Anno 26 - N°05 del 09/09/2020 - www.newentry.eu - bergamo@newentry.eu - Pubblicità 347 73 52 863 GRATUITO Magazine
Edizione di Bergamo
Viviamo in un'epoca in cui il superfluo è la nostra unica necessità. Oscar Wilde
NEW ENTRY il Giornale della Gente
Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M. Anno 26 - N°04 del 24/06/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 ISOLA BERGAMASCA - VALLE IMAGNA VAL SAN MARTINO - VALLE BREMBANA BASSA BERGAMASCA Almè - Almenno San Bartolomeo - Almenno San Salvatore - Ambivere - Barzana - Bonate Sopra Bonate Sotto - Bottanuco - Brembate di Sopra - Capizzone - Clusone - Curno - Caprino Bergamasco Capriate S.G. - Carvico - Chignolo d’Isola - Cisano Bergamasco - Calusco d’Adda - Madone - Mapello Mozzo - Osio Sopra - Osio Sotto - Paladina - Palazzago - Ponte San Pietro - Pontegiurino - Ponteranica - Pontida - Presezzo - Rota Imagna - S.Omobono Terme - Sorisole (Petosino) - Sotto il Monte - San Pellegrino - Terme - Strozza - Suisio - Terno d’Isola Urgnano - Valbrembo - Villa d’Almè - Zanica - Zogno
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Editoriale
NON SIAMO DIVENTATI MIGLIORI!!! E' proprio il caso di dirlo: ci è andata bene se siamo rimasti quelli di prima. L'odio e la cattiveria che emerge nei social non ha eguali e a volte mi chiedo se siamo stati sempre così oppure il fatto di essere dietro uno schermo ci ha reso più forti e liberi di dimostrare quanto siamo sciocchi. Poi c'è la realtà di tutti i giorni: un cameriere viene morso da alcuni clienti perchè è stata richiesta loro l'uso della mascherina, persone a cui è stato diagnosticato il covid-19 che vanno a spasso come niente fosse... E non solo la pandemia ha fatto emergere che di persone educate al mondo ce ne sono davvero poche. Per non parlare del rispetto, parola ormai caduta in disuso in ogni campo e situazione. In agosto ho trascorso qualche giorno in tenda presso una località chiamata "Pertus" nella bergamasca. Luogo molto carino dal panorama meraviglioso dove la gente, specialmente negli weekend, ama raggiungere per fare un picnic e sdraiarsi sul prato a riposare. Mi chiedo: se noi raggiungiamo queste mete perchè sono belle, pulite, ordinate... perchè quando ce ne andiamo abbandoniamo rifiuti dove ci capita e quindi non abbiamo rispetto di ciò che la natura ci ha offerto? E' nostro dovere far sì che le persone che visiteranno il luogo dopo di noi trovino lo stesso ambiente meraviglioso che abbiamo trovato noi! E pensare che basta fare una cinquantina di metri e ci sono pure i bidoni della spazzatura. Ciò significa semplicemente menefreghismo, stupidità, ignoranza. E' questo l'esempio che vogliamo lasciare ai nostri figli? Se diamo per scontato questi gesti non lamentiamoci poi se da grandi getteranno qualsiasi cosa dal finestrino di un auto in corsa o peggio butteranno sassi dai cavalcavia... La chiave del futuro è il Bello, quello che ci entra dagli occhi fino a raggiungere il cuore. 26 anni fa, sul primo numero di questa rivista scrissi una frase che poi mi è rimasta impressa nel tempo e di cui ne sono tuttora convinto: PER FARE DEL MALE NON SERVE UCCIDERE, BASTA GETTARE UN PEZZO DI CARTA IN UN PRATO! Gianluca Boffetti
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TERRITORIO
Lillo, le sue pizze in dono a medici e infermieri E’ capitato più di una volta che parlassi dell’essere umano in modo dispregiativo: difatti alcuni gesti che compie l’uomo hanno risvolti malvagi arrivando persino ad uccidere i propri figli. Ogni giorno purtroppo ne abbiamo ampia testimonianza ed in tutti i campi, sembra che la massima aspirazione sia il profitto ed il potere anche a scapito di altri. Ma per fortuna esiste un barlume di speranza, perchè di persone buone al mondo ce ne sono parecchie ma non fanno notizia. Durante l’emergenza Covid, al di là di medici ed infermieri che sono stati dei veri e propri eroi c’è anche chi nel suo piccolo ha dato dimostrazione di essere una persona di grande cuore e generosità: stiamo parlando di Lillo Auria, titolare di Risto Pizza Classic di Terno d’Isola che ha donato 100 pizze al Policlinico San Pietro, 50 al Mandic di Merate, altre all’Istituto Habilita di Zingonia, alla casa di cura San Francesco di Bergamo, all’Humanitas Gavazzeni e 150 al Papa Giovanni XXIII grazie anche all’aiuto di parenti, amici e all’indispen-
sabile collaborazione della Protezione Civile di Chignolo d’Isola che si è adoperata fin da subito per questo nobile gesto. Un gesto di solidarietà a medici ed infermieri del territorio per ringraziarli dell’enorme sforzo nella lotta contro il Coronavirus. Ma Lillo Auria non si è limitato “solo” a questo: ha devoluto 4.100,00 € al Policlinico San Pietro e altri 2.000 € da devolvere all’Ospedale Papa Giovanni XXIII grazie alla raccolta sostenuta dall’Associazione Commercianti e artigiani e dalla comunità indiana e pakistana di Terno d’Isola. ”Questo progetto è stato possibile grazie all’immensa generosità delle persone e all’aiuto del mio staff, sempre presente, e ringrazio tutti coloro che hanno contribuito:Monis pizza, RistoPizza Classic Terno, Pizza Classic di Carvico, Pizza Classic Madone, Pizza Time, Pizzeria Rondo, tutti i Commercianti di Terno Isola e la comunità indiana /Pachistana,i miei fornitori e tanti altri che hanno lasciato qualche offerta. Ringraziamo di cuore la Protezione Civile di Terno sig. Ugo e Stefano, la Protezione
LE PIZZE CONSEGNATE ALL'OSPEDALE PAPA GIOVANNI XXIII 62
TERRITORIO
Civile di Chignolo d’Isola, sig Fontana di Suisio, Bottanuco, Sig.Matteo di Bonate Sopra, Sig.ra Chiara che ci hanno aiutato a consegnare le pizze nei vari ospedali. Nella speranza di aver dato un momento di svago mangiandosi una pizza ringraziamo tutti i medici e gli operatori sanitari. - ci ha detto Lillo. Che altro aggiungere se non affermare che l’unione fa la forza, che se si ha un obiettivo insieme si può raggiungere e soprattutto
che di persone con animo buono ce ne sono ancora e veramente tante. Mi sento in dovere di ringraziare Lillo e tutti coloro che hanno in qualche modo alleggerito un momento cosĂŹ delicato per medici ed infermieri che hanno vissuto una tragedia nella tragedia nel vedere tante persone soffrire e purtroppo anche morire. Grazie Lillo, che sia di esempio per tutti noi, forse troppo presi a criticare senza mai agire! Gianluca Boffetti
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Riflessioni
IL TEMPO
Immagina che ogni mattina, una banca ti apre un conto corrente con un anticipo di 86.400 euro... Ma a condizione di rispettare le 2 regole principali. La prima, tutto ciò che non è speso durante la giornata, ti sarà tolto la sera. Non potrai imbrogliare ne versarli su un altro conto. Ed ogni mattina al tuo risveglio, di nuovo una somma di 86.400 ti sarà data. Seconda regola, la banca potrà interrompere questo gioco senza preavviso, in qualsiasi momento potrà dirti “ok, è finito, si chiude il conto e non c’è nessun mezzo per recuperarlo “DIMMI TU COSA FARESTI??? Io credo, che spenderesti tutti quegli euro facendo acquisti che ti fanno piacere, offriresti regali senza limite a tutti quelli che ami. Faresti in modo che ogni euro portasse la felicità intorno a te... MA QUELLO CHE NON SAI... è che quella banca
l’abbiamo tutti e si chiama “IL TEMPO”.... Ogni mattino al risveglio abbiamo un credito di 86.400 secondi di vita per una giornata e quando andiamo a dormire la sera, il tempo sprecato non è messo da parte. Quello che non è stato vissuto nella giornata è perso...e si può dire che ieri è passato! Ogni mattina quella magia ricomincia e giochiamo con quella regola incontrollabile... quella che la banca ci può chiudere il conto in ogni momento, senza nessuno preavviso... In ogni istante, la vita si può fermare... mah... che ce ne facciamo di queste 86.400 secondi quotidiane??? “LA VITA E’ CORTA, ANCHE PER CHI CREDE CHE SIA TROPPO LUNGA”. APPROFITTIAMO DI QUESTO CREDITO REGALATO DA ... CHI LO SA DA CHI! Alberto
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Riflessioni
Mafia «Si parla sempre di mafia, ma forse si è perso il vero significato della parola mafia. Che non è soltanto quella che spara a tradimento. No. Quella è solo la parte finale di un epilogo disastroso. La parte interessante dell’uomo non ancora mafioso sta proprio nei suoi primi passi. Il grande salto di qualità comincia con la richiesta di un semplice favore: “se mi porti questo piccolo pacco in quella via brutalmente bombardata e che un tempo era la via Gluck, c’è una grossa mancia per te”... Una semplice commessa (apparentemente innocua) che se tu l’accetti senza chiederti cosa c’è in quel pacco, automaticamente hai già in tasca la patente di futuro ASSASSINO. Non importa se ancora non avrai ucciso fisicamente, però avrai cominciato ad avvelenare l’ARIA che si respira. Ed è proprio in questo tipo di favori, dai risvolti piuttosto sporchi che, non di rado, ci cadono anche i governi. Leggendo i giornali, ho l’impressione che ci stia per cadere anche l’Italia. Se è vero che il dossier arrivato dal Cairo sul caso Regeni è stato giudicato da Paolo Gentiloni carente e incompleto, al punto da accusare l’insufficiente collaborazione delle autorità egiziane, non si capisce perché a un paese così “incompleto”, bisogna vendergli LOSCA Conte dovrebbe fermare questa LOSCA trattativa. Ma già immagino quali saranno le motivazioni assurde sia della Confindustria che le imprese italiane: “se il governo ci proibisce di vendere armi che uccidono, saremmo costretti a licenziare.” Certo. E sarà proprio questo il grande INIZIO che l’Italia dovrà percorrere.
Meglio soffrire un po’ la fame ma poter guardare in faccia le persone. E noi italiani ce l’abbiamo questa forza. Ci aiuteremo l’uno con l’altro e saremo un esempio per il mondo. Ma basta fingere. Bisogna cominciare a essere limpidi! Anche se un po’ più poveri... Adriano » (Adriano Celentano su Instagram, 12/6/2020)
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RIDIAMOCI SOPRA
Dopo tanti anni passati rinchiuso al manicomio di Roma, un matto decide che è giunta l’ora di fuggire. Poichè di giorno è sempre controllato, decide di farlo di notte, passando per il tetto e da lì calandosi dalla grondaia. Infatti giunta l’ora tarda della sera, mentre tutti dormono, si alza e va sulla scala che porta sul tetto, fatti pochi passi inciampa su una tegola che per l’urto cade al suolo, il rumore attira l’attenzione del guardiano notturno che fa: “Chi va là?”. Il matto per non farsi scoprire risponde con un “miaoo, miaaaooo”, il guardiano si rassicura, dopo un po’ che il matto si è ripreso dallo spavento di essere stato scoperto, riprende a camminare, ma, ahimè dopo poco inciampa e fa cadere un’altra tegola, il guardiano prontamente urla: “Chi va là?”. E il matto risponde: “Nun te preoccupà, so er gatto de prima!”.
rito le chiede con tono canzonatorio: “Allora... t’hanno fottuto anche questa volta?”. E lei: “In tre... ma almeno m’hanno dato la patente!”.
Qual è la differenza tra un chiodo e uno stronzo? Il chiodo ti fora una gomma, lo stronzo tutte e quattro!
Un giovane è in aereo e seduta accanto a lui c’è una ragazza stupenda tipo modella che sta leggendo un libro. Il ragazzo cerca ovviamente di attaccare discorso: “Il suo libro sembra molto interessante... di cosa parla?”. La donna: “Oh, in effetti è molto interessante. È un libro sulla sessualità, ma vista sotto l’aspetto statistico. Per esempio dice che sono gli indiani d’America che hanno il pene più grosso in diametro, mentre i polacchi sono gli uomini con il pene più lungo. Per quanto riguarda l’attività sessuale, sono i medici quelli che sembrano avere la vita sessuale più attiva”. Il ragazzo allora ribatte: “Oh è molto interessante! Mi permetta di presentarmi: Geronimo Kowalski, dottore in medicina”.
Oggi appena ho detto alla mia ragazza che le avrei fatto un regalo da farla rimanere senza fiato... sapete cosa mi ha risposto? “Se scorreggi di nuovo ti lascio!”. La moglie torna a casa dopo la quindicesima volta che cerca di ottenere la patente e il ma-
Gli operai e gli impiegati quando si incontrano parlano di calcio. La classe media quando si incontra parla di tennis. I dirigenti quando si incontrano parlano di golf. Conclusione: più stai in alto nella scala sociale e più sono piccole le tue palle. certificato ANAMMI n. N946
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ITINERARI
L’Orrido di Nesso Lago di Como «Nesso, terra dove cade uno fiume con grande empito, per una grandissima fessura di monte.» (Leonardo da Vinci) L’Orrido di Nesso è un canyon roccioso che si trova nell’omonimo comune, in particolare nella frazione Coatesa, sulla sponda orientale del ramo comasco del Lario. Nesso è un piccolo borgo tra la montagna ed il lago caratterizzato da una suggestiva gola che taglia in due il paese. Nell’orrido di Nesso due torrenti si incontrano e si gettano nel lago dopo una spettacolare cascata di 200 metri. Si può godere di questo spettacolo già dalla strada, ma è molto meglio ammirarlo dall’antico ponte della Civera sul lago, raggiungibile scendendo le gradinate verso la piazzetta. Durante i secoli la forza delle acque dell’orrido di Nesso fu sfruttata da mulini, cartiere, filatoi e oleifici. Descrizione È formato dalla confluenza delle acque dei torrenti Tuf e Nosee, i quali nascono rispettivamente nelle omonime valli (Tuf e Nosee), che si riversano nel lago di Como creando una cascata. Il dislivello è di circa 200 metri tra gole strette e profonde modellate dallo scorrere delle acque. L’orrido può essere visto da Piazza Castello o dal ponte della Civera, di origine romana, sulla riva del lago dopo aver disceso oltre 270 scalini. Storia Dal XIV secolo la forza delle acque dell’orrido
è stata importante per lo sviluppo dell’industria manifatturiera con la costruzione di mulini, cartiere, filatoi, oleifici, magli e torchi. Anche due stabilimenti per la lavorazione della seta sfruttarono la forza motrice della cascata. L’Orrido di Nesso è citato in diversi libri storici, tra cui il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, mentre in letteratura si ricorda il romanzo Falco della Rupe o la Guerra di Musso di Gianbattista Bazzoni. È protagonista, nei secoli XVIII e XIX in acquetinte dei pittori lariani Federico e Carolina Lose.
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OROSCOPO dal 09 al 25 Settembre 2020
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ARIETE 21/03 - 20/04 Problemi di ordine pratico potrebbero disturbare la vita di coppia, mentre qualche disavventura o imprevisto saranno possibili per chi si mette in viaggio. Sempre buono l’accordo con gli amici, che in questi giorni sono il tuo punto di forza.
TORO 21/04 - 20/05 La routine all’improvviso si spezza e fluiscono momenti di grande entusiasmo. Spiacevole battuta d’arresto tra venerdì e sabato, con stelle insidiose per i rapporti fissi. Di rigore un certo controllo se vuoi evitare sterili malumori.
GEMELLI 21/05 - 21/06 Ti si prospetta una settimana vivace, costellata da un successo e, per alcuni Gemelli, anche di momenti esaltanti. Sotto l’ala protettrice delle stelle i problemi svaniscono e, se saprai muoverti bene, potrai volgere ogni situazione a tuo favore.
CANCRO 22/06 - 22/07 Con Mercurio e Giove ostili è saggio moderare un atteggiamento contestatore che potrebbe complicare i rapporti con un partner che adori. Fa attenzione a non cadere tra le braccia di una persona non libera, che non ti può offrire futuro.
LEONE 23/07 - 23/08 Tutto può funzionare bene dal punto di vista dell’umore, della mente, dell’ambiente e delle amorevoli presenze accanto a te. Perciò, se vuoi dominare un periodo, che alcune stelle rischiano di offuscare, evita di disperdere energie.
VERGINE 24/08 - 22/09 La settimana porta con sé giorni felici, promuovendo progetti d’amore, vacanze a due e tutto ciò che comporta la vita da innamorati. Ebbene sì: è ancora il tuo momento. Ideale per la nascita di una nuova storia d’amore.
BILANCIA 23/09 - 22/10 Le unioni ben affiatate godranno di buona armonia e nel complesso vi sarà l’occasione di movimentare la vita sentimentale. Non aspettarti però l’incontro del destino. Vivi alla giornata! Prudenza nell’weekend.
SCORPIONE 23/10 - 22/11 Affermare che sarà una settimana splendida sarebbe forse esagerare, ma diciamo pure che potrai considerarla serena, priva di banalità, tesa a favorire iniziative mondane e varie piacevolezze amorose. Divertiti e lasciati andare....
SAGITTARIO 23/11 - 21/12 Hai l’opportunità di scoprire il gusto di muoverti, di agire, perchè l’energia dei pianeti dell’amore ti scuoterà dagli eccessi di pigrizia e da inconcludenti malinconie che, tra venerdì e sabato, potrebbero prendere piede nel tuo animo.
CAPRICORNO 22/12 - 20/01 Potreste incontrare l’anima gemella, per qualcuna una fortuna, per la maggior parte una iella, innamorati come siete della vostra libertà. Ma con l’amore, la passione, la comunicativa, lui o lei saprà farvi cambiare idea...
ACQUARIO 21/01 - 19/02 Qualche segretuccio d’amore vi pesa sul cuore, ma confessarlo sarebbe una carognata: voi con la coscienza pulita, il partner condannato all’insicurezza e al sospetto. Archiviate le vostre birichinate in un file segreto e lasciatele lì a sonnecchiare.
PESCI 20/02 - 20/03 Tutto può procedere anche a distanza, a cominciare dagli amori nati lontano ma più tenaci e forti di quelli vissuti finora sotto casa… Può essere l’inizio di un nuovo percorso, magari di una nuova vita altrove, ambizioni nuove, migliori...
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Riflessioni
INTERVISTA AD EX TOSSICODIPENDENTI
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I problemi della società, l’assillante vivere nella routine cittadina, l’indifferenza delle persone, l’ipocrisia della gente, tutto ciò lasciato in mano alle nuove generazioni, all’immaturità degli adolescenti. Abbiamo avuto modo di confrontare le nostre idee con quelle di alcuni ex tossicodipendenti ed abbiamo scoperto cose e fatti che nessun giornale ha mai scritto e che nessun grande psicologo esperto in materia ha mai detto. Con le nostre domande secche, mirate ad un giusto scopo per curiosità ed esperienza, abbiamo potuto scoprire il “vero” problema che c’è dentro ogni ragazzo, in particolare in quelli che rincorrono a stupefacenti o droghe così dette pesanti: l’incomunicabilità. Alla domanda: “Come hai cominciato?”, uno di loro ha risposto: “Mi sono visto crollare sulle spalle delle responsabilità più grandi di me, dovevo mantenere la mia famiglia e non riuscivo ad identificarmi, a trovare il mio posto nella società, mi sentivo interiormente vuoto”. “In famiglia argomenti come sesso, droga e alcool erano tabù ed i miei genitori evitavano l’argomento, ed io trovavo sempre nuovi modi per poter spegnere la scintilla che avevo dentro con la benzina, partendo da piccole cose come i soldi, le belle moto, il tabacco e infine sono passato all’hascis e alla “roba”. All’inizio andava tutto bene, sentivo che questo vuoto era colmato con la droga, lavoravo, i soldi c’erano e la roba si riusciva a trovare. Successivamente le cose sono cambiate: il fisico non reggeva più il lavoro, i soldi
mancavano, così ho cominciato a rubare ed a spacciare hascis: ogni mezzo era lecito per raggiungere lo scopo”. Passando alcune ore con loro abbiamo conosciuto nuovi termini, così detti dell’”ambiente”, alcuni di questi sono molto comuni ma non conosciuti da tutti come ad esempio essere “scoppiati”, cioè “… una persona che si è fatta ed è completamente fuori di testa…” oppure “… avere la scimmia, ossia quando un tossico dipendente ha una forte crisi di astinenza…e durante questi periodi si fanno cose che la razionalità non ammette, si riesce a far del male agli altri senza rendersene conto… L’uso della droga è stato l’ultimo stadio, il punto finale di una vita perfetta, ma non è stato una soluzione o una cura. “Continuando a farmi sono arrivato al punto che guardandomi allo specchio mi facevo schifo…”. Ed è proprio in questo momento che alcuni di loro prendono la decisione di uscire dal tunnel. “In Comunità si parla e ci si confronta gli uni e gli altri”. E’ appunto questo il compito delle comunità, di reintegrare i giovani in un ambiente di comunicazione e paragonando le varie esperienze, si riesce a capire come i problemi siano così simili in ognuno di noi. E forse un giorno potremmo capire molte cose di nostro figlio urlandogli “Sei scoppiato!!!” e vederlo fissarci con grandi occhi come di chi è stato scoperto con le mani nel barattolo… di marmellata. Ivan e Mirella
GUSTO A TAVOLA
CORNUCOPIA CON BOCCONCINO DI TONNO ALL’ACETO BALSAMICO IN GABBIA DI GRANA PADANO
Ingredienti per 4 persone 1 fetta di tonno freschissimo sale e pepe Aceto balsamico bianco olio extra vergine di oliva 50 grammi di Parmigiano Reggiano Insalata e erba cipollina cornocopie di bambù e carta da forno Preparazione Tagliare in 4 bocconcini la fetta di tonno, depositarli in un piccola pirofila, salare e pepare, condire con 2 cucchiai di aceto balsamico e 4 cucchiai di olio EVO. Lasciare marinare per circa
mezz’ora, girando i bocconcini nella salsa. Asciugare poi la carne del tonno e preparare la gabbietta di formaggio. Scaldare una padella antiaderente, depositare 4 piccoli quadrati (10X10) di carta da forno e su di essi il formaggio Parmigiano Reggiano grattugiato. Quando il formaggio si scalda, si scioglie e si unisce in un reticolo, togliere dal fuoco. Depositare al centro del formaggio ancora caldo il bocconcino di tonno, chiudere la gabbietta e fermare con erba cipollina. Presentare in cornocopie con insalatina. Anna - www.cucinacreare.it
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“GOCCE SULLA ROCCIA” di Silvia Bolognini “L’idea è nata dalla forte potenza emotiva che avverto quando ascolto le persone che si confidano con me e dalla necessità quanto mai attuale di sentirsi qualcuno nella società. La mia vita è stata finora caratterizzata non solo dal punto di vista della formazione universitaria e professionale in ambito scientifico, ma anche e soprattutto da un’esperienza in qualità di educatrice di bambini e ragazzi con difficoltà socio-didattiche, nonché da disparate forme di volontariato (donatrice di midollo osseo e di sangue, soccorritrice in emergenza-urgenza sull’ambulanza, relatrice nelle scuole sulla neuropatologia delle sostanze d’abuso, referente scientifica di un’associazione di promozione sociale e assistente ai ragazzi speciali di una ONLUS in vacanza al mare), che hanno rappresentato una svolta
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PERSONAGGI
nel mio modo di relazionarmi con gli altri e nel mettere in gioco me stessa. Il contatto umano, anche in medicina, dovrebbe trovare ampio spazio, poiché, a mio avviso, è solo in tale modo che si può costruire un rapporto di fiducia senza dislivelli, ma alla pari, dove ognuno si può sentire accolto, ascoltato e capito, concetti sempre più rari in una società così frenetica e indifferente come quella attuale. Assistiamo troppo spesso a disagi, soprattutto giovanili, davvero esacerbati, e la cronaca ne è triste testimone. I progetti, fortunatamente messi in atto grazie all’eccellente lavoro di figure specializzate, sono però purtroppo insufficienti a colmare il vuoto interiore. Serve un atteggiamento diffuso
di disponibilità che, alla radice, possa smuovere i problemi e i dubbi galleggianti sull’oceano della nostra mente, per costruire il nostro destino, in cooperazione gli uni gli altri, arricchendosi a vicenda, tra amici, nel mondo reale del quotidiano. Spero pertanto che questo libro possa rappresentare anche solo un piccolo tassello luminoso di un mosaico enorme dato dalle storie vere di chi ogni giorno lotta perché non si accontenta del sopravvivere, ma desidera vivere, fiducioso che le singole gocce d’acqua possano, con la perseveranza e il tempo, scavare persino la roccia”. I disegni all’interno del libro sono stati realizzati dalla giovanissima Sara Albigiani. Silvia Bolognini Il libro è disponibile sul mercato mondiale di Amazon in versione cartacea e come eBook Kindle (www.amazon.it/gocce-sulla-roccia-Silvia-Bolognini/dp/B08FRVZQNJ/)
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Riflessioni
I NONNI NON SCOMPAIONO MAI I nonni non scompaiono mai da questo mondo, essi diventano invisibili, dormono per sempre su quella che è la parte più profonda che appartiene al nostro cuore. Ancora oggi ci mancano, noi daremmo qualunque cosa per riaverli nuovamente vicino a noi, per ascoltare le loro storie, per ricevere carezze da parte loro, per vedere il loro sguardi che tanto ci mancano. Mente i nonni ci vedono nascere e crescere, noi diventiamo i testimoni del loro invecchiamento e del loro salutare questo mondo. La loro perdita rappresenta un qualcosa che molti hanno dovuto affrontare sin dalla prima infanzia. I nonni partecipi dell’educazione dei loro nipoti, su di loro lasciano una eredità che li accompagnerà per sempre, per il resto dei loro giorni, esattamente come i semi di un amore che si vedrà ancora di più quando i nonni risulteranno invisibili. Al giorno d’oggi risulta comune osservare i nonnI crescere i loro nipoti, rappresentano un punto di sostegno prezioso, e tra nonni e nipoti viene a formarsi un legame segnato dalla complicità profonda. La loro scomparsa può significare tantissimo, sia nei bambini che negli adolescenti.
Gli esperti sottolineano che quando il nonno non c’è più, è sbagliato dire ai bambini cose metaforiche come “il nonno è volato su una stella” oppure “il nonno adesso dorme in cielo”, in quanto ai piccoli va concesso l’ultimo saluto in ospedale e inoltre va spiegato loro proprio il concetto del trapasso, del fatto che su questo mondo si cessa di esistere, così da evitare che i bambini possano farsi idee sbagliate. Se spieghiamo ai piccoli il tutto mediante una visione religiosa, è inoltre importante spiegare loro anche -in maniera chiara- che il nonno non tornerà mai più. L’informazione dovrà essere breve e semplice. Non è inoltre necessario nascondere ai piccoli le lacrime di un adulto nel caso di un decesso. Anche quando non sono più tra noi in modo fisico, i nonni ci sono ancora, la loro presenza è ancora viva, nei nostri ricordi, ogni volta che lo ricordiamo, e nei nostri cuori. Un augurio soprattutto ai nonni soli,che vivono lontani dai loro familiari, o nelle case di riposo, che aspettano con ansia una visita, un abbraccio e non solo il 2 ottobre, ma ogni giorno! Alberto
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Un incontro emozionante Ho avuto il piacere di partecipare a un incontro degli Alcolisti Anonimi nella sede di Montichiari presso l’oratorio di Vighizzolo. Un esperienza carica di emotività, seduti intorno al tavolo gli Amici dell’A.A. condividevano le loro esperienze con la certezza che non ci sarebbe stato giudizio o condanna. L’alcolismo è una malattia, non un brutto vizio e come tale può colpire chiunque: uomini, donne e ragazzi, giovani, operai, impiegate, casalinghe e dirigenti, benestanti e poveri, laureati e non. Pensare all’alcolismo come alla “brutta abitudine” di gente senza ambizioni e senza cultura significa non dare a chi ha questa malattia la possibilità di chiedere aiuto. Ho ascoltato storie di persone meravigliose che nel momento in cui gli è stato detto nel loro primo incontro in A.A. che non erano sbagliati ma ammalati, hanno iniziato a guardarsi con occhi diversi, a recuperare una dignità che pensavano di non meritare e a compiere il “primo passo”. Non sono sempre storie di successo, a volte ci si ricade come è successo ad un paio di persone nel periodo del Lockdown, oppure ci si sente che si sta per cadere e allora una telefonata allo sponsor o una seduta nella “stanza” e insieme agli amici si supera e sono altre 24 ore senza bere. Si perchè il modo per affrontare la guarigione non è quello del: non devo più bere ma non Voglio bere per 24 ore e poi saranno ancora 24 e poi ancora 24. L’alcolista può essere un vostro genitore, un fratello o una sorella, un fidanzato o una moglie o il vostro collega o datore di lavoro, ricordate sem-
pre che prima di essere un alcolista è una Persona con dubbi, fragilità, paure e che crede di trovare nell’alcool la MEDICINA alle sue difficoltà. Se siete tra chi alla prima birra ne fa seguire una seconda o una terza tutti i giorni o conoscete qualcuno che per essere “speciale” ha bisogno di avere un bicchiere in mano, come prima cosa non giudicatelo e poi parlategli degli Alcolisti Anonimi; entrare nella stanza, ascoltare chi sembra raccontare la tua stessa storia può cambiare il percorso di una vita e guarire. Grazie miei cari e nuovi Amici degli A.A. leggerò con grande attenzione il vostro libro dei 12 passi che mi avete gentilmente donato e incornicerò la preghiera per ricordarmi che non siamo infallibili. A presto. Barbara Padovani Assessore del Comune di Montichiari
Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it
L’Emozione di ascoltare la propria anima, il proprio cuore... Tu lettore sei il protagonista! Con le tue storie, le tue emozioni... Invia i tuoi scritti a: redazione@newentry.eu 19
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Riflessioni
IO ME LA RICORDO LA FELICITÀ “Io me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare nei giorni di agosto. Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi pieni di valigie e le autostrade senza bollini neri. Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c’era un supermercato sempre aperto. Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e porca puttana ti capitava sempre quella che non ti piaceva. Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dal mare” che le spedivamo sempre l’ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li
leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano. Invece oggi il 15 agosto i centri commerciali sono sempre aperti, le città sempre più popolate, i pensionati li vedi lì, sotto qualche albero per un po’ di fresco. Ci facciamo sempre più foto senza il bisogno di andarle a sviluppare, e qui, ci hanno fregato l’attesa. Andiamo in spiagge organizzate e devi rispettare i limiti, e qui, ci hanno fregato gli spazi. Abbiamo voluto di più ma abbiamo ottenuto di meno. Abbiamo ottenuto un smartphone per parlare con il mondo, e qui, ci hanno fregato la voglia di stare insieme. Io me la ricordo la felicità, rimaneva a te, sulla pelle, e non aveva nessuna password.. Originally published at My Salute.
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Riflessioni
Chiusura discoteche Sta facendo molto discutere il decreto emanato il 16 agosto, che ha disposto la chiusura di discoteche e sale da ballo in tutta Italia. Sicuramente ci sono problemi più gravi, seri e impellenti da risolvere nei prossimi giorni, primo su tutti l’apertura delle scuole in sicurezza. Tuttavia questo decreto è tanto contestato perché è tanto ingiusto, chi lo ha emesso probabilmente non è competente in materia e soprattutto va a cozzare prepotentemente con situazioni e luoghi ben più a rischio contagi covid, tuttora senza restrizioni. Le sale da ballo di liscio all’aperto che avevano ripreso l’attività non si possono proprio paragonare a discoteche con ressa di ragazzi: innanzitutto era permesso il ballo alle coppie conviventi, si prenotava il tavolo lasciando i dati personali per essere eventualmente contattabili, i locali accettavano persone fino al raggiungimento di capienza massima in proporzione alla metratura della pista; si entrava con la mascherina e quando la pista era un po’ affollata il dj ricordava più volte che era consigliabile indossare la mascherina. Si evince quindi che ci si divertiva nel rispetto delle regole di sicurezza. Risulta ovvio che questa procedura poteva essere adottata anche nelle discoteche, senza misure drastiche!! Ora i ragazzi troveranno altri luoghi (case private, spiagge, ecc..) dove formeranno comunque assembramenti, ancora più pericolosi perché incontrollati. E noi di mezza età che frequentiamo locali tranquilli siamo penalizzati da decisioni prese in fretta e furia, di domenica, nel pieno delle vacanze per molti italiani, facendo di tutta un’erba un fascio…e siamo arrabbiatissimi!! I risvolti negativi più preoccupanti sono però per i gestori dei locali, per i loro dipendenti, per i dj, le orchestre e tutto il loro personale, che dopo 5 mesi di chiusura, stavano lentamente rialzandosi e riprendendo 48
una quasi normalità… E’ questo il modo da parte del governo di aiutare le attività a risollevarsi? Certo è più semplice far chiudere che impiegare tempo a pianificare una regolamentazione usando un po’ di buon senso. I contagi non sono di certo aumentati solo nelle discoteche: italiani di rientro da vacanze all’estero, migranti, movide nei centri città o in zone turistiche, ripresa delle crociere…quanti saranno positivi? Perché allora non chiudere aeroporti, navi, porti? Ci sentiamo presi in giro da politici che vogliono a tutti i costi prolungare un’emergenza che di fatto non c’è più, che vogliono tenerci nel terrore sparando numeri ogni giorno solo relativi al covid, fingendo di non sapere che purtroppo non si muore solo di questo: tumori e infarti sono le prime cause di morte, anche fra giovani, anzi, durante questi mesi molte persone sono morte proprio per non essere state curate perché negli ospedali dovevano dare precedenza ai malati di coronavirus. Siamo stanchi di essere in balìa di decisioni che rasentano la dittatura. È doveroso fare ancora tanta attenzione per evitare contagi, è altrettanto doveroso il rispetto per chi è stato colpito o ha avuto lutti in famiglia, ma si sta un po’ esagerando mantenendo un clima di terrore. Ornella Olfi
Dedica a...
CARA MICHELA... Nella nostra avventura terrena conosciamo innumerevoli persone, molte ci dimostrano stima e talvolta particolare interessamento, altre suscitano in noi fiducia e simpatia. Poi improvvisamente, può accadere di incontrare qualcuno per il quale proviamo qualcosa di così singolare e profondo, qualcuno che ammiriamo per i pregi, per i difetti, qualcosa che la ragione non riesce a negare. E anche se i crucci, il daffare, la lontananza, lo scorrere del tempo, tendono a sbiadire ogni cosa, in me invece, cresce una carica d’amore profondo per te. Lo rivivi, intenso e appassionato, nel suono di una musica, lo ritrovi nell’osservare lo spettacolo misterioso che ti offre la natura oppure grazie ad una traccia di quell’amore che governa i nostri pensieri. Fin dal primo incontro ho avvertito in
te come un’incontenibile slancio di affetto profondo. Forse perché ho captato ciò che in te avrei in seguito imparato, o meglio, imparato a conoscere: la spontaneità, la sincerità, l’affetto. Da allora è nato un rapporto stupendo: il bisogno di vedersi, di incontrarsi, di comunicare pensieri o sentimenti, progetti, speranze… Tutto questo assomiglia molto allo sviluppo dell’amore, una forza universale che crea delle aspirazioni comuni, che nasce dalla felicità di sentirsi compresi, di essere conosciuti in quel che abbiamo di più profondo. Credo che con questa lettera tu abbia capito che il mio amore per te è immenso e spero che tu cambio idea su di me e che ti convinca di quello che stai facendo insieme a me. Con Affetto, Marco.
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Riflessioni
GRAZIE NADIA IL 13 agosto ricorre il primo anniversario della scomparsa di Nadia Toffa, giornalista inviata delle iene. Da quando era entrata a far parte di questo gruppo, la trasmissione di Italia 1 ne aveva tratto un enorme giovamento. Grazie alla sua simpatia, al suo bel viso da eterna ragazzina, al suo sorriso meraviglioso ed unico, alla sua professionalità e determinazione, ma anche nel saper dosare puntigliosità e gentilezza, senza andare mai oltre il lecito della sopportazione da parte dei suoi intervistati; cosa che non sempre fanno i suoi colleghi delle iene. Quando in seguito ho saputo che era pure bresciana, mi sono sentito orgoglioso e fiero, avere in tv una concittadina di simile intelligenza, non può far altro che piacere. Nonostante non l’avessi mai incontrata, mi sembrava di conoscerla da sempre, come se fosse la mia vicina di casa, era talmente grande l’allegria del suo viso, la luce del suo sorriso, che passava oltre lo schermo; illuminava le famiglie degli italiani. Era stata coautrice di molti importantissimi servizi giornalistici tra i quali: lo smaltimento di rifiuti tossici in Campania (la cosiddetta terra dei fuochi), aveva anche portato alla luce l’altissima percentuale di tumori soprattutto a bambini, nelle zone circostanti la gigantesca acciaieria ILVA di Taranto. Per questi e molti altri importanti lavori, aveva ricevuto diversi premi ed onorificienze, la città di Taranto le aveva offerto le chiavi della città, e sempre questa bellissima cittadina, dopo la sua scomparsa, ha voluto intitolare il nuovissimo reparto di Oncoematologia Pediatrica a suo nome (Nadia Toffa). Nel 2017 fu colpita da un tumore cerebrale, ma nonostante le pesanti cure a cui si sottoponeva, era sempre riuscita a ritornare in TV, non ha mai nascosto la sua malattia, anzi si era fatta portavoce di tutte le persone ammalate di tumore, ed anche se doveva portare una parrucca ed il suo aspetto ne aveva un po’ risentito, il suo sorriso era 60
rimasto meraviglioso come prima. Sono state non poche le persone che l’hanno criticata, accusandola di “sfruttare” la malattia per aumentare la sua notorietà, d’altronde in ogni ambito sia lavorativo che sociale, ci sono sempre delle merde, l’importante è ricordarsi di tirare la catena dopo aver ascoltato le loro idiozie. È stata anche autrice di diversi libri (uno pubblicato post morte), che io sicuramente leggerò, essendo tanta la stima e l’affetto che nutro nei suoi confronti. Dopo alti e bassi, la malattia ha avuto il sopravvento togliendole la vita a soli quarant’anni, ma la sua simpatia, la luce immensa del suo sorriso, rimarrà sempre in tutti noi. Ai funerali c’era una folta rappresentanza di cittadini Tarantini a testimonianza del grande affetto che questa città aveva nei suoi confronti. Il rito funebre è stato celebrato da don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Napoli), fu proprio Nadia a contattarlo prima della morte, chiedendogli che si occupasse lui dell’ultimo saluto, lo aveva conosciuto durante il servizio su i rifiuti tossici in Campania, e per questo prete nutriva una grandissima stima. Voglio concludere questo mio breve ricordo citando una frase che amava spesso ripetere: non è importante per quanto tempo si vive, ma l’intensità con cui lo vivi. Per l’esempio che sei stata; Grazie di Cuore, Straordinaria Leonessa Bresciana. Giordano
BEST FRIENDS FOREVER
LA VISTA DEI CANI Appena nati, i cuccioli di cane sono ciechi e dipendono completamente dalla mamma. Aprono gli occhi e a vedere quando raggiungono le 3 settimane di vita. La vista del cane è diversa da quella degli esseri umani, per cui vedono il mondo in maniera diversa. Vediamo alcuni dei fattori caratteristici della vista dei cani: Capacità di prendere le distanze (campo visivo e percezione della profondità): la posizione degli occhi sulla testa dell’animale determina la visione periferica e quanto campo visivo è capace di vedere con entrambi gli occhi. Il campo visivo dei cani è di 240º, mentre la nostra è di soli 200º. Capacità di mettere a fuoco oggetti (acutezza visiva): tale capacità permette al cane di focalizzarsi su diversi oggetti. Percezione del movimento: i cani sono molto sensibili ai movimenti. Secondo alcuni studi, questi animali sarebbero in grado di percepire animali e oggetti in movimento a una distanza di 800 metri. Riconoscimento dei colori: i coni sono le cellule che si trovano nella retina che determinano la percezione dei colori quando vengono stimolati dalla luce delle varie lunghezze d’onda. I cani non sono in grado di riconoscere i colori come
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le persone, ma ciò non significa che vedano in bianco e nero. Mentre noi esseri umani siamo molto sensibili a tre colori principali, ovvero rosso, blu e verde (visione tricromatica), i cani sono sensibili a solo due colori, il colore blu e il giallo, per cui sono dotati di visione bicromatica e non sono in grado di percepire il colore rosso. Quindi quando giochiamo con Fido meglio lanciare una pallina blu e non una pallina arancione o rossa, fa più fatica a vederla. I cani sono capaci di vedere al buio e di notte, tanto che la visione notturna è una delle caratteristiche più importanti di questi animali: proprio per questo sono considerati degli abili cacciatori notturni. La pupilla del cane può espandersi notevolmente, per questo se c’è poca luce, la retina viene stimolata maggiormente. Sulla retina troviamo delle cellule riflettenti che formano uno strato di tessuto chiamato tapetum lucidum, caratteristico dei mammiferi notturni. A prova di ciò, noi esseri umani non ne siamo dotati. Il cane è in grado di distinguere oggetti a 6 metri di distanza, mentre una persona riesce a farlo fino a 25 metri. Tale capacità dipende dalla cornea e dal cristallino e la lente del cane può essere migliore o peggiore proprio come succede alle persone. Cosa vedono i cani allo specchio? Il cane vede il proprio riflesso, ma soprattutto le prima volte non è in grado di riconoscersi, per questo tende ad abbaiare, attaccare e ringhiare.
Ed è Poesia
Ed è Poesia
“Il contadino”
“Lutto”
Al casolare la porta è aperta ...sbattere al vento... i campi di grano a circondare il tutto , si sente il fruscio delle foglie di grano ed il sole a guardare dall’alto tutto ciò ed il vecchio ortolano stanco, seduto a lavorare le cesta di ramoscelli d’olmo da riempire di sudore. Guardare l’orizzonte a immaginare storie vissute, mai dimenticate... e poi a camminare piano piano come il passar degli anni. Ricordare la gioventù oramai portata via dal tempo a frammenti vari di terre bruciate e ricche di malinconia, e poi in mezzo ai campi dentro la solitudine a rivivere ogni ricordo di una vita vissuta. Ricordi scritti nel cuore e mai dimenticati, pronti da raccontare, continuando ad invecchiare aspettando giorno dopo giorno, il destino che farà come Dio vorrà... Bgm
Sono rimasti solo gli alberi... nel mio giardino... alberi senza fiori... alberi senza frutti. Rami nudi... protesi verso il cielo... come braccia... imploranti una muta preghiera. E’ rimasto solo il gelo... nel mio giardino... un giardino senza muri... un giardino senza difese. Fredda, è la terra che copre il mio Amore... freddo, è il mio cuore, spezzato dal dolore. La mia gola si serra in un muto dolore... che mi consuma l’anima... che mi congela il cuore. Nel vuoto che mi avvolge, la tristezza e la solitudine, compagne di un tempo, tornano accanto a me. E’ rimasto il silenzio... nel mio giardino... sono sparite le cicale canterine e i grilli sono morti di fame. Una pietosa coperta di neve nasconde ogni cosa... Nel silenzio ovattato la mia mente si raccoglie. Nel profondo del mio cuore cerco l’Amore perduto. Nel Centro della mia Anima cerco la Luce della Vita. Piera Masoch
“Chiamami”
“Il sole” Chiamami a te... ed io verrò tra le tue braccia non chiederò nulla... mi basterà sentire il calore del tuo corpo. Scalvini Roberta
Il sole che sorge porta nuovi colori che ha preparato questa notte mentre scrutava i nostri sogni. Paolo Trezzi 23
L’INTERVISTA
ALLYNE
LEAL DE MELO
Diciotto anni compiuti a metà agosto, un successo travolgente sui social che la rende già un’autentica reginetta di Instagram e Tik Tok. Allyne Leal De Melo ha spiccato il volo a suon di fasce vinte nei concorsi di bellezza, partecipazioni a videoclip musicali, collaborazioni con brand di abbigliamento e post da decine di migliaia di likes e views. “Ma io resto una ragazza normalissima” assicura Allyne che viaggia con i piedi ben saldi a terra ma vuole continuare a
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mietere successo. Come hai passato questa estate così particolare? Mi sono divertita tra sfilate e concorsi, passando il tempo a realizzare set fotografici e ad esercitarmi per le sfilate. Voglio continuare a migliorarmi per raggiungere traguardi sempre più importanti. Di quali progetti vuoi parlarci? Dei più recenti, naturalmente! Ho realizzato alcuni shooting a tema costume e casual e ho avviato delle collaborazioni per due brand. Mi sento portata per questo mondo… posare mi piace tantissimo e in più ho conquistato la finale del concorso La Fotomodella Italiana dove dovrò tenermi il titolo di Miss Lombardia. Restiamo proprio sulle coroncine conquistate in passerella. Quest’anno ho continuato con i concorsi avendo il titolo di Miss Estate 2020 e Miss Eleganza 2020, a Principessa D’Europa sono stata eletta finalista per la Regione Lombardia. Insomma, posso dire di essere davvero felice di aver conquistato la giuria con la mia semplicità! Sui social sei un’autentica reginetta…
L’INTERVISTA
Ho molta visibilità nei social sopratutto Instagram e TikTok, tant’è che ho collaborato con due brand e ogni tanto lavoro come modella al negozio di pellicceria Furs Import Export di Viadana. Su TikTok ho quasi 40mila followers e molti video che posto raggiungono oltre 50 mila visualizzazioni. Anzi, un mio video ha più di 500mila visualizzazioni e 100mila likes, per non parlare dei commenti... Non solo social, fotografia e passerella… ma anche video musicali! Ho partecipato al videoclip musicale Fuego di Cosmic, il cantante che ha partecipato ad Amici. Anche quella è stata un’esperienza straordinaria, un ricordo bellissimo di questo 2020. L’estate è ormai un ricordo che inizia a farsi sbiadito. Come ti piace vestire quando fa caldo? D’estate mi vesto in modo casual: pantaloncini corti e qualche top, mi piace variare e dare tanto colore ai miei outfit. Alla sera mi piace mettere qualcosa di più elegante accompagnato dai tacchi alti, mentre in spiaggia opto sempre per il costume a due pezzi proprio perché amo ab-
bronzarmi. Cosa ti aspetti dal periodo autunnale? Voglio vincere altre fasce nei concorsi di bellezza, voglio continuare a fare la modella e a partecipare ad altri videoclip musicali. Senza dimenticare lo studio, a cui tengo in modo speciale perché lo ritengo la base per poter continuare a crescere a livello personale, lavorativo e professionale. CONTATTI SOCIAL @allynelealdemelo
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Riflessioni
Un martedì sera a Desenzano
Mi è capitato di fare una passeggiata a Desenzano, un fresco martedì sera di luglio. Di solito, come in molte altre località sul Lago di Garda, anche in qualsiasi sera infrasettimanale, c’è un bel via vai di persone in giro nel centro e tutte le attività sono aperte. La delusione e la costatazione tangibile del periodo difficile che stiamo vivendo, stavolta, è stato osservare uno scenario abbastanza strano: parecchia gente nelle pizzerie e nei ristoranti, pochissima nelle gelaterie, di solito in questo periodo molto affollate e, quel che più mi ha fatto effetto, tutti i negozi chiusi. Orario settimanale chiusura alle 19.30…davvero preoccupante, segno evidente di un calo di vendite che non permette o comunque non giustifica aperture serali che hanno sempre accompagnato il grande movimento di turisti e di persone locali in una città, qual è Desenzano, fiore all’occhiello del nostro lago e non solo d’estate! Auguro a tutti i commercianti desenzanesi, ma in generale a tutti, di riuscire a riprendere le vendite in misura tale almeno per sopravvivere in attesa di tempi migliori!! Olfi Ornella 46
Riflessioni
Senza preavviso A volte le cose brutte succedono, succedono come niente, all’improvviso, senza preavviso. E ci lasciano sbalorditi e soli, incredibilmente soli. Ti senti in una specie di bolla che ti separa dal mondo intero, a prima vista non è cambiato nulla, invece tutto è diverso. Spavento, tristezza, confusione, non accettazione e… rassegnazione. E se sei lontano, se ti trovi in un paese straniero la sensazione di impotenza e di abbandono aumentano parecchio. Sei credente, cerchi conforto nella fede cristiana, vuoi prepararti per il dopo. Un’altra delusione, un altro boccone amaro da inghiottire. La chiesa ortodossa non ammette assolutamente la possibilità di partecipare nei sacramenti della chiesa cattolica! Scusate, mi sbaglio o la chiesa si è divisa con il Grande Scisma nel 1054 per colpa dell’uomo, della sua fama di potere, per l’orgoglio, prepotenza, superbia, tutto ciò che è esattamente contrario all’insegnamento di Cristo? E se io cerco proprio Lui, e se tento con tutte le mie forze, disperatamente di aggrapparmi allo spirito dei sacramenti e non alla loro lettera? Mi si deve negare questa possibilità, l’ultima e unica ancora di salvezza? E poi, l’attesa, i tempi, essere malati nei tempi di corona virus è come essere condannati due volte. La vita umana non è piu sacra, siamo peso, per la natura, per la società, siamo diventati indifferenti, insensibili e il distanziamento è il tratto distintivo della nostra esistenza. La solitudine... dicono che nel sonno e nella morte ognuno entra da solo, dicono anche che, è bello se c’è qualcuno per accompagnarti fino alla porta. Non neghiamo a nessuno questo accompagnamento, prima o poi avremo tutti bisogno, anche se a volte questo avviene spaventosamente all’improvviso, senza preavviso... Anonima
Teenager
Revolution è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 2012 al 2014 sulla rete televisiva NBC. La serie è stata cancellata il 9 maggio 2014, dopo la messa in onda di due stagioni. È uscito un fumetto di 4 capitoli che conclude la serie. «Vivevamo in un mondo fatto di elettricità. Vi facevamo affidamento per tutto. E poi la corrente andò via. Tutto smise di funzionare. Non eravamo pronti. La paura e la confusione portarono al panico. I fortunati riuscirono a uscire dalle città. Il governo collassò. Le Milizie ne presero il posto, controllando la distribuzione del cibo e accumulando armi. Non sappiamo ancora perché la corrente andò via. Ma speriamo che qualcuno arrivi ad illuminarci il cammino.» A seguito di un misterioso evento, la Terra si ritrova improvvisamente priva di energia elettrica, tutti i dispositivi elettronici smettono di funzionare e persino le pile diventano inutili. Quindici anni dopo, il mondo è quindi radicalmente cambiato: le tradizionali forme di governo locali e nazionali sono un lontano ricordo e la società riscopre forme di organizzazione precedenti alla prima rivoluzione industriale. In tale scenario, le persone si ritrovano
costrette a lottare quotidianamente per sopravvivere cercando di sfruttare al meglio le proprie abilità, fisiche o intellettuali che siano, cercando nel frattempo di capire cosa abbia determinato la rivoluzione in cui si sono loro malgrado ritrovati. Tra loro vi è Charlie Matheson, una ragazza il cui padre, ricercato dalla milizia per non chiari motivi, viene ucciso e il fratello Danny rapito dagli uomini della milizia che controlla il territorio in cui vivono. Charlie si vedrà costretta quindi a intraprendere un viaggio per trovare lo zio Miles, anche lui ricercato dalla milizia e mai conosciuto prima, sperando con il suo aiuto di poter ritrovare Danny e capire il perché la milizia abbia tentato di arrestare il padre e lo zio. Prima stagione 20 puntate - 2012-2013 Seconda stagione 22 puntate - 2013-2014 Ascolti L’episodio pilota negli Stati Uniti raccolse un’audience media di 11,67 milioni di spettatori, registrando quindi il miglior debutto di una serie televisiva drammatica degli ultimi tre anni. La prima stagione fu seguita complessivamente da una media di 10.527.000 spettatori per episodio. 47
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Buongiorno a tutti! Siamo davvero contenti di essere di nuovo qui, dopo qualche anno, a continuare la nostra rubrica di informatica. A grandissima richiesta siamo tornati per raccontarvi le nostre avventure in ambito informatico, sia a livello amatoriale che a livello professionale. In questi ultimi anni sono successe tantissime cose, ci siamo evoluti e ingranditi, siamo diventati “internazionali” e si sono aggiunte molte figure al nostro Staff. Per aggiornarvi e rendervi partecipi delle nostre “imprese”, dovete sapere che nel 2017 è nata la nostra divisione “creativa”, chiamata 23Studio (www.23studio.tech), ovvero una business unit dedicata alla comunicazione, al WebDesign, alla grafica ed allo studio e gestione del Brand Identity, e quindi a tutto quel che riguarda l’immagine di un’azienda proiettata sul mercato. Nello stesso anno abbiamo ampliato i nostri orizzonti ed abbiamo aperto HkStyle a Bellinzona, nel Canton Ticino (Svizzera), ed inaugurato il nostro primo negozio e centro assistenza chiamato Officina Informatica. (Facebook: @OfficinaInformaticaCH). L’anno successivo, nel 2018, carichi e soddisfatti del nuovo business elvetico, grazie ad un amico di vecchia data, madrelingua inglese, abbiamo deciso di spingerci in Inghilterra e abbiamo aperto HkStyle a Birmingham: un piccolo ufficio sito nel quartiere dei gioielli. Nel 2019, per completare il nostro portfolio di servizi da offrire ai clienti privati ed aziendali, abbiamo consolidato una divisione già in operatività da qualche anno nel campo delle telecomunicazioni, chiamata InsideCONNECTION (www. insideconnection.tech) che, con autorizzazione ministeriale, si occupa di gestire ed erogare servizi di connettività, telefonia VoIP e Mobile. In ultimo nel 2020, nonostante il fermo imposto dal lockdown, controcorrente alle strategie aziendali dei nostri clienti, partner e competitor, abbiamo deciso di investire acquisendo l’azienda CCA – Centro Assistenza Computers di Treviolo (www.cca.it). Azienda nata nel 1990 con il sig. Monti Galiano, nei 30 anni di attività si è specializzata nelle riparazioni di computers, cellulari, tablet 34
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
e stampanti, gestendo migliaia di clienti privati ed aziende siti principalmente nella provincia di Bergamo ed hinterland. Possiamo dire che in HkStyle non ci si annoia mai! Ora che siamo ancora più organizzati, abbiamo deciso di riprendere la nostra rubrica “l’informatica secondo HkStyle”, in modo da tener sempre informati i nostri lettori su novità, aggiornamenti e suggerimenti in campo informatico e tecnologico. UN BUON ANTIVIRUS IN LICENZA Sono moltissime le informazioni personali che salviamo online e sui nostri computer. Pensiamo solamente a quando accediamo alla nostra casella mail, ci iscriviamo alla newsletter del nostro sito preferito, navighiamo, utilizziamo la nostra home banking, accediamo a dei documenti condivisi. Possiamo dire di avere, anche se inconsapevolmente, un’identità digitale al 100%. Per questo motivo è consigliato tenere al sicuro le proprie informazioni personali, salvando i dati d’accesso all’interno di programmi appositi (ad esempio KeyPass Touch), non utilizzare la stessa password per qualsiasi account online e non divulgare i propri accessi tramite messaggi o e-mail. Nonostante queste precauzioni, può comunque succedere online che qualche esperto malintenzionato, in modo completamente casuale, riesca ad accedere alle vostre informazioni personali e riservate. Le maniere di accesso illegali sono molteplici; una delle più frequenti è l’invio di una e-mail strutturata in modo molto simile a quelle inviate da enti ufficiali, amici o clienti, e ricevuta all’interno della nostra posta in arrivo. Un altro modo è il virus online, che si può installare automaticamente senza il vostro consenso quando si visitano siti non sicuri, oppure tramite una innocua ricerca online. Il consiglio principale che vogliamo darvi è quello di installare sul pc un buon antivirus in licenza. L’antivirus è un’ottima soluzione perché, mentre navighiamo online o utilizziamo qualche programma, di nascosto va a verificare l’affidabilità e i certificati interni delle pagine che stiamo visitando e, se necessario, blocca le possibili minacce. E’ inoltre progettato per poter effettuare scansioni ed analisi, in modo da eliminare in anticipo i programmi dannosi che si potrebbero installare all’interno del sistema operativo. 35
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
DIFFERENZIARE GLI UTENTI Un altro consiglio che vogliamo darvi è quello di dividere gli utenti, se in casa è presente solamente un computer, in base all’utilizzo che ne dovrete fare. Per esempio, si possono differenziare il profilo usato per il lavoro e quello per la casa o il gioco. Se, ipotizziamo, ci sono tre persone che sfruttano il computer in diversi campi (lavoro, tempo libero e studio), è utile creare tre diversi utenti in modo da avere “3 pc in 1” con diversi utilizzi. In questo modo, diminuisce il rischio di “infettare” un altro profilo andando a corrompere i suoi dati o documenti. Effettuando questa suddivisione, il computer lavorerà meglio e molto più fluidamente, e per l’utilizzatore finale la gestione di accessi, documenti, mail e altro risulterà estremamente più semplificata. MANUTENZIONE ED AGGIORNAMENTI Per manutenzione intendiamo tutte quelle piccole operazioni che permettono di preservare la potenza ed il funzionamento del pc. Un esempio di manutenzione corretta può essere il tenere sempre completati ed effettuati gli aggiornamenti di sistema e delle applicazioni. Si parte sfruttando Windows Update per gli aggiornamenti di sicurezza, per arrivare all’utilizzo di semplicissimi software di pulizia del PC (ad esempio CCleaner, SPYware, AdwCleaner…), che permettono di eliminare i file inutili che appesantiscono e rallentano il computer. Un’altra accortezza da seguire è la manutenzione dell’hardware, la quale però richiede una conoscenza tecnica più approfondita circa i componenti del pc. Per questo motivo, è consigliabile effettuare un check-up della componentistica interna presso un centro assistenza specializzato come HkStyle. BACKUP A conclusione di questo articolo dedicato al miglioramento del proprio pc, consigliamo anche di effettuare sempre il backup dei dispositivi. Il backup è la copia di tutti i file e programmi presenti su computer e dispositivi mobile (tablet e cellulari). E’ fondamentale effettuarlo a prescindere che il dispositivo presenti o meno dei problemi, in modo da poter prevenire qualsiasi perdita di dati. Tanti utenti effettuano il backup solo quando notano che il pc ha qualche problema o, peggio ancora, non lo fanno proprio! 36
L’INFORMATICA SECONDO HKSTYLE
Può sembrare un procedimento complicato o noioso, ma vi assicuriamo che è importantissimo avere un duplicato di tutti i vostri dati. Dove possiamo effettuare il backup? Le soluzioni sono molteplici: su un disco esterno connesso via USB, su un NAS (disco di rete), o direttamente in un Cloud (spazio online di archiviazione). Ogni proposta sopra elencata ha i propri pregi e difetti, ma ciascuna garantisce, in modo più o meno professionale, una copia sempre recuperabile dei dati presenti sui vostri dispositivi. Se avete a disposizione un disco esterno o un Nas, vi segnaliamo un programma gratuito di backup, chiamato “Veeam End Point”. E’ un software semplice che vi permetterà di impostare un backup completo e continuativo del vostro PC; potete anche programmarlo in modo da non dimenticarlo mai! Per approfondimenti, richieste e qualsiasi domanda scriveteci all’indirizzo global@hkstyle.tech. Non dimenticatevi di visitare il nostro sito www.hkstyle. tech ed i nostri social Facebook, Instagram e Linkedin: hkstyle.tech, CCA.CentroAssistenzaComputers, InsideConnectrion.tech ed OfficinaInformaticaCH. Per aggiornamenti in tempo reale abbiamo anche il canale Telegram: HkStyle – News, offerte e molto altro! Grazie a tutti per averci letto e alla prossima da Beatrice, Stefano e Lorenzo
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Racconti
Il brutto dei ricordi Ieri pomeriggio ero seduta in giardino, sotto un acero rosso, sotto il sole cocente, a pensare... pensare a tutti i miei ricordi. Ho iniziato a pensare ai miei nonni che ora sono diventati i miei angeli custodi, ho iniziato a pensare alle loro voci, alle loro carezze e ai nostri momenti. Mi ricordo di mio nonno che mi faceva sempre la zip sulla pancia come quella che aveva lui. Io non sapevo perchè aveva quella riga sulla pancia e abbiamo iniziato a chiamarla zip. Poi solo dopo, ho capito che era una cicatrice di un’operazione chirurgica. Mi ricordo che facevamo spesso gli scherzi alla nonna quando stava mangiando... Una volta eravamo seduti sul divano e il nonno ha tirato fuori dal taschino il suo telefono e mi ha detto: “Chiama la nonna, poi schiaccia subito il pulsante rosso”. Il pulsante rosso è quello per riattaccare ma io ero troppo piccola e non sapevo cosa volesse dire. Chiamai la mia nonna e lei si accorse subito che eravamo noi ma fece finta di niente. Il mio nonno è scomparso che io avevo 8 anni. Ho molti ricordi di lui, di noi ma il BRUTTO DEI RICORDI è che non ricordo più la voce di mio nonno, forse perchè ero troppo piccola. Mia nonna era bellissima (non che mio nonno non lo era ma la nonna era luce per gli occhi), era molto delicata in ogni cosa che faceva ed era molto sprint, così le dicevamo. La chiamavamo Super Nonna Sprint! La nonna è sempre stata Sprint, anche in ospedale... Non voglio parlare di questo quindi racconterò un ricordo. Ogni volta che finiva la scuola per quasiasi vacanza io mi precipitavo a casa sua e mandavamo i miei genitori e mio fratello a casa perchè volevamo restare sempre da sole. Io e la nonna ci divertivamo un mondo. Quando faceva le parole crociate io le trovavo i numerini e lei sorrideva. Il suo sorriso era come il sole che bagna i fili d’erba ancora bagnati dalla rugiada, facendoli splendere ancora di più. La mia passione per leggere e per essere sempre in azione l’ho presa da lei. 38
Il fatto di sorridere sempre e di pensare positivo me l’ha “passato” lei. Purtroppo mia nonna ha raggiunto il mio nonno quando io dovevo andare in prima media. Mi ricordo molte promesse che ci siamo fatte. Il BRUTTO DEI RICORDI è che non possiamo più mantenere le promesse che ci siamo fatte. IL BRUTTO DEI RICORDI è che la mia nonna e il mio nonno non sono più affianco a me. Ovviamente c’è anche un lato bello dei RICORDI ed è quello che mi fa pensare ai nostri bellissimi momenti trascorsi insieme. Stamattina appena sveglia pensavo a tutto questo. Al BRUTTO DEI RICORDI e al BELLO DEI RICORDI. Infondo i ricordi ci aiutano a tener vicino le persone che non abbiamo più. Ora i miei nonni mi osservano da lassù e ora HO DEGLI ANGELI CUSTODI che sono i più belli di sempre. Eleonora 13 anni - Ghedi
QUESTO È IL MIO NOME di Micky
Andrea Il nome Andrea è di origini greche e proviene dal nome Andréas, derivato dal termine genitivo di andrós che sta ad indicare la mascolinità dell’uomo. Altri studi, invece, riconducono il nome Andrea alla parola andréia. In entrambi i casi il suo significato letterale è “virilità” o “mascolinità”. Per estensione, può anche indicare “coraggio” o “valore”. Il nome Andrea, era molto i-Sn voga presso le popolazioni pagane della Grecia antica. Successivamente, venne esportato nel Vicino Oriente non appena vi penetrò la cultura ellenica. La diffusione avvenne soprattutto in Egitto e Palestina. Anche grazie alla venerazione verso sant’Andrea apostolo e vari altri santi il nome ha avuto un’ampia popolarità. Questo avvenne soprattutto negli ambienti cristiani sin dall’epoca altomedievale. Andrea, che in diverse lingue è usato prettamente al femminile, in Italia ha valenza prevalentemente maschile. Infatti, al femminile si usa Andreina anche se, ancora raramente, è un nome dato alle donne. Onomastico Si festeggia il 30 novembre per celebrare Sant’Andrea patrono dei pescatori, della Russia e della Scozia. Viene anche invocato contro le ingiustizie e la sterilità. In alternativa, si può festeggiare l’onomastico di questo nome anche in ricordo di molti altri santi e beati. Caratteristiche del nome Chi porta il nome di Andrea è una persona carismatica e curiosa. Inoltre, ha uno spiccato senso di apprendimento anche se spesso sogna ad occhi aperti.
Difficilmente si arrende. Di conseguenza, anche quando deve affrontare grandi difficoltà risulta essere testone e caparbio. Origine: greca Parola chiave: carisma Varianti maschili alterate: Andreolo, Andreano, Andreino, Andrietto, Andreuccio Ipocoristici maschili: Drea, Dea Varianti femminili alterate: Andreina, Andreuccia, Andreana, Andreuola, Andrietta, Andreola, Andreozza, Andrettina Ipocoristici femminili: Dozza Numero portafortuna: 6 - Colore: Rosso Pietra Simbolo: Rubino - Metallo: Argento Onomastico: 30 novembre Segno zodiacale corrispondente: Sagittario
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Riflessioni
Scrivere in corsivo
Quest’anno, come tutti sanno, l’inizio e la programmazione dell’anno scolastico saranno complicati da gestire. Ci auguriamo che non sia troppo penalizzante per scolari, genitori e insegnanti, con misure che dovranno essere adottate sì per la sicurezza sanitaria, ma anche con un po’ di buon senso pratico. Voglio quindi sognare un po’ tornando ad anni scolastici in cui non tutto era certamente più comodo, né più veloce, ma simpatico da condividere con le nuove generazioni, alle quali sembrerà forse preistoria!! Non può che trovarmi pienamente d’accordo un articolo letto di recente: studi fatti a Milano hanno concluso che scrivere in corsivo stimola la creatività e la ricchezza di idee, aiuta ad esprimere se stessi, imprimendo in modo tangibile la propria personalità. Da tempo, e ancor più dopo l’emergenza appena vissuta, con le lezioni online, i bimbi usano molto meno la scrittura manuale e si approcciano alla tecnologia in modo fluido e naturale. Alcuni, per contro, non sanno per esempio allacciarsi le scarpe o risolvere da soli piccole necessità personali quotidiane. Il 20% degli studenti italiani soffre di disgrafia (disturbo della scrittura 06
nella riproduzione di segni alfabetici e numerici) e 8 su 10 sono maschi. Per combattere questo disturbo si consiglia spesso di scrivere con la tastiera, più veloce e intuitiva, ma la verità è che proprio la scrittura digitale provoca e peggiora la disgrafia. La grafologa Irene Bentoglio e lo psicologo Giuseppe Rescaldina incolpano le tecnologie digitali di questi problemi perché semplificano le abilità manuali. Pure il Presidente dell’Accademia della Crusca concorda che i bambini che scrivono a mano sono più dinamici a livello verbale e di idee, rispetto agli altri. Inoltre sembra che i bambini che hanno imparato a scrivere a mano nei primi anni di scuola siano più brillanti alle superiori. Prendere appunti a mano, per esempio, aiuta a memorizzarli più rapidamente. Nel mio piccolo, facendo parte di una generazione che scriveva solo a mano, e tanto, tra l’altro con la penna stilografica, col pericolo di sbavature e conseguente strappo di pagine da parte della maestra, mi rendo conto di riuscire a ancor oggi a mano ordinata e senza fare errori ortografici. Col pc invece devo rileggere sempre Ornella Olfi
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Riflessioni
CHE FIGURA DI...
Anno 1978, io e il mio amico Paolo (un ragazzo che abitava nella cascina poco più avanti la mia), avevamo 15 anni quando un sabato sera decidemmo di andare a Gottolengo, a cavallo del mio motorino, per vedere il film horror: I sette vampiri d’oro. Il film finì molto tardi (mezzanotte e mezza), e noi dovevamo essere a casa già da un bel po’, balzammo subito in sella al mio motorino per il ritorno ma incontrammo in paese una bella ragazza in bicicletta tutta sola soletta; “dove vai bella fanciulla?” E lei mi rispose: ”sono appena uscita dalla discoteca che c’è sotto il bar Brescia, stò andando a casa ma la mia bici non ha nemmeno un fanalino ed io abito in una cascina molto fuori paese, sareste così gentili di accompagnarmi voi?”, “ma certamente” gli risposi. Così si attaccò al braccio di Paolo e piano piano ci avviammo verso la campagna; la ragazza, oltre che bella, era anche molto simpatica, ci disse
che aveva 17 anni, si chiamava Teodolinda ed anche suo papà era un contadino ed aveva un allevamento di vacche lattifere. Dopo molti chilometri in mezzo ai campi in un buio tremendo (non c’era nemmeno la luna), arrivammo finalmente alla sua cascina, “vado avanti io perché c’è Cristo libero”, (Cristo era il loro cane, un rinoceronte da 90 chili, l’avevano chiamato così perché Cristo era la prima parola che veniva in mente appena lo vedevi). Teodolinda tenne a bada il cane e ci ringraziò, “Siete stati due Angeli, grazie di cuore”. Tornammo indietro verso il paese, ma, avanti e indietro, gira gira, non riuscivamo a trovare la stradina per il ritorno, finché rimasi in riserva di benzina (5 chilometri in tutto di autonomia), le due e mezza di notte, eravamo disperati, c’è mancato poco che cominciassimo a chiamare la mamma; a forza di girare ritrovammo la cascina di Teodolinda;
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Riflessioni
“entriamo a chiedere aiuto”, dissi, ma Paolo: “Sei fuori di testa? Appena il cane ci vede come minimo ci sbrana”; “Allora facciamo così: giriamo attorno alla cascina suonando il clacson”. Dopo il primo giro il cane cominciò ad inseguirci come una belva inferocita, dopo quattro giri finalmente nel cortile trovammo Teodolinda, suo papà, sua mamma, la sorella, gli zii ed i nonni, tutti in mutande, canottiera e camicia da notte. Bloccarono il cane che aveva in bocca 30 centimetri di pantalone di Paolo, “Papà, questi ragazzi sono stati gentilissimi, mi hanno accompagnato loro a casa, ma cosa ci fate ancora in giro?”, “Ci siamo persi, non abbiamo più trovato la stradina del ritorno, qualcuno di voi è così gentile da accompagnarci in paese?”. E li cominciarono a ridere, a ridere, a ridere; Paolo mi guardò e disse: “Che figura di merda”. Il papà di Teodolinda (veramente gentile ed in mutande), prese la sua auto e ci disse di seguirlo, mangiammo un quintale di polvere ma arrivammo
in paese, poi ci salutò e si mise ancora a sghignazzare come un matto. Poco prima di arrivare al cimitero di Gambara, il motorino si spense senza benzina, lo dovemmo spingere per almeno 7 chilometri per arrivare a casa. L’ultimo tratto di strada in mezzo ai campi, fu tremendo, sembrava che le ombre ci parlassero, sentivamo le urla dei vampiri (complice il film che avevamo visto); finalmente arrivammo davanti alla mia cascina (ore 03,50), “Ciao Paolo, ci vediamo domani”, “Sei impazzito? Non vorrai farmi fare gli ultimi 100 metri da solo?” Così appoggiai il motorino ad un albero e lo accompagnai alla sua cascina; nel ritorno feci una tale corsa che (credetemi sulla parola), stabilii il nuovo record mondiale dei 100 metri. Ho ancora in mente le parole di Paolo quando mi salutò: ”Mi raccomando, non diciamo niente a nessuno di quanto è accaduto stanotte”. “Non preoccuparti, sarà un nostro segreto”. Giordano
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L’INTERVISTA
DANILA COLOMBO
Ph. Flavio Stringhetti
IL PIACERE DI SENTIRSI BELLA Questa è la storia di una donna tanto professionale quanto sensuale, di una splendida 45enne che alla faccia dell’età e del pregiudizio ha deciso di buttarsi nel mondo della fotografia e del cinema, sognando in grande e puntando in alto. D’altronde, l’arte le scorre nel sangue fin da quando - da giovanissima - si iscrisse alle prime Agenzie e salì in passerella per i concorsi di bellezza. Poi, come spesso accade nella vita, vicende e vicissitudini l’hanno portata lontana dalle luci dei riflettori e l’hanno avvicinata a quelle della famiglia, del lavoro, degli affetti più cari. Eppure, dentro di lei, una miccia evidentemente non si era mai sopita ed ora è pronta ad esplodere più che mai. Danila Colombo, bergamasca doc, ha tutta l’intenzione di recuperare il tempo perduto. In pentola bollono degli scatti pronti ad essere protagonisti in una mostra fotografica e una sua partecipazione ad un lungometraggio. Eppure, a far la differenza c’è anche una buona dose di umiltà, simpatia contagiosa e la voglia di essere perennemente col sorriso sulle labbra. E con una sorpresa in serbo: a partire dall’au-
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tunno, sarà una delle testimonial di un nuovo brand di abbigliamento rigorosamente Made in Italy. Una soddisfazione che le è bastata per continuare a lavorare sui suoi progetti per tutto il mese di agosto… Riavvolgiamo il nastro: chi è Danila Colombo? Ho 45 anni… ops, non dovevo dirlo? Abito in Provincia di Bergamo e sono una quality manager nel settore automotive e una libera professionista nel campo del benessere. Mi sono buttata anche nello spettacolo, mi diletto con i servizi fotografici e ho in progetto un ruolo come attrice in un film; non solo: con orgoglio, ho girato delle parti in alcuni cortometraggi in fase di conclusione a causa Covid. Diciamo che sono entrata in punta di piedi, ma mi si sono spalancate numerose porte che mi vedranno valutare progetti su Milano, Roma e Genova. Non solo, sto aspettando di scattare anche per un servizio fotografico per una galleria d’arte fotografica. Come nasce questo tuo rapporto speciale con la fotografia? E’ iniziato tutto per gioco, a causa dell’insistenza di un fotografo che voleva immortalarmi con la sua macchina fotografica. Da allora è stato tutto
L’INTERVISTA
un susseguirsi di shooting, di collaborazioni con registi… un lungo percorso per comprendere che mi piacerebbe intraprendere a pieno ritmo questo mondo! Cosa ti ha dato la fotografia? Tanto, ma un elemento voglio anticiparlo: l’autostima. La fotografia continua a regalarmi una considerazione maggiore di me stessa: ho imparato a piacermi e a non vedermi brutta come mi sono sempre vista. Ho imparato ad amarmi. Il tuo curriculum si sta anche allungando a vista d’occhio… E non mi sono fermata nemmeno nel periodo del Coronavirus! Anzi, ho raccontato la mia storia di donna-fotomodella nel periodo dell’emergenza sanitaria, nel libro di prossima pubblicazione “Cinquanta sfumature di lock-down”. Inoltre avrò una parte nei film “Italian Concupido” e “Ruderi D’Amore” del regista Roger Fratter. Un grazie speciale a Francesco Lo Bianco con cui ho in cantiere un progetto davvero entusiasmante che spero di realizzare il prima possibile… Dalla fotografia al cinema… come ti aspetti il mondo dello spettacolo? Penso sia un mondo come gli altri dal punto di vista lavorativo: professionalità che fa da contraltare a semplice arrivismo e proposte di compromessi. Sia chiaro: io il viscido lo lascio fuori. Eppure, la tua apparenza non passa inosservata. Ma non sono una donna esibizionista: semplicemente, amo i vestiti e gli accessori e potrei
Ph. M.P.
Ph. Flavio Stringhetti
aprire un negozio per tutto quel che possiedo... d’altronde mia mamma proviene dal mondo della moda, non posso farci nulla! Inoltre, mi piace stare al passo con la moda, abbinandola però al mio gusto, al mio stato d’animo, al contesto. Mi rendo conto che spesso vengo fraintesa, mi credono la donna che vuole mettersi in mostra… quando mi si conosce, si capisce la mia semplicità e la mia umiltà. Anche sui social catturi sguardi… e followers. È un mondo che mi piace, dove è bello condividere scatti dei miei servizi fotografici senza concedere troppo spazio alla mia vita privata. Anche se dalle foto potrebbe non sembrare… adoro le piccole cose, le emozioni semplici ma vere. Che cosa fa la differenza? La sensualità è una cosa innata: o ce l’hai, o non te la puoi creare. Io sento di averla, e questo è lo sprone per andare avanti. Non mi pesa lavorare nei weekend, star sveglia fino a tardi la sera: adoro quello che faccio. CONTATTI SOCIAL Instagram: @colombo.danila 47
L’Emozione non ha voce
“IL PORTIERE DI NOTTE” - E. Ruggieri Enrico VIII, è il sesto album di Enrico Ruggeri, pubblicato nel 1986 dalla CGD. Contando anche i due album incisi con i Decibel, si può considerare l’ottavo, come suggerisce il titolo stesso. Primo album di Ruggeri a raggiungere la Top 20, ne consolida la popolarità, alla vigilia della vittoria al Festival di Sanremo 1987 che gli varrà la consacrazione a cantautore di rilievo. Il brano di punta scelto inizialmente è stato Il portiere di notte che sarà ripreso da Mina nel 1990. Le tematiche del rocker e dello chansonnier, si riferiscono in modo particolare a filosofie e ricordi su materie sentimentali, che prevalgono sui discorsi diretti. Struggente canzone che esprime un sogno trasgressivo. L’amore di un uomo innamorato che tenta di squarciare le miserie esistenziali della donna amata. Ruggeri sa cogliere, con toni efficaci, il dramma di un desiderio tenero ma impervio. Questo è un capolavoro ingiustamente sottovalutato. Fa venire i brividi. Musicalmente meravigliosa, il testo è un vissuto di quattro minuti e mezzo. Una favola.
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Vanno via e non tornano più; non danno neanche il tempo di chiamarli. E non lasciano niente, non scrivono dietro il mittente e nelle stanze trovo solo luci spente. Sapeste che pena, per chi organizza la scena, restare dietro al banco come un cane con la sua catena. E lei che viene spesso a notte fonda, è così bella, è quasi sempre bionda. E’ lei che cambia sempre cavaliere e mi parla soltanto quando chiede da bere. Ma la porterò via e lei mi seguirà. Prenoterò le camere in tutte le città. La porterò lontano per non lasciarla più, la porterò nel vento e se possibile più su. E quando ci sorprenderà l’inverno, non sarò più portiere in questo albergo. Sapeste che male
quando la vado entrare; non la posso guardare senza immaginare. Ma è lei che non immagina per niente cosa darei per esserle presente. Ma lei non vede e allora parlo piano, con la sua forma in un asciugamano. Ma la porterò via, non l’abbandonerò. La renderò partecipe di tutto ciò che ho. La porterò lontano per non lasciarla mai e mi dirà “ti voglio per quello che mi dai”. E quando insieme prenderemo il largo, non sarò più portiere in questo albergo e insieme, dentro al buio che ci inghiotte, non sarò più il portiere della notte.
