NEW ENTRY MAGAZINE - EDIZIONE DI BRESCIA DEL 6 SETTEMBRE 2020

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Anno 26 - N°8 del 06/09/2020 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Magazine

Viviamo in un'epoca in cui il superfluo è la nostra unica necessità. Oscar Wilde

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NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 26 - N°08 del 04/09/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172 DISTRIBUZIONE BRESCIA - MANTOVA - CREMONA Acquafredda - Asola - Borgosatollo - Calcinato Calvisano - Carpenedolo - Casalmoro - Casalromano Castelnuovo - Castenedolo - Fiesse - Gambara - Ghedi Gottolengo - Isorella - Leno - Milzano - Montichiari Montirone - Pavone del Mella - Poncarale - Pralboino Remedello Sopra - Remedello Sotto - Visano.... 02 22

Editoriale

NON SIAMO DIVENTATI MIGLIORI!!! E' proprio il caso di dirlo: ci è andata bene se siamo rimasti quelli di prima. L'odio e la cattiveria che emerge nei social non ha eguali e a volte mi chiedo se siamo stati sempre così oppure il fatto di essere dietro uno schermo ci ha reso più forti e liberi di dimostrare quanto siamo sciocchi. Poi c'è la realtà di tutti i giorni: un cameriere viene morso da alcuni clienti perchè è stata richiesta loro l'uso della mascherina, persone a cui è stato diagnosticato il covid-19 che vanno a spasso come niente fosse... E non solo la pandemia ha fatto emergere che di persone educate al mondo ce ne sono davvero poche. Per non parlare del rispetto, parola ormai caduta in disuso in ogni campo e situazione. In agosto ho trascorso qualche giorno in tenda presso una località chiamata "Pertus" nella bergamasca. Luogo molto carino dal panorama meraviglioso dove la gente, specialmente negli weekend, ama raggiungere per fare un picnic e sdraiarsi sul prato a riposare. Mi chiedo: se noi raggiungiamo queste mete perchè sono belle, pulite, ordinate... perchè quando ce ne andiamo abbandoniamo rifiuti dove ci capita e quindi non abbiamo rispetto di ciò che la natura ci ha offerto? E' nostro dovere far sì che le persone che visiteranno il luogo dopo di noi trovino lo stesso ambiente meraviglioso che abbiamo trovato noi! E pensare che basta fare una cinquantina di metri e ci sono pure i bidoni della spazzatura. Ciò significa semplicemente menefreghismo, stupidità, ignoranza. E' questo l'esempio che vogliamo lasciare ai nostri figli? Se diamo per scontato questi gesti non lamentiamoci poi se da grandi getteranno qualsiasi cosa dal finestrino di un auto in corsa o peggio butteranno sassi dai cavalcavia... La chiave del futuro è il Bello, quello che ci entra dagli occhi fino a raggiungere il cuore. 26 anni fa, sul primo numero di questa rivista scrissi una frase che poi mi è rimasta impressa nel tempo e di cui ne sono tuttora convinto: PER FARE DEL MALE NON SERVE UCCIDERE, BASTA GETTARE UN PEZZO DI CARTA IN UN PRATO! Gianluca Boffetti


Riflessioni

IO ME LA RICORDO LA FELICITÀ “Io me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare nei giorni di agosto. Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi pieni di valigie e le autostrade senza bollini neri. Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c’era un supermercato sempre aperto. Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e porca puttana ti capitava sempre quella che non ti piaceva. Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dal mare” che le spedivamo sempre l’ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li

leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano. Invece oggi il 15 agosto i centri commerciali sono sempre aperti, le città sempre più popolate, i pensionati li vedi lì, sotto qualche albero per un po’ di fresco. Ci facciamo sempre più foto senza il bisogno di andarle a sviluppare, e qui, ci hanno fregato l’attesa. Andiamo in spiagge organizzate e devi rispettare i limiti, e qui, ci hanno fregato gli spazi. Abbiamo voluto di più ma abbiamo ottenuto di meno. Abbiamo ottenuto un smartphone per parlare con il mondo, e qui, ci hanno fregato la voglia di stare insieme. Io me la ricordo la felicità, rimaneva a te, sulla pelle, e non aveva nessuna password.. Originally published at My Salute.

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50 ANNI FA

Hit Parade del 28 Agosto 1970 1 2 3 4 5

La lontananza - Domenico Modugno Lady Barbara - Renato Insieme - Mina Fiori rosa, fiori di pesco - Lucio Battisti L’isola di Wight - Michel Delpech 1° POSTO

2° POSTO

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Tanto pe’ canta’ - Nino Manfredi Fin che la barca va - Orietta Berti Viola - Adriano Celentano Settembre - Peppino Gagliardi Un pugno di sabbia - Nomadi 3° POSTO

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Riflessioni

UNA LOTTA CONTINUA CONTRO LA MALATTIA Stare vicino a chi ha una malattia non è semplice. Tante volte pure noi vorremmo scappare da noi stessi. Semplicemente ci vuole coraggio e pazienza a sopportare i nostri dolori, i nostri momenti di fragilità. Perché non si riesce ad essere sempre forti, è impossibile. Quando il dolore è acuto calpesta anche la parte razionale che ci ricorda di non mollare. Spesso ci domandiamo “Perché a me questa vita? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?”. Ed oggi, io, me lo domando più che mai. La malattia è arrivata senza volerlo, è nata insieme a noi. All’esterno non sempre si vede ma dentro è viva e si sente. La mia è una lotta continua contro questa maledetta. Tre anni fa ero riuscita ad annientarla ma questa volta è tornata più forte di prima. Sembra imbattibile e ti distrugge. “Lei” mi ha fatto diventare la persona che sono oggi, ho imparato con gli anni ad essere forte e a non arrendermi. Ero lo stupore dei medici perché non mi hanno mai vista senza sorriso, nonostante tutto. Ero la “ragazza con le palle”, ero quella che sentiva i medici confidarsi “fate piano a toccarla perché non vi dirà mai che le state facendo male, ma sta soffrendo tanto”. Ero la “piccola dolce bimba, così piccola ma con una malattia così grande”. Ero la cocca di ogni dottore perché non mi sono mai lamentata, non ho mai pianto e non ho mai fatto capricci. Ho conosciuto persone, dentro gli ospedali, che probabilmente oggi non ci sono più. Ho visto bambini più piccoli di me in dialisi. Sono passata in reparti di malattie terminali e ho navigato in ogni sguardo di quei bambini/ragazzi che conoscevano la data di scadenza della

loro vita. Ho visto gli occhi di chi si svegliava in terapia intensiva... Tutte queste esperienze ti segnano dentro e ti cambiano. Impari a vedere la vita diversamente e ad apprezzare tutti quei dettagli che, al giorno d’oggi, la gente considera superflui. Impari a dare valore alla giornata quando apri gli occhi la mattina e puoi dire “oggi sono ancora qui” e quando li chiudi la sera prima di addormentarti e pensare “ce l’ho fatta anche oggi”. Stare con me non è semplice, sono vulnerabile. Oggi sono sole, poi luna. Oggi sono mare calmo, poi tempesta. Mi piace vivere a mille la vita, adoro la follia. Ho sempre rischiato, “Lei” mi ha insegnato a buttarmi e non avere rimpianti. Sono metà donna metà bambina, sono un uragano combinaguai e non ho un carattere facile da comprendere. Spesso vorrei far arrivare alle persone il mio modo di vivere e il mio perché, ma non sempre è facile. Vorrei dar loro i miei occhi per far vedere come guardo io, vorrei dar loro il mio cuore per far capire come amo io. Ma il mondo è difficile, mi spiace non riuscire ad essere compresa. La malattia ti insegna a crescere perché “o sei forte o muori” però allontana anche. Le persone ti considerano diversa da loro, un limite perché non riesci a fare tutto, un peso perché magari ti sforzi ad essere normale e che stai bene quando non lo sei. Mi sono spesso sentita un rifiuto per colpa di questa dannata. La malattia è una grandissima puttana e ogni giorno devo fare un mega lavoro su me stessa per accettarla nel mio percorso. Ed è grazie alle mie forze che, nonostante tutto, non ho mai smesso di essere uno tsunami d’amore e di avere sorrisi dipinti sulle labbra. Quella che sono oggi è la mia rivincita contro “Lei” e la vita. AIRP - Associazione Italiana Rene Policistico onlus 05


Riflessioni

Scrivere in corsivo

Quest’anno, come tutti sanno, l’inizio e la programmazione dell’anno scolastico saranno complicati da gestire. Ci auguriamo che non sia troppo penalizzante per scolari, genitori e insegnanti, con misure che dovranno essere adottate sì per la sicurezza sanitaria, ma anche con un po’ di buon senso pratico. Voglio quindi sognare un po’ tornando ad anni scolastici in cui non tutto era certamente più comodo, né più veloce, ma simpatico da condividere con le nuove generazioni, alle quali sembrerà forse preistoria!! Non può che trovarmi pienamente d’accordo un articolo letto di recente: studi fatti a Milano hanno concluso che scrivere in corsivo stimola la creatività e la ricchezza di idee, aiuta ad esprimere se stessi, imprimendo in modo tangibile la propria personalità. Da tempo, e ancor più dopo l’emergenza appena vissuta, con le lezioni online, i bimbi usano molto meno la scrittura manuale e si approcciano alla tecnologia in modo fluido e naturale. Alcuni, per contro, non sanno per esempio allacciarsi le scarpe o risolvere da soli piccole necessità personali quotidiane. Il 20% degli studenti italiani soffre di disgrafia (disturbo della scrittura 06

nella riproduzione di segni alfabetici e numerici) e 8 su 10 sono maschi. Per combattere questo disturbo si consiglia spesso di scrivere con la tastiera, più veloce e intuitiva, ma la verità è che proprio la scrittura digitale provoca e peggiora la disgrafia. La grafologa Irene Bentoglio e lo psicologo Giuseppe Rescaldina incolpano le tecnologie digitali di questi problemi perché semplificano le abilità manuali. Pure il Presidente dell’Accademia della Crusca concorda che i bambini che scrivono a mano sono più dinamici a livello verbale e di idee, rispetto agli altri. Inoltre sembra che i bambini che hanno imparato a scrivere a mano nei primi anni di scuola siano più brillanti alle superiori. Prendere appunti a mano, per esempio, aiuta a memorizzarli più rapidamente. Nel mio piccolo, facendo parte di una generazione che scriveva solo a mano, e tanto, tra l’altro con la penna stilografica, col pericolo di sbavature e conseguente strappo di pagine da parte della maestra, mi rendo conto di riuscire a ancor oggi a mano ordinata e senza fare errori ortografici. Col pc invece devo rileggere sempre Ornella Olfi


ITINERARI

L’Orrido di Nesso Lago di Como «Nesso, terra dove cade uno fiume con grande empito, per una grandissima fessura di monte.» (Leonardo da Vinci) L’Orrido di Nesso è un canyon roccioso che si trova nell’omonimo comune, in particolare nella frazione Coatesa, sulla sponda orientale del ramo comasco del Lario. Nesso è un piccolo borgo tra la montagna ed il lago caratterizzato da una suggestiva gola che taglia in due il paese. Nell’orrido di Nesso due torrenti si incontrano e si gettano nel lago dopo una spettacolare cascata di 200 metri. Si può godere di questo spettacolo già dalla strada, ma è molto meglio ammirarlo dall’antico ponte della Civera sul lago, raggiungibile scendendo le gradinate verso la piazzetta. Durante i secoli la forza delle acque dell’orrido di Nesso fu sfruttata da mulini, cartiere, filatoi e oleifici. Descrizione È formato dalla confluenza delle acque dei torrenti Tuf e Nosee, i quali nascono rispettivamente nelle omonime valli (Tuf e Nosee), che si riversano nel lago di Como creando una cascata. Il dislivello è di circa 200 metri tra gole strette e profonde modellate dallo scorrere delle acque. L’orrido può essere visto da Piazza Castello o dal ponte della Civera, di origine romana, sulla riva del lago dopo aver disceso oltre 270 scalini. Storia Dal XIV secolo la forza delle acque dell’orrido

è stata importante per lo sviluppo dell’industria manifatturiera con la costruzione di mulini, cartiere, filatoi, oleifici, magli e torchi. Anche due stabilimenti per la lavorazione della seta sfruttarono la forza motrice della cascata. L’Orrido di Nesso è citato in diversi libri storici, tra cui il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, mentre in letteratura si ricorda il romanzo Falco della Rupe o la Guerra di Musso di Gianbattista Bazzoni. È protagonista, nei secoli XVIII e XIX in acquetinte dei pittori lariani Federico e Carolina Lose.

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Riflessioni

IL TEMPO

Immagina che ogni mattina, una banca ti apre un conto corrente con un anticipo di 86.400 euro... Ma a condizione di rispettare le 2 regole principali. La prima, tutto ciò che non è speso durante la giornata, ti sarà tolto la sera. Non potrai imbrogliare ne versarli su un altro conto. Ed ogni mattina al tuo risveglio, di nuovo una somma di 86.400 ti sarà data. Seconda regola, la banca potrà interrompere questo gioco senza preavviso, in qualsiasi momento potrà dirti “ok, è finito, si chiude il conto e non c’è nessun mezzo per recuperarlo “DIMMI TU COSA FARESTI??? Io credo, che spenderesti tutti quegli euro facendo acquisti che ti fanno piacere, offriresti regali senza limite a tutti quelli che ami. Faresti in modo che ogni euro portasse la felicità intorno a te... MA QUELLO CHE NON SAI... è che quella banca l’abbiamo tutti e si chiama “IL TEMPO”....

Ogni mattino al risveglio abbiamo un credito di 86.400 secondi di vita per una giornata e quando andiamo a dormire la sera, il tempo sprecato non è messo da parte. Quello che non è stato vissuto nella giornata è perso...e si può dire che ieri è passato! Ogni mattina quella magia ricomincia e giochiamo con quella regola incontrollabile... quella che la banca ci può chiudere il conto in ogni momento, senza nessuno preavviso... In ogni istante, la vita si può fermare... mah... che ce ne facciamo di queste 86.400 secondi quotidiane??? “LA VITA E’ CORTA, ANCHE PER CHI CREDE CHE SIA TROPPO LUNGA”. APPROFITTIAMO DI QUESTO CREDITO REGALATO DA ... CHI LO SA DA CHI! Alberto

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Riflessioni

Mafia «Si parla sempre di mafia, ma forse si è perso il vero significato della parola mafia. Che non è soltanto quella che spara a tradimento. No. Quella è solo la parte finale di un epilogo disastroso. La parte interessante dell’uomo non ancora mafioso sta proprio nei suoi primi passi. Il grande salto di qualità comincia con la richiesta di un semplice favore: “se mi porti questo piccolo pacco in quella via brutalmente bombardata e che un tempo era la via Gluck, c’è una grossa mancia per te”... Una semplice commessa (apparentemente innocua) che se tu l’accetti senza chiederti cosa c’è in quel pacco, automaticamente hai già in tasca la patente di futuro ASSASSINO. Non importa se ancora non avrai ucciso fisicamente, però avrai cominciato ad avvelenare l’ARIA che si respira. Ed è proprio in questo tipo di favori, dai risvolti piuttosto sporchi che, non di rado, ci cadono anche i governi. Leggendo i giornali, ho l’impressione che ci stia per cadere anche l’Italia. Se è vero che il dossier arrivato dal Cairo sul caso Regeni è stato giudicato da Paolo Gentiloni carente e incompleto, al punto da accusare l’insufficiente collaborazione

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delle autorità egiziane, non si capisce perché a un paese così “incompleto”, bisogna vendergli LOSCA Conte dovrebbe fermare questa LOSCA trattativa. Ma già immagino quali saranno le motivazioni assurde sia della Confindustria che le imprese italiane: “se il governo ci proibisce di vendere armi che uccidono, saremmo costretti a licenziare.” Certo. E sarà proprio questo il grande INIZIO che l’Italia dovrà percorrere. Meglio soffrire un po’ la fame ma poter guardare in faccia le persone. E noi italiani ce l’abbiamo questa forza. Ci aiuteremo l’uno con l’altro e saremo un esempio per il mondo. Ma basta fingere. Bisogna cominciare a essere limpidi! Anche se un po’ più poveri... Adriano » (Adriano Celentano su Instagram, 12/6/2020)

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RIDIAMOCI SOPRA

Dopo tanti anni passati rinchiuso al manicomio di Roma, un matto decide che è giunta l’ora di fuggire. Poichè di giorno è sempre controllato, decide di farlo di notte, passando per il tetto e da lì calandosi dalla grondaia. Infatti giunta l’ora tarda della sera, mentre tutti dormono, si alza e va sulla scala che porta sul tetto, fatti pochi passi inciampa su una tegola che per l’urto cade al suolo, il rumore attira l’attenzione del guardiano notturno che fa: “Chi va là?”. Il matto per non farsi scoprire risponde con un “miaoo, miaaaooo”, il guardiano si rassicura, dopo un po’ che il matto si è ripreso dallo spavento di essere stato scoperto, riprende a camminare, ma, ahimè dopo poco inciampa e fa cadere un’altra tegola, il guardiano prontamente urla: “Chi va là?”. E il matto risponde: “Nun te preoccupà, so er gatto de prima!”.

rito le chiede con tono canzonatorio: “Allora... t’hanno fottuto anche questa volta?”. E lei: “In tre... ma almeno m’hanno dato la patente!”.

Qual è la differenza tra un chiodo e uno stronzo? Il chiodo ti fora una gomma, lo stronzo tutte e quattro!

Un giovane è in aereo e seduta accanto a lui c’è una ragazza stupenda tipo modella che sta leggendo un libro. Il ragazzo cerca ovviamente di attaccare discorso: “Il suo libro sembra molto interessante... di cosa parla?”. La donna: “Oh, in effetti è molto interessante. È un libro sulla sessualità, ma vista sotto l’aspetto statistico. Per esempio dice che sono gli indiani d’America che hanno il pene più grosso in diametro, mentre i polacchi sono gli uomini con il pene più lungo. Per quanto riguarda l’attività sessuale, sono i medici quelli che sembrano avere la vita sessuale più attiva”. Il ragazzo allora ribatte: “Oh è molto interessante! Mi permetta di presentarmi: Geronimo Kowalski, dottore in medicina”.

Oggi appena ho detto alla mia ragazza che le avrei fatto un regalo da farla rimanere senza fiato... sapete cosa mi ha risposto? “Se scorreggi di nuovo ti lascio!”. La moglie torna a casa dopo la quindicesima volta che cerca di ottenere la patente e il ma-

Gli operai e gli impiegati quando si incontrano parlano di calcio. La classe media quando si incontra parla di tennis. I dirigenti quando si incontrano parlano di golf. Conclusione: più stai in alto nella scala sociale e più sono piccole le tue palle.

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OROSCOPO dal 06 al 20 Settembre 2020

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ARIETE 21/03 - 20/04 Problemi di ordine pratico potrebbero disturbare la vita di coppia, mentre qualche disavventura o imprevisto saranno possibili per chi si mette in viaggio. Sempre buono l’accordo con gli amici, che in questi giorni sono il tuo punto di forza.

TORO 21/04 - 20/05 La routine all’improvviso si spezza e fluiscono momenti di grande entusiasmo. Spiacevole battuta d’arresto tra venerdì e sabato, con stelle insidiose per i rapporti fissi. Di rigore un certo controllo se vuoi evitare sterili malumori.

GEMELLI 21/05 - 21/06 Ti si prospetta una settimana vivace, costellata da un successo e, per alcuni Gemelli, anche di momenti esaltanti. Sotto l’ala protettrice delle stelle i problemi svaniscono e, se saprai muoverti bene, potrai volgere ogni situazione a tuo favore.

CANCRO 22/06 - 22/07 Con Mercurio e Giove ostili è saggio moderare un atteggiamento contestatore che potrebbe complicare i rapporti con un partner che adori. Fa attenzione a non cadere tra le braccia di una persona non libera, che non ti può offrire futuro.

LEONE 23/07 - 23/08 Tutto può funzionare bene dal punto di vista dell’umore, della mente, dell’ambiente e delle amorevoli presenze accanto a te. Perciò, se vuoi dominare un periodo, che alcune stelle rischiano di offuscare, evita di disperdere energie.

VERGINE 24/08 - 22/09 La settimana porta con sé giorni felici, promuovendo progetti d’amore, vacanze a due e tutto ciò che comporta la vita da innamorati. Ebbene sì: è ancora il tuo momento. Ideale per la nascita di una nuova storia d’amore.

BILANCIA 23/09 - 22/10 Le unioni ben affiatate godranno di buona armonia e nel complesso vi sarà l’occasione di movimentare la vita sentimentale. Non aspettarti però l’incontro del destino. Vivi alla giornata! Prudenza nell’weekend.

SCORPIONE 23/10 - 22/11 Affermare che sarà una settimana splendida sarebbe forse esagerare, ma diciamo pure che potrai considerarla serena, priva di banalità, tesa a favorire iniziative mondane e varie piacevolezze amorose. Divertiti e lasciati andare....

SAGITTARIO 23/11 - 21/12 Hai l’opportunità di scoprire il gusto di muoverti, di agire, perchè l’energia dei pianeti dell’amore ti scuoterà dagli eccessi di pigrizia e da inconcludenti malinconie che, tra venerdì e sabato, potrebbero prendere piede nel tuo animo.

CAPRICORNO 22/12 - 20/01 Potreste incontrare l’anima gemella, per qualcuna una fortuna, per la maggior parte una iella, innamorati come siete della vostra libertà. Ma con l’amore, la passione, la comunicativa, lui o lei saprà farvi cambiare idea...

ACQUARIO 21/01 - 19/02 Qualche segretuccio d’amore vi pesa sul cuore, ma confessarlo sarebbe una carognata: voi con la coscienza pulita, il partner condannato all’insicurezza e al sospetto. Archiviate le vostre birichinate in un file segreto e lasciatele lì a sonnecchiare.

PESCI 20/02 - 20/03 Tutto può procedere anche a distanza, a cominciare dagli amori nati lontano ma più tenaci e forti di quelli vissuti finora sotto casa… Può essere l’inizio di un nuovo percorso, magari di una nuova vita altrove, ambizioni nuove, migliori...


SPECIALE

OSTEOPATIA e CEFALEA MUSCOLO-TENSIVA La cefalea muscolo-tensiva è una problematica cronica che interessa moltissimi individui nell’arco della propria vita e sempre più persone scelgono di curarla con l’osteopatia. Rappresenta il tipo di mal di testa più frequente e generalmente è causato da posture scorrette o problematiche osteo-mio-articolari a livello cervicale che generano rigidità muscolari. Il dolore parte a livello del collo e della nuca, per poi espandersi alla zona occipitale e raggiungere la fronte e l’orbita. La muscolatura suboccipitale diviene rigida e dolente e la mobilità cervicale limitata. In alcuni casi la rigidità muscolare interessa anche la zona delle spalle e scapole, limitando le attività quotidiane. L’assunzione di farmaci miorilassanti e antidolorifici da un beneficio temporaneo, senza risolvere il problema. Le evidenze scientifiche han-

no ormai dimostrato il ruolo chiave che giocano le terapie manuali in questo tipo di cefalea. Il trattamento manuale osteopatico è infatti una delle terapie d’elezione e agisce non solo rilassando la muscolatura cervicale, ma anche trattando alcune zone indirettamente collegate al tratto cervicale, come la zona dorsale o la mandibola e strutture come il diaframma e lo stomaco che, per via ascendente, possono trasmettere l’infiammazione al collo. Pertanto è importante, per chi soffre di cefalea muscolo-tensiva, rivolgersi ad un osteopata che, con un’attenta valutazione, può pianificare un trattamento su misura. Dott.ssa Elisa Cerutti

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Riflessioni

INTERVISTA AD EX TOSSICODIPENDENTI

I problemi della società, l’assillante vivere nella routine cittadina, l’indifferenza delle persone, l’ipocrisia della gente, tutto ciò lasciato in mano alle nuove generazioni, all’immaturità degli adolescenti. Abbiamo avuto modo di confrontare le nostre idee con quelle di alcuni ex tossicodipendenti ed abbiamo scoperto cose e fatti che nessun giornale ha mai scritto e che nessun grande psicologo esperto in materia ha mai detto. Con le nostre domande secche, mirate ad un giusto scopo per curiosità ed esperienza, abbiamo potuto scoprire il “vero” problema che c’è dentro ogni ragazzo, in particolare in quelli che rincorrono a stupefacenti o droghe così dette pesanti: l’incomunicabilità. Alla domanda: “Come hai cominciato?”, uno di loro ha risposto: “Mi sono visto crollare sulle spalle delle responsabilità più grandi di me, dovevo mantenere la mia famiglia e non riuscivo ad identificarmi, a trovare il mio posto nella società, mi sentivo interiormente vuoto”. “In famiglia argomenti come sesso, droga e alcool erano tabù ed i miei genitori evitavano l’argomento, ed io trovavo sempre nuovi modi per poter spegnere la scintilla che avevo dentro con la benzina, partendo da piccole cose come i soldi, le belle moto, il tabacco e infine sono passato all’hascis e alla “roba”. All’inizio andava tutto bene, sentivo che questo vuoto era colmato con la droga, lavoravo, i soldi c’erano e la roba si riusciva a trovare. Successivamente le cose sono cambiate: il fisico non reggeva più il lavoro, i soldi 14

mancavano, così ho cominciato a rubare ed a spacciare hascis: ogni mezzo era lecito per raggiungere lo scopo”. Passando alcune ore con loro abbiamo conosciuto nuovi termini, così detti dell’”ambiente”, alcuni di questi sono molto comuni ma non conosciuti da tutti come ad esempio essere “scoppiati”, cioè “… una persona che si è fatta ed è completamente fuori di testa…” oppure “… avere la scimmia, ossia quando un tossico dipendente ha una forte crisi di astinenza…e durante questi periodi si fanno cose che la razionalità non ammette, si riesce a far del male agli altri senza rendersene conto… L’uso della droga è stato l’ultimo stadio, il punto finale di una vita perfetta, ma non è stato una soluzione o una cura. “Continuando a farmi sono arrivato al punto che guardandomi allo specchio mi facevo schifo…”. Ed è proprio in questo momento che alcuni di loro prendono la decisione di uscire dal tunnel. “In Comunità si parla e ci si confronta gli uni e gli altri”. E’ appunto questo il compito delle comunità, di reintegrare i giovani in un ambiente di comunicazione e paragonando le varie esperienze, si riesce a capire come i problemi siano così simili in ognuno di noi. E forse un giorno potremmo capire molte cose di nostro figlio urlandogli “Sei scoppiato!!!” e vederlo fissarci con grandi occhi come di chi è stato scoperto con le mani nel barattolo… di marmellata. Ivan e Mirella


GUSTO A TAVOLA

CORNUCOPIA CON BOCCONCINO DI TONNO ALL’ACETO BALSAMICO IN GABBIA DI GRANA PADANO

Ingredienti per 4 persone 1 fetta di tonno freschissimo sale e pepe Aceto balsamico bianco olio extra vergine di oliva 50 grammi di Parmigiano Reggiano Insalata e erba cipollina cornocopie di bambù e carta da forno Preparazione Tagliare in 4 bocconcini la fetta di tonno, depositarli in un piccola pirofila, salare e pepare, condire con 2 cucchiai di aceto balsamico e 4 cucchiai di olio EVO. Lasciare marinare per circa

mezz’ora, girando i bocconcini nella salsa. Asciugare poi la carne del tonno e preparare la gabbietta di formaggio. Scaldare una padella antiaderente, depositare 4 piccoli quadrati (10X10) di carta da forno e su di essi il formaggio Parmigiano Reggiano grattugiato. Quando il formaggio si scalda, si scioglie e si unisce in un reticolo, togliere dal fuoco. Depositare al centro del formaggio ancora caldo il bocconcino di tonno, chiudere la gabbietta e fermare con erba cipollina. Presentare in cornocopie con insalatina. Anna - www.cucinacreare.it

BRICIOLE DI PANE di Ghio Sonia Pane fresco e prodotti da forno realizzati con materie prime di alta qualità, nel rispetto della tradizione. Salatini, biscotti, pizzette, focacce e tanto altro per i tuoi eventi Ampia scelta di biscotti, dai più classici ai più elaborati.

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CORSO VOLONTARI CROCE ROSSA del COMITATO LOCALE DI CALVISANO

Ciao a tutte/i. Chi vi scrive è un Volontario di CROCE ROSSA del Comitato Locale di Calvisano. Avrai visto il volantino dove diamo indicazioni per l’inizio del Nuovo corso per Volontari. Dai… dai… che lo hai visto! Non buttarlo o metterlo da parte. Pensaci….pensaci seriamente: Noi abbiamo bisogno di Te. Si….proprio di Te e magari qualche tuo amico/a o parente. Le cose che siamo chiamati a fare sono tante e non bastiamo mai. Sai benissimo da quale triste periodo veniamo. Mi riferisco al Covid-19. Siamo riusciti a portare aiuto e sostegno a tante persone, tante famiglie, e ancora lo stiamo facendo. Proprio per questo abbiamo ancora più bisogno di Te. Di Te che nel cuore pensi di poter dare una mano a chi ne ha bisogno. Devi solo decidere, vieni con noi, iscriviti al corso. Difficoltà… sicuramente, ma vedrai come ti sentirai meglio, gratificato, anche solo vedendo un sorriso o stringendo la mano alla persona che stai aiutando. Ora so che stai pensando: ma io non ho tempo, io non ce la farò al corso, io ho paura

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del sangue o sto male se vedo qualcuno che sta male! Tutte cose giuste e che spesso ci sentiamo dire. Ma a Tutto, insieme, possiamo trovare una soluzione. Il tempo. Anche io pensavo di non averne. Ma poi... la passione, la voglia di fare ed aiutare gli altri, il far parte di una Grande Associazione, ti fa trovare il tempo. Credimi. Il corso. Con pazienza e con l’aiuto degli Istruttori, vedrai che riuscirai anche tu ad acquisire quelle nozioni necessarie per portare aiuto a chi ha avuto un problema. Ci sono riuscito io, ce la puoi fare anche Tu. Le tue paure. Non siamo Rambo…è normale


SPECIALE

avere timori, ma anche in questo c’è chi ti saprà aiutare a superare le paure. E non sarai mai da solo ma opererai sempre con altri Volontari. Sapere, Saper fare, Saper essere. E’ un motto molto chiaro. E quando Tu saprai, avrai conoscenze teoriche e pratiche, quando ti inserirai nel nostro gruppo… avrai capacità e sicurezza. Ora ti spiego una cosa importante. La CROCE ROSSA non è solo l’ambulanza che vedi sfrecciare con le sirene accese. Quello è uno dei compiti, il servizio per Emergenza Sanitaria (quella che arriva quando qualcuno ha bisogno e chiama il 112). Ma la CRI è tanto altro. Tanto. Nel nostro Comitato c’è un folto gruppo di Volontari che si occupa e preoccupa di seguire ed aiutare persone diversamente abili. Può essere questo il Tuo posto. Veniamo continuamente chiamati x quelli che noi definiamo “trasporti programmati". Cioè: tutte le persone che da casa, dalla Casa di Riposo, dall’ospedale, devono essere trasportate per andare a sottoporsi ad analisi o esami, per essere spostate da un ospedale all’altro, per essere ricondotte a casa. Qualsiasi necessità che una persona ha e che si può appunto “programmare“ nel tem-

po. Senza urgenza. Spesso dobbiamo dire di no perché non riusciamo a coprire le innumerevoli richieste che arrivano dal nostro vasto territorio. I servizi di Assistenza Sanitaria a tutte le manifestazioni sportive, sagre, feste di paese, raduni, gare di ogni tipo dove viene richiesta la nostra presenza come supporto sanitario. Anche per questo abbiamo bisogno di Te. Se la tua passione ed indole diventa il portare aiuto in caso di calamità, di intervenire dove accadono eventi di grandi dimensioni:

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SPECIALE

puoi approfondire le tue conoscenze nella Protezione Civile. Purtroppo vediamo quanto spesso accadono eventi dove si deve intervenire veloci ma con competenza. Sei giovane o comunque hai la passione per far giocare ed intrattenere i bambini? Perfetto. Come per tante altre attività, puoi seguire un corso specifico “ trucca bimbi “ (face painting suona diverso). Partecipare ad eventi e feste dove noi Volontari diamo anche questo supporto ai più piccoli facendoli giocare e divertire. Potrei continuare, ma forse ti ho già stancato un po’. Vorrei che Tu capissi che

veramente abbiamo bisogno che più persone si uniscano a noi: più siamo e più riusciamo a portare aiuto a chi ne ha necessità. Una mano aiuta l’altra…si dice. Forse ti ho convinto, ci spero e ci conto. Ti aspettiamo alla presentazione del nuovo corso... Domenica 6 Settembre 2020 alle ore 10:00 presso la Sala Polivalente di Calvisano in Via San Michele (vicino ai campi da rugby). In quella sede verranno spiegate in dettaglio tutte le attività e le possibilità che Tu hai di entrare a far parte della CROCE ROSSA ITALIANA. Un Volontario CRI.

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ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

Un incontro emozionante Ho avuto il piacere di partecipare a un incontro degli Alcolisti Anonimi nella sede di Montichiari presso l’oratorio di Vighizzolo. Un esperienza carica di emotività, seduti intorno al tavolo gli Amici dell’A.A. condividevano le loro esperienze con la certezza che non ci sarebbe stato giudizio o condanna. L’alcolismo è una malattia, non un brutto vizio e come tale può colpire chiunque: uomini, donne e ragazzi, giovani, operai, impiegate, casalinghe e dirigenti, benestanti e poveri, laureati e non. Pensare all’alcolismo come alla “brutta abitudine” di gente senza ambizioni e senza cultura significa non dare a chi ha questa malattia la possibilità di chiedere aiuto. Ho ascoltato storie di persone meravigliose che nel momento in cui gli è stato detto nel loro primo incontro in A.A. che non erano sbagliati ma ammalati, hanno iniziato a guardarsi con occhi diversi, a recuperare una dignità che pensavano di non meritare e a compiere il “primo passo”. Non sono sempre storie di successo, a volte ci si ricade come è successo ad un paio di persone nel periodo del Lockdown, oppure ci si sente che si sta per cadere e allora una telefonata allo sponsor o una seduta nella “stanza” e insieme agli amici si supera e sono altre 24 ore senza bere. Si perchè il modo per affrontare la guarigione non è quello del: non devo più bere ma non Voglio bere per 24 ore e poi saranno ancora 24 e poi ancora 24. L’alcolista può essere un vostro genitore, un fratello o una sorella, un fidanzato o una moglie o il vostro collega o datore di lavoro, ricordate sem-

pre che prima di essere un alcolista è una Persona con dubbi, fragilità, paure e che crede di trovare nell’alcool la MEDICINA alle sue difficoltà. Se siete tra chi alla prima birra ne fa seguire una seconda o una terza tutti i giorni o conoscete qualcuno che per essere “speciale” ha bisogno di avere un bicchiere in mano, come prima cosa non giudicatelo e poi parlategli degli Alcolisti Anonimi; entrare nella stanza, ascoltare chi sembra raccontare la tua stessa storia può cambiare il percorso di una vita e guarire. Grazie miei cari e nuovi Amici degli A.A. leggerò con grande attenzione il vostro libro dei 12 passi che mi avete gentilmente donato e incornicerò la preghiera per ricordarmi che non siamo infallibili. A presto. Barbara Padovani Assessore del Comune di Montichiari

Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

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TERRITORIO

FRANCESCA CERUTI

(Consigliere della Regione Lombardia e del Comune di Remedello) Solo con il sacrificio, la costanza e la passione si raggiungono gli obiettivi! Per chi non conoscesse il mio percorso vorrei condividerne alcuni passaggi. Sono figlia di artigiani (pasticceri) e da quando sono nata ho trascorso tutta la mia infanzia ed adolescenza tra il laboratorio e la bottega a giocare tra teglie di torte, sacchi di farina, macchine per impastare e forni per cuocere. Intorno ai 10 anni quasi per gioco ho iniziato ad aiutare i miei genitori nel loro massacrante lavoro, sia in laboratorio sia in negozio. Molti in paese ricorderanno che quasi non arrivavo al banco e mi ostinavo a fare pacchetti di pasticcini. Ho aiutato fino al 2002 anno di chiusura dell'attività. Per chi non è dentro il mestiere avere una pasticceria significa lavorare a Natale, Pasqua, Capodanno, Ferragosto, tutte le domeniche, le fiere di paese, festa della mamma, del papà... insomma sacrificare TUTTE le feste comandate. Dopo il liceo mi sono iscritta a Giurisprudenza a Parma e ho continuato a lavorare in negozio studiando e lavorando. I miei genitori

hanno sempre sostenuto le mie scelte facendo #sacrifici immensi per non farmi mancare nulla, anche saltare le vacanze. Per chi lavora in proprio non esisono ferie, malattia, 27 del mese, maternità... I libri dell'università erano molto costosi, il treno, la facoltà... eppure mai mi è mancato qualcosa per studiare. Finita l'università ho iniziato la pratica forense per diventare avvocato. Circa 3 anni a non percepire nulla (così era previsto dal regolamento deontologico - oggi è cambiato). Quando molti colleghi avevano deciso di sostenere l'esame di stato al Sud io mi ero intestardita a sostenerlo a Brescia e così feci e al secondo tentativo lo passai, forte della mia risaputa testardaggine. Anche io avevo bisogno di iniziare a guadagnare ma non ho mai pensato neppure per un attimo di seguire strade che potessero sembrare scorciatoie. Nel 2005 mi sono iscritta all'albo degli avvocati di Brescia e ho iniziato un duro percorso per farmi

Francesca con la sua famiglia nella loro pasticceria 20


TERRITORIO

conoscere (non essere figlia di avvocati è stato un limite forte). Nel 2006 ho preso un ufficio in città sostenendo spese e tutto quello che richiede un'attività in proprio. Nel 2008 mi è stato proposto di candidarmi #sindaco nel mio comune #Remedello. Ho creduto di poter essere utile alla mia comunità e mi sono messa in gioco continuando a coltivare il mio prezioso ed amato lavoro, che faccio tutt'oggi. Dal 2009 al 2018 sono stata sindaco di Remedello (primo sindaco donna della storia remedellese) con una breve pausa dettata da una sfiducia di 2 mesi arrivata come una coltellata da "amici" ma si sa ciò che non ti uccide ti fortifica. La mia passione per la politica è cresciuta negli anni inaspettatamente e il desiderio di esser utile al mio territorio è talmente maturato che mi sono messa in gioco per la regione e, ammetto con stupore, dal 2018 mi trovo seduta nei banchi del consiglio regionale. Non voglio dire che è stato un caso ma di certo era un obiettivo talmente lontano che difficilmente mi sarei aspettata di raggiungerlo. Il risultato è stato frutto di un intenso e duro lavoro fatto nel mio paese per anni e dopo su tutta la provincia di Brescia, dove ho conosciuto persone splendide e dove ho ampliato le mie conoscenze. Tengo a dire che l'incarico che oggi rivesto è stato possibile ottenerlo grazie alle circa 2.700 persone che hanno creduto in me e che hanno scritto il mio nome sulla scheda (alle regionali non ci sono listini blindati ma per essere eletti bisogna scrivere il nome del candidato e ottenere più preferenze). Oggi sono un consigliere della #RegioneLombardia per la #Lega (unico partito in cui nei lunghi anni ho militato) e la prima remedellese ad essere stata eletta in regione. Se mi guardo indietro vedo molti sacrifici, molti ostacoli, molte sfide, molte rinunce. Nella mia vita non ho avuto nulla facilmente. Nessuno mi

ha mai regalato niente. Devo tutto ai miei genitori e a tutti coloro che negli anni hanno creduto in me e mi hanno sostenuta. Cerco di ripagarli dando sempre il massimo e non risparmiandomi. Ho commesso anche errori ma ho cercato di imparare dagli stessi. Cosa mi riserva il futuro io non lo so. Ho una figlia fantastica da crescere e una famiglia che non cambierei con nulla al mondo. Un marito che mi sostiene e mi capisce e si "becca" insulti a causa mia (attaccano lui per offendere me). Una passione per la politica che solo il destino dirà dove mi porterà. Di certo prenderò quello che viene con il mio consueto ottimismo ma forte del fatto che per avere qualcosa ci si deve mettere d'impegno. I ricordi sono il miglior posto dove trarre linfa per andare avanti. Francesca Ceruti

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TERRITORIO

CALVISANO E FRAZIONI ADDOLOROTI PER LA MORTE DI DON FILIPPO STEFANI Da quasi due anni a Calvisano, Mezzane, Malpaga e Viadana; Per 23 anni parroco a Cevo A Calvisano e frazioni era ancora vivo il dolore per la tragica esperienza del coronavirus, che aveva portato alla morte tanti suoi abitanti. Quando lunedì 10 agosto è giunta la notizia della morte di don Filippo Stefani, rinnovando lutto e dolore negli abitanti e fedeli della quattro comunità. Un male incurabile era stato scoperto non da molto, don Filippo fino a metà giugno aveva servito come Vicario parrocchiale le quattro parrocchie. Per il Corpus Domini del 14 luglio, era pronto per la celebrazione eucaristica in ricordo delle tante vittime di Calvisano e di Mezzane. Nella frazione alle 19,00 una S. Messa al cimitero avrebbe ricordato coloro che non era stato possibile celebrare i funerali, quando andò in ospedale. Aveva partecipato al lutto e al dolore delle famiglie coinvolte, portando la sua presenza e parole di consolazioni. Ora Calvisano con Mezzane, Malpaga e Viadana piange la sua repentina e non prevista dipartita terrena. Don Filippo Stefani, dal gennaio 2019 era stato nominato vicario parrocchiale delle parrocchie di S. Silvestro in Calvisano, di S. Maria della Rosa in Malpaga, di S. Maria Nascente in Mezzane e di S. Maria Annunciata in Viadana, in collaborazione con il parroco don Tarcisio Capuzzi. Lunga la sua vita sacerdotale, seppure ancora giovane nell’età, iniziata con l’ordinazione avvenuta a Brescia il 12 giugno 1982, insieme ad altri 14 preti novelli dalle mani del Vescovo mons. Luigi Morstabilini. Proveniva dalla parrocchia di Losine, dove era nato il 20 dicembre 1957, e dove è stato sepolto nel cimitero locale, dopo la cerimonia funebre avvenuta anche a Cevo. 22

Il suo primo incarico di vicario collaboratore dal 1982 al 1986 lo svolse a Botticino Mattina. Sarà quindi parroco a Incudine e vice-parroco a Vezza d’Oglio da 1986 al 1995, in quel periodo insegnò religione presso l’Istituto Tecnico per Geometra e Ragioneria di Edolo. Quindi parroco a Cevo dal 1955 e negli ultimi sei anni anche amministratore parrocchiale di Saviore dell’Adamello. Dalle montagne dell’Alta Valle Camonica dove ha seminato molto è arrivato nella pianura bresciana, dove non ha mancato di operare al servizio delle quattro comunità. Un bagaglio ricco il suo, do-


TERRITORIO

vuto alla lunga esperienza, di cui gli sono stati grati quanti lo hanno avuto come sacerdote, pastore, amico e maestro di fede. In particolare a Cevo, paese di circa 900 abitanti con le frazioni di Isola e Fresine posto a 1.100 metri di altezza dal mare. Dove non mancano segni religiosi e di devozione, nonché di tante opere, materiali e non solo, concretizzate con la sua opera pastorale per ben 23 anni. Testimonianze ben raccontate nel libro di Andrea Belotti sulla Parrocchia di Cevo, le cui foto sono state curate da Bams di Basilio Rodella di Montichiari, ricreando una sintonia con la nostra zona. Nel 1938 a portare a compimento l’ampliamento della parrocchiale di Cevo, fu il parroco don Pietro Cavallari di Remedello. E come nel Museo alla Resistenza di Cevo, qualche gesta e il libro “Vi racconto Vittorio” si sofferma sul sabotaggio che mons. Vittorio Bonomelli, portò a buon fine il 12 luglio 1944, paracadutatosi a Mezzane con il nome di “Gioppino” aiutato dall’allora parroco don Francesco Calzoni, fece saltare un quadrimotore tedesco all’aeroporto di Ghedi.

Don Filippo animo “spumeggiante” anche da noi ha saputo diffondere la testimonianza della sua scelta sacerdotale. Più che un curato, dato la sua alta e ben messa corporatura, qualcuno di noi gli disse: “Lei è un vescovo non un curato ”, sicuramente un “Preost” dei bei tempi di devozione, in grado di inculcare benevolenza e confidenza. Attorniato dal parroco don Tarcisio Capuzzi, molto addolorato, così come i tanti presenti, delle comunità da lui servite, i sindaci di Calvisano, Cevo e Saviore e di una quarantina di confratelli Sacerdoti, ha ricordato bene la sua vita ai suoi funerali a Calvisano, mercoledì 12 agosto il nostro Vescovo mons. Pierantonio Tremolada. Il Vescovo disse: “Avrei proprio piacere che noi vivessimo questo momento del saluto a Don FILIPPO nella prospettiva della passione, della morte e resurrezione del Signore, che ci permette di comprendere il senso di tutta quanta la realtà, anche di eventi che facciamo fatica ad accettare e comprendere. Una persona, un sacerdote che aveva ancora tanta energia e la stava diffonden-

I funerali nella parrocchiale di Calvisano 23


TERRITORIO

di Dio, sentire la sua vicinanza, il suo affetto, donando quell'attenzione per far trasparire tutto questo con il perdono nel sacramento della riconciliazione, poi donando l’Eucarestia celebrandola con il popolo di Dio. Questo era, dobbiamo riconoscerlo, anche il desiderio di Don FILIPPO, nel suo animo buono, l'attenzione continua di fare in modo che la gente incontrasse la misericordia del Signore, la sua potenza che illumina la vita, la consola, la sostiene, qualche volta la purifica con il perdono. Noi ringraziamo il Signore per la presenza di Don FILIPPO STEFANI che abbiamo potuto in vario modo gustare, chiediamo la grazia di accogliere questa eredità che ci viene lasciata. Il Signore aiuti ognuno di noi a farsi tramite di questa rivelazione di misericordia che davvero permette al mondo di non perdere mai il segreto della sua bellezza e della sua speranza." do agli altri. Conoscevamo Don FILIPPO, la sua ricca umanità, la sua giovialità, la sua capacità di donare quella sorta di serenità, di stemperare con una battuta pronta, con un buon sorriso, questo amore per il canto, stare insieme agli altri, di godere la compagnia, ma poi più in profondità l'attenzione per le persone, il desiderio di rendersi utile, in una parola... il suo grande desiderio di testimoniare l'amore di Cristo per l'umanità... Questo desidera un sacerdote che le persone incontrandolo possano gustare la bontà

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Ed è Poesia

“Il contadino” Al casolare la porta è aperta ...sbattere al vento... i campi di grano a circondare il tutto , si sente il fruscio delle foglie di grano ed il sole a guardare dall’alto tutto ciò ed il vecchio ortolano stanco, seduto a lavorare le cesta di ramoscelli d’olmo da riempire di sudore. Guardare l’orizzonte a immaginare storie vissute, mai dimenticate... e poi a camminare piano piano come il passar degli anni. Ricordare la gioventù oramai portata via dal tempo a frammenti vari di terre bruciate e ricche di malinconia, e poi in mezzo ai campi dentro la solitudine a rivivere ogni ricordo di una vita vissuta. Ricordi scritti nel cuore e mai dimenticati, pronti da raccontare, continuando ad invecchiare aspettando giorno dopo giorno, il destino che farà come Dio vorrà... Bgm

“Chiamami”

“Il sole” Chiamami a te... ed io verrò tra le tue braccia non chiederò nulla... mi basterà sentire il calore del tuo corpo. Scalvini Roberta

Il sole che sorge porta nuovi colori che ha preparato questa notte mentre scrutava i nostri sogni. Paolo Trezzi 25








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Racconti

Il brutto dei ricordi Ieri pomeriggio ero seduta in giardino, sotto un acero rosso, sotto il sole cocente, a pensare... pensare a tutti i miei ricordi. Ho iniziato a pensare ai miei nonni che ora sono diventati i miei angeli custodi, ho iniziato a pensare alle loro voci, alle loro carezze e ai nostri momenti. Mi ricordo di mio nonno che mi faceva sempre la zip sulla pancia come quella che aveva lui. Io non sapevo perchè aveva quella riga sulla pancia e abbiamo iniziato a chiamarla zip. Poi solo dopo, ho capito che era una cicatrice di un’operazione chirurgica. Mi ricordo che facevamo spesso gli scherzi alla nonna quando stava mangiando... Una volta eravamo seduti sul divano e il nonno ha tirato fuori dal taschino il suo telefono e mi ha detto: “Chiama la nonna, poi schiaccia subito il pulsante rosso”. Il pulsante rosso è quello per riattaccare ma io ero troppo piccola e non sapevo cosa volesse dire. Chiamai la mia nonna e lei si accorse subito che eravamo noi ma fece finta di niente. Il mio nonno è scomparso che io avevo 8 anni. Ho molti ricordi di lui, di noi ma il BRUTTO DEI RICORDI è che non ricordo più la voce di mio nonno, forse perchè ero troppo piccola. Mia nonna era bellissima (non che mio nonno non lo era ma la nonna era luce per gli occhi), era molto delicata in ogni cosa che faceva ed era molto sprint, così le dicevamo. La chiamavamo Super Nonna Sprint! La nonna è sempre stata Sprint, anche in ospedale... Non voglio parlare di questo quindi racconterò un ricordo. Ogni volta che finiva la scuola per quasiasi vacanza io mi precipitavo a casa sua e mandavamo i miei genitori e mio fratello a casa perchè volevamo restare sempre da sole. Io e la nonna ci divertivamo un mondo. Quando faceva le parole crociate io le trovavo i numerini e lei sorrideva. Il suo sorriso era come il sole che bagna i fili d’erba ancora bagnati dalla rugiada, facendoli splendere ancora di più. La mia passione per leggere e per essere sempre in azione l’ho presa da lei. 38

Il fatto di sorridere sempre e di pensare positivo me l’ha “passato” lei. Purtroppo mia nonna ha raggiunto il mio nonno quando io dovevo andare in prima media. Mi ricordo molte promesse che ci siamo fatte. Il BRUTTO DEI RICORDI è che non possiamo più mantenere le promesse che ci siamo fatte. IL BRUTTO DEI RICORDI è che la mia nonna e il mio nonno non sono più affianco a me. Ovviamente c’è anche un lato bello dei RICORDI ed è quello che mi fa pensare ai nostri bellissimi momenti trascorsi insieme. Stamattina appena sveglia pensavo a tutto questo. Al BRUTTO DEI RICORDI e al BELLO DEI RICORDI. Infondo i ricordi ci aiutano a tener vicino le persone che non abbiamo più. Ora i miei nonni mi osservano da lassù e ora HO DEGLI ANGELI CUSTODI che sono i più belli di sempre. Eleonora 13 anni - Ghedi


QUESTO È IL MIO NOME di Micky

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Andrea

Il nome Andrea è di origini greche e proviene dal nome Andréas, derivato dal termine genitivo di andrós che sta ad indicare la mascolinità dell’uomo. Altri studi, invece, riconducono il nome Andrea alla parola andréia. In entrambi i casi il suo significato letterale è “virilità” o “mascolinità”. Per estensione, può anche indicare “coraggio” o “valore”. Il nome Andrea, era molto in voga presso le popolazioni pagane della Grecia antica. Successivamente, venne esportato nel Vicino Oriente non appena vi penetrò la cultura ellenica. La diffusione avvenne soprattutto in Egitto e Palestina. Anche grazie alla venerazione verso sant’Andrea apostolo e vari altri santi il nome ha avuto un’ampia popolarità. Questo avvenne soprattutto negli ambienti cristiani sin dall’epoca altomedievale. Andrea, che in diverse lingue è usato prettamente al femminile, in Italia ha valenza prevalentemente maschile. Infatti, al femminile si usa Andreina anche se, ancora raramente, è un nome dato alle donne. Onomastico Si festeggia il 30 novembre per celebrare Sant’Andrea patrono dei pescatori, della Russia e della Scozia. Viene anche invocato contro le ingiustizie e la sterilità. In alternativa, si può festeggiare l’onomastico di questo nome anche in ricordo di molti altri santi e beati. Caratteristiche del nome Chi porta il nome di Andrea è una persona carismatica e curiosa. Inoltre, ha uno spiccato senso di apprendimento anche se spesso sogna ad occhi aperti. Difficilmente si arrende. Di conseguenza, anche quando deve affrontare grandi

difficoltà risulta essere testone e caparbio. Origine: greca Parola chiave: carisma Varianti maschili alterate: Andreolo, Andreano, Andreino, Andrietto, Andreuccio Ipocoristici maschili: Drea, Dea Varianti femminili alterate: Andreina, Andreuccia, Andreana, Andreuola, Andrietta, Andreola, Andreozza, Andrettina Ipocoristici femminili: Dozza Numero portafortuna: 6 - Colore: Rosso Pietra Simbolo: Rubino - Metallo: Argento Onomastico: 30 novembre Segno zodiacale corrispondente: Sagittario

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Riflessioni

SAGRE ADDIO

Che estate di merda (perdonatemi il francesismo), non mi riferisco al clima che è stato stupendo e ha permesso a noi contadini di portare a casa un raccolto straordinario, ma al fatto che per colpa del Coronavirus tutte le sagre e feste paesane sono state sospese. Per me, che nel periodo estivo non posso andare in ferie (in realtà non vado molto nemmeno in inverno), le varie feste de l’Unità, la sagra del pesce, la festa dello sportivo ecc. ecc. Erano un bel diversivo per passare una bella serata in compagnia di amici, gustando prodotti tipici tradizionali, ascoltando la musica di bravissime e coinvolgenti orchestre di liscio, e perché no, salire in pista e piroettere con la propria compagna; una volta io e mia moglie ci chiamavano le trottole della bassa, adesso sembriamo più a

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• Mandaci la tua foto • 347 73 52 863 • redazione@newentry.eu Una giuria selezionerà le foto dopo di che verranno pubblicate sulla rivista dove saranno votate da parte dei lettori. La vincitrice dello scontro avrà diritto ad uno scatto glamour da un fotografo professionale e verrà pubblicata sulla rivista come la ragazza del mese. 40

delle statue marmoree. L’importante è ballare con allegria, spensieratezza, in modo che i vari problemi quotidiani si sciolgano e lascino spazio al buon umore. Quando ero bambino, nelle calde sere d’estate, nel nostro cascinale o in uno limitrofo, capitava che qualche nonno tirasse fuori la sua vecchia fisarmonica e, suonandola più o meno bene, dava vita a delle piccole feste sull’aia, dove tutti (grandi e piccini), si divertivano. Una delle pochissime sagre risparmiate dal Covid, è stata quella di San Rocco ad Isorella (pubblicizzata anche su questo giornalino), svoltasi rispettando le nuove normative sanitarie; le sedie del pubblico erano sistemate a più di un metro l’una dall’altra. Quest’anno non si è potuto mangiare lungo il Naviglio, lo-


Riflessioni

In un’estate arida di eventi a Isorella grande successo per la Sagra di San Rocco e Naviglio in Canto (in foto il palco dove si sono esibiti i bravissimi partecipanti. gicamente per evitare di essere troppo vicini (assembramenti), però era attivo un efficiente servizio bar. Io ho assistito alla serata del 16 agosto: Naviglio in Canto, gara canora giunta quest’anno alla sua quinta edizione, riservata agli over 45 residenti ad Isorella. Sono rimasto veramente stupefatto, innanzitutto per il meraviglioso allestimento del palco, creato e preparato anche quest’anno dall’artista Luigi Zorzi (autore tra le altre cose, del mini albero della vita), lo stesso Signor Luigi, era tra i 19 cantanti in gara, piazzandosi al terzo posto, dando prova di alte qualità canore. Il livello di tutti i cantanti amatoriali è stato veramente straordinario, non è facile vincere la timidezza ed esibirsi di fronte ad oltre 500 persone, loro lo hanno fatto alla grande. Nel corso della manifestazione sono stati giustamente ringraziati ed omaggiati di un piccolo pensiero, tutti i medici, gli operatori socio sanitari ed i volontari che in questi mesi hanno dato l’anima per la salute di tutti. Un’altra bella festa che non è stata realizzata già dall’anno scorso e non per il Coronavirus ma per l’entrata in vigore di nuove norme sem-

pre più restrittive, è la Festa degli Alpini che si svolgeva sempre ad Isorella il secondo sabato di dicembre. Organizzata dal gruppo locale degli Alpini era giunta già alla sua undicesima edizione. Mi è dispiaciuto moltissimo perché l’intero ricavato veniva devoluto in beneficenza a famiglie bisognose o ad enti no profit, qualche anno fa fu consegnato al parroco del paese per il rifacimento del tetto della chiesa. C’era sempre qualche industriale di buon cuore che metteva a disposizione il suo capannone dove gli Alpini con straordinario impegno e senso organizzativo, preparavano la Festa in modo ineccepibile. Le persone partecipavano numerosissime, ben consce che il ricavato andava a scopi benefici. È veramente un peccato che nuove norme (che io non discuto, mi limito a riportare i fatti), abbiano impedito a persone o famiglie meno abbienti di poter ricevere una cifra piuttosto consistente. Penso che iniziative così lodevoli, in questo caso messe in atto dagli Alpini (di cui io ho una stima immensa), dovrebbero essere elogiate, sostenute, aiutate e non cancellate da regole fredde e insensibili. Giordano 41


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Riflessioni

Un martedì sera a Desenzano

Mi è capitato di fare una passeggiata a Desenzano, un fresco martedì sera di luglio. Di solito, come in molte altre località sul Lago di Garda, anche in qualsiasi sera infrasettimanale, c’è un bel via vai di persone in giro nel centro e tutte le attività sono aperte. La delusione e la costatazione tangibile del periodo difficile che stiamo vivendo, stavolta, è stato osservare uno scenario abbastanza strano: parecchia gente nelle pizzerie e nei ristoranti, pochissima nelle gelaterie, di solito in questo periodo molto affollate e, quel che più mi ha fatto effetto, tutti i negozi chiusi. Orario settimanale chiusura alle 19.30…davvero preoccupante, segno evidente di un calo di vendite che non permette o comunque non giustifica aperture serali che hanno sempre accompagnato il grande movimento di turisti e di persone locali in una città, qual è Desenzano, fiore all’occhiello del nostro lago e non solo d’estate! Auguro a tutti i commercianti desenzanesi, ma in generale a tutti, di riuscire a riprendere le vendite in misura tale almeno per sopravvivere in attesa di tempi migliori!! Olfi Ornella 46

Riflessioni

Senza preavviso A volte le cose brutte succedono, succedono come niente, all’improvviso, senza preavviso. E ci lasciano sbalorditi e soli, incredibilmente soli. Ti senti in una specie di bolla che ti separa dal mondo intero, a prima vista non è cambiato nulla, invece tutto è diverso. Spavento, tristezza, confusione, non accettazione e… rassegnazione. E se sei lontano, se ti trovi in un paese straniero la sensazione di impotenza e di abbandono aumentano parecchio. Sei credente, cerchi conforto nella fede cristiana, vuoi prepararti per il dopo. Un’altra delusione, un altro boccone amaro da inghiottire. La chiesa ortodossa non ammette assolutamente la possibilità di partecipare nei sacramenti della chiesa cattolica! Scusate, mi sbaglio o la chiesa si è divisa con il Grande Scisma nel 1054 per colpa dell’uomo, della sua fama di potere, per l’orgoglio, prepotenza, superbia, tutto ciò che è esattamente contrario all’insegnamento di Cristo? E se io cerco proprio Lui, e se tento con tutte le mie forze, disperatamente di aggrapparmi allo spirito dei sacramenti e non alla loro lettera? Mi si deve negare questa possibilità, l’ultima e unica ancora di salvezza? E poi, l’attesa, i tempi, essere malati nei tempi di corona virus è come essere condannati due volte. La vita umana non è piu sacra, siamo peso, per la natura, per la società, siamo diventati indifferenti, insensibili e il distanziamento è il tratto distintivo della nostra esistenza. La solitudine... dicono che nel sonno e nella morte ognuno entra da solo, dicono anche che, è bello se c’è qualcuno per accompagnarti fino alla porta. Non neghiamo a nessuno questo accompagnamento, prima o poi avremo tutti bisogno, anche se a volte questo avviene spaventosamente all’improvviso, senza preavviso... Anonima


Teenager

Revolution è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 2012 al 2014 sulla rete televisiva NBC. La serie è stata cancellata il 9 maggio 2014, dopo la messa in onda di due stagioni. È uscito un fumetto di 4 capitoli che conclude la serie. «Vivevamo in un mondo fatto di elettricità. Vi facevamo affidamento per tutto. E poi la corrente andò via. Tutto smise di funzionare. Non eravamo pronti. La paura e la confusione portarono al panico. I fortunati riuscirono a uscire dalle città. Il governo collassò. Le Milizie ne presero il posto, controllando la distribuzione del cibo e accumulando armi. Non sappiamo ancora perché la corrente andò via. Ma speriamo che qualcuno arrivi ad illuminarci il cammino.» A seguito di un misterioso evento, la Terra si ritrova improvvisamente priva di energia elettrica, tutti i dispositivi elettronici smettono di funzionare e persino le pile diventano inutili. Quindici anni dopo, il mondo è quindi radicalmente cambiato: le tradizionali forme di governo locali e nazionali sono un lontano ricordo e la società riscopre forme di organizzazione precedenti alla prima rivoluzione industriale. In tale scenario, le persone si ritrovano

costrette a lottare quotidianamente per sopravvivere cercando di sfruttare al meglio le proprie abilità, fisiche o intellettuali che siano, cercando nel frattempo di capire cosa abbia determinato la rivoluzione in cui si sono loro malgrado ritrovati. Tra loro vi è Charlie Matheson, una ragazza il cui padre, ricercato dalla milizia per non chiari motivi, viene ucciso e il fratello Danny rapito dagli uomini della milizia che controlla il territorio in cui vivono. Charlie si vedrà costretta quindi a intraprendere un viaggio per trovare lo zio Miles, anche lui ricercato dalla milizia e mai conosciuto prima, sperando con il suo aiuto di poter ritrovare Danny e capire il perché la milizia abbia tentato di arrestare il padre e lo zio. Prima stagione 20 puntate - 2012-2013 Seconda stagione 22 puntate - 2013-2014 Ascolti L’episodio pilota negli Stati Uniti raccolse un’audience media di 11,67 milioni di spettatori, registrando quindi il miglior debutto di una serie televisiva drammatica degli ultimi tre anni. La prima stagione fu seguita complessivamente da una media di 10.527.000 spettatori per episodio. 47


Riflessioni

Chiusura discoteche Sta facendo molto discutere il decreto emanato il 16 agosto, che ha disposto la chiusura di discoteche e sale da ballo in tutta Italia. Sicuramente ci sono problemi più gravi, seri e impellenti da risolvere nei prossimi giorni, primo su tutti l’apertura delle scuole in sicurezza. Tuttavia questo decreto è tanto contestato perché è tanto ingiusto, chi lo ha emesso probabilmente non è competente in materia e soprattutto va a cozzare prepotentemente con situazioni e luoghi ben più a rischio contagi covid, tuttora senza restrizioni. Le sale da ballo di liscio all’aperto che avevano ripreso l’attività non si possono proprio paragonare a discoteche con ressa di ragazzi: innanzitutto era permesso il ballo alle coppie conviventi, si prenotava il tavolo lasciando i dati personali per essere eventualmente contattabili, i locali accettavano persone fino al raggiungimento di capienza massima in proporzione alla metratura della pista; si entrava con la mascherina e quando la pista era un po’ affollata il dj ricordava più volte che era consigliabile indossare la mascherina. Si evince quindi che ci si divertiva nel rispetto delle regole di sicurezza. Risulta ovvio che questa procedura poteva essere adottata anche nelle discoteche, senza misure drastiche!! Ora i ragazzi troveranno altri luoghi (case private, spiagge, ecc..) dove formeranno comunque assembramenti, ancora più pericolosi perché incontrollati. E noi di mezza età che frequentiamo locali tranquilli siamo penalizzati da decisioni prese in fretta e furia, di domenica, nel pieno delle vacanze per molti italiani, facendo di tutta un’erba un fascio…e siamo arrabbiatissimi!! I risvolti negativi più preoccupanti sono però per i gestori dei locali, per i loro dipendenti, per i dj, le orchestre e tutto il loro personale, che dopo 5 mesi di chiusura, stavano lentamente rialzandosi e riprendendo 48

una quasi normalità… E’ questo il modo da parte del governo di aiutare le attività a risollevarsi? Certo è più semplice far chiudere che impiegare tempo a pianificare una regolamentazione usando un po’ di buon senso. I contagi non sono di certo aumentati solo nelle discoteche: italiani di rientro da vacanze all’estero, migranti, movide nei centri città o in zone turistiche, ripresa delle crociere…quanti saranno positivi? Perché allora non chiudere aeroporti, navi, porti? Ci sentiamo presi in giro da politici che vogliono a tutti i costi prolungare un’emergenza che di fatto non c’è più, che vogliono tenerci nel terrore sparando numeri ogni giorno solo relativi al covid, fingendo di non sapere che purtroppo non si muore solo di questo: tumori e infarti sono le prime cause di morte, anche fra giovani, anzi, durante questi mesi molte persone sono morte proprio per non essere state curate perché negli ospedali dovevano dare precedenza ai malati di coronavirus. Siamo stanchi di essere in balìa di decisioni che rasentano la dittatura. È doveroso fare ancora tanta attenzione per evitare contagi, è altrettanto doveroso il rispetto per chi è stato colpito o ha avuto lutti in famiglia, ma si sta un po’ esagerando mantenendo un clima di terrore. Ornella Olfi


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Società

IL CARCERE DELLE PAROLE Stavo riflettendo sul carcere italiano, sul nostro paese, sulla nostra Costituzione, sulla tragicità di certi accadimenti, nella mente scolpita l’immagine di questo sub-mondo devastato, tanti morti ammazzati in pochi giorni. Rischio contagio e isolamento, cittadini detenuti denunciati a migliaia, questo silenzio irriverente che avvolge colpevoli e innocenti. Si fa presto a fare diventare le parole ferro bruciato, acciaio contorto, parole che hanno il sapore del sangue e dell’ira che sale. Quando c’è il carcere di mezzo le parole si piegano agli spazi, alle virgole, ai punti in sospensione, non concedono pausa, solamente lo sconcerto della disperazione. Tutto questo dentro uno spazio sovraffollato da chi è disperato al fondo, di chi non ha più speranza. Le parole ancora sbattono sui cancelli blindati, fanno pressione, spingono in avanti, incrinano la voce, fanno male al cuore, parole che urlano e gridano, graffiano e lacerano, sono parole che accatastano le emozioni, le fanno rimbalzare, disperdere, finchè non rimane più niente. Quale scopo, quale utilità, questo carcere, se non rispetta la dignità delle persone, non educa al rispetto di se stessi e degli altri, se non contempla norme, leggi, costituzione, a tutela di ognuno e di ciascuno, ma invece stabilisce priorità al valore delle cose, degli oggetti, soprattutto dei numeri. C’è necessità di parole sottovoce, in punta di piedi, parole di una preghiera per lo più sconosciuta, ma ben allac50

ciata in vita a chi cammina in ginocchio, parole che urtano e scostano l’indifferenza dall’abitudine al male, parole che fanno bene alle coscienze, parole che consentono ai piedi di stare ben piantati alla terra, parole che si fanno avanti e non lasciano scampo alle giustificazioni. Mi sono chiesto non di che colore è quel male che tanto dolore ha recato, non di che dialetto è quel silenzio di spalle alla propria dignità umiliata, non di che angolo di umanità derelitta e sconfitta proviene tanta dimenticanza del giusto. Quel che è accaduto mi ricorda altri tempi in cui nel tentativo di umanizzare un territorio inumanizzato si è fatto soltanto il gioco di chi il carcere lo voleva disumanizzato. La violenza è sempre un comportamento sbagliato, non porta frutti, soltanto dolore. Ugualmente mi domando come è possibile pretendere speranza e ritorno alla vita dentro un luogo di morte. La risposta sta nella paura di esser tacciati buonisti, di perdere consensi, in fin dei conti di che stiamo parlando se non di materiali in eccesso. Ancora parole che non vengono, che non vanno, che rimangono a metà della strada tra giustizia, legalità, umanità, ancora parole, questa volta non più banalità, ritornelli di un canzone vecchia come il mondo, almeno questa volta, Dio, questa volta, siano parole profetiche di un inno al rispetto e alla pratica delle leggi, come ha detto più volte qualcuno assai più autorevole di me: “un’esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune”. Vincenzo Andraous


Riflessioni

LINEA INVISIBILE Cambiano le forme, nel tempo assumono sfumature nove, si fanno mistura arsa di dolore e sofferenza vestite di candore purpureo. Rimane intatta l’essenza, mascherata da parole chete, armoniose, buone forse a farci il minestrone in inverno quando fuori la pioggia batte irruente sui vetri ed una fitta nebbia gialla si stropiccia fra case e coscienze assopite. Meriggio qualsiasi, uno fra i tanti. Alto il sole, abbaglia, avvolge, coinvolge, riporta indietro pensieri fra lontananze distratte. Bella Vittoria, felice, fra le acque si muove, rallegrata da voci d’infante, sorride sorniona. Una voce di donna irrompe la quiete; il dito punta contro di lei; a me si rivolge con fare austero asserendo: “Questa ragazza non è normale?” Indignata ribatto: ”Cosa ha detto? E’ una bimba speciale, è mia figlia ed è felice di nuotare nell’acqua”. La voce continua: “Mi scusi se mi sono permessa ma anche noi avevamo una ragazza così che abbiamo perso quando è diventata signorina… tanti si vergognano di questi figli...” Rossa di rabbia, col volto acceso di dolore, mi sforzo di sorridere ribattendo: “Non mi vergo-

GRAFICA E STAMPA

I PROGETT L E SOCIA DIGITAL

gno di lei, è già “signorina” ed è felice!!!!”. Poi volto le spalle. In una frazione di secondo sono crollati castelli di sabbia, le mille e mille parole costruite dalla società moderna per travestire una situazione definita “non normalità.” Fra le mani, le mie stesse mani, mi sono prese, nel silenzio di caos rullante. Fra le mani; ho accolto Vittoria, carezzandola. Tutt’attorno il mondo continuare a girare, rullare, ululare, vociare. Ho risentito sulla pelle, fuori e dentro, con graffiante passione, le ferite di guerre amare innanzi portate a testa alta. Ho riassaporato l’amaro di una solitudine fonda e mesta. Poi ho sollevato lo sguardo. Negli occhi della mia Vittoria mi sono persa, ritrovando gioia di vivere e di lottare; il buon Dio ringraziando per i doni ricevuti in sovrabbondanza. E mi sono detta, mentre una lacrima muta lenta solcava la guancia, che la vita è sacra, degna di esser vissuta ovunque e sempre a dispetto di ogni cosa. A piccoli passi il mondo ho misurato, in un gioco bizzarro e contorto, ho tracciato nell’acqua linee invisibili di mappe da ritrovare, di tesori nascosti da riscoprire. Milena la mamma di Vittoria e di Celeste

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L’ANTI FERRARI DEL SOL LEVANTE

La vettura di cui parlo oggi è un autentica leggenda giapponese, nonché un must per gli amanti delle vetture nipponiche. Commercializzata per ben quindici anni dal 1990 al 2005, in diverse versioni, con marchio Honda e marchiata Acura per gli states. Nata con il preciso scopo di far la guerra alle italiane e alle tedesche più blasonate, Porsche, Ferrari e Lambo. Partecipò allo sviluppo della vettura anche il pluri titolato pilota di F1 Ayrton Senna. Memorabile il video che ancora potete trovare su Yuo Tube, in cui la spinge oltre ogni limite sul circuito di Suzuka. Montava un V6, V TEC aspirato da 3 litri e 270 CV di potenza, staccava lo 0-100 km/h in 5.3 secondi e superava i 270 km/h. Vettura finissima dal punto di vista tecnico, le bielle del motore erano in titanio e in generale fu fatto un ampio uso di leghe leggere, telaio, sospensioni e corpo vettura erano in alluminio per esempio. La linea è a mio avviso meravigliosa, con un alettone a ponte posteriore ed i fari a scomparsa. Senna insistette molto sul fatto che il telaio andasse irrigidito e fu ovviamente ascoltato. Nel 1997 ci fu un’evoluzione del motore che passò dagli originali 3 litri a 3.2, con un aumento di potenza pari a 3 CV. 52

Un significativo restilyng avvenne nel 2002, con l’adozione di fari fissi e non più a scomparsa e una nuova gamma di colori fra cui il meraviglioso long beach blue pearl, migliori aereodinamiche fecero si che potesse raggiungere i 281 km/h. Questa restyling, la rese a mio avviso perfettamente al passo con i tempi dal punto di vista stilistico, rimanendo sempre bellissima. Ne fu prodotta per gli stati uniti, con il marchio Acura una versione celebrativa di soli 51 esemplari per celebrare i due campionati del mondo vinti dal grande Alex Zanardi in CART champ car. Colgo l’ occasione per fare un grande in bocca al lupo a quel pilota straordinario di Alex Zanardi, uomini fuori dal comune hanno capacità fuori dal comune… Non ho dubbi al riguardo, riuscirà a dare “un secondo a giro “ anche questa pagina sfortunata della sua vita, con il consueto sorriso e il suo grande cuore. Forza leggenda ! Ti aspettiamo !!!! Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: Antonio Gelmini meccanicagelmini@gmail.com


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L’Emozione non ha voce

“IL PORTIERE DI NOTTE” - E. Ruggieri Enrico VIII, è il sesto album di Enrico Ruggeri, pubblicato nel 1986 dalla CGD. Contando anche i due album incisi con i Decibel, si può considerare l’ottavo, come suggerisce il titolo stesso. Primo album di Ruggeri a raggiungere la Top 20, ne consolida la popolarità, alla vigilia della vittoria al Festival di Sanremo 1987 che gli varrà la consacrazione a cantautore di rilievo. Il brano di punta scelto inizialmente è stato Il portiere di notte che sarà ripreso da Mina nel 1990. Le tematiche del rocker e dello chansonnier, si riferiscono in modo particolare a filosofie e ricordi su materie sentimentali, che prevalgono sui discorsi diretti. Struggente canzone che esprime un sogno trasgressivo. L’amore di un uomo innamorato che tenta di squarciare le miserie esistenziali della donna amata. Ruggeri sa cogliere, con toni efficaci, il dramma di un desiderio tenero ma impervio. Questo è un capolavoro ingiustamente sottovalutato. Fa venire i brividi. Musicalmente meravigliosa, il testo è un vissuto di quattro minuti e mezzo. Una favola.

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Vanno via e non tornano più; non danno neanche il tempo di chiamarli. E non lasciano niente, non scrivono dietro il mittente e nelle stanze trovo solo luci spente. Sapeste che pena, per chi organizza la scena, restare dietro al banco come un cane con la sua catena. E lei che viene spesso a notte fonda, è così bella, è quasi sempre bionda. E’ lei che cambia sempre cavaliere e mi parla soltanto quando chiede da bere. Ma la porterò via e lei mi seguirà. Prenoterò le camere in tutte le città. La porterò lontano per non lasciarla più, la porterò nel vento e se possibile più su. E quando ci sorprenderà l’inverno, non sarò più portiere in questo albergo. Sapeste che male

quando la vado entrare; non la posso guardare senza immaginare. Ma è lei che non immagina per niente cosa darei per esserle presente. Ma lei non vede e allora parlo piano, con la sua forma in un asciugamano. Ma la porterò via, non l’abbandonerò. La renderò partecipe di tutto ciò che ho. La porterò lontano per non lasciarla mai e mi dirà “ti voglio per quello che mi dai”. E quando insieme prenderemo il largo, non sarò più portiere in questo albergo e insieme, dentro al buio che ci inghiotte, non sarò più il portiere della notte.

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LA VISTA DEI CANI Appena nati, i cuccioli di cane sono ciechi e dipendono completamente dalla mamma. Aprono gli occhi e a vedere quando raggiungono le 3 settimane di vita. La vista del cane è diversa da quella degli esseri umani, per cui vedono il mondo in maniera diversa. Vediamo alcuni dei fattori caratteristici della vista dei cani: Capacità di prendere le distanze (campo visivo e percezione della profondità): la posizione degli occhi sulla testa dell’animale determina la visione periferica e quanto campo visivo è capace di vedere con entrambi gli occhi. Il campo visivo dei cani è di 240º, mentre la nostra è di soli 200º. Capacità di mettere a fuoco oggetti (acutezza visiva): tale capacità permette al cane di focalizzarsi su diversi oggetti. Percezione del movimento: i cani sono molto sensibili ai movimenti. Secondo alcuni studi, questi animali sarebbero in grado di percepire animali e oggetti in movimento a una distanza di 800 metri. Riconoscimento dei colori: i coni sono le cellule che si trovano nella retina che determinano la percezione dei colori quando vengono stimolati dalla luce delle varie lunghezze d’onda. I cani non sono in grado di riconoscere i colori come

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le persone, ma ciò non significa che vedano in bianco e nero. Mentre noi esseri umani siamo molto sensibili a tre colori principali, ovvero rosso, blu e verde (visione tricromatica), i cani sono sensibili a solo due colori, il colore blu e il giallo, per cui sono dotati di visione bicromatica e non sono in grado di percepire il colore rosso. Quindi quando giochiamo con Fido meglio lanciare una pallina blu e non una pallina arancione o rossa, fa più fatica a vederla. I cani sono capaci di vedere al buio e di notte, tanto che la visione notturna è una delle caratteristiche più importanti di questi animali: proprio per questo sono considerati degli abili cacciatori notturni. La pupilla del cane può espandersi notevolmente, per questo se c’è poca luce, la retina viene stimolata maggiormente. Sulla retina troviamo delle cellule riflettenti che formano uno strato di tessuto chiamato tapetum lucidum, caratteristico dei mammiferi notturni. A prova di ciò, noi esseri umani non ne siamo dotati. Il cane è in grado di distinguere oggetti a 6 metri di distanza, mentre una persona riesce a farlo fino a 25 metri. Tale capacità dipende dalla cornea e dal cristallino e la lente del cane può essere migliore o peggiore proprio come succede alle persone. Cosa vedono i cani allo specchio? Il cane vede il proprio riflesso, ma soprattutto le prima volte non è in grado di riconoscersi, per questo tende ad abbaiare, attaccare e ringhiare.


