New Entry - Edizione di Brescia del 09/06/2016

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Anno 22 - N°09 del 10/06/2016 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR

Il Giornale della Gente

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Quel mondo migliore che vorrei

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Lyoness

Alla scuola delle emozioni

Innocenza derubata

Anniversari speciali a Montichiari

Ti regalerò una rosa

Voce che non muore

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Speciale

Poliambulatori San Flaviano Gli specialisti del sorriso

L’ORTODONZIA per AVERE un SORRISO PERFETTO ORTODONZIA LA CURA PER L’ESTETICA E PER LA SALUTE L’ortodonzia è quella particolare branca dell’odontoiatria che si occupa della prevenzione e cura delle malocclusioni. Letteralmente “Ortodontia” dal greco antico significa “denti dritti”, malocclusione sta invece ad indicare un rapporto non corretto tra i denti delle due arcate. Queste anomalie, in alcuni casi, sono molto evidenti al punto di portare il paziente a consultare uno specialista, altre volte

invece queste anomalie sono meno evidenti, non preoccupano e quindi agiscono in modo subdolo, danneggiando a volte l’articolazione temporo-mandibolare e determinando squilibri della postura che danno problemi alla schiena, al collo, cefalee, acufeni ecc. L’ortodonzia interessa i bambini, ma anche gli adulti. All’origine di una malocclusione possono esserci alterazioni nello sviluppo delle ossa mascellari e nella crescita dei denti, creando cosi disarmonie nella forma del viso e nell’estetica del sorriso. La diagnosi richiede un accurato esame clinico del paziente, lo studio dell’occlusione mandibolare, degli esami radiografici oltre agli studi cefalometrico e fotografico. Dopo la diagnosi segue il piano di trattamento. A questo punto e’ corretto fare una distinzione tra il trattamento ortodontico dell’adulto e quello del bambino. Nell’adulto le ossa sono già conformate e quindi con l’ortodonzia sono possibili solo movimenti dentali che ci permettono un migliore allineamento dei denti migliorando quindi la posizione dei mascellari. Nel bambino è possibile intervenire anche sulla crescita scheletrica, si tratta di vera e propria ortopedia, eseguita con dispositivi funzionali in grado di agire condizionando la crescita scheletrica. Nel bambino un intervento tempestivo dell’or-


todonzista può prevenire una malocclusione ed il suo aggravarsi, scongiurando molte volte il rischio di dover ricorrere a procedure chirurgiche. Considerando anche l’impegno sia economico sia psicologico che il paziente deve affrontare per raggiungere una corretta funzione masticatoria e un bel sorriso, è dovere del professionista dare al paziente una corretta informazione dei vari passaggi della terapia. La terapia ortodontica può essere fatta con apparecchi mobili, fissi e invisibili, questa scelta sarà valutata di volta in volta dallo specialista insieme al paziente al fine di concordare quale sia la soluzione migliore per il suo caso. Nel nostro reparto odontoiatrico abbiamo potenziato il servizio di ortodonzia sia per l’adulto sia per il bambino utilizzando tutte le soluzioni tecniche di ultima generazione che la scienza ci mette a disposizione.

Per quanto riguarda i bambini informiamo correttamente i genitori del piano di cura cercando sempre la collaborazione attiva del bambino. Con appuntamenti periodici seguiamo passo passo il bambino nell’apprendimento di una corretta igiene orale durante la cura. Grazie a metodi innovativi, tra cui apparecchi ortodontici invisibili e per tutte le età, oggi riusciamo dare un belsorriso e curare le malocclusioni e tutte le patologie ad essa correlate. Un bel sorriso è bello da avere e ti aiuta a vivere meglio con se stessi e con gli altri! Contatti Poliambulatori San Flaviano Via Garibaldi,35 25020 Pralboino BS Tel. 030/954.649 www.poliambulatorisanflaviano.it


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Editoriale

Quel mondo migliore che vorrei... non per me ma per i miei figli Ogni persona onesta e che si adopera per il bene comune sa quanto ingiusta ed indifesa sia la società in cui viviamo. Indifesa da chi non ha scrupolo a perseguire gli interessi personali a scapito di quelli della collettività, da chi cerca il potere non per migliorare la vita di tutti, ma per migliorare solo la propria. Ingiusta, perchè non valorizza le capacità di coloro che vorrebbero mettersi al servizio di tutti e non apprezza. La società è debole, perchè non possiede gli anticorpi necessari a neutralizzare chi assume comportamenti e trama progetti contro di essa, contro gli interessi ed il bene comune. A volte si sente dire che, nel mondo in cui viviamo, conviene comportarsi da disonesti e coltivare il proprio orticello, piuttosto che lavorare ed adoperarsi per costruire un mondo più giusto e rispettoso di tutti. Perchè è difficile vedere riconosciuti da questa società gli sforzi orientati verso la realizzazione di una concezione più elevata dell’esistenza. Io invece vorrei osservare che la gratificazione che si prova nell’abbracciare un grande progetto, nel poter avere stima di se stessi, di ciò che si è, è infinitamente superiore a quella che si può ottenere dal possesso di beni materiali ottenuti arrecando un danno

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ai propri simili, o conducendo una vita improntata ad atteggiamenti meschini e comportamenti di bassa levatura. Tutto questo porterebbe anche ad un mondo migliore. Lo si può costruire con le azioni, con l’impegno, intervenendo nella realtà: a volte amando, a volte pensando, a volte costruendo, a volte lottando. Queste azioni non devono essere casuali, ma devono avere come obiettivo quello di migliorare il mondo. A volte è facile, o almeno appare facile, darsi delle risposte, ma spesso non è così. La persona grande di animo e di spirito cerca di avvicinarsi agli altri, anche quando questo implica una rinuncia per il proprio ego. La persona grande di spirito, a costo di soffrire, cerca sempre di avvicinarsi al prossimo, perchè l’amicizia è ricchezza, perchè così si potrà costruire qualcosa di migliore. La situazione è abbastanza complessa, perchè la risposta non deve neanche essere tale da mortificare il proprio io. Bisogna tendere verso una situazione in cui il mondo esterno, con tutti i suoi attori, non è in grado di mortificare il proprio io, in nessun caso; in una tale situazione sarebbe possibile rispondere sempre nel modo più giusto e corretto, per migliorare la realtà. Per raggiungere questa

condizione di invulnerabilità, è necessario un cammino lungo e faticoso, ma la meta che si consegue è di migliorare se stessi ed essere pronti a fare qualcosa per cambiare il mondo. Grande non è colui che dice “occhio per occhio, dente per dente”. Grande è colui che è capace di convertire il male in bene, colui che trasforma in positivo. Il primo atteggiamento è da tutti, il secondo da pochi. Questo non vuol dire che bisogna essere buonisti in ogni circostanza tanto è vero che a volte essere buoni ad ogni costo produce effetti negativi, quando certi gesti non vengono compresi. Ma a volte un gesto buono può produrre degli effetti positivi. Cambiare il mondo è difficilissimo, anche sforzarsi di cambiarlo è difficile, ma è un obiettivo elevato. A volte ci si chiede anche se con il passare dei secoli le cose siano migliorate, oppure no. E’ una domanda difficile, però possiamo considerare che forse diecimila anni fa il concetto di fratellanza, l’idea di fare del bene, di migliorare il mondo, non erano nella testa di nessuno. Ora non solo queste idee sono nella testa di alcuni, ma sembra esserci una ampia condivisione di questi concetti. Questo, forse, può darci qualche speranza. Gianluca Boffetti

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BIRRA ALLA SPINA


Riflessioni 05

Innocenza derubata E’ piaga sociale, indignazione, sdegno,mancanza, quello che si articola, snoda, prende corpo, vigore, serrato fra mille cavilli sociali,burocratici, a dismisura gonfiandosi sino a divenire rombo,tuono potente. Tempo e spazio non concessi al concatenarsi di gesti, eventi, parole, dal timbro aspro, amarezza senza fondo. Innocenza derubata, svilita da meccanismi antichi, tradizioni, culture in cui si vedono gruppi di genitori soprattutto di razza africana usare con i figli veri e propri bastoni per punire, a loro detta e convinzione “educare”. Rabbia genera rabbia, dolore fa nascere dolore, solitudine partorisce solitudine, mancanza auspica violenza. Violenza che si ripercuote nei gesti quotidiani, nello svolgersi della vita sociale. Irruenze, gesti bruschi, soprusi il cui ardire trova compimento, vigore. Spesso le istituzioni, chi di dovere, per etica morale, per principio dovrebbe vedere per agire rimane immobile, inerme. Consapevolezza muta altrove fa volgere lo sguardo.

Dove il motivo? Infanzia che non ritorna, rubata, deprezzata. Segno impresso a foco sulla pelle, indelebile. Lacrime mute ingoiate, con rabbia sepolte sotto rassegnazioni servili. Per un giorno essere specchio di padri e di madri, a loro volta impugnando rabbia, la stessa di sempre, sentendo l’odio scorrere sulla pelle come linfa vitale. Indifferenza che uccide. Indifferenza che lacera. Quale il compito, dovere, di un cittadino quando questo si fa urlo, esigenza, premura, assedio? Di certo, senza esitazione, di denunciare, di non tacere, di portare alla luce fatti e non sogni, certezze assolute, indiscutibili. Se un genitore non si prende cura dei figli non spetta alla società per etica, rispetto, dovere e diritto doversene far carico? A chi, come noi, nonostante l’accoglienza, l’affetto offerto a piene mani ha subito un torto dopo l’indignazione, nasce il senso del perdono e dell’accoglienza? Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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Machissenefrega

TI REGALERO’ UNA ROSA Camminare sulle macerie di un’esistenza perduta all’interno delle mura di un ex manicomio è come farlo su centinaia di spilli che trafiggono i piedi. Tutto intorno c’è vita: lo dice il sole che con i suoi raggi penetra nelle stanze abbracciando tutta quanta la tristezza che aleggia, lo dice l’edera che cresce dura e si aggrappa alle pareti, invade gli spazi senza avere paura di trafiggersi con i tanti vetri taglienti. C’è chi sostiene che ci sia del macabro a volere a tutti i costi invadere uno spazio racchiuso tra le mura pericolanti di quello che un tempo fu uno dei manicomi più importanti della Brianza. C’è chi, invece, in seguito all’abbandono ha trovato riparo, chi ha usato i vecchi e ammuffiti materassi per attutire la durezza di una vita fatta ai margini delle strade. Mi sono documentata abbastanza prima di varcare le soglie di questo mondo spettrale, l’ho fatto per non lasciarmi sorprendere, per conoscere e poter capire meglio perché. Decine e decine di cartelle cliniche giacciono sui pavimenti, alcune bruciate, altre ancora intatte. Il vento gira le pagine di una storia clinica depositata anni fa. Le sedie sono rimaste nella stessa posizione di allora, ai bordi di una scrivania sbeccata e di una carcassa di un computer in attesa che qualcuno se ne serva. Da qui sono passati molti writers, alcuni davvero ispirati, altri meno. Hanno lasciato parlare la loro arte o semplicemente hanno buttato colore sulle pareti scrostate. Ma i muri marci non possono essere coperti. L’eco dei tremila abitanti dell’ex Ospedale Psichiatrico “Giuseppe Antonini” risuona esattamente dal 13 maggio 1978, data in cui la Legge Basaglia liberò i manicomi italiani dai loro inquilini. Da allora gli edifici caddero in disuso e l’immenso patrimonio artistico risalente al 1872, spartito tra l’Azienda Ospedaliera “Guido Salvini”, l’ASL e la Provincia di Monza-Brianza, subì le lunghezze della burocrazia trasformandolo nel luogo fantasma che è oggi, dichiarato inagibile ma non a tal punto da evitare l’arrivo di curiosi, appassionati

fotografi e ghost hunters in cerca di mistero. E’ così assordante il silenzio qui, interrotto solo dallo scricchiolio dei miei passi, che non rimane che proseguire la visita, fermare qualche immagine prima che i vandali completino il lavoro, tornare a casa e scrivere. Raccontare una storia. Così ho deciso di fare. Perché in fondo, la scrittura è il corrimano a cui si tiene aggrappata la mia anima. Questa è la storia di Elda. Elda non si chiamava Elda. Ma, come spesso succede in casi come questi, i parenti dei matti si ricordano di loro solo quando gli si fa fare brutta figura quindi questa donna, in questo articolo, si chiamerà Elda. Elda era nata nel 1937. Era una tipa strana. A dire la verità, non più strana di altri. Elda era una che che se fosse nata oggi, probabilmente, tutti l’avrebbero definita un’artista. Ma se nascevi nel 1937 ed eri strana, anche soltanto un pochino, artista non era la definizione che ti affibbiavano. La diagnosi -medica o meno, vedete voi- era “matta”. Elda scriveva poesie. Parlava da sola. Cantava canzoni. Non aveva nessuna amica. I suoi genitori volevano che andasse a lavorare nei campi, ma lei non voleva. “Sfaticata!”, le urlava suo padre. Ora, io non so come andarono davvero le cose, ma so che un giorno, intorno al 1960, Elda si arrabbiò con suo padre. Volò qualche parolaccia e forse anche qualche spintone. Da quel giorno, i genitori di Elda stabilirono che era diventata un pò troppo pericolosa. Matta. E pericolosa. In giro non doveva più starci. E così, contro la sua volontà, la spedirono in manicomio. Perché una volta i matti non si curavano. Si preferiva “isolarli”. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Per chi finiva in manicomio il mondo esterno fuori da quei muri di cemento alti quattro metri, cessava di esistere. Diventava una cartolina sbiadita, un ricordo lontano, un rumore di fondo. In questa micro comu-


Machissenefrega nità c’erano le cucine, le stanze, le stanze “ricreative” (una per ogni padiglione), una Chiesa, uffici amministrativi, reparti specializzati, ambulatori, persino un acquedotto sotterraneo. Come fuori, ma dentro. I singoli reparti erano collegati tra loro attraverso quelli che un tempo dovevano essere dei floridi viali alberati. Chissà, forse davano una parvenza di libertà. In molti padiglioni, ancora si trovano cartelle cliniche con tanto di nome e cognome, entrate, uscite, decessi. Tutto scritto su carta, tutto abbandonato in questo gigantesco archivio della follia italiana del Novecento. Solamente quarant’anni fa, Alda Merini (che rimase chiusa qui dal 1962 al 1972) e tanti altri vennero “curati” con la barbara pratica dell’elettroshock. Queste mura trasudano dolore e non è un luogo comune. Già, questo luogo non è affatto un luogo comune. Oggi si entra per vandalizzare, fotografare, per poter dire “io ci sono stata”. Una volta si entrava solo per un motivo. Chi l’avrebbe mai detto che la lussuosa villa in cui visse Federico IV di Borbone e che fu quartier generale di Napoleone nell’ottocento, potesse diventare un Ospedale Psichiatrico da oltre tremila pazienti (moltissimi artisti e personalità illustri tra cui anche un figlio illegittimo di Mussolini e Ida Dalser, Benito Albino Dalser, che internato dal regime morì di deperimento nel 1942). Oggi di pazzesco, nell’Ex Manicomio di Mombello a Limbiate, è rimasto solo lo stato di abbandono e degrado ma passeggiarci all’interno, entrare nelle camerate, nei bagni, imbattersi in documenti, vestiti, materassi, scarpe, letti e targhe con i nomi dei pazienti è sicuramente un’esperienza fortissima circondata da un silenzio irreale. Che impressione fa, qui, il silenzio. “In fatto di compassione, come in ogni cosa, il manicomio ha l’ultima parola. Io dico che queste mura sono strane: prima le odi, poi ci fai l’abitudine e se passa abbastanza tempo non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato.

E’ la tua vita che vogliono ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta, almeno.” Alda Merini Alda, non sai quanto le tue parole siano importanti per una persona come me. Ti prometto che darò sempre il meglio di quello che sono e scrivo, perché deludere un essere umano come te è un delitto che non vorrò mai commettere. Sei la mia ispirazione. Ti voglio bene, ovunque tu sia. Un abbraccio, J. Potete seguirmi su Facebook sul mio profilo privato La Ju Franchina, sulla mia pagina artista La Ju o leggere tutti i miei articoli sul mio blog a questo indirizzo: alegraaa.blogspot.it

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Società

Alla scuola delle emozioni

Il tema trattato con i ragazzi di una scuola lombarda spaziava dall’uso e abuso di sostanze stupefacenti, al bullismo dalle classi alla strada, la violenza come strumento identitario, di consenso, di riconoscimento sociale. Giovani schierati sulla difensiva, apparentemente lì per caso, come a voler significare che non c’è bisogno di conoscere ulteriormente questi temi, eppure non ci vuole un macchinario di ultima generazione per individuare chi ha familiarità con una canna, chi con qualche beverone, chi con la prepotenza tenta di travestirsi ogni mattina prima di entrare in classe. C’è chi assiste alla lezione con un’aria di sfida, chi è in cerca di una pacca sulla spalla, chi vorrebbe sentirsi dire che la vita è bella e bisogna avere fiducia, anche quando è schiacciata

dalla volontà di non averne, perché ogni volta si pensa di rimanere fregati, e quando si è giovani un comandamento non scritto recita di non dare mai le spalle, se non a qualche amico all’angolo del quadrato. Una classe nè più nè meno trasgressiva di altre già incontrate, eppure i volti, gli sguardi non hanno maschere a sufficienza per celare un certo fastidio nel relazionarsi su temi e inciampi così ostici, ingombranti dirimpettai per quanti rimangono a difesa del proprio ruolo di famosi per forza, per la paura di rimanere impigliati nella gabbia degli sfigati. Non c’è solamente l’urgenza dell’approvazione e del riconoscimento nel mucchio, c’è qualcosa di più nello sguardo in alto e in quell’altro tenuto basso, c’è impellente la ri-


Società 09 cerca di una motivazione, di un interrogativo comprensibile, di una risposta che non sia travestita di comodo. Forse è importante spendere più tempo e pazienza per risultare un contrasto efficace alla follia di tutte le droghe, evitando gli imponimenti e gli imbonimenti destinati a non dare frutti, rispetto a un percorso di confronto e di relazione, che reciprocamente non teme le inadeguatezze. La droga non è solo un problema della società contemporanea, è dipendenza che addomestica le coscienze, attraverso la promessa-menzogna di mettere a tacere il vuoto-male che ci portiamo addosso, un excamotage illusorio per scrollarci di dosso i pericoli e i dazi da pagare, ma imboccato il vicolo cieco, c’è l’ostacolo insormontabile a spedirci al tappeto. La pretesa di raggiungere lo scopo senza fatica affidandoci alla filosofia derivante da una società bullistica, alimenta illegalità e violenza, e come ha detto Mons. Mariano Crociata Segretario Generale della Cei, ci porta dentro un vero e proprio “disastro antropologico”. Quando si procede sempre in picchiata, posizionati su una discesa immaginaria, non ci si accorge di essere puntualmente fermi, per cui tragedia, dolore e disperazione non sempre

sono spiegabili, ma stanno alla base di ogni solitudine, di ogni assenza. L’arma della violenza, dell’omertà, del sopruso, degenera in stile di vita, mentre l’atteggiamento teatralmente irresponsabile convince che la colpa, il problema, sono sempre derivazioni altrui, mai riconducibili a se stessi. Quando si hanno di fronte tanti giovani in punta di piedi o con gli anfibi, occorre giocare pulito, raccontare il proprio vissuto fino in fondo, condividendo le emozioni di un cuore in tumulto, ma senza manipolare la loro testa e il cuore per tentare a tutti costi la meta. Vincenzo Andraous


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Riflessioni

Anniversari speciali a Montichiari

Coppie che scoppiano sempre più velocemente, purtroppo sono all’ordine del giorno…ma per fortuna molte “tengono duro” come si suol dire e sono un esempio di come, salvo casi estremi, si possa far durare a lungo un matrimonio. Ci vogliono molte componenti: amore, passione, amicizia, rispetto, pazienza, complicità e allora si superano i normali momenti di difficoltà che nel corso della vita di coppia ci ostacolano il cammino. Il signor Franco Frigerio, ex commerciante conosciuto a Montichiari per essere stato proprietario per molti anni di un negozio di abbigliamento, a proposito di matrimoni, ricorda e condivide con piacere questa bella coincidenza, festeggiata nel 1951 con grande felicità! La coppia Botticini Rosa e Franchini, genitori della mamma del sign. Frigerio festeggiavano le Nozze D’Oro,

ACCONCIATURE - COSMESI UOMO / DONNA

( 50 anni) la coppia Orsini Elvira e Franchini Achille, fratello e cognata della mamma del sign Frigerio festeggiavano le Nozze D’Argento (25 anni) . La neo coppia Moreni Lidia e Franchini Giuseppe invece coronava la loro storia d’amore con il matrimonio. Tre cerimonie in contemporanea, il 18 aprile 1951 Ornella Olfi

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L’Italia si opponga all’accordo TTIP Cos’è il TTIP? Crozza spiega agli italiani i danni potenziali del TTIP. Il TTIP è un trattato in discussione fra Europa e Stati Uniti per costruire un unico grande libero mercato: Transatlantic Trade Investment Partnership. Niente dazi, niente limiti al commercio e regole uguali per tutti. Detta così non è male. E allora, perché è a rischio il nostro patrimonio agroalimentare? Perché verremo invasi da cibo americano: “Guarda che bello questo pollo. Non solo è bello, ma costa anche molto meno dei nostri. Ha un solo difetto. È trattato con la candeggina... E, se sei vegetariano? Non preoccuparti: al supermercato potrai infilarti così tanta verdura OGM nella busta della spesa che la cosa più naturale che ti porterai a casa sarà la BUSTA.” Crozza spiega in maniera molto semplice come, qualora l’accordo venisse siglato, migliorare o anche mantenere i nostri standard per i prodotti alimentari, i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e dei diritti dei consumatori, diventerà molto più difficile. E in Italia, con il nostro enorme patrimonio agro-alimentare e tutte le relative tutele volte a proteggere salute dei cittadini e ambiente, abbiamo tanto da perdere. Chiediamo al Governo Italiano, al Presidente del Consiglio: Matteo Renzi, al Ministro delle politiche agricole: Maurizio Martina, al Ministro della Sanità: Beatrice Lorenzin, al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare: Gian Luca Galletti, al Ministro degli

Change.org 11

affari esteri e della cooperazione internazionale: Paolo Gentiloni, al Dipartimento per le politiche europee, al Ministro dello Sviluppo Economico: Carlo Calenda, al Ministro dell’Economia e delle Finanze: Pier Carlo Padoan, al Presidente Stefano Bonaccini e al Vicepresidente Giovanni Toti della Conferenza delle regioni e delle province autonome, di opporsi all’accordo tra Unione Europea-Usa-Canada TTIP e CETA. L’UE intende firmare due accordi commerciali di vasta portata: 1. con gli Stati Uniti (TTIP = Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) 2. con il Canada (CETA = accordo economico e commerciale globale) La linea ufficiale è che questi accordi creeranno posti di lavoro e aumenteranno la crescita economica, mentre i veri beneficiari saranno le multinazionali e non i cittadini. vota la petizione su change.org

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Pensieri & Parole ricordando Michele

Michele, persona straordinaria... Son sicuro che hai voluto essere altruista fino in fondo e ,sapendo cosa ti aspettasse ,hai deciso di lasciare perdere tutto....R.I.P Leandro Ruggeri ...un pensiero oggi vola a Te.. Ti ho conosciuto nel momento più emozionante della vita di un uomo.. Nei tuoi occhi, ogni volta che ti incontravo, leggevo sempre la riconoscenza per quella emozionante notte del 25 luglio 2010..la nascita di Chiara.. Oggi sono qui a salutarti, a dirti di proteggere Francy,Chiara e Simone da lassù.. Sono sicura che oggi avranno un angelo che li curerà dal cielo.. Grazie perché sono le persone come TE che rendono speciale e unico il mio lavoro.. Ciao Michele... Cristina Genzani Un’altra giovane vita volata via....proteggi i tuoi cuccioli e veglia su di loro.....e ovunque tu sia diretto continua a tifare x la nostra Atalanta.... Ciao Michele Evy Todeschini Sono annichilito, non ho parole.....eri uno dei tanti miei compagni di seminario con cui ho trascorso dei

momenti spensierati e in allegria....

Corrado Pievani mi spiace Michele. Correrai lassù. Proteggi sempre i tuoi bimbi e tua moglie. Buon viaggio Barbara Scarpellini 01.02.16 - 01.06.16.....4 mesi....tanto dolore...tanta fatica....tanta mancanza...tanta nostalgia....tanti ricordi.....tanto AMORE! Francesca Nava

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Riflessioni 13

Voce che non muore L’ istinto primordiale mi porta a difendere, accudire, proteggere l’indifeso, in particolar modo gli animali, che non hanno voce e si fa vivo, audace, irruente in certi tratti, quando mancanze, negligenze, portano a fare del dissenso fonte di incomprensione. Leggo mille parole a profusione, richiami a bracciate pur tuttavia nulla di decisivo sino ad incarnare confusione e chiusura. Associazioni condotte da buona volonà, innumerevoli fogge e colori di volontari, alcuni attenti, altri vestiti solo di belle parole e non di fatti concreti. Un milione di richiami, traccia visibile ai quali nessuno ha saputo dare nome, posto, luogo. Cani legati a catena, abbandonati a se stessi, animali stipati in piccole celle sporche, volatili chiusi in gabbie che non possono esprimere la loro vera natura. Dov’è la libertà? Chi ci dà il diritto di prevalere sull’animale? Il confronto fra istituzione e cittadino è doverosa, lecita, sfusa in conflitti dettati da alter ego e da comportamenti suggeriti da ardire malsano. Il ”primo cittadino“ in primis ha il compito di vigilare e controllare che le leggi vengano rispettate da TUTTI. Se permettete, io nutro sempre più dubbi su questo, alla luce di tutti i fatti che sono venuti a galla. A chi ha voluto rispondermi ad un appello fatto in buona fede con arroganza ( è sterile polemica ogni volta che vede un cane vagare) educazione

rispondere ma non dopo tanto tempo e con modi autoritari. Sia chiaro che fare del confronto un atto di costruzione è di buon auspicio per tutti. Si fa opposizione il mio senso smisurato di premura, voglia di mettersi in gioco, di non lasciare che nulla rimanga incompiuto. Innanzi mi metto a testa alta affermando a piena voce, che la mia voce non muore, non demorde, forte continuerà a batter chiodo. Un appello di certo che vorrebbe trovare voce, parola, casa nel cuore di chi in ascolto si mette affinchè il vero amico, colui che non tradisce, sia salvaguardato, accudito e protetto con generosa dedizione. Lecito chiedere, osare mettersi in gioco. Ascolto che si fa condivisione, condivisa e non conflitto, in pace e senza rancori LA MIA VOCE NON MUORE. Mirca Torreggiani

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Racconti

È notte nel grande appartamento. il buio si è insinuato in ogni angolo. l’assenza di luce è forse riflesso dell’assenza dei sentimenti, dell’assenza delle parole e più in generale dell’assenza stessa. Non c’è. fine. L’uomo apre gli occhi e non vede niente. cioè vede il buio, che non è esattamente la stessa cosa. il buio è una condensazione di assenza davanti alle retine scoperte. Le palpebre scostate hanno rivelato questo nero sciropposo che si è subito appiccicato agli occhi aperti. e l’uomo è rimasto cieco. Ha per prima cosa tentato di allungare una mano tremante verso l’interruttore della luce. quella mano trema perchè l’uomo non si è svegliato per caso. E’ sicuro di aver sentito un rumore provenire da una stanza non meglio identificata. Comunque un rumore che in piena notte non si dovrebbe sentire in una casa occupata in quel momento da persone che dormono e ricolma di buio. Il rumore è sembrato un tonfo leggero, un piccolo colpo sul legno del pavimento ben lucidato. Forse seguito da un tenue scricchiolio. non è certo. Alcuni minuti passano. Sembrano ore ma il suono non si ripete. L’uomo pensa di aver sognato ma il buio tutto intorno rimane. Persiste col suo peso immenso e incorporeo. L’uomo cerca

buio

di convincersi di aver sognato, cerca di concentrarsi sul suono del respiro di lei, che si sente appena perchè il suo viso è rivolto dall’altra parte. Quando le palpebre stanno per richiudersi, il buio per un attimo palpita. Sussulta. Freme. Una scarica di adrenalina viene pompata in tutto il corpo di quell’uomo che adesso ha tutti i sensi allertati al massimo. Le orecchie tese allo spasimo, gli occhi fitti in quell’oscurità densa, tenta di avvertire persino una variazione negli odori dell’aria. niente. A terrorizzarlo è un attimo dopo ciò che percepisce col tatto. Sul suo petto che si alza e abbassa con un ritmo elevato per la tensione, avverte una pressione, leggera da principio ma poi sempre più chiara e netta. Il buio si posa sul suo petto e lo preme. Il corpo del buio, che prima era incorporeo e quasi etereo, ora si fa sempre più presente e preme e preme. Il fiato dell’uomo si fa mozzo, il peso sul suo petto gli impedisce di respirare liberamente, il suono che sente di più è quello del suo stesso respiro che si fa strada dalla bocca ai polmoni con sempre maggior fatica. Poi un altro suono si insinua nel suo terrore. E’ il suono di un altro respiro come di vento tra le colonne di un tempio e l’odore è quello di ere innume-

revoli stratificate l’una sull’altra e imputridite insieme, fino a mescolarsi in un titanico passato ormai concluso. L’odore è quello delle stesse profondità dell’abisso, spalancatosi ed ansimante sopra di lui. e preme. L’uomo sta per cedere, sente che il terrore è più grande di lui, capisce che il buio sta entrando dentro di lui. Lo sta prendendo, lo sta strappando dalla vita per trascinarlo in un incubo infinito. Il suo cuore pompa all’impazzata. Calde lacrime di pura paura gli sgorgano dagli occhi ciechi, quando al suono si aggiunge l’eco lontano di una coro demoniaco che stride in quella che sembra essere una lontana sala di oblio. L’uomo sente dita scheletriche affondargli nell’anima per ghermire la vita calda che ancora si nasconde dentro di lui e lui sta per lasciarla andare. Il mondo non è mai esistito, niente esiste solo il terrore e ciò che lo provoca. L’uomo è completamente paralizzato e solo. D’un tratto tutto si ritrae, l’aria fredda della notte gli entra nei polmoni raggelandoli dolorosamente. Il silenzio ha preso il posto di quella cacofonia delirante. Il buio terribile si è ritratto, lo ha lasciato. L’uomo ha sentito accanto al suo, il caldo piede di lei. e si è salvato. AGO


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Speciale concreto dei gruppi di AUTO MUTUO AIUTO, con l’organizzazione di convegni e manifestazioni pubbliche, pensa alle donne di domani creando consapevolezza nelle donne di oggi. Aiutaci a realizzare questo nostro progetto collaborando alla crescita dell’A.P.E. onlus.

La nostra mission La missione stabilisce quale è il fine di un’associazione, oltre alla ragione stessa della sua esistenza e permette di tracciare la strada da seguire per raggiungere gli scopi ed obiettivi prefissati. Nel caso dell’Associazione Progetto Endometriosi onlus, associazione di pazienti, che opera esclusivamente in regime di volontariato, l’obiettivo chiave risiede nel: Fare informazione per creare consapevolezza! Per una malattia di cui non si conoscono ancora le cause, per la quale non esistono cure definitive né percorsi di prevenzione, per limitare i danni che l’endometriosi provoca è fondamentale giungere in tempo ad una diagnosi certa! Purtroppo ancora oggi i tempi stimati per ottenere una risposta ai dolori ed alle sofferenze, si aggirano tra i sette/otto anni, anni di attesa e peregrinazioni da uno specialista all’altro. L’A.P.E. onlus attraverso il progetto INFORMENDO, grazie all’aiuto

Perché è importante diventare sostenitrici dell’A.P.E. Onlus? Perché tutto quello che abbiamo fatto nei nostri 11 anni di attività è stato possibile esclusivamente grazie al sostegno e alle donazioni di tutte voi. Il materiale informativo, gli incontri di sostegno, le conferenze, i convegni, oltre 1.000 incontri organizzati, liberi e aperti a tutti. Tutti possono partecipare liberamente alle nostre attività. Diventare sostenitori dell’A.P.E. versando la quota minima annuale significa dare fiducia a noi che ogni giorno mettiamo il massimo impegno a favore delle donne con endometriosi. Versando la quota di sostegno si può accedere alle stanze riservate nel nostro forum di discussione e si può scaricare, nell’area riservata, il nostro notiziario bimestrale, Il Pungiglione, completamente redatto dalle nostre volontarie con la partecipazione di medici specialisti che collaborano con noi. http://www.apeonlus.it/sostenitore/ Perchè l’endometriosi è così... Lavora in incognito, non chiede il permesso, è la-

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Speciale 17

tente e silenziosa, si intrufola dentro di te lacerandoti nel profondo. Tu ignara di tutto stai male, sai che qualcosa dentro di te non va ma l’unica risposta che ti senti dare da medici e famigliari è: non è niente...è normale...sono solo dolori mestruali...sei tu che non sopporti nulla... ti servirebbe uno psicologo non un ginecologo! I figli non arrivano, le domande sono tante... le risposte non si trovano.. E mentre vivi questo calvario sempre più persone ti chiedono come mai non vuoi avere figli? Che cosa aspetti a diventare mamma? E tu dentro di te pensi che se almeno quei maledetti dolori smettessero di portarsi via ogni briciolo della tua energia, vivresti anche senza figli! Perché questa non è vita, perché anche se arrivassero come farai a far la mamma finchè stai così male? Finalmente trovi un medico che ti ascolta e che

capisce che non sei pazza…ti fa un’ecografia e la diagnosi è ENDOMETRIOSI…endo che?? Endo cosa? Ma perché nessuno la conosce? Perché nessuno me ne ha mai parlato?... Il ginecologo mi dice che è necessaria una terapia farmacologica…terapia? Ma io non sono ammalata! O forse si? E allora arrivi a casa e chiedi a google cosa sia questa malattia…milioni di informazioni ti piombano addosso.. 1 donna su 10 ne è affetta, è una malattia cronica e spesso invalidante, colpisce molti organi, non è riconosciuta dallo Stato per cui ogni esame e cura sono a pagamento…. Allora ti chiedi come sia possibile che nessuno me ne abbia mai parlato…. Perché è una malattia sconosciuta? Ogni donna dovrebbe conoscerla!

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Speciale Dovrebbe avere la possibilità di essere curata gratuitamente! Ogni donna dovrebbe essere ascoltata quando lamenta i sintomi di questa malattia… E proprio mentre il mondo ti crolla addosso e ti senti sola e smarrita come non mai, scopri che sola non sei! Che esiste un’associazione dal nome rassicurante…A.P.E. Onlus…. In punta di piedi ti iscrivi al forum e scrivi la tua storia…fai domande e trovi tante mani tese pronte a sostenerti. Le volontarie ti spiegano che cos’è la malattia, ti danno la lista dei centri specializzati… E allora scopri che sola non sei ma ci sono (purtroppo) tante altre donne nella tua stessa situazione. Queste donne però hanno saputo reagire e costruire nel dolore qualcosa che potesse dar sostegno ad altre donne come loro, che potesse far capire a tutti che l’endometriosi c’è e non deve essere sottovalutata. L’A.P.E. siamo noi e tutte voi perché questa è la storia delle donne affette da endometriosi ..... www.apeonlus.com L’informazione si accende sempre più, e tanti in tutta Italia ci stanno aiutando a tenerla alta! #AccendiAmoApe grazie al baloon ( DAL SITO DELL’EVENTO ) dell’evento di Cattolica! Fatevi una foto come quelle che vedete (scaricando il ballon che trovate in questo post) e inviatecela come messaggio, verrete pubblicate sulla pagina e ci aiuterete ad accendere l’informazione! 3.000.000 di donne non devono essere dimenticate, noi ce la

mettiamo tutta ma ci serve l’aiuto di tutti voi! ACCENDIAMO L’INFORMAZIONE Attraverso un Evento Nazionale che sarà la conclusione di 72 giorni di informazione virale in tutta Italia! Un percorso che non ha precedenti per l’endometriosi, che si concluderà con una giornata volta a sensibilizzare non solo le donne affette da endometriosi, ma il maggior numero di persone possibile, e al quale parteciperanno esperti specializzati in endometriosi e personaggi di fama nazionale che saranno al nostro fianco per questa inedita giornata. Ma abbiamo voluto fare di più: durante questa giornata affronteremo l’importanza del benessere psicofisico, toccando con mano cosa significa una sana alimentazione ed un corretto stile di vita attraverso dibattiti, show cooking, attività sportive

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Speciale 19 e molto altro ancora! Tra i tanti esperti presenti a Cattolica ci sarà il Prof. Marcello Ceccaroni, cesenate d’origine e veronese d’adozione è uno dei più giovani primari italiani in questo campo. E’ il primario del reparto di ginecologia dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) Un altro ospite che parteciperà il 18 Giugno a Cattolica, Fabio Cola,psicologo e formatore Uno degli ospiti più attesi di “Accendiamo l’informazione” è Chef Martino Beria ! Un altro ospite che prenderà parte all’evento del 18 Giugno a Cattolica: il Dr. Riccardo Zaccoletti. Dal 2009 dirige l’Unità Operativa di Ginecologia della Clinica Polispecialistica Pederzoli di Peschiera del Garda (Verona), dove è attivo il Centro Interdisciplinare Endometriosi (C.I.E.), che vede la partecipazione di figure professionali specializzate in diverse discipline, e dove prosegue l’attività didattica e divulgativa della EndoGynaeTeam Il Dr. Carlo Alboni, un altro ospite Medico Ginecologo presso l’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Sassuolo (MO). ANASTASIA USSIA - DOTTORESSA Sono responsabile del Gruppo Italo-belga ideato e voluto dal prof. Koninckx, uno dei maggiori ricerca-

tori ed esperti dell’Endometriosi nel mondo, e da oltre 20 anni mi dedico a curare le donne affette da questa malattia. PAOLO VERCELLINI - PROFESSORE Responsabile Unità operativa di Chiururgia Ginecologica Benigna, Fondazione IRCCS Cà Grande Ospedale Maggiore Policlinico. Il prof. Vercellini è Past President della Wes World Endometriosis Society). Sono sue molte pubblicazioni scientifiche internazionali sull’endometriosi. …E TANTI ALTRI ESPERTI PRESENTI.. PER CONOSCERE IL PROGRAMMA DETTAGLIATO COLLEGATEVI AL SITO : http://www.apeonlus.it/accendiamoape2016/#programma

Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici. (Cit. Gibran) A.P.E Onlus Associazione Progetto Endometriosi Onlus Gruppo di Brescia


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Libri che Passione

“L’anima viola: un diario minimo del nuovo migrante italiano Un diario quello di Elena Aldi testimonianza puntuale e imperdibile di una giovane ballerina professionista che per inseguire il sogno di vivere del proprio lavoro, la danza, si mette in discussione, trovando la motivazione di spingersi fuori dai confini nazionali per trovare il meritato successo. Una storia comune, quella di tanti giovani che si allontanano dalle proprie case e dalla propria Patria alla ricerca di una realizzazione personale negata. Una vicenda, quella narrata in L’ANIMA VIOLA, di coraggio e di forza maieuticamente ritrovata, di una rinascita e di un riscatto possibili. Dalla quarta di copertina: Ho iniziato a scrivere nel 2009 per un motivo molto semplice: avevo paura. Non c’era nessuno a cui chiedere, alcune responsabilità erano incombenti e dovevo andare avanti, dovevo fare, essere presente. Scrivere poche righe sul retro della mia agenda è stato molto meglio che prendere un tranquillante, confessarsi o tediare un’amica con le proprie insicurezze. Scrivere sembrava un mira-

colo: funzionava. Mi sentivo meglio, mi liberavo dai pesi, capivo cosa realmente stesse dietro a tutti quei pensieri che m’intorbidivano la mente, m’irritavano e mi toglievano le forze. Nello stesso tempo, stavo riscoprendo la vita; ogni piccola azione quotidiana, ogni piacere, ogni novità, tutto sembrava intriso di significati, quelli che conoscevo da bambina, ma che le preoccupazioni, il perfezionismo e la rigidità mi avevano fatto dimenticare. A questo punto la scrittura mi aveva già accompagnata nei miei viaggi attraverso l’Italia e l’Europa e il quaderno e la penna erano sempre pronti a sostenermi e a incoraggiarmi nelle sfide per realizzare il mio grande sogno: diventare

una danzatrice. Essere forte, non mollare, avere fiducia, sentire la vita dentro, dar voce alle emozioni, lasciarsi andare, viaggiare, capire che direzione prendere, chi si sta diventando. I quaderni – perché poi sono diventati tanti – hanno raccolto le esperienze, gli incontri, le scelte e le riflessioni di un periodo molto importante della mia vita, quello in cui ho ricominciato a guardare dentro di me e ad ascoltare quella voce sottile che non smetteva di sussurrare: Abbi fiducia! Biografia autrice: Elena Aldi nasce a Mantova nel 1985. A otto anni incontra la sua compagna di viaggio: la danza. Studia a Mantova, Roma, Parigi e Amsterdam. Mentre frequenta la facoltà di Lettere Moderne viaggia per intraprendere la carriera di danzatrice e insegna danza sia in Italia che all’estero. Nel 2009 scopre la scrittura, una nuova passione. Ama viaggiare, ama la natura e i colori. È appassionata di discipline olistiche e di ricerca spirituale. L’Anima viola è il suo primo libro.


Che senso ha tutto questo dolore? L’uomo abbassa la testa e si accascia sulla sedia. “Ha saputo la brutta notizia?” “Sì, ho saputo…” Brevi parole, pesanti come un macigno che schiaccia: ripresa di malattia. Là fuori c’è il sole, il cielo è azzurro, i nuvoloni nordici corrono; ci sono i ragazzi dell’università -futuri medici, futuri infermieri- che ridono e scherzano, fumano, si atteggiano a grandi. Pochi metri da noi a loro, un abisso di distanza emotiva. E in mezzo altri naufraghi su carrozzine, naufraghi che spingono deambulatori, familiari che ostentano coraggio, speranza, buon umore. La riabilitazione neuromotoria è un luogo che fa riflettere sulla vita. Incrocio sguardi persi, perché la coscienza che li guida è in parte svanita; sguardi smarriti, arrabbiati, combattivi, tristi; qualche volta allegri. Più dei corpi danneggiati, sono proprio gli sguardi che mi colpiscono, qui. Stringono il cuore. A volte passo senza guardare troppo. “Che senso ha tutto questo dolore?” Ha il senso che riu-

Riflessioni 21

sciamo a metterci noi. Rilke risuona sempre nei miei pensieri: “Noi, che sprechiamo i dolori…” Cerco di non sprecarli, i miei e i loro. Ne faccio amore per la vita. Ne faccio raccoglimento, preghiera laica. Li porto con me nel traffico cittadino, sotto questi nuvoloni che nel frattempo si sono scuriti, nel supermercato affollato dell’ultima spesa per la cena. Mi fanno sentire la vita. Torno a casa quieta e concentrata. sguardiepercorsi

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Itinerari

Gita a Perugia, Assisi e Gubbio

Organizzata dal gruppo San Pietro Seriole di Asola, capitanati dalla simpatica coppia Katia e Massimo e dalla guida signora Carla, con gitanti provenienti da vari paesi mantovani, bresciani e perfino lodigiani, il pullman della tre giorni in Umbria è partito di buonora, un po’ assonnato, alla volta di Perugia, per la nostra gita culturale- religiosa- gastronomica. Tre giornate nelle colline umbre, ricche di boschi, vallate con prati dalle molteplici sfumature di verde, ruscelli, pareti rocciose: meraviglie della natura che già al primo impatto ci hanno immerso in un’atmosfera tranquilla. Se a questo spettacolo naturale si aggiungono i paesini medievali arroccati sui colli, dove la vita sembra essersi fermata a qualche secolo fa e nei quali si respira una spiritualità densa di testimonianze concrete e leggende accattivanti, si può davvero affermare che nessuno di noi, ma sono certa nessun turista, ha potuto rimanere indifferente a questi luoghi, che hanno visto nascere, convertirsi e vivere in santità San Francesco e Santa Chiara. Viaggio all’insegna dell’allegria e del “sole dentro”, visto che la pioggia è stata una costante compagna, oltre alla nebbia, al vento e pure a qualche fiocco di neve. Primo giorno Perugia, poi Assisi e infine Gubbio. Miriam, la guida locale, è riuscita a farci immedesimare con molta competenza e passione nel passato di queste tre città, all’incirca dal 1200 a tutto il medioevo, per comprendere meglio la vita sociale, culturale, religiosa di quell’epoca.

Pur con il disagio di ombrelli e impermeabili, tra sacro e profano ci siamo addentrati un po’ nella conoscenza di questi luoghi a ritroso nel tempo. Il giorno più intenso in assoluto, per me, è stato quello dedicato alla visita di Assisi. Miriam ci ha descritto la vita di San Francesco con dovizia di particolari, dai primi anni vissuti nella ricchezza al momento in cui questo giovane si spoglia letteralmente di tutto per donarsi completamente a Dio, in povertà, castità e obbedienza alla Chiesa. Pur sapendo già a grandi linee queste notizie, il racconto così partecipato di Miriam, tra cronaca e leggenda, ha suscitato forti emozioni, rispetto e quasi incredulità per la scelta di vita così radicale di questi due Santi. La visita alla Basilica Inferiore, costruita dopo la morte di san Francesco per ospitarne il corpo, ( nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli è custodito il corpo di S. Chiara) tra soffitti dipinti di cieli stellati, la penombra, il silenzio che circondano la sua tomba, mi ha emozionato e commosso più di ogni altro luogo. Emozioni in verità difficili da tradurre in parole: qui come all’Eremo delle Carceri, immerso nella magico silenzio del bosco, con grotte naturali e sentieri idonei alla vita contemplativa di chi, come Francesco, preferiva la solitudine e il contatto diretto con le creature di Dio ( pecore, cicale, tortore, lupi..) con le quali Lui parlava usando il linguaggio dell’amore, riuscendo ad addomesticarli. In ognuno di questi luoghi il silenzio calza a pen-


Itinerari 23 nello e “parla” al cuore di chi vi entra con lo spirito aperto e umile: si respira infatti pace, vicinanza a Dio, semplicità, lode per tutto ciò che ci ha donato. Dovremmo imparare infatti ad apprezzare e farci bastare l’essenziale, ridimensionando le priorità quotidiane. Ci rendiamo conto spesso che i beni materiali non ci danno quella felicità che rincorriamo, anzi, sono facilmente fonte di insoddisfazioni! Altrettanto emozionante la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita intorno alla Porziuncola, piccola cappella che racchiude il senso dell’abbandono da ogni bene materiale di Francesco e Chiara i quali, seppur contro il volere delle loro famiglie, scelsero di vivere ai limiti della sopravvivenza fisica, dedicandosi a Dio e ai più poveri della società dell’epoca. San Francesco fondò l’Ordine dei Frati Minori, Santa Chiara l’Ordine delle Suore Clarisse. Scelte onestamente difficili da comprendere a noi persone comuni, più o meno attaccate ai nostri averi. Affreschi di pittori importanti abbelliscono pareti e soffitti raccontando parabole bibliche e importanti episodi della vita dei Santi, con scene particolareggiate che, in epoche in cui il popolo era analfabeta, li rendevano comprensibili a tutti. Ora di Frati Francescani e di Suore Clarisse ne rimangono ben pochi, quasi tutti anziani, accuditi dai pochi giovani. Sia qualche frate che qualche suora, pur rispettando la clausura, hanno il permesso di assistere i pellegrini nel percorso di visita della Chiesa e dell’Eremo. Vicoli e scalinate con pavimentazioni antiche, fac-

ciate di marmo, finestre fiorite di gerani che si affacciano su piazzette raccolte e intime, intersecati l’uno all’altro con una maestrìa ingegnosa: tutto trasmette pace e tranquillità. In queste città i ritmi sembrano infatti rallentati, il tempo scorrere lento, la presenza di Chiara e Francesco ancora percepita e attuale. Caratteristici a Gubbio i nomi originari dei vicoli, che riportano i vecchi mestieri che vi si svolgevano e altrettanto unici gli sbandieratori nella Piazza e sugli smerli del Palazzo dei Consoli, con i campanari vestiti di rosso che, a fine esibizione, suonano le campane direttamente dentro al campanile. Visti dal basso sembra quasi che ad ogni rintocco la campana li investa.. Anche in questa città è forte la presenza di San Francesco, che qui visse in mezzo ai lebbrosi e dove avvenne il famoso incontro con il lupo, che ammansì. Tre giorni quindi ricchi spiritualmente, toccanti anche per chi non è particolarmente devoto, perché il modello di vita di Francesco e Chiara rappresentano lo stile, pur estremo, di come vorremmo essere in minima parte noi cristiani e soprattutto i nostri preti e la nostra Chiesa. Nei secoli purtroppo, invece, la storia ci tramanda molti cattivi esempi. Questi intermezzi sono perciò utili ad avvicinarci di più al vero senso della religione e della fede. La buona cucina umbra ( dai piatti profumati al tartufo, al buon vino, all’olio e alla inimitabile cioccolata) ha soddisfatto egregiamente i nostri palati; la coinvolgente guida e la buona compagnia hanno reso il tutto davvero entusiasmante!! Grazie a tutti! Ornella Olfi



Riflessioni 25

Un articolo pieno di ricordi

Il mio cervello è felice

Dopo aver letto, mi è venuta voglia del polpettone, che non facevo da anni. Forse a qualcuno piacerà. ..tuffarsi nel passato!!!! Dieci cose che fanno famiglia: il pranzo della domenica, i regali di Natale, il ritratto “ufficiale”, i video delle vacanze, la Messa in suffragio, le favole della buona notte, gli aneddoti del nonno, l’argenteria della nonna, l’auto di papà, le lasagne ( o i ravioli, la polenta, il polpettone…) della mamma. Nonna Grazia

Un articolo di Laura Ligabue, sul giornale Elle. Scrive: una mente sana? Questione di allenamento quotidiano, con tanti consigli della giovane neuro scienziata americana Werady Suzuchi, infelice, single, in sovrappeso ha deciso di dare una virata alla propria vita. Come? Sperimentando la fantastica connessione “ cervello-corpo”. Intelligenza hing-impact. Lo yoga ti fa Smart. Ballando con le sinapsi. Musica per la mente. Neuroni a tutto sprint. Calligrafia a prova di Q! Penna e foglio si stanno prendendo la loro rivincita nell’epoca del Tablet. È ormai risaputo, infatti, che l’uso di lettere e forme scritte facilità l’apprendimento. La PRICINTON UNIVERSITÀ e della UNIVERSITÀ of CALIFORNIA hanno rimarcato come l’uso di tratti, ossia i movimenti delle dita legati alla scrittura manuale metta in moto ampie parti del cervello. E si tratta di aree associate alla creatività, al linguaggio ai processi attrattive. Dunque: cercate un’idea brillante? Cercate carta e penna. Chi sa che non vi si accenda la lampadina! Per me qualche volta si è accesa… ma si è anche… fulminata! Auguri, provateci!!! Nonna Grazia

Condividere la gioia Ognuno un prodigio Ognuno un mistero Ognuno un dono Ognuno un pezzo di cielo Ognuno un filo d’erba Ognuno un miscuglio di colori Ognuno un volo di bellezza Ognuno un segno di armonia Ognuno un soffio di sapienza Ognuno un palpito d’amore Ognuno un battito del Mio Cuore Ad ognuno le Mie Carezze. Allora, semplicemente… cercate di comunicare e condividere la Gioia. R.F.C. - Dalla raccolta:”Ciò che mi è stato insegnato”

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Psicologia

LA TERAPIA DELLA BAMBOLA Uno dei problemi maggiori nella cura delle persone anziane con demenza è la necessità di controllare alcuni disturbi del comportamento. La “terapia della bambola” è un metodo nonfarmacologico che si è rivelato molto utile per il raggiungimento di questo scopo ed è quindi tra le terapie complementari che si dimostrano più utili per la stabilizzazione dei dosaggi farmacologici in presenza di patologie della terza età con sintomatologia affettivo-comportamentale. La terapia che adotta l’uso delle bambole, chiamata anche “Empathy Doll” ha origine con il contributo della terapeuta svedese Britt-Marie Egedius-Jakobsson. Ecco alcuni benefici dell’intervento organizzato sistematicamente e professionalmente, quali: • riduzione di stati d’ansia e di agitazione e delle loro manifestazioni sintomatiche come aggressività, insonnia, apatia o wandering (vagabondaggio); • possibilità di ridurre il ricorso ai sedativi; • riduzione di condizioni di apatia e depressione caratterizzata da disinteresse ed inattività totale; • capacità di rispondere ai bisogni emotivi-affettivi che, malgrado il deterioramento cognitivo, rimangono presenti ma non sono più soddisfatti come in età precedenti; • possibilità di ostacolare il deterioramento di alcuni abilità cognitive e di sostenere l’utilizzo di prassi motorie che stimolano delle abilità residue. A partire dall’osservazione delle potenzialità di questa terapia, può essere considerata un metodo integrativo, piuttosto che alternativo, ma anche uno strumento di riabilitazione in grado di aiutare a ridurre e compensare le compromissioni funzionali degenerative. La somministrazione iniziale (per i primi 15 giorni) della bambola è diretta da un esperto che nell’ambiente di vita del paziente guida il percorso, valutando i progressi e stimolando la costruzione del rapporto anche attraverso il coinvolgimento della famiglia o dell’équipe. La bambola può anche essere riproposta in tutti quei momenti in cui i destinatari appaiono irrequieti o apatici (non va mai

lasciata tutto il giorno con il paziente, come ogni terapia va data e “tolta” perché ha un inizio e una fine durante la giornata); ciò spesso avviene utilmente in momenti cruciali della giornata quali quello dell’igiene e della vestizione o del sonno, durante i quali alcuni pazienti mostrano un picco di aggressività o di rifiuto dell’intervento assistenziale. Le bambole terapeutiche possiedono caratteristiche particolari che le rendono maggiormente in grado di suscitare emozioni. In particolare, una bambola adottata in un programma terapeutico di “empathy doll”, possiede alcune caratteristiche importanti, quali: • un peso né troppo leggero né eccessivo distribuito in modo equo lungo tutto il corpo, restando sempre sedute da sole grazie alla distribuzione del peso; • le braccia morbide e non troppo floscie ed una postura delle gambe lievemente rannicchiata ma non fetale, tale da rendere facile l’abbraccio; • una dimensione simile a quella di un neonato; • tratti somatici che ricordano quelli di un bambino. Le bambole di pezza o altri tipi di bambole non sono adeguate perché non hanno queste caratteristiche. Come ogni terapia non va bene per tutti indistintamente (qualcuno rifiuta la bambola o si innervosisce) ma visti i risultati e l’assenza di effetti collaterali è consigliabile provare. Potete contattarmi se siete interessati ad ulteriori informazioni!

Dott.ssa Silvia Gatti

Dott.ssa Silvia Gatti

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CALVISANO Ginnastica Artistica: Ginnaste e Ginnasti alla finale nazionale a Pesaro Conclusione gratificante dell’anno sportivo agonistico 2016 per il sodalizio Calvisanese: si sono meritati l’amissione alle finali dei campionati nazionali di ginnastica artistica maschile e femminile a Pesaro. Nella ginnastica artistica maschile si piazza al 15° posto nel campionato Regionale sul campo gara di MORTARA il Ginnasta Pelizzari Lorenzo con esecuzione perfetta alla parallela pari con penalità di esecuzione di 0,10. La migliore prestazione della gara al Ginnasta Usai GioMaria, 3° posto al volteggio, entrambi difenderanno i colori del sodalizio Calvisanese nella gara individuale insieme al Ginnasta Marchetti Dario CAMPIONE REGIONALE ASSOLUTO con tre punti e mezzo di divario dal suo avversario più vicino dettando la sua supremazia ai restanti 60 atleti. Ammissione meritatissima alla Finale Nazionali di Pesaro il 19 Giugno 2016 dove gareggiando su tutte le specialità maschili (volteggio, parallele pari, sbarra, minitrampolino e corpo libero) sfiderà ginnasti provenienti da tutta la penisola. Meritatissimo 8° posto nel Campionato di serie “D” per la formazione della ASD ARPA GINNASTICA CALVISANO i Ginnasti Junior Usai GioMaria, Pelizzari Lorenzo e l’Allievo Marchetti Dario in pedana ad ARCORE, i quali si difendevano alla grande gareggian-

do contro 16 squadre. La formazione Calvisanese unica a presentarsi in pedana con l’allievo Marchetti Dario, i ginnasti presentavano esercizi partendo dal punteggio massimo consentito meritandosi la qualificazione al CAMPIONATO NAZIONALE a Pesaro il mese di Giugno . La squadra Femminile nella gara di serie “D” disputatasi a Carate Brianza si classifica al 13° posto superando le restanti squadre e se stesse con una strabiliante prova alla trave: nessuna caduta dall’attrezzo che determina il risultato al corpo libero allietato da coreografie degne di rilievo curate dal Direttore Tecnico Jana Kroupova. Il volteggio con esecuzioni buone alla parallela e al trampolino salti da primato aggiudicandosi la qualificazione alla FINALE a PESARO-URBINO il giorno 24 del


New Entry Sport 29 mese di Giugno, risultato meritato e ottenuto dalle ginnaste GALLINA GIULIA, LAMANUZZI ALESSIA BASSINA GAIA , AZIZI ANITA Grande entusiasmo a Calvisano e soddisfazione del Presidente Claudio Marchetti e del Direttore Tecnico Jana Kroupova: un anno intenso e ricco di soddisfazioni e a Pesaro abbiamo buone possibilità di primeggiare con i nostri Ginnasti e Ginnaste fermo restando le prestazioni con risultati da incorniciare ci siamo qualificati alle Finali con entrambe le squadre Femminile e Maschile. Con i maschi saremo in gara anche nella competizione individuale. Niente di scontato a PESARO, puntiamo a primeggiare nelle prime dieci posizioni della classifica nelle competizioni di squadra. Con un simile risultato entreremo nell’olimpo della finale di Serie”D” da disputare nella stessa sede al Palazzetto dello Sport di PESARO con una prova secca ed unica con competizione individuale dei Ginnasti Junior Pelizzari, Lorenzo e Usai GioMaria, Marchetti Dario. Nella categoria Allievi potrebbe portare piacevoli sorprese in attesa della prova il tecnico Kroupova Jana con i ginnasti che sono in preparazione. Nuovi elementi ginnici da inserire nelle esecuzione alla parallela pari, volteggio, sbarra, corpo libero trampolino permettendo l’innalzamento del valore di partenza delle esecuzioni. La dinamica della competizione prevede la gara di qualificazione, passaggio alla finale da disputare il giorno successivo. Nessun pronostico, abbiamo vinto in partenza! Presentiamo a Pesaro in campo

gara con la rappresentativa MASCHILE e FEMMINILE Pelizzari Lorenzo, Campione Regionale 2016 e Usai GioMaria favorito al corpo libero e il Campione Assoluto LOMBARDO ALLIEVI. Marchetti Dario potrebbe aggiudicarsi il titolo di CAMPIONE ITALIANO ASSOLUTO ALLIEVI. La squadra FEMMINILE composta da LAMANUZZI ALESSIA, BASSINI GAIA, AZIZI ANITA e GALLINA GIULIA potrebbero coronare un anno sportivo ricco di successi. La FESTA da non perdere sarà il GRAN GALA’ 2016 di GINNASTICA ARTISTICA previsto per il 10 giugno alle ore 19.30 a CALVISANO. Lo spettacolo prevede l’esibizione dei Ginnasti maschi e femmine delle squadre di serie “C” ,serie “D” le promesse della GINNASTICA ARTISTICA e RITMICA, ginnasti dei corsi base di 5 anni della promozione sportiva dei corsi PARKOUR il LABORATORIO COREOGRAFRICO Archiviato lo SPETTACOLO con FESTA finale nel periodo estivo a CALVISANO dal 13 giugno al 02 settembre, parte il GYM CAMP 2016, l’attività estiva rivolta a bambini e ragazzi in età scolare con la possibilità di avvicinarsi alla ginnastica per mezza o per tutta la giornata con intermezzi ludico ricreativi e piscina, occasione allettante rivolta a tutti i bambini e ragazzi, nessuno escluso. Per info chiamare in segreteria da lunedì a sabato al numero di cellulare: 333 3751793. Il Presidente Marchetti Claudio

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Infomotori

Ecco la Mustang: cavallo pazzo, GROTTAMMARE – La Ford presenta sul mercato italiano, stavolta direttamente presso la sua rete vendita, e non più tramite importatori paralleli di veicoli americani, una leggenda automobilistica, che è sinonimo di America. Quest’auto è la muscle car per eccellenza, la Mustang. La supercar nata 52 anni fa, la prima generazione è del 1964, è disponibile nelle due versioni Fastback (Coupè) e Convertible (Cabrio), è equipaggiata da 2 Motori a Benzina (2300 da 317 cv, 5000 da 421 cv), in allestimento unico. Esternamente la nuova Mustang ha dimensioni analoghe a quelle della penultima edizione, con una lunghezza di 4,78 metri che contribuisce ad una vera abitabilità 2+2 con in più un vano bagagli di buona volumetria. Si presenta più larga, per fare posto a carreggiate più ampie La vettura americana, non lascia indifferenti: bassa, solidamente piantata sulle sue ampie carreggiate, ha un frontale e un profilo che restano inconfondibili, nonostante l’aggiornamento aerodinamico. Il posteriore è un sicuro omaggio alle prime serie: i fari rettangolari verticali stretti, la coda appena accennata, la fascia centrale dove sono i gruppi ottici obliqua e al centro il logo del cavallo scalpitante. L’unica differenza fra la Fastback e la Cabrio è la presenza per la Cabrio del tetto in tela ad azionamento elettronico. Gli interni segnano uno degli aspetti più positivi dell’evoluzione: la nuova Mustang offre una raffinata selleria in pelle, sedili anteriori di accurato disegno anatomico, abitabilità posteriore buona per due adulti e una plancia di ottimo disegno e rivestita di materiale gradevole al tatto, con un piacevole inserto centrale in alluminio satinato in cui sono inserite

le bocchette di ventilazione. Il sistema di infotainment è basato sul sistema Sync 2 con schermo sensibile al tatto di 8” e include un sistema audio a 9 altoparlanti. Il monitor centrale funge anche da monitor per la retrocamera, anch’essa di serie. Il volante è regolabile in profondità e in altezza e la sua corona offre una presa corretta. Ottima l’efficienza del servosterzo elettrico dotato di software che ne modula l’azione in base al programma selezionato: Normal, Comfort, o Sport. Sotto lo schermo centrale si trova il pulsante d’avviamento affiancato da quattro levette, fra cui quella che consente la selezione delle modalità di erogazione della potenza da parte del motore e, in parallelo, la regolazione dell’assetto e l’attivazione di componenti aggiuntivi della strumentazione, come il rilevatore della accelerazione laterale in curva nella modalità Race Track. I comandi sono tutti ben collocati. Ed ora il momento del test drive: la Ford Mustang provata è stata la Fastback 2300 Ecoboost Automatica da 45100 €. La Ford fa sbarcare ufficialmente la leggenda: cavallo pazzo arriva da noi. Il logo del cavallo scalpitante è da noi. Su strada questa leggenda dell’automobilismo mondiale, essenza stessa dell’America e Muscle


Infomotori 31

leggenda automobilistica Car per eccellenza, ha un comportamento da supercar vera. La guida bassa è da vera sportiva, i sedili avvolgenti ti abbracciano e ti fanno sentire ancora più a contatto con l’auto. Ma è nelle prestazioni che la Mustang da il meglio di sé. Il motore che scalpita sotto il cofano (ampio e lungo, è d’aiuto nel capire gli ingombri in manovra), è lo strepitoso 2300 a Benzina da ben 317 cv. Questo motore è l’entry level della gamma a Benzina (l’altro è un 5000 da 421 cv) ed ha una potenza esuberante, un’accelerazione bruciante, un sound che ti colpisce. Infine il listino prezzi. Iniziamo con la versione Fastback: si va da 38000 € della 2300 Ecoboost per arrivare a 45000 € della 5000 TIVCT Automatica (Benzina). Ora è tempo del-

la Cabrio: si va da 42000 € della 2300 Ecoboost fino ad arrivare a 49000 € della 5000 TIVCT Automatica (Benzina). Bruno Allevi Per ulteriori informazioni sul mondo dei motori potete visitare il mio magazine www.bestmotori.it

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Leggende

Romolo e Remo

Tutti sanno com’ è stata fondata Roma! Al tempo dei tempi, il dio Marte e Rea Silvia, una vestale (che poi sarebbe una sacerdotessa), si innamorarono, ebbero due gemelli e li chiamarono Romolo e Remo. Rea Silvia, però, aveva un cattivissimo fratello chiamato Amulio, che, siccome alle vestali era proibito avere figli, avrebbe sicuramente ucciso i bambini. Così lei li mise dentro una cesta e la affidò al fiume Tevere, che la portò a incagliarsi in un punto dove vennero trovati e allattati da una lupa. I bambini riuscirono a sopravvivere abbastanza perché li trovasse un pastore di nome Faustolo, che li crebbe come fossero suoi e una volta grandi raccontò loro di chi erano figli. Romolo e Remo, diventati

grandi e forti, decisero di fare qualcosa di importante, e Romolo fondò una nuova città sul colle Palatino, tracciandone i confini con l’aratro. Purtroppo, però, Remo volle oltrepassare quel solco, anche se il gemello gliel’aveva proibito, e Romolo lo uccise. Nello stemma della città, comunque, i gemelli rimasero due, e la lupa non fu dimenticata.

