone è la giusta destinazione per gli amanti dell’arrampicata, grazie alle numerose falesie presenti in località Madonna della Rota e per gli appassionati di windsurf, kitesurf e wakeboard, perché il vento soffia costante durante tutta la giornata nella frazione di Vello. Fonti: visitlakeiseo.info
Sappiate che, grazie a questa nuova rubrica, scoprirete come la ricerca genealogica rappresenti una grande opportunità a disposizione di tutti per riscoprire le radici storiche della propria famiglia; si tratta di un’avventura esaltante che può riservare grandi soddisfazioni. Un’occasione per conoscere le proprie origini, per immergersi nella vita dei propri antenati, alla riscoperta dei loro nomi, delle loro professioni e di molte di vicende ormai dimenticate che ci raccontano da dove arriviamo.
Ricostruendo le varie generazioni incontriamo tutte le persone che ci hanno preceduto e che attraversando la storia si sono trasmesse il testimone della vita fino ad arrivare a noi; le tracce lasciate dai nostri antenati non sono andate irrimediabilmente perdute ma sono conservate nei documenti conservati negli archivi storici locali.
Da questo punto di vista il nostro patrimonio archivistico è molto ricco e poco conosciuto dal vasto pubblico che lo ritiene prerogativa esclusiva degli addetti ai lavori.
In realtà sempre più spesso i fruitori degli archivi sono persone comuni, semplicemente appassio-
nate dalla ricerca storica e dalla propria genealogia familiare, che pazientemente riscoprono le tracce del proprio passato nei documenti che da secoli sono stati salvaguardati e resi disponibili alla consultazione.
Negli ultimi decenni la riscoperta del proprio passato familiare sta coinvolgendo in Italia un pubblico sempre più vasto, avvicinando lentamente il nostro paese alla tradizione dei cugini d’oltralpe e dei pa-
RAD CI esi teresse sin nella In zione senza passionati comune storia gli confronto dividono occasioni una genealogica - eventi gativi - corsi logia - serate aiutano genealogica; - visite cino imparare Un inoltre gli genealogico permesso ti la cumenti consultazione di
Alla scoperta dei nostri antenati e dei cognomi lombardi
Vi è mai capitato di chiedervi: “dove ha origine il mio cognome e chi sono i miei antenati?”
I fondatori dell'AssociazioneAlcuni soci dell'Associazione durante una visita alla scoperta del prezioso patrimonio archivistico
esi anglosassoni dove è forte la sensibilità e l’interesse per questi temi, che vengono approcciati sin dall’età scolare per l’alto valore che assumono nella formazione delle coscienze civiche.
In questo contesto nasce nel 2007 l’AGL “Associazione Genealogica Lombarda”, un’organizzazione senza fini di lucro che raduna ad oggi più di 60 appassionati con l’obiettivo di una crescita culturale comune attorno ai temi della ricerca sulla propria storia familiare. Le iniziative svolte nel corso degli anni sono state molteplici; si va da momenti di confronto e scambio tra gli associati in cui si condividono le proprie esperienze di ricerca, favorendo occasioni di mutuo aiuto, fino ad arrivare a tutta una serie di proposte di promozione della cultura genealogica tra cui:
- eventi pubblici per far conoscere in termini divulgativi al grande pubblico la genealogia;
- corsi propedeutici alla conoscenza della metodologia della ricerca genealogica;
si scopre di avere lontane parentele e di condividere gli stessi antenati. Attualmente il direttivo è costituito da Massimiliano Sana (presidente), Stefano Perico (vicepresidente), Clemente Suardi (ex presidente), Davide Oggionni e Giulio Sana. Se anche tu vuoi cimentarti in questa straordinaria avventura, trovare un sostegno nelle tue ricerche e incontrare altri appassionati seguici sulla nostra pagina Facebook https://www.facebook.com/ profile.php?id=100063142875879 e sul sito www.associazionegenealogicalombarda.it oppure partecipa ad uno dei nostri incontri presso la nostra nuova sede a Carvico (Bg), presso la Casa delle Associazioni “Giovanni Bonacina” via Santa Maria n. 7 . Seguiteci e insieme scopriremo chi erano i nostri antenati e l’origine di molti cognomi diffusi in tutta la Lombardia.
geneale da alla paspubblico nostro pa-
- serate a tema con la presenza di esperti che aiutano ad approfondire alcuni aspetti della ricerca genealogica;
- visite guidate negli archivi per conoscere da vicino le fonti disponibili nel proprio territorio e per imparare le modalità pratiche di consultazione.
Un grosso impegno dell’Associazione è rivolto inoltre alla valorizzazione e alla salvaguardia degli archivi storici locali che rivestono un interesse genealogico attraverso progetti mirati che hanno permesso di collaborare con enti pubblici e privati per preservare alcune fonti storiche attraverso la digitalizzazione e trascrizione di registri e documenti utili al lavoro di ricerca, favorendone la consultazione da parte di un numero maggiore di persone interessate ma con un occhio alla loro conservazione nel tempo.
Lo spirito dell’Associazione è proprio quello di crescere insieme accomunati dalla passione per la scoperta delle proprie origini e non di rado accade che tra i soci stessi
Da sinistra, il presidente Massimiliano Sana e il vicepresidente Stefano Perico
Fin da bambino ho sempre avuto una grande ammirazione per Bruno e Stella, vedendo in loro una coppia unita da un amore paragonabile al primo giorno di nozze; lui era cugino di mia mamma e lei, la moglie, una donna bellissima che mi faceva pensare alla Madonna non solo per il suo viso acqua e sapone, ma perché aveva un modo di fare talmente aggraziato ed educato che me la faceva comparare con la Mamma di nostro Signore. Anche se il grado di parentela non è strettissimo, le nostre famiglie sono sempre state molto legate fra loro, mi ricordo perfettamente di Fausta (mamma di Bruno e sorella di mio nonno materno), una donna piccolissima che sprizzava gioia da tutti i pori, era sempre talmente allegra da non sembrare normale, fuori luogo nella nostra società sempre così cupa ed oscurata da infinite preoccupazioni. Ogni volta che Bruno, Stella e Fausta venivano a trovarci, solo al vedere la loro auto arrivare, in me cresceva una grande gioia. Racconto un breve aneddoto: avevo 15 anni, io ed il mio amico Massimo a bordo del mio motorino, eravamo andati all’inaugurazione di una fabbrica sita ad Isorella (paese dove da moltissimi anni risiedono i miei parenti), per l’occasione era stata organizzata una grande festa, all’interno della struttura suonava una piccola orchestrina, io ed il mio amico eravamo timidamente seduti in disparte. Appena mia zia Fausta mi vide (lei dove c’era da far baldoria non mancava mai ), mi afferrò per un braccio trascinandomi in pista, ballava come fosse stata morsa da una tarantola, saltava come una molla, crepavo dal ridere, quando siamo scesi disse: — non posso sopportare di vedere i ragazzi seduti da una parte e le ragazze dall’altra, forza, venite con me —, così dicendo portò me ed il mio amico dov’erano sedute le fanciulle, le ha fatte allargare e ci ha praticamente inserito in mezzo a loro. In questo modo ebbi l’opportunità di conoscere una ragazza bellissima, parlai molto con lei, la
sua intelligenza m’aveva incantato; poi mi chiese se ero così gentile da accompagnarla a casa: ci alzammo, era alta un metro e ottanta, vaccabestia, non finiva più di crescere, lei si era accorta che ero rimasto un po’ così: “Giordano, spero che la mia altezza non ti metta in imbarazzo, purtroppo non è colpa mia se sono cresciuta così tanto” - ”Ma perdinci, sembri una modella, la colpa è mia che sono un pistola”. Arrivati di fronte alla sua villetta, dopo avermi detto di essere stata benissimo, si chinò su di me e mi baciò: “Ti aspetto domenica prossima” dopo di che entrò in casa...
Rimasi in piedi interdetto come un palo del telefono sconnesso, “sogno o son desto”?
Pensai tutta settimana a quella splendida ragazza, mi piaceva moltissimo, ma il mio amico Massimo mi disse che assieme eravamo ridicoli: io ero molto giovane con poca personalità e non ascoltai il mio cuore, ma le stronzate degli altri, e così non andai a trovare quella bellissima fanciulla e così non la rividi mai più.
La dipartita della zia Fausta mi diede un dispiacere immenso, ma con mio grande stupore al suo funerale nessuno piangeva... intendiamoci, non perché la sua scomparsa in tutti quelli che l’avevano conosciuta non avesse arrecato un dispiacere indescrivibile, ma perché la sua gioia di vivere, nonostante una vita piena di sacrifici, era stata tale che aveva contagiato, come fosse un benevolo virus, tutte le fortunatissime persone che le erano amiche. Sono certo che lei da lassù, fosse felice di vedere persone non piagnone e che anzi, a volte persino sorridevano ricordando i suoi stravaganti e leggendari aneddoti. Bruno e Stella venivano a trovarci almeno 2 volte al mese e da quando Bruno era andato in pensione anche più frequentemente, perché lui si era dedicato anima e corpo alla coltivazione del suo orto (che concimava soltanto col letame dei nostri animali), ed alla cura del suo pollaio fatto di selezionate galline ovaiole; amava
a tal normali del In privo il mais nome, come Purtroppo rimanere di tutto Ogni varlo, stretto mais”, candosi Domenica a trovare
RAY NASCITA MC Mino da Castrocaro.chiese ci vaccabestia, ero mia non è persono dopo su prossima” teleforagazza, Massimo molascoltai il non così dispiacesuo non l’avedispiacevivere, tale vierano di volte stravaganti venivano a Bruno frequentemenalla soltanto suo amava
a tal punto i suoi polli che non li alimentava con i normali mangimi in commercio, si fidava soltanto del nostro mais prodotto in azienda.
In questo modo era certo di utilizzare un alimento privo di additivi e conservanti; quando spargeva il mais nel pollaio, chiamando le sue galline per nome, diceva che si sentiva tornare bambino, come se rivivesse la sua infanzia.
Purtroppo un brutta malattia ha costretto Bruno a rimanere paralizzato a letto per i suoi ultimi 7 anni di vita, periodo in cui sua moglie gli ha dedicato tutto il suo tempo ed il suo amore.
Ogni tanto con la mia famiglia andavamo a trovarlo, le prime due volte ci ha riconosciuto, mi ha stretto la mano dicendo: “Ta set Giordano, chel del mais”, poi è andato piano piano letteralmente seccandosi fino a spegnersi.
Domenica scorsa, io e mia moglie, siamo andati a trovare Stella, era da parecchio tempo che non
la vedevamo (colpa anche del Covid ), ho suonato a lungo il campanello (è piuttosto sorda ed anche la vista non è più quella di un tempo), lei è uscita, ci ha guardato attentamente ma non ci ha riconosciuto, eppure nonostante ciò, ci ha comunque aperto, continuavo a ripeterle che sono Giordano, il figlio di Anna, ma lei non capiva, continuava a dire che l’età (92 anni) e gli acciacchi l’avevano rintronata, poi ho mostrato una foto di mia mamma sul telefonino ed apriti cielo, ha fatto un urlo di gioia: “Ma certo, sei il figlio di Anna e Attilio di Fiesse, adesso finalmente ho capito !!”. Era talmente contenta che alzava le mani al Cielo come se un suo desiderio fosse stato esaudito.
Ci ha raccontato il suo ultimo terribile periodo di vita; un po’ di tempo fa è stata colpita da un infarto che l’ha costretta in ospedale per oltre un mese, il primario del reparto aveva avvisato i familiari che probabilmente non c’era più nulla da fare, lei aveva
RAY KROC - FONDATORE MC DONALD’S
Ray Kroc, nacque il 5 ottobre di 120 anni fa. Grazie a una casualità, quasi alla fine della sua carriera, ebbe la possibilità di creare quella che è oggi la catena di fast food più grande del mondo: McDonald’s. NASCITA DEI MC DONALD’S
100 anni fa, il 5 ottobre del 1922 nacque Francesco Ingrassia che insieme a Franco Franchi, hanno dato vita per decenni a una delle più popolari coppie comiche italiane. I due, inseparabili al cinema e in televisione, hanno condiviso quarant’anni di carriera.
SKETCH FRANCO E CICCIO
Presentatore Tv e imitatore italiano è nato a Roma il 5 ottobre 1952. Dopo essersi esibito alla versione radiofonica de “La corrida” imita con successo Gianni Morandi, Mino Reitano, Claudio Baglioni, viene notato da Gianni Ravera che lo invita al Festival di Castrocaro.
SKETCH 1983
IO
Augusto Daolio, leader dei NOMADI muore il 7 ottobre 1992 avvenuta tragicamente per una forma aggressiva di cancro allo stomaco.
Fortunatamente i componenti della band hanno saputo reagire, e i Nomadi sono ancora oggi protagonisti con le loro stupende canzoni.
intuito perfettamente la situazione e ne era felice, perché sarebbe partita senza sostare in un letto come una larva e non sarebbe stata di peso ai suoi cari ed invece il suo fisico e la sua straordinaria tempra hanno reagito (contrariamente ai suoi desideri). Il cardiologo stesso ne rimase stupito; lei è sempre stata una fervida credente, ed anche quando non poteva parlare, lei pregava sempre perché la sua anima fosse accolta al più presto in Paradiso, “probabilmente devono aver male interpretato i miei pensieri perché sono ancora qua”. Le parole di Stella mi hanno dato qualche brivido e mi hanno fatto molto riflettere; passato il mese di ricovero, giunto il momento del ritorno a casa, quando ha salutato la sua compagna di stanza e gli infermieri, questi si sono messi a piangere e lei un po’ c’era rimasta male, ma la dottoressa gli ha spiegato che erano lacrime di affetto e amore, ringraziandola di essere stata una loro paziente e di avere impartito involontariamente col suo modo di essere, una lezione di vita. Le stanze della casa ove Stella abita, sono tappezzate di fotografie, dei figli, dei tantissimi nipoti e lei ce le ha descritte una ad una: chi ritraevano e in quale occasione erano state scattate, si è soffermata in modo particolare su un suo caro nipote che un’anno fa si è presen-
Settembre con corona di foglie dorate, le rondini portano via l’estate e spensierate giornate soleggiate. Altre rondini colmano l’aria di allegria, non sui telegrafici fili, ma sulla via verso la scuola. Con visi abbronzati, occhi traboccanti di sole, zaini pieni di speranze e sogni a colori. Buona fortuna ragazzi, buon inizio, vette raggiunte, vento propizio!
Naumovatato a casa sua con il fidanzato: “Io ci sono rimasta male non perché ho scoperto che era omosessuale, ma perché nessuno mi aveva avvisato, ma cosa credono che non sia in grado di comprendere? Per me l’importante è che si vogliano veramente bene e si rispettino, quando mi hanno detto che avevano intenzione di convivere, ho cercato di aiutarli con una piccola somma, per pagare almeno in parte l’arredamento... avrei voluto poter fare di più ma la mia pensione non me lo permette”. Le parole di questa straordinaria anziana Signora hanno colpito al cuore sia me che mia moglie, magari tutti avessimo una tale saggezza; c’è un’altra stanza dedicata alle sue più care persone scomparse, una specie di reliquiario pieno non solo di foto, ma anche di Crocefissi, Madonne e le più svariate immagini Sacre dove lei passa molto tempo in preghiera: un lumino è sempre acceso, una luce ed il Rosario tutte le sere, per mantenere un dialogo con le persone che stanno lassù. Dopo quasi 3 ore di dialogo, io e mia moglie abbiamo deciso di togliere il disturbo. Mentre stavamo per uscire, Stella ci ha voluto omaggiare di una enorme confezione di caffè, non volevamo accettarla, ma lei ha detto che quello non era niente rispetto all’immenso regalo che le avevamo fatto andandola a trovare. Ogni volta che ho la fortuna e l’occasione di parlare con questa straordinaria donna, ne esco sempre arricchito nel cuore e nell’anima, le persone anziane sono cariche di una saggezza che nessuna enciclopedia ci può insegnare, sono luce del passato che illumina il nostro futuro
rimasta omosessuacosa Per bene avevano con parte la Signora maun’altra scomdi svatempo luce diaquasi deciso uscire, conlei all’ima l’occasione esco persaggezza sono futuro. Giordano
In un negozio di biancheria: “Vorrei una camicia!”. “Certo....la taglia?”. “No, la porto via intera!”.
Due colleghi si confidano in ufficio dopo il ritorno dalle ferie. Dice il primo: “Allora, come ti è andata quest’anno?”. L’altro: “Bene! Ne ho cuccate due, esclusa mia moglie. E tu?”. E il primo: “Beh... anch’io ne ho cuccate due, esclusa tua moglie...”.
Tra ambientalisti: “Qual è la tua posizione nei confronti del gorilla di montagna del Ruanda?”. “Preferibilmente non di spalle”.
Carabinieri al posto di blocco: “Non lo sa, signora, che non è consentito portare cani in auto?”. “Ma è di peluche!”. “Guardi che non le ho chiesto la razza!”.
THE BIG PICTURE - ELTON JOHN
GIÙ DA UN
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LEGGE DEL GOL -
The Big Picture è il trentanovesimo album (il ventiseiesimo in studio) dell’artista britannico Elton John, pubblicato il 22 settembre 1997. È dedicato a Gianni Versace, grande amico di Elton assassinato proprio in quell’anno. Musicalmente parlando, il CD mette in evidenza brani lenti e recanti testi di notevole riflessività; tematiche intimiste, ad esempio, si trovano nel singolo Recover Your Soul e in Live Like Horses (registrata durante le sessioni di registrazione di Made in England e poi reincisa).
La presenza di codesti temi influenza le composizioni eltoniane, imponenti e orchestrali; ciò nonostante, secondo la critica, la produzione di Chris Thomas, ancora una volta fin troppo votata all’elettronica, appesantisce anche i brani più validi; per avere una decisiva rinascita artistica occorrerà attendere Songs from the West Coast (2001).
The Big Picture, a livello di vendite, non replicò lo stesso successo dell’album precedente, anche perché venne distribuito subito dopo la pubblicazione del famoso brano Candle in the Wind 1997, che, con grande delusione del pubblico, non era incluso nell’album (sebbene Something About the Way You Look Tonight facesse parte del singolo di beneficenza come ulteriore A-side).
L’eccessiva esposizione mediatica di Candle in the Wind, alla lunga, danneggiò l’immagine della carriera artistica di Elton, poco aiutata da una stampa che preferiva il gossip alla sua musica. Comunque, The Big Picture riuscì a raggiungere una #9 USA e
una #3 UK, e persino un’inaspettata prima posizione nella classifica italiana. Vennero estratti tre singoli: le già citate Something About the Way You Look Tonight e Recover Your Soul e If the River Can Bend (quest’ultimo è l’unico a non possedere un videoclip). Something About the Way uscì anche come singolo in Europa senza Candle in the Wind 1997 (ma non nel Regno Unito). The Big Picture risulta l’album meno preferito di Bernie Taupin tra quelli composti dal duo, secondo quanto emerge da un’intervista di Elton del 2006.
Sir Elton Hercules John, è nato a Reginald Kenneth Dwight (Pinner, 25 marzo 1947). È uno dei maggiori artisti del pop contemporaneo, con la sua intensa attività musicale ha infatti contribuito notevolmente alla diffusione del piano rock e negli anni settanta è stato tra i principali esponenti del movimento. Nel corso della sua lunga carriera ha venduto oltre 300 milioni di dischi, ed è l’artista solista britannico più affermato di tutti i tempi, figurando pertanto tra i primi cinque artisti mondiali con le maggiori vendite. Inoltre, insieme all’autore Bernie Taupin, forma una delle coppie di compositori più famose e prolifiche della musica contemporanea, attiva pressoché ininterrottamente dal 1967. Nel 1994 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, mentre nel 1998 è stato fatto Cavaliere (Knight Bachelor) dalla regina Elisabetta II per i servigi resi alla musica, alla cultura
inglese e alla beneficenza (la sua Elton John AIDS Foundation costituisce una delle principali organizzazioni non profit esistenti al mondo). Nel 2004 la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 49º posto nella sua lista dei 100 migliori artisti musicali. Elton John detiene il record per il singolo più venduto della storia: Candle in the Wind 1997/Something About the Way You Look Tonight vendette infatti oltre 40 milioni di copie, e tutti gli incassi furono devoluti al Diana, Princess of Wales Memorial Fund. Ha inserito più di cinquanta brani nelle prime quaranta posizioni delle classifiche inglesi e americane, nove album consecutivamente al primo posto nella classifica statunitense, 56 brani nella Top 40 di Billboard, sedici nella Top 10, quattro al secondo posto e nove al primo posto nella medesima classifica; ha
Something About the Way You Look Tonight posiziosinYou River possedere anche Wind Picture tra emerge Kenneth contemporaneo, conrock espolunga ed tutti i artisti insieme di musica ininterrottamenRock stato Elicultura
conquistato venticinque dischi di platino e trentacinque d’oro, ha vinto sei Grammy Award e due Premi Oscar alla migliore canzone: uno nel 1995 (insieme al paroliere Tim Rice) per Can You Feel the Love Tonight, tratta dalla colonna sonora del film d’animazione della Disney Il re leone e un altro nel 2020 per (I’m Gonna) Love Me Again (insieme all’amico Bernie Taupin) tratta dal film sulla sua vita Rocketman. Nella sua carriera ha composto oltre settecento canzoni, di cui oltre cinquecento pubblicate ufficialmente, e ha suonato in oltre 3 500 concerti, e nel 2008 ha completato il suo personale record di essersi esibito in tutti i 50 Stati degli U.S.A. Elton John si è occupato anche di calcio, da proprietario della franchigia statunitense dei L.A. Aztecs e della squadra di calcio inglese Watford.
Fonte: Wilipedia
Sabato 24 settembre si è svolta presso il Cineteatro di Comun Nuovo la finale del talent show FATTORE K che ha visto partecipare ben 17 finalisti. L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’associazione AIDO e con il Patrocinio del Comune di Comun Nuovo.
Lo slogan che ha accompagnato la kermesse è il seguente: la musica come mezzo di divulgazione dell’importanza della donazione degli organi. Il talent è stato creato dai Direttori Artistici Mignosi Francesco e Acunzo Vittorio, uniti dalla passione per la musica, con l’intento di dare delle opportunità di visibilità a nuovi artisti, affiancati nel proprio percorso artistico da esperti del settore. E crediamo proprio abbiano raggiunto l’obiettivo. Il livello altissimo delle esibizioni ha offerto al numeroso pubblico presente in teatro una serata indimenticabile ascoltando interpretazioni che hanno sicuramente emozionato e fatto vibrare i cuori di ognuno di noi. Le stesse votazioni che hanno decrato la classifica finale tengono conto non solo
dell’esibizione finale ma anche dei punteggi ottenuti durante tutto il percoso iniziato ad aprile con i casting facendo la media delle votazioni. Per la serata finale due erano le giurie presenti: una tecnica composta da: Laura Rapizza - soprano, Pino d’Isola - cantante che ha collaborato con importanti artisti nazionali, Riccardo Moraca (Rhok) - Medico, Musicista, Cantautore e musicoterapeuta, Sergio Bonzanni - autore e compositore, Beppe Berlendi - talent scout, Beltramelli Mariangela - coreografa, pittrice e Simona Visinoni - responsabile agenzia archimedeevent.
La giuria popolare era composta da: Cortinovis Giusy - Presidente AIDO - Ivan Moriggi, - Sindaco di Comun Nuovo, Ferri Luca - Assessore allo sport, tempo libero e Politiche giovanili, Passera Daniela - cantante e musicista, Boffetti Gianluca - editore della rivista New Entry Magazine. Il talent show Fattore K è stato trasmesso in diretta streaming su YouTube e successivamente su Videostar-Tv canale 87.
ottecon i preRapizza collaRiccardo Cantautore e comBeltramelli Visinoni Cortinovis Sindaallo Passera Gianluca talent streVideo-
Al secondo posto Cristina Nespoli che ha cantato “Listen” di Beyoncé.
Al terzo posto Maurizio Modarelli in arte “Mood” che ha cantato “Ricomincerei” di Gianni Fiorellino.
La produzione è già al lavoro per la terza edizione con i casting che partiranno a Gennaio 2023 con tante novità.
Per coloro che volessero vedere il Gran Finale di Fattore K possono inquadrare il QRcode pubblicato qui di seguito.
La produzione di FATTORE K ringrazia tutti coloro che hanno partecipato e creduto nel progetto.
Abbiamo incontrato Eleonora Grillo, 33 anni di Madone (Bg), vincitrice della seconda edizione del talent show FATTORE K.
Le sue origini sono siciliane ma i suoi genitori si sono trasferiti al Nord quando aveva 3 anni... si può dire che sia una bergamasca importata... Cosa fai nella vita?
Sono insegnante di francese alle medie. Insegno anche inglese e spagnolo in altri contesti e fasce d’età. Mi sono laureata fuori corso all’Università di lingue di Bergamo e poi sono andata a Venezia a completare gli studi in Ca’ Foscari. L’esperienza universitaria è stata lunga ma ricca di bellezza. Ci sono state anche due meravigliose esperienze all’estero (progetto Erasmus); una in Francia, a Poitiers e l’altra in Spagna... a Cordoba, una perla dell’Andalusia!
Quando hai deciso di dedicarti alla musica e perché?
Ho cominciato il mio primo corso di canto in una scuola di Bergamo nel 2007 poi, nel 2009 ho dovuto interrompere e ho ripreso di recente.
Non c’è stato un momento preciso, in verità, in cui è scattato l’amore per la musica. Lei è sempre stata lì con me, a sostenermi nei momenti più difficili dell’adolescenza, a parlarmi di nascosto alle orecchie. Ecco, potrei dire che è cominciato tutto in quel
momento.... intendo quel bisogno incredibile di cantare, di dar voce ai miei sentimenti più sinceri. Chi ti ha ispirato?
La me 15enne.. è stata proprio lei, come ho spiegato sopra. Ai tempi sono stata messa in difficoltà diverse volte... e la musica mi ha davvero salvato. Gruppo o cantante musicale preferito?
In verità non ho delle preferenze così severe. Non mi piace nemmeno inquadrarmi in un genere specifico e questo riflette la poliedricità del mio carattere. Diciamo che ascolto di tutto, sia italiano che straniero, dalla musica classica (Einaudi ad esempio) ai Gun’s and Roses, passando per Lady Gaga, Rihanna, Bublé, Bruno Mars. Ma in assoluto sono le voci di Giorgia, di Elisa, di Anna Oxa e di Arisa ad avermi fatto innamorare. Mentre gli 883 e la musica dance dei miei anni, i mitici anni 90, mi hanno tenuto un’incredibile compagnia ed ogni volta che le ascolto “mi si sblocca un ricordo”. Dimenticavo...adoro le canzoni dei cartoni della Disney ! Cosa ti caratterizza particolarmente?
Mi ritengo una persona artistica e poliedrica. Mi piace interpretare, usare l’ironia nel momento giusto (anche in classe!), prendermi un pò in giro. Sono solare ed emano energia positiva; quando c’è qualcosa che non va lo si vede subito!
Oltre tua Amo lunga anno fine più a ballare. vita che conoscermi, tra bianco miei trasformarsi Che nella Vorrei sica di famiglia. Come Sportiva tipico: tipo sa e sono Che Controverso. se se sono che aggiornati stagram. mi i miei Però la chia”... fono dimenticare
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Oltre alla musica, quali sono le passioni della tua vita?
Amo ballare... anche quella è stata un’avventura lunga e ricca di cambiamenti ... ho fatto qualche anno di danza classica, modern jazz e hip hop. Infine sono approdata al latino americano e non l’ho più lasciato. Non vado più a scuola ma vado spesso a ballare. Anche il teatro ha fatto parte della mia vita per 5 anni... è stato uno dei canali più efficaci che mi hanno permesso di guardarmi dentro e di conoscermi, con le mie forze ed i miei limiti. Un’altra passione: scrivere! Scrivo per mettere nero su bianco desideri e tormenti, per renderli concreti ai miei occhi. Chissà che un giorno le parole possano trasformarsi in canzoni tutte mie!
Che obiettivi vuoi raggiungere nella musica o nella vita in generale?
Vorrei far parte di una band e portare la nostra musica nei locali; se facessero una versione “senior” di Amici, tenterei subito il provino! Vorrei avere una famiglia.
Come ti piace vestire?
Sportiva ed elegante allo stesso tempo. Il mio outfit tipico: jeans e blazer (per la scarpa dipende da che tipo di look voglio ottenere). Lo ammetto: ho una fissa per i blazer; ne ho contati 23 nel mio armadio... e sono ancora pochi!
Che rapporto hai con i social? Controverso. Un “odi et amo”. In verità li uso, anche se non assiduamente. Dipende da qual è il bisogno... se ho voglia di scrivere prediligo Facebook, al quale sono legata particolarmente (i miei alunni direbbero che Facebook è per i vecchi!). Se ho voglia di tenere aggiornati i miei amici pubblico qualche storia su Instagram. Ogni tanto sbircio anche Tik Tok per tenermi aggiornata sulle tendenze e capire anche meglio i miei studenti e vi posso assicurare che fa tanto. Però c’è una cosa che non sopporto: la finzione e la dipendenza da social. Su questo sono “alla vecchia”... non posso sopportare le persone con il telefono a tavola... se sei lì, non sei altrove. Non bisogna dimenticare di vivere il momento e non bisogna per
forza inserire un contenuto per fare vedere che si è felici. Il dolore, la noia, la tristezza sono sentimenti che vanno accettati e servono a crescere. Autoconvincersi che sia sempre tutto rose e fiori solo perché lo si vuole mostrare agli altri non ha senso e ci fa perdere la bussola su chi siamo e su quelli che sono i nostri desideri reali. Insomma, social: arma a doppio taglio!
Che rapporto hai con la tua famiglia? Stupendo. La famiglia dalla parte di mia mamma è meravigliosa. C’è sempre stato dialogo, a volte anche scontro... ma tutto è servito per crescere. Ai miei genitori devo tantissimo e anche a mio fratello, un ragazzo di altri tempi che mi capisce nel profondo. Ho un rapporto speciale con i miei cugini, con i quali sono cresciuta. Il mio modello di donna è la mia super nonna. Lei è imbattibile e unica. Anche la famiglia del mio compagno è splendida. Ho una nipotina di 13 anni e adoro la sua energia!
La famiglia è uno dei pilastri della mia vita e spero un giorno di essere una brava mamma; almeno la metà di come lo è stata la mia con me!
Un tuo pregio e un tuo difetto...
Sono sincera fino al midollo.
Sono un pò permalosa (ma sto migliorando).
3 aggettivi per definirti?
Altruista, sincera, determinata.
Il tuo punto debole?
Non mi toccate gli affetti! Mi incavolo di brutto! Sei mai stata innamorata?
Si, e lo sono tuttora, da 15 anni. Si chiama Angelo, di nome e di fatto. Siamo diversi ma riusciamo sempre a trovare la nostra armonia. Io sono un’Ariete e lui un Gemelli, è una combo che funziona! Lui è ber gamasco DOC, io 100% sicula... ma la pizza mare e monti è squisita, no?
Hai piercing o tatuaggi?
Piercing al trago e tre tatuaggi piccoli. Il primo l’ho fatto a 18 anni, è una farfalla un po’ timida, con le ali semichiuse... desiderosa di trovare la sua strada e di prendere il volo. Il secondo, centrale sulla schiena, richiama una chiave di violino con all’interno le mie iniziali, un cuore e il simbolo dell’ariete. È il tatuaggio della consapevolezza, della mia identità. Il terzo è dedicato al mio compagno ed è sul braccio ... è una scritta “ You are my Anchor” che significa, “Tu sei la mia ancora”... Niente di più vero per un amore così grande, capace di esserci sempre e di fare il tifo per me in ogni occasione.
Ultimo libro letto?
Il piccolo principe ( in lingua spagnola).
Film preferito?
Ne ho più di uno. Tutti gli Harry Potter, l’attimo fug gente, Titanic, Pearl Harbour, Le pagine della nostra vita e Coach Carter.
Dove vorresti vivere?
In verità vorrei il mare. Vorrei poter uscire e farmi lunghe passeggiate al mare. Bergamo non mi di spiace, anzi, ne sono orgogliosa. Se Bergamo aves se il mare sarebbe la città perfetta!
Cosa ti infastidisce più al mondo?
L’ignoranza, l’ipocrisia, la maleducazione e la man canza di umiltà.
Convivenza o matrimonio?
Convivenza E Matrimonio. Il rapporto va vissuto an
che nei piccoli gesti quotidiani. La convivenza aiuta a capire molte cose.
Ti piacciono gli animali?
Li amo come fossero figli. Sono figli, anzi. Spesso meglio degli umani. Infatti la mia famiglia è compo sta da Yuki, il mio gattone empatico, Daisy la micia indipendente, Achille (il mio pinchuaua del cuore), Penelope (una lupetta di taglia piccola bianca e nera) e l’ultima monella, Chanel, incrocio tra Achille e uno Shitzu. I miei tre cani e i due gatti ci riempiono la vita e contribuiscono al nostro benessere.
Che squadra di calcio tifi?
Simpatizzo per i bianco neri.
Credi alla magia e al paranormale?
Credo al Karma: se fai del bene ti ritorna. Così anche il contrario. Sono sicura che gli spiriti dei nostri cari ci sostengono sempre e vegliano su di noi. Credo anche nella mia voce interiore, nel mio istinto, che spesso (se non sempre!) mi suggerisce la scelta migliore.
Da 1 a 10 quanto contano per te: - Soldi 8 -Amici 8 -Essere alla moda 7
- Famiglia 10 - Compagno 10 - Passioni 9 Che immagine vuoi dare di te stessa?
La mia. Chiara e trasparente com’è: quella di una persona spontanea, senza peli sulla lingua, capace di generare energia con il suo sorriso, capace di in segnare agli altri come non farselo spegnere mai. Dove ti vedi fra 10 anni?
Mamma, moglie e ... in viaggio!
Vorrei tornare a viaggiare come prima... la vita è breve e i posti che non ho ancora visitato tanti! La vorativamente parlando ho sempre detto che se i valori della scuola non dovessero più coincidere con i miei, la scuola la farò io! Una bella scuola di lingue che organizza scambi culturali e molto altro! C’è bi sogno di motivazione, oggi più che mai!
C’è bisogno di credere nei bambini!
Spero di essere anche su qualche palco a far sen tire la mia voce, accompagnata da una band che ci mette il cuore e la passione! E nondimeno, di scrive re qualche canzone mia!
Gianluca Boffetti Oxford Science Archive/Image State/East NewsTogo, di proprietà di Leonhard Seppala fu considerato all’unanimità il cane più veloce di tutta l’Alaska negli anni ’20. Il nome di Togo deriva dall’ammiraglio della flotta giapponese Heihachiro Togo, noto per aver combattuto nella guerra contro la Russia nel 1904-1905.
Togo nacque in ottobre del 1913, figlio di Suggen (incrocio fra un husky ed un malamute) e Dolly. Suggen godeva di un’ottima reputazione nell’ambiente dei musher (conducenti di una muta di cani da slitta) ed era discendente di una stirpe di grandi cani da corsa ed era stato usato dallo stesso Seppala in molte corse.
Le grandi capacità nella corsa di Togo non fu immediatamente evidente. Nacque leggermente più piccolo degli altri, quindi con meno forza.
Era un cucciolo molto vivace che infastidiva e agitava gli altri cani, rendendo instabile l’atmosfera nel canile. In un rapporto lo stesso Seppala scrisse: “Togo mostrava tutte le caratteristiche per diventare un delinquente canino”.
Nei suoi primi mesi di vita si ammalò di una grave infezione alla gola che fece perdere l’interesse in lui, tanto che a sei mesi venne dato in adozione, sia per il suo pessimo carattere sia per il suo carente stato di salute. Togo però era un cane fedele e, dopo poche settimane nell’altra casa, scappò, sfondando una finestra, dalla famiglia che l’aveva adottato, tornando dal suo padrone.
A questo proposito, Leonhard disse che “un cane così devoto al suo primo padrone e ai suoi compagni merita di essere accettato” e rimase così impressionato da questo comportamento che decise di riprendersi il cane, curandolo e addestrandolo meticolosamente. Il suo carattere però non si ammansì: pare che ogni volta che usciva dal canile, inseguisse tutte le slitte che vedeva saltando addosso al cane di testa, causando problemi al musher. Questo suo comportamento gli costò quasi la vita perchè infastidì una muta di alaskan
malamute, molto più grandi degli husky, che lo ridussero veramente male. Questa traumatica esperienza però servì al suo addestramento: uno dei maggiori problemi è riuscire ad addestrare i propri soggetti ad ignorare i cani degli altri team durante una gara, e Togo, in quella drammatica occasione capì che forse non era più il caso di essere rissoso. Togo ebbe l’occasione di provare quanto valesse dopo otto mesi di vita, durante un tragitto lungo 160 miglia. Lui non avrebbe dovuto partecipare alla spedizione, ma il giorno dopo la partenza di Seppala saltò l’alto recinto del canile e si mise all’inseguimento. Lo raggiunse in una sola notte e Seppala non potè fare altro che portare Togo con sé e lo mise nell’unica posizione da dove poteva controllarlo: di fronte a lui, a trainare la slitta. Qui Togo si allineò immediatamente e diede prova di grande tenacia e forza, sorprendendo molto Seppala che capì che quel cucciolo così irrequieto aspettava solo di far parte della sua muta. Durante quel giorno Seppala continuò a spostare Togo in una posizione sempre
lo traumatica uno addestrare i team drammatica di provare un spediziosaltò all’inseguimennon mise di allineò tenacia che far Seppala sempre
più avanzata nella muta, mettendolo addirittura in testa al team durante l’ultimo tratto del percorso insieme ad un altro cane.
Durante il suo primo giorno di lavoro Togo era riuscito a correre per 75 miglia: risultato incredibile per un cucciolo senza alcuna esperienza. Da quel momento il suo padrone lo chiamò “piccolo prodigio”, e aggiunse: “ho trovato un leader nato, un leader che stavo cercando da anni”.
Fu lui il vero eroe della “corsa del siero”, la staffetta di 1085 km con il siero contro l’epidemia di Difterite (malattia tossinfettiva acuta e contagiosa, provocata da ceppi tossigeni di Corynebacterium diphtheriae, un batterio Gram-positivo che infetta le vie aeree superiori (e talora la cute). La tossina che esso produce è responsabile di complicanze tipiche quali miocardite e paralisi dei nervi cranici e spinali) che aveva colpito la città di Nome in
Alaska. Togo era uno dei cani di Leonhard Seppala, come Balto, e sebbene quest’ultimo sia maggiormente ricordato (poiché fece l’ultimo tratto di strada consegnando l’antitossina), fu in realtà Togo a fare il tratto più lungo e pericoloso della staffetta: fece circa 480 km, contro i 50 km di Balto e degli altri cani. Durante la corsa del siero, Togo aveva ben 12 anni: età eccezionale per un cane da slitta, specialmente per un cane di testa, visto che alla sua età la maggior parte erano già in pensione. Questo dimostra la grande fiducia che Seppala aveva nel suo miglior cane, tanto da affidargli la sua stessa vita nelle tempeste nordamericane. Togo ed il suo team, come già detto, corsero cinque volte più distante rispetto agli altri team di cani durante la corsa del siero. In seguito ad alcuni problemi logistici (Leonhard dovette rincorrere la slitta con il siero più volte prima di riuscire ad incontrarla) Seppala, e con lui
Togo, fece un totale di 261 miglia (420 kilometri), contro le 90 miglia o poco più che gli vengono ufficialmente riconosciute.
Dopo aver completato il tragitto che gli era stato assegnato, sulla via del ritorno per Nome, Togo ed un altro cane della muta scapparono per rincorrere un cervo, facendo perdere le loro tracce. Per evitare di perdere anche gli altri cani, Seppala dovette tornare a Nome senza il suo cane di testa, con la preoccupazione che venisse scambiato per un lupo e ucciso da un cacciatore. Per fortuna, entrambi i cani riuscirono a tornare al loro canile autonomamente, senza che succedesse loro nulla di male.Togo non era solo un cane da corse: aiutò Seppala e molti altri in compiti di routine come rifornire di provviste i minatori delle numerose miniere d’oro dell’Alaska occidentale.
Togo ebbe una discendenza numerosa, tra cui i più celebri furono Togo, Kingeak, Paddy e Bilka… Vista la grande quantità di figli che ebbe, Togo è considerato dagli esperti uno dei “padri” della moderna razza dei Siberian Husky, oltre che della sotto-razza dei cani da slitta di Seppala, che viene considerata una razza ben distinta.
Togo è stato regalato alla fine dei suoi giorni da parte di Seppala a una sua compagna musher di nome Elizabeth Ricker nel Maine.
Dopo essersi separato dal suo miglior cane, Seppala dichiarò: È stato triste separarsi in una fredda e grigia mattina di marzo, quando Togo mi sollevò
una piccola zampa al ginocchio come per chiedermi perché non mi stesse seguendo. Morì il 5 dicembre 1929 a Poland Spring, soppresso dallo stesso Seppala per alleviargli la sofferenza.
Al museo dell’Iditarod a Wasilla, in Alaska, si può vedere esposto il suo corpo imbalsamato. Secondo Seppala, Togo fu il suo cane migliore e di lui disse: “Non ho mai avuto un cane migliore di Togo. La sua resistenza, la sua fedeltà e la sua intelligenza rasentavano la perfezione. Togo è stato il miglior cane che sia mai vissuto in Alaska”. Nel 2019 è stato prodotto il film Togo, con la regia di Ericson Core e interpretato da Willem Dafoe, Julianne Nicholson, Christopher Heyerdahl, Michael Gaston, Michael McElhatton, che racconta della storica spedizione, oggi conosciuta come La corsa del Siero.
Togo, WilHeyerche conosciuta
Moglie, mamma, fotomodella, ambassador e speaker radiofonica. Parliamo di Emanuela Fulgori, l’influencer di Carmagnola che con le sue collaborazioni sta girando l’Italia e sta spopolando nel mondo di Instagram dove ha da tempo superato la straordinaria soglia dei 100mila followers. Affascinante, sensuale e un briciolo malizioso, la sua ricetta che le ha permesso di distinguersi e di diventare un’imprenditrice digitale creando una sua linea di make-up e prodotti per la bellezza femminile. Due prodotti sono peraltro pronti per arrivare sul mercato nel pieno del periodo autunnale e conquistare i gusti più raffinati. Un trionfo di energia e sensualità sempre pronta a conquistare l’attenzione. Emanuela Fulgori è l’emblema di una donna decisa, determinata, sempre in cerca di nuove sfide. È così sin dalla
giovanissima età quando, dopo aver affrontato il percorso socio-pedagogico, ha scelto di intraprendere la carriera di modella e indossatrice, seguendo corsi di portamento a apprendendo tecniche di posa fotografica e recitazione. Una sfida che le ha regalato soddisfazioni straordinarie. Sono decine le collaborazioni con brand di abbigliamento e accessori che dalla sua bella Carmagnola, patria italiana del peperone, l’hanno portata in giro per il nostro Paese, ambassador di una bellezza sensuale ma raffinata, un trionfo di classe ed eleganza capace di incantare al primo sguardo.
A sceglierla sono stati numerosi brand, in particolar modo del settore beachwear e intimo, oltre al più noto di tutti: Intimissimi l’ha voluta come testimonial dei suoi prodotti, coronando un percorso che non accenna a terminare. Nel suo
bagaglio con moda, calendario in grazie impegnata innumerevoli nuovo La quistato linea cosmetica sferire che oltre Tutto moglie sua impegni certi, stagione do
affrontato il intraindossatrice, apprendendo Una straordibrand bella l’hanambasun incantare parintimo, voluta un suo
bagaglio di esperienze figurano collaborazioni con grandi case di cosmetica e di sartoria d’alta moda, ma anche con chi ha scelto lei per… un calendario con cui trascorrere i giorni dell’anno in modo decisamente più piacevole. È proprio grazie a questo percorso che oggi Emanuela è impegnata come influencer e ambasciatrice di innumerevoli eventi legati al Piemonte e ad un nuovo percorso nei panni di speaker radiofonica. La sua voce conquista, così come hanno conquistato le donne italiane i prodotti della sua linea Emanuela Fulgori Cosmetics, una linea di cosmetica personale che le ha permesso di trasferire un pizzico del suo fascino a tutte le donne che voglio continuare a sentirsi belle e attraenti, oltre ogni età anagrafica.
Tutto questo, in concomitanza con gli impegni di moglie e mamma di due splendidi bambini, la sua vita e le sue gioie più grandi. Un insieme di impegni e nuove sfide alle quali, c’è da starne certi, ne arriveranno ancora delle altre: la nuova stagione si preannuncia ricca di novità nel mondo dei social, in radio, e nel campo degli eventi.
Per essere aggiornati c’è un solo modo: seguirla sul suo account ufficiale, https://www.instagram.com/emanuelafulgorireal/ @emanuelafulgoricosmetics
Nonostante si possa pensare che “Il Picco lo Principe” sia un libro per i bambini per via del modo semplice con cui affronta grandi temi, in realtà, è un libro adatto a tutti tanto è vero che è diventato un capolavoro della letteratura anche a livello mondiale. E coma mai? Perché tratta di pro blematiche profonde alla portata di tutti e questo ri esce a conquistare tutti quanti. Tanto più che il libro vuole essere un dialogo tra un uomo adulto (il pilota di aerei che precipita nel deserto) e il Piccolo Prin cipe, ossia un bambino. Gli argomenti che affronta sono il senso della vita, l’amore, la solitudine e la perdita di qualcuno a cui si vuole bene. Spesso gli adulti tendono a dimenticare il momen to dell’infanzia dove tutto è bello, si ha voglia di scoprire cose nuove e ogni cosa è meraviglia ed è questo che vuole rappresentare il Piccolo Principe, ossia ricordarci quel periodo spensierato della no stra esistenza. Di cosa parla il libro? Ci racconta di un ragazzino che lascia il suo pianeta a causa di un litigio con la sua rosa (non è una persona, è proprio un fiore) e durante il suo viaggio incontra diversi per sonaggi, ognuno di un pianeta diverso dall’altro, che rappresentano i difetti più tipici dell’essere adulto. Trova, ad esempio, un vanitoso, un ubriaco, un bu rocrate fissato con le regole e un geografo che sa tanto però, nonostante questo, non riesce ad avere un’esistenza valorosa...
Tutto quanto è così fondamentale ai loro occhi e ap pare al Piccolo Principe come superfluo e non degno di nota perché per lui tutte queste cose sono vuote di significato in quanto non calcolano i sentimenti degli altri, di coloro che gli stanno attorno. L’essenziale per Antoine de Saint Exupery è invisibile agli occhi. Questo libro che cosa ci insegna quindi?
Ci insegna che l’amicizia è qualcosa di importante
e quando è vera, dura per sempre e quello che è davvero importante è il bene che si prova verso gli altri, con i quali abbiamo creato un sentimento vero e profondo che va oltre al possesso materiale di beni o denaro…. E la morte del bambino per colpa del morso di un serpente non ci deve rattristare per due motivi.Il primo (indubbiamente più fiabesco) perché morendo il bimbo può tornare dalla sua rosa e il se condo perché la morte è un fatto ineluttabile che fa parte della vita e come tale dobbiamo accettarlo an che se fa male e ci sembra ingiusto. Ma soprattutto la sua morte diventa un inno alla fanciullezza per ché non crescendo, non perderà mai quel senso di meraviglia che lo contraddistingue e con cui i bimbi guardano al mondo che altrimenti crescendo avreb be perso e sarebbe diventato anche lui come noi. Il tema della fanciullezza è molto caro all’autore per ché egli crede che in ogni adulto ci sia sempre un bambino che è pronto a risvegliarsi e a rifarsi vivo seppur ciò sia difficile perché gli adulti pensano solo ai soldi e ai propri personali interessi e tornaconto, quindi sono avidi ed egoisti... però mai dire mai. Giusto due parole su Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Sain Exupery, nasce a Lione (Francia) il 29 giugno del 1900 e muore sull’Isola di Riou (sem pre in Francia a sud di Marsiglia) il 31 luglio 1944. Egli è stato uno scrittore, aviatore e militare francese. Nella Seconda Guerra Mondiale si è arruolato nell’a eronautica militare Francese poi, successivamente all’Armistizio,nelle Forces Aeriennes Francaises Libres ed è passato così dalla parte degli Alleati. Quando scomparve durante il volo di ricognizione, poco prima che finisse la guerra, fece sì che attorno alla sua vita, o meglio, alla sua morte ci fosse un alone di mistero e tutto questo fino al 2004 quando è stato localizzato e successivamente recuperato il relitto del suo aereo nel mare davanti alla costa di Marsiglia. In seguito fu poi possibile capire che è stato abbattuto da un caccia della Luftwaffe, ossia dai tedeschi.
Monica PalazziOlio Rosmarino Preparazione Sbucciare racchiuderla Passare tura. essere preparazione Cuocere fino pasta In glio mente.
è gli vero beni del due perché sefa ansoprattutto perdi bimbi avrebperun vivo solo tornaconto, mai. Marie (Francia) il (sem1944. francese. nell’asuccessivamente Francaises Alleati. ricognizione, attorno un quando recuperato il di è ossia Palazzi
Ingredienti per 5/6 persone
500 grammi di pasta (ho scelto le mezze maniche )
Mezza zucca mantovana
150 grammi di Taleggio
150 grammi di pancetta affumicata a fette sottili Olio EVO , sale , pepe
Rosmarino e uno spicchio d’aglio
Preparazione ricetta
Sbucciare la zucca, tagliarla a piccoli pezzi e racchiuderla nella carta stagnola.
Passare la zucca in forno a 180° per la cottura. (circa 30 minuti). Questo passaggio dovrà essere fatto molto anticipatamente rispetto alla preparazione del piatto di pasta.
Cuocere la pancetta in una padella antiaderente fino a renderla croccante. Mettere a cottura la pasta in acqua abbondante salata.
In una padella mettere olio , uno spicchio d’aglio e un rametto di rosmarino, rosolare leggermente. Aggiungere la zucca ben schiacciata
resa a purea, se occorre aggiungere un poco di acqua. Spezzettare il Taleggio e inserirlo nel sugo sciogliendo sempre a fuoco basso, togliere l’aglio, salare e pepare.
Versare poi la pasta e mantecare bene pasta-sugo. Nel mio piatto ho aggiunto una parte di pancetta tagliata a piccoli pezzetti direttamente nel sugo ed altre fettine direttamente sul piatto prima di servire.
Dal blog: www.cucinarecreare.it A presto, Anna
Ridere è importante tant’è che il primo maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Risata. E’ nei momenti d’irrequietezza che serve sdrammatizzare e il ridere è una grande valvola di sfogo che ci permette di liberarci dell’accumolo di sensazioni negative prima che queste superino la soglia di guardia.
Bisogna riuscire a trovare il modo di sorridere dei propri guai perché il fare in questo modo ci aiuta, sicuramente, a rendere meno paurosi e più sopportabili i nostri problemi e se saremo in grado di comportarci così, avremo dei benefici sia fisici sia mentali. Con buona probabilità avremo visto, o quanto meno sentito parlare, del film “Patch Adams” con Robbin Williams, vero?
E per chi non lo conoscesse si tratta di un dottore, reale e non un personaggio di fantasia, che crede che con un po’ di allegria si possano combattere le malattie perché il sorriso aumenta sia la produzione di endorfine (le endorfine hanno anche un azione analgesica sui dolori localizzati) sia di anticorpi così come il ricambio d’aria nei polmoni e l’ossigenazione del sangue. Inoltre ridendo si abbassano i livelli di adrenalina nel corpo, quindi, gli episodi di ansia diminuiscono e si dorme anche meglio. Ma non solo, secondo degli studi, con l’umorismo si rendono più vivibili e accettabili quasi tutte le situazioni che creano tensione o imbarazzo.
Se prendiamo la vita con il sorriso sulle labbra mettiamo in azione quel processo di salvaguardia della nostra autostima che ci fa sicuramente vivere meglio!
Difatti se qualcuno fa delle battute su di noi (a patto, ovvio, che non si esagiri altrimenti il discorso cambia e di parecchio) allora anticipiamolo e facciamole noi stessi su di noi e in tale modo, con buona probabilità, agli altri passerà la voglia di ironizzare su di noi!
Altresì pensiamo alle barzellette i cui temi vertono per lo più sulla morte o Aldilà o sui Caribinieri che sono il simbolo dell’autorità, ma anche sul sesso che è pure un argomento delicato e questo vuol dire che ogni cosa, con buona volontà, potrebbe essere presa con un po’ di umorismo in modo da vedere il lato meno brutto o sbaglio? Ma non è detto che tutto ciò che fa ridere noi italiani faccia sorridere un inglese o un tedesco perché l’umorismo è sicuramente soggettivo e i motivi per ridere sono diversi e cambiano da popolo a popolo….
I giapponesi quasi si vergognano a sorridere, gli svizzeri così come i tedeschi sorridono a mala pena rispetto al resto d’Europa.
Però quello che è certo che il sorridere è nel nostro DNA, siamo tutti quanti progettati per sorridere perché grazie a questo riusciamo a superare meglio le difficoltà che ci si presentano sul nostro cammino quotidiano.
Tuttavia il fatto che qualcuno sorrida di più rispetto ad altri dipende da diversi fattori.
Il più importante dipende dall’educazione che abbiamo ricevuto ossia se la famiglia ci ha insegnato a ridimensionare i guai con un sorriso oppure no… In ogni modo questo non significa che non potremo imparare da soli i benefici
dell’umorismo datta Secondariamente mini essenziale nato potrei del Una sui Però non ta are Un • riso vino Ok, sempre di frontare a è bello frangenti
vertoCaribinieri sul quevolontà, umorismo sbaglio? noi tedesco e da gli mala nel per a presentariche insorriso signifibenefici
dell’umorismo grazie a un percorso da autodidatta … Secondariamente dipende anche se siamo uomini o donne: i primi hanno un umorismo più essenziale mentre le seconde più sottile e raffinato e lo dicono degli studi e non io che, invece, potrei essere di parte in quanto rappresentante del cosiddetto gentil sesso!
Una cosa che è certa che è più facile ironizzare sui pasticci degli altri rispetto ai nostri…
Però sarebbe bello e utile ridere con gli altri e non degli altrI perché il ridere in compagnia aiuta a relazionarsi in maniera costruttiva e a creare pure dei forti legami con chi ci sta attorrno.
Un paio di consigli utili:
• Se si impara a coprire la tristezza con un sorriso è come se nascondessimo una macchia di vino sulla tovaglia con un vaso di fiori.
Ok, prendere la vita con un sorriso però non sempre questo modo di essere è la soluzione di tutti i problemi perché sovente bisogna affrontare le questioni senza far finta che tutto va a meraviglia… Anche perché se da una parte è bello saper cogliere il lato positivo anche nei frangenti peggiori, di contro non bisogna davve-
ro mai esagerare pena il rischio di passare per quella persona superficiale che non dà il giusto peso alle cose..
• Spesso capita che, magari, per reazione allo stress o alle tensione ci si metta a ridere di gusto (e magari “ci parte” senza che nemmeno noi lo vogliamo e non riusciamo a fermarci perché è “più forte di noi), ma questo effetto umoristico ha il solo ed unico effetto di allentare la tensione e potrebbe essere visto male dagli altri. E quindi, come evitare di mettersi a ridere a “crepapelle” rischiando di far arrabbiare ancora di più che ci sta di fronte? Potremmo iniziare con il fare dei respiri lunghi e solo attraverso il naso fissando qualcosa nella stanza per qualche minuto. Oppure non guardare qualcuno che già sta ridendo o colui o colei che è la causa della nostra ilarità. E dopo che questo momento sarà passato, cerchiamo di capire che cosa lo provoca e una volta individuata la causa tentiamo di distrarci per non ridere oppure proviamo a cercare anche qualcosa che lo possa sostituire nelle situazioni meno opportune che sicuramente non mancheranno in un prossimo futuro.
Monica PalazziHkStyle è stata chiamata da una ditta manifatturiera bergamasca per aggiornare e aumentare la connettività di rete locale dei dispositivi all’interno di uno dei principali reparti di produzione dell’azienda.
L’azienda stava eseguendo alcuni lavori per l’aggiornamento dei macchinari di produzione per il progetto di Industria 4.0, e la connettività presente non era abbastanza scalabile per la quantità di dispositivi e server necessari per la creazione della nuova infrastruttura richiesta. Proprio per questo motivo HkStyle ha proceduto, tramite un progetto di rete studiato ad hoc, a migliorare la situazione in essere.
1. L’azienda zione switch gior Lo legare la confi connessione un Il progetto di il collegamento reti network L’industria in nologico all’interno quanto guarda 2. All’interno 24 dello gliato, collegamento palmari operatore macchinari stazione
4.0 manifataumentadispositivi proper produzione connettiper per richiesta. proceduhoc,
• Controllo attuale situazione
• Aumento punti di rete interni
• Creazioni reti separate
• Installazione switch e cablaggio armadio di rete
L’azienda possedeva già nel reparto di produzione un armadio di rete cablato, contente uno switch 24 porte a cui erano collegati la maggior parte dei punti rete della zona.
Lo switch è un apparato che permette di collegare più dispositivi e gestire, per ogni singola porta di connessione, la rete da applicare e configurare. Il punto rete invece è la porta di connessione dove fisicamente si va a collegare un macchinario o un dispositivo in rete.
Il progetto di rifacimento ha richiesto l’aumento di punti rete, l’installazione di più switch per il collegamento degli apparati e la creazione di reti singole per ogni sezione dell’infrastruttura network dell’industria 4.0.
L’industria 4.0 è il progetto, attualmente in atto in moltissime aziende, di aggiornamento tecnologico e automazione dei processi di lavoro all’interno di un reparto di produzione, sia per quanto riguarda i macchinari sia per quanto riguarda i gestionali attivi e utilizzati.
All’interno del reparto erano presenti in totale 24 punti di collegamenti posti in differenti zone dello stabile. A seguito di un sopralluogo dettagliato, sono stati decisi con precisione i punti di collegamento dei nuovi macchinari e dei futuri palmari / tablet di gestione. In questo modo ogni operatore sarà in grado di gestire una serie di macchinari direttamente tramite un’unica postazione fissa e collegata in rete.
Dai 24 punti rete iniziali siamo passati a 143 zone di collegamento attive, così da garantire una scalabilità tale da poter aggiungere senza particolari problematiche nuovi dispositivi all’interno dell’infrastruttura aziendale.
Il lavoro ha richiesto molto tempo sia ai ragazzi di HkStyle sia ai tecnici elettricisti esterni, i quali hanno collaborato pienamente per lo svolgimento delle attività.
3. Reti separate per la gestione dei flussi di lavoro
Tramite il firewall in ditta già precedentemente installato (il dispositivo che protegge la rete esternamente da eventuali intrusioni estranee), i tecnici di HkStyle hanno predisposto le nuove reti per il coordinamento dei dispositivi.
Sono state create le seguenti suddivisioni:
• Rete di gestione interna
• Rete per gli uffici
• Rete della produzione
• Rete telefonica
• Rete ospite Tramite questa suddivisione ogni punto rete fornisce una connessione differente e protetta.
Il nuovo punto di connessione principale dei cavi di rete tirati e cablati
In questo modo ogni device connesso può esser facilmente identificato e protetto nella rete dati.
4. Cablaggio armadio di rete
La parte più complessa del lavoro è stato il ri-
esser dati. ri-
facimento dell’armadio connessioni della produzione. Il vecchio switch è stato rimosso, scollegando completamente tutti i dispositivi dalla rete.
A causa del grande numero di collegamenti si è proceduti ad una suddivisione in gruppi di 6 cavi, così da non perdere
traccia di eventuali collegamenti diretti. E’ stato perciò installato il primo switch di collegamento, poi il secondo e poi il terzo continuando a collegare a gruppi i cavi. Per ogni gruppo di cavi collegato la rete, il numero e il dispositivo connesso venivano impostati sul software. In questo modo tutto poteva esser controllato senza problemi.
I 3 switch da 48 porte POE (power over ethernet, ovvero switch che presentano porte di rete in grado di alimentare direttamente senza un trasformatore dei dispositivi, come per esempio degli Access point wifi) sono stati collegati in cascata tramite cavi SFP (porta di collegamento a 10 giga di velocità), i quali permettono una connessione diretta e molto veloce per lo scambio delle informazioni.
Gli switch installati marchiati Ubiquiti sono gestititi tramite un apparato di controllo centrale chiamato Cloud key, il quale permette di controllare e configurare direttamente in rete tutti i dispostivi Ubiquiti e gestirli in pochissimo tempo!
La Cloud Key è stata installata direttamente nell’armadio di rete principale dell’azienda. Gli armadi, utilizzando già uno di quelli fissati, sono stati posti uno sopra l’altro, perciò i cavi di
I collegamenti in fibra ottica e cavi sfp dei nuovi switch
I fasci di cavi cablati tra i due armadi sovrapposti collegamento sono stati fatti passare da una cavità centrale per un raccoglimento preciso e ordinato. Al termine del lavoro sono stati effettuati
tutti i collegamenti dei macchinari e il lavoro si è concluso correttamente.
Attualmente l’azienda presenta molteplici server e macchinari interconnessi tra di loro tramite un
gestionale apposito che scambia dati a tutta velocità sulla rete appena creata da HkStyle!
Sono andata da nonna, le ho chiesto di cucirmi il bottone della camicia.
Mi ha guardata, e teneramente mi ha detto: “Picciré vieni qua, ti devi imparare a fare tutto. Altrimenti che fai quando io non ci sto più? Butti le cose perché non sai aggiustarle?
Tutt s’accong. Ricordatelo sempre”.
La guardavo. Con il suo ditale, la sua scatola di legno che ha da quando sono nata, piena di cose per cucire. Mi ha commossa.
Perché lei viene da una generazione che cuciva i buchi ai calzini invece di buttarli. Quella generazione in cui si cambiava l’elastico alle mutande e dagli avanzi di un tessuto per lenzuola, si creavano camicette fresche, per i più piccoli. Perché nulla si buttava, nulla veniva sprecato. Mentre la guardavo, fissavo la fede, che non ha mai tolto nemmeno dopo la scomparsa di nonno. E ho pensato a tutte le volte che ha ricucito e rammendato, in 50 anni di matrimonio, invece di buttare. Ha ragione la sua generazione che dava valore alle cose e alle persone.
Andiamo dalle nostre nonne e facciamoci insegnare a ricucire i rapporti, a rammendare il cuore e a ricamare nuovamente il valore della vita. “Tutt s’accong”. Non lo dimentichiamo.
“Bisogna guardare, e guardare è così difficile.
Noi siamo abituati a pensare. Riflettiamo tutto il tempo, in modo più o meno felice, ma nessuno ci insegna a guardare. È un processo lungo. Richiede parecchio tempo, imparare a guardare. Uno sguardo che pesa, che interroga. (…) A me interessa un unico aspetto della fotografia. Ce ne sono tantissimi altri, ma ciò che mi commuove, che mi appassiona, è lo sguardo sulla vita, una specie di interrogazione perpetua e una risposta immediata.”
Sono completamente d’accordo. Guardare è l’attività costante delle mie giornate. E non solo perché ho la fortuna di possedere la vista. Guardo continuamente, e alleno lo sguardo. Guardo e ascolto. E ascolto anche attraverso lo sguardo. Guardo la vita in tutte le sue manifestazioni: persone, cose, natura, prodotti dell’attività e dell’ingegno umano…
Io di sa di di sul di I fannulloni, non I Io sono s’alzano e han sono di gli hanno hanno i fannulloni non ma Rodari come Si sorta, specifi L’unico lifi in nulla.
cile. tutto il nessuno guarda(…) fotografia. comsulla e tutto” giornate. la sguarattraverso manifedell’atsguardiepercorsi
Io so gli odori dei mestieri: di noce moscata sanno i droghieri, sa d’olio la tuta dell’operaio, di farina il fornaio, sanno di terra i contadini, di vernice gli imbianchini, sul camice bianco del dottore di medicine c’e’ un buon odore. I fannulloni, strano però non sanno di nulla e puzzano un po’.
Gianni RodariIo so i colori dei mestieri: sono bianchi i panettieri, s’alzano prima degli uccelli e han la farina nei capelli; sono neri gli spazzacamini, di sette colori son gli imbianchini; gli operai dell’officina hanno una bella tuta azzurrina, hanno la mani sporche di grasso: i fannulloni vanno a spasso, non si sporcano nemmeno un dito, ma il loro mestiere non è pulito.
Rodari insegna ai bambini il valore del lavoro come un’attività che qualifica l’essere umano. Si dà valore a tutti i mestieri senza distinzione di sorta, perché ogni attività professionale ha la sua specifica funzione e una propria dignità. L’unico individuo che Rodari apertamente squalifica è “il fannullone”, colui che gira con le mani in tasca e trascorre il proprio tempo a non fare nulla. Non ha colore ne profumo...
“È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po’ di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.”
Lo stato d’animo che comunica è davvero straziante. Poche semplici parole raccontano un mondo. Al di là di van Gogh e della sua grandezza, forse un po’ tutti noi, leggendole, pensiamo ai nostri fuochi -più o meno grandi, più o meno intensi- che passanti distratti non scorgono o non sono in grado di cogliere. Però tutti noi siamo anche quei passanti. Quanti fuochi altrui non siamo stati capaci di vedere? È un equilibrio sempre da ritrovare quello che sta tra la legittima concentrazione sulla nostra vita e l’attenzione a quelle altrui. Non ci sono regole, né princìpi astratti. Credo che ci sia solo l’avere in mente la domanda.
Parlando con un’amica mi sono accorta che andiamo d’accordo su tutto tranne sul fatto che io sono una vera e propria perfezionista mentre lei vive perennemente e felicemente nel caos. Lei afferma, sicura, che nella sua confusione vive benissimo, ma sarà vero?
Analizziamo (cercherò di essere imparziale, ma non so se ci riucirò) questi due modi di vivere che sono pressochè agli antipodi!
Credo che ordine significhi, anche, poter controllare tutti gli aspetti della propria vita e ciò ci dà tranquillità, serenità e ottima organizzazione perché, ad esempio, non corro il rischio di prendere due appuntamenti lo stesso giorno alla medesima ora oppure se cerco la ricevuta con la garanzia del ferro da stiro vado a colpo sicuro a recuperarla nel faldone che si trova nello studio perché so esattamente che si trova in quel dato posto.
Così facendo non c’è il rischio di far perdere tempo sia a noi stessi che agli altri. Non avete mai pensato che “vita ordinata fa rima con vita ben organizzata”!
Detta così sembra un’esistenza da sogno, ma lo è realmente? Forse no!
Perché si corre il rischio di essere troppo rigidi,
pure verso gli altri, e con il passare degli anni si può diventare sempre più intransigenti e “bacchettoni”. Per colpa di troppa precisione si arriva a non perdonare niente a nessuno perché tuttto deve essere “dentro” determinati schemi che ci siamo creati noi e che vorremmo adattare a tutto e tutti. Però così facendo si perde anche il bello della vita, vale a dire quello svago, un invito per un aperitivo all’ultimo minuto che non avevamo programmato o quella piccola follia che potrebbe essere un bel dolce a fine pasto. E il colmo che spesso il detto “gli opposti si attraggono” sia vero e così si corre il rischio di avere accanto (in amicizia o in amore) una persona che sia il nostro opposto e qui nascono i problemi. Come mai?
Perché gli altri, soprattutto se si tratta di qualcuno disordinato, finiscono per trovare quella persona “precisina” troppo prevedibile, non spontanea, contro ogni cambiamento e sempre in attesa di trovare l’altro in errore così da poter affermare: “te l’avevo detto io!”. Altresì nell’immaginario collettivo, inoltre, fa più simpatia quello disordinato stile Paperoga della Walt Disney perché risulta essere più allegro e alla mano proprio per colpa della sua imprevidibilità.
Ma è, davvero, “tutto oro quello che luccica?”
Non credo proprio in quanto, di contro, se guardiamo la situazione dalla parte della persona precisa, chi vive accanto a qualcuno un po’
pasticcione ché affi combina ricerca come potrebbe E, ne forse, con clusione positivi cercare dotto Tentiamo, lo cosa ché
si “bacarriva tuttto ci tutto bello per avevamo potrebbe che vero aminostro qualcuno persona spontanea, di affermare: nell’immaginario disorperché per guarpersona po’
pasticcione lo trova non troppo affidabile perché nel suo DNA c’è sempre la tendenza a fare affidamento sugli altri per risolvere i guai che combina o perché ha bisogno di una mano nella ricerca di quello che non trova e questo crea, come ovvio, della tensione che a lungo andare potrebbe logorare i nervi.
E, difatti, con il passare del tempo alcune persone si stancano in quanto lo calcolano (a torto o forse, no) incostante e superficiale e finiscono, con buona probabilità, ad all’allontanarlo. In conclusione ogni tipo di comportamento ha i suoi lati positivi e negativi! Che fare allora? Bisognerebbe cercare una via di mezzo tra le due fazioni e, tradotto nell’atto pratico, che cosa fare?
Tentiamo, almeno, di smussare qualche angolo del nostro carattere! Sicuramente non è una cosa che si può fare “dall’oggi al domani” perché serve tanto impegno e tantissima buona
volontà! Due esempi concreti per i confusionari: dovrebbero iniziare a mettere tutte le ricevute in un cassetto della cucina in modo che in caso di necessità sono in grado di trovarli senza far impazzire nessuno nella ricerca!
Per quanto riguarda i super mega perfetti dovrebbero iniziare a contare fino a dieci prima di parlare (parlo per esperienza diretta!) in modo da capire che oltre al proprio punto di vista ve ne sono anche degli altri e che, ogni tanto, potrebbero essere altrettanto giusti.
Morale del discorso?
Nessuno è perfetto quindi dovremmo imparare a volerci bene (sia a noi stessi sia a chi ci sta intorno) per come siamo anche se il volersi migliorare è un ottimo punto di partenza e non di arrivo! La differenza è davvero molto sottile, ma c’è ed è sostanziale!
Monica PalazziPAVIMENTI
RIVESTIMENTI
In tutto quello che fa, Isabella Saladino ricerca il senso del bello, il gusto dell’armonia, il piacere di trasmettere un messaggio. Che sia una fotografia, un quadro o una coreografia, una sfilata in passerella o una co-conduzione di un evento, alle spalle c’è costantemente la voglia di sperimentare, di esplorare nuovi campi, di scoprire i propri limiti. Isabella è laureata in scienze infermieristiche, quindi un percorso sicuramente che in pochi riescono a intraprendere e eseguire con una certa qualità. Ma là fuori c’è un mondo, e Isabella ha deciso di viverlo riempiendolo con le sue passioni artistiche che nel 2021 l’hanno portata in tv, e negli ultimi mesi le hanno permesso di lavorare al fianco di un maestro della comunicazione (enogastronomica, ma non solo) come Edoardo Raspelli.
Le novità di questi mesi passano innanzitutto dai concorsi di bellezza.
Sono arrivata alle finali nazionali di Miss Monnalisa: un’esperienza straordinaria che accresce la mia autostima. La finale, a Salsomaggiore, è stata un’esperienza indimenticabile dove una volta di più ho capito che conta la bellezza estetica, ma la differen-
za la fanno soprattutto il carattere e la capacità di condivisione con gli altri.
Proprio in un concorso di bellezza hai incontrato il tuo mentore, Edoardo Raspelli.
Lui era in Giuria, io ero concorrente.
Ci siamo incrociati e… dopo poco, ho iniziato a lavorare al suo fianco nei panni di co-conduttrice di eventi eno-gastronomici dove le sue competenze si associano alla mia curiosità. Insieme siamo stati in tanti luoghi speciali della nostra bellissima Italia nell’ambito di giornate che portano il pubblico a scoprire alcuni dei prodotti più speciali del nostro territorio. Essere al suo fianco mi permette di apprendere i trucchi del mestiere.
Ma non è questa l’unica porta che si è spalancata. Ho partecipato come giurata al concorso del “Il più bello d’Italia”, dove ho potuto dire la mia sul concetto di bellezza. Oltre ai canoni estetici, la differenza la fa l’ambizione, la determinazione, l’empatia, l’educazione. In una parola: la personalità. Le persone non devono essere belle solo fuori, ma anche dentro… Di recente, poi, si sono spalancate le porte della Fashion Week.
Ho partecipato come modella e indossatrice ad un evento ospitato a Varese, indossando capi di alcuni stilisti di prestigiosi atelier. Mi sono ritrovata in pas-
serella avrei Riavvolgiamo hai Eppure… prendendo scita indossatrice creati gamo rimenti del Dalla Ho Italia biche,
di incontrato ladi competenze stati Italia scoterritoapprendere i spalancata. più concetto fa l’educanon dentro… della un alcuni pas-
sione di vivere la tv: mi sono buttata anche in ruoli di attrice per una pubblicità promozionale per “Divani Italia” e spot commerciali per “Ghibli EVO”. Esperienze straordinarie!
Sei anche pittrice, perché il bello transita sempre dalla vista.
serella con vestiti bellissimi e gioielli magici, non avrei voluto restituirli dal tanto che erano ammalianti! Riavvolgiamo il nastro: attraverso la fotografia, hai mosso i primi passi sotto i riflettori.
Eppure… la mia carriera fotografica è nata a caso, prendendo tutte le possibilità come occasioni di crescita personale e artistica. Mi sono cimentata come indossatrice per una mostra di capi d’abbigliamento, creati dall’atelier dell’Accademia Mazzoleni a Bergamo e indossando capi d’abbigliamento con riferimenti che ricordano l’Africa, della stilista fondatrice del “MOG couture”.
Dalla fotografia alla tv, passando per il ballo. Ho provato finalmente l’emozione di gareggiare in Italia a livello nazionale sul ritmo delle danze caraibiche, vincendo anche primi posti. Ho avuto l’occa-
La voglia di dipingere è nata come un germoglio nel cemento, nel bel mezzo di un periodo molto lungo e grigio, finchè questo tentativo di evasione si è concretizzato come una crepa colorata. La pittura è una pratica molto personale: non è importante quante opere si fanno o con quale velocità o quanto vicine al realistico. All’inizio dipingevo solo per trovare più crepe possibili di fronte alla frustrazione, all’insoddisfazione, poi di recente ho scoperto come usare il pennello per creare crepe diverse, secernenti altre emozioni. Voglio mettere in mostra le mie opere, in modo tale che siano di ispirazione a chiunque voglia mettersi alla ricerca del “bello”.
CONTATTI SOCIAL @isa.saladino
Sintomo tipico di malanni stagionali, in inverno, quest’anno è proprio temuto…quasi un incubo. In dialetto, anche per la febbre, ci sono modi dire, tramandati dalla saggezza popolare, che sicuramente servivano a sdrammatizzare ogni situazione spiacevole, trovandone il lato simpatico, ironico o metaforico, a seconda dei casi. “Ìga la féer maiùna” – essere molto affamati, pertanto proprio il contrario di chi ha febbre ed è di solito inappetente; “Ìga la féer de caàl”- avendo il cavallo normalmente la temperatura tra i 37 e i 38 gradi, quando è malato la sua temperatura aumenta ben oltre quella umana, riferito dunque a chi ha la febbre molto alta; “Ìga la féer de niscus” - l’herpes alle labbra, si diceva fosse causata da un’indigestione, per cui doveva essere sintomo rivelatore di chi aveva mangiato troppo, anche se in realtà ha altre cause (per es. difese immunitarie basse); “Chèl bicér lé, sö l’oradèl del tàol, èl g’ha la féer”, bicchiere (ma qualsiasi oggetto) messo in bilico
sull’orlo di un piano, quindi a rischio di cadere, come chi ha febbre alta fa fatica a stare in equilibrio; “Se l’invidia la fös féer, töt èl mont èl scotarés” – se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo scotterebbe perché purtroppo moltissimi sono invidiosi, sfociando spesso nella cattiveria. C’è poi per molti “La febbre del sabato sera”, che per fortuna non è una malattia, ma la voglia di ballare scatenandosi e scaricare tensioni al termine della settimana (speriamo di poterlo
rifare presto) Ecco dunque che la febbre viene chiamata in causa per varie situazioni, da quelle concrete a quelle più fantasiose! Sperando di non avere la febbre, di nessun tipo, auguriamoci un proseguio d’inverno molto freddo, come gli inverni gelidi di una volta perchè, diceva chi decenni fa conviveva con temperature sotto zero di parecchi gradi, che il gelo fa morire i virus e i batteri... incrociamo le dita!