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L’INTERVISTA

SONIA CARDINI

Ph. Flavio Stringetti

DALLA SCRITTURA ALLA FOTOGRAFIA Dal mondo della scrittura a quello della fotografia, unendo un pizzico di sana malizia alla giusta dose di implicita provocazione. Sonia Cardini, classe 1980, orgogliosamente toscana come non lascia dubbi il suo accento, è una di quelle ragazze che vanno ben oltre lo stereotipo della modella o dell’artista. Innanzitutto perché in tasca ha un diploma conseguito all’istituto d’arte dove adorava disegnare, e poi perché oggi lavora in tutt’altro settore. Ma, quando può, con la penna e con la mente evade e fa evadere. È lei l’autrice di romanzi a tinte forti che indagano il mondo dell’omosessualità, della droga e del sesso, è lei la protagonista di set fotografici in cui la femminilità viene espressa senza pregiudizi ma senza l’ostentazione che pervade la società attuale. Se a questo ci si aggiunge una buona dose di umiltà e di gentilezza, si capisce al volo che Sonia Cardini va ben oltre lo stereotipo della modella “bella ma vuota”. La sua è una continua ricerca verso ciò che è contenuto, senza tradire quelle che sono le sue inclinazioni…

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Riavvolgiamo il nastro: chi è Sonia Cardini? Come detto sono nata ormai 40 anni fa, vivo in Toscana, nella bellissima Versilia. E poi… che altro volete sapere di me? Partiamo dal tuo ruolo di scrittrice a tinte forti. Faccio una premessa: la scrittura mi ha salvata. A tredici anni non ero una ragazzina molto socievole, quindi iniziai a creare i miei mondi scrivendo. Chi ha questo sogno nel cassetto deve inseguirlo, costi quel che costi. Io continuo a scrivere perché mi piace, perché per me la scrittura è il mio pane quotidiano. Ed è così che ha iniziato a prendere forma quella che oggi è diventata una trilogia. Mi è sempre piaciuto scrivere di passioni, perché io sono una donna passionale. L’ho iniziata per gioco e per sfida, poi ho capito che mi piaceva e ho continuato. Adoro l’eros in tutto le sue forme. Oggi, però, la scrittura è anche un modo per


L’INTERVISTA

andare oltre il pregiudizio. Il mio primo libro (“Io non sono qui”) racconta la storia di Asia, ex modella omosessuale che vive a Milano. È una trama complessa che racconta la bella vita di quella città, il lusso e la trasgressione, ma anche l’altra faccia della medaglia, la droga, il sesso facile. Dopo quello è nato il suo seguito (“Ossessione”) e proprio da pochi giorni è in distribuzione l’ultimo capitolo della trilogia (“Io che so perderti”). In questi tre romanzi il lettore troverà tutto: sesso, droga, trasgressione, passione, soldi… “Io che so perderti” è la tua ultima pubblicazione. Perché leggerlo? Perché chiude la trilogia e perché credo che questo libro sia un’ulteriore svolta nella mia vita. È un po’ come aver messo un punto fermo su cose che prima aleggiavano solo nell’aria. La storia di Asia mi ha catapultata in quel mondo nel quale fino a pochi anni fa mi ero solo avvicinata titubante. Adesso invece sono fiera di averla portata fra i lettori. Argomenti che fanno parlare e che ritroviamo anche sui tuoi profili Instagram. Che rapporto hai con i social? Lo ammetto… Non amo particolarmente i social! Da una parte hanno avvicinato le persone, dall’altra le hanno allontanate. Non mi reputo una influencer ma gestisco un blog dal titolo www.lefinestredeglialtri.wordpress.com Se vi va, venite a trovarmi! Quale immagine vuoi veicolare attraverso i social? Adoro parlare dei miei romanzi. Può sembrare presuntuoso ma è così. Mi piace il confronto con le altre persone, ma mi infastidisce l’accanimento che c’è in internet, dove la gente si nasconde dietro uno schermo per giudicare e disprezzare gli altri. Ma i social sono immagine, e tu sei anche fotomodella … La fotografia è nata per puro caso, iniziata per

gioco parecchi anni fa. Posavo per un disegnatore che mi ha ritratta in diverse occasioni e da lì sono passata alla fotografia, prevalentemente come modella androgina. È un campo che ti ha portata a diverse collaborazioni. Fra le quali, una importante a inizio millennio… Torniamo indietro nel tempo! Sono apparsa su un calendario per il mensile Crash auto e motori del 2001. Un bellissimo ricordo… Non ti sei mai approcciata troppo al mondo dello spettacolo. Come mai? Per pura scelta. Sono una persona socievole ma riservata. Anche nel quotidiano sono cambiata. Ammetto di essere stata esibizionista e forse a volte lo sono tutt’ora. Credo che l’equilibrio sia trovare una via di mezzo. CONTATTI SOCIAL INSTAGRAM sonia.cardini1980 www.facebook.com/sonia.cardini

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1982

Segni nel Tempo

Riccardo Poletti

Figlio di Gianna e Arietto Paletti, imprenditore milanese che aveva costruito la sua fortuna come costruttore e immobiliarista, inizialmente si interessò al karate, disciplina in cui si era laureato campione nella categoria juniores a tredici anni, e allo sci alpino. La sua passione per l’automobilismo si sviluppò, infatti, solamente a diciannove anni. Nel 1978 fece quindi il suo debutto in Formula SuperFord, riuscendo anche a portarsi in testa per diversi passaggi alla gara d’esordio, ma senza mai riuscire a vincere un appuntamento stagionale. Ottenne comunque diversi podi e, per il 1979, decise di approdare in Formula 3, seppur con scarsi risultati. Non riuscì, infatti, ad andare oltre due quinti posti. Nonostante ciò, grazie agli investimenti dello sponsor, riuscì a debuttare in Formula 2 nel 1979 alla gara di Misano, pur essendo costretto al ritiro per un incidente. Dopo alcune altre corse senza particolari risultati in Formula 3, a metà del 1980 venne chiamato da Mike Earle per sostituire Johnny Cecotto in Formula 2, dato che il venezuelano aveva rescisso il proprio contratto con il team per passare alla Minardi. Fece quindi il proprio debutto al Mugello e al Gran Premio dell’Autodromo di 60

Monza colse un terzo posto. Venne quindi confermato alla Onyx per la stagione 1981 e durante l’inverno venne impiegato svariate volte come tester. All’apertura del campionato conquistò subito un secondo posto a Silverstone e giunse terzo a Thruxton. Il prosieguo dell’annata non fu, però, altrettanto fortunato e, ad eccezione di un sesto posto a Vallelunga, Paletti venne costretto al ritiro per sette gare consecutive. A fine stagione la Pioneer, di cui la Exim era importatrice per l’Italia, lo convinse ad accettare di debuttare in Formula 1, sebbene il pilota preferisse rimanere ancora un anno nella categoria per poter maturare ulteriormente. Paletti si unì al team Osella di Formula 1 nel 1982 come secondo pilota nella squadra. Durante i test invernali fu costretto a provare con la vettura dell’anno precedente e anche se al suo esordio, nel Gran Premio del Sudafrica, gli venne messa a disposizione una nuova monoposto mancò la qualificazione. Ebbe l’occasione di debuttare al Gran Premio di San Marino, in cui presero il via appena 14 vetture, in quanto venne boicottato da diverse squadre per lo scontro tra FISA e FOCA. La sua gara durò


1982

comunque sette giri, prima di essere costretto al ritiro per un guasto alla sospensione. Nelle due corse successive mancò nuovamente la qualificazione e i rapporti con l’Osella andavano deteriorandosi, sia per la rivalità sviluppatasi nei confronti del compagno di squadra Jean-Pierre Jarier che per la scarsa competitività del mezzo. Nel settimo Gran Premio della stagione, a Detroit, riuscì a qualificarsi su una griglia di partenza completa, ma durante il warm-up della domenica mattina perse una ruota e danneggiò la sua vettura. Inizialmente pareva che il pilota potesse prendere il via con il muletto, ma la rottura dell’estintore sulla macchina di Jarier fece sì che questo venisse destinato al francese e il pilota italiano non riuscì a partecipare alla gara. Intanto Paletti aveva riallacciato i contatti con Mike Earle, con cui aveva già corso in Formula 2, e i due si stavano accordando per un passaggio del pilota italiano al team dell’inglese per la stagione 1983. La morte Al Gran Premio del Canada, poi, Paletti riuscì a qualificarsi in ventitreesima posizione. Il 13 giugno, giorno della gara, Didier Pironi, che era in pole position, ebbe un inconveniente al via ed il motore della sua Ferrari si spense. Il francese lo segnalò prontamente agitando le braccia, ma la direzione gara autorizzò comunque la procedura di partenza, e, quando si accese il verde, le altre macchine riuscirono comunque ad evitarne la vettura; solo Paletti, che partiva dall’ultima fila e aveva quindi la visuale oscurata dai concorrenti che lo precedevano, non fu in grado di reagire in tempo e tamponò violentemente il posteriore della Ferrari quando aveva già raggiunto una velocità di circa 180 km/h. Paletti perse subito conoscenza rimanendo intrappolato nell’auto; Pironi uscì immediatamente dalla propria vettura per aiutare il collega insieme ai commissari di gara, ma pochi secondi dopo la benzina che era fuoriuscita dal serbatoio dell’Osella prese

Segni nel Tempo

fuoco e la monoposto fu completamente avvolta dalle fiamme. L’incendio fu rapidamente domato ma il pilota, pur non ustionato, non dava segni di vita; estratto dalla sua macchina dopo oltre venti minuti e portato in ospedale, morì poco dopo il ricovero.Le ferite riportate nella zona toracica, piuttosto gravi, resero fatale l’inalazione delle sostanze estinguenti che preclusero ogni possibilità di rianimarlo; inoltre aveva subito la frattura della gamba sinistra e della caviglia destra. Paletti, che due giorni dopo l’incidente avrebbe compiuto 24 anni, fu la seconda vittima in Formula 1 quell’anno; solo poche settimane prima Gilles Villeneuve aveva perso la vita dopo un incidente sul sul circuito di Zolder. A rendere più tragica la situazione fu la presenza, tra gli spettatori del Gran Premio, della madre, che era giunta lì all’insaputa del figlio.

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L’INTERVISTA

MAFALDA DE SIMONE

INFLUENCER CON LA TESTA SULLE SPALLE Com’è iniziata questa avventura? ll mio percorso ha avuto inizio dall’estate del 2016, tutto è cominciato per gioco condividendo scatti inerenti outfit, makeup e ottenendo sempre maggior riscontro, così mi sono resa conto di volerlo fare seriamente dedicandomi ogni giorno alla costruzione del mio profilo Instagram. Sono man mano entrata in contatto con diverse aziende per le campagne di promozione dei loro prodotti riuscendo a conquistare la fiducia di molte persone. Non credevo di raggiungere tali livelli. Quando hai scoperto di essere diventata una beauty influencer? Ho scoperto di essere diventata influencer quando le aziende hanno iniziato a contattarmi e propormi i primi contratti di lavoro. Com’è la giornata di una influencer? Solitamente ogni giorno si parte dai contatti con le aziende per la formulazione delle collaborazioni; bisogna poi organizzarsi con i fotografi e videomaker per la produzione del materiale che sarà poi pubblicato, facendo spesso fronte delle volte anche alle difficoltà logistiche per le location fotografiche. La gratificazione è

di aver creato un contenuto originale che possa essere di aiuto agli altri. Un tuo pregio ed un tuo difetto… Pregio: caparbietà, fisso l’obiettivo e non smetto di lavorarci finchè non l’ho raggiunto. Difetto: sono un pò permalosa Al di là del tuo lavoro, quali sono le passioni della tua vita? Le mie più grandi passioni sono il pianoforte e il fitness, nonché il benessere fisico in generale Dove ti vedi tra qualche anno? Continuerò questo lavoro con l’ambizione di raggiungere livelli sempre più alti, magari partecipando anche a programmi televisivi che possano darmi maggiore visibilità. Tra 10 anni sarò sempre in questo settore ma intanto avrò acquisito un bagaglio di esperienze utili per continuare al meglio CONTATTI https://www.instagram.com/mafds/ Su Facebook: Mafalda De Simone

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Relax

SODOKU

VIGNETTE

BUON COMPLEANNO NONNA GRAZIA Mettendo in ordine in casa ho sfogliato i primi numeri di New Entry che ho tenuto da parte, del 2008 e ho riletto con tanto piacere l’articolo che mi aveva dedicato proprio nonna Grazia! Sono passati già 12 anni e, seppur con l’avanzare dell’età sono aumentati i vari acciacchi, nonna Grazia è sempre una cara amica e “nonna” adottiva per me e penso per altre amiche lettrici che l’hanno apprezzata negli anni tramite i suoi scritti. Tra l’altro l’ho sentita al telefono poco tempo fa ed è ancora brillante! Il 15 settembre compie ben 96 anni!! Per questo voglio mandarle tantissimi auguri di Buon Compleanno con tanto affetto e le auguro di poter godere altri anni dell’amore dalle sue figlie, nipoti pronipoti!! Olfi Ornella 63



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