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Madone (Suocere) In dialetto bresciano fino a un po’ di anni fa, le suocere erano chiamate “madóne”. Ora che ufficialmente sto diventando suocera, mi ha incuriosito il significato di questo termine e tramite un amico esperto e appassionato di etimologia, il sign Luciano Savoldi, ho soddisfatto le mie perplessità. In latino mea domina significa mia padrona, da cui discende il termine donna, diverso da femmina, perchè usato in passato per una femmina importante, una padrona, una nobile. Maria, la Madre di Gesù, solo dopo secoli venne chiamata Madonna, col significato appunto di mea domina, Nostra Signora. In spagnolo si usa dire “dona” prima del nome e oggi più raramente ancora nel sud Italia. In francese: “madame- mia dama”, esteso a tutte le donne, considerandole signore. Nella nostra società patriarcale povera ed agricola di una volta, nella gerarchia della famiglia la suocera era la donna più importante e rispettata. Definirla madona perciò significava attribuirle un ruolo di padrona, della quale era opportuno, se non obbligatorio, ascoltare il parere e ubbidire su decisioni più o meno importanti della vita quotidiana familiare e personale. Era detta anche la “risidura”, perché era a lei che ogni componente della famiglia consegnava lo stipendio perchè amministrasse il bilancio familiare. Per rimarcare il rispetto che era dovuto alla suocera, la nuora ( la spuza) si rivolgeva a lei dandole del “voi”, anche quando ormai neppure tra marito e moglie c’era più questa usanza. Molte nuore, più dei generi, non gradivano questo ruolo attribuito alla suocera, da qui il proverbio:”Le madone le sta bé tacade ai mür” ( le suocere stanno bene attaccate ai muri, mute e innocue). La suocera era definita una donna bisbetica che voleva comandare, e in molti casi lo era davvero! La povera nuora infatti che sposandosi andava a vivere “in casa” era sottomessa a lei, spesso criticata e denigrata se non ritenuta capace di svolgere i lavori domestici alla maniera della suocera. Il figlio-marito cercava di districarsi in questa difficile situazione lasciandole a sbrigarsela tra loro, con la scusa che era-

Riflessioni 35

no cose da donne, in bilico fra due amori diversi ma ugualmente forti. Anche alla nascita di bambini, la nuora doveva seguire tradizioni antiche e in certi casi assurde, come per esempio fasciare come mummie i neonati, per farli crescere con le ossa belle dritte… Gli sposini non avevano momenti di intimità, se non in camera da letto, ma sembrava che anche i muri avessero orecchie e occhi! Negli anni, per fortuna, suocere e nuore raramente convivono, ed è un grande vantaggio per le coppie novelle. Nel bene e nel male, è giusto che costruiscano la loro vita e la loro famiglia come meglio credono. Molte suocere hanno capito che non tutto ciò che fanno le nuore, solo perché diverso da come era ai loro tempi, è sbagliato o da criticare. Il vivere ognuno per conto proprio ha migliorato i rapporti nuora-suocera, anzi, in molti casi aiuta a costruire un legame di stima e affetto reciproci! Suocere e nuore soprattutto devono capire che non ha senso mettersi in competizione, che il figlio-marito può amarle entrambe senza innescare gelosie inutili e dannose. Una toccante poesia del poeta Gibran esprime il concetto in modo inequivocabile:”I vostri figli non sono figli vostri…Voi siete gli archi dai quali i figli come frecce vive sono scoccati…” Auguri di tanta felicità ai miei figli e alle mie nuore! In particolare a Diego e Alia che si sono uniti in matrimonio il 3 giugno Olfi Ornella


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New Entry Sport

PORZANO DI LENO

Torneo Notturno: in corso grande spettacolo e tante novità L’edizione numero 24 del Torneo notturno di Porzano di Leno è in corso tra grande pubblico, giocatori e tante novità. Sul campo in erba dell’oratorio si giocherà fino a domenica 3 luglio. Ecco la prima novità: i giorni di gara MERCOLEDI’ - VENERDI’ - DOMENICA. Sedici squadre a sei giocatori che a partire dalle ore 21 di ogni sera di gioco e divise in quattro gironi da quattro si stanno sfidando a gironi eliminatori e poi dai quarti sfide dirette di sola andata fino alla fase conclusiva. Presente il Torneo giovanile con le categorie pulcini ed esordienti intitolato all’AVIS Provinciale: a tutti i donatori che si presentano in biglietteria con la tessera AVIS sarà riservato loro il prezzo di 1€. Una manifestazione anche extra-bresciana con il patrocinio del Comune di Leno e dalla Provincia di Brescia. Evento ufficiale FIGC con la presenza fissa della terna arbitrale AIA con Commissario. Organizzato dal Centro Ricreativo Porzanese e basato su un montepremi dove al primo posto compare un b.v. di € 7.000,00 b.v. Quest’anno in concomitanza degli Europei è presente un maxischermo per seguire le gare, la presenza domenica 3 luglio nel giorno della finale della Fanfara dei BersaDr.ssa Paola Lanfranchi BIOLOGA NUTRIZIONISTA

Specializzata in ideazione e pianificazione di piani alimentari personalizzati, in condizioni normali e patologiche. Riceve solo su appuntamento cell: 349 - 5371234 E-mail: paola_lanfranchi@yahoo.it Riceve a: CARPENEDOLO (BS) ASOLA (MN); SIRMIONE d/G (BS) GOTTOLENGO (BS) presso Centro Medico Rosa s.r.l

glieri di Roccafranca e una corposa presenza in diretta televisiva su Teletutto. Il fiore all’occhiello è anche la cucina con posti a sedere al coperto con un menù completo, e la domenica lo spiedo. Un evento che unisce ancora di più la frazione lenese risaltandola agli occhi dell’intera provincia. Per aggiornamenti in Facebook è disponibile la pagina dedicata “Torneo Notturno Porzano di Leno”. Ecco le 16 squadre partecipanti: Artekromo, BFT Burzoni, Boldini Group Ghedi, Caffè Cyrano, Over Time, Calciobresciano.it, Claas Agricoltura, Bar da Giusy, Carrozzeria Warner Car, Pizzeria Oasi, Edil 2000, Caffè Astoria, Fiolini Costruzioni, Zootecniche, Colorificio Capelloni, Forgiafer, Bar Sport, Azienda Agricola Piazza, Fnc Juniores, Fustellificio Feroldi, Arcobaleno Vivaio, I Galli, La Bodeguita, R&G Group, Immobiliare Desart, Pasturi, Spurghi and Agro Green Service, Studio Conzadori Associati, Emanuela Bomboniere , Almacom



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Territorio

Comune di Carpenedolo

17^ Sagra di S.Imerio a Offlaga

Ghèra una oltò sotò èl Mont dè la Tor a Carpenedolo La Pro Loco di Carpenedolo propone Ghera una oltò sotò èl Mont dè la Tor, in un parco meraviglioso, tante storie da raccontare e da farci raccontare, un salto nel passato di oltre 500 anni, basso medioevo, un feudo da riconquistare, un castello da distruggere e un “privilegio” da riscuotere! anno domini 1413- 1428 : La storia di Carpenedolo come non l’avete mai vista! Anteprima dell’evento sabato 18 giugno con la cena-spettacolo con atmosfera medievale e incendio della Torre solo su prenotazione fino ad esaurimento dei 100 posti disponibili Domenica 19 giugno la festa continua con stand gastronomico di ispirazione medioevale aperto tutto il giorno dalle 11 alle 19. Maggiori info alla pagina fecebook: Pro Loco Carpenedolo

Dal 17 a 19 e dal 24 al 26 giugno 2016 a Offlaga torna per la 17° edizione la Sagra di S. Imerio. Presso l’oratorio potrete trovare come da tradizione stand gastronomico e serate musicali,

Comune di Castenedolo Da giovedì 9 a domenica 12 e da giovedì 16 a domenica 19 giugno 2016 torna a Castenedolo per la 30° edizione la Festa di 1° Estate del volontariato. Il programma prevede serate musicali e stand gastronomico

Parrocchia di Barbariga Da mercoledì 15 a lunedì 20 giugno 2016 la Parrocchia di Barbariga, propone la nuova edizione della Sagra di San Vito. Il programma come da tradizione prevede: musica, stand gastronomico, spettacoli...

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Festa della Birra a Calvisano Da venerdì 10 a domenica 12, da venerdì 17 a domenica 19 e da venerdì 24 a sabato 25 giugno 2016 torna la Festa della Birra organizzata dal Rugby Calvisano. Il programma prevede tutte le sere musica, birra a fiumi e stand gastronomico

Franciacorta in Malto a Castegnato Giunta alla quarta edizione “FRANCIACORTA IN MALTO” propone un repertorio di divertimento e spensieratezza da venerdì 17 giugno a domenica 19 giugno. Stand gastronomici con servizio ai tavoli tra cui potrai gustare : Stinco di maiale – Costata con osso – Hamburger – Pane e salamina – Patatine fritte – Formaggio fuso – Tagliata di cavallo – Anelli di calamari – Pizze con forno a legna e tanto altro!!! I birrifici artigianali : Curtense ; Badef ; Trami ; Palabrauhaus ; Birrificio Otus ; Porta Bruciata ; Grande parco per divertimento bimbi e famiglie. Musica tutte le sere!!! Grande palco per le esibizioni live! Venerdì 10 Giugno LUPITAS’ PROJECT & CLETUS COBB Sabato 11 giugno ROCK MACHINE Domenica 12 Giugno LA CAROGNA Sito ufficiale: www.materiaprima.org Pagina facebook: Materia Prima

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Territorio 39

Mostra scambio a Borgo San Vigilio Sabato 18 e domenica 19 giugno 2016 Borgo San Vigilio in provincia di Mantova propone la 5° Mostra Scambio di Auto, Moto e bici

30 Festa dell’Ospitalità a Pozzolengo Da giovedì 23 a domenica 26 giugno e da venerdì 1 a domenica 3 luglio 2016 a Pozzolengo torna per la 30° edizione la Festa dell’Ospitalità con stand gastronomici, ottimi vini doc, birra, calcetto saponato e calcetto classico

Rievocazione storica della Battaglia

meranno in libri viventi, dalla simulazione della chirurgia militare da campo ad uno stage di danze risorgimentali, dalle visite guidate agli addestramenti militari, da laboratori di pittura di soldatini, ad esercitazioni della cavalleria, dai selfie con la statua di Dunant, ai cori dei soldati francesi, dalla sfilata delle truppe a Pozzolengo, che anticiperà la Rievocazione di San Martino, agli accampamenti dei soldati, dalla ricostruzione di un processo austriaco, a momenti enogastronomici di degustazione dei vini e musicali, come il concerto organizzato dal Comune di Desenzano del Garda, il sabato sera e quello della Banda cittadina la domenica; o teatrali, come il recital: Qui per caso quel giorno.

Da venerdì 24 a domenica 26 giugno 2016 torna nei comuni di San Martino, Solferino e Pozzolengo la Rievocazione storica della battaglia! Tre giorni, tre paesi, oltre duecento i Rievocatori dei tre eserciti che saranno presenti durante le giornate di sabato 25 giugno nelle tre località preposte: a San Martino, i sardo-piemontesi, a Solferino i francesi, a Pozzolengo gli austriaci, e che il 26 giugno si scontreranno nella grande battaglia, allestita nel consueto parco attiguo alla Torre di San Martino alle ore 17.00. La giornata del 24 giugno sarà dedicata alla Commemorazione del 157° anniversario della Battaglia, alla presenza di istituzioni e autorità a Solferino e a San Martino e nel fine settimana di sabato 25 e domenica 26 giugno tantissimi sono gli eventi in programma nei tre comuni, due bresciani ed uno mantovano: dalla presentazione di due nuovi libri di recentissima pubblicazione, alla Living library, dove i Rievocatori si trasfor-

Padernello a tavola Domenica 26 giugno 2016 torna per una nuova edizione Padernello a Tavola, cibo e cultura del territorio. La cena itinerante per il borgo rurale di Padernello in cui sarà possibile assaporare le specialità del, Ristorante La Bianca, dell’ Osteria Aquila Rossa, della Trattoria Locanda del Vegnot e La Dispensa di Padernello per terminare al Castello con il suo caffè speziato. Un’occasione in cui poter coniugare la buona tavola e la partecipazione al recupero del Castello, bene di inestimabile bellezza e valore per l’intera comunità. Il ricavato della cena servirà, infatti, per pagare i lavori di restauro della camera della contessa, sita nell’angolo nord-est dell’ala nobile settecentesca del maniero. Quota di partecipazione €29,00 Maggiori info sul sito ufficiale: www.castellodipadernello.it

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Cocktail & Movie

A single man - Gin & Tonic FILM A single man Un film di Tom Ford. Con Colin Firth, Julianne Moore, Nicholas Hoult. Genere: Drammatico. Durata: 95 min. USA, 2009. Tratto dall’intenso e toccante romanzo del 1964 Un uomo solo di Cristopher Isherwood, A Single Man segna il promettente debutto dietro la macchina da presa dell’americano Tom Ford, già osannato stilista che, dagli inizi degli anni ’90, rilanciò in tutto il mondo il marchio Gucci. Particolarmente fedele al libro, questo meraviglioso film racconta intimamente una particolare giornata del 1962 nella malinconica vita di George Falconer (un ottimo Colin Firth), docente di mezza età che insegna letteratura inglese in un college californiano. Incapace di reagire allo straziante dolore per la recente morte in un incidente del compagno Jim, col quale ha convissuto una storia d’amore durata sedici anni, l’uomo programma dettagliatamente la propria morte, decidendo di dare un’ultima riordinata alla propria vita, prima di spararsi un colpo di pistola alla tempia. Saranno solo tre le persone che lasceranno un segno nelle restanti ventiquattrore di vita del professor Falconer: Carlos, un prostituto spagnolo che pagherà, senza tuttavia farci del sesso, uno stralunato studente di nome Kenny affascinato da George e che la notte lo condurrà fino ad un liberatorio bagno nudi nell’oceano e Charlotte (un’im-

mensa Julianne Moore), amica di vecchia data col vizio dell’alcol con cui in passato l’uomo ha avuto una relazione e che vorrebbe ritentare con lui, probabilmente per lenire le proprie frustrazioni di moglie e madre fallita. Inimmaginabile e spiazzante (naturalmente per chi non ha letto il romanzo) il finale. Presentato in concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, A Single Man stupì molto positivamente una critica in partenza scettica nei confronti di un Tom Ford alla regia, grazie a inquadrature e movimenti di macchina perfetti, capaci di rendere palpabile la sofferenza universale di un Falconer spaesato, inghiottito da una messa in scena algida ed elegantissima, fotografato magnificamente dal geniale Eduard Grau (l’intensità del tono è proporzionale al coinvolgimento emotivo del protagonista. Ne sono un esempio le sequenze col giovane Kenny, dal quale George è coinvolto seppur platonicamente). Sulla laguna Firth venne premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, a cui seguirono due meritatissime nomination rispettivamente ai Golden Globe e all’Oscar. Tom Ford ha dimostrato fiuto (acquistando nel 2007 i diritti del romanzo di Isherwood) e talento (realizzando una trasposizione cinematografica che ne rispecchia a pieno disarmante sincerità e delicatezza d’animo). Capace di riconoscere e riprodurre bellezza non solo sulle passerelle, Ford ha sfornato questo piccolo gioiello che ben fa sperare per i prossimi lavori

dietro alla macchina da presa. Gin & Tonic INGREDIENTI PER 1 COCKTAIL Gin: 4,5 cl (1-1/2 oz) Acqua tonica: 12 cl (4 oz) Gradi alcolici: 21 - Calorie: 163 PREPARAZIONE In un cilindro graduato misurare 4,5 cl (1-1/2 oz) e versarli in un tumbler alto pieno di ghiaccio. Ripetere l’operazione con 12 cl (4 oz) di acqua tonica. Mescolare delicatamente con un cucchiaio a manico lungo. Decorare con 1/2 fetta di limone. Ricette dei Cocktail Gianfranco Di Niso Schede del Cinema Davide Manzoni Le altre ricette potete trovarle all’interno del libro “Movies & Cocktail.


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Ed è Poesia 43

Ruscello

Fioriranno ancora

Fioriranno ancora dai solchi stille dorate, affioreranno come lacrime di gioia, letizia. Tenere le rose accoglieranno la luce, il sole. I campi e l’aria tratterranno calore esitando. Consumandosi il seme presto germoglierà, senza domandarsi dove punterà al cielo, affilerà le foglie che splendide rifletteranno e avranno spine, aculei per difendersi.

Tanti colori sole che splende amo il tuo canto il ruscello che scorre acqua limpida campane lontane è risveglio è pace è il silenzio che nasce.... morenaRossi

Fioriranno di una croce spine innocenti, fioriranno nel silenzio di una teca schiudendosi non solo per chi crede. Consumandosi in piccoli teneri polloni, senza domandarsi dove punteranno al Cielo e dritti al cuore di chi dubita. © Angelo Bonanomi

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di rischio che possono suggerire l’intervento del medico. 5 sono gli obiettivi: stimare i MET consumati nell’arco della giornata in base alle proprie abitudini (il MET equivale ad un consumo di ossigeno di 3,5 ml per Kg di peso corporeo per minuto e ne esprime il dispendio durante il movimento. Per ciascuna attività, infatti, e non solo per quelle sportive in senso stretto, è possibile individurare uno specifico valore in MET mediante il quale ricavare il consumo energetico individuale); identificare obiettivo di MET ottimali, fornendo anche consigli personalizzati su come raggiungerli; individuare eventuali fattori di rischio per lo svolgimento in sicurezza dell’attività motoria, anche tramite la misurazione con Pulsossimetro. Dott.ssa Elisa Pari

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Società

La morte e l’indifferenza

La testa mi scalcia alla base del collo, un fastidio persistente, una sofferenza scomposta, una ferita che non rimargina, sanguina e non consente alcuna consolazione. Da ore si susseguono le cataste di parole imbarazzanti, gestualità rubamazzetti dagli aggettivi altisonanti, recitazioni di urla e grida di indignazione. Da giorni il corteo dei commiati alla vita rubata fanno ingresso nelle case di ogni cittadino, certamente anche di quelli che hanno visto passando oltre. La ragazza è incollata al catrame dell’asfalto, bruciata viva, carbonizzata come la coscienza di chi ha voltato le spalle, di coloro che incredibilmente hanno fatto spallucce. Quella ragazza risulta semplicemente un altro numero da aggiungere alle colonne colorate delle statitistiche, delle percentuali, dei dati esponenziali che dilatano a dismisura i tunnel

senza via di emergenza, la pratica del sopruso, della prepotenza, dell’omicidio del più debole, del più fragile, dell’innocente di turno. Per infervorare il nostro sdegno, la nostra compassione inferocita, potremmo sempre fare una fiaccolata, riempire una piazza, brandire-sbandierare al vento gli slogans. Sì, potremmo davvero farlo per calarli con forza sulle teste di chi era presente , di chi c’era, di chi ha visto, di chi è rimasto fermo e di chi se l’è data a gambe levate, di quanti non hanno mosso minimante un dito. Il boia di questo terzo millennio è l’indifferenza, l’ho detto, ripetuto fino alla noia, non è soltanto paura, viltà, vigliaccheria, che ci fanno indietreggiare di fronte a tanta miserabilità dis-umana, che rendono il nostro cuore una pietra, la nostra dignità un albero senza radici. La paura alberga

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Società 47 in ogni uomo, scava dove la somma non ha mai sapore di giustizia, occorre fare leva su tutte le nostre energie interiori per ritrovare coraggio, quello spazio di terra e di sangue che ci fa schierare, senza se e senza ma, dalla parte chi vede rapinati, umiliati, annientati i propri diritti fondamentali. Ora più che mai c’è necessità di non confondere il coraggio che scaturisce dal rispetto per se stessi e gli altri, con l’irresponsabilità di chi non agisce, di chi non si mette in mezzo, di chi non fa un passo avanti, di chi non intercede umanamente, dove l’inaccettabile vorrebbe dettare legge. Quanto accaduto a quella ragazza, non è qualcosa che non ci riguarda, perché dopotutto non sappiamo che fare, come re-agire, adagiati nei nostri comodi rifugi. Tanta inaudita ferocia, altrettanta colpevole indifferenza, ci impongono di indagare non soltanto su chi commette infamie di questa portata, è fuor di dubbio la responsabilità e il castigo che

dovrà seguire, ma anche e soprattutto su quella responsabilità collettiva che costituzionalmente non è penalmente perseguibile, ma ha residenza prettamente morale, legame parentale con la nostra origine ontologica, dello stare insieme, dentro quella solidarietà costruttiva che ci deve aiutare a uscire dall’angolo della nostra stessa dis-umanità e purtroppo indifferenza. La morte di quella ragazza, le morti degli innocenti, di chi spesso, sempre più spesso, rimane senza giustizia, non possono non riguardarci da vicino, la tragicità di questo evento non può indurci a guardare da un’altra parte, a sentirci autorizzati a non farci i conti, perché se è vero che non saremo mai complici di tanta efferatezza, è anche più vero che non dovremmo risultare mai anche solo lontanamente corresponsabili di un atto tanto indegno. Vincenzo Andraous

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Ssstriscia la Risata

Non smetterai di ridere...

Una maestra della prima elementare ha dei problemi con uno dei suoi allievi. La maestra domanda: “Paolo, qual è il problema?”. Paolo risponde “Sono troppo intelligente per stare in prima. Mia sorella fa la terza ed io sono più intelligente di lei! Credo che dovrei andare anche io in terza!”. La maestra ne ha abbastanza. Porta Paolo nell’ufficio del direttore. Mentre Paolo aspetta nel corridoio la maestra spiega la situazione al direttore. Il direttore dice alla maestra che metterà il ragazzo alla prova: gli farà una serie di domande, se lui sbaglia una qualsiasi delle risposte dovrà tornare in prima e comportarsi bene. La maestra è d’accordo. Paolo viene fatto entrare, gli vengono spiegate le condizioni e lui accetta di sottoporsi alla prova. Direttore “Quanto fa 3 x 3 ?”. Paolo: “9”. Direttore: “Quanto fa 6 x 6 ?”. Paolo: “36”. E così via con ogni domanda che il direttore presuppone che un allievo della terza debba conoscere. Il direttore guarda la maestra e le dice “credo che Paolo possa andare in terza”. La maestra dice al direttore “Posso fargli io qualche domanda?” Il direttore e Paolo acconsentono. Maestra: “Una mucca ne ha quattro ma io ne ho solo due, che cosa sono?”. Paolo: “Le gambe”. Maestra “Cosa c’è nei tuoi pantaloni ma non c’è nei miei?”. Il direttore si domanda come mai la maestra faccia una simile domanda! Paolo: “Le tasche”. Maestra “Che cos’è che inizia per ‘C’, finisce per ‘O’, è peloso, saporito e contiene un liquido biancastro?” Gli occhi del direttore si spalancano prima che lui possa fermare la risposta... Paolo: “il cocco”. Maestra “Che cos’è che entra

duro e rosato ed esce molle ed appiccicoso?”. Paolo: “La gomma da masticare”. Maestra “Che cos’è che un uomo fa in piedi, una donna da seduta ed un cane su tre gambe?”. Gli occhi del direttore si spalancano ancora di più prima che lui possa fermare la risposta... Paolo: “Stringere la mano”. Maestra “Ora ti farò alcune domande del tipo ‘Chi sono io’, d’accordo?”. Paolo: “D’accordo !”. Maestra “Infili dei paletti dentro di me. Mi leghi a terra prima di montarmi. Sono bagnata prima che tu abbia finito”. Paolo: “La tenda”. Maestra “Un dito entra dentro di me. Giochi con me quando ti annoi. Rimango con te per tutta la vita”. Il direttore guarda irrequieto e teso ma... Paolo: “L’anello nuziale”. Maestra “Esisto in diverse misure. Quando non sto bene sgocciolo. Quando mi togli il liquido ti senti bene”. Paolo: “Il naso”. Maestra “Ho un corpo affusolato e rigido. La mia punta è penetrante. Sto spesso in un astuccio”. Paolo: “La freccia”. Maestra “Quale parola inzia con ‘SC’, finisce con ‘E’ e significa un sacco di divertimento?”. Paolo: “Scherzare”. Il direttore tira un sospiro di sollievo e dice alla maestra: “Sbattilo in quinta: le ultime dieci risposte le ho sbagliate persino io!”


Citazioni Nella vita non serve a nulla avere un diploma o una laurea, se poi non riesci ad avere rispetto ed umiltà, per la persona che ti è di fronte, chiunque essa sia. ~ Milly Galati ~ Non è necessario avere una religione per avere una morale. Perchè se non si riesce a distinguere il bene dal male, quella che manca è la sensibilità, non la religione. M. Hack

Riflessioni 49

Sai,molto tempo fa cercavo di combattere la felicità; mi dicevo: chiunque è felice ha qualcosa di sbagliato,pensa in un modo distorto. Oggi non lo faccio più e mi dico: se è possibile essere felici,lo sarò. Non farò il difficile e anche se non sarà la felicità perfetta non farò lo schizzinoso. Mi prenderò tutta la felicità che posso prendere. (Charles Bukowski)

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Vita di Coppia

La lingua, la testa, la pancia

Dodicesima margheritina. Se costruite la storia di tutte le persone che nella nostra società commettono reati, sono persone che da bambini hanno accumulato molta rabbia ed a un certo punto è esplosa. Infatti voi vi stupite quando ci sono le interviste ai vicini di casa che dicono: “chi l’avrebbe detto, era così buono”. Appunto era troppo buono, cioè ne aveva accumulate troppe. Questo vale anche per la coppia, meglio un litigio in più che tenere dentro le cose. Una bambina perde la mamma all’età di otto anni, siccome è una cosa molto grave la bambina non può farsene una ragione, anche perché i bambini non ragionano di testa ma provano di pancia e si chiedono cosa ho fatto di male se la mia mamma è morta. Siccome non c’è nessuno che aiuta que-

Terza Parte

sta bambina a tirare fuori quello che sta provando, cresce e all’età di vent’anni ha disturbi di questo genere: non riesce a guidare la macchina da sola se non ha accanto qualcuno, comincia a sudare, le viene l’ansia e deve tornare indietro. Sono le famose crisi di panico. Si sposa e non riesce a fare l’amore con suo marito. Con la testa questa ragazza ragiona, ha vent’anni e pensa: ma perché non devo andare in macchina da sola? Ma perché non devo fare l’amore con mio marito? Gli voglio bene, l’ho sposato. Questa è la testa. La pancia abbiamo detto che si è bloccata a otto anni di età. La pancia di otto anni manda a dire: guarda che una bambina di otto anni non fa queste cose. Una bambina di otto anni non va a letto con un uomo, una bambina di otto anni non va in macchina da

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Vita di Coppia 51 sola. Allora questo marito a letto ha una donna di vent’anni con la testa, ma come pancia a livello affettivo, emotivo ha a letto una bambina di otto anni. Evidentemente non farebbe l’amore, anche lui ha la pancia di otto anni se no non si sarebbero sposati. Allora cosa bisognerebbe fare? Tornare indietro, vedere dove si è fermata la pancia, in questo caso è facile, la morte della mamma e aiutare questa pancia a crescere. Questa pancia deve fare ancora i nove e i dieci e andare a vent’anni, ma fare crescere le pance è una fatica che richiede anche degli anni. E comunque è un impegno che abbiamo per tutta la vita. Quando mai noi arriviamo alla saggezza? Queste pance sullo stesso livello, è un impegno che abbiamo per tutta la vita. Questo caso mi aiuta a spiegarvi tre disturbi sessuali in un momento della nostra società: 1.Coppie giovani che non consumano il matrimonio, lui ha paura di penetrare e lei di essere penetrata. Si sono proprio incontrate. Ha volte risolvono il problema lasciando anche dei figli. A volte arrivano a chiedere la dichiarazione di nullità del matrimonio, e non l’annullamento. Non si annulla una cosa che c’è. Si dichiara la nullità perché non c’è mai stata. 2. Coppie giovani che fanno l’amore per un po’ poi cominciano a diminuire la frequenza, poi non fanno più niente. Arrivano in consultorio e mi dicono, noi stiamo molto bene insieme, una sintonia perfetta però a letto non facciamo più niente, Cosa c’è che non va? O non sono innamorati. Andiamo a letto con facilità e saltiamo tutte le tappe per costruire un buon rapporto sessuale. Andiamo a letto e facciamo del sesso, ginnastica, piacevole ma è sempre ginnastica è. Fare l’amore è un’altra cosa. Fare l’amore significa costruire una buona comunicazione a tutti i livelli della nostra personalità. Far l’amore significa comunicare e non chiacchierare. Sono sei livelli di comunicazione . Una buona comunicazione a livello fisico ma non basta, quando le coppie si separano, e chiedo come andavate a

letto, “bene, l’unica cosa che funzionava”. Allora non basta la bella ginnastica piacevole per andare bene un po’. Una buona comunicazione a livello emotivo è dire all’altro tutto quello che proviamo. Quando tu ti comporti così io sento queste cose. Oggi è successo questo e mi sono sentito così. Rifai quel gesto più lentamente su di me che voglio ascoltarmi bene, poi ti dico che cosa ho provato. Questa è l’intimità. L’intimità non è andare a letto con un uomo, possiamo andare a letto per cinquant’anni e non entrare mai nell’intimità. L’intimità è questo denudarsi, farsi conoscere profondamente dall’altro. Una buona comunicazione a livello affettivo. Stiamo crescendo nel nostro modo di volerci bene? Facciamo l’amore in maniera più completa, più matura rispetto ad un’anno fa? La dimensione spirituale è importantissima. Dimensione fisica-psichica-spirituale. Oggi andiamo dal dottore per farci curare il corpo, lo psicologo per farci curare la psiche, ma lo spirito? Camminiamo tutti zoppi perché non nutriamo la vita spirituale. Che significato hai dato alla tua vita? Che significato vogliamo dare al nostro matrimonio? Che rapporto hai con Dio? Sesto livello dell’immaginario delle fantasie anche erotico. Costruire una buona comunicazione a tutti questi livelli non è facile, non si improvvisa, ci vuole pazienza. L’intimità è una cosa che si raggiunge dopo molti anni. E allora va bene finché va tutto bene, poi basta un litigio più grosso sempre con la nascita di un figlio che sconvolge la pace. Ecco perché i problemi escono dopo la nascita di un figlio, perché lì la pancia non cresciuta va in tilt perché deve mettersi l’ultimo vestito per i genitori. E allora la pancia pesta i piedi e dice: “io adesso non mi muovo di qui finché non mi fai rifare tutte le tappe che abbiamo saltato. La prossima settimana vi parlerò del terzo disturbo. continua-4 Tratto dal Libro di Belotti con commento di Gianluca Boffetti Belotti


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PlayMusic

Ariana grande

1^ parte

Ariana Grande-Butera (Boca Raton, 26 giugno 1993) è un’attrice, cantante e compositrice statunitense. Divenuta famosa grazie al ruolo di Cat Valentine nelle sit-com di successo di Nickelodeon Victorious e Sam & Cat, nel 2011 firma un contratto con Republic Records, pubblicando nel dicembre 2011 il primo singolo Put Your Hearts Up, successivamente rinnegato e primo singolo estratto dal suo album di debutto Yours Truly, pubblicato nel 2013 e che ottiene subito il primo posto nella Billboard Hot 200, seguito da un’ottima recensione dalla critica musicale. Il 28 aprile 2014 viene pubblicato Problem, singolo apripista del suo secondo album in studio, My Everything, pubblicato il 25 agosto 2014. L’album vende oltre 4.5 milioni di copie in tutto il mondo, diventando il più grande successo della cantante, grazie soprattutto ai numerosi singoli estratti (Break Free, Bang Bang, Love Me Harder, One Last Time), che hanno scalato le classifiche di numerosi paesi e diventati delle vere e proprie hit mondiali. Nella sua carriera ha venduto fino ad ora oltre 30 milioni di dischi, di cui 6 milioni di album e più di 24 milioni di singoli, ottenendo numerosi riconoscimenti, tra cui due MTV Video Music Awards, tre Teen Choice Awards, quattro Radio Disney Music

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Awards, due American Music Awards, un Billboard Music Awards, un People’s Choice Awards due Nickelodeon Kids’ Choice Awards ed ha inoltre ricevuto due nomination ai Grammy Awards. Biografia Ariana Grande è nata e cresciuta a Boca Raton, in Florida, il 26 giugno 1993. Il suo nome è ispirato alla Principessa Oriana di Felix the Cat. Sua madre, Joan Grande, è manager esecutiva e proprietaria di un’azienda che produce strumenti per la comunicazione e allarmi di sicurezza per la Marina (la Hose-McCann Communications), e suo padre, Edward Butera, possiede una società di progettazione grafica; i due si sono trasferiti da New York in Florida quando Joan era incinta di Ariana, e si sono separati quando lei aveva quasi nove anni. Ha origini italiane (siciliane e abruzzesi). Ha un fratellastro di dieci anni più grande, primogenito della madre: Frank James Michael Grande Marchione, conosciuto come Frankie Grande o Frenkie J. Grande, di professione produttore, attore di musical e youtuber. Sin da piccola la ragazza si appassiona al canto, alla recitazione, all’intrattenimento e al ballo. A soli quattro anni viene chiamata dalla Nickelodeon per un ruolo nello show All That. Ha otto anni quando, recitando con una compagnia teatrale di bambini, ottiene il suo primo ruolo principale in Annie e sotto l’influenza di Gloria Estefan inizia a dilettarsi nel canto.


PlayMusic 55

Concerti

BRESCIA Steve Vai 06/07/2016 ore 21.00 Gardone Riviera Deep Purple 04 GIUGNO 2016 13/07/2016 ore 21.00 01. DANGEROUS WOMAN Montichiari (BS) - Pala Banco ARIANA GRANDE Max Pezzali 02. BIG BOY - SERGIO SYLVESTRE 17/07/2016 ore 21.00 03. UN’ALTRA VITA - ELODIE Arena Campo Marte 04. SE AVESSI UN CUORE - ANNALISA MILANO 05. BLACK CAT - ZUCCHERO Modà 18-19/06 ore: 21:00 06 SCRIVERO’ IL TUO NOME Stadio San Siro FRANCESCO RENGA Bruce Springsteen 07. CANZONI DELLA CUPA 03-05/07 ore: 21:00 VINICIO CAPOSSELA Stadio San Siro 08. J-AX & FRIENDS - J.AX Rihanna 09. ALT - RENATO ZERO 13/07 ore: 21:00 10. NOI SIAMO INFINITO A. BERNABEI Stadio San Siro 11. A HEAD FULL OF DREAMS - COLDPLAY Max Pezzali 14/07 ore: 21:00 Summer Arena Mediolanum 04 GIUGNO 1966 Beyoncè 18/07 ore: 21:00 01. Michelle - Beatles Stadio San Siro 02. La fisarmonica - Gianni Morandi VERONA 03. Amo - Adamo Ezio Bosso 04. The boots are made for walkin 22/06/2016 ore: 21:00 Nancy Sinatra Teatro Romano 05 Qui ritornerà - Rita Pavone David Gilmour 06 Il geghegè - Rita Pavone 10-11/07/2016 ore: 21:00 07. Che colpa abbiamo noi - Rokes Castello Scaligero 08. 19th nervous breakdown - Rolling Stone The Answer 09. Vita mia - Tony del Monaco 14/07/2016 ore: 19:00 10. L’uomo d’oro - Caterina Caselli Castello Scaligero Airbourne NEW ENTRY il Giornale della Gente 14/07/2016 ore: 20:00 Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Castello Scaligero Decreto del Presidente del Tribunale Web: www.newentry.eu Whitesnake di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Email: redazione@newentry.eu 14/07/2016 ore: 21:00 Editore e Direttore Responsabile: Castello Scaligero bergamo@newentry.eu Gianluca Boffetti Kraftwerk Redazione: brescia@newentry.eu Ju - Pierangelo C. - Stefano G. - Giorgio M. 25/07/2016 ore: 21:00 Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Anno 22 - N°08 del 05/06/2016 Arena di Verona Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172


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Fisco e Tasse

Quali sono i familiari fisicamente a carico nel 2016? Nelle dichiarazioni dei redditi 2016, relative all’anno di imposta 2015, si può beneficiare delle detrazioni per i familiari fiscalmente a carico, purchè questi ultimi rispettino il requisito di non superare un reddito complessivo di 2.840, 51 euro. Di seguito l’elenco dei familiari considerabili fiscalmente a carico e le voci che vanno comprese ai fini del calcolo del limite di reddito. Il coniuge e i figli I familiari che possono essere considerati a carico anche se non conviventi con il contribuente o residenti all’estero sono: il coniuge non legalmente ed effettivamente separato; i figli (compresi i figli naturali riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati) indipendentemente dal superamento di determinati limiti di età e dal fatto che siano o meno dediti agli studi o al tirocinio gratuito; gli stessi pertanto ai fini dell’attribuzione della detrazione non rientrano mai nella categoria “altri familiari”. L’unico requisito che questi soggetti devono soddisfare per rientrare nell’elenco dei familiari fiscalmente a carico è il possesso nell’anno d’imposta di un reddito complessivo uguale o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Infatti la detrazione, al superamento di questa cifra non spetta neppure in parte, anche nel caso in cui il reddito sia stato percepito unicamente negli ultimi mesi dell’anno. Gli altri familiari

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Possono essere considerati a carico anche i seguenti altri familiari, a condizione che convivano con il contribuente o che ricevano dallo stesso assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell’Autorità giudiziaria: il coniuge legalmente ed effettivamente separato; discendenti dei figli; genitori (compresi i genitori naturali e quelli adottivi); i generi e le nuore; il suocero e la suocera; fratelli e le sorelle (anche unilaterali); nonni e le nonne (compresi quelli naturali). Per questi soggetti quindi oltre al limite di reddito, deve essere soddisfatto anche il requisito della convivenza con il contribuente o del loro mantenimento tramite assegno dello stesso. Il limite di reddito di 2.840,51 euro Nel limite di reddito di 2.840,51 euro che il familiare deve possedere per essere considerato fiscalmente a carico, devono essere sommate anche le seguenti somme, che non sono comprese nel reddito complessivo: le retribuzioni corrisposte da Enti e Organismi Internazionali, da Rappresentanze diplomatiche e consolari, da Missioni, dalla Santa Sede, dagli Enti gestiti direttamente da essa e dagli Enti centrali della Chiesa Cattolica; la quota esente dei redditi di lavoro dipendente prestato nelle zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto lavorativo da soggetti residenti nel territorio dello Stato; il reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva nel caso di applicazione del regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (art. 27, commi 1 e 2, del D.L. 6 luglio 2011, n. 98); il reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva in applicazione del regime forfetario (art. 1, commi 54/89, della L. 23/12/2014, n. 190); il reddito dei fabbricati assoggettato alla cedolare secca sulle locazioni.


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L'induismo IL CREDO L’idea di fondo della religione induista è che esiste un ordine del mondo eterno ed immutabile al quale tutto è ordinato (dharma). Anche la vita dell’uomo è sottomessa alla legge eterna che regola ogni cosa. E il suo scopo è di liberarsi dalla situazione terrena per congiungersi con Brahman, l’assoluto. Da questa intuizione nasce la dottrina della trasmigrazione delle anime, chiamata anche della metempsicosi o della reincarnazione. Tale dottrina nasce dalla ricerca di liberazione da una situazione di male e peccato e dall’impossibilità di ottenere questa liberazione nel corso di un’unica vita. Dopo la morte, quindi, le anime dei defunti devono compiere un cammino di purificazione, reincarnandosi più volte in una nuova realtà umana o non umana. Il ciclo delle reincarnazioni si interrompe in seguito ad una esistenza vissuta nel sacrificio e nella rinuncia. L’anima così liberata può unirsi definitivamente al Brahaman. “E’ lui che dona la luce agli spazi, e la solidità alla terra, il cielo è stato steso da lui, anche il cielo più alto, e i limiti alle sconfinate regioni eteree li ha stabiliti lui, colui che solo è Dio, al di sopra di tutti gli dèi;chi è questo Dio? Noi lo vogliamo onorare con i nostri sacrifici. Egli è l’irraggiungibile. Non lo può esprimere la parola, ‘intelletto non lo può comprendere, né la vista lo può vedere, solo dicendo: “Egli è” si può av-

Religioni 63 Seconda Parte

vicinare. Non lo si vede ed Egli vede. Non lo si sente, ma Lui sente. Non lo si pensa, ed Egli pensa Egli conosce, ma noi non lo conosciamo”. (Rig-Veda) Dovunque vedo le tue impronte, l’universo è colmo di te. Forma, qualità, nome, tutto porta la tua somiglianza. O colore di nuvola, togliendo te nulla rimane. La terra dove cammino, è il tuo piedistallo. Ogni giorno, ogni istante è benedetto, il tuo amore colma il mio cuore, ogni momento. Da ogni parte, mio Dio, tu mi pervadi: speranze, occupazioni, niente più di terreno. Dove andrò? Che cosa farò? Sulle mie labbra, sul mio cuore il tuo nome, per sempre. Il mio unico discorso, parlare di te, i tuoi nomi, le tue gesta, la tua gloria. Il riso, i frutti, il betel che mangio, sono offerte rituali per te. Il mio cammino, una processione intorno a te, il mio sonno, un gesto di adorazione davanti a te. Tutto ciò che vedo, tutto ciò che sento, il tuo volto, la tua voce. Stagni, fiumi, fontane, tutto è sacro; ogni acqua, il Gange. Palazzi, castelli, case, catapecchie, capanne, tutto è un tempio. Ogni parola mi dice il tuo nome. Noi siamo servi del Signore, dice Tuka, la felicità dell’amore ci colma, per sempre. (Tukaram) (“Salmi del pellegrino” in R. Girault-J. Vernette, Credere in dialogo, EDB, Bologna, 1980, p. continua-3

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