Anno 22 - N°10 del 28/06/2016 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR
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Editoriale
Mi capita sempre più spesso di innervosirmi di fronte a frasi tipo: “il diritto alla felicità”, “lo scopo della vita è essere felici”, “come essere ottimisti e vivere una vita felice” e così via. Non ho nulla contro la felicità, ci mancherebbe. Ma in questa tensione univoca alla felicità avverto una trappola, e mi viene da fare l’avvocato del diavolo, da sostenere il principio opposto. Non perché credo che la vita sia solo sofferenza, ma così, per riportare un po’ di equilibrio: come su una barca a vela, mi butto a far peso dall’altra parte, per non cadere. Stiamo vivendo tempi difficili, la crisi economica ha conseguenze pesanti sulla vita delle persone. Nel normale quotidiano di molta gente questo comporta ansie, paure, difficoltà, problemi. Comporta risvegli nel cuore della notte con proiezione sul soffitto di film catastrofici, comporta vergogna di parlare delle difficoltà,
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senso di solitudine, isolamento anche dai propri cari; comporta scontrarsi con limiti sempre più stretti, con la paura di non farcela, la paura di perdere magari anche la casa e ciò che si è messo da parte in anni di lavoro. Poi ci sono le malattie, che arrivano quando arrivano. Ovvio che sto dando un quadro parziale e univoco, ma quel quadro quanta parte occupa nelle nostre vite e in quelle dei nostri amici, dei nostri vicini di casa o colleghi di lavoro? Se l’accento è troppo sulla felicità, dove stanno i periodi di vita dolente e faticosa? Quel che voglio dire è che il messaggio sulla felicità mi sembra sbagliato. Io penso che la vita comprende gioie e dolori, e non scarta nulla di ciò che mi accade. Se mi sento triste e sconfortato, che faccio? Già sto male, mi devo pure sentire incapace di essere felice? Che l’infelicità dipende da me? So bene che
sono discorsi complessi, e ora qui sto semplificando. Ma se solo la felicità fosse lo scopo della vita, quanta vita dovremmo mettere tra parentesi? Che bilancio sarebbe? Cosa dovrebbero dire della propria vita le persone malate? Io credo che sia importante dare testimonianza di senso, ovunque la vita ci porti. Attraverso esperienze di felicità e di dolore. Io credo che lo scopo della vita sia viverla, e che ogni momento sia significativo. Credo nella ricerca dell’equilibrio tra terrore e meraviglia, gioia e dolore, bene e male. Equilibri dinamici, mai stabili. Questo mi aiuta, mi fa sentire nella vita, mai fuori. Questo a volte mi ha dato momenti di felicità anche nelle difficoltà, e comunque mi fa vivere meglio. Gettiamo al cielo gioie e dolori: che ricadano nella terra come semi a rigenerare la vita. Gianluca Boffetti
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Anima nel Vento
Mi mancherai sempre, caro mio papà...
A Mario Villa Nascono nuovi sospiri in avvicinamento all’infinito, sembrano tratti da contatti soprannaturali, nel contesto di una fede che sfiora l’eternità, in special modo quando intravedo la tua umile immagine nell’abbandono dei miei sensi… quasi come se potessi stringerti forte tra le mie braccia, nel più amareggiato percorso della mia infanzia, poiché non ho potuto apprezzare fino in fondo le tue carezze, in quanto il palcoscenico del destino s’è fermato proprio sul più bello dei romanzi, m’ha fatto mancare precocemente il regista della mia avventura terrena! Caro papà, mi mancano tuttora i tuoi esemplari sorrisi, la tua inesauribile bontà nel cuore. Nonostante l’atroce malattia che consumava il tuo esile corpo, ha fatto sì che hai portato con te in cielo l’amore
della gente che ti voleva bene, perché aveva capito la persona speciale che viveva in te attorniato da gioia da condividere per altruismo! Generoso papà, vorrei parlarti di me, di come sono cresciuto, ma probabilmente tu dall’alto mi osservi e mi proteggi… Non mi abbandonare mai, mi mancherai sempre, caro amico papà! Fabrizio Villa da Ponte San Pietro (Bg)
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Nonni digitali Cari nonne e nonni attenzione, non fatevi scavalcare! Siamo abituati ad associare le nuove tecnologie e la realtà virtuale (Internet, cellulari, tablet, sociale network) ai giovani e alle persone in età lavorativa. Eppure una grande domanda di digitale arriva sempre più dalle persone anziane, quelle che a fronte di una riduzione delle capacità di movimento, di esperienza diretta del mondo, di nuove relazioni, cercano modi nuovi per continuare a fare le cose di un tempo e la possibilità di farne di nuove. Le applicazioni del digitale nella nostra vita quotidiana saranno nei prossimi anni così rilevanti, per la salute, per la gestione della nostra economia, per accedere all’informazione, per comunicare con gli altri, che investire sulla cultura digitale della popolazione più anziana mi pare una priorità assoluta. I dati infatti non sono confortanti. Una ricerca dell’università Cattolica (2015), compiuta su 900 persone, ha messo in evidenza che solo il 20,3% di quelli tra i 65 e i 69 anni e il 13% di quelli tra i 70 e i 74 anni hanno un uso settimanale o quotidiano del computer. La percentuale scende se si considerano portatili, tablet e smartphone. Mediamente sono gli uomini i più digitali, ma le donne sono spesso più desiderose di imparare. A Facebook sono iscritti il 9,7% degli uomini e il 5,5% delle donne, Twitter ha percentuali molto basse, anche qui prevalgono gli uomini. Sono le donne che rischiano di rima-
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nere particolarmente escluse dal digitale, soprattutto se si sono prevalentemente dedicate alla famiglia e alle attività di cura. Dobbiamo correre ai ripari. Molto si deve fare per diminuire il divario di competenze digitali tra le generazioni, le aree geografiche, i generi. Superando tanti pregiudizi e tante pigrizia diffuse. Possedere un telefono cellulare ed una connessione internet può consentire di parlare con i nipoti e di vederli crescere quando sono lontani; nuove applicazioni possono garantire il monitoraggio della salute, ricordare di prendere una medicina all’ora giusta o di bere d’estate, di tenersi collegati con amici e parenti nelle lunghe ore d’ospedale o quando si vive da soli. Non è vero che la voglia di imparare cose nuove è esclusiva della giovane età. Anzi. È proprio quando aumenta il tempo a propria disposizione che il digitale può continuare a tenerci vivi, ad accrescere le nostre conoscenze, a farci vedere cose che neppure sapevamo esistere, a trovare modi nuovi per sentirci amati dagli altri e per renderci presenti nelle vite di chi amiamo. I miei figli le cose più tenere le scrivono ai nonni su whatsapp. Il messaggio arriva in tempo reale, fresco e immediato come un bacio. E i nonni rispondono, adeguatamente istruiti dai nipoti. Articolo tratto da “Città Nuova” di Elena Granata Un grazie a Nonna Grazia che è la fatto pervenire.
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Machissenefrega
OGGI COME IERI: SULLA FAMIGLIA QUANTE BUGIE La signora era appoggiata al tavolo di formica della sua cucina, in un quartiere popolare di Milano. Doveva essere sulla cinquantina, agli occhi del figlio ventenne appariva vecchia. Lo guardò e gli chiese: “Ma è vero che per colpa di questa maledetta legge tuo padre mi lascerà?” Era la primavera del 1974. Campagna elettorale sul referendum abrogativo della legge FortunaBaslini che nel 1970 aveva introdotto il divorzio in Italia e che la destra politica quasi compatta e buona parte del mondo cattolico (schieramento identico a quello che, 42 anni dopo, avversa la legge Cirinnà) volevano cancellare. Allora si faceva davvero politica porta a porta, esponendosi a qualche insulto ma incontrando di viso quella che poi si sarebbe chiamata “la pancia del Paese”. Ho immaginato quella signora perché quella ipotetica domanda mi ha dato lo spunto per scrivere della bruciante sensazione del potere malefico della propaganda. Gli antidivorzisti accusavano la Fortuna-Baslini di “sfasciare la famiglia” e di “minare dalle fondamenta la nostra società”. Amintore Fanfani, leader di quella campagna disperatamente reazionaria, in comizi memorabili per sbracataggine (e dire che era un insigne cattedratico) metteva in guardia le donne: “Votate contro quella legge, o vostro marito scapperà con una ragazzina”. Forse faceva lo
spiritoso. Forse sapeva su quali debolezze, quali solitudini, quali ignoranze poteva fare leva. Anche allora si trattava di legalizzare unioni civili già in atto, consentendo finalmente di sciogliere matrimoni già dissolti di fatto. Di legalizzare vite vere di persone vere. Di ammettere che forme di amore potessero morire e altre nascere. E di stabilire che la Repubblica, quando legifera, è tenuta a legiferare per tutti e non solamente per i cattolici convinti che il matrimonio sia un sacramento indissolubile: e liberi, ovviamente, di continuare a considerarlo tale ma solo in relazione alle loro scelte, non più a quelle degli altri. Se rievoco quell’ormai antico scontro (che si concluse, evviva, con la sconfitta degli antidivorzisti) è perché, in una società pur così mutata, ho ritrovato nella disputa sulle unioni civili un identico, drammatico incidente culturale. I fautori della famiglia tradizionale erano contrari al riconoscimento legale di altre forme di convivenza e genitorialità. Ma i fautori di altre forme di convivenza e genitorialità NON sono affatto contrari alla famiglia tradizionale. Nulla fanno per impedirne la costituzione e la tutela legale. Vogliono solo affiancare al modo unico altri modi già esistenti, già operanti, di amare e procreare, tutelando i partner e i figli, dando loro assistenza sanitaria e facoltà di ereditare. E’ un clamoroso falso, dunque, sostenere
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Machissenefrega che i due schieramenti sono l’uno fautore della famiglia tradizionale, l’altro contrario. Che uno la vuole proteggere, l’altro distruggere. Lo sconto è tra chi vuole mantenere la legittimità di un solo tipo di famiglia, e chi vuole dare legittimità a diversi tipi. Lo scontro è tra un monopolio etico e un’etica plurale. Tra intolleranza e tolleranza. Mi ha impressionato il doversi riconfrontare, dopo un cammino (culturale, politico e scientifico) tanto lungo, con una forma di intolleranza così precisamente uguale a quella che scatenò la campagna contro il divorzio. Anche allora il tentativo fu di dividere la società in amici e nemici della famiglia. Ma la sola inimicizia in campo era quella contro le centinaia di migliaia di famiglie di divorziati, che chiedevano di avere riconoscimento legale e pari diritti (oggi ci sembra un’ovvietà). Non esisteva alcuna inimicizia attiva, sul fronte opposto: nessuno voleva dichiarare decaduto l’istituto del matrimonio, nessuno produceva anatemi contro i matrimoni di lunga durata. Oggi ci sono persone “contro”: erano gli oppositori della Cirinnà. E persone “a favore”: erano quelli che aspettavano, magari da una vita, di sentirsi uguali agli altri, in un mondo di diversi che si riconoscono e si sopportano. Amici, il 25 giugno sarò all’Alemante Festival insieme al mio amico Emanuele Dabbono.
E la novità più importante è che a questo giro sarà lui il mio “angelo custode”. Nel frattempo, continuo ad essere super impegnata nelle mie svariate produzioni e collaborazioni. Indubbiamente per me è un bel momento. Con Emanuele da anni condivido “istantanee di secondi lunghi quanto un anno bisestile”, centinaia di parole, poesie, ansie e musica a secchiate. A suo modo mi ha sorretto quando la mia vita sembrava di cristallo e pronta a risucchiarmi come una botola: amico prezioso e discreto oltre che cantautore straordinario. E quando c’è stima e affetto nulla mai finisce. Saranno tre giorni esaltanti, una “fatica” che si prenderà tutte le ore (poche) in cui sono abituata a dormire, i pensieri che sono abituata a fare, le convinzioni su cui sono abituata a contare e le telefonate di mamma. E, oltre a prendersi tanto, si prenderà anche le parole che servono a raccontare. Perfino ora, che vorrei scrivervi un sacco di cose, mi accorgo che il senso profondo di quello che accadrà di qui a pochi giorni, sfugge. A queste parole, per forza di cose scombussolate e senza nè capo nè coda, ma soprattutto a me. Come dire, amici? Sotto le impalcature di quella che ero fino a poco tempo fa, si sta insinuando l’impressione che potrei salvarmi. Ecco, si. Salvarmi. Da me stessa, intendo. Ogni tanto mi guardo allo specchio e mi sento un po’ meno
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Machissenefrega straniera, un po’ meno persa. Che la mia partecipazione all’Alemante Festival dunque non arrivi a voi come una vanesia ma come un altro piccolo passo, un piccolo sogno che si avvera: fatto di parole, quelle per cui mi danno il cuore e l’anima e che, a un certo punto, accadono. E accadono anche a una “ragazzina” che ha ancora paura dell’aereo e del buio. Perché, tra le infinite rivelazioni di questo periodo, c’è’anche la certezza che da una cosa terribile come la malattia che nel luglio 2002 colpì Alessandro Mantero, può nascere una cosa bellissima e speciale come questo Festival, attraverso i cuori giganti di coloro che lo organizzano, che conoscerò, ma che già ammiro. Perché se l’Alemante è una festa fantastica lo è perché è fatta di amore per gli altri. In un mondo egoista ed esibizionista come quello di oggi c’è’ ancora chi continua a tenere accesa la luce della solidarietà, il coraggio di crederci, la voglia di esserci, di sorridere, il coraggio di donare e donarsi e, soprattutto, di continuare a sognare. Sto andando incontro ad un’esperienza meravigliosa ed incredibile. Mi immergerò in un mare di cose e storie che non conosco. Esplorerò cuori, visi, sorrisi, venti, una spiaggia, qualche scoglio, profumi, limiti e si, anche me stessa. Se dovessi raccontare a mio figlio questa storia racconterei di certo la storia del Bene che si avvera. Elettrizzante ed entusiasmante. Questo ho provato fin da subito nei confronti di questa avventura in cui sono stata coinvolta. E sono emozionata. E tra poco si accenderà tutto, arriverà il momento. La partenza, il regalo, l’opportunità di vivermi l’Alemante Festival (http://www.alemante.org/ ), Festival che parla soprattutto di Bene coltivato negli anni e condiviso, raccontato, riconvertito. E così sarà. Un viaggio per condividere. In fondo, cos’è il Bene senza Condivisione? Io mi metto in gioco, sfido me stessa. Vivrò in maniera preziosa questo bellissimo regalo.
Non mi risparmierò, darò tutto ed ogni centimetro di cuore a cui parlerò, sarà un nuovo cuore che pulserà insieme al mio. Il Bene splende. Il Bene ti regala una cosa preziosa: il Tempo. Raccoglierò nuovi frutti che poi porterò con me. Forse, anzi, di certo, alcuni li raccoglierò più avanti, perché voler Bene veramente significa anche aspettare il tempo giusto. E ognuno impiega il proprio tempo per maturare. Mentre conto i giorni che mi separano dal mio viaggio ho capito che posso ancora voler bene veramente. Incredibile amici, quasi non ci credo. Il mio cuore non si è inaridito, non si è seccato. E’ gommoso e colorato. E ogni tanto gli piace fare le capriole. Ed io che ero convinta di aver esaurito il Bene. Invece mi sono resa conto che ci sarà sempre una nuova storia da rincorrere, ci saranno sempre nuovi cuori a cui voler bene e di cui prendersi cura. Se c’è una cosa che posso assicurarvi e’ che il mio cuore e i miei occhi non smetteranno mai, e dico MAI, di raccontare storie e persone come se fossero i più belli di questo mondo. C’è tempo, come diceva Fossati. Ma questo è il momento. E questo il posto. Che vita stupenda. Sempre controvento, mai controcuore. Grazie belli miei...con tutto il Bene ci vediamo a Varazze. Vostra, J. Alemante Festival: a chi sa amare e ogni giorno crea possibilità. Percorrendo nuove strade, occupando spazi, liberando idee. http://www.alemante.org/ Potete seguirmi su Facebook sul mio profilo privato La Ju Franchina, sulla mia pagina artista La Ju o leggere tutti i miei articoli sul mio blog a questo indirizzo: alegraaa.blogspot.it
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Quiz 1) Di quanti pezzi dispone ciascun giocatore in una partita di scacchi? 2) Chi è l’attore che con lo pseudonimo di « Sto » ha creato il personaggio di Bonaventura? 3) Qual è il nome della costruzione di ferro innalzata a Parigi per la Esposizione Mondiale del 1889? 4) Quante sillabe compongono un verso « endecasillabo »? 5) Dite il nome dell’aviatore nordamericano che per primo superò senza scalo l’Atlantico volando da New YorK a Parigi? 6) Carlo è più giovane di Davide ma è più vecchio di Enrico: chi è il più vecchio? 7) Quale santo ebbe l’apparizione di Cristo sulla via di Damasco? S. Paolo. 8) Qual è per grandezza i I terzo lago d’ltalia?
RISPOSTE ESATTE DA 1 e 3 SCARSO DA 4 A 5 MEDIO DA 6 A 7 BUONO 8 OTTIMO
1) 16 2) Sergio Tofano 3) Torre Eiffel 4) 11 5) Lindbergh 6) Davide 7) San paolo 8) Lago di como
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Riflessioni 11
Riccioli di polvere e galassie “Di tanto in tanto passo uno strofinaccio sotto il letto. Ci trovo la polvere arrotolata a riccioli e spirali, la figura perfetta delle galassie viste al telescopio. Mi attira la coincidenza di forme tra l’immenso e il minuscolo. Un ammasso di stelle ripete quello di un rotolo di polvere.” (Da: “Ti sembra il Caso?” di Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi, pag. 11) La vita è stupefacente. Abbiamo due metri di DNA in ogni cellula del nostro corpo. È compattato in maniera portentosa nel nucleo di ogni cellula, che invece non è più grande di un milionesimo di centimetro. C’è un quantità di DNA straordinaria nel nostro corpo, mettessimo i due metri di ogni cellula appiccicati uno dopo l’altro si coprirebbe centinaia di volte la distanza tra la Terra e la Luna.” (ivi, pag.18) Mi incanta pensare a questi salti tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Mi incanta pensare a cosa e a quanto succede nel mio corpo mentre sto digitando sulla tastiera: quanta vita c’è in una piccola cellula, quanto si muove in lei, quanto traffico tra cellule, traffico che mi consente di pigiare tasti, dare forma ai pensieri, scrivere, leggere ciò che le dita fanno apparire sullo schermo del computer. E questo mentre il corpo fa i fatti suoi senza che io me ne debba occupare, e mi fa respirare, fa battere il mio cuore, regola la temperatura, digerisce la cena… Ho una visione laica, tutto ciò non mi fa pensare a un Dio ma alla grandezza dell’Universo. Ricordo che sul libro di geografia delle medie avevo scritto il mio nome e sotto: Torino, Italia, Europa, Terra, Sistema solare, Universo. Così mi sento ancora oggi: una piccola parte inserita in cerchi sempre più ampi. Una parte di un tutto che c’era prima di me e proseguirà dopo; una parte non indispensabile, ma che nel suo esserci contribuisce all’insieme, porta la sua goccia. (Cito il post di Masticone, qui).
È un pensiero che mi quieta. Infinitamente piccolo e infinitamente grande si incontrano, dialogano. Io nel piccolo partecipo del grande. E lo porto in me. Mi sento al mio posto nel mondo. Quel che rimarrà di me quando non ci sarò più è un pensiero che non mi ha mai agitata, e pensare che non ci sarà nulla, se non per un po’ nella memoria di chi mi ha conosciuta, mi lascia tranquilla. Sono interessata alla vita finché ci sarà un “Io” cosciente in grado di viverla. Quando si spegnerà, non ci sarò più. Per me, va bene così. Nel frattempo, ho bisogno di amare e di essere amata, e in questo sento il senso della mia vita. Dalle finestre aperte arriva un’aria un po’ troppo fresca, è ora di chiuderle; fuori è buio, nessuna luce brilla. Ma so che un cielo stellato si dispiega sopra di me, e questo mi fa sentire a casa. Monica
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Leggende
Alligatori nelle fogne di New York Passano di bocca in bocca e ogni volta si infarciscono di dettagli. Sono le leggende metropolitane, che si tramandano di generazione in generazione. Tra le più famose storie c’è il mito dei coccodrilli che vivono nelle fogne di New York. Alla credenza Samuele Bersani ha persino dedicato una canzone. La notizia apparve, per la prima volta, sul New York Times nel 1930: un giovane aveva visto alligatori nelle cloache della Grande Mela. Ancora oggi, numerosi
cittadini credono che sotto l’asfalto vivano gruppi di coccodrilli affamati.
Lo spirito di Bloody Mary Alcuni dicono che la protagonista della storia sia Maria La Sanguinaria, la regina di Scozia che fece uccidere oltre 300 oppositori religiosi. Altri sostengono si tratti di una giovane americana morta in un incidente stradale o sepolta viva dai genitori. L’unica cosa certa è
che se vi si mettete davanti a uno specchio in una stanza illuminata solo da una candela e pronunciate per tre volte il nome “Bloody Mary”, vedrete lo spirito della donna alla vostra sinistra che comincerà a graffiare il vostro volto con delle lunghissime unghie.
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Riflessioni 13
Da quel mazzo di rose alla fine di tutto... E’ tremendo pensare a quanto la gente ci provi gusto a maltrattare il prossimo: che sia un parente, un amico, un animale... o il mondo intero... E’ assurdo come chiedere scusa sia cosi faticoso, quando una lacrima in pubblico faccia più scalpore di una minigonna invisibile, come un sorriso sia spesso frainteso e come il cantare per strada sia giudicato pazzia... Come mai invece ci siamo abituati a chi sputa per terra, chi bestemmia all’oratorio, chi non saluta più, chi sporca e inquina? A quanto pare è molto più facile abituarsi alla bruttezza che alla bellezza...forse perchè quest’ultima fa male agli occhi, perchè fa riflettere, perchè è unica e non torna indietro... Penso che questo mondo debba nutrirsi di bellezza che non è quella delle ragazze sui giornali o del diamante zircone in vetrina, ma quella che viene da dentro che noi umani abbiamo dimenticato di avere. E chissà... magari sarei meno incazzata e più bella anch’io se la smettessi di rodermi il fegato per ogni ingiustizia che sento! Mi rivolgo alle donne di qualunque età: non basta un mazzo di rose appoggiato sul tavolo, una “scusa” scritta su un biglietto, una notte d’amore folle...ma senza amore... Non accettate un uomo solo perchè dice che cambierà...uno stronzo non cambia! Passa il tempo e gli schiaffi aumentano diventando
calci, poi si passa ai coltelli e alle pistole...il passo è breve da quel mazzo di rose alla fine di tutto... A quegli anni di gioventù che rimarranno eterni, a quelle lacrime amare della famiglia, a quelle frasi come: “l’ho sempre saputo”, perchè a questi uomini arriva il momento che pagano, se non con la galera ma in altro modo, sicuramente in coscienza se ne hanno una! Ci sono uomini che commettono crimini che nessuno conosce, donne morte in silenzio in un paese che tace, ma la famiglia sa... i suoi cari non dicono per timore, la gente però parla...quante se ne sentono di queste storie? ...Eppure tu che leggi... magari stai subendo... e domani, ancora quel mazzo di rose ti farà sorridere... forse per l’ultima volta Laura Casarini
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Pensieri & Parole ricordando Michele con i suoi scritti e la sua storia
Editoriale del 17/09/1994 - primo numero di New Entry Salve gente, è nato il giornale che tutti aspettavano da tempo. Voi direte, non è vero niente, invece con tutta onestà se questo esperimento sarà conforme alle nostre aspettative, noi redattori pensiamo che non saremo gli unici ad esserne felici. New Entry, da come avrete potuto capire, è il nome del giornale, che in italiano significa “Nuova Entrata”. Ha il gran merito di trattare fatti ed avvenimenti di due paesi limitrofi: Almè ed Almenno San Salvatore (Provincia di Bergamo). Tutto qui? Eh no, sembrerebbe troppo poco, un’altra grande novità è costituita dal fatto che tutti i lettori possono partecipare come protagonisti esplicando le proprie idee su qualunque argomento. La redazione per il momento è costituita da soli giovani di un’età variabile tra i 15 ed i 21 anni. Hobby, lavoro, studio, divertimento, curiosità od anche solo per dire la propria, posso essere spunti di interesse per scrivere e comparire sul giornale. Per i più timidi, cercheremo di trovare sistemi di persuasione e di incoraggiamento per aiutarli ad uscire dal proprio guscio dando loro possibilità di conoscere nuovi amici simpatici con cui legare nuove amicizie. Gli articoli che costituiranno il giornale tratteranno svariati argomenti che andranno dalla cronaca allo sport, dal tempo libero alle iniziative più curiose, questo perchè vorremmo
scrivere un giornale che renda tutti felici, nessuno escluso in modo di creare una vera famiglia, unita nel nome dell’amicizia, lavorando in compagnia. Non ci resta che sperare in una vostra grande accoglienza! NOI CI CREDIAMO!
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Sul carcere e sulla pena - Non è un film
Sul carcere c’è sempre più confusione, sempre maggiore disinformazione, lo scollamento tra dentro e fuori è davvero allarmante, non consente di auspicare quel cambiamento che invece non è più rinviabile, se vogliamo che le persone che escono siano migliori di quando sono entrate. Occorre intervenire per delineare nuove assi di coordinamento sociale finalmente condivise e partecipate, affinché si possa parlare del carcere e della pena non più solamente con grammatiche emergenziali o interventi sgrammaticati, ma con un progetto che metta in condizione di esser riconosciuti nei propri ruoli e come persone: operatori e detenuti. In queste righe c’è il tentativo di formulare un momento di riflessione, per fare tesoro delle
intuizioni e creatività di ognuno e di ciascuno, per concretizzare la possibilità di restare ancorati alla reale sostanza delle cose, infatti il carcere non è assolutamente quello dei film, tanto meno quello della pancia al bar sport. Bisognerà prendere coscienza che c’è da fare i conti con la persona/e, con i suoi errori, con la giusta punizione, ma anche con una carcerazione che mantenga inalterati gli scopi costituzionali e la propria utilità sociale, affinché chi privato della libertà dentro una cella, possa uscire al termine della propria condanna, quanto meno nella comprensione di una libertà ritrovata che sta nell’impegno di una nuova responsabilità. Ri-progettare il carcere e la pena, dando particolare rilievo alla componente educativa, può
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Società 17 favorire e accelerare il processo di cambiamento in atto oltre che dare un spinta propulsiva e innovativa in termini di concretezza, all’interno del più ampio contesto delle politiche di Welfare. Ma non solo, infatti come accade in una comunità di servizio e terapeutica come la Casa del Giovane, dove da molti sono impegnato come operatore, sarà necessario investire sulle professionalità e conoscenze umane, non soltanto sul cartaceo delle disposizioni ed i regolamenti interni di un penitenziario, occorrerà adoperarsi non a mantenere un istituto come un lazzaretto, ma favorendone la propria autorevolezza di baluardo della legalità-ri-educativa nel ripristino delle regole da rispettare, dentro e fuori, quali vere e proprie salvavita. Soprattutto diverrà stringente il disporsi ad aiutare chi è detenuto, non per una pseudo solidarietà accudente e buonista, ma con l’obiettivo di recuperare strumenti e occasioni per ritornare in possesso di un equilibrio, soprattutto per ri-conquistare la propria dignità personale, perché checchè qualcuno si ostini a ripeterci che veniamo al mondo con la nostra inossidabile dose di dignità ben allacciata in vita, lì rimarrà per sempre, qualunque sarà il nostro atteggiamento, comportamento, stile di vita, ebbene, posso assicurare che non c’è
panzana più grossa e deleteria. La dignità la si può perdere e come, in maniera devastante, tragica, addirittura c’è anche di peggio, la si può rubare, rapinare, anche agli altri, agli innocenti. Poi ritornarne in possesso diventa davvero difficile, e non sarà sufficiente la nostra buona volontà, né mettercela tutta per riuscire a ben camminare, infatti nessuno si salva da solo, nessuno ha ragione da solo, dovremo esser capaci di chiedere aiuto, consapevoli che chi chiede aiuto non è persona fragile, debole, o come molti amano definirlo uno sfigato, ma una persona con la propria fortezza interiore. Ebbene non sarà ancora sufficiente. Dovremo impegnarci a fondo per creare le condizioni, l’opportunità di incontrare qualcuno che ci viene incontro, stende il suo braccio, stringe forte la nostra mano, sradicandoci letteralmente dal buco nero profondo in cui siamo caduti.
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Società Io c’ero per intero in quel buco nero profondo, fino a esser diventato un pezzo di edilizia penitenziaria, distante, solitudinarizzato, sprofondato dentro un luogo e uno spazio dove neppure l’ultima volontà di un perdono veniva risparmiata. Se oggi mi ritrovo a scriverne, a parlarne con i più giovani, con chi ha pazienza di ascoltare, non lo devo certo a chissà quale medaglietta appuntata sul petto, non sono maestro di niente, non ho niente da insegnare a nessuno, per cui sto bene attento a non incorrere in appropriazioni indebite, di ruoli e competenze che non mi competono. Devo questa nuova possibilità di risentirmi parte della vita, a quelle persone di cui prima ho parlato, persone alte, non per misura fisica, ma per autorevolezza, perché risultano essere veri e propri esempi da seguire, che lasciano tracce e orme indelebili, impossibili da non vedere, sentire, ascoltare. Il carcere ha il dovere di insegnare, non addomesticare, educare alla fragilità della privazione della libertà, accompagnando chi sta dentro una cella verso la consapevolezza che occorre davvero la forza del coraggio per cambiare: per prendere convinzione interiore di un progetto, di vista prospettica, di un percorso, una strada nuova in cui camminare non più
rasenti ai muri, con le spalle al muro, ma passo dopo passo al centro, in cui abbandonare i carichi inutili, le zavorre pesanti che ci fanno rallentare il viaggio, camminare sulle ginocchia, e neppure ce ne accorgiamo: pesi inutili dei deliri di onnipotenza, di commiserazione. Il delirio di onnipotenza, pensare che siamo i più furbi, che la nostra scaltrezza ci faccia arrivare velocemente a dama, che attraverso le nostre pratiche violente, illegali, basate sul raggiro, sulla truffa, sulla prepotenza, sul sopruso, la prevaricazione, raggiungiamo ogni traguardo, infischiandocene di chi davanti a noi affaticato, arranca, inciampa, cade. No, noi non ci fermiamo a soccorrerlo, ci passiamo sopra pur arrivare o meglio arraffare quella meta. Per tanto tempo ho fatto finta di rispettare gli altri, dunque senza mai rispettare davvero me stesso, l’ipocrisia che diventa stile di vita nel riconoscere il ruolo degli altri, soltanto quando quel ruolo è subalterno, prostrato, supino, al mio. E così facendo non soltanto si perde contatto con la realtà, con la sostanza delle cose, peggio, accade molto peggio, la stessa vita umana perde il suo valore. Deliri di commiserazione per cui tutto ciò che succede, tutto ciò che accade, tutto ciò che ci piega di lato, non è mai per colpa mia, no, è
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Società 19 tutta colpa di qualcuno altro, è sempre colpa degli altri, mai per colpa mia. Eppure, forse, più semplicemente l’unico vero problema siamo noi. La solidarietà non è manna che cade dal cielo, non è prodotto che si compra al supermercato, ma strumento vitale che lega insieme un dopo auspicabile attraverso un durante solidale costruttivo, ecco dunque la radice profonda su cui poggia l’umanità, su cui dovrebbe poggiare il carcere, la pena, la riparazione. Parlare di carcere è tema aspro, ostico, spesso confinato alla pancia del bar sport, invece è auspicabile valorizzarne la speranza, perché soltanto chi rimane disperato n’è privo. La speranza è dentro la fatica del passaggio, del tragitto, del confluire dentro la consapevolezza che occorre ri-partire dal riconoscimento dell’esigenza di giustizia che sale alta della sofferenza delle vittime, dei parenti della vitti-
me, degli innocenti, di quelli che spesso, sempre più spesso, restano privati di una giustizia giusta. Con l’esperienza come somma degli errori, ho compreso che soltanto da questo riconoscimento possono nascere e svilupparsi nuove opportunità di riscatto, riconciliazione da parte di chi il male l’ha commesso. Unicamente da questo riconoscimento potrà nascere una possibilità di riparare al male fatto, in ogni conversione c’è necessità di riparazione, di sollievo e conforto e giustizia per chi ingiustamente ha ricevuto il dolore della ferita e della tragedia. Anche là dove l’unica forma di riparazione possibile è il perdono. Per ultimo, scontare quarant’anni di carcere forse non risulterà sufficiente per un’assenza divenuta presenza costante, però potrebbe esser una opportunità per accorciarne le distanze. Vincenzo Andraous
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Scopri cosa ti riservano le stelle ARIETE 21/03 - 20/04 Gli influssi astrali aiutano a ribaltare alcune situazioni, problemi e impedimenti. Le conquiste amorose non sono facilissime, perciò per ora è forse meglio puntare su buoni rapporti con gli amici. TORO 21/04 - 20/05 Scopri quanto può esser divertente associarsi a un gruppo che ha i tuoi stessi interessi. Se ami i giochi di società o lo sport di squadra, potresti trovare degli insoliti e piacevoli compagni, capaci di scuotere dall’inerzia la tua curiosità. GEMELLI 21/05 - 21/06 Potresti essere poco fiducioso nei confronti di partner e soci d’affari. nei vari rapporti interpersonali aleggia un clima di insofferenza e pessimismo. I contrattempi di oggi aumentano il valore dei risultati di domani... quindi non abbatterti più di tanto... CANCRO 22/06 - 22/07 Le tue problematiche familiari potrebbero essere mal giudicate dagli amici, che si sentono oltremodo trascurati. L’amore è per te un valore rilevante, ma è anche importante coltivare le amicizie. LEONE 23/07 - 23/08 Se aspiri a un cambiamento fa’ attenzione a possibili nemici in agguato e a non lasciarti abbagliare dalle apparenze. Se non ti senti sicuro rimanda a quando ti sarà tornata la fiducia in te e nel prossimo. Brevi attimi di solitudine aiuteranno a capire meglio come devi agire.
VERGINE 24/08 - 22/09 Le stelle di oggi sprigionano sia buone che cattive energie. Nel senso che qualche ostacolo lo mettono sulla tua strada. Ma tu, forte di questa previsione, rinvii certe decisioni, aspettando tempi migliori. BILANCIA 23/09 - 22/10 Il tuo entusiasmo si riflette positivamente sulle persone che ti vivono accanto e, in certi momenti della giornata, riesci persino a comprendere con chiarezza il valore degli affetti che ti circondano. In arrivo una soddisfazione che aspetti da tempo. SCORPIONE 23/10 - 22/11 La vita di relazione ha bisogno di slancio per incrementare le collaborazioni e le nuove amicizie. Non fare l’errore di rinchiuderti in te stesso. Ritorna a dare la giusta importanza allo stare con gli altri, alla comunicazione, alla vita di società. SAGITTARIO 23/11 - 21/12 E’ da persona saggia mettere da parte l’orgoglio senza per questo pensare di perdere la dignità. Potresti essere più insicuro e bloccato del solito. Attento, perciò, a non idealizzare un nuovo amore e, se sei già in coppia... CAPRICORNO 22/12 - 20/01 L’aria di queste giornate e soprattutto nottate è ricca di atmosfere che, oltre a far sognare, aiutano a realizzare i tuoi progetti. La tua mente sa elaborare strategie per cogliere il lato migliore di molte circostanze. E poi dai, ci voleva una sferzata di romanticismo! Condizione ottimale per farti apprezzare...
Oroscopo dal 27 Giugno all’11 luglio 2016 21
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Itinerari
Nago - Torbole
Nago-Torbole (Nach e Tùrbule in dialetto gardesano) è un comune italiano di 2.778 abitanti della provincia di Trento. Il suo territorio si estende dai 63 metri sul livello del mare fino ai 2.078 metri della cima del monte Altissimo di Nago. Fa parte del Comprensorio Alto Garda e Ledro. Il comune raggruppa due diversi centri abitati molto vicini e di dimensioni simili: uno, Nago, alle pendici del Monte Altissimo (2079 m) e l’altro, Torbole, in riva al lago di Garda, subito sotto. Torbole è situata nell’angolo nord-orientale del lago di Garda e comprende la foce del fiume Sarca, suo immissario. Ad est si eleva la
catena del Baldo, con il Monte Altissimo. Nel retroterra a nord si estende una piana di circa 7 chilometri che include Arco. La strada statale 249 Gardesana Orientale diretta ad ovest costeggia il lago e congiunge Torbole con Riva del Garda. Grazie alla protezione delle montagne alle spalle e l’azione termoregolarizzatrice del lago, l’intera piana gode di un micro-
clima di tipo mediterraneo. Per questo Goethe la chiamava la terra dove fioriscono i limoni. Storia Riscontri sulla presenza umana si hanno già dal Neolitico (nella zona del Baldo e di Nago). Anche per l’età del bronzo e le epoche protostoriche e storiche la presenza di insediamenti è confermata sulla rupe di Castel Penede a Nago, castello
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Itinerari 23 in posizione strategica distrutto dalle truppe francesi del Duca di Vendôme nel 1703. Dante si narra abbia composto questi versi a Nago presso la rupe di Castel Penede: « Suso in Italia bella giace un laco, a piè dell’Alpe che serra Lamagna sopra Tiralli, ch’ha nome Benàco». (Dante Divina Commedia Canto XX Inferno) Luoghi d’interesse Nago I forti austro-ungarici di Nago sono forse i meglio conservati del Trentino. Oggi ospitano il museo comunale. La storia di queste fortificazioni comincia il 21 dicembre del 1859, quando fu approvato il progetto di costruzione del forte alto di Nago da parte del Ministero a Vienna. La costru-
zione (sotto l’Ufficio del Genio Militare di Riva) si articolò fra il 1º giugno del 1860 e il 5 gennaio del 1861. Il collaudo avvenne nel 1863. Il forte di Nago appartiene alla “prima generazione” (come, per esempio, il forte San Nicolò a Riva), in pietra ben lavorata con materiale reperito in zona (giallo di Mori per il forte superiore e rosa per quello inferiore). Era composto da due casematte poste di traverso alla strada che fu sbarrata con un porto-
ne. Oggi splendidamente restaurate, sono accessibili a tutti. Il fenomeno postglaciale delle Marmitte dei giganti Uno dei più interessanti fenomeni naturali del Trentino è così descritto da Aldo Gorfer nelle sue Valli del Trentino (1982): « Celebre particolarità di Nago sono i pozzi glaciali (“Marmitte dei giganti”) che si accompagnano a una didattica serie di altri monumenti glaciali (salto glaciale, rocce montonate, striate, lisciate
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ecc.). Un gruppo di pozzi glaciali è visitabile sotto il paese presso la strada statale e con partenza dalla stessa. Altro gruppo lungo la strada della Maza, a un chilometro circa da Nago. Alcune di esse furono illustrate da Antonio Stoppani (e poi studiate da G.B. Trener, 1899): “Da dodici a quattordici, parecchie delle quali colossali e veramente stupende, si scoprirono sullo sperone del monte che sorge tra la Sarca e il forte di Nago... » La chiesa di San Vigilio La chiesa parrocchiale di Nago si trova nell’omonima via, una delle arterie principali del paese. La costruzione attuale risale alla fine del XVI secolo (in epoca madruzziana), ma il primo luogo di culto risale probabilmente all’epoca paleocristiana. È nominata per la prima
volta nel 1203, in un documento relativo ad una diatriba tra gli abitanti di Nago e il vescovo di Trento Corrado II di Beseno. Viene definita “collegiata”, quindi la sua importanza all’epoca doveva essere notevole. La chiesa della Santissima Trinità Costruita nel XVII secolo, era la sede di una confraternita. Al suo interno sono conservati l’altare maggiore, costruito in marmo, sul quale è collocata una pregevole scultura lignea raffigurante la Trinità, opera di uno scultore tirolese del XV secolo. Torbole La Chiesa di S. Andrea, patrono dei pescatori, si trova sopra l’abitato di Torbole. Il primo accenno alla cappella di S.Andrea è in un documento del 1175. Viene citata an-
che in un documento del 1183 dallo stesso Papa, Lucio III. Caratteristiche architettoniche: la chiesa fu ricostruita in stile tardo barocco dopo la devastazione delle truppe francesi del 1703, ma furono recuperati elementi architettonici precedenti (come dimostrano le date 1496 e 1512 scolpite sul basamento dei due archi di pietra del transetto). Valletta di S. Lucia La valletta collegava con l’antica strada romana attiva fino ai primi del Settecento la valle dell’Adige con il lago di Garda. Si snoda in un oliveto centenario. Fu teatro della calata della piccola flotta veneziana. Lungo il suo percorso la vista domina l’intero lago di Garda, fino a Sirmione. Il sentiero panoramico a sbalzo verso Tempesta. Si tratta di un sentiero naturalistico di recente costruzione, a balcone sul lago di Garda, che collega Torbole alla sua frazione Tempesta, antico confine fra Austria e Italia. La passeggiata è lunga 4 km, e procede a mezza costa del Monte Baldo a picco sul lago, superando due costoni, il Corno di Bò e il Salt de la Cavra. Non
Itinerari 25 è percorribile però in mountain bike. Il tempo di percorrenza a piedi è di circa un’ora e 15 minuti. Tutto il territorio comunale confinante con il lago è di proprietà pubblica. La spiaggia, il lungolago e la ciclo-pedonale costiera sono stati totalmente ricostruiti e ampliati tra il 1995 e il 2000, con la costruzione anche di un nuovo ponte ciclo-pedonale sul fiume Sarca e di una passerella a sbalzo sul lago, che collega Torbole con Riva
del Garda. Ora è possibile, a piedi o in bicicletta, percorrere l’intero Alto Garda trentino, partendo dalla zona est di Torbole fino alla zona ovest di Riva del Garda, costeg-
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giando il lago. All’altezza del Sarca, sulla ciclabile che costeggia il fiume, è possibile raggiungere anche la vicina cittadina di Arco. Fonte: wikipedia
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Ed è Poesia
A Te Daniele...
Possa la notte
Solo un lampo Un solo lampo per cambiare il destino Coincidenze sbagliate e un tumulto di pensieri s’accartocciano sull’asfalto e s’aggiunge a quel cielo già tutto impuntato di luci altra stella che preme sul cuore Incide la carne il dolore sconvolge la mente quel dubbio Di mille perché sono i toni copiose le lacrime amare Ma tornano gli Angeli in terra sonnecchiano accanto all’umano e noi li sentiamo vibrare ad ogni respiro del vento Rosa Leone
Che la notte possa avere per noi il perfetto ed esatto colore dei nostri occhi, Il più lieve e dolce movimento, delle nostre mani, delle nostre dita, sulla nostra pelle e delle carezze donate, o di quelle mai ricevute o mai date. Che possa avere il sapore del miele, dei baci rubati o mai condivisi nei sogni incantati. La capacità di ricambiare i sorrisi donati e che sappiam donare Quell’ abbraccio mai sentito che racchiude in sé tutto quanto perso o mai avuto : il Cielo immenso, l’Infinito. Che la notte possa regalare il sapore delle lacrime dell’Amore e l’Immenso inesauribile Fuoco che risiede in ogni Cuore.
Citazioni Sai,molto tempo fa cercavo di combattere la felicità; mi dicevo: chiunque è felice ha qualcosa di sbagliato,pensa in un modo distorto. Oggi non lo faccio più e mi dico: se è possibile essere felici,lo sarò. Non farò il difficile e anche se non sarà la felicità perfetta non farò lo schizzinoso. Mi prenderò tutta la felicità che posso prendere. (Charles Bukowski)
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Riflessioni
Lettera aperta alla società del lavoro
Con il miraggio sulla flessibilità della vita lavorativa ci avete fatto credere di essere padroni almeno delle nostre mani e del nostro sudore. Ci avete fatto credere di vivere in un contesto sociale fervente e aperto a chi desiderava mettersi in gioco spinto dall’entusiasmo e dalla volontà di cambiare. Ci avete fatto credere che fosse ridicolo lavorare per una stessa azienda per 30 anni e ci avete fatto sentire come dei parassiti succhia diritti di povere aziende tartassate e dalle pseudo virtù filantropiche. Ci avete fatto credere di volere il nostro bene, di volere la nostra crescita professionale e culturale nel costringerci ad abbandonare una mentalità “semplicemente” impiegatizia per il grande ed avventuroso mare della flessibilità lavorativa. Ci avete fatto credere che eravamo dei bamboccioni in cerca di un lavoro materno che ci desse solo la “sicurezza del grembo”. Ci avete fatto credere di essere vecchi in una società giovane e piena di nuove possibilità. Ci avete fatto credere di essere signori di noi stessi e del nostro destino e che voi ci avreste dato le opportunità di vivere in modo più smart, come vi piace affermare… Ci avete fatto credere che il nostro talento, le nostre aspirazioni, le nostre passioni e la nostra forte volontà di emergere sarebbero state ricompensate nel mondo del lavoro. Ci avete fatto credere infine, quello che voi in realtà non siete. Politici professionisti, presidenti societari, dirigenti d’impresa, manager irriducibili, reclutatori automatici, il vostro unico risultato è stato, ed è ancora, quello di svalutare non solo le capacità professionali, non il costo e la qualità del lavoro, ma la dignità stessa dei lavoratori sancita all’articolo 4 della Costituzione Italiana. La struttura della società del lavoro che avete creato è pertanto incostituzionale. Avete tradito la virtù del lavoro. Avete tradito i vostri
figli e i figli dei vostri figli. Avete tradito voi stessi e la vostra umanità e vi siete venduti come oggetti ad un sistema dissociante e dissennato. Per un posto di lavoro sottopagato fomentate l’odio verso lo straniero, create conflitti tra le diverse fasce d’età dei lavoratori, fate scontrare i poveri con i più poveri, le donne con gli uomini, portate alla diffidenza verso il prossimo, all’invidia, all’emarginazione sociale, tradendo quindi anche i principi contenuti nell’articolo 3 della Costituzione. Cosa è rimasto delle teorie sul lavoro ideale? Cosa è rimasto delle vostre affascinanti orazioni sulle nuove forme di lavoro flessibili e concilianti con la vita e gli interessi personali e familiari? Cosa è rimasto degli inebrianti discorsi sul grandiosa possibilità di vivere in un lavoro finalmente creativo e non più monotono e spersonalizzante? Cosa è rimasto delle retoriche affabulazioni sulle nuove potenzialità di libertà e di affrancamento economico? Detriti, ceneri, avanzi di parole, ciarpame di una realtà ben diversa. Un salariato, un operaio, deve lavorare per vivere, lavorare sodo, e a forza di ripetere il suo lavoro diventa un ingranaggio perfetto! Da operatore a parte meccanica esso stesso. Talvolta però accade che questa grottesca e tecnicamente evoluta ruota dentata della produzione si accorga che oltre le finestre appannate i fiori si aprono e si chiudono al ritmo della vita, che lo sguardo del gatto che dorme è più sereno del suo e che l’albero ondeggia danzando in una silenziosa melodia orchestrata dal vento. Una volta scoperto questo, niente più riuscirà a distoglierlo dal risvegliare i suoi sensi all’esistenza. A questo punto giunge la sua fine. Presosi del tempo per comprendersi, scorgerà la tanto pubblicizzata possibilità di ricostruirsi il proprio destino. Illuso da un miraggio di libertà quindi fuggirà dalle sue catene di carta valuta alla ricerca di un nuovo lavoro che dia significato al suo senti-
Riflessioni 29 re. Ma la baldanza finisce alla finestra. Appena uscito dal suo posto, si accorge che era parte di un cabalistico dispositivo di produzione di immagini, sogni e speranze di redenzione artificiose messe a punto per ricompensare le fatiche delle sue grevi carni con fantasmi di ristoro in paradisi feriali di beatitudine. La ruota inizia ad arrugginire, si deforma; non più ingranaggio, non ancora Uomo. Non più utile, l’operaio diventa un rifiuto non riciclabile. Uno scarto meno funzionale e redditizio degli scarti fecali. Un problema, una seccatura, un ingombro al normale prosieguo della fabbrica sociale. Immondizia della società del lavoro. E’ questo che volevate? E’ questa la polis ideale? Siete consapevoli del vostro agire e delle vostre responsabilità? Accuso ogni uomo e ogni donna che si riconosce partecipe in questa realtà di essere indegni di loro stessi. Accuso ogni persona di questa società, che si definisce civile, di essere solo l’ombra infame, distorta
e sfocata di quella creatura divina, l’essere umano, che fu disegnata a sua somiglianza. Accuso gli onorevoli politici di aver disonorato il loro mandato, di avere tradito lo stato quale insieme di cittadini che non tutela e di aver reso la collettività una merce senza identità. Infine accuso me stesso per quello scritto sino a qui e per essere ancora così ingenuo da continuare a credere, nonostante tutto, che ci sia ancora speranza nella buona volontà e nell’intima bontà dell’uomo. Marco Pellattiero
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che Passione
Il club delle lettere segrete - Angeles Donate È arrivato l’inverno a Porvenir, e ha portato con sé cattive notizie: per mancanza di lettere, l’ufficio postale sta per essere chiuso e il personale verrà trasferito altrove. Sms, mail e whatsapp hanno avuto la meglio persino in questo paesino arroccato tra le montagne.Sara, l’unica postina della zona, è nata e cresciuta a Porvenir e passa molto tempo con la sua vicina Rosa, un’arzilla ottantenne che farebbe qualsiasi cosa per non separarsi da lei e risparmiarle un dispiacere. Ma cosa può inventarsi Rosa per evitare che la vita di una delle persone che le stanno più a cuore venga stravolta? Forse potrebbe scrivere una
lettera che rimanda da ben sessant’anni e invitare la persona che la riceverà a fare altrettanto, scrivendo a sua volta a qualcuno. Pian piano, quel piccolo gesto innescherà una catena epistolare che coinvolgerà
una giovane poetessa decisa a fondare un book club nella biblioteca locale, una donna delle pulizie peruviana, una cuoca un po’ maldestra e tanti altri, rimettendo in moto il lavoro di Sara e creando non poco trambusto fra gli abitanti del piccolo borgo. Perché – come ben sanno tutti quelli che provano un brivido di gioia ogni volta che ricevono posta a sorpresa e che affondano il naso nella carta per sentirne il profumo – una lettera tira l’altra, come un bacio. E può cambiare il mondo. Una postina rimasta senza lavoro perché nessuno scrive più lettere. Un piccolo paese che si mobilita per salvarla.
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Libri che Passione 31 Una catena epistolare che fa riaffiorare vecchi segreti e dà il via a nuove amicizie e nuovi amori. Un romanzo pieno di gioia e solarità, per tutti quelli che credono che un piccolo gesto possa cambiare il mondo. Biografia Ángeles Doñate è nata a Barcellona, dove vive. Ha studiato giornalismo, collabora con varie riviste e quotidiani e si occupa di comunicazione in ambito sociale. Ha scritto saggi e un libro di viaggio. Feltrinelli ha pubblicato Il club delle lettere segrete (2015). 5 domande a Angeles Donate. Lettere o email?
•Saramago una volta ha detto che una email non potrebbe mai portare la traccia di una lacrima. Una lettera dice di più di una persona, richiede tempo per essere scritta, ma anche per l’attesa. E che bellezza nel gesto di aprire una busta, di guardare il foglio. A mano o al computer? Se possibile, a mano. Sono convinta che, attraverso il movimento delle mani, mettiamo in comunicazione la testa con il cuore. La lettera che non hai mai scritto Tantissime! Chi scrive oggi lettere quando abbiamo Facebook, WhatsApp? Riven-
dico la scrittura delle lettere, il silenzio del gesto, il sentire le cose in modo diverso. La lettera che ti piacerebbe scrivere? Sono tre. La prima da mio padre, morto quando ero una ragazzina. La seconda dai miei nipoti: non ho figli, ma dei nipotini che adoro. La terza da uno dei grandi scrittori che amo: Cortàzar, Garcia, Màrquez, Benedetti, Alice Munro, Dostoevskij… Una lettera può cambiare una vita? Mille volte sì. Un grazie a Nonna Grazia per averci fatto pervenire questo testo speciale.
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Riflessioni
Occorrono troppe vite per farne una
“…e qualcosa che va e tropp’altro che non passerà la cruna… Occorrono troppe vite per farne una.” Montale, “L’estate”, in Le occasioni Occorrono troppe vite per farne una, eppure una sola abbiamo, e la dobbiamo far bastare. Dobbiamo riempirla senza soffocarla. Che non venga sommersa dalle erbacce, da esperienze tossiche che le facciano quel male che non trova
riscatto. Dobbiamo prendercene cura, nel tempo che abbiamo a disposizione e che non dobbiamo sprecare. Ma quale sarà poi quel male senza riscatto? Quale tempo passerà invano e sarà perduto? Non voglio banalizzare e semplificare troppo. Ci sono mali senza riscatto e tempi perduti. Eppure, quando si riesce a far qualcosa del proprio male, del proprio dolore, allora quello è riscattato; e quando si riesce a trovare senso al proprio cam-
Riflessioni 33 mino, il tempo perduto diventa ritrovato. Ci pensavo oggi, parlando con R.: ” ‘O Chiara”, mi dice con un accento toscano che mi fa molta simpatia “te non sai la mia storia”. E me la racconta. E mi racconta anche di quanto fosse arrabbiato quando è arrivato in ospedale, perché il male che avanzava sembrava buttare via tutto ciò che aveva fatto e costruito nella sua vita. Male senza riscatto. In quella stessa vita che mi stava raccontando c’era il suo riscatto, eppure, il riscatto è tale solo quando accade dentro di noi. È un click dell’anima, è uno scatto di consapevolezza. R ci sta lavorando.
“Noi lavoriamo con mani tremanti a costruirti, Dio, pietra su pietra. Ma chi potrà condurti a compimento, o Cattedrale?” Rilke, “Il libro della vita claustrale”, in Il libro d’ore Abbiamo una vita per condurla a compimento, la Cattedrale che noi siamo. O comunque per condurla fin dove potremo. Dobbiamo solo cercare di fare del nostro meglio. Sguardi e percorsi
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Psicologia
Training cognitivo. Mantenere giovane il cervello si può! Questo articolo è rivolto principalmente agli adulti (oltre i 55 anni) che vogliono mantenere giovane il proprio cervello. Il Training cognitivo che io vi propongo permette di migliorare la memoria e creare anche riserva cognitiva. E’un pregiudizio diffuso che con l’avanzare dell’età la memoria peggiori senza nessuna possibilità di recupero, la verità è che la memoria si modifica (peggioriamo in determinati settori della memoria ma miglioriamo in altri), noi ci modifichiamo e le strategie che andavano bene per memorizzare le informazioni a 20 anni non funzionano più a 60 ma possiamo impararne di nuove, inoltre, la memoria inizia a diminuire poiché una persona smette di utilizzare i metodi abitualmente adoperati per ricordare con migliori risultati e l’abilità non sfruttata viene perduta. Il training cognitivo è un insieme di esercizi opportunamente proposti dal professionista che possono aiutare a mantenere giovane la memoria oppure a bilanciarne le lacune. La riserva cognitiva che va a creare è la riserva che in caso di insorgenza di una demenza (es. Alzheimer) ci consente di ritardare gli effetti della malattia sul cervello. Tutti abbiamo una riserva cognitiva più o meno ampia (a seconda
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di molti fattori che non sto qui ad elencare) ed è stato scientificamente dimostrato che il Training cognitivo amplia ulteriormente la riserva cognitiva, innumerevoli studi ne hanno evidenziato gli effetti positivi sul cervello (se volete leggere qualche articolo sugli studi e i risultati ottenuti chiedetemelo pure e sarà lieta di inviarveli). Io conduco Training di empowerment cognitivo in piccolo gruppo (1 incontro di valutazione individuale + 10 incontri di gruppo + eventualmente 5 sessioni facoltative sulla memoria di lavoro). Lo stesso percorso posso farlo con voi individualmente e anche a domicilio. Contattatemi per informazioni o curiosità! Dott.ssa Silvia Gatti
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Dove guardi tu Entro in casa Chiudo la porta a chiave Mangio qualcosa, prima di dormire. Chiudo gli occhi, salgo nel cielo Guardo giù : vedo un pianeta, quasi tutto blu … Dal mondo delle stelle Scrivo nuove parole Diventano gocce di pioggia Gocce di mare, gocce di blu. Diventano gocce di Cuore Che arrivano là, dove guardi tu. Che arrivano là, dove guardi tu. Paolo , 21 Novembre 2012
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Trattengo a lungo il fiato per esclamare a gran voce… “Che meraviglia l’averti aspettato tanto per somministrarti tutti i sogni miei, cullarti nel medesimo istante che si tinge di trasparenza per ascoltare i tuoi pensieri inculcati nella morbidezza di un’autentica, radicale trasformazione eseguendo sinfonie penetranti in molecole d’amore, è una surreale visione di come il tuo respiro si depositi in me come se l’eclissi della mia solitudine s’avventasse su quello che rimane del mio intimo silenzio, vedi nasconde mille segreti, disseminati qua e là nella più acerba sostanza vitale! Lascia pure traspirare luce dai tuoi occhi sinceri, sapranno cogliere le sfumature dell’infinito, assimilando il profumo d’un candido sentimento appena nato, sagace apertura verso mondi lontani circoncisi di benessere naturale, in proporzione alla tua voglia di voler bene! Sappi, piccolo principe della mia essenza, che la vicinanza per noi è una salutare simbiosi, due battiti del cuore sanno vivere all’unisono, quando donando me stessa per concepirti, ha sofferto l’anima… Nessun attimo sarà perduto perché io vivrò per te, figlio mio!”. Fabrizio Villa di Ponte San Pietro
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Ssstriscia la Risata
Non smetterai di ridere... Due pazzi sono tra loro amici, paiono stare bene e non avere più fissazioni e comportamenti strampalati, così i medici provano a studiarli se è il caso di mandarli a casa. Viene regalato ad entrambi un coniglietto. Il primo dei pazzi risponde male, ci sta sempre seduto sopra la schiena, con le orecchie fra le mani, ghignando “brum, brum, bruuum, moooo, moooooooooo, moooooooo...” a mo’ di moto. Il secondo pare reagire normalmente, sta tutto il giorno ad accarezzarlo, pare parlargli in sottovoce. Tutto ciò per una settimana intera, dopo la quale i medici vanno dal secondo “paziente” comunicandogli la loro decisione: “Abbiamo deciso di farla tornare a casa, cosa che invece non possiamo per il suo amico, che sembra proprio “partito”. “Come è partito? Porca miseria...” e sale anche lui sul suo coniglio “brum, brum, bruuum” e sfreccia velocemente “mooooo, moooooooooo, moooooooooOOOOOO” Paolo al babbo: “Papà cos’è la politica?”. Il papà: “Vedi Paolo, non è facile da spiegare cos’è la politica, ma posso provare con un esempio: io porto a casa i soldi quindi sono il capitalismo, tua madre li amministra quindi è il governo, la cameriera è la classe operaia, tu che brontoli sempre che vuoi una paghetta più alta sei il sindacato, e la tua sorellina è la generazione futura”. Quella stessa notte Paolo viene svegliato dal pianto della sorellina che si era fatta la cacca addosso. Decide quindi di andare a svegliare la madre e mentre va verso
la camera dei suoi, sente dei rumori provenienti dalla stanza della cameriera, sbircia nella serratura e vede suo padre a letto con la cameriera, e ad un tratto ha l’illuminazione: “Ho capito cos’è la politica : il capitalismo si fotte la classe operaia, il governo dorme e i sindacati stanno a guardare, mentre le generazioni future sono nella merda fino al collo!”. Vecchietta in Farmacia: “Dottore, menta forte”. Il dottore: “Bella figona!”. Che differenza c’è tra un avvocato che ha vinto una causa e un avvocato che l’ha persa? Il primo dice all’imputato: “Evviva: ABBIAMO vinto!”. Il secondo dice: “Porco cane: HAI perso!”. Qual è la differenza tra una moglie e un’amante? Trenta chili. Qual è la differenza tra un marito e un amante? Quarantacinque minuti. Carabinieri: “Brigadiere, per caso conosce un uomo con un braccio di nome Giuseppe?”. “Maresciallo, non saprei... Come si chiama l’altro braccio?” Dal barbiere: “Quanto costa il taglio dei capelli?”. Il barbiere: “20 euro”. “E il taglio della barba?”. “10 euro”. “Allora, mi sbarbi la testa”.
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Riflessioni
9-10 giugno 1973: giorni della mia ordinazione sacerdotale 9-10 giugno 1973: giorni della mia ordinazione sacerdotale e prima messa a Nave (Bs) Sono già passati 43 anni. Se me l’avessero detto allora che ce l’avrei fatta, nemmeno sarei riuscito a immaginarlo. Non voglio fare bilanci. Posso dire che ho vissuto una vita intensa che oggi non riesco più a rincorrere, ma quel fieno ormai è in cascina. Molte volte mi sono chiesto la sera se ero riuscito a dare gioia alla mia gente. Spesso mi veniva il dubbio che magari c’era qualcuno triste a causa mia. Era il nocciolo dell’esame di coscienza. Nel 1973 stavano restaurando il Duomo Nuovo e abbiamo proposto al Vescovo di essere ordinati in seminario, nella rotonda al centro di tutto; in mezzo l’altare e il posto per i parenti. Sulle logge che si affacciavano c’erano i nostri amici. Ognuno di noi aveva gente del suo paese, amici di parrocchie dove avevamo svolto un po’ di ministero. Eravamo in molti. Sull’annuario diocesano, alla voce ordinati nel 73 ci sono 18 nomi, ma eravamo di più: tre si sono sposati, tre sono morti, qualcuno è stato ordinato in altra data. Eravamo in 23 sdraiati davanti a Mons. Morstabilini mentre cantavano le litanie dei santi. Mi passavano per la testa tanti pensieri, emozioni, propositi, preghiere. Poche volte ho sentito Gesù così vicino come in quell’essere prostrato, Dr.ssa Paola Lanfranchi BIOLOGA NUTRIZIONISTA
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consapevole della mia inadeguatezza di fronte a quello che stava per accadere. E mi venivano in mente parole nostrale che don Antonioli ci aveva detto durante gli esercizi in preparazione: “Ragazzi, state attenti, che non c’è la gabbia per quel merlo”. Pieni di gioventù quel monito un po’ci spaventava. Quella notte l’ho passata in seminario, non volevo che lo zelo di tanti amici disturbasse l’incanto e le emozioni di quel giorno. La domenica sono venuti a prendermi. Mi hanno caricato su una vecchia Balilla e via per Nave. Sul poggiolo di casa c’era un calice grande con centinaia di lampadine. Aveva accompagnato, quel calice, l’ordinazione di Padre Lorenzo Ceresoli nel 1960. L’aveva costruito suo fratello Sandro che faceva il falegname. Ce ne ha messo di tempo per collocarlo. Aveva messo gli occhi su mia sorella Rosa e ogni scusa era buona per rallentare il lavoro. Alla fine si sono sposati. La sera venivano ad aiutare alcuni giovani di Camignone. Uno aveva messo gli occhi su una sorella più giovane; tanto assiduo nel lavoro da sposarla. Chissà dov’è quel calice. Nel 1982 è stato acceso per mio fratello Angelo. Chissà per chi verrà acceso ancora, chissà che non sia spunto per altri amori. La processione da casa alla chiesa semplicemente grandiosa. Alcuni manifesti mi
Riflessioni 39 facevano venire la pelle d’oca. “Tu sei sacerdote in eterno” – “Sacerdos alter Cristus”. La pelle d’oca mi viene anche adesso se penso a quante volte del Cristo sono stato la brutta copia. Accanto avevo i miei genitori. Mai ho visto mio padre così orgoglioso. Quanto scherno, non sempre benevolo, da parte dei colleghi di lavoro nelle varie acciaierie irrigate dal suo sudore. Aveva sette figli e aveva dato a tutti la possibilità di studiare e lui a fare due giornate per noi che non sempre gli davamo i frutti sperati; e la gente a dirgli: “Mandali a lavorare, vedrai alla fine del mese che bello contare soldini”. Era la sua rivincita. Mai l’ho visto in forma come quel giorno e si che di giorni di rivincita sulla vita ne ha avuti altri: la laurea di mia sorella, l’ordinazione di mio fratello, il diploma di un’altra sorella… E mia mamma silenziosa. Non aveva rivincite da prendere. Scherzosamente la chiamavano mamma Margherita, la mamma di don bosco. E certamente ricordava una delle
frasi di quella mamma: “Giovanni, ricordati che cominciare a dir messa vuol dire cominciare a soffrire”. Oppure: “Giovanni, siamo sempre stati poveri. Se diventato prete ti comporterai da ricco e avrai una casa di lusso, ecco, tua madre non verrà più a trovarti”. Quante emozioni rivivo scorrendo l’album della prima messa. Soltanto una volta ho risentito la profondità di questi sentimenti. Era il 31 gennaio del 2010. Mio fratello Angelo era ordinato vescovo. Tra i preti presenti a quel rito, un po’ in disparte, c’ero anch’io. Ad un certo punto della messa il nuovo vescovo è passato ad abbracciare tutti i concelebranti. Mentre mi abbracciava e sussurrava parole belle mi assaliva il ricordo di tante persone amate che non erano presenti perché ormai morte. E un pianto irrefrenabile mi ha preso e visto come sono andate a finire le cose, qualche volta riaffiora. Don Bruno – Viadana di Calvisano (Bs)
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Remedello: un defibrillatore a disposizione della collettività “L’amministrazione comunale giusto da qualche mese stava valutando di procedere all’acquisto di un defibrillatore da mettere a disposizione della collettività. Tale esigenza è nata sia dall’oggettiva ed indiscussa utilità di tale bene sia dalla normativa che spinge le associazioni sportive e non a munirsi di strumenti simili. Lo scorso anno ci siamo attivati promuovendo corsi gratuiti di rianimazione per adulti e rianimazione pediatrica e corsi per l’uso del defibrillatore formando il più possibile persone in grado di intervenire in caso di malessere. Anche io ho partecipato ai corsi in quanto la questione è troppo importante e anche se si spera di non dover mettere in pratica gli insegnamenti avuti si deve essere pronti perché in questi casi c’è in gioco la vita umana e in caso di malessere di una persona una manciata di secondi fa la differenza. Avevo parlato di questa idea a Bolzoni Pace che sapevo stava organizzando un evento amatoriale riguardante una mostra canina per bambini ed adulti dedicata ad un nostro carissimo concittadino da poco scomparso a causa di un brutto male Giuseppe Zavani per tutti Gusipì. Dall’incontro ne era nata una promessa che se le cose fossero andate bene ci avrebbero aiutati con un contributo. Lontano da me il pensiero che alla
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fine della manifestazione sarei stata chiamata a ritirare un pacco contenete un defibrillatore nuovo! La mia sorpresa e commozione sono state talmente forti che mi hanno lasciata quasi senza parole. Da un evento nato per ricordare una persona di gran cuore, come era Gusipì che ha dato tanto a tutti - uomo stravagante ma di una generosità immensa di cui conservo ottimi ricordi, ne è conseguito un regalo per i Remedellesi che potrà salvare il cuore delle persone colpite da attacchi. Il mio ringraziamento a nome di tutta l’amministrazione e della comunità remedellese va a agli amici di Gusipì e a tutti quei volontari che organizzando la mostra canina a Remedello sono riusciti a fare un dono così prezioso ed indispensabile per tutti noi e lo hanno fatto in un modo talmente sincero e rapido che mi ha commossa tanto. È quando vivo queste emozioni che riacquisto coraggio e forza per andare avanti nel mio mandato perché comprendo che dentro ogni persona c’è un potenziale umano incredibile e che se messo in campo porta ad azioni meravigliose. Ora insieme decideremo dove posizionare lo strumento per fare in modo che sia fruibile ed accessibile da tutti.” Sindaco Avv. Francesca Ceruti
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Visano respira
Montichiari: Portale Servizi Persona
È passato esattamente un anno. La situazione odori è stata completamente risolta, con il sequestro della Procura di Brescia non sono più entrati prodotti da depurare. Un primo obiettivo siamo contenti di averlo raggiunto, ma ciò non toglie che il nostro impegno stia continuando, sia in fatto di sorveglianza sia in prese di posizione decisamente contrarie a ogni nuova richiesta di autorizzazione da parte del proprietario. Buona estate senza odori a tutti! ComitatoVisanoRespira
Si è concluso il lavoro delle classi del don Milani che hanno aderito al progetto promosso da AVISAIDO: è nato il PORTALE SERVIZI PERSONA www. pspsmontichiari.it , referente del progetto Prof Fausto Accini, amministratore del dominio lo studente Paolo Cocchi. Un grazie va anche a Coop Montichiari che tramite il progetto alleanza 3.0 con la raccolta puntispesa ha reso possibile la realizzazione del portale. A seguito di molti incontri che ogni singola associazione ha tenuto nelle varie classi per farsi conoscere dettagliatamente, gli studenti hanno costruito questo sito che raccoglie informazioni su molte associazioni di volontariato di Montichiari, sito a cui tutti possono accedere e interagire per qualsiasi bisogno. Sarà anche bacheca per i vari eventi organizzati da ogni singola associazione. Le associazioni che hanno aderito sono: AVIS, AIDO, SAN CRISTOFORO, INSIEME PER I NOSTRI NONNI, CARITAS, GRIMM,CVS, UN SORRISO DI SPERANZA, CROCE BIANCA, A.M.A., ASSOCIAZIONE DIABETICI. È un progetto molto innovativo e importante e come sempre l’unione fa la forza: in questo caso la collaborazione tra associazioni, studenti, insegnanti e Coop ha fatto sì che questo portale sia un punto di riferimento e d’incontro virtuale tra volontari, cittadini. In particolare è un modo di sensibilizzare i giovani, avvicinandoli al mondo della solidarietà e del volontariato. Ornella Olfi
Santa’s Got Talent a Sant’Eufemia Domenica 3 luglio in occasione della Festa d’Oratorio di Sant’eufemia della Fonte va in scena Santa’s Got Talent, con palco aperto a chiunque voglia cantare, ballare o esibirsi in qualcosa di speciale
Fiera di San Benedetto a Leno Da giovedì 7 luglio a domenica 10 luglio torna a Leno la Fiera di San Benedetto, l’appuntamento fisso per gli amanti del benessere e per coloro che hanno a cuore la salvaguardia della biodiversità. Giunta alla XIV edizione, la manifestazione intende far conoscere il settore del benessere naturale biologico, con stand enogastronomici, erboristeria, cosmesi, discipline orientali e artigianato.Incontri e workshop per promuovere i corretti stili di vita, concerti e spettacoli, mostre e degustazioni. Il tutto nel magnifico parco di Villa Badia a Leno. Maggiiori info sul sito ufficiale: www.fieradisanbenedetto.it
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Festa della Birra a Solferino MN
Filaster Fest a Provezze
Da venerdì 8 a lunedì 11 luglio 2016 presso gli impianti sportivi di Solferino, torna per la 12° edizione la Festa della Birra, con stand gastronomico, birra a volontà, musica, calcio saponato e molto altro.
La 15° edizione della Filaster Fest si terrà a Provezze di Provaglio d’Iseo (Bs) da Giovedì 14 a Domenica 17 Luglio 2016. La manifestazione sarà caratterizzata da eventi per i più giovani ed eventi per famiglie, il tutto accompagnato dai classici piatti della nostra speciale cucina e da buona birra tedesca Keiler fornita da Cantine Bozza www.cantinebozza.it Giovedì 14/07 Apertura stand gastronomico ore 19.00. Ore 21.00 inizio concerto MA NOI NO tributo Nomadi www.manoino.it. Venerdì 15/07 Apertura stand gastronomico ore 19.00, Specialità TORO ALLO SPIEDO su prenotazione. Ore 21.30 inizio concerto ITALIA DIRE STRAITS, tributo Dire Straits www.italiandirestraits.co.uk Sabato 16/07 Apertura stand gastronomico ore 19.00. Ore 21.30 inizio concerto RAD1 www.rad1.it Domenica 17/07 Apertura stand gastronomico ore 12.00. La sera apertura ore 19.00. Ore 21.30 inizio concerto ROCK A DOMICILIO www. rockadomicilio.it Tutti i giorni per i più piccoli giochi per bambini, scivoli, tappeti elastici etc. Maggiori informazioni su Filaster fest o sul profilo facebook Filaster Fest . Contatto info@filasterfest.it
Cinema all’aperto a Manerba del Garda L’Oratorio di Manerba del Garda propone 3 serate con il Cinema all’Aperto: domenica 3 luglio con “Inside Out” , sabato 9 luglio con “Revenant” e sabato 16 luglio “Il viaggio di Arlo” sempre alle ore 21.15. Durante la proiezione servizio bar aperto. In caso di maltempo le proiezioni si terranno all’interno dell’Oratorio. Biglietto d’ingresso € 3,00
5° Mineral Show a Edolo Sabato 9 e domenica 10 luglio 2016 presso la Scuola dell’Infanzia di Edolo, è in programma il 5° Mineral Show, la mostra mercato e di scambio dei minerali.
Sapersi evolvere nel tempo da i suoi frutti adeguarsi ed aggiornarsi fa crescere il germoglio dell’innovazione. Fare tesoro dell’esperienza ma sempre con uno sguardo al futuro per non farsi trovare impreparati alle nuove tecnologie. Abbiamo investito per ampliare le nostre competenze perché siamo convinti che limitarsi all’installazione degli impianti non è più sufficiente. Oggi quindi siamo in grado di accompagnarvi alla scelta dell’impianto giusto per voi offrendovi: Consulenza tecnica Progettazione termotecnica con Studio e analisi energetica di uno o più schemi idraulici ed elettrici tipi di impianti per sapere prima Possibilità di Finanziamento quali saranno i consumi. Assistenza tecnica post impianto
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Paola Rizzi alias Signora Maria a Montichiari in “Non sono una signora Invitata a grande richiesta per la terza volta dalla Pro Loco Montichiari, è tornata sul palco del Gardaforum l’attrice dialettale gavardese Paola Rizzi, in arte la signora Maria, con lo spettacolo “Non sono una signora”. In questo monologo la signora Maria racconta le avventure vissute al matrimonio della nipote Samantha: dall’arrivo alla Chiesa sbagliata, dove si sta celebrando un funerale, al ristorante chic dove non riesce a saziarsi, alle compagne di tavolo stordite una più dell’altra… A tutto questo fanno da contorno aneddoti e ricordi della sua vita con “poer Piero” e della sua gioventù, altrettanto inverosimili. Il Gardaforum era affollatissimo di spettatori di ogni età, che hanno applaudito moltissimo la sempre esilarante, mai volgare e simpaticissima signora Maria! Oltre ad un’interpretazione eccellente dei testi, paola Rizzi ha infatti anche una mimica facciale eccezionale, che fa letteralmente morir dal ridere! Interrotta spesso da applausi scroscianti, meritatissimi, ha alla fine molto correttamente condiviso il merito della buona riuscita dello spettacolo con l’au-
tore dei testi, il regista e chi collabora ad ogni sua serata. Bisogna però proprio assistere di persona ai suoi spettacoli per rendersi conto di quanto sia brava, di quanto il suo umorismo “nostrano”, con termini dialettali in disuso abbinati alla parlata dialettale più attuale, possa piacere e divertire così tanto!!Ancora complimenti all’attrice Paola Rizzi e un grazie alla Pro Loco che per la terza volta ha omaggiato con questo spettacolo i suoi soci. Ornella olfi
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Religioni
L'induismo SACERDOZIO E RITI I sacerdoti più importanti sono chiamati brahmini e guru. Il brahmino è il sacerdote che compie i riti pubblici nei caratteristici templi adornati dalle statue di centinaia di divinità. Egli offre i sacrifici agli dèi e trascorre la propria vita nella lettura e nello studio dei testi sacri. Il guru invece è una specie di maestro dello spirito. Caratteristico è il rito funebre. Il corpo del defunto viene lavato e completamente rasato, poi bruciato (cremato) e le ceneri vengono sparse al vento. Spesso questa cerimonia si compie in riva al fiume sacro dell’Induismo, il Gange. La cremazione ha lo scopo di affrettare la liberazione dell’anima dal corpo e permetterle così di reincarnarsi immediatamente. LO YOGA Tante persone, in Occidente, credono che si tratti di una speciale forma di ginnastica, ma questo non è vero. Lo yoga è un cammino che, utilizzando una particolare disciplina, conduce l’uomo verso la perfezione spirituale. Chi pratica lo yoga sa molto bene che, dopo aver compiuto esercizi semplici, è necessario passare a pratiche più complesse che permettono di arrivare al pieno dominio del proprio corpo per mezzo della concentrazione mentale e della meditazione. Così facendo è possibile uscire da se stessi ottenendo la liberazione perfetta e dissolversi nel Brahman. Lo yoga pertanto non è una semplice ginnastica, ma una vera ed autentica pratica religiosa, tipica della religione induista. L’Induismo oggi Dalla fede nel dharma deriva la necessità che tutta la società e la vita dei singoli sia in ordine e organizzata
Terza Parte
perfettamente. Il matrimonio, ad esempio, non è visto come il frutto dell’amore tra due persone, ma come situazione necessaria per trasmettere la vita. Tutta la vita religiosa è organizzata secondo rituali antichissimi e molto ricchi. Caratteristici sono i pellegrinaggi ai numerosi templi e le feste dedicate alle varie divinità in momenti particolari dell’anno. Le devozioni private e i rituali della fede quotidiana comprendono la lettura e la meditazione dei testi sacri, le abluzioni, le offerte di cibo alle divinità… La religione indù divide la società in quattro grandi gruppi, denominati caste. La prima casta è quella dei sacerdoti (brahmini), poi la casta dei guerrieri e dei nobili (kshatriya), poi la casta dei contadini (saishya), per ultima la casta degli artigiani e dei servi (sudra). Esistono anche innumerevoli sottocaste. Dalla propria casta non si può uscire e non è neppure permesso il matrimonio fra appartenenti a caste differenti. Al di fuori di ogni casta sono i paria, i più poveri della società, i miserabili, considerati come rifiuti umani e come intoccabili. Oggi si cerca di superare e di scoraggiare questa distinzione, e in questo senso vanno gli sforzi compiuti dai vari Governi che si sono succeduti alla guida della Repubblica dell’India. A partire dalla fine del secolo scorso, grazie anche agli scambi commerciali e alle nuove relazioni che si stabiliscono fra il mondo indiano e il mondo occidentale, la religione Induista ha iniziato un dialogo con la cultura e le religioni dell’occidente. Il personaggio più rappresentativo di questa fase del cammino secolare dell’Induismo è stato Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma, nato nel 1869 e morto nel 1948. La sua predicazione, basata sulla dottrina della non violenza, ha contribuito alla fine della dominazione inglese in India. Ghandy predicava un Induismo purificato dagli accessi del politeismo fino a ritenere che vi sia un unico Dio conosciuto e chiamato in modo diverso da cristiani, musulmani e induisti. Grande è stato anche il suo rispetto verso la figura e l’insegnamento di Gesù. Gli Induisti hanno un grande rispetto per gli animali, perché li considerano possibile sede delle anime nella metempsicosi.
Riflessioni 49
Spruzzatina di cioccolata - S.Lawrence UNA CASA E’ SOLO UNA CASA FINO A QUANDO L’AMORE NON NE VARCA LA SOGLIA... 1. IL DENARO PUO’ TRASFORMARE LA CASA IN UNA REGGIA, MA SOLO L’AMORE NE FA UN FOCOLARE. 2. IL BUON Dì TI SALUTA CON UNA TAZZA DI CAFFELLATTE CALDO, MA SOLO L’AMORE PUO’ AGGIUNGERVI UNA SPRUZZATINA DI CIOCCOLATA. 3. IL DOVERE PREPARA LE MERENDINE PER LA SCUOLA, MA L’AMORE INFILA DI NASCOSTO BIGLIETTINI AFFETTUOSI NELLE TASCHE DEGLI ZAINETTI. 4. I SOLDI POSSONO COMPRARE COMPUTER E GIOCHI ELETTRONICI, MA L’AMORE NE MODERA L’USO E, SE OCCORRE, SA DIRE DI NO, SORRIDENDO ALLE PICCOLE PROTESTE E AI MUGUGNI. 5. IL PRANZO OBBLIGA A METTERSI AI FORNELLI, MA L’AMORE ADDOBBA LA TAVOLA CON FIORI E
CANDELINE. 6. LA CORTESIA SA SBRIGARE MOLTA CORRISPONDENZA, MA L’AMORE VI AGGIUNGE UN DISEGNINO O L’ULTIMA BARZELLETTA. 7. LA METICOLOSITA’ MANTIENE BRILLANTE LA CASA, MA L’AMORE FA SPRIZZARE DI GIOIA LA FAMIGLIA. 8. L’IMPEGNO SI ADOMBRA SE NON E’ RICONOSCIUTO, L’AMORE INVECE LAVORA PER LA SEMPLICE GIOIA DI DONARE. 9. L’OROLOGIO SEGNA L’ORA DELLA BUONANOTTE, MA L’AMORE SA RIMBOCCARE LE COPERTE AI PIU’ PICCOLI E DARE UNA CAREZZA ANCHE AI PIU’ GRANDI. 10. LA SERA TI RISERVA IL MERITATO RIPOSO, MA SOLO L’AMORE LO TRASFORMA IN DOLCE COMPAGNIA. S.Lawrence
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Riflessioni
Ballare
“Balla la vita” recita uno slogan alla radio. Ballare è davvero vita, per me, da alcuni anni. Due pezzi di legno, eravamo io e mio marito, quando dopo molte insistenze da parte di amici, ci siamo lanciati. Prima lezione di ballo: imbranati, sudati, con gli occhi incollati al pavimento per controllare i movimenti dei piedi. Intorno a noi coppie alle prese pure loro con passi, tempo, postura! Sulle note di valzer viennese, valzer lento, fox trot, polka, beguine, cha cha cha, booghi wooghi, le ore di lezione sembravano spesso troppo brevi e i risultati altrettanto spesso scarsi. C’era la coppia più allegra, quella più litigiosa, quella più timida, quella più veloce a memorizzare, ogni settimana però si vedevano progressi, e chi più chi meno acquistavamo sicurezza e scioltezza. Se penso a quanti anni sono già trascorsi dalla prima volta che abbiamo messo piede nella scuola di ballo, non mi sembra vero. È stata un’esperienza bella principalmente per vari aspetti: abbiamo imparato a ballare e abbiamo conosciuto nuovi amici; abbiamo trovato un buon motivo per uscire di casa, sia d’estate col caldo torrido, che d’inverno col gelo, e questo fa impigrire meno, invoglia a muoversi dal divano, mettersi in tiro e via! La compagnia è importante, soprattutto quella con cui abbiamo condiviso gli anni di lezioni, ma nel tempo abbiamo conosciuto moltissime altre coppie. Di molte non sappiamo né nome né paese di residenza, ma ci si saluta
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cordialmente , si scambiano quattro chiacchiere ad inizio serata o nell’intervallo. C’è chi è andato a scuola di ballo molti più anni di noi, chi si sta ancora perfezionando per partecipare ad esibizioni o gare, c’è chi, fra i più anziani, balla alla vecchia maniera, ognuno balla a modo suo. L’importante è divertirsi, lasciare a casa per qualche ora pensieri e preoccupazioni, scaricare tensioni e ricaricare le batterie. Certe sere la stanchezza è tanta, eppure come si sentono le prime note, si parte in pista e sembra di rinascere fisicamente e mentalmente! Recentemente ci hanno lasciato due di questi cari amici della scuola di ballo, Aldo e Dino. Il loro posto vuoto ci fa ricordare le belle serate trascorse insieme, il legame che non si spezzerà mai e la consapevolezza che bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, non rimandando al domani . capita infatti che non ci sia più nessun domani, all’improvviso. D’estate le occasioni di ballare sono le molte sagre sparse ormai presenti in tutti i paesi, oltre ai locali con piste all’aperto. Buona estate e buon ballo a tutti e, per chi vuole lanciarsi, a settembre riapriranno tutte le scuole di ballo! MAGIE DELLA DANZA Volteggiando leggeri ogni malinconia si allontana. Rapiti dalla magia della musica ci lasciamo condurre Verso melodie sospese nel tempo. Ritmi intriganti attenuano ogni inquietudine. Coinvolgenti armonie guidano armoniose movenze. Impalpabili complicità risvegliano silenziosi brividi del cuore Finalista con menzione d’onore Premio Artistico Letterario Nicola Mirto Trapani Ornella Olfi
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Riflessioni
Della bellezza e dei talenti
Questa è una pubblicità. Interessante, non solo per le donne. Ringrazio la mia amica Donatella che me l’ha fatta conoscere. Mi ha colpito questo video perché il fenomeno che racconta, relativo alla percezione fisica di sé, è in realtà più ampio e può riguardare molti altri nostri aspetti. Spesso, quando parlo con le persone, mi rendo conto che non vedono o comunque sottovalutano aspetti importanti del loro carattere, talenti, risorse, che agli altri sono più chiaramente visibili. E allo stesso tempo ne sopravvalutano altri. Non è facile avere una reale immagine di sé, dei propri talenti e dei propri difetti. Tendiamo ad oscillare tra percezioni più o meno distorte, e trovare la via reale è faccenda che richiede lavoro, dialogo, disponibilità a guardarsi e a mettersi in discussione proprio laddove sentiamo maggiori resistenze a farlo. Perché dove siamo più irritabili e rigidi c’è qualcosa di interessante da scoprire. Penso alla finestra di Johari, uno schema che sintetizza quattro dimensioni: Tutti noi abbiamo aree cieche, e spesso lì dentro ci stanno tesori preziosi, che solo nel dialogo con gli altri, nello scambio e nei feedback riusciamo a vedere. Ci stanno anche i difetti, ovviamente. Talvolta eclatanti: ricordo una signora che diceva di essere un’ottima ascoltatrice, e che non stava mai zitta, interrompendo continuamente l’interlocutore.
Però quello che a me interessa di più sono i talenti a noi sconosciuti. Le forze e le risorse che pensiamo di non avere, e che invece ci sostengono ed emergono timide come le foglie primaverili. Spesso siamo davvero più belli di quel che pensiamo, e lo siamo dove non pensiamo di esserlo. “Per una bellezza autentica” è da anni la campagna pubblicitaria della Dove. Mi piace pensare che la vita sia un viaggio alla ricerca della bellezza autentica, del corpo e dell’anima, propria e altrui, e della vita stessa. Il che non significa escludere le bruttezze, ma cercare di integrarle nell’insieme, perché la bellezza autentica è fatta di difetti e di imperfezioni, che danno disegni unici e irripetibili. Che siamo noi. Che sono le nostre vite.
Big Screen 53
Dal Buio alla Luce - Marie Heurtin
Marie Heurtin, cosa può fare l’amore Una storia che documenta e trasmette la speranza. Nella campagna di Poitiers, in
Francia, a inizio Novecento, una ragazza di 14 anni, sordo cieca dalla nascita, vive praticamente segregata. Il medico del paese la vorrebbe in manicomio, il padre la porta nell’istituto delle Figlie della Sapienza. La pazienza, la dedizione e l’amore di Suor Marguerite farà il miracolo di restituirla alla dignità del vivere. Jean Pierre Amèris ci ha fatto lo splendido film “Marie Heurtin – Dal buio alla luce”. Speranza Ciao mi chiamo speranza,
pensi di avermi persa? Non non farlo… Guarda l’amore che hai dato, le cose che hai creato, gli amici che ti sono accanto… poi guarda un po’ in giù,nel tuo cuore… abbi fiducia in te stesso/a e mi troverai. La speranza ha dato la luce a “Marie Heurtin”.
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PlayMusic
Ariana grande
Carriera 2008–2013: Broadway e il successo con Vic Nel 2008 recita nel ruolo di Charlotte nel musical 13 di Broadway, per la quale riceve il premio di migliore attrice dalla Asociación Nacional de Teatro Juvenil: per recitarvi, smette di frequentare la North Broward Preparatory School rimanendone però iscritta e grazie ai materiali inviati dalla scuola Grande riesce a studiare con professori privati. Nel 2009, Grande comincia a registrare cover delle canzoni dei suoi cantanti preferiti come hobby, pubblicandole sul suo canale ufficiale di YouTube. Ariana quindi canta come solista in varie orchestre sinfoniche, come la Filarmonica della Florida del Sud, Pops e Orchestra Sinfonica. Nel 2010 recita e partecipa alla creazione del personaggio di Miriam, nel musical Cuba Libra, scritto e prodotto da Desmond Child. Nello stesso anno interpreta il personaggio di Cat Valentine nella sit-com Victorious, trasmessa a partire del marzo 2010. Grande appare anche nella copertina della rivista Dream Magazine nell’edizione dell’agosto 2011. Nell’agosto del 2011 esce la prima colonna sonora di Victorious, dove canta un duetto con Elizabeth Gillies. Sempre nel 2011, doppia la Principessa Diaspro nella serie di Nickelodeon Winx Club e pubblica il suo primo singolo Put Your Hearts Up. All’inizio del 2012 viene pubblicato il videoclip di
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2^ parte
Put Your Hearts Up su Vevo, che in seguito viene oscurato per l’insoddisfazione della cantante per il lavoro svolto. Nell’agosto 2012, annuncia la conclusione di Victorious con la quarta stagione. Durante il Television Critics Association Summer Press Tour il 3 agosto 2012, annuncia che avrebbe recitato in Sam & Cat, interpretando il suo precedente ruolo di Victorious insieme a Jennette McCurdy, per una sit-com tradizionale.Sam & Cat viene ufficialmente annunciato da Nickelodeon il 29 novembre 2012. La terza colonna sonora di Victorious viene pubblicata il 6 novembre 2012 ed è intitolata Victorious 3.0. Il primo singolo, nonché l’unico brano cantato da Grande nell’album, è LA Boyz (duetto con Victoria Justice) e il video musicale viene pubblicato il 14 ottobre 2012. Dal 12 dicembre al 23 dicembre 2012 recita nel ruolo di Biancaneve nella produzione di Pasadena Playhouse, A Snow White Christmas, con Charlene Tilton e Neil Patrick Harris. Sempre nel 2012, Grande duetta anche con il cantante britannico Mika per la versione singolo del brano Popular Song e si esibisce con cover sul web e ad eventi di artisti come Mariah Carey con Emotions e All I Want For Christmas Is You, e Whitney Houston con I Believe in You and Me. L’11 luglio 2013, Nickelodeon aumenta di 20 episodi la prima stagione di Sam & Cat rendendo la prima stagione di quaranta episodi.
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Concerti
28 GIUGNO 2016 01. 02. 03. 04. 05. 06 07. 08. 09. 10. 11. 12.
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28 Giugno 01. 02. 03. 04. 05 06 07. 08. 09. 10.
Tema - Giganti Amo - Adamo La fisarmonica - Gianni Morandi Qui ritornerà - Rita Pavone Che colpa abbiamo noi - Rokes Perdono - Caterina Caselli Riderà - Little Tony Notte di ferragosto - Gianni Morandi L’uomo d’oro - Caterina Caselli Michelle - Beatles
NEW ENTRY il Giornale della Gente
Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale Web: www.newentry.eu di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Email: redazione@newentry.eu Editore e Direttore Responsabile: bergamo@newentry.eu Gianluca Boffetti Redazione: brescia@newentry.eu Ju - Pierangelo C. - Stefano G. - Giorgio M. Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Anno 22 - N°10 del 28/06/2016 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172
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L’emozione non ha voce 57
Vorrei ma non posto - I-Ax e Fedez Io vi chiedo pardon, Ma non seguo il bon ton, è che a cena devo avere sempre in mano un iPhone. Il cane di Chiara Ferragni ha il papillon di Vouitton ed un collare con più glitter di una giacca di Elton John, Salvini sul suo blog ha scritto un post, dice che se il mattino ha l’oro in bocca si tratta di un Rom. Sono un malato del risparmio p er questo faccio un po’ di terapia di Groupon. Poi, lo sai, non c’è, un senso a questo tempo c he non dà, il giusto peso a quello che viviamo. Ogni ricordo è più importante condividerlo che viverlo. Vorrei ma non posto. E ancora un’altra estate arriverà E compreremo un altro esame all’università E poi un tuffo nel mare, Nazional popolare La voglia di cantare tanto non ci passerà E come faranno i figli a prenderci sul serio con le prove che negli anni abbiamo lasciato su Facebook Papà che ogni weekend era ubriaco perso E mamma che lanciava il reggiseno a ogni concerto Che abbiamo speso un patri-monio Impazziti per la moda, Armani-comio L’iPhone ha preso il posto di una parte del corpo E infatti si fa gara a chi ce l’ha più grosso È nata nel Duemila e ti ha detto nel ‘98 E che i diciotto li compie ad agosto Mentre guardi quei selfie che ti manda di nascosto E pensi “Purtroppo, vorrei ma non posto” E se lei t’attacca un virus,
Basta prendersi il Norton Tutto questo navigare senza trovare un porto Tutto questo sbattimento per far foto al tramonto che poi sullo schermo piatto non vedi quanto è profondo. Poi, lo sai, non c’è un senso a questo tempo che non dà il giusto peso a quello che viviamo. Ogni ricordo è più importante condividerlo Che viverlo, Vorrei ma non posto E ancora un’altra estate arriverà E compreremo un altro esame all’università E poi un tuffo nel mare Nazional popolare La voglia di cantare tanto non ci passerà Quando il termometro va a rosso (Che caldo fa) Ti togli i vestiti di dosso (Sei una webstar) Poi mangi il tuo gelato Fai le facce porno, Tu non sai quanto soffro Vorrei ma non posto E ancora un’altra estate arriverà E compreremo un altro esame all’università E poi un tuffo nel mare, Nazional popolare La voglia di cantare tanto non ci passerà
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Fisco e Tasse
Scadenze fiscali da luglio a fine anno Le scadenze fiscali di Luglio 2016 continuano a caratterizzarsi per l’invio del modello 770 semplificato e ordinario, nonostante il Governo si fosse impegnato ad abrogarne l’obbligo con la Legge Legge di Stabilità (per il secondo anno vi sarà una parziale duplicazione dei dati per effetto del precedente adempimento della Certificazione Unica). In realtà, si potrà evitare l’invio del modello 770 semplificato qualora la Certificazione Unica relativa contempli già tutti i dati richiesti dal Fisco. Il 30 settembre 2016 è il giorno dell’invio telematico del modello UNICO per i soggetti tenuti alla presenta-
zione telematica. Le scadenze fiscali del mese di ottobre 2016 sono caratterizzate per la scadenza della comunicazione dei dati dei beni e dei finanziamenti e capitalizzazioni effettuati dai soci. Entro la fine di novembre 2016, infine, dovrà essere versato il secondo acconto delle imposte sui redditi: IRPEF, IRES, IRAP e contributi INPS. Il calendario delle scadenze fiscali 2016 si chiuderà con dicembre, caratterizzato da due importanti scadenze fiscali: entro il 16 occorre versare il saldo saldo IMU e TASI sugli immobili diversi dalle abitazioni principali; entro il 27 occorre versare l’acconto IVA.
La sostituzione dei sanitari non dà diritto alla detrazione del 50% Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (DPR 917/86) prevede all’art.16-bis la possibilità di fruire della detrazione IRPEF al 50% per le spese sostenute per gli interventi di: manutenzione straordinaria su singole unità immobiliari residenziali, restauro e risanamento conservativo su singole unità immobiliari residenziali, ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari residenziali, per le spese sostenute per gli interventi finalizzati all’eliminazione delle barriere architettoniche; eseguite anche su parti comuni. Riguardo alla sostituzione dei sanitari, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha precisato che: l’intervento di sostituzione della vasca da bagno con altra vasca con sportello apribile o
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con box doccia, può ritenersi finalizzato all’eliminazione delle barriere architettoniche, in quanto riduce, almeno in parte, gli ostacoli fisici fonti di disagio per la mobilità e permette di migliorare l’utilizzo delle attrezzature. Si qualificano come interventi di manutenzione ordinaria in quanto interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento, e sostituzione delle finiture degli edifici pertanto non sono agevolabili ai sensi dell’art. 16-bis del TUIR. Riprendendo quanto chiarito dal Ministero delle infrastruttture e dei trasporti, la Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 3/2016 precisa che la sostituzione della vasca e del box doccia: non sono singolarmente agevolabili sono agevolabile se rientrano in interventi di restauro maggiori per cui è prevista la detrazione d’imposta prevista all’art.16-bis TUIR. Infatti la categoria di intervento “superiore” assorbe quella “inferiore”, come nel caso, ad esempio, del rifacimento integrale degli impianti idraulici del bagno, con innovazione dei materiali, che comporti anche la sostituzione dei sanitari. In questa ipotesi, dato che il rifacimento integrale è detraibile al 50%, anche la sostituzione dei sanitari diventa detraibile. Fonte: Fisco e Tasse
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