Il portiere di notte
LINEA INVISIBILE Cambiano le forme, nel tempo assumono sfumature nove, si fanno mistura arsa di dolore e sofferenza vestite di candore purpureo. Rimane intatta l’essenza, mascherata da parole chete, armoniose, buone forse a farci il minestrone in inverno quando fuori la pioggia batte irruente sui vetri ed una fitta nebbia gialla si stropiccia fra case e coscienze assopite. Meriggio qualsiasi, uno fra i tanti. Alto il sole, abbaglia, avvolge, coinvolge, riporta indietro pensieri fra lontananze distratte. Bella Vittoria, felice, fra le acque si muove, rallegrata da voci d’infante, sorride sorniona. Una voce di donna irrompe la quiete; il dito punta contro di lei; a me si rivolge con fare austero asserendo: “Questa ragazza non è normale?” Indignata ribatto: ”Cosa ha detto? E’ una bimba speciale, è mia figlia ed è felice di nuotare nell’acqua”. La voce continua: “Mi scusi se mi sono permessa ma anche noi avevamo una ragazza così che abbiamo perso quando è diventata signorina… tanti si vergognano di questi figli...” Rossa di rabbia, col volto acceso di dolore, mi sforzo di sorridere ribattendo: “Non mi vergo-
Riflessioni
gno di lei, è già “signorina” ed è felice!!!!”. Poi volto le spalle. In una frazione di secondo sono crollati castelli di sabbia, le mille e mille parole costruite dalla società moderna per travestire una situazione definita “non normalità.” Fra le mani, le mie stesse mani, mi sono prese, nel silenzio di caos rullante. Fra le mani; ho accolto Vittoria, carezzandola. Tutt’attorno il mondo continuare a girare, rullare, ululare, vociare. Ho risentito sulla pelle, fuori e dentro, con graffiante passione, le ferite di guerre amare innanzi portate a testa alta. Ho riassaporato l’amaro di una solitudine fonda e mesta. Poi ho sollevato lo sguardo. Negli occhi della mia Vittoria mi sono persa, ritrovando gioia di vivere e di lottare; il buon Dio ringraziando per i doni ricevuti in sovrabbondanza. E mi sono detta, mentre una lacrima muta lenta solcava la guancia, che la vita è sacra, degna di esser vissuta ovunque e sempre a dispetto di ogni cosa. A piccoli passi il mondo ho misurato, in un gioco bizzarro e contorto, ho tracciato nell’acqua linee invisibili di mappe da ritrovare, di tesori nascosti da riscoprire. Milena la mamma di Vittoria e di Celeste
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Società
IL CARCERE DELLE PAROLE Stavo riflettendo sul carcere italiano, sul nostro paese, sulla nostra Costituzione, sulla tragicità di certi accadimenti, nella mente scolpita l’immagine di questo sub-mondo devastato, tanti morti ammazzati in pochi giorni. Rischio contagio e isolamento, cittadini detenuti denunciati a migliaia, questo silenzio irriverente che avvolge colpevoli e innocenti. Si fa presto a fare diventare le parole ferro bruciato, acciaio contorto, parole che hanno il sapore del sangue e dell’ira che sale. Quando c’è il carcere di mezzo le parole si piegano agli spazi, alle virgole, ai punti in sospensione, non concedono pausa, solamente lo sconcerto della disperazione. Tutto questo dentro uno spazio sovraffollato da chi è disperato al fondo, di chi non ha più speranza. Le parole ancora sbattono sui cancelli blindati, fanno pressione, spingono in avanti, incrinano la voce, fanno male al cuore, parole che urlano e gridano, graffiano e lacerano, sono parole che accatastano le emozioni, le fanno rimbalzare, disperdere, finchè non rimane più niente. Quale scopo, quale utilità, questo carcere, se non rispetta la dignità delle persone, non educa al rispetto di se stessi e degli altri, se non contempla norme, leggi, costituzione, a tutela di ognuno e di ciascuno, ma invece stabilisce priorità al valore delle cose, degli oggetti, soprattutto dei numeri. C’è necessità di parole sottovoce, in punta di piedi, parole di una preghiera per lo più sconosciuta, ma ben allac50
ciata in vita a chi cammina in ginocchio, parole che urtano e scostano l’indifferenza dall’abitudine al male, parole che fanno bene alle coscienze, parole che consentono ai piedi di stare ben piantati alla terra, parole che si fanno avanti e non lasciano scampo alle giustificazioni. Mi sono chiesto non di che colore è quel male che tanto dolore ha recato, non di che dialetto è quel silenzio di spalle alla propria dignità umiliata, non di che angolo di umanità derelitta e sconfitta proviene tanta dimenticanza del giusto. Quel che è accaduto mi ricorda altri tempi in cui nel tentativo di umanizzare un territorio inumanizzato si è fatto soltanto il gioco di chi il carcere lo voleva disumanizzato. La violenza è sempre un comportamento sbagliato, non porta frutti, soltanto dolore. Ugualmente mi domando come è possibile pretendere speranza e ritorno alla vita dentro un luogo di morte. La risposta sta nella paura di esser tacciati buonisti, di perdere consensi, in fin dei conti di che stiamo parlando se non di materiali in eccesso. Ancora parole che non vengono, che non vanno, che rimangono a metà della strada tra giustizia, legalità, umanità, ancora parole, questa volta non più banalità, ritornelli di un canzone vecchia come il mondo, almeno questa volta, Dio, questa volta, siano parole profetiche di un inno al rispetto e alla pratica delle leggi, come ha detto più volte qualcuno assai più autorevole di me: “un’esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune”. Vincenzo Andraous
GUSTO A TAVOLA
BLOODY MARY A MODO MIO Ingredienti per 2 persone 3 pomodori rossi polposi e maturi (a grappolo) 1 peperone giallo sale, pepe e peperoncino in polvere olio extra vergine di oliva Preparazione: Sbollentare i pomodori per 2 minuti e togliere la pelle. Tagliare a pezzi il peperone eliminando i semi, quindi sbollentare per circa 5 minuti. Tagliare i pomodori e frullarli, mettere poi il succo in un grande bicchiere per condire, aggiungere sale, pepe e peperoncino, olio extra vergine di oliva. Frullare il peperone, condire con sale, e olio. Comporre i bicchieri di portata con il composto di pomodoro, piano piano aggiungere il pepero-
ne, qualche goccia di olio in superficie e pepe. Servire freddo e decorare a piacere. Ideale anche per un pinzimonio di verdure fresche da intingere. Anna - www.cucinacreare.it
Miss New Entry 2020/2021
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50 ANNI FA
Hit Parade del 28 Agosto 1970 1 2 3 4 5
La lontananza - Domenico Modugno Lady Barbara - Renato Insieme - Mina Fiori rosa, fiori di pesco - Lucio Battisti L’isola di Wight - Michel Delpech 1° POSTO
2° POSTO
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Tanto pe’ canta’ - Nino Manfredi Fin che la barca va - Orietta Berti Viola - Adriano Celentano Settembre - Peppino Gagliardi Un pugno di sabbia - Nomadi 3° POSTO
“La lontananza” Domenico Modugno
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Riflessioni
UNA LOTTA CONTINUA CONTRO LA MALATTIA Stare vicino a chi ha una malattia non è semplice. Tante volte pure noi vorremmo scappare da noi stessi. Semplicemente ci vuole coraggio e pazienza a sopportare i nostri dolori, i nostri momenti di fragilità. Perché non si riesce ad essere sempre forti, è impossibile. Quando il dolore è acuto calpesta anche la parte razionale che ci ricorda di non mollare. Spesso ci domandiamo “Perché a me questa vita? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?”. Ed oggi, io, me lo domando più che mai. La malattia è arrivata senza volerlo, è nata insieme a noi. All’esterno non sempre si vede ma dentro è viva e si sente. La mia è una lotta continua contro questa maledetta. Tre anni fa ero riuscita ad annientarla ma questa volta è tornata più forte di prima. Sembra imbattibile e ti distrugge. “Lei” mi ha fatto diventare la persona che sono oggi, ho imparato con gli anni ad essere forte e a non arrendermi. Ero lo stupore dei medici perché non mi hanno mai vista senza sorriso, nonostante tutto. Ero la “ragazza con le palle”, ero quella che sentiva i medici confidarsi “fate piano a toccarla perché non vi dirà mai che le state facendo male, ma sta soffrendo tanto”. Ero la “piccola dolce bimba, così piccola ma con una malattia così grande”. Ero la cocca di ogni dottore perché non mi sono mai lamentata, non ho mai pianto e non ho mai fatto capricci. Ho conosciuto persone, dentro gli ospedali, che probabilmente oggi non ci sono più. Ho visto bambini più piccoli di me in dialisi. Sono passata in reparti di malattie terminali e ho navigato in ogni sguardo di quei bambini/ragazzi che conoscevano la data di scadenza della
loro vita. Ho visto gli occhi di chi si svegliava in terapia intensiva... Tutte queste esperienze ti segnano dentro e ti cambiano. Impari a vedere la vita diversamente e ad apprezzare tutti quei dettagli che, al giorno d’oggi, la gente considera superflui. Impari a dare valore alla giornata quando apri gli occhi la mattina e puoi dire “oggi sono ancora qui” e quando li chiudi la sera prima di addormentarti e pensare “ce l’ho fatta anche oggi”. Stare con me non è semplice, sono vulnerabile. Oggi sono sole, poi luna. Oggi sono mare calmo, poi tempesta. Mi piace vivere a mille la vita, adoro la follia. Ho sempre rischiato, “Lei” mi ha insegnato a buttarmi e non avere rimpianti. Sono metà donna metà bambina, sono un uragano combinaguai e non ho un carattere facile da comprendere. Spesso vorrei far arrivare alle persone il mio modo di vivere e il mio perché, ma non sempre è facile. Vorrei dar loro i miei occhi per far vedere come guardo io, vorrei dar loro il mio cuore per far capire come amo io. Ma il mondo è difficile, mi spiace non riuscire ad essere compresa. La malattia ti insegna a crescere perché “o sei forte o muori” però allontana anche. Le persone ti considerano diversa da loro, un limite perché non riesci a fare tutto, un peso perché magari ti sforzi ad essere normale e che stai bene quando non lo sei. Mi sono spesso sentita un rifiuto per colpa di questa dannata. La malattia è una grandissima puttana e ogni giorno devo fare un mega lavoro su me stessa per accettarla nel mio percorso. Ed è grazie alle mie forze che, nonostante tutto, non ho mai smesso di essere uno tsunami d’amore e di avere sorrisi dipinti sulle labbra. Quella che sono oggi è la mia rivincita contro “Lei” e la vita. AIRP - Associazione Italiana Rene Policistico onlus 05
AUTO D'EPOCA
HONDA NSX
L’ANTI FERRARI DEL SOL LEVANTE
La vettura di cui parlo oggi è un autentica leggenda giapponese, nonché un must per gli amanti delle vetture nipponiche. Commercializzata per ben quindici anni dal 1990 al 2005, in diverse versioni, con marchio Honda e marchiata Acura per gli states. Nata con il preciso scopo di far la guerra alle italiane e alle tedesche più blasonate, Porsche, Ferrari e Lambo. Partecipò allo sviluppo della vettura anche il pluri titolato pilota di F1 Ayrton Senna. Memorabile il video che ancora potete trovare su Yuo Tube, in cui la spinge oltre ogni limite sul circuito di Suzuka. Montava un V6, V TEC aspirato da 3 litri e 270 CV di potenza, staccava lo 0-100 km/h in 5.3 secondi e superava i 270 km/h. Vettura finissima dal punto di vista tecnico, le bielle del motore erano in titanio e in generale fu fatto un ampio uso di leghe leggere, telaio, sospensioni e corpo vettura erano in alluminio per esempio. La linea è a mio avviso meravigliosa, con un alettone a ponte posteriore ed i fari a scomparsa. Senna insistette molto sul fatto che il telaio andasse irrigidito e fu ovviamente ascoltato. Nel 1997 ci fu un’evoluzione del motore che passò dagli originali 3 litri a 3.2, con un aumento di potenza pari a 3 CV. 52
Un significativo restilyng avvenne nel 2002, con l’adozione di fari fissi e non più a scomparsa e una nuova gamma di colori fra cui il meraviglioso long beach blue pearl, migliori aereodinamiche fecero si che potesse raggiungere i 281 km/h. Questa restyling, la rese a mio avviso perfettamente al passo con i tempi dal punto di vista stilistico, rimanendo sempre bellissima. Ne fu prodotta per gli stati uniti, con il marchio Acura una versione celebrativa di soli 51 esemplari per celebrare i due campionati del mondo vinti dal grande Alex Zanardi in CART champ car. Colgo l’ occasione per fare un grande in bocca al lupo a quel pilota straordinario di Alex Zanardi, uomini fuori dal comune hanno capacità fuori dal comune… Non ho dubbi al riguardo, riuscirà a dare “un secondo a giro “ anche questa pagina sfortunata della sua vita, con il consueto sorriso e il suo grande cuore. Forza leggenda ! Ti aspettiamo !!!! Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: Antonio Gelmini meccanicagelmini@gmail.com
PERSONAGGI
CHRISTO SMIRNENSKI Christo Smirnenski , reale Christo Izmirliew nato il 17 settembre 1898 , Kukusz , deceduto il 18 giugno 1923, Sofia ) - Poeta, scrittore e satirista bulgaro. Christo Smirnenski è nato nella città di Kilkis (bulgaro Kukusz). Quando durante le guerre nei Balcani Kilkis fu bruciato e distrutto, si trasferì con la sua famiglia a Sofia. Ha iniziato a scrivere già negli anni della scuola media, inizialmente creando canzoni satiriche e umoristiche. Ha debuttato nel 1915 con un dialogo umoristico, pubblicato sulla rivista K’wo. Inizialmente, ha frequentato la scuola tecnica a Sofia, in seguito ha iniziato la sua formazione nella scuola degli ufficiali. Dopo la ribellione degli ufficiali a Władai nel 1918, alla cui soppressione partecipò come un giovane elew , abbandonò la sua carriera militare e si dedicò al giornalismo e alla scrittura. Ha collaborato come giornalista e negli anni 1921-1922 curò la rivista satirica Jestgaran, in seguito anche Maskarad (1922-1923). Morì di tubercolosi nel 1923. Smirnenski è l’autore di numerose opere satiriche pubblicate sulla stampa. Dal 1920, quando apparve il suo primo poema rivoluzionario ( Pyrwi maj ), Smirnenski scrisse anche poesie impegnate che esprimevano ribellione contro la realtà difficile, la necessità di cambiamento e la prontezza rivoluzionaria e giovane per trasformare il mondo. Ha anche pubblicato colonne in poesia e prosa. Uno dei pezzi di prosa più famosi di Smirnenski è The Stair Tale, che presenta metaforicamente il 18
percorso spirituale di un lavoratore: essendo inizialmente un povero leader dei cambiamenti rivoluzionari, diventa, dopo qualche tempo, simile a quelli con cui ha combattuto. Nella traduzione in polacco, apparve una selezione di poesie di Smirnenski, pubblicate nel volume Bracia Gawrosza e altre poesie edite da Jan Piewak, Varsavia 1966, e poesie pubblicate nelle antologie della poesia bulgara. Sam Walton I fratellini di Gavroche Sei irrigidita tutta nella tua malvagità o rumorosa e dissoluta città e i tuoi lampioni luminosi invano brillano così festosi. Ogni viola serata io vedo i ragazzi poveri, uniti e offesa immeritata, improntata sui loro visi esausti, sfiniti. Il destino li ha presto inganati la vita li ha messi con le spalle al muro ed eccoli nell’angolo fermi, disperati con le berrette abbassate. Che cosa lì dai dalla tua opulenza tu per qualcuno così generosa e per i poveri ed oppressi crudele e impietosa. Davani alle tue vetrine brillanti si uniscono loro spesso e quanta tristezza negli occhi febbrili e quanto dolore immenso. E se ne vanno loro desolati con timido sorriso sul viso e queste vetrine sono affollate di innumerevoli cose bramate. Sei irrigidita tutta nella tua malvagità o rumorosa e dissoluta città e i tuoi lampioni luminosi invano brillano così festosi! Un grazie a Dara Naumova che ci ha indicato questo testo.
Racconti
DILLO OGGI !!! C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia... Una malattia di cui non si conosceva la cura. Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento... Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre... Stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta... Chiese il permesso a sua madre. Lei accettò. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età. Fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza. Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era la ragazza. Lei lo guardò e gli disse sorridente: “Posso aiutarti?” Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla. Balbettando le disse: “Si, eeehhmm, uuhhh...mi piacerebbe comprare un CD”. Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. “Vuoi che te lo impacchetti?” - Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio. Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd. Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio. Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio. Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto
con il suo numero di telefono sul bancone; dopodiché uscì di corsa dal negozio. Driiiiin !!! Sua madre rispose al telefono: “Pronto?”, - era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: “Non lo sai?...è morto ieri”. Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba. Aprì l’armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica. La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: “Ciao!!!Sei bellissimo! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB...Sofia.” La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa. Morale: Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti. Dillo oggi stesso. Domani potrebbe essere troppo tardi. Questo messaggio è stato scritto su New Entry per far riflettere la gente e così, poco a poco, cambiare il mondo. Daniela 09
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LAVORO • Cerco lavoro di qualsiasi tipo, basta che sia serio (ho esperienza come barista, badante, pulizie, ecc), mi adatto a tutto (anche operaia). Da 7 mesi sono disoccupata e ho bisogno di lavorare. Sono Italo-rumena, ma vivo qui da 25 anni (abito a Strozza), sono patentata ma non mi allontano di più di 15km. Info: 3805189319 • SIGNORA ITALIANA PLURIESPERIENZE ANCHE CON NEONATI OFFRESI COME BABYSITTER COLF BADANTE NOTTE O GIORNATA SERIA, AFFIDABILE AUTOMUNITA 3382402317 • Cercasi pensionato per aiuto
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L’INTERVISTA
MICHELLE CAPO SUI SOCIAL SONO QUELLA CHE VORREI ESSERE!
Capello rosso, corpo da favola, una buona dose di malizia unita ad un pizzico di sano esibizionismo. Michelle Capo è una di quelle ragazze che, attraverso i social, ha deciso di mettersi in gioco senza maschere e senza ipocrisia. Stuzzicare e provocare le piace, senza mai scadere nella volgarità. Così, da qualche mese a questa parte, ha deciso di raccontarsi sul suo profilo Instagram con un modo nuovo, tutto da scoprire. D’altronde, come darle torto. I suoi quasi 19 anni sono un trionfo di fashion e di sana “pazzia” che si trasforma in un mix di femminilità e sensualità.
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Come è naturale che sia, tante pagine Instagram hanno iniziato a far rimbalzare le sue foto rendendola sempre più conosciuta al popolo del web. Ma ora, dopo che con la scuola il feeling non è mai stato dei migliori, Michelle ha intenzione di giocarsi tutte le sue carte e buttarsi nel mondo della fotografia, dello spettacolo, della tv. Dalla sua, come detto, ha il fisico e quel pizzico di follia necessario per farsi notare nella folla. “Anche per questo, vengo molto criticata su Instagram – racconta Michelle – questo accade perchè non tutte le ragazze hanno il coraggio di togliere la maschera ed essere sè stesse. Al contrario, vorrei dire a tutte queste ragazze che io non critico nessuno: non ne sento il bisogno perché non indosso maschere, sono me stessa, e questa per me è la cosa più importante”. Un messaggio forte perché, ogni volta che Michelle pubblica qualcosa, gli haters sono pronti a sbucare da ogni dove. Un fiume di critiche che la lascia indifferente. Anche perché al suo fianco ci sono sua mamma e sua sorella che si sono trasformate in fotografe pur di far emergere tutta la sua femminilità. Insomma, attraverso il tuo account hai scelto di raccontarti in un modo davvero spe-
L’INTERVISTA
ciale. Partiamo da una constatazione. Io i social li vedo come un mondo a parte, nel quale puoi essere chi vuoi e puoi imparare a sentirti a tuo agio con il tuo corpo e con te stessa. Instagram è un mondo dove puoi davvero esprimere e condividere te stessa e i tuoi pensieri. E tu, cosa vorresti mostrare? Molto semplicemente, che la perfezione non esiste ma che ognuno di noi è bello a modo suo! Vorrei condividere il mio pensiero: ognuno deve essere libero di esprimersi nel modo che preferisce, senza essere giudicato. Purtroppo invece molto spesso i giudizi prendono il sopravvento. Proprio così, ma io faccio questo ragionamento: chi offende e giudica gli altri, lo fa per invidia e insoddisfazione. Spesso ricevo messaggi da ragazze che mi dicono che mi sto buttando via, di smetterla con queste foto. Invece tu non molli. Non ho mai avuto paura; ho scelto una strada e voglio arrivare fino in fondo, nonostante abbia ricevuto insulti, minacce, auguri di morte, semplicemente per aver postato una foto un po’ più sexy delle altre. Ma non voglio fermarmi, perché ora nella vita finalmente ho un sogno. Un nuovo mondo che si è spalancato grazie alla fotografia. La fotografia mi ha dato il coraggio di essere me, di esprimermi come voglio, di stare al centro dell’attenzione. Volete sapere la verità? Sentiamo… L’idea di postare foto provocatorie mi è venuta durante la quarantena, perché mi ero stancata di dover indossare una maschera per sentirmi normale e ho capito che non mi sarei mai sentita al 100% me stessa senza potermi esprimere. Così ho iniziato a far foto provocanti allo specchio cercando la giusta angolazione, successivamente ho chiesto aiuto a mia sorella e anche a mia mamma per fare scatti migliori, e loro mi
hanno aiutata e sostenuta in questa avventura. Insomma, un successo “in famiglia”. Anche perché fin da piccola mi mettevo in posa e volevo essere in tutte le fotografie. Certo, so che sono ancora all’inizio e devo imparare molto, ma io non demordo e un po’ alla volta sto crescendo. Quanto c’è di esibizionista nella tua vita? Nel quotidiano non sono troppo esibizionista, anche se mi piace essere elegante e sexy allo stesso tempo. Dove vorresti arrivare in questo mondo? Penso che uno dei miei valori aggiunti sia quello di non provare invidia e gelosia. In più, mi sono buttata in questo mondo per un concetto forte: voglio contribuire ad alzare l’autostima delle ragazze, sostenerle e insegnar loro a stare bene con sé stesse. Non so dove arriverò, ma voglio puntare in alto. Mi auguro che mi possiate veder brillare… CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/capo_michelle/ 47
1982
Segni nel Tempo
Riccardo Poletti
Figlio di Gianna e Arietto Paletti, imprenditore milanese che aveva costruito la sua fortuna come costruttore e immobiliarista, inizialmente si interessò al karate, disciplina in cui si era laureato campione nella categoria juniores a tredici anni, e allo sci alpino. La sua passione per l’automobilismo si sviluppò, infatti, solamente a diciannove anni. Nel 1978 fece quindi il suo debutto in Formula SuperFord, riuscendo anche a portarsi in testa per diversi passaggi alla gara d’esordio, ma senza mai riuscire a vincere un appuntamento stagionale. Ottenne comunque diversi podi e, per il 1979, decise di approdare in Formula 3, seppur con scarsi risultati. Non riuscì, infatti, ad andare oltre due quinti posti. Nonostante ciò, grazie agli investimenti dello sponsor, riuscì a debuttare in Formula 2 nel 1979 alla gara di Misano, pur essendo costretto al ritiro per un incidente. Dopo alcune altre corse senza particolari risultati in Formula 3, a metà del 1980 venne chiamato da Mike Earle per sostituire Johnny Cecotto in Formula 2, dato che il venezuelano aveva rescisso il proprio contratto con il team per passare alla Minardi. Fece quindi il proprio debutto al Mugello e al Gran Premio dell’Autodromo di 60
Monza colse un terzo posto. Venne quindi confermato alla Onyx per la stagione 1981 e durante l’inverno venne impiegato svariate volte come tester. All’apertura del campionato conquistò subito un secondo posto a Silverstone e giunse terzo a Thruxton. Il prosieguo dell’annata non fu, però, altrettanto fortunato e, ad eccezione di un sesto posto a Vallelunga, Paletti venne costretto al ritiro per sette gare consecutive. A fine stagione la Pioneer, di cui la Exim era importatrice per l’Italia, lo convinse ad accettare di debuttare in Formula 1, sebbene il pilota preferisse rimanere ancora un anno nella categoria per poter maturare ulteriormente. Paletti si unì al team Osella di Formula 1 nel 1982 come secondo pilota nella squadra. Durante i test invernali fu costretto a provare con la vettura dell’anno precedente e anche se al suo esordio, nel Gran Premio del Sudafrica, gli venne messa a disposizione una nuova monoposto mancò la qualificazione. Ebbe l’occasione di debuttare al Gran Premio di San Marino, in cui presero il via appena 14 vetture, in quanto venne boicottato da diverse squadre per lo scontro tra FISA e FOCA. La sua gara durò
1982
comunque sette giri, prima di essere costretto al ritiro per un guasto alla sospensione. Nelle due corse successive mancò nuovamente la qualificazione e i rapporti con l’Osella andavano deteriorandosi, sia per la rivalità sviluppatasi nei confronti del compagno di squadra Jean-Pierre Jarier che per la scarsa competitività del mezzo. Nel settimo Gran Premio della stagione, a Detroit, riuscì a qualificarsi su una griglia di partenza completa, ma durante il warm-up della domenica mattina perse una ruota e danneggiò la sua vettura. Inizialmente pareva che il pilota potesse prendere il via con il muletto, ma la rottura dell’estintore sulla macchina di Jarier fece sì che questo venisse destinato al francese e il pilota italiano non riuscì a partecipare alla gara. Intanto Paletti aveva riallacciato i contatti con Mike Earle, con cui aveva già corso in Formula 2, e i due si stavano accordando per un passaggio del pilota italiano al team dell’inglese per la stagione 1983. La morte Al Gran Premio del Canada, poi, Paletti riuscì a qualificarsi in ventitreesima posizione. Il 13 giugno, giorno della gara, Didier Pironi, che era in pole position, ebbe un inconveniente al via ed il motore della sua Ferrari si spense. Il francese lo segnalò prontamente agitando le braccia, ma la direzione gara autorizzò comunque la procedura di partenza, e, quando si accese il verde, le altre macchine riuscirono comunque ad evitarne la vettura; solo Paletti, che partiva dall’ultima fila e aveva quindi la visuale oscurata dai concorrenti che lo precedevano, non fu in grado di reagire in tempo e tamponò violentemente il posteriore della Ferrari quando aveva già raggiunto una velocità di circa 180 km/h. Paletti perse subito conoscenza rimanendo intrappolato nell’auto; Pironi uscì immediatamente dalla propria vettura per aiutare il collega insieme ai commissari di gara, ma pochi secondi dopo la benzina che era fuoriuscita dal serbatoio dell’Osella prese
Segni nel Tempo
fuoco e la monoposto fu completamente avvolta dalle fiamme. L’incendio fu rapidamente domato ma il pilota, pur non ustionato, non dava segni di vita; estratto dalla sua macchina dopo oltre venti minuti e portato in ospedale, morì poco dopo il ricovero.Le ferite riportate nella zona toracica, piuttosto gravi, resero fatale l’inalazione delle sostanze estinguenti che preclusero ogni possibilità di rianimarlo; inoltre aveva subito la frattura della gamba sinistra e della caviglia destra. Paletti, che due giorni dopo l’incidente avrebbe compiuto 24 anni, fu la seconda vittima in Formula 1 quell’anno; solo poche settimane prima Gilles Villeneuve aveva perso la vita dopo un incidente sul sul circuito di Zolder. A rendere più tragica la situazione fu la presenza, tra gli spettatori del Gran Premio, della madre, che era giunta lì all’insaputa del figlio.
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BUON COMPLEANNO NONNA GRAZIA Mettendo in ordine in casa ho sfogliato i primi numeri di New Entry che ho tenuto da parte, del 2008 e ho riletto con tanto piacere l’articolo che mi aveva dedicato proprio nonna Grazia! Sono passati già 12 anni e, seppur con l’avanzare dell’età sono aumentati i vari acciacchi, nonna Grazia è sempre una cara amica e “nonna” adottiva per me e penso per altre amiche lettrici che l’hanno apprezzata negli anni tramite i suoi scritti. Tra l’altro l’ho sentita al telefono poco tempo fa ed è ancora brillante! Il 15 settembre compie ben 96 anni!! Per questo voglio mandarle tantissimi auguri di Buon Compleanno con tanto affetto e le auguro di poter godere altri anni dell’amore dalle sue figlie, nipoti pronipoti!! Olfi Ornella 63
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