Riqualificazione di un quartiere informale di Istanbul - Il gecekondu di Armutlu - Gianluca Discalzi

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Riqualificazione di un quartiere informale di Istanbul Il gecekondu di Armutlu

GIANLUCA DISCALZI RELATORE:

PROF. MATTEO ROBIGLIO


POLITECNICO DI TORINO I FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN ARCHITETTURA - COSTRUZIONE Anno Accademico 2011-2012

TESI DI LAUREA SPECIALISTICA

RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

RELATORE: CANDIDATO:

Prof. Matteo ROBIGLIO

Gianluca DISCALZI 169487


INDICE

01 | Introduzione

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02 | Breve storia della modernizzazione di Istanbul 03 | Il fenomeno dei gecekondu 01 | 1940-1960 prima generazione di gecekondu 02 | La crescita del gecekondu e il ruolo della comunità 03 | Le relazioni economiche e sociali tra il fenomeno del gecekondu e la città formale durante la sua espansione e consolidamento tra il 1960 e il 1980 04 | Dagli anni ’80 alla situazione contemporanea 05 | Riflessioni conclusive

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04 | TOKI agenzia per lo sviluppo abitativo 01 | Un nuovo approccio verso il problema casa: l’Agenzia per lo Sviluppo Abitativo TOKI 02 | Il meccanismo tecnico e finanziario 03 | Interventi realizzati: i problemi 03.01 | Il quartiere di Tarlabasi 03.02 | Il quartiere di Sulukule 03.03 | Il quartiere di Ayazma 04 | Riflessioni conclusive

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05 | Istanbul attraverso gli studi di Urban Age 01 | Densità e tessuto urbano 02 | Mobilità e trasporti 03 | Sondaggi: qualità della vita e fattori ambientali 06 | I progetti alternativi 01 | Il progetto per Sulukule 01.01 | Obiettivi della pianificazione 01.02 | Criteri di progettazione 01.03 | Aree verdi 01.04 | Aree commerciali 01.05 | Edfici pubblici

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07 | Armutlu 01 | Sviluppo e storia 02 | Intorno di Armutlu 03 | Studio dell’area 04 | Ipotesi di intervento preliminari 04.01 | Small scale big change 04.02 | Housing improvement 04.03 | Il parco 04.04 | Masterplan 05 | Strategie progettuali 05.01 | Residenziale 05.02 | Residenziale/Slum 05.03 | Aree commerciali/Aree libere 05.01 | Aree verdi 06 | Riflessioni conclusive

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08 | Armutlu 2.0 01 | Masterplan 02 | Green Passage 03 | High Density 04 | Low Density 05 | Upgrade 06 | Riflessioni conclusive

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08 | Bibliografia e sitografia

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INTRODUZIONE

Istanbul è oggi la seconda città globale europea, seconda solo a Londra; vicino al Bosforo è paragonabile a Venezia, appena ci si allontana dall’acqua è come una qualsiasi metropoli che sta subendo il brutale trauma della rapida urbanizzazione. È una città composta da molti strati che corrono sotto le fondamenta degli edifici, frutto di oltre due millenni di storia che l’hanno vista capitale di tre imperi. Plasmata dai resti di diverse civiltà, greca, romana, bizantina, veneziana e ottomana, ha chiese ortodosse, moschee sunnite e sinagoghe, antiche fortificazioni e palazzi; ma allo stesso tempo ha anche una desolata periferia di cemento, di straordinario squallore e senza radici, abitata da slums che lottano per sopravvivere alla vita cittadina. È una città in cui l’urbanizzazione è iniziata negli anni ’50 portando le fasce più povere degli abitanti della campagna turca verso la città ricca di possibilità e tolleranza verso le altre fedi ed etnie; ma è una città in cui 3500 rom, discendenti di una comunità che ha vissuto nel quartiere di Sulukule all’ombra delle mura bizantine per secoli, vengono sistematicamente trasferiti fuori dalla metropoli per far spazio alla modernizzazione e alla rendita fondiaria. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Istanbul è il motore della Turchia, sta guidando il paese verso le nuove potenze economiche Brasile, Russia, India e Cina: centro economico tra l’Europa e l’Asia, ha saputo approfittare del crollo del mondo sovietico e oggi il Bosforo si riempie giorno e notte di un flusso continuo di petroliere e navi da carico. È la base per gli architetti, le imprese di costruzione, le agenzie di pubblicità e le banche che stanno ridisegnando il Kazakistan, l’Azerbaigian e l’Ucraina. È il passaporto della Turchia per l’Unione Europea1 e si vede come parte di un gruppo di città su un asse che da Dubai a San Pietroburgo. La sua dimensione geografica e demografica la rende la più grande città d’Europa, anche se una sua parte si trova in Asia, dove un terzo dei suoi cittadini vivono. Se è vero che nel quartiere europeo di Levent, uno dei quartieri degli affari di Istanbul, dove risiedono le banche principali, è possibile trovare facsimili di ristoranti cinesi di Londra e mega centri commerciali, è altrettanto vero che Istanbul è anche un luogo di insediamenti in cui i migranti curdi dalle aree rurali dell’Anatolia badano alle greggi di pecore all’ombra di grattacieli residenziali prefabbricati in calcestruzzo. È una città come nessun altra e tuttavia è una città che ha cose in comune con molte altre città, anche se non sempre lo riconosce. Mentre la popolazione del Cairo è raddoppiato, la popolazione di Istanbul, come Lagos, è quadruplicato dal 1980. Istanbul è la patria di quasi 13 milioni di persone, governata da una

giurisdizione unitaria di recente creazione, che ha visto superficie della città quasi triplicarsi in poco tempo da circa 1.800 km2 a 5.300 km2. Anche adesso, attira ancora altri 1,5 milioni di lavoratori ogni giorno, che portano la sua popolazione nelle ore di punta a 15 milioni. In un contesto nazionale di forte squilibrio in cui il PIL delle regioni più povere è solo il 20% di quello delle aree più ricche del paese, non è sorprendente il fatto che Istanbul sia diventata una calamita per i poveri delle campagne. La migrazione interna della Turchia ha contribuito a rendere le disuguaglianze della città ancora più aspre negli ultimi anni e ha dato il via al problema casa che il programma TOKI sta tentando di risolvere.

È una città di cui si riconoscono le grandi potenzialità e si cerca di convertirle in ambiziosi progetti: il terzo ponte, l’idea di creare due centri separati in modo da permettere alle due sezioni di funzionare meglio, di cui, quello sul lato asiatico, a Kartal, si sta formando nelle sue fasi iniziali da un masterplan preparato da Zaha Hadid. Istanbul inoltre ha investito pesantemente nella sua infrastruttura: un nuovo sistema di metropolitana sta gradualmente prendendo forma, i tram sono stati rivitalizzati ed è stato costruito un nuovo tunnel ferroviario sotto il Bosforo. La più importante città turca ha quindi problemi a livello urbano come ogni grande metropoli in espansione, ma ha dalla sua parte l’energia e le potenzialità per risolverli e diventare

Municipalità Istanbul Area costruita Insediamenti informali Verde Area in conservazione Ponte (esistente) Ponte (in discussione) Monumenti storici Gated communities

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una città globale al pari delle più importanti città mondiali. Per circa 2.500 anni, Istanbul si è sviluppato e ri-sviluppato su se stessa, creando una città di molteplici strati, a volte complementari, a volte dissonanti, in risposta alla sua topografia verticale e alle varie tipologie di terreno, lungo entrambi i lati dello Stretto del Bosforo. In seguito alla decisione di rendere Ankara la capitale nazionale nel 1923, la popolazione di Istanbul è scesa per ritoccare quota 1 milione non prima del 1950. Da allora, la popolazione è cresciuta di dodici volte, creando una città di nuove tipologie, densità e nuove geografie urbane. La rapida urbanizzazione ha portato con sé la sfida di combinare la pianificazione integrata con una attenta considerazione sia gli elementi della tradizione, sia le risorse naturali. La costruzione di due ponti sul Bosforo offerto l’opportunità di integrare ulteriormente i due continenti, ma anche permesso uno sviluppo residenziale - sia informale che formale – senza precedenti. Istanbul è una città piena di intrecci e il grafico nella pagina precedente illustra la complessità di alcune di questi incastri tra le varie tipologie urbane (insediamenti informali e gated communities) con le risorse naturali vitali della città, i monumenti storici e spazi verdi.

_60% del totale degli scambi della Turchia passa attraverso Istanbul. _11,2% il tasso di disoccupazione nel 2008.

Di seguito sono riportati alcuni dati significativi per capire meglio che tipo di città è e sta diventando Istanbul.

_60% della popolazione lavora nel settore dei servizi; 30 % della lavora in modo informale.

_incremento della popolazione del 1000% dal 1950: il più alto delle 78 metropoli del OECD

_50% delle abitazioni è, o era informale.

15 milioni nella regione metropolitana.

_6,4 m2 di spazio verde a persona in provincia, rispetto a 26,9 m² di Londra, New York 29,1 m²

_Principale immigrazione interna dal Mar Nero e dalle regioni centro e sud-orientali dell’Anatolia

_2,72 tonnellate di emissioni di carbonio e 383 kg di rifiuti prodotti per persona all’anno. 2.267

centrali

_138,5 autovetture ogni 1.000 persone a Istanbul, il 45% della popolazione si sposta a piedi;

_37% della popolazione lavora nel settore manifatturiero, producendo l’80 % delle esportazioni della città.

_12.7 milioni di abitanti nell’area governata dall’IMM (Istanbul Metropolitan Municipality), oltre

_99% della popolazione ha accesso ai servizi comunali.

_Tasso migratorio netto tallentato da 10,76% del 1990 al 0,2% nel 2008

e di Stoccolma 87,5 m², ma solo 1 m² di spazio verde a persona all’interno del centro abitato.

_La più alta densità d’Europa: 68,602 abitanti/km² di picco e 20,116 abitanti/km² nelle aree

kWh di energia elettrica e 56.575 litri di acqua consumati per persona all’anno.

_27% del PIL nazionale e 38% della produzione industriale di tutta la Turchia

48 minuti tempo medio di percorrenza pendolare

_più del 50% delle uscite dei servizi nazionali e 40% delle tasse di entrata dello stato arrivano dall’area metropolitana di Istanbul

_50% di produttività superiore alla media nazionale.

Istanbul is Turkey’s passport into the European Union. tratto da The city too big too fail di Deyan Sudjic, in Istanbul: city of intersections, Urban Age Istanbul conference, 2009 Dati e immagini tratti da Istanbul: city of intersections, Urban Age Istanbul conference, 2009 1

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BREVE STORIA DELLA MODERNIZZAZIONE DI ISTANBUL

Istanbul è da oltre 2000 anni una città di importanza mondiale. Situata in una strategica posizione sullo stretto del Bosforo che divide due continenti, è stata la capitale dell’impero Romano, Bizantino e Ottomano. Con oltre 13,5 milioni di abitanti, è una megalopoli e si piazza al ventunesimo posto tra le città più grandi al mondo. Per tracciare la metamorfosi della città in una città moderna, è possibile divedere la sua storia recente in 4 fasi distinte: _Shy modernity: dal 1860 al crollo dell’Impero Ottomano _Radical modernity: dalla fondazione della Repubblica Turca nel 1923 alla fine della Seconda Guerra Mondiale _Populist modernity: durante la fase del sistema multipartitico fino agli anni ‘80 _Erosion of modernity: dalla fine degli anni ’80 ad oggi. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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// Shy modernity L’impero Ottomano, fondato nel 1299, all’inizio del XIX secolo si trovò a un importante bivio della sua storia: dividersi in piccoli stati indipendenti, ognuno con il proprio processo di modernizzazione, oppure centralizzare la modernizzazione in uno sviluppo che avrebbe mantenuto l’impero. Il sultano Mahmud II optò per la seconda linea portando la Turchia in un’era definita Shy Ottoman Modernity. Questa si manifestò in due principali maniere: attraverso la riforma del governo centrale e progetti infrastrutturali su larga scala, e attraverso l’introduzione di capitali stranieri e l’apertura al capitalismo. Per la città di Istanbul questo portò alla costruzioni di moderni quartieri commerciali fatti di banche, compagnie di assicurazione e hotel. Di pari passo si svilupparono nuove infrastrutture come stazioni ferroviarie e porti. Altro importante sviluppo per la città fu l’implementazione dei servizi di trasporto pubblico come tram e traghetti per attraversare il Bosforo. Lo sviluppo economico contribuì a una più marcata stratificazione sociale e allo sviluppo della periferia cittadina. Lo sviluppo urbano non avvenne attraverso un master plan generale, ma con piani relativi alle singole zone della città, messi insieme come un mosaico. La città crebbe e nel 1914 arrivò a 1,2 milioni di abitanti, dai 360000 del 1864.

// Radical modernity Con la caduta dell’Impero Ottomano e la formazione delle Repubblica Turca si passa a una fase della modernizzazione della Turchia detta Radicale. A livello nazionale furono seguiti due linee guida principali: da un lato la trasformazione del paese in una nazione; dall’altro la metamorfosi delle città in places of modernity. Per fare ciò la capitale divenne Ankara e le città vennero collegate da una rete ferroviaria che aiutò lo sviluppo industriale, punto forte della politica nazionale, dei piccoli centri dell’Anatolia.

a una produzione a scala nazionale e internazionale, unita a grandi investimenti nei servizi e nell’industria, contribuì a causare la scomparsa della classe rurale. Nuove opportunità di lavoro nelle città provocarono una migrazione di massa dalle zone rurali verso le zone urbanizzate: divennero necessari grandi investimenti nei settori legati alle case e all’infrastrutture. È questo il perido principale dello sviluppo dei gecekondu. La popolazione di Istanbul passò da

Questi sviluppi portarono una serie di svantaggi per Istanbul: la popolazione scese a 640.000 nel 1923 e la città perse la sua identità cosmopolita. Venne quindi ripensato lo sviluppo urbano. Léon-Henri Prost (1874-1959), responsabile del paino regionale di Parigi del 1928-39, coinvolto nel master plan di Istanbul (1936-58) ridefinì la forma della città attraverso la costruzione di nuovi blocchi di appartamenti, concentrati lungo il nuovo Boulevard Atatürk. // Populist modernity La modernizzazione radicale fatta di un approccio edilizio sociale si trovò in crisi in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, quanto la Turchia accettò un sistema multipartitico. Il risultato fu l’implementazione della modernizzazione con tendenze populiste. Il passaggio dall’agricoltura tradizionale RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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938.000 nel 1950 a 1.467.000 nel 1960, fino a 46.43.000 nel 1980 (10,4% dell’intera popolazione della Turchia). La città divenne una monstrous industrial city1, e la pianificazione urbana fu dominata dalla costruzione di blocchi residenziali, per lo più edificati da piccoli imprenditori che demolivano gli edifici esistenti per rimpiazzarli con costruzioni più grandi. La modernizzazione fu quindi il risultato di una distruzione piuttosto che di una conservazione. // Erosion of modernity Dopo gli anni ’80 la storia di Istanbul cambiò radicalmente. La Turchia iniziò a seguire politiche neo-liberali che contribuirono ad aumentare gli affari internazionali, passando da un modello Fordista a un sistema più flessibile e globalizzato: la modernità iniziò a decadere in favore del postmodernismo. Il crollo del blocco sovietico nel 1989 portò nuove possibilità nell’economia di Istanbul, che ebbe l’opportunità di tornare di nuovo ad essere una città di importanza mondiale. La città crebbe e si trasformò con la spinta di grandi investimenti in progetti di mass housing, organizzate zone industriali e dedicate all’educazione e ai servizi. Da monstrous industrial city divenne una regione urbanizzata. Aumentarono anche i progetti di rinnovamento di alcune zone della città che coinvolsero le aree sviluppatesi illegalmente con i gecekondu e la riqualificazione delle slum areas, attraverso progetti che continuano anche oggi.

La popolazione stimata dell’area metropolitana della città di Istanbul nel 2007 era di 13.500.000, che corrisponde al 19% della popolazione totale della Turchia. // Le recenti trasformazioni Dal 2000 Istanbul è entrata in un’epoca di grandi e rapide trasformazioni. La città era coinvolta in continui cambiamenti già dagli anni ’80, ma la differenza negli ultimi anni è data dalla scala di tali trasformazioni, influenzate anche dalla crescita economica a scala globale e dalla stabilità economica. Dal punto di vista fisico queste trasformazioni si sono manifestate soprattutto grazie a ingenti investimenti per le infrastrutture dei trasporti, la costruzione su terreni liberi e la trasformazione dell’ambiente urbano costruito. Tali investimenti tra il 2004 e il 2009 hanno portato alla costruzione di km di tunnel sotterranei di linee di metropolitana. A livello residenziale gli sviluppi hanno portato alla intensificazione e diversificazione della costruzione delle gated communities a differente scala e per diversi gruppi sociali e gli interventi sociali della Mass Housing Administration (TOKI), che è diventata la principale protagonista del mercato immobiliare della città. Esempio dello sviluppo della città nel XXI secolo è il concorso di architettura-urbanistica promosso dalla città nel 2006 per il master plan di due distretti. Il tema era quello di creare due centri in due aree nodali della rete di trasporti: un

quartiere economico a Kartal e un centro ricreativo a Küçükçekmece. Al concorso furono invitati diversi star architect tra cui Fuksas, Kurokawa, il gruppo MVRDV, Kengo Kuma, Keng Yeang e Zaha Hadid. Yeang vinse per Küçükçekmece, mentre Zaha Hadid si aggiudicò il concorso per Kartal. Oltre questi interventi di larga scala, anche interventi più piccoli sono in programma per la città, soprattutto riguardo ai waterfront sulla costa del Marmara: il progetto Galataport per il alto europeo e l’Haydarpaflaport sulla sponda asiatica. Un altro aspetto della trasformazione che sta coinvolgendo la città di Istanbul riguarda le aree dei gecekondu, in seguito alle nuove leggi municipali del 2004-2005, sono in programma le riqualificazioni di numerosi distretti tra cui Basibüyük, Gülsuyu, Gülensu, Derbent e Kazim Karabekir. Queste zone, che hanno acquisito centralità e quindi desiderabilità commerciale, vengono aperte al processo di gentrificazione1. Un esempio recente riguarda la zona di Basibüyük, un gecekondu di oltre 30 anni, dichiarato da riqualificare nel 2006 dalla municipalità in unione con TOKI. Per spostare la popolazione residente sono stati costruiti grattacieli residenziali in una zona periferica, tra le proteste degli abitanti. Due distretti della città, Beyoglu e Fatih, sono recentemente stati coinvolti in interventi analoghi sfruttando la legge n. 5366 del 2005 sulla salvaguardia del patrimonio storico e culturale, che ha permesso di procedere con gli espropri senza il consenso dei residenti. Nuove

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zone dichiarate da riqualificare sono di Süleymaniye, Fener-Balat, Yali e Kürkçübasi, ma gli interventi più significativi – di cui verranno approfonditi gli aspetti più avanti – sono quelli di Sulukule e Tarlabasi. Gli interventi citati finora sebbene siano di diversa natura e di diversa scala contribuiscono tutti al rinnovamento della città con delle linee guida comuni: servono tutti all’appropriazione del terreno esistente per destinarlo a gruppi sociali ad alto reddito, in altre parole, contribuiscono tutti alla gentrificazione della città. Una volta che questi primi progetti saranno compiuti, formeranno la basi di una più grande ondata di trasformazioni per tutta il teritorio urbano. 1. con questo termine si indicano i cambiamenti socio-culturali in un’area risultanti

dall’acquisto di beni immobili da parte di una fascia di popolazione benestante in una comunità meno ricca. Questi cambiamenti sono tipici nelle periferie urbane ma soprattutto nei centri storici e nei quartieri centrali, soprattutto nelle zone con un certo degrado da un punto di vista edilizio e con costi abitativi bassi. Nel momento in cui queste zone vengono

sottoposte a restauro e miglioramento urbano, tendono a far affluire su di loro nuovi abitanti ad

alto reddito e ad espellere i vecchi abitanti a basso reddito, i quali non possono più permettersi di risiedervi.

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IL FENOMENO DEI GECEKONDU

I gecekondu sono una parte integrante dell’economia, della società, della storia e della cultura della Turchia moderna. Letteralmente la parola gecekondu significa costruito di notte, gece significa “notte” e kondu significa posto, posizionato; viene utilizzata in riferimento alla casa informale che deve venir costruita prima dell’arrivo delle autorità, è il nome dato dai turchi con il significato di baracca abusiva. Tuttavia la storia dei gecekondu rappresenta qualcosa da cui possono imparare sia le città occidentali che i paesi in via di sviluppo nel terzo mondo. Le aree di gecekondu a Istanbul non possono venire identificate come delle enormi baraccopoli come avviene in megalopoli come Mumbai o Sanpaolo, quello che più le caratterizza è la loro storia, la costruzione e la crescita informale per certi aspetti veramente innovativa. Analizzando la situazione globale riguardo alla povertà e all’urbanizzazione il 2008 è stato un anno fondamentale in quanto, in accordo con lo State of World Population del 2007 realizzato dal United Nations Population Fund, è da quest’anno che più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane. Si tratta di un’urbanizzazione estremamente rapida che secondo studi porterà questo 50% al 75% già nel 2030. Tale fenomeno è ancora più veloce, secondo Mike Davis, nei paesi del Terzo RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Mondo la cui urbanizzazione supera ampiamente in velocità quella dell’Europa Vittoriana: Londra nel 1910 era sette volte più grande rispetto al 1800, ma Dhaka, Kinshasa e Lagos oggi sono circa 40 volte più grandi che nel 1950. Sempre stando ai dati della commissione delle Nazioni Unite la maggior parte della popolazione residente in città nei paesi in via di sviluppo vive in insediamenti abusivi e baraccopoli. In questo contesto le regioni più interessate da questa rapida crescita sono il Messico, l’Africa occidentale e l’Asia orientale. Il costo di una tale espansione è inevitabilmente l’aumentare dell’ineguaglianza tra poveri e ricchi all’interno della città, e tra zone rurali e zone urbane all’interno delle varie regioni. I gecekondu possono quindi essere definiti come la risposta di Istanbul al fenomeno globale della

urbanizzazione, al rapporto tra l’economia della città e la sua popolazione, al problema diffuso della povertà urbana e della mancanza di case. La definizione di slum data dalle Nazioni Unite si riferisce ad aspetti fisici quali il sovraffollamento, l’abitazione povera o informale, l’inadeguato accesso all’acqua potabile e a servizi sanitari, non considerando quindi la dimensione sociale che li posiziona ai margini della società e dell’economia. Le più alte percentuali di abitantislum sono in Etiopia e in Chad (99.4% della popolazione), in Afghanistan (98.5%) e in Nepal (92%). Mumbai ne ha la quantità più grande tra le città ed è seguita da Città del Messico, Dhaka, Lagos e Il Cairo. La Turchia non è menzionata in questa lista anche se il termine slum viene spesso utilizzato

per descrivere la situazione dei gecekondu. Effettivamente dall’esterno si possono trovare similitudini con le shantytown e le baraccopoli, ma vi è una profonda differenza dal punto di vista sociale. Ciò che è interessante nel caso di Istanbul è che le aree di gecekondu si trovano sia nel cuore della città sia nella sua periferia, le aree informali sono integrate, connesse, intrecciate con quelle formali, da qui si genera una serie di condizioni e atteggiamenti completamente diversi. La Turchia, come nazione in via di sviluppo, ha subito dagli anni ’50 un forte processo di migrazione dalle aree rurali verso la città, creando numerosi problemi ai governi e alle autorità locali. Istanbul, come città più attrattiva della Turchia, in quanto maggiormente industrializzata, ha subito questo fenomeno più delle altre città ed è stata costretta sin dagli inizi del secolo a “combattere” contro la crescita della popolazione per salvarsi dallo sviluppo incontrollato. Il passaggio dalla produzione agricola a quella industriale ha portato alla formazione di insediamenti abusivi che sono una continuazione della vita rurale in un ambito urbano, dovuta da un lato ad aspetti comportamentali derivanti da un lato background culturale fortemente radicato nella popolazione, dall’altro dalla scarsità di risorse. I primi tentativi di riqualificazione di queste baraccopoli fallirono infatti poiché non coinvolsero gli utenti con una forma di pianificazione partecipata, al contrario, tramite forme di auto organizzazione questi insediamenti abusivi si sono trasformati oggi in quartieri di edifici pluripiani integrati nel tessuto metropolitano di Istanbul.

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Il fenomeno degli squatter è un problema estremamente complesso e multidimensionale, si può definire come un processo di transizione dalla vita rurale alla vita urbana che si riflette anche sullo spazio fisico, si tratta di insediamenti casuali costruiti senza permessi legali su terreni di cui non si posseggono i diritti di proprietà.

da parte dello stato ha incoraggiato gli abitanti di questi villaggi urbani ad allargare, ricostruire e ampliare i propri edifici. Si è quindi passati da una situazione di ripari temporanei e costruzioni di fortuna a veri e propri blocchi di case pluripiani che hanno permesso anche la generazione di un mercato immobiliare parallelo a quello formale.

Si tratta di un fenomeno costituito da diverse componenti. In primo luogo vi è una componente culturale derivante da norme, costumi, stili di vita e struttura familiare; quindi l’aspetto comportamentale riguardo alla privacy, allo spazio personale e alla territorialità; gli aspetti socio-economici relativi al lavoro, all’occupazione e all’educazione; e infine una componente spaziale di dimensione, forma e posizione. Insieme a queste componenti assume importanza anche la dimensione temporale e storica.

I quartieri illegali che si sono sviluppati nel corso del tempo si possono poi differenziare in tre categorie differenti.

Questo fenomeno di urbanizzazione che ha generato il tessuto della città di Istanbul è stato fortemente influenzato dall’atteggiamento del governo della città nei confronti degli insediamenti abusivi: la tolleranza

_Zone di risanamento: gli edifici non sono più direttamente minacciati dalla demolizione, anzi lo stato stesso ha provveduto a portarvi luce, acqua, strade e servizi pubblici, gli edifici sono in qualche modo legittimatati, ma non tutti i costruttori possono rivendicarne la proprietà, documenti di questo tipo sono stati rilasciati solo in alcune zone sorte prima del 1966. Anche l’aspetto esteriore li avvicina agli edifici della città formale. _Zone da evacuare: viene garantita la non-demolizione solo alle comunità abbastanza grandi, con un notevole senso di solidarietà al suo interno e guidate da un muhtar che possa fare pressioni alle autorità portando tra i 1000 e i 3000 voti. La condizione è quindi quella di essere un insediamento organizzato in grado di risolvere i conflitti interni. _Zone da tenere libere: le case potrebbero venir distrutte in qualsiasi momento, in quanto spesso si trovano in zone non legittime come aree boschive o zone di esercitazioni militari. Per riassumere l’evoluzione storica di questi insediamenti si può dividerne lo viluppo in tre fasi successive. Va notato però come ogni fase sia comunque ancora presente ai giorni nostri. _Prima generazione: dimore temporanee (1950 – oggi) _Seconda fase: dimore semi-permanenti (1960 – oggi) _Terza fase: dimore permanenti (1980 – oggi) RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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0 1 | 1 9 4 0 - 1 9 6 0 : P rima G enerazione D i G ecekondu I gecekondu nei dizionari turchi sono definiti come un’abitazione di una o due stanze costruita di notte senza permesso. Secondo una definizione di Fehmi Yavuz del 1953 i gecekondu sono edifici costruiti frettolosamente, privi il più delle volte delle condizioni elementari di benessere, non conformi alle costruzioni regolamentari e costruite senza riguardo dei diritti del proprietario del terreno. La legge Gecekondu, approvata nel 1966, è stata la necessaria risposta ad una scappatoia legale che consentiva agli edifici costruiti dopo il tramonto e abitate prima dell’alba senza che le autorità ne notassero l’esistenza di non venire demoliti. Il termine assume quindi un’accezione di illegalità e a partire dagli anni sessanta venne utilizzato, subendo una molteplicità di variazione di significato, come processo di migrazione e come sottoprodotto della modernizzazione della Turchia. Dopo la seconda Guerra Mondiale anche grazie agli aiuti del Piano Marshall, che assicurava nuovi posti di lavoro nel settore terziario e secondario con un basso livello di conoscenza, si è venuta a creare una situazione di forte migrazione verso la città e urbanizzazione. A causa del fatto che la maggior parte di queste nuove imprese non provvedevano a fornire ai nuovi lavoratori una casa, combinato con l’aumento dei prezzi d’affitto delle città, i nuovi immigrati si trovarono

in una situazione economica precaria. All’interno di questo contesto le aree di gecekondu possono essere studiate come una risposta individuale e allo stesso tempo collettiva a un sistema incapace di soddisfare le necessità di una rapida modernizzazione: una risposta rurale al fallimento dello stato nella sua mancanza di un piano urbano in grado di fornire una casa – un diritto umano – alla popolazione in aumento. Le caratteristiche dei gecekondu possono quindi essere riassunte come: _Un esempio (o una soluzione) di abitazioni di massa economiche _Una forma di architettura vernacolare contemporanea, risultato di un processo di costruzione adattato al clima e ai modelli di vita dell’ambiente _La risposta della popolazione al problema urgente dovuto alla crescita esplosiva della popolazione _Un dinamico ambiente sociale relativamente integrato nella vita della città L’idea che sta alla base della formazione del gecekondu ha quindi una forte impronta sociale: una comunità che lavora insieme alla costruzione di un insediamento è assolutamente necessario per l’esistenza e per la successiva sopravvivenza del gecekondu. È difficile trovare un tale senso di comunità e solidarietà nel mondo occidentale a scala simile. Questo approccio al problema dell’urbanistica può essere visto come anarchico, principalmente a causa della natura decentralizzata e autonoma dell’insediamento

informale. Questo primo periodo, che è definito come la prima generazione degli insediamenti abusivi, viene romanticizzato dando agli immigranti la definizione di pionieri; si tratta tuttavia di un’azione innovativa da parte di un singolo individuo e di una comunità, facilitata dall’assenza di particolari restrizioni da parte dello stato, nata da una necessità. La principale caratteristica della prima fase sono l’autocostruzione su di un terreno pubblico: non vi è differenza tra costruttore, proprietario e utilizzatore. Altro aspetto determinante è la grande flessibilità che permette l’adattamento a qualsiasi esigenza dell’utente. Gli edifici non vengono costruiti per un mercato di affitto, fatto che contribuisce ad aumentarne la qualità, confrontata con altri insediamenti analoghi in altri paesi sottosviluppati; non esiste il mercato quindi quello che conto è il valore-utilizzo. Si tratta di edifici formati da un singolo spazio utilizzato per ogni sorta di attività. Il numero di stanze può aumentare in funzione del benessere dell’utente. Lo stile di vita degli abitanti rimane ancora quello delle campagne.

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0 2 | L a C rescita D el G ecekondu E I l R uolo D ella C omunit à Si può affermare che il gecekondu è un villaggio-comunità rilocato, adattato e modificato per un contesto urbano. Un aspetto integrante della crescita dell’insediamento è il forte legame che si forma durante la costruzione e si consolida nel mantenimento. I fondatori (kurukular) devono attrarre un largo numero di persone al sito dove si svilupperà l’insediamento. Questa seconda migrazione ruota intorno al akrabalik (relazioni di sangue) e al hemş leik (villaggio di origine) con i primi spazi che sono divisi e poi venduti a gente proveniente dalla stessa regione. Così nasce una nuova forma di commercio che opera fuori dal mercato legale e ha la sua propria struttura e segue le proprie regole economiche. Come comunità sorta su terreni di proprietà dello stato l’acqua, l’elettricità, il cibo, sono ottenuti collettivamente. Lentamente gli insediamenti si espandono per evitare lo sfratto attraverso la pura forza del numero. Perché una società possa essere chiamata comunità, secondo John F.C. Turner, deve esserci una larga partecipazione dei suoi membri nelle decisioni che la riguardano, la società si assume la responsabilità per i suoi membri, responsabilità che include il rispetto per le diverse individualità. La prima generazione di gecekondu ha creato un proprio sistema economico e commerciale, dai negozi di alimentari, ai caffè, dai ristoranti fino ai cinema di uso quasi esclusivo per la comunità. Si tratta di una ricerca di una forma di autosufficienza e di un migliore standard di vita dell’intera comunità. La sostenibilità dell’insediamento è più sicura quando la comunità raggiunge i 2000 abitanti: secondo al legge turca, le comunità con almeno 2000 abitanti possono organizzarsi e partecipare al governo federale come una quasi–indipendente municipalità, possono essere registrate come ilçe (distretto) o belediye (municipalità). I requisiti tecnici sono differenti ma il risultato è lo stesso: controllo di alcuni aspetti dei piani di utilizzo del territorio e la possibilità di ricevere del reddito dallo stato e incominciare i servizi

governativi. In questo modo gli abitanti degli insediamenti abusivi possono partecipare alla vita politica , fatto unico in tutto il mondo. L’importanza di diventare ilçe o belediye è indescrivibile, rappresenta l’ingresso nella città formale, un riconoscimento, un segno di rispetto della validità della comunità. Quando un gecekondu diventa un belediye significa che la comunità diventa una municipalità integrata nella rea metropolitana di Istanbul. La differenza con il ilçe sta nelle capacità amministrative e nella possibilità di pianificazione. È l’accesso a questo potere che è motore e motivazione per la continua crescita della comunità, si lavora tutti insieme in collaborazione con lo stato, non contro di esso; stato che agisce quindi come facilitatore, consentendo alla popolazione di costruire la propria casa e servizi. I membri di una comunità informale costruiscono le proprie case e eleggono un sindaco che compie delle decisioni per i cittadini e un volta raggiunto il grado di municipalità, deve rispondere direttamente al governo ufficiale di Istanbul. Una volta diventato ilçe o belediye il gecekondu continua il processo di urbanizzazione fino al raggiungimento della proprietà del terreno, che è detta tapu (atto di proprietà). Quando le comunità ottengono potere attraverso il riconoscimento da parte del governo, guadagnano diritti e soldi per i cittadini, sotto forma de tapu, ma anche attraverso la fornitura ufficiale di acqua ed elettricità. Il caso del gecekondu è quindi una forma di pragmatica collaborazione tra città formale e città informale che porta grandi benefici ai cittadini stessi, che mantengono una relativa autonomia decisionale e guadagnano potere politico.

0 3 | L e R elazioni E conomic h e E sociali T ra I l F enomeno D el G ecekondu E la C itt à F ormale DuranteLaSuaEspansioneEilConsolidamento TraIl1960 E il 1980 In molti studi la stabilità e l’integrazione economica sono sottolineati come gli aspetti chiave della comunità gecekondu. La stabilità della comunità risiede nella stabilità di chi ne entra a far parte, ed è ciò che consente agli abitanti di ripagare i prestiti per i tapu nella maggior parte dei casi. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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La forza lavoro dei gecekondu della prima fase ha guadagnato il riconoscimento economico da parte della città formale anche grazie al mercato del lavoro che richiedeva lavoratori senza particolari esperienze e capacità. Sebbene i salari fossero più bassi della media di quelli degli abitanti della città formale, guadagnavano sostanzialmente di più degli abitanti rurali, e così gli standard di vita aumentarono costantemente provocando effetti positivi per tutta la città.

tra costruttore e proprietario. Le case diventano più grandi e si compongono di più stanze, generalmente ottenute per addizioni ad un primo edificio. Si sviluppano su di un piano in senso orizzontale. Cambia lo stile di vita e aumenta la privacy e il territorio.

L’attaccamento alle radici e al paese d’origine, ma al tempo stesso ala volontà di entrare a far parte della città, sottolinea come questi insediamenti si trovino a metà tra la cultura tradizionale della comunità e la spinta all’individualità della città, a metà tra rurale e urbano. Nel primo periodo tra il 1949 e il 1960, la popolazione dei gecekondu si è espansa da 5000 a 60000 abitanti, dalla metà degli anni ’70 la parte informale della città contava di circa due terzi della produzione di case in Turchia, e dal 1980, i gecekondu non rappresentavano più un aspetto periferico e marginale, ma venivano accettati come case per i poveri e anche come forza dominante nella città formale. Negli insediamenti informali delle città del Terzo Mondo l’inserimento nel mercato del lavoro è estremamente difficile, come risultato gli abitanti non hanno un accesso al potere politico simile a quello del caso turco, che consente di rafforzare i servizi e l’integrazione con la città formale. Fatto estremamente interessante è che la proposta per eliminare la povertà da parte delle Nazioni Unite ricalca l’approccio economico dello stato turco, incoraggiando lo sviluppo delle attività del settore informale e fornendo i servizi per gli insediamenti più poveri. Il modello del gecekondu possono essere descritti quindi come un modello di urbanizzazione della povertà. La seconda fase è diversa in termini di acquisizione del terreno. Vi è in qualche modo una forma di pianificazione: vengono venduti dei lotti (200-300 m2) per la costruzione di gecekondu. Esistono quindi dei proprietari terrieri con l’intento di trarre profitto. Si tratta di una fase di commercializzazione che porta alla creazione di un mercato di affitti: la qualità decresce, vi è differenza

0 4 | D agli A nni ’ 8 0 A lla S ituazione C ontemporanea Successivamente, con il regime militare dal 1980 al 1983 si è verificata una grande migrazione di abitanti verso la città, un diverso tipo di immigranti, in fuga da un conflitto, senza attaccamento al villaggio d’origine. Nel 1984 una nuova legge e un Mass Housing Fund, pose l’attenzione sulla casa per la classe media e consentì ai proprietari di terreni di costruire, in quartieri prestabiliti, edifici di 4 piani. Negli anni ’70 gli insediamenti abusivi sono diventati degli oggetti commerciali, come case vengono ricostruite o ingrandite, e divenuti proprietari terrieri gli abitanti dei primi gecekondu ottengono profitti tramite l’affitto alla nuova generazione di immigranti. Questo “sviluppo-miglioramento” degli insediamenti, combinato con la legge amnistia (legge n 2805 e 2981 aprono le aree dei gecekondu al mercato immobiliare), ha consentito dalla metà degli anni ’80 agli insediamenti abusivi di trasformarsi da rifugi, strutture di emergenza, in strumenti di rendita. Il risultato è la formazione di una molteplicità di gecekondu diversi per condizioni e ricchezza, che generano un collage caotico nell’espansione urbana di Istanbul fatto di una miriade di relazioni tra città formale e città informale. In questa terza fase domina il valore di mercato. Non è più così facile RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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costruire il proprio edificio: esiste un mercato informale con le proprie regole, domina la speculazione, dovuta anche al fatto che con la rapida crescita della città le zone dei primi gecekondu sono entrate a far parte dell’area urbana aumentando così il oro valore. Gli abitanti, in seguito al raggiungimento di una certa stabilità economica, iniziano a costruire edifici pluripiani: dopo che viene costruito il primo piano la famiglia vi si trasferisce e lascia il piano terra in affitto o ad altri membri della famiglia. Vengono quindi aggiunti fino a tre piani e la famiglia si muove verso l’alto per aumentare il proprio livello sociale. Lo stile di vita è ormai quello della città. Negli ultimi anni gli edifici pluripiani sono diventati la tipologia di casa informale più diffusa a Istanbul, sono edifici urbani che tuttavia presentano ancora alcuni caratteri rurali, nell’organizzazione spaziale, nella forma, nella texture e nei colori della facciata. In anni recenti la relazione tra formale e informale è esplosa, la situazione contemporanea è influenzata dalla globalizzazione che ha generato una serie di dinamiche di frammentazione, causando una reazione estrema da parte della città formale. Hanno guadagnato importanza due nuove tendenze di produzione di edifici: una sta nell’aumento del numero di insediamenti di case di lusso dei dintorni della città, e l’altra è la costruzione di blocchi abitativi multipiano che includono vari servizi di un hotel a cinque stelle. È affascinante interpretare le moderne gated community come un eco delle prime generazioni di insediamenti gecekondu nei termini di emarginazione e valori condivisi.

0 5 | R

iflessioni

C

onclusi

v

e

Aspetto che va tenuto in considerazione in quanto determinante per la distinzione dei gecekondu da molti altri esempi di urbanizzazione informale è il fatto che non è necessariamente espressione di una situazione di miseria. Si tratta di una forma di abitare che permette ai nuovi arrivati di disporre liberamente dello spazio, rimanendo così ancorati allo stile di vita rurale, chi lascia la campagna per venire verso la città ha spesso difficoltà di adattamento a situazioni di vita da casa popolare. Si può quindi affermare che non si tratta di una condizione di miseria sociale, quanto piuttosto di un processo di adattamento alla vita urbana. Per sottolineare l’importanza e la rapidità del fenomeno dell’urbanizzazione informale della città di Istanbul basta analizzare alcuni dati. Nel 1935 gli abitanti di Istanbul che non erano nati in città erano il 25.9% della popolazione totale, numero costantemente in crescita tanto che nel 1990 la percentuale è diventata del 58.2%. Unito a questi numeri va anche considerato la quantità gecekondu che rappresenta il 55% della totalità dell’area residenziale, se a questa si sommano le aree non pianificate che corrispondono al 20%, il 75% degli insediamenti di Istanbul sono illegali e non pianificati. In conclusione i gecekondu, possono essere posizionati tra gli insediamenti del Terzo Mondo e la città formale. Da un lato hanno acquisito potere politico e sono rappresentati come cittadini della città formale. Attraverso l’integrazione economica, gli abitanti hanno preso le abitudini degli abitanti della città pur mantenendo un forte senso di comunità. D’altra parte gli insediamenti di gecekondu mancano spesso di servizi sanitari di base e fanno parte di una spirale di crescita che non solo ha messo in pericolo le risorse naturali, ma ha generato anche situazioni di segregazione e la crescita delle gated community. Quello che sia gli abitanti del Terzo Mondo che le città occidentali possono imparare dai gecekondu è la forza e l’importanza della comunità. Un insieme di persone che agiscono insieme verso un obiettivo ha un grande potenziale applicabile a livello sociale, economico e politico. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Tasoluk

Maden Mahalesi Dagevleri Kazim Karabekir

Hadrmkoy

Tokatkoy Ayazma Tarabya

Habipler

Derbent Ferahevler

Kayabasi

Poligon

Malkoçoglu

Saguksu

Gazi Guzeltepe

Guvercintepe

Karayollari Aksemeddin Cirçil Alibeykoy Yesilpinar Karabolab

Bayramtepe Sahintepe Ikitelli Altinsehir Ayazma Tahtakale Tepeustu

Sarigol

Mahmutbey

Mustafa Kemal Pasa

Soguksu Gehnet Yesilova Iç-Dis Kumasal

Marmara

Ruzgarlibahçe

Gultepe Kustepe

Omektepe

Hekimbasi

Piyalepasa Siri Pasi Kapranpasa Tarlabasi

Gunesli Bagla

Inonu Halkali Kanarya Tevfikbey Cumhuriyet Sefakoy

Fatih Sultan Sanavi Mehmet Karanfilkoy Celiktepe

Fetihtepe

Yarimburgaz Yesilkent

Camlibahçe

Sulukule Selami Ali

Neslisahsultan Tozkoparan Zeytinburnu Sumer

Suleymaniye Yenikapi

Validebag Unalan Fikirtepe

Merkez Sangazi Ataturk Kadikoy Kuçukbakkalkoy

Adil

Basibuyuk

Mappa espulsioni

Zone a sfratto potenziale Processo di pianificazione avviato Sfratti in atto Sfratti competati Seconda ondata di sfratti

Mecidiye Hamidiye Gulensu Gulsuyu Gumuspinar Yakacik

Ertugrulgazi Suluntepe Sehli

Kurtkoy

Hurmiyet Sapanblagan Aydinli

Insediamenti formali Insediamenti informali Resistenze

Mimarsinan Sifa

5 km

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04

TOKI AGENZIA PER LO SVILUPPO ABITATIVO

In paesi come la Turchia, dove il ritmo della crescita della popolazione e il conseguente fenomeno di migrazione dalle zone rurali verso le città è stato, ed è tuttora, molto elevato, il problema della casa ha raggiunto livelli di importanza davvero notevoli, soprattutto per le fasce a medio e basso reddito. In questo contesto il tema delle social housing, e della conseguente urbanizzazione, è una delle principali preoccupazioni del governo turco. Come visto in precedenza dal termine della Seconda Guerra Mondiale, la Turchia è entrata in una fase di continua crescita della popolazione che permane tuttora, attestando il paese come uno dei paesi con la più rapida urbanizzazione del mondo. Le più grandi città della Turchia, come Ankara, Izmir e Istanbul, hanno ricevuto enormi ondate di migrazioni campagna-città, soprattutto negli anni ’80, questo fenomeno che negli ultimi anni non si è fermato, sta coinvolgendo altre città dell’Anatolia. Questa crescita irregolare ha portato a una disuniforme distribuzione delle risorse e a ingenti investimenti in infrastrutture. Ha anche influito sulla qualità della vita di alcune aree: molte zone non sono in grado di accogliere l’aumentare esponenziale della popolazione, e questo ha dato il via a fenomeni RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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di edificazione illegale come i gecekondu. Poter dare una casa ad ognuno dei nuovi immigrati verso le città è quindi uno degli obiettivi più importanti della Repubblica turca, così come è stabilito anche dalla costituzione. L’articolo 57 stabilisce che lo Stato adotta misure per soddisfare il bisogno di case all’interno di un contesto di piano che tiene conto delle caratteristiche delle città e delle condizioni ambientali e supporta i progetti di edilizia popolare. In maniera analoga l’articolo 56 della Costituzione scrive che ogni cittadino ha il diritto di vivere in un ambiente sano ed equilibrato.

0 1 | U n N uo v o A pproccio V erso I l P roblema C asa : L ’ A genzia P er L o S v iluppo A bitati v o T O K I Per risolvere il problema casa e aumentarne la produzione a livello nazionale nel 1981, attraverso la legge numero 2487, venne fondato il Fondo per lo Sviluppo Abitativo. Tre anni dopo un’altra legge (n. 2985) ha permesso di allocare fondi al di fuori del bilancio ordinario in attività economiche finalizzate alla concessione di crediti per la casa e alla realizzazione di edifici

abitativi. Nello stesso anno, con la legge n. 2983, venne formata una nuova istituzione legale con l’obiettivo di verificare che il sistema fosse operativo, l’Agenzia per lo Sviluppo Abitativo e per la Partecipazione Pubblica. La legge n. 2985 fissa i principi base per risolvere il problema casa in Turchia. L’obiettivo principale è quello di fornire il necessario supporto pubblico attraverso i ricavi destinati a tale scopo attraverso il controllo da parte di un’amministrazione con il fine di soddisfare le esigenze abitative a scala nazionale realizzando un ordinato processo di sviluppo urbano.

successivamente con il Primo Ministro. Un ultimo significativo cambiamento nelle funzioni del TOKI è dovuto alla legge n. 5273 del 2004 che ha portato alcuni cambiamenti nei doveri di molte istituzioni pubbliche, tra cui l’Ufficio del Territorio Urbano che ha ceduto i propri compiti all’Agenzia per lo Sviluppo Abitativo, che in questo modo è entrata in possesso di quasi 65 milioni di m2. In seguito a tutti questi cambiamenti TOKI è diventato l’unico responsabile pubblico

Da quando è sorto il TOKI le sue priorità sono cambiate nel corso del tempo adeguandosi al contesto e ai problemi. Attraverso due leggi successive sono cambiate le funzioni, la legge n. 4966 del 2003 e la legge n. 5162 del 2004. Oltre alla costruzione di nuovi edifici sono comparsi gli obiettivi di recupero e riqualificazione delle aree rurali e delle zone abusive. L’Agenzia viene autorizzata a realizzare piani di sviluppo a tutte le scale in regioni destinate agli insediamenti di edilizia popolare. All’interno di queste regioni può espropriare tutti gli edifici illegali: in questo modo TOKI è autorizzata a riqualificare le aree abusive tramite la riabilitazione e la implementazione dei servizi o la demolizione e la successiva riedificazione. L’Agenzia per lo Sviluppo Abitativo è dal novembre 2002 affiliata al Ministero dei Lavori pubblici e degli Insediamenti, quindi RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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del settore abitativo. Attivo sin dal 1984 con particolare attenzione verso le famiglie a medio-basso reddito TOKI ha prodotto circa 1,2 milioni di unità abitative alla fine del 2004, di cui l’84% è stato realizzato da cooperative edilizie. La missione dell’agenzia è quella di offrire a milioni di cittadini turchi, che non ne avrebbero altrimenti le possibilità, l’opportunità di vivere in quartieri moderni con facili accessi ai servizi. Quello che si prefigge come obiettivo è di creare un contesto di edilizia popolare di qualità a basso prezzo, contrastando la speculazione e offrendo ai gruppi organizzati di finanziarsi le loro stesse case. I profitti che verranno generati da questi processi saranno quindi utilizzati per portare avanti nuovi progetti di edilizia sociale. Il ruolo svolto da TOKI nell’economia generale del paese è estremamente importante. Il settore edilizio infatti, è il più importante settore dell’economia turca, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista fisico. È strettamente collegato con l’occupazione, l’inflazione e l’attivazione di economie locali e nazionali. Vista tale importanza nell’economia generale, tenere in piedi questo settore economico è una misura per contrastare la crisi. Basandosi su studi di ricerca il programma TOKI ha dato la priorità ad alcune regioni delle regioni sud-orientali, tuttavia tute le grandi città sono colpite dal problema case: questo non si riferisce soltanto ai problemi dei senza-tetto, ma determina come la qualità delle case esistenti sia ben lontana da un livello adeguato. L’obiettivo a lungo termine è quello di assicurare una regolare e pianificata urbanizzazione per realizzare uno sviluppo bilanciato a livello nazionale attraverso la costruzione un modello alternativo di edilizia che consenta alle famiglie a reddito medio-basso di possedere una casa a basso prezzo, ma di qualità. La necessità è quella di prevenire la formazione di nuovi insediamenti abusivi e di riqualificare quelli esistenti.

02|I

l

M

eccanismo

T

ecnico

-F

inanziario

Il programma TOKI interviene in diverse aree di interesse attraverso innovativi sistemi tecnici e finanziari. 1. Produzione di case su terreni di proprietà di TOKI per gruppi a basso e medio reddito. Per i progetti realizzati su terreni di proprietà diretta dell’agenzia, i beneficiari sono famiglie che non potrebbero permettersi di entrare nel mercato edilizio. Come istituzione governativa TOKI ha adottato un modello a lungo termine e con bassi interessi. Attraverso questo sistema la vendita delle case avviene prima del periodo di costruzione, agli acquirenti è chiesto un anticipo che varia tra il 10 e il 40%, a seconda delle disponibilità, il resto viene spalmato in 75-240 mesi. Il sistema di credito utilizzato è a doppio indice. Il saldo nominale è indicizzato al tasso di interesse nominale ed i rimborsi sono indicizzati all’aumento dei salari. Come il tasso di interesse reale è considerato zero, il saldo nominale dei crediti TOKI sono indicizzati all’inflazione, cioè il tasso di interesse nominale è equiparato al tasso di inflazione. Questo consente di evitare i problemi che potrebbero sorgere se il reddito (e quindi gli importi rimborsati) aumentasse meno dell’inflazione. In questo modo il

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metodo fornisce un carico costante sul reddito, diversamente dai crediti ancari che prevedono un pagamento costante per tutta la maturità. Il diritto di proprietà della casa resta a TOKI fino all’azzeramento del debito, e l’agenzia stessa agisce come garante per i rimborsi per la realizzazione dei progetti. Le unità abitative vengono realizzate in tempi brevi, circa 14 mesi. Le case sono prodotte in dimensioni tra gli 80 e i 120 m2 ad un costo medo che si aggira tra i 180 e i 200$ al m2, inclusi i costi di infrastruttura, ma esclusi i costi del terreno.

Tutti i cittadini che non posseggono una casa hanno il diritto di entrare nel programma TOKI, tuttavia in generale sono i lavoratori e i funzionari pubblici che più usufruiscono di queste case. Fino ad oggi il 31% delle case realizzate da TOKI è andata a lavoratori, il 30% a funzionari pubblici, il 7% a pensionati, 13% a commercianti e il restante 19% ad altre categorie. 2. Riqualificazione di aree abusive. Il processo si svolge in stretta collaborazione con le autorità locali. Lo scopo di questi progetti è quello di ricostruire le regioni abusive illegalmente

occupate e sottosviluppate in termini di mancanza di servizi base, come l’accesso all’acqua, ai servizi sanitari e ai trasporti. La riqualificazione avviene attraverso la demolizione di queste aree e la ricostruzione di moderni edifici di qualità. Il modello su cui si basa la riedificazione prevede che nello stesso momento venga liberata la zona abusiva e costruita una nuova area per i nuovi abitanti. In una prima fase le autorità locali identificano la zona occupata illegalmente e cooperano con TOKI a un protocollo per rinnovare queste regioni attraverso uno sviluppo residenziale. Una volta approvato tale protocollo TOKI da una lato costruisce delle nuove unità abitative per gli abitanti di quegli insediamenti abusivi su di un’altra area libera, dall’alto la municipalità libera la zona occupata. Queste nuove aree libere, che verranno utilizzate da TOKI e dalla municipalità per interventi successivi, corrispondono spesso a zone dall’alto valore di mercato. In questo modo non viene solo riabilitata l’area abusiva ma anche la rendita urbana può essere assegnata per usi pubblici come la realizzazione di progetti quali scuole, parchi, o centri commerciali. 3. Il modello della ripartizione delle entrate (revenue-sharing) Il modello si rivolge principalmente alle famigli ad alto reddito, per generare fondi per gli interventi rivolti ai gruppi a redditi bassi e medi. Il modello è basato sulla produzione di unità

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abitative su terreni di proprietà di TOKI realizzate in collaborazione con enti privati, e sulla spartizione dei ricavi del progetto con gli azionisti. Il progetto è sviluppato da una struttura privata scelta tramite una gara aperta, l’oggetto di tale gara è il terreno messo a disposizione da TOKI e la rendita. Il vincitore è scelto privilegiando la migliore offerta e si occuperà di tutte le spese eccetto ovviamente quella del terreno. TOKI si fa quindi garante del progetto, fatto che consente una ottima visibilità e prezzi minori rispetto ad interventi analoghi. In questo modello uno degli elementi essenziali è il terreno che è di proprietà statale o dell’Agenzia. È un modello basato sul principio costruzione-vendita, ma fondato sulla rendita, non sulle unità abitative. La valutazione del terreno effettuata da TOKI è generalmente inferiore al valore di mercato, ciò comporta un prezzo di vendita della casa più basso, creando una concorrenza sleale. Nella città di Istanbul quasi il 30% degli interventi realizzati da TOKI vengono costruiti con questo metodo. 4. Progetti nelle zone agricole L’obiettivo di questo tipo di progetti è quello di creare un modello di insediamento rurale che abbia le necessarie e adeguate infrastrutture e servizi per un livello qualitativo di vita simile a quello che la città può offrire ai suoi residenti, tenendo conto delle condizioni socioeconomiche della zona. Obiettivi alla base del

progetto sono la creazione di insediamenti rurali con tutte le moderne infrastrutture e servizi sociali, l’incoraggiamento della produzione agricola e la promozione dell’insediamento nelle zone rurale per limitare l’esodo verso la città Per attuare questo progetto TOKI utilizza due metodi distinti. Il primo metodo si svolge in collaborazione co il Ministero dell’Agricoltura:TOKI interpreta il ruolo di pianificatore e realizzatore del progetto, mentre il Ministero si occupa di identificare i luoghi e le famiglie beneficiarie. In alternativa a questa strategia l’Agenzia per lo sviluppo immobiliare identifica direttamente i luoghi dove portare avanti un progetto secondo i criteri dell’edilizia residenziale.

0 3 | I nter v enti R ealizzati : i P roblemi

5. Supporti economici a imprenditori singoli, cooperative, municipalità

Il sistema TOKI ha come obiettivo principale il dare una casa agli abitanti a basso reddito a prezzi contenuti, in accordo con un diritto ad avere un tetto sancito dalla Costituzione, tuttavia i risultati ottenuti non sono spesso quelli prefissati, per svariate ragioni che rientrano sia nella sfera economica che in quella sociale.

Oltre a occuparsi in maniera diretta dello sviluppo urbano, TOKI fornisce anche crediti a lungo termine (5-10 anni), prestiti a cooperative edilizie, municipalità e singoli (membri di famiglie morti servendo lo Stato turco, vedove disabili e orfani) già dal 1984.

0 3 . 1 | I l Q uartiere D i T arlabasi

5 km

TARLABASI KAYABASI > 35 km

Ne è un esempio il quartiere di Tarlabasi che appartiene al distretto di Beyoglu. Il quartiere non è di per sé un’area di gecekondu, anche se casi di addizioni informali a edifici preesistenti e demolizioni e ricostruzioni illegali ne caratterizzano la forma. Ad alcuni degli abitanti di questa zona la municipalità ha offerto la possibilità di traferirsi in appartamenti costruiti da TOKI nella zona di Kayabası, per avere così la possibilità di riqualificare il quartiere che si trova in un’area non lontana dal centro storico della città

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e quindi di alto valore commerciale. Quello che viene offerto ai residenti è in linea con le politiche TOKI, ma analizzando bene la situazione non è un intervento a favore del cittadino. La zona di Kayabası infatti si trova lontano dal quartiere di Tarlabasi, si tratta di una città satellite di grattacieli residenziali di 20 piani (ad oggi ancora in costruzione) che sta sorgendo nei bordi esterni dell’area metropolitana di Istanbul, in una zona dove si trovano solo qualche bassa casa rurale circondata da un giardino. Il progetto, chiamato ufficialmente Kayasehir, è iniziato ne 2005 con l’obiettivo di diventare la più grande città satellite: verranno costruiti 65000 appartamenti, una volta che il progetto sarà interamente realizzato, la popolazione totale sarà di 400000 abitanti. Kayabası sarà divisa in 17 settori e sarà attrezzata di scuole, ospedali, parchi, moschee, stazioni di polizia e campi sportivi, oltre a centri commerciali, uffici e cinema, come stabilito dal programma TOKI, ci saranno 36 m2 di area verde per ogni abitante. Secondo i piani i primi 11500 appartamenti saranno realizzati entro il 2011, mentre i restanti verranno sviluppati nei 5 anni successivi tramite il meccanismo dei concorsi. Nel frattempo gli sfratti nella zona di Tarlabasi continueranno. Con una domanda spesso superiore all’offerta, TOKI solitamente vende i suoi appartamenti attraverso una lotteria. La gente di Tarlabasi, a reddito molto basso e in una zona classificata ad alto rischio in caso di terremoto, può richiedere un appartamento senza passare

attraverso questo processo, tuttavia solo un 3% degli appartamenti previsti è realizzato per una fascia di popolazione a reddito veramente basso come quello medio della gente di Tarlabasi. Gli appartamenti di questa categoria richiedono un pagamento mensile di 306 TL (139€) per 180 mesi, ai quali va sommata una prima quota di 1000 TL da pagare come anticipo al momento della richiesta; a questi vanno aggiunti i costi delle bollette e delle spese per gli spostamenti quotidiani per il trasporto, quantificabile in 8 TL al giorno. Il conto totale delle spese prevedibili per trasferirsi nei nuovi appartamenti non è sostenibile per la maggior parte degli abitanti di Tarlabasi, che potrebbero permettersi di pagare non più di 100 TL al mese. Il rischio di finire senzatetto è troppo grande per questi abitanti, e TOKI non fornisce alcuna abitazione in affitto.

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Molti abitanti di Tarlabasi sono impauriti dal trasferirsi nei grattacieli nelle città satelliti, perché ciò li priverebbe del senso di comunità che si vive all’interno del quartiere, dove tutti si conoscono. Il sentimento comune nei confronti degli interventi TOKI è di sfiducia, quello che offrono non è facilmente ottenibile e il rischio del fallimento è molto alto, oltre al totale cambiamento dello stile di vita. Il quartiere di Kayabası sarà una vera e propria città con tutti i servizi necessari vicini e la gente non avrà bisogno di muoversi verso Istanbul quando sarà tutto realizzato, ma verrà meno il senso di comunità fortemente radicato nella gente e porterà a vivere in un diverso stile RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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di vita. I progetti TOKI nascono con l’intento di fornire case moderne a famiglie a basso reddito, ma i risultati corrispondono a grandi blocchi residenziali, grandi grattacieli che cambiano lo stile di vita delle persone. A conti fatti gli interventi dell’Agenzia per lo Sviluppo Immobiliare, sono in molti casi insostenibili da parte dei cittadini sia dal punto di vista economico poiché gli abitanti non possono permettersi i nuovi appartamenti, sia dal punto di vista sociale, perché le nuove case con le loro strutture eliminano la coesione sociale che si genera all’interno di un quartiere come quello di Tarlabasi.

fonte http://www.tarlabasiistanbul.com/2011/03/the-housethat-toki-built

0 3 . 2 | I l Q uartiere D i S ulukule

100 m

5 km

SULUKULE TASOLUK > 40 km

Situazione analoga è capitata nel quartiere di Sulukule, nel distretto di Fatih, dove nel 2008, 300 famiglie rom, vennero selezionate per trasferirsi nel nuovo complesso realizzato da TOKI a Tasoluk, a circa 40 km dal centro della città. Le loro case erano state considerate all’interno di un programma di rinnovamento urbano e quindi demolite, nonostante a forte contestazione sia nazionale che internazionale: per abbandonare la propria casa e la propria comunità furono concesse 3 ore.

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Appena 6 mesi dopo il trasferimento 291 famiglie delle 300 che erano partite, sono tornate a Sulukule, abbandonando i loro moderni appartamenti, sia per motivi sociali, i nuovi appartamenti negli enormi blocchi residenziali erano sentiti come delle prigioni, sia per motivi economici, la maggior parte delle famiglie non era in grado di sostenere le spese mensili del mutuo, oltre che delle varie bollette e dei costi di trasporto RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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per arrivare giornalmente sul posto di lavoro a Istanbul, dal momento che Tasogluk non offre possibilità di lavoro. Il risultato fu che le famiglie che tornarono indietro diventarono ufficialmente dei senzatetto, e chi non poté contare sull’aiuto di familiari e amici, iniziò a vivere tra le rovine di altri vecchi quartieri. Il fallimento del programma TOKI per il quartiere di Sulukule divenne anche una canzone popolare: “Rak, rak, raki… Yaktın bizi TOKI… Mahallemden kopardın, vicdansız TOKI” – “TOKI, ci avete ingannati… mi avete strappato via dal mio quartiere, TOKI senza scrupoli.” Il trasferire gruppi di popolazione a basso e molto basso reddito dai quartieri slum in appartamenti in blocchi, sul modello TOKI, è un problema globale sostiene David Smith, fondatore dell’Affordable Housing Institute, un’associazione nata con lo scopo di aiutare le fasce di popolazione più povere a costruire abitazioni in tutto il mondo, che in un’intervista ha detto: Throughout the world, high rises that do nothing but concentrate poor people fail. They failed in the U.S., they failed in the U.K., they failed in Paris. Poor people are much more dependent on being connected with the street: [They have] flats over shops and workplaces, [their] kids need to be able to play. (in tutto il mondo I grattacieli residenziali non hanno fatto altro che concentrare i poveri e fallire. Hanno fallito negli Stati Uniti, hanno fallito in Inghilterra, hanno fallito a Parigi. I pover sono molto più dipendenti dall’essere connessi alla strada: hanno gli appartamenti

sopra i negozi e i posti di lavoro, i loro figli hanno bisogno di poter giocare per strada. In molti casi, sostiene sempre Smith, la gente farebbe quello che hanno fatto gli abitanti di Sulukule, si traferirebbe da qualche altra parte, abbandonando i loro grattacieli, per ricreare le loro esigenze di vita e minimizzare i costi. Citando un caso analogo a San Paolo, in Brasile, dove il comune aveva demolito alcune baraccopoli per traferire gli abitanti in condomini di cinque piani, dice: Moving people from the ground floor to a high rise changed their lifestyle. They couldn’t keep chickens on the third floor, they couldn’t cut vegetables. They couldn’t burn wood for heat in a third-floor unit. The cost of living on the third floor

was higher than what they could afford. So they were ‘market-evicted’ – they moved out. 1(spostare le persone dal piano terra a un grattacielo ha cambiato il loro stile di vita. Non potevano tenere i polli al terzo piano, non potevano coltivare le verdure. Non potevano bruciare la legna per il riscaldamento. Il costo della vita al terzo piano era più alto di quello che potevano permettersi. Così sono stati sfrattati dal mercato - si sono traferiti fuori.) http://www.tarlabasiistanbul.com/2011/03/the-house-thattoki-built http://reclaimistanbul.wordpress.com/2011/04/04/istanbul1

living-in-exclusion/

Istanblu. Living in voluntery and involuntary exclusion. DIWAN report (2009)

100-170 famiglie 5-10 famiglie 1-5 famiglie RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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03.3|I

5 km

l

Q

uartiere

DiA

y azma

AYAZMA BEZIRGANBAHÇE

Il piano di urbanizzazione portato avanti da TOKI spesso ha incontrato le resistenze della popolazione, restia ad una modernizzazione forzata. Come nel precedente caso del quartiere di Tarlabasi, anche in un’altra zona della città, stavolta popolata prevalentemente da curdi, gli intervanti di demolizione e costruzione previsti hanno trovato non poche difficoltà. Il quartiere di Ayazma è un vero e proprio gecekondu, sorto nella periferia ovest di Istanbul con enormi problemi igienici dovuti agli scarichi tossici che hanno inquinato il piccolo corso d’acqua, un tempo sorgente miracolosa, che dà il nome alla zona. TOKI ha iniziato la sua campagna di riqualificazione dell’area nel 2004. Nel senso comune degli abitanti della zona TOKI è fondamentalmente simboleggiato da immensi, alti e colorati nugoli di torri che si possono vedere dalla parte alta di Ayazma: un agglomerato di 55 torri speculari, con 2640 appartamenti, che stanno cambiando radicalmente il panorama della periferia di Istanbul.

Ayazma fa parte del comune di Kucukcekmece e si appoggia su una sinuosa valle, è un quartiere dalla vita rurale, molto lontana dalla schizofrenica vita quotidiana della metropoli turca. Sorta negli anni cinquanta, soprattutto per mano di curdi che abbandonarono il sud-est turco principalmente per problemi economici, e si insediarono in quelle che erano un tempo zone isolate ma non lontane dalle grandi città turche, su un territorio spoglio ma di proprietà dello stato, a poco a poco è stata risucchiata da un processo inarrestabile di espansione della metropoli. Dopo la prima fase di insediamento, Ayazma esplose letteralmente negli anni novanta, raggiungendo il suo picco massimo di dodicimila abitanti. Parenti di parenti ed amici di amici, in molti raggiunsero Ayazma dalle zone del Curdistan turco. Questa volta però, la nuova ondata non era più mossa da motivi economici, ma era formata da quelle famiglie in fuga dalla guerra.

100 m

100 m

Dal punto di vista dello sviluppo della metropoli di Istanbul, Ayazma si trova in una posizione strategica, tra il nuovo stadio olimpico intitolato al padre della patria Ataturk, alle spalle dell’aeroporto internazionale, e la immensa area industriale di Itikelli. L’area rappresenta quindi una zona interessante dal punto di vista del mercato immobiliare, e rientra nel progetto di rinnovamento della periferia di Istanbul. Alla fine di febbraio del 2006 le imprese appaltatrici della TOKI, cominciarono la demolizione settoriale della parte alta di Ayazma. La maggioranza degli abitanti del quartiere RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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siglarono un accordo con il municipio e la compagnia, e pochi giorni prima della distruzione si trasferirono nelle torri. Chi non riuscì a raggiungere un accordo, o non fu interpellato dalle autorità, fu costretto a costruire una sua baraka, casa di cartone, plastica e legno. Il quartiere di Ayazma divenne così una squatter area. Aspetto interessante è che nel 2004, quando la TOKI iniziava le sue analisi per portare avanti i progetti nella zona, venne fatto un sondaggio tra la popolazione su dove avessero preferito vivere e l’ 86% scelse l’opzione di vivere in una casa individuale con animali ed orto, e non in un palazzo. Questo risultato, unito con la costruzione delle torri, dimostra come gli abitanti delle periferie, attaccati al loro stile di vita tradizionale, non abbiano voce in capitolo nelle decisioni riguardanti la casa, e le loro proteste risultano quasi sempre inutili. Anche in questo intervento come in quello presentato precedentemente, gli abitanti che si trasferiscono nelle nuove case si trovano ad affrontare significativi problemi economici. La cifra mensile inizialmente prefissata di 240 TL è subito, dopo appena sei mesi, aumentata, e a questa vanno poi sommate le varie bollette: dello stipendio medio di un abitante di Ayazma, che si aggira intorno a 1000 TL (560€), per un lavoro spesso occasionale ed è quasi sempre manodopera per il mercato nero, rimangono al mese circa 200 TL per vivere.

fonte: http://makan3am.blogspot.com/2007/04/la-modernizzazione-di-istanbul-non-si.html

0 4 | R

iflessioni

C

onclusi

v

e

Come abbiamo visto i risultati ottenuti dal programma TOKI, che pur parte dagli ottimi propositi di fornire una casa a basso costo alle fasce di popolazione con i redditi più bassi, in molti casi non soddisfano a pieno i bisogni delle persone a cui si rivolgono. Ragioni dei fallimenti degli interventi nei quartieri di Tarlabasi e Ayazma si possono trovare in prima battuta all’interno di ragioni economiche: una casa moderna, costruita secondo la logica dell’urbanizzazione massiccia e della densificazione sotto forma di torre, per quanto possa essere fornita alla popolazione come casa popolare e quindi a basso costo , si porta dietro una serie di costi di gestione e di spese quotidiane che per la maggior parte degli abitanti con un reddito di fascia bassa non può permettersi. Come abbiamo visto molto spesso, quello che nasce come programma per risolvere il problema casa finisce per generare nuovi problemi nella popolazione che si trova costretto a tornare indietro e diventare senzatetto. Le logiche del mercato immobiliare si scontrano anche contro le questioni sociali: gli abitanti dei quartieri destinati alla riqualificazione in quanto all’interno del processo di urbanizzazione della città e compresi in zone dall’alto valore immobiliare, con la politica del TOKI sono costretti a trasferirsi in un contesto di vita che è radicalmente opposto alla tradizione a cui sono fortemente legati. Il passaggio dalla casa bassa con giardino nel quale avere un piccolo orto e alcuni animali per mantenere la famiglia, derivata dal modello del gecekondu, a moderni appartamenti in grattacieli residenziali di venti piani, non è visto di buon occhio dagli abitanti. Allo stesso modo il passaggio dalla vita di quartiere di una collettività fortemente legata e solidale alla segregazione in appartamenti tutti uguali contrasta con i valori sociali della comunità. Un singolare aneddoto sul ritrovamento un giorno in un appartamento, sul terrazzo al quarto piano di un nuovo inquilino proveniente da Ayazma, di una pecora legata con un filo alla ringhiera, sottolinea come le nuove sistemazioni abitative siano in forte contrasto fra opposti stili di vita ed uno spostamento quasi forzato da una forma di vita rurale ad una di tipo urbana provoca disagi nella popolazione. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Secondo ciò che afferma il sociologo urbano Jean Francoise Perouse, dell’Università di Galatassaray, TOKI rappresenta chiaramente l’intenzione dello Stato turco di sradicare una volta per tutte quelle realtà tipicamente turche che sono i gecekondu, che sono aree di edificazione illegale su terreno pubblico, ma che costituiscono più del 40% del suolo delle metropoli. E, riferendosi al caso Ayazma, aggiunge: Ayazma rientra perfettamente nel progetto di modernizzazione di Istanbul, di fare della metropoli un paesaggio ammaliante. Ma in realtà, dietro tutto questo, c’è una vera e propria politica di urbanizzazione forzata. L’idea è quella di trasformare dei soggetti, in grado di provvedere autonomamente al proprio fabbisogno, in individui urbani capaci poi di pagare un affitto. TOKI rappresenta attualmente la principale compagnia pubblico-privata nel campo dello sviluppo in Turchia, e controlla la maggior parte del mercato immobiliare ed i progetti di sviluppo urbano del governo, spesso in collaborazione con i comuni coinvolti nella rinnovazione urbanistica. Il Piano di Azione sviluppato in collaborazione con il governo ha come maggior obiettivo il prevenire la costruzione di case illegali e spostare i suoi abitanti verso case moderne e legali, come è sottolineato nel testo del documento ufficiale. Molti critici, tra cui il sociologo precedentemente citato, vedono in queste parole la ricerca di un alibi sociale, fatto da spostare le persone lontane dalle loro miserabili condizioni di vita, anche con il pretesto del pericolo sismico, per giustificare il recupero di suolo urbano per importanti

investimenti stranieri. Tralasciando le questioni politiche che muovono determinati meccanismi all’interno del mercato immobiliare, certo è che TOKI ha la possibilità di una concreta riqualificazione di importanti zone della città e di fornire ai cittadini delle case più sicure e efficienti, ma molto spesso i risultati ottenuti non portano quel miglioramento nelle condizioni di vita sperato. Quello che manca negli interventi urbani proposti è probabilmente un concreto coinvolgimento della popolazione

nelle scelte che riguardano l’abitare, e quindi il cittadino in prima persona.

Tasoluk

Kayabasi

Basaksehir

Karayollari

Tahtakale Küçükçekmece Bezìrganbahçe Ataköy

Insediamenti TOKI | TOKI settlements

Atasehir

Zümrütevler Çamlik Sülüntepe 5 km

RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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05

ISTANBUL ATTRAVERSO GLI STUDI DI URBAN-AGE

Studi più recenti del gruppo di Urban Age si sono concentrati su Istanbul e hanno prodotto una serie di conferenze e una pubblicazione sugli sviluppi urbani e sociologici della città dal titolo: Istanbul city of intersections. La città, che nel 2010 è stata capitale europea della cultura, è in costante ascesa, la popolazione nel corso dell’ultimo secolo è aumentata esponenzialmente arrivando a oltre 13 milioni, ai quali vanno sommati gli oltre 1,5 milioni di lavoratori che vi arrivano ogni giorno. È una città globale e cosmopolita, in Europa seconda solo a Londra. Capitale di tre imperi, fondata oltre 2000 anni fa, ha subito nel corso della sua storia continue evoluzioni. Quello che è oggi è frutto di una rapida e incontrollata urbanizzazione che ha portato, come visto in precedenza, alla costruzione di insediamenti informali in tutte le zone periferiche che circondano i centri storici affacciati sul Bosforo. Il business district nella parte europea della città non è inferiore a quello della capitale inglese, tuttavia poco fuori si possono ancora trovare insediamenti di fortuna e squatter areas, oltre alle periferie di cemento prodotte dal TOKI. Situata in un punto strategico a cavallo tra due continenti, si trova al centro di un punto di scambio commerciale e sociale. Ha tutti i problemi principali che affliggono una grande città ma anche le risorse per superarli. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Istanbul presenta numerosi tratti in comune con le altre grandi città turche (Ankara e Izmir) e simili pattern di crescita: si tratta di tre città sviluppatesi lungo gli assi di collegamento principali, protagoniste di uno sviluppo interno ad alta densità, i cui centri finanziari hanno subito una grande crescita e sono stati circondati da aree informali. Sono città metropolitane, ma cresciute in una maniera che non ha dato loro le caratteristiche strutturali delle metropoli industriali, si possono chiamare overgrown industrial cities, Le aree verdi sono sostituite dagli insediamenti residenziali, il traffico è congestionato e l’identità storica della città millenaria si sta perdendo. Dopo gli anni 80’ la crescita è cambiata: non più addizioni di singoli edifici e decisioni individuali di piccola scala, le città sono mosse da grandi progetti, spinti anche da interventi governativi. Non solo grandi interventi di mass housing, ma anche relativi alla sfera produttiva e dei servizi.

XV sec

2000

XIX sec

1950

0 1 | D ensit à e T essuto U rbano Istanbul, come si può vedere dalle carte prodotte da Urban Age, a differenza di quasi tutte le più grandi città analizzate, racchiude all’interno dei suoi confini amministrativi quasi tutte le zone edificate continue della regione urbana. Questo è uno dei tratti che distingue la città turca da alcune delle più grandi megalopoli come San Paolo o Mumbai , nelle quali i centri amministrativi contengono solo rispettivamente il 56% e il 65%. Altro dato significativo analizzato è la variabilità in land take delle città in risposta alla loro posizioni

geografiche e alle differenti densità. Quello che emerge per Istanbul è che storicamente, l’impronta della città si è sviluppata verso l’interno dai bordi europei e asiatici del Bosforo e lo stretto oggi copre circa il 16 per cento della Provincia. Le immagini successive mostrano come l’abitato di Istanbul si sia ampliato dal periodo antecedente il XV secolo al 2000. In epoca tardoottomano, la città cominciò a svilupparsi dal penisola storica sul Bosforo. Nel 1950, l’abitato occupava un’area estesa lungo l’asse Est-Ovest, che copre la maggior parte delle Costa del Mar di Marmara sul lato anatolico. Tra il 1950 e 1970, la

1970

1990

ISTANBUL PEAK 68.602 pp/km2 RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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prima ondata di migrazioni su larga scala ha portato con sé gecekondu, gli insediamenti occuparono vaste aree nelle periferie. Lo sviluppo industriale ha continuato a promuovere migrazione, e nel 1990, le riserve forestali e idriche hanno cominciato di essere minacciate da uno sviluppo incontrollato, ulteriormente alimentato per l’apertura di due ponti che attraversano il Bosforo. Dal 2000, l’abitato si sviluppa anche verso l’esterno da entrambe le coste, europea e asiatica. Una parte significativa di questa recente espansione può essere legata allo sviluppo di gated communities per i più ricchi della città o ad alloggi di massa per le classi medie. La densità di una città è in gran parte determinata da vincoli topografici e dalla posizione dei trasporti pubblici e di altre infrastrutture, ma anche da fattori ereditati dalla pianificazione urbana e dallo sviluppo. Molto spesso l’alta densità è associata esclusivamente agli ambienti urbani poveri e sovraffollati, in realtà può anche consentire una migliore qualità della vita e di ridurre l’impatto ambientale delle città favorendo l’uso della bicicletta e gli spostamenti pedonali. In questo modo, le aree ad alta densità urbana possono migliorare la vivibilità della città e rendere l’offerta di trasporto pubblico più praticabile. A Istanbul, i livelli di densità sono elevati, in particolare rispetto ad altre città occidentali. La densità di punta della città, di 68.602 abitanti per km2, è ben al di sopra della punta massima di Manhattan, e la media entro un raggio di 10 km è di almeno il 30% superiore a quella di qualsiasi altra città americana ed europea. Istanbul mostra anche una netta differenza tra la parte europea e asiatica: mentre i livelli di densità sul lato europeo variano in misura considerevole - vi è il punto più alto, ma anche alcuni tra i punti di densità più bassi - nella parte asiatica invece il livello è molto più omogeneo ed è dominato dalla fascia a media densità di circa 20.000 abitanti per km2. Per oltre 2000 anni la città di Istanbul si è modellata e rimodellata più volte creando una molteplicità di livelli differenti all’interno del suo tessuto urbano, che hanno tentato in maniera diversa a rapportarsi alla situazione topografica dello stretto del Bosforo che fortemente influenza la morfologia della città. La realizzazione dei due ponti ha permesso di collegare due continenti, ma anche provocato un intenso sviluppo residenziale, formale e informale, da entrambi i lati dello stretto. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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NENEHAUTUN ESENLER 68.602 pp/km2

CUKURKUMA GEYOGLU 23.383 pp/km2

ACARKENT BEYKOZ 1.320 pp/km2

Più di altre metropoli, Istanbul, presenta una grande varietà tipologiche di sviluppi urbani. Una griglia regolare di strade domina la struttura del distretto di Pangalti, dove permane un forte senso di comunità all’interno del quartiere. La già citata Tarlabasi offre una conformazione spaziale più complessa: il cuore del distretto di Pera è però stato tagliato dai suoi sobborghi di Beyoglu dalla costruzione del boulevard Tarlabasi negli anni ’80. Il lato dell’Anatolia che era per lo più composto da terreni spogli e non costruiti, in seguito alla realizzazione dei ponti si è prestato ad un nuovo sviluppo urbano, e le sue colline hanno accolto dei quartieri di lusso e delle gated communities, come nella zona di Anadolu Kavagi. Gli insediamenti informali dei gecekondu, caratterizzano invece molte aree vicino alle zone industriali della Marmara come Gülensu del distretto di Maltepe. Le strade, gli edifici e gli spazi formano il DNA della crescita urbana, ovvero i modelli attraverso i quali la città può crescere. Queste disposizioni spaziali sono fondamentali per la vivibilità delle città, per la qualità della vita che possono offrire i loro abitanti, per la densità che possono sopportare, e per la loro flessibilità nell’adattarsi al cambiamento e alla crescita. Le immagini successive aiutano a visualizzare la microstruttura dei quartieri urbani, come gli edifici (in nero) e spazi aperti (in bianco) si uniscono per creare un insieme integrato urbano. Le mappe qui presentate illustrano il rapporto tra forma urbana e densità a Istanbul in tre quartieri - ad alta densità, di medio livello densità e bassa densità – ognuno RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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per un km2. Il primo quartiere è Nenehatun nel distretto di Esenler, situato sul versante europeo, vanta la densità di punta della città (68.602abitanti per km2). Con una popolazione di oltre mezzo milione, il distretto è stata regolata tra il 1960 e il 1990 ed è composto da condomini di cinque e sei piani. Il secondo quartiere è Çukurcuma nel distretto di Beyoglu sul versante europeo. Separato dalla città vecchia dal Corno d’Oro, questo quartiere è il centro dell’arte, del divertimento e della vita notturna di Istanbul. E’ abitato da 250.000 persone con una densità di 23.383 abitanti per km2 ed è principalmente composto da blocchi di città storica. Il terzo quartiere è Acarkent nel distretto di Beykoz, a bassa densità nella zona nord-ovest: nuova zona residenziale, è composto da file di identiche case unifamiliari con piscine e giardini. Con una densità pari a 1.320 abitanti per km2, il suo tessuto urbano è 18 volte meno denso Çukurcuma e 52 volte meno densa Nenehatun. obilit à e

T

A Istanbul, come in altre grandi città come San Paolo e Shanghai, la rete di trasporto pubblico è scarsamente utilizzata e molte zone sono lasciate senza alcun accesso a una stazione ferroviaria o di metropolitana. La costruzione della rete metropolitana è attualmente in corso per ampliare i 76 km esistenti e portarli a 231 km entro il 2015, anche se i finanziamenti per completare l’opera non sono ancora assicurati. Intanto sono stati aggiunti 9 km alle linee di Metrobus (BRT) per aumentare la lunghezza totale del sistema a 50 km. Il BRT della città, inaugurato nel 2007, ha il suo percorso in una corsia dedicata che attraversa il Ponte sul Bosforo tra Avcilar sul lato europeo, a Kadıköy sul lato anatolico; l’estensione farà proseguire la tratta da Avcilar a Beylikdüzü sul versante europeo e prevede di incrementare l’attuale uso quotidiano di 1.170.000 passeggeri

rasporti

Le infrastrutture dei trasporti sono, secondo gli studi sulla città di Urban Age, un aspetto fondamentale della forma urbana, che permette la centralizzazione delle funzioni economiche e la sistemazione della popolazione in crescita lungo le linee di metropolitana, ferrovia e autobus. Dove le infrastrutture di trasporto pubblico non funzionano, dominano enormi autostrade che determinano una forma più tentacolare di sviluppo e più congestionata, l’uso dell’auto privata corre

al giorno. I sistemi di trasporto delle città riflettono anche lo sviluppo economico locale e la forma urbana. L’andare a piedi domina come una forma di trasporto non solo in città progettate per essere pedonali, ma anche come risultato di vicinanze create da alti livelli di densità urbana o quando l’accesso ai trasporti pubblici e privati motorizzati è limitata. Il camminare rappresenta il 45% dei viaggi degli abitanti di Istanbul. Il traffico congestionato è una caratteristica di tutte le megalopoli, ma questo è particolarmente vero nel caso di Istanbul. La geografia di Istanbul è in parte la causa dei problemi di traffico: ci sono solo due ponti per attraversare da est al lato ovest, si stima che oltre 380.000 veicoli attraversano lo Stretto ogni giorno a fronte di una capacità di solo 270.000 veicoli al giorno. Di seguito sono presentati i risultati di alcuni sondaggi svolti da Urban Age per studiare la città. Tempo di viaggio per le destinazioni chiave

attuale accettato

40

40 Minutes

0 2 | M

generalmente più veloce della costruzione di strade.

27

20

Administrative city Intercity rail Regional rail Underground/metro/BRT Planned extensione

20

23

22

22

23

19 18

14

15

15

13

13

12 10

0 pubblici

commerciale

RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Viaggi per le principali attività giornaliere

50%

48

uomini donne

41

40%

30%

20%

17 13

11 10

10%

7

18 12

11 6

5 1

0

0

lavoro educazione negozi assistenza tempo sanitaria libero

ricerca

personale

Tempi di ritorno giornalieri dalle principali destinazioni 35

30%

20%

18 16 13

10% 7 4

3 1

0

0-19

20-39

40-59

40-79

80-99

100-11

2

120-139 140-159 160-19

Visione del pubblico sul sistema di trasporti investimenti sul trasporto sotterraneo espandere la rete dei metrobus

19%

tassa di circolazione 10% espandere i limiti di targa 8% costruire più strade e autostrade 7% adottare tutte le politiche 6% investire in infrastrutture pedonali e ciclabili 6% costruire il terzo ponte 3%

32%

1 200+ minuti

0 3 | S ondaggi : Q ualit à D ella V ita e F attori A mbientali 32%

Un interessante studio statistico è stato svolto dalla London School of Economics attraverso il programma Urban Age per valutare la posizione globale di Istanbul. Situata in una economia dinamica dei mercati emergenti, Istanbul è una megalopoli moderna, piena di contrasti, come abbiamo visto ha avuto una rapida crescita con una relativamente poco efficace pianificazione, che ha portato grandi problemi: alto tasso di disoccupazione, una crescente economia informale, occupazione non controllata del suolo, diffusione delle baraccopoli, sistema di trasporti pubblici insufficiente e congestione del traffico, inquinamento dell’aria e dell’acqua. Un discorso analogo potrebbe essere fatto anche su São Paulo, o addirittura Mumbai; nonostante Istanbul sia una città con più di due millenni di storia, mentre São Paolo sia stata essenzialmente realizzata tra il XIX e il XX secolo, è più simile alla Cosa piace di più agli abitanti a proposito della città opportunità di lavoro

53%

servizi per la salute scuole università trasporti negozi

19%

10% parchi e spazi aperti 10% sport e tempo libero 9% musei e galleri d’arte 5% vita notturna 3%

Il coefficiente di Gini1 per Istanbul è 0,43, mentre per São Paolo è 0,61 - uno dei più alti livelli di disuguaglianze nel mondo. In termini di sviluppo economico, la città brasiliana fa meglio, essendo considerata la 19^ città più ricca in termini di PIL a parità di potere d’acquisto, mentre Istanbul occupa il 34° posto. L’indagine confronta i dati economici con le opinioni dei cittadini, le priorità e le aspettative sulla qualità della vita. Analizzando i risultati a Istanbul i principali problemi risiedono nel traffico e nel costo della vita. Quando si tratta di cose che potrebbero migliorare la qualità della vita, l’educazione si distingue come un problema per Istanbul.

45% 40%

20%

città brasiliana piuttosto che a molte altre città europee o del Medio Oriente in termini di suo sviluppo sociale, economico e urbano. Entrambe le città sono situate in paesi che hanno posizioni simili nella maggior parte dei indicatori economici e sociali: HDI (Human Development Index), l’aspettativa di vita, tasso di alfabetizzazione degli adulti, la disoccupazione e la povertà. In termini di disuguaglianza di reddito Istanbul si trova in una migliore posizione rispetto a São Paulo.

Per quanto riguarda le questioni ambientali vi è una forte preoccupazione in parte legata alla minaccia di disastri naturali, come il rischio di terremoti. Ciò può essere causato dal fatto che il 57 per cento degli intervistati sono a conoscenza degli effetti dei cambiamenti climatici sulla loro città.

Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano C. Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione.

1

RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Di seguito sono riportati i risultati dei sondaggi circa le questioni ambientali. Cosa migliorerebbe di più la qualità della vita educazione

la vita dei miei nipoti/figli

passare all’energia solare

88%

la scomparsa di specie animali

30%

servizi sanitari

implementare l’uso di energia eolica

regolare/incentivare i cambiamenti nei consumi

38%

50%

potenziali guerre e conflitti potenziali migrazioni

promuovere l’uso della bicicletta

34%

44%

regolare il consumo energetico

41%

ridurre i viaggi aerei

Cosa preoccupa di più gli abitanti della città traffico

54%

crimini

sicurezza trasporti

20% opportunità di lavoro 13% costo della casa 8% diversità della popolazione 8% sovraffollamento 5% tipologie di case 4%

27%

15%

Cosa si sta facendo per ridurre i cambiamenti climatici

Preoccupazioni ambientali per la città

ridurre i consumi d’acqua

aumento dellacarenza d’acqua

72%

55%

costo della vita

54%

74%

56%

gli effetti sulla mia situazione economica

30% miglioramento trasporti pubblici 7% polizia 7% alloggi a prezzi accessibili 6% sicurezza terremoti 5% controllo immigrazione 4%

54%

ridurre l’uso della macchina

67%

41%

59%

regolare il mercato dell’energia

67%

l’ambiente naturale globale

76%

consapevolezza/educazione

74%

il mio ambiente fisico

45%

traffico sicurezza/crimini

Politiche più ragionevoli per ridurre i cambiamenti climatici

la mia vita e la mia salute

77%

ambiente

Le ragioni delle preoccupazioni circa l’ambiente

44%

ridurre i consumi di energia 64%

riciclaggio

63%

ondate di calore

54% 52%

diminuzione della qualità dell’acqua 49% aumento siccità

40%

42%

forte umidità

72%

76%

ridurre i consumi di oggetti usa e getta 20%

68%

incendi delle foreste

46%

39% 36%

scegliere trasporti a favore dell’ambiente 18%

38%

28%

usare borse riutilizzabili 17%

n/a

comprare prodotti di stagione e locali 14%

27%

acquistare carburanti più efficienti 14% 18%

ridurre l’usoedella macchina 13%

81%

desrtificazione

innalzamento livello del mare

34%

intrusione di acqua salata

33%

aumento della disuguaglianza

33%

impatti sulla biodiversità

32%

tempo insolito

32%

diffusione di malattie

29%

diminuzione dell'offerta alimentare

29%

impatti negativi sul turismo estivo

26% maggiore fabbisogno energetico per il raffrescamento estivo

25%

22%

passare a fornitori di energia rinnovabili

effetti negativi su siti culturali e storici aumentato le tensioni etniche o religiose

11% 8%

ridurre i viaggi aerei 9% 12%

usare fonti energie rinnovabili 5%

9%

Istanbul EU27

Dati e immagini tratti da Istanbul: city of intersections,

Urban Age Istanbul conference, 2009

RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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06 I PROGETTI ALTERNATIVI

Come si è osservato nei capitoli precedenti i casi di sfratto apportato dall’agenzia TOKI sono numerosi. La risposta degli abitanti delle varie zone costretti ad allontanarsi dalla propria casa ha assunto forme diverse a seconda delle zone. Dei casi trattati in precedenza i quartieri di Tarlabasi e Sulukule sono due esempi emblematici: per il primo è partito un movimento culturale che mira alla riqualificazione della zona per la comunità, per il secondo si è arrivati alla proposta di un vero e proprio progetto alternativo. La resistenza di Tarlabasi si muove per lo più sul web con un interessante blog, http://www.tarlabasiistanbul.com, già citato in precedenza, fondato da Jonathan Lewis, un fotografo documentarista, e da Constanze Letsch, giornalista freelance che si è occupata dei problemi generati dal fenomeno della gentrificazione. L’obiettivo di questo blog è quello di promuovere le storie degli abitanti e di raccontare la vita della comunità, affrontando le questioni relative al progetto di demolizione e ricostruzione in atto per Tarlabasi, e i suoi sfratti forzati. Il caso di Sulukule ha avuto più fortuna, arrivando a definire un vero e proprio progetto alternativo studiato per gli attuali residenti, in contrasto con RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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quello proposto dalla municipalità.

01|P

rogetto

P

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S

Aree Storiche / Archeologiche / Culturali ulukule

Sulukule, quartiere di tradizione rom, nel distretto di Fatih, è stato scelto come zona da risanare nel progetto di riqualificazione della città di Istanbul. Come visto in precedenza, gli abitanti della zona sono stati sfrattati con la forza e in seguito alla loro partenza sono iniziate le demolizioni in tutta l’area. Oggi, su 5000 abitanti, solo 75 sono rimasti nel quartiere: inizialmente circa 300 famiglie furono trasferite in una zona di Social Housing TOKI a Tasoluk, un quartiere situato a circa 40 chilometri dal centro della città. A seguito della loro trasferimento, in realtà, molte famiglie andarono incontro ad un secondo sfratto per l’impossibilità ad adattarsi alle nuove condizioni economiche. La maggior parte degli sfrattati tornarono a Sulukule, come senza tetto. La crisi di Sulukule ha creato un vasto seguito tra organizzazioni nazionale e internazionali, tra questi un gruppo di attivisti locali hanno costituito la Piattaforma Sulukule, che si è mossa con pratiche di resistenza e solidarietà, ma soprattutto redigendo un piano alternativo per la riqualificazione dell’area nell’agosto del 2008, con il nome di Autonomous Planners Without Borders.

mura storiche area mura storiche parcella monumento architettonico edificio monumento architettonico parcella edificio pubblico edificio pubblico area verde percorso dell’antico canale in seguito a scavi archeologici area intervento limite mura

In seguito a numerosi discussioni, anche per evitare una pessima pubblicità per TOKI, fu permesso all’associazione di presentare la propria alternativa al piano del comune completamente indipendente. TOKI ha però RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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acconsentito al nuovo progetto solo a fronte di due condizioni. In primo luogo il nuovo piano non avrebbe dovuto annullare nessuno degli accordi fatti con i nuovi proprietari, ottenuti subito dopo le prime espulsioni. Il secondo vincolo invece riguardava il fattore tempo concesso per la nuova proposta, estremamente limitato. In questa situazione, attori diversi, provenienti da contesti diversi, sia in termini di professione sia come grado di coinvolgimento nel problema, hanno partecipato al processo di elaborazione del piano alternativo, di cui una delle difficoltà principali, è stata quella di essere un prodotto di un processo partecipativo multiattore. Vi hanno partecipato Circa 60 studiosi, esperti di varie discipline, urbanisti, architetti, sociologi, antropologi, giuristi, esperti locali di sviluppo economico, psicologi, per progettare uno sviluppo che consenta di vivere in condizioni migliori e per creare nuove opportunità di lavoro, programmi socio-economici e culturali.

6. Programi socio-economici per rafforzare la comunità 7. Creazione di nuove opportunità di lavoro per i iresidenti per uno sviluppo sociale sostenibile 8. 15.000 m2 di spazi verdi Destinazioni d’uso

monumenti architettonici edifici pubblici edifici registrati area verde edifici 2 piani edifici 3 piani edifici 4 piani servizi

zona verde residenziale area ricreativa area giochi per bambini anfiteatro percorso pedonale area intervento limite mura

0 1 . 1 | O bbietti v i D ella P ianificazione 1. Conservazione e sviluppo: in termini di densità e di rapporto con la storia e i valori archeologici della regione 2. Diritto alla casa: in linea con la realtà dei programmi per il sostegno economico per le fasce più basse di popolazione. 3.. Sopravvivenza della millenaria cultura Rom. 4. Approccio partecipativo multi-attore 5. Opportunità per gli ex-abitanti sfrattati di ritornare nel quartiere RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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0 1 . 2 | C riteri D i P rogettazione

0 1 . 3 | A

Tipologie di residenze

// Vivibilità Sostenere lo sviluppo sociale e culturale Migliorare la qualità degli spazi Salute, istruzione e servizi urbani Sviluppo economico locale Eliminazione criminalità

(A3) 25 m2

(A) Unità con cortile piano terra 40-25-15 m2

(A2) 25 m2

// Partecipazione Abitanti del quartiere Organizzazioni sociali Trasparenza e responsabilità // Valore d’uso Difendere il diritto alla casa Progetti di alloggi a prezzi accessibili Case popolari // Cultura della vita

erdi

mura storiche edifici registrati pacelle edifici registrati unità abitative edifici pubblici

(A) Unità con cortile piano primo 40-25-15 m2

(E) 85 m2

Proteggere le tradizioni Ampliare le possibilità di espressione per la cultura rom // Conservazione e sviluppo

V

Gli spazi verdi assumono una grande importanza: in totale è prevista una superficie di 15.000 m2, che ospita varie funzioni del (aree di attività espositive, campi sportivi, parchi giochi, aree ricreative, giardini, un anfiteatro, ecc.). Le aree verdi sono a disposizione di tutte le fasce di popolazione presentandomotivi di interesse per residenti di tutte le età. L’area espositiva pubblica progettataa è integrata nella zona della Moschea Mihrimah insiema a Laboratori d’Arte.

(C) 70 m2

(D) 80 m2

ree

giardino pubblico

(G) 135 m2

(A1-B) 60 m2

Valori archeologici, storici e culturali: proteggere il quartiere e fornire servizi a Istanbul

area gioco bambini

spazio versatile

area ricreativa area sportiva

(G) 90 m2 RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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0 1 . 4 | A

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C

ommerciali

La popolazione del quartiere ha bisogno di

lavoro: una delle priorità del progetto alternativo è

quella di creare nuove aree dedicate al commercio

e alla creazione di posti di lavoro. Il progetto prevede circa 6.000 m2 di unità commerciali. area ricreativa passaggio pedonale

Si vuole dare anche una nuova spinta al

turismo, il cui cuore è visto in Kaleboyu Street sulla quale si affacciano edifici con un cortile al cui

piano terra vi sono locali per la produzione, mentre

spazio espositivo all’aperto

al primo piano unità commerciali con residenza

area gioco bambini area ricreativa

annessa per il proprietrio.

piattaforma di legno anfiteatro passaggio tra le mura

passaggio pedonale spazio versatile

giardino

area gioco bambini area sportiva

mura storiche edifici registrati unità abitative unità commerciali edifici di coordinamento interazione tra culturale e turismo spazi verdi spazi verdi privati RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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0

1

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E

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Il progetto alternativo, in seguito ad un’analisi dell’accessibilità ai servizi presenti nell’area, ha posto l’attenzione sulla costruzione in particolare di tre nuovi edifici pubblci per rafforzare la struttura socio-economica e culturale del quartiere.

// Quartiere Ristorante Ristorante di 250 m2; per fornire agli abitanti a reddito più basso un’alimentazione sana per risolvere i problemi di salute causati dalla malnutrizione.

// Multi-Purpose Community Centre (ÇATOM) centro di 400 m2 per l’istruzione, la salute e centro di accoglienza per le fasce più povere, oltre a strutture per promuovere lo sviluppo micro-economico della zona attraverso corsi di formazione professionale. _centro consultivo _centro per l’infanzia _centro per le donne _centro per gli anziani _unità per i diritti civili _ufficio sanità _ufficio lavoro (corsi developlment)

di

formazione

professionale,

business

// Multi-Purpose Community Centre (ÇATOM) Obiettivo principale è quello di ristabilire la vita del quartiere, il miglioramento sociale, economico, spaziale e culturale per garantire la sostenibilità in un modello di gestione partecipativa. Il centro di coordinamento si trova su Kaleboyu Street, sulla via commerciale e turistica principale del nuovo intervento. Sono previsti 250 m2 per garantire la programmazione, l’attuazione, il monitoraggio e la comunicazione di tutte le attività finalizzate allo sviluppo di quartiere. _Ufficio Informazioni _Produzione, manutenzione, riparazione e supporto per le Social Housing

Dati sul progetto alternativo tratti da http://www.sulukuleatolyesi.blogspot.com Immagini progetto alternativo sono state realizzate da Emrah Kavlak http://emrahkavlak.com/sulukule-alternative-urban-plan/ RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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ARMUTLU

07 ARMUTLU

TAKSIM GALATA FATIH

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0 1 | S

v ilu p p oe

S

toria

1946

Armutlu è un quartiere di Istanbul nella municipalità di Besiktas. Si tratta di un quartiere gecekondu sorto fondamentalmente negli anni ‘80. Poli attrattivi per gli abitanti che hanno deciso di costruire in questa zona la loro casa sono stati sicuramente da un lato la presenza di alcune piccole fabbrica e attività che davano nuove opportunità di lavoro, dall’altro la costruzione e l’apertura nel 1984 del secondo ponte sul Bosforo. Il terreno su cui si è sviluppato in poco tempo un perfetto gecekondu fatto di ripari di fortuna, ma anche di edifici pluripiani, è di porprietà dell’Università I.T.U. il cui campus si trova a pochi Km a nord di Armutlu. Altro aspetto significativo della zona che sicuramente ha svolto una funzione attrattiva per lo sviluppo dell’insediamento va cercata nella conformazione del terreno: Armutlu infatti sorge su di una collina a nord della super strada. L’orografia dell’area ha fortemente influenzato la struttura del gecekondu che ha appoggiato sui ripidi pendii della collina gli edifici sfruttandone l’inclinazione per favorire il flusso delle acque. Ed è sulla parte più alta della collina che si sono poi sviluppati i centri più importanti per la comunità: la Moschea principale, la via commerciale e la stazione degli autobus.

1966

1982

Come si può vedere dalle foto aeree datate 1946, 1966 e 1982, è negli anni‘80 che il gecekondu è esploso arrivando a una conformazione simile a RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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quella attuale.La situazione attuale di Armutlu è quella di un quartiere gecekondu in cui a fianco delle residenze sono sorte anche numerose piccole attività commerciali in cui molti degli abitanti sono occupati, vi sono anche alcuni servizi di base come un piccolo centro sanitario, una scuola e un centro culturale. La maggiorparte degli edifici autocostruiti sono a uno o due piani ma sono presenti anche sporadici casi, soprattutto verso il centro, di edifici fino a 7 livelli fuori terra. La qualità architettonica è chiaramente scarsa, tuttavia la presenza di edifici slum è ridotta

a pochi casi concentrati soprattutto nelle zone più periferiche e di nuova occupazione. Altro dato importante da segnalare riguarda il verde non progettato, la cui presenza è molto significativa e rappresenta una grande risorsa per uno sviluppo della zona. Armutlu è quindi un perfetto esempio di gecekondu che ben si presta a uno studio di upgrade che può avvenire attraverso diversi aspetti che successivamente verranno trattati.

0 2 | I

ntorno

D

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A

rmutlu

Gli schemi di seguito proposti analizzano l’intorno di Armutlu. La zona su cui sorge il gecekondu è ricca di zone di interesse: in primo luogo la superstrada a sud e il Bosforo a est. Nell’immediato intorno di Armutlu si trovano due campus universitari, quello della Istanbul Teknik Üniversitesi (I.T.U.) a nord-ovest, proprietaria del terreno, e quello della Università Bogazici a sud-est. Una zona militare e due business district completano il quadro insime al centro sportivo e al porto di Emirgan sulle rive del Bosforo. Per quanto riguarda il verde che circonda Armutlu sono presenti nelle immediate vicinanze alcuni grandi spazi per lo più non progettati, la maggior parte del verde è infatti di tipo boschivo spontaneo; sono molto ridotte le superfici destinate al verde urbano e ai parchi. Nella macrozona che circonda Armutlu ci sono svariate tipologie residenziali. Zone di insediamenti informali si possono trovare in prossimità dei confini a est e a sud di Armutlu, dall’altro lato della superstrada; tuttavia la maggiorparte dei nuclei residenziali sorti in questa area rientrano nella tipologia di case pianificate per il ceto medio. E’ comunque significativo notare anche la presenza a sud di gated communities perun ceto più ricco, per sottolineare la coesistenza nella stessa area di tutte le fasce di popolazione.

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SS BUSINE E R T N E C

AREE DI INTERESSE

I.T.U. CAMPUS

AR EA

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ARMUTLU

BU

UNIVERSITA’ BOGAZICI

SIN ESS CEN TRE

GOLDEN HORN

ARMUTLU

BOSFORO

80% della popolazione di Armutlu vi è arrivata dopo il 1980. Nella prima fase vi erano case rurali, successivamene sono stati allargati gli insediamenti esistenti, fino a costruire edifici di 6 piani

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AREE RESIDENZIALI

AREE VERDI

gated communities | classe media | gecekondu

foreste parchi verde urbano

RESITPASA

EMIRGAN

ARMUTLU

ARMUTLU

BALTA LIMANI

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RUMERI HISARI

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BOSFORO

BOSFORO KULTUR

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0

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Per meglio capire la struttura di Armutlu sono state fatte alcune analisi del territorio i cui risultati sono stati riportati in alcune tavole. La prima tavola riporta un rilievo orografico della collina su cui sorge il gecekondu: i pendii sono abbastanza ripidi e si passa da 10m sopra il livello del Bosforo a 100m, in una distanza ridotta. Il terreno di Armutlu è stato quindi un aspetto determinante dello sviluppo passato dell’insediamento e dovrà rimanere al centro anche della riprogettazione. La conformazione a collina ha anche facilitato il posizionamento dei centri principali del quartiere sulla parte più alta, si può notare come ci sia stato uno sviluppo naturale degli agglomerati intorno a questi centri; gli ultimi edifici costruiti in epoche più recenti, infatti, hanno trovato spazio solo hai margini del territorio. Sempre tenendo in considerazione la conformazione orografica, seguono una serie di analisi sugli edifici presenti: prima riguardo alle destinazioni d’uso, quindi all’utilizzo delle aree, e infine relativamente all’altezza dei fabbricati. La maggior parte degli edifici presenti sono a carattere residenziale, lungo gli assi principali e concentrati verso le centralità dell’area vi sono anche numerosi edifici misti residenziali-commerciali o esclusivamente commerciali. Sono presenti anche alcune piccole attività produttive. A livello di servizi per la comunità si possono elencare tre Moschee, una scuola, un centro culturale e un ambulatorio. Per quanto riguarda gli edifici abitativi la quelità architettonica non è molto elevata e si possono trovare anche esempio slum, soprattuto ai margini di Armutlu. La maggior parte degli edifici è di uno o due piani, alcuni edifici più alti, fino a sette piani fuori terra, sono concentrati in quele zone più centrali che hanno avuto uno sviluppo maggiore. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Dall’analisi di utilizzo delle aree si può notare come vi sia una buona concentrazione di aree verdi, per lo più non progettate, soprattutto in una fascia che circonda l’insediamento abitato, si tratta di una zona ampia con delle interessanti potenzialità di sviluppo. Nella zona vi è un solo parco urbano attrezzato di piccole dimensioni, tuttavia molti degli edifici residenziali posseggono un proprio appezzamento di verde privato spesso utilizzato come orto. Sono infine presenti alcune aree vuote che potrebbero essere oggetto di trasformazione. A livello di densificazione non è possibile effettuare delle stime precise per amcnazna di dati certi relativi ai numeri della popolazione di Armutlu. La superficiè del gecekondu è di circa 1.367.000 m2, sui quali sono presenti circa 3500 edifici, analizzando la struttura dell’agglomerato urbano si può osservare come eventuali operazioni di densificazione siano possibili. Dal punto di vista della viabilità e dell’accessibilità alla zona, si può vedere come Armutlu sia circondata da una strada principale a traffico elevato che la connette anche alla superstrada e al secondo ponte sul Bosforo. Oltre alla strada intorno alla collina vi sono altri due assi principali di traffico che sono anche le vie più commerciali, che percorrono longitudinalmente e trasversalmente il gecekondu collegando gli snodi principali. Dal punto di vista viario si possono riconoscere tre centri fondamentali: a nord, verso

il campus universitario, a sud in prossimità del cavalcavia che sormonta la superstrada e porta verso Taksim e Kalabatas, e sulla parte più alta della collina dove vi è una piazza, nei pressi della Moschea principale, sede di una stazione di autobus di linea. La ramificazione delle strade interne è nonpianificata e segue dove possibile i pendii della collina: a livello gerarchico alcune strade principali sono dirette verso i principali assi di comunicazione e i centri della vita urbana, quindi altre strade uniscono queste tra di loro formando isolati irregolari. Come avviene nella formazione dei quarteri dei gecekondu anche ad Armutlu le costruzione delle strade avviene solo in seguito alla realizzazione degli edifici abitativi, il tracciamento delle vie di comunicazione quindi è determinato dalla conformazione dell’agglomerato urbano e ne segue la logica. L’area non è particolarmente trafficata a livello automobilistico tuttavia si può notare una mancazna di zone di parcheggio e di veri e propri percorsi pedonali che potrebbero facilitare la salita per i ripidi pendii della collina. Per quanto riguarda i trasporti pubblici, la fermata della metropolitana M2 diretta a Taksim non è lontana, si trova in prossimità del campus universitario. In totale nella zona passano quattro linee di autobus che la collegano con Kalabatas, Levent, Sisli dove è anche possibile raggiungere una fermata della metropolitana.

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All’interno di Armutlu sono presenti diverse tipologie di edifici per destinazioni d’uso differenti: // Edifici pubblici: moschee, centri sanitari, edifici per l’istruzione // Edifici commerciali // Piccole attività produttive // Edifici residenziali:

// Residenziale /1 _ bassa densità: case private _ 1-3 piani _ spazio verde privato ad uso orto _ posizione: sui pendi, più lontano dalla parte più alta della collina. Spesso le curve di livello del terreno non sono seguite dall’edificazione

a. 1-2 piani fuori terra indipendenti con piccolo spazio verde privato, a volte caratterizzati da sopraelevazioni successive, costruiti con le più svariate tecniche edilizie b. 3-7 piani: piccoli complessi residenziali con appartamenti realizzati in edilizia tradizionale fatta di calcestruzzo e laterizio c. Edifici residenziali pluripiano con spazi commerciali al piano terra d. Baracche slum La struttura dell’agglomerato urbano di Armutlu è estremamente complessa e variegata: anche se a prima vista, analizzando la planimetria si può notare una certa uniformità nell’occupazione degli spazi, in seguito ad un’analisi più attenta e focalizzata su più aspetti, quali l’orografia del territorio, le tipologie di edifici e le relative altezze o la densità edificatoria, si possono trovare situazioni diverse che aumentano la complessità del costruito. In un insediamento informale di un gecekondu ogni edificio, ogni famiglia che si trasferisce in città dalla campagna ha una propria storia influenzata dalle disponibilità economiche, dai materiali reperiti per la costruzione, dalle caratteristiche e dalla pendenza del terreno su cui è stata edificata la casa, ma anche dallo sviluppo successivo che ha avuto l’intorno o persino l’isolato. Non potendo studiare ogni singolo casa nel dettaglio si è cercato di trovare alcuni aspetti in comune che si ripetessero in diversi edifici e si è arrivati a definire otto situazioni principali che si presentano nelle varie parti del quartiere, visibili nella TAV#07 allegata.

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// Residenziale /2 _ alta densità: case private _ 1-3 piani _ spazio verde privato molto limitato, spesso in comune _ posizione: più prossime alle zone centrali del quartiere e alle zone più alte della collina

// Residenziale /3 _ alta densità: appartamenti _ 4-7 piani _ spazio verde privato assente _ posizione: in prossimità dei centri di quartiere, delle aree commerciali sulla parte alta della collina

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// Residenziale /4 _ media densità: case private a schiera _ 1-3 piani _ spazio verde privato ridotto _ posizione: suipendii seguendo l’andamento delle curve di livello. Gli edifici sono allineati alla strada

// Residenziale /5 _ media densità: misto case private e appartamenti e baracche slum _ 1-5 piani _ spazio verde privato in alcuni casi _ posizione: nelle aree di ultimo sviluppo, nei bordi esterni, soprattutto sul fronte ovest della collina

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// Residenziale /6 _ bassa densità: baracche slum, non tutte sono raggiunte da una strada _ 1-2 piani: costruzioni di fortuna con materiale di recupero _ spazio verde pubblico _ posizione: sui pendii più ripidi nella zona a nord

// Aree commerciali /1 _ alta densità: blocchi di appartamenti misti a servizi pubblici e ad aree commerciali e produttive; 1-7 piani _ spazio verde assente _ posizione: lungo le strade principali che portano ai centri di quartiere sulla sommità della collina

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// Aree libere /1 _ media densitĂ : blocchi di appartamenti misti e case privatead aree commerciali e produttive _ 1-7 piani _ spazio verde ad uso pubblico _ posizione: intorno a piazze o aree libere di edifci pubblci

// Aree verdi /1 _ posizione: vegetazione non progettata intorno al costruito di Armutlu, sui pendii piĂš ripidi che separano la collina dalla superstrada e nella zona a nord e a ovest verso il campus universitario

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0 4 | I p otesi D i I nter v ento P reliminari Come si è potuto osservare dalle precedenti analisi Armutlu rappresenta un perfetto esempio di insediamento informale della ciità di Istanbul; la sua situazione pur non essendo paragonabile a quella delle favelas brasiliane o delle shantytown sudafricane è comunque estremamente interessante e un significativo aumento della qualità abitativa è allo stesso modo auspicabile. Armutlu può quindi con ogni diritto essere considerato oggetto di un upgrade che porti con sè un miglioramento della qualità architettonica dell’area, mantenendo al centro la comunità che vi abita con il loro forte senso di appartenenza al quartiere.

Di seguito verranno presentate una serie di proposte che possono entrare in un elenco di ipotesi di intervento che sfruttino le potenzialità dell’area; si stratta di strategie progettuali diverse che non necessariamente si escludono a vicenda, ma che trattano aspetti differenti della riqualificazione urbana. Tali strategie verranno analizzate in stretto collegamento con le varie situazioni, analizzate precedentemente, che caratterizzano il quartiere: ad ogni situazione urbana corrisponde l’attuazione di una serie specifica di strategie.

In primo luogo è importante segnare il rapporto con il campus dell’I.T.U che è proprietario dei terreni sui quali sorgono gli insediamenti informali di Armutlu. Un interessante sviluppo per l’area sarebbe che questo rapporto tra l’Università è il quartiere si ampliasse portando nuovi poli di interesse tra l’abitato quali una residenza per studenti o un distaccamento di alcuni edifici del campus. Analogo a questa idea di intervento si può considerare la strategia riassumibile nella frase che ha dato il titolo ad un’importante esposizione al MoMA di New York, Small scale big change,

Collegamento con il Campus I.T.U. Small scale big change

Housing improvement

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secondo la quale un piccolo cambiamento, che porti con sè nuovi servizi, nuovi spazi pubblici per la collettività, in un quartiere può dare il via a modifiche più importanti in tutta la zona. Per housing improvement si intende un approccio progettuale più indirizzato alla residenza e che facilmente si collega alle modalità di realizzazione delle abitazioni nella filosofia del gecekondu, ovvero il continuo aggiungere parti e miglioramenti quando se ne ha la possibilità econoomica. Analogamente si propone di indirizzare queste migliorie verso una maggiore attenzione alla sostenibilità energetica.

Il parco

Una delle caratteristiche più importanti dela zona di Armutlu è la sua conformazione orografica alla quale è collegata la cintura verde che circonda l’area abitata. Questo verde non progettato può diventare una grande risorsa per gli abitanti di Armutlu, come parco attrezzato per la collettività, ma anche come barriera vegetale che la separi dalla vicina superstrada e come strumento per il trattamento delle acque e di depurazione dell’area.

Masterplan sui vuoti

Infine vi è ancora da considerare un approccio più tradizionale, legato all’urbanistica classica, ovvero quello di una progettazione di masterplan incentrati sugli spazi vuoti presenti nell’insediamento. Sono infatti numerosi le aree vuote, oggetti di potenziali trasformazioni, e vi sono anche diverse situazioni, le aree più slum, soprattutto verso i confini del quartiere in cui si può ricorrere alla demolizione per creare nuovi spazi in cui inserire nuove edificazioni, nuove spazi per le attività commerciali e porduttive della comunità.

Demolizione e nuova edificazione

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0 4 . 1 | S mall S cale B ig C hange La mostra Small Scale Big Change: New Architectures of Social Engement, presentata da Andres Lepik per il Museum of Modern Art di New York alla fine del 2010, parte dal presupposto che vede l’architettura portatrice di benefici sociali, principio di derivazione dall’epoca moderna che vedeva la possibilità di creare una società migliore attraverso l’architettura. Il fondamento del movimento moderno stava nella facoltà riconosciuta all’architettura di poter agire sulla società attraverso interventi a larga scala. Tale strumento però è stato smentito dal tempo e ora non è più applicabile, ed è da questa critica al modernismo che parte l’esposizione del MOMA, proponendo un nuovo approccio alla progettazione, un nuovo ruolo per l’architetto, che tiene conto di come il mondo stia cambiando, di come la società contemporanea vive la città. Il continuo crescere delle comunità povere autoorganizzate sorte nei pressi delle città più grandi del mondo - da Sao Paolo a Mumbia, da Jakarta al Cairo – deve spostare l’attenzione degli architetti verso l’upgrade, lo sviluppo di questi insediamenti slum. I progetti presentati nell’esposizione si muovono verso questo nuova tendenza, che non coincide, tuttavia, con una rinuncia alla qualità architettonica, ma al contrario l’utilizzo di questa qualità per promuovere uno sviluppo. L’architettura può essere uno strumento potente per portare cambiamenti nella società: un singolo edificio, ben progettato, come ad esempio una scuola, può influenzare positivamente

l’apprendimento individuale e aiutare gli studenti stessi a sentirsi parte di una comunità più ampia. La fornitura di servizi base come la casa, i commerci e i trasporti, uniti a parchi, strutture culturali, spazi pubblici, possono incrementare la qualità della vita non solo nei paesi più sviluppati, ma anche tra le fasce più povere della popolazione mondiale. In questo contesto anche il ruolo dell’architetto nel XXI secolo deve cambiare: non è sufficiente che si occupi solo di una certa fascia di clientela che possa permettersi determinati servizi. Un’architettura progettata attentamente risponde ad una mancanza culturale, aggiunge valore estetico e facilita nuove o migliori interrelazioni tra i membri di una comunità.

suo successo dipende dal coinvolgimento della comunità stessa in tutte le fasi di progettazione e costruzione, e da un linguaggio architettonico che si colleghi con l’intorno. Il discorso proposto dalla Fondazione per l’Architettura del MOMA di New York è applicabile anche all’interno del contesto di Armutlu: ci si trova infatti in una situazione non di assoluta povertà ma che comunque necessita di uno sviluppo che porti la vita della comunità verso standard qualitativi più elevati. Ciò che potrebbe trasformarsi in un motore per il cambiamento

La mostra esposta a New York ha presentato undici progetti che presi insieme offrono una ridefinizione del ruolo dell’architetto nella società, non più un privilegio per pochi e dimostrano come piccoli innesti possono avere delle grandi conseguenze anche in architettura. Altro importante concetto su cui si pone l’accento legato alla partecipazione della comunità nello sviluppo dei progetti: i settori meno privilegiati della società, sono spesso anche quelli che hanno meno peso politico nelle decisioni legate alle infrastrutture e agli spazi comuni. Ciò provoca spesso che questi gruppi si ritrovino relegati nelle zone meno desiderabili senza un facile accesso ai servizi pubblici, i parchi, alle biblioteche ed ad altre strutture. Di conseguenza l’inserimento di un edificio pubblico all’interno di una comunità è in molti casi necessario e allo stesso tempo il RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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di Armutlu è lo sviluppo di alcuni nodi centrali del quartiere attraverso piccoli interventi di inserimento di nuovi edifici che portino nuovi servizi alla comunità. Ad esempio la costruzione di servizi legati alla vicina università, proprietaria del terreno, potrebbero facilitare il collegamento tra l’insediamento informale e le varie facoltà: una residenza universitaria, una biblioteca, uno spazio per conferenze, porterebbe nuovo interesse per Armutlu sia per quanto riguarda chi viene da fuori, che per gli abitanti stessi.

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m p ro v ement

Questo approccio progettuale si propone di fornire un set di strumenti agli abitanti del gecekondu per migliorare la propria abitazione tramite alcuni improvement indirizzati verso una progettazione sostenible, sia a livello ambientale che economico, autocostruita, in linea con la filosofia che caratterizza gli insediamenti informali di sviluppo per parti. Si tratta di interventi puntuali, indipendenti da una pianificazione urbanistica del quartiere. Uno degli obiettivi è anche quello di migliorare le planimetrie e la realizzazione di standard minimo di spazio e dimensioni dell’abitazione per facilitare la progettazione bioclimatica attraverso ad esempio la creazione di aperture, cortili o pozzi di ventilazione.

Cappotto Termico Nuova pelle per l’edificio per ridurre le dispersioni termiche e ridurre di conseguenza i consumi energetici. Utilizzo di materiali economici e naturali.

Muro di Trombe muro a termoregolazione che consente sia il trasferimento di calore per conduzione naturale dalla captazione all’ambiente sia quello per termocircolazione naturale dalla captazione all’ambiente retrostante attraverso delle bocchette poste nella parte bassa e in quella alta della parete.

Serre Solari parete vetrata sulla facciata a sud per aumentare la captazione del calore solare durante le stagioni fredde. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Ventilazione Orizzontale il flusso d’aria passa in uno o più locali attraverso delle aperture collocate su pareti opposte o adiacenti, poste alla stessa altezza dal piano del pavimento. Captazione Solare Strumenti per la captazione di energia solare: pannelli fotovoltaici per l’energia elettrica e solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria. Esposizione Orientamento delle aperture in funzione dell’esposizione e inserimento di elementi di protezione per sfruttare al meglio la luce naturale sia dal punto di vista dell’illuminazione che per quanto riguarda l’accumulo di calore interno. Ventilazione Verticale Apertura di corti interne per favorire l’estrazione naturale dell’aria calda e l’effetto camino. Tecnica del Qa’a egiziano: sistema di raffreddamento passivo sviluppato dalla civiltà araba che unisce la ventilazione passante verticale con l’effetto camino. Il meccanismo di base consiste nel catturare il vento in alto, dove è più veloce e più freddo, attraverso il malkaf, posto sopravento e possibilmente a nord, condurlo all’interno dell’edificio per raffrescare gli ambienti ed espellere quindi l’aria calda e viziata attraverso aperture poste in alto, in un lanternino o torre. Il ciclo è continuo sia di giorno che di notte.

Recupero dell’acqua piovana Cisterna e sfruttamento del’inclinazione della copertura per il recupero dell’acqua piovana utilizzaile per usi secondari tra cui l’irrigazione dell’orto privato.

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Per il raffrescamento delle superfici e utilizzabile per avere ulteriori spazi verdi per la coltivazione privata.

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Sopraelevazione Consentire l’aggiunta di uno o più piani all’edificio e lo sfruttamento del tetto, non più semplice copertura ma parte integrante dell’abitazione come terrazza che consenta un accesso diretto all’esterno soprattutto nelle situazioni a più alta densità.

Corti interne Apertura di corti interne nelle situazioni più densamente abitate per migliorare la ventilazione delle abitazioni e le condizioni di illuminazione, e per creare nuovi spazi verdi comuni o privati e passaggi pedonali che attraversino il quartiere.

Piano terra flessibile Negli edifici a più piani, piano terra flessibile per consentire la polivalenza dell’edificio che può diventare abitazione e allo stesso tempo posto di lavoro.

Questo approccio rientra all’interno di una strategia di slum upgrading: il ridurre la diffusione incontrollata degli insediamenti informali rappresenta una delle sfide più importanti per il futuro della popolazione mondiale. Se è vero che non tutto l’insediamento di Armutlu può essere considerato slum, è anche vero che gli ultimi sviluppi in ordine di tempo dell’area hanno caratteristiche non dissimili dalle più note favelas brasiliane. In molti casi l’approccio migliore verso queste zone è la demolizione e la ricostruzione ma non è una strategia sempre applicabile. Le proposte di sviluppo precedentemente discusse rientrano quindi all’interno di una politica di sviluppo degli edifici sorti informalmente di scarsa qualità e spesso incompatibili con un livello qualitativo di vita minimo, che coinvolge numerose città in tutto il mondo. Non solo baracche e rifugi di recupero sono però oggetto di questa strategia, anche gli edifici più consolidati che caratterizzano Armutlu e che non sono diversi in molti casi dalle costruzioni formali, nececessitano di un improvement sostenibile. l’obiettivo è quindi quello di fornire delle linee guida per gli abitanti del quartiere per migliorare ogni tipologia di casa.

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Un altro tema interessante per lo sviluppo dell’area di Armutlu, complementare alle altre strategie, è rivolto agli spazi verdi dentro e fuori il quartiere. La zona, anche per le sue condizioni geografiche, ha a disposizione una vasta superficie verde non progettata. Su tutta la superficie interne del tessuto abitativo vi sono ricavati numerosi spazi verdi di risulta, ma vi è soltanto un giardino progettato, sfruttare queste superfici per fornire dei servizi è uno sfogo esterno per gli abitanti del quartiere può essere un’ottima occasione per aumentare il livello di qualità della vita urbana.

superstrada migliorando la vivibilità dei nuclei residenziali più esposti. Per quanto riguarda il versante nord della collina il discorso è diverso, sia a livello di funzione, non serve più un filtro dal traffico automobilistico, sia a livello orografico, l’inclinazione dei pendii è decisamente inferiore, ma anche per quanto riguarda la superficie, l’area verde che separa la collina dal fondovalle ha un’estensione più elevata. La progettazione di questa parte deve quindi avere obiettivi differenti: un disegno

di un parco attrezzato per la comunità, con campi sportivi, percorsi interni e spazi pubblici, potrebbe contribuire a sopperire alla mancanza di servizi pubblici nel quartiere. Interessante da questo punto di vista è anche il collegamento con il campus universitario: la cintura verde che circonda Armutlu si estende infatti fino all’area degli edifici dell’Università I.T.U., una progettazione di questo spazio, che arriva fino alle rive del Bosforo, favorirebbe la relazione tra l’università e la popolazione del quartiere.

Aree verdi filtro (sud) Nuovo parco (nord)

Ancora più importante e interessante dal punto di vista progettuale è lo sfruttamento della corona di bosco che circonda la collina di Armutlu: la conformazione orografica e lo sviluppo dell’impianto residenziale del quartiere ha favorito, nei punti con i pendii più ripidi e nelle zone di maggiore depressione verso il Bosforo, lo sviluppo di grandi aree boschive che potrebbero diventare una grande risorsa per la comunità. Innanzitutto la fascia verde sul versante sud, quello più ripido: quest’area può essere sfruttata come importante filtro verso la vicina superstrada. La situazione attuale di vegetazione spontanea non è sufficiente per nascondere la vista della strada trafficata che conduce verso il secondo ponte sul Bosforo e verso l’area asiatica, un implemento progettato di verde in questa zona può tagliare fuori dal campo visivo di Armutlu, ma anche dal punto di vista acustico e dell’inquinamento, la RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Un’altra strategia di intervento che potrebbe essere presa in considerazione per la riqualificazione e lo sviluppo di Armutlu è un approccio più tradizionale al tema dell’urbanistica, ovvero la progettazione di masterplan più ampi che sfruttino delle nuove centralità potenziali. Si tratta di una strategia che si discosta in parte da quelle presentate precedentemente, ma che per alcune aree di questo insediamento informale può essere una strada da percorrere. Il quartiere, anche a causa della sua natura auto-organizzata, presenta numerosi spazi vuoti da riprogettare e delle centralità da sviluppare. Un approccio di questo tipo si deve infatti occupare della progettazione dei vuoti. Come già ampiamente discusso in precedenza, vi sono anche dei vuoti potenziali, il riferimento è diretto a quegli edifici residenziali slum, che non raggiungono un livello di abitabilità sufficiente, il

cui upgrade è impossibile ed è preferibile la demolizione e la sostituzione. Dal punto di vista progettuale è un’opportunità interessante per inserire in un contesto solido e ben radicato dei

nuovi edifici residenziali, il cui sviluppo potrebbe anche essere da traino per la riqualificazione dell’intorno e il miglioramento delle condizioni abitative.

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Come visto precedentemente Armutlu è caratterizzato da diverse situazioni urbane che si ripresentano ed aumentano la complessità della lettura del territorio. Di seguito verranno presentate per ognuna di queste tipologie dell’abitare del quartiere delle strategie progettuali potenziali che si collegano alle ipotesi di intervento tracciate nel capitolo precedente. Insieme alle strategie verranno inoltre descritti alcuni esempi, casi studio significativi, di interventi analoghi.

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edificio con un’attenzione rivolta anche verso una riprogettazione sostenibile. Cappotto termico per le pareti e per le coperture, nuove aperture favorire la ventilazione interna, sistemi per la captazione dell’energia solare e dell’acqua piovana, controllo dell’irraggiamento attraverso schermature mobili, sono strumenti alla portata degli abitanti del quartiere, che migliorerebbero le condizioni abitative. La bassa densità inoltre consente di intervenire inoltre sulle volumetrie degli edifici: l’aggiunta di elementi come serre solari o spazi bussola, consentirebbe di migliorare lo sfruttamento del calore solare, oltre a permettere l’aggiunta di nuovi spazi abitativi e di agire sulla forma dell’edificio con un conseguente isolamento termico maggiore.

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Le precedenti analisi hanno evidenziato come la maggior parte del costruito urbano di Armutlu è ad uso residenziale e che questo, a seconda della situazione geografica ma anche temporale e sociale in cui siè sviluppato, si presenta in forme differenti che presuppongono interventi di riqualificazione diversi. La modalità di edilizia abitativa più frequente è quella che nell’elenco di situazioni precedentemente proposto prende il nome di Residenziale/1, che corrisponde a una urbanizzazione a bassa densità, costituita per lo più da bassi fabbricati di massimo tre piani fuori terra, spesso indipendenti e separati tra loro da spazi verdi privati adibiti ad orto. La qualità architettonica e la scelta dei materiali da costruzione è molto varia, si è di fronte ad una situazione estremamente variegata, molti edifici sono il risultato di continue addizioni realizzate in epoche successive, quando ve ne era la disponibilità economica.

Una strategia analoga può essere applicata anche nelle situazioni di maggiore densità (Residenziale/2 e Residenziale/4). In questi casi siamo di fronte ad una maggiore densità sul piano orizzontale ma analoga dal punto di vista del numero dei piani e dello sviluppo verticale. Gli spazi verdi ridotti, quasi assenti nel caso del Residenziale/2, molto scarsi nella tipologia a schiera Residenziale/3, suggeriscono degli interventi di improvement più rivolti alla creazione di spazi destinati alla coltivazione privata. Le altezze ridotte consento di intervenire con sopraelevazioni e con tetti verdi per il miglioramento energetico della casa e per un livello di qualità dell’abitare più elevato. Un’ulteriore strategia per migliorare la vivibilità di queste aree consiste nella rimozione mirata di alcuni edifici per creare nuove corte interne e favorire la ventilazione.

Le modalità operative pensate per riqualificare le aree caratterizzate da questo tipo di impronta urbana devono andare nella direzione dell’housing improvement della singola unità abitativa, precedentemente proposto. Coerentemente con le modalità di sviluppo del gecekondu, di continuo selfupgrade della propria abitazione, quello che si propone è di fornire un tool di strumenti agli abitanti di Armutlu che gli consenta di sviluppare il proprio RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Il caso invece di urbanizzazione più densa della situazione definita come Residenziale/3, in cui le abitazioni si trovano all’interno di palazzine di appartamenti che raggiungono fino a sette piani, necessita un approccio di riqualificazione differente. Tale situazione, che si ritrova soprattutto nelle zone più prossime alle vie commerciali ed è comune anche alle residenze costruite su queste strade (Aree commerciali/1), non consente di poter agire con operazioni di densificazione nè verticale nè orizzontale, se non in pochi singoli casi: l’improvement riguarderà quindi interventi sulla pelle dell’edificio, progetti atti a migliorare la ventilazione interna e a favorire il raffrescamento estivo, oltre che a sistemi di captazione solare e dell’acqua piovana e a tetti verdi. Un interessante tema da sviluppare è inoltre quello di intervenire sui terrazzi esistenti e sulle aperture, studiando l’ingresso della luce solare negli ambienti interni e considerando anche la possibilità di aggiungere volumi sulla facciata attraverso verande, bowindows e serre.

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Celula Urbana Rio de Janeiro_2000-2004 Cèlula Urbana è un progetto di collaborazione internazionale tra gli studdenti della Fondazione Bauhaus Dessau e il team brasiliano del programma Favela-Bairro, già visto precedentemente. Punto centrale del progetto è la definizione, all’interno della favela, di una cellula urbana, un isolato di studio a cui applicare una serie di soluzioni architettoniche per la riqualificazione degli edifici e infrastrutturali, per il collegamento della favela al resto della città. Il prototipo di un edificio pubblico di aggregazione culturale, di una passerella e di un’area di ingresso al quartiere sono così ideati come moduli indipendenti e replicabili anche in altri contesti. La parte centrale dello studio è nella definizione di

un abaco degli strumenti, una raccolta di metodi, soluzioni, che applicate inizialmente in maniera sperimentale al prototipo-cellula urbana possono essere riutilizzare in futuro dalle istituzioni o dagli abitanti stessi della favela con lo scopo di realizzare autonomamente interventi puntuali di upgrade per la rivalutazione del proprio quartiere.

Bauhaus Dessau Foundation, Lotus International, n° 143, 2010, pp 70-71

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Case Mu.Re.Re. Buenos Aires_2009 L’architetto Adamo Faiden ha sviluppato un interessante progetto di edilizia sociale: Casas Mu.Re.Re., che propone delle soluzioni per densificare le aree di grande conurbazione di Buenos Aires. Mu.Re.Re. è mutualismo, residenza, rigenerativa. All’interno del contesto locale, edilizia sociale e intorno sono elementi contrastanti. Si possono elencare tre diversi tipi di relazioni: 1. Alloggi sociali parassiti dell’intorno: la prima fa profitti sulla seconda senza offrire nulla in cambio. 2. Alloggi sociali precedono l’ intorno: il primo degrada il secondo. 3. Alloggi sociali costruiti in un non- intorno: è costruito in zone prive di infrastrutture e mette in crisi la sopravvivenza. In questo contesto, il progetto propone un nuovo contratto sociale tra edificio e intorno. La scelta della zona in cui sviluppare il programma edilizio avviene con il duplice scopo di fermare la continua espansione dei limiti di Buenos Aires e di migliorare il patrimonio edilizio: una vasta zona di tessuto consolidato a bassa densità e con gravi difficoltà di accesso ai servizi risulta adatta allo scopo. È nei tetti di edifici esistenti che si cerca il supporto necessario alla costruzione del progetto Mu.Re.Re. Questa operazione consente di ottimizzare il tessuto esistente, raddoppiando la densità del lotto si è in grado di migliorare la sostenibilità di entrambi gli edifici (nuovo e già esistente) e allo stesso tempo di promuovere la diversità della zona; è inoltre impedita la ghettizzazione di nuovi edifici favorendone l’integrazione in realtà

già consolidate; infine i criteri ambientali non sono applicati solo alla nuova casa ma si estendono anche alla costruzione esistente.

La struttura in telaio di acciaio offre grandi possibilità costruttive attraverso la sua estrema leggerezza e la velocità di esecuzione che consentono un facile attacco a strutture già esistenti. La doppia inclinazione della copertura facilita la raccolta dell’acqua piovana, immagazzinata per usi secondari e sfruttabile anche dall’edificio esistente, e consente di sfruttare l’esposizione migliore per il posizionamento dei collettori solari per il riscaldamento dell’acqua sanitaria per entrambi gli edifici. La nuova struttura inoltre si comporta come un cuscinetto termico per la casa esistente, aumentandone l’isolamento termico. Il programma casa non si presenta come un modello di città alternativa, quanto piuttosto come un accelleratore di processi. Il solo raddoppio della densità esistente di un tessuto urbano non è chiaramente sufficiente ad ottenere i parametri ottimali di una città sostenibile, l’idea sviluppata dall’architetto argentino è in grado però di generare miglioramenti in brevi periodi di tempo.

Case Mu.Re.Re. in A. ROCCA, Architettura low cost / low tech. Invenzioni e strategie di un’avanguardia a bassa risoluzione, Sassi, 2010, pp. 87

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Lo sviluppo più recente di Armutlu ha portato alla formazione, nelle aree più periferiche del quartiere, di insediamenti slum composti da baracche che non raggiungono uno standard qualitativo sufficiente. In alcuni casi queste forme abitative sono mischiate ad un’edilizia simile a quella delle forme trattate in precedenza (zona a ovest, Residenziale/5), in altri casi, soprattutto a nord, vi sono delle vere e proprie zone di baraccopoli (Residenziale/6). Sebbene questo tipo di costruzioni rappresentino una minima parte dell’abitato di Armutlu, vanno prese in considerazione separatamente all’interno di un progetto di riqualificazione generale. Lo scarso livello qualitativo rende inapplicabile un intervento di recupero e upgrade sul singolo edificio, i materiali di costruzione utilizzati derivano molto spesso da scarti e oggetti riciclati e non garantiscono alcuna stabilità alla struttura. La strategia progettuale che potrebbe trovare un’applicazione più razionale per questa forma abitativa consiste in una rimozione delle situazioni più degradate ed una conseguente sostituzione con nuove costruzioni a basso costo, che si vadano ad integrare con il tessuto esistente e garantiscano, oltre che una sostenibilità economica, anche una sostenibilità ambientale. L’operazione da eseguire è quella quindi di creare degli spazi vuoti su cui intervenire con una sorta di Masterplan sui vuoti, improntato alla rigenerazione di spazi residenziali per gli abitanti della zona.

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Quinta Monroy Housing Iquique_2003-2005 La firma Elemental appartiene ad un architetto, Alejandro Aravena, e ad un ingegnere, Andrés Iacobelli, entrambi cileni, che hanno prestato dalla fondazione della loro società attenzione al social-housing ad alta densità per le persone a basso reddito. Elemental, in accordo con il governo cileno, nei prossimi quindici anni si occuperà di 10 miliardi di dollari per sopperire al bisogno di case a basso costo. Iquique è una città nel deserto a nord del Cile di 200.000 abitanti , nel 2003 a Elemental venne commissionata, da parte del programma Barrio Chile, la costruzione di cento appartamenti popolari su di un terreno di mezzo ettaro. Per diversi decenni la comunità del luogo ha illegalmente e informalmente occupato le zone a più alto valore della città. Seguendo il programma di riqualificazione dell’area vennero stanziati 7.500 $ per ogni unità familiare, per coprire il costo del terreno, delle infrastrutture e della costruzione del singolo alloggio: la sfida per Elemental era di trovare una soluzione senza spostare la comunità dalle loro abitazioni. Vista la limitatezza dei fondi le prime stime progettuali assegnavano soltanto 30 mq e soltanto la parziale edificazione degli alloggi. La soluzione trovata dagli architetti consiste in una tipologia di edifici che possono essere subito abitati e che tuttavia hanno ampi margini per future modifiche. Questo approccio dinamico permette alle famiglie di usufruire di un riparo di alta qualità che ha possibilità di espansione: il risultato consiste in una variante delle case a schiera in cui ogni unità è composta da una parte edificata e

da una zona di eguali dimensioni vuota. L’obiettivo era anche quello di permettere che le facciate fossero completate a piacimento dai residenti, che hanno la possibilità di aggiungere stanze, terrazzi, con qualsiasi materiale e di qualsiasi colore e texture. Ogni famiglia ha a disposizione un edificio di tre piani, divisi in un’unità al piano terra e in un duplex al piano superiore; l’insediamento è organizzato affiancando tra le venti e le trenta unità in blocchi più grandi disposti a corte per creare uno spazio comune centrale. Incominciato nel 2004, 93 unità costruite in mattoni di calcestruzzo vennero realizzati in nove mesi. Questi edifici spartani sono poi stati completati da altri elementi di base: impianti per bagni e cucina, ma nessun mobile, scale e parapetti in legno e una porta di ingresso. In seguito a queste aggiunte i futuri residenti potevano iniziare ad accedere alle abitazioni per poi completarsele da sé in altri momenti. Dopo appena pochi mesi dopo la realizzazione del complesso, le singole unità cominciarono ad espandersi utilizzando le linee guida tracciate dagli architetti: sono iniziati a comparire muri, finestre, elementi decorativi che aggiungevano ad ogni unità un senso di individualità. Il progetto è stato un successo basato sul dialogo e la cooperazione tra Elemental e i futuri residenti, in cui ognuno ha contribuito alla nascita del

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complesso. Il quartiere è un ottimo esempio di architettura partecipata in cui gli abitanti hanno contribuito a suggerire come creare un’espansione stabile e di lunga durata, e gli architetti hanno fornito gli strumenti per facilitare questa transizione. Durante la progettazione e la costruzione sono stati organizzati workshop e incontri perché tutti fossero informati degli sviluppi e perché gli abitanti potessero apprendere come in futuro ampliare la propria casa. La scelta del sito è molto significativa in quanto il costo del terreno di Iquique scelto è sette volte maggiore rispetto a quello delle zone solitamente utilizzate per le case popolari, questo per evitare la marginalizzazione in cui spesso sono relegate le case popolari. Questa tipologia di progetto è stata quindi riproposta in altri siti e ad oggi sono state realizzate oltre mille unità abitative: la speranza è quella che in questo modello, che critica l’idea che il social housing sacrifichi necessariamente il design e l’individualità, con un graduale investimento si possa arrivare a una personalizzazione della casa e ad una migliore qualità dell’abitare.

M. WELLER, Quinta Monroy Housing, in op.cit., pp. 82-93 RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Regeneration of Cabuço de Baixo Sao Paolo_2000-2004 Il progetto proposto dal gruppo MAS+PMA in collaborazione con MAS Urban Design ETH Zurich, consiste nella riqualificazione di un’area in precarie condizioni di Sao Paolo con interventi anche di natura sociale: l’essenza del progetto è basata su di un intervento che salta di scala dall’alloggio alla pianificazione urbana. Il progetto rientra all’interno di un programma di sviluppo per le aree slum del Brasile. Il sito di progetto consiste in un’area localizzata nella parte nord di Sao Paolo ,una zona ad alto rischio frane, inondazioni, con torrenti inquinati, scarse infrastrutture e la mancanza di servizi culturali e sociali, abitata ad alta densità. La proposta presentata cerca di trovare una soluzione per migliorare questa area malamente pianificata con il progetto di alcune torri residenziali. Questi edifici, collocati sulla collina, funzionano come elementi di rinforzo per il terreno e creano nuovi

spazi pubblici all’interno di un percorso lineare che collega abitazioni, servizi per la comunità e aree commerciali. La complessità alla base di questo piano generale si concentra sulla necessità di un concetto e la strategia che rispetti le qualità locali esistenti risolvendo nel contempo le suddette problematiche. La soluzione ammette due modalità di intervento: una lineare e una puntuale. Strutture abitative lineari, lungo il torrente, ricordano la spina dorsale del progetto e creano un nuovo fronte urbano. Questa griglia è accompagnato da spazi pubblici che permettono la diminuzione della densità causata da questa nuova implementazione e la creazione di vuoti. L’obiettivo di queste strutture è quello di stimolare questo settore e definire un nuovo centro consolidato. L’altra strategia, l’intervento puntuale, può essere descritto come l’agopuntura urbana. Si riduce il tasso di occupazione, proponendo un aumento di costruzione verticale.

Il quadro generale è quello di creare edifici a sviluppo verticale per l’edilizia abitativa, mentre la creazione di spazi vuoti su un terreno destinato a spazi pubblici. Questi elementi verticali rafforzano il pendio e il loro rispettivi spazi pubblici consentono una circolazione fluida e l’accesso ai diversi livelli. Queste torri punteggiano la regione e riaffermare l’esistenza di servizi pubblici per la comunità. http://europaconcorsi.com

http://www.saraivaeassociados.com/

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I servizi, le attività commerciali e produttive di Armutlu sono perlopiù concentrate in alcune strade centrali, più trafficate e vissute dagli abitanti, nella parte alta della collina. Queste vie sono i veri e propri centri nevralgici della vita della comunità di Armutlu, rappresentano per molti degli abitanti i posti di lavoro e le fonti di guadagno, oltre che i luoghi di incontro e i centri della vita cittadina. Dal punto di vista urbanistico sono le aree più densamente costruite sulle quali è più difficile intervenire in maniera radicale. Come detto in precedenza un approccio di intervento di upgrade degli edifici è praticabile solo nelle forme simili a quelle previste per la zona definita come Residenziale/3, quindi con interventi sulle facciate e sullo sfruttamento degli apporti energetici gratuiti. Più interessante per queste zone centrali è invece l’aspetto sociale. Dalle precedenti analisi sui servizi offerti da Armutlu alla sua popolazione è evidente come questi siano estremamente scarsi: non esistono spazi dedicati allo sport, o al tempo libero, alla cultura o alla coesione sociale, la vita della comunità si svolge in strada. Questa analisi suggerisce un intervento indirizzato a sopperire a queste mancanze, l’approccio progettuale da utilizzare è quello che in precedenza è stato denominato come Small Scale Big Change. La progettazione di un edificio destinato alla comunità, che consenta di creare spazi di aggregazione sociale che permettano di incentivare il già forte senso di unione che caratterizza gli abitanti di un gecekondu, può dare un nuovo slancio alla riqualificazione dell’intero quartiere, portando nuovi posti di lavoro, oltre che nuovi interessi anche esterni per la zona di Armutlu.

alcune zone simili a quelle trattate e portano avanti un approccio progettuale che si pone come alternativa ad un intervento di riqualificazione urbanistica più tradizionale.

Un discorso analogo può essere fatto per quelle zone denominate come Aree libere/1. Pur non essendo un quartiere dei più densi di Istanbul, le aree libere per nuove edificazioni sono molto ridotte, tuttavia per la loro posizione, attraverso una strategia progettuale analoga alla precedente Small Scale Big Change, potrebbero favorire lo sviluppo di nuove centralità urbane e nuovi luoghi di aggregazione sociale in altre zone più periferiche del quartiere. Gli esempi progettuali scelti vanno nella direzione di uno sviluppo di RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Metrocable Caracas_2007-2010 Il Venezuela tra gli anni ’70 e ’80 ha avuto una rapida crescita economica che ha fatto della sua capitale un polo attrattivo per gli immigrati e le fasce più povere della popolazione. La crescita esplosiva dei suoi barrios ha anche portato Caracas ad avere una delle più alte percentuali di insediamenti informali di tutta l’America Latina: oggi oltre 5 milioni di abitanti, il 60% della popolazione vive in questi barrios, che soffrono degli stessi problemi di altri insediamenti informali, estrema povertà, infrastrutture inadeguate e mancanza di spazi pubblici. Consentire l’accesso per gli abitanti del quartiere ai trasporti pubblici, soprattutto in una città come Caracas caratterizzata da ripidi pendii, è una grande occasione di svolta e riqualificazione per l’intera area. L’intervento proposto dallo studio multi-disciplinare Urban-Think Tank a si propone di equiparare anziché demolire un’area informale e problematica di Caracas attraverso un intervento di agopuntura urbana:

un puntuale innesto germinale come alternativa ai masterplan governativi. Il Metro Cable è un’infrastruttura di trasporto leggera e poco invasiva in grado di connettere tre diversi punti del barrio popolare di San Augustin a due stazioni integrate con la rete dei trasporti pubblici della città. Con una portata di 1200 persone all’ora ed una lunghezza di 2100 metri, il sistema offre la possibilità di raggiungere in venti minuti i servizi della città formale, distante, a piedi, oltre due ore e mezza, ed è l’occasione per piccoli interventi di riqualificazione e integrazione all’interno dei quartieri informali. Le stazioni presentano una natura ibrida e integrano all’interno dell’infrastruttura una serie di servizi pubblici rivolti agli abitanti del barrio, quali: una palestra, un centro sociale, negozi, uffici, spazi riservati alla cultura e all’educazione, oltre che aree adibite a verde pubblico. Le stazioni diventano così dei veri e propri fulcri per il quartiere e per la comunità che guadagna così degli spazi pubblici e dei punti di aggregazione, oltre che nuove opportunità di connessione con il resto della città. L’idea iniziale che aveva proposto la municipalità, all’interno del masterplan generale era quello di aprire delle strade all’interno del barrio

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per consentire il passaggio degli autobus, ma questo tipo di intervento avrebbe inevitabilmente portato la demolizione di numerose abitazioni e modificato drasticamente la conformazione del quartiere. La scelta è quindi ricaduta su di un sistema sospeso che potesse intaccare il meno possibile le strutture esistenti, per poter evitare di dover trasferire troppi abitanti verso altre zone residenziali. Oltre al metro cable, l’intervento sul barrio di La Vega ha anche interessato i passaggi interni del quartiere. Il barrio, cresciuto su uno dei terreni più ripidi e fangosi di Caracas, ha poche strade asfaltate e un complesso reticolo di accessi ai singoli complessi abitativi costruiti autonomamente dagli abitanti: sostenuto dal National Program of Rehabilitation for Informal Settlements, un programma governativo volto a consolidare il quartiere migliorando la qualità degli spazi pubblici, dei servizi e dell’accessibilità, il progetto mira a sostituire i precari e incompleti percorsi con una rete di risalita che integra scale, passaggi e nuovi spazi pubblici per la comunità. Il progetto non è ancora stato del tutto ultimato, la biblioteca e altri spazi pubblici sono ancora in costruzione, tuttavia il sistema è stato un grande successo per la comunità, a tal punto che la società di trasporto pubblico ha indetto un nuovo concorso per studiare una struttura analoga che colleghi altri barrios della città.

Urban-Think Tank, Lotus International, n° 143, 2010, pp. 4959 // A. LEPIK, Metro Cable, in op.cit., pp. 123-132

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Biblioteca España Medellin_2005 L’edificio sorge ai margini di Medellin, città nella regione andina della Colombia, in un quartiere per anni soggetto al narcotraffico. La costruzione di una biblioteca nasce con l’obiettivo di riqualificare l’intera zona, un solo edificio che possa dare il via ad una serie di trasformazioni urbane e sociali. Per la comunità rappresenta il desiderio di riscatto ed è un mezzo per ridurre le disuguaglianze attraverso la trasmissione del sapere nella società. Il progetto di Giancarlo Mazzanti emerge dalla fitta texture uniforme delle case in mattoni dell’insediamento informale, costruite dagli abitanti del luogo. I tre volumi rivestiti in pietra che compongono il complesso, sede rispettivamente di una biblioteca, di un auditorium e di aule per lo studio, si stagliano come grandi porzioni irregolari di montagna, punti di riferimento sia geografico che sociale per l’intera città. I tre blocchi dalle funzioni così frammentate sono uniti alla base da un’estesa piattaforma la cui copertura, rivestita in legno, ha la funzione di piazza, luogo di accoglienza ma anche di aggregazione per la comunità, affacciato sulla valle. I volumi dei tre edifici sono ricoperti da involucri indipendenti caratterizzati dalla geometria irregolare e dal rivestimento in mattonelle di pietra locale: lo spazio tra volume e involucro permette la circolazione di aria e luce zenitale. Le superfici laterali presentano raggruppamenti a pattern irregolari dalle dimensioni estremamente ridotte, lo scopo è infatti quello di decontestualizzare il più possibile

gli interni rispetto alla povertà dell’ambiente esterno. Il progetto dell’architetto vincitore del concorso nel 2005 ragiona sul ruolo sociale dell’architettura: un edificio che diventa motore di cambiamenti per la comunità, gli interni sono colmi di gente così come gli spazi esterni vengono utilizzati per eventi e attività che coinvolgono la popolazione del quartiere che acquista interesse anche da chi viene da fuori. Biblioteca España, Lotus International, n° 143, 2010, pp 114-117

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Inner-City Arts Los Angeles_1993-2008

Progettata da Michaele Maltzan Architecture, Inner-City Arts è una scuola d’arte situata ai margini di Skid Row, zona degradata non lontana da downtown Los Angeles. Il campus nasce per sopperire alla mancanza di insegnamento di materie artistiche nelle scuole pubbliche, offrendo ogni anno ad oltre 10.000 studenti la possibilità di partecipare ad attività quali atelier di ceramica, danza, pittura, scultura, teatro. Il progetto è cominciato nel 1993 riutilizzando gli spazi di una carrozzeria, a questo primo sviluppo sono quindi succeduti tre diversi interventi di espansione, arrivando ad occupare una superficie di quasi 4.000 mq. Il campus riprende il modello di un villaggio, con i muri di cinta articolati con tagli e aperture in modo da proteggerlo dal pericoloso contesto circostante senza separarlo. Il contesto dove la scuola si va a inserire è quello di una realtà complitata e difficile dei sobborghi malfamati di una grande metropoli come Los Angeles. Le murature bianche tengono insieme gli edifici del campus, identificandolo sia al proprio interno sia all’esterno nel basso

tessuto urbano. All’interno del campus lo spazio è modulato in elementi di diverse forme e tipologie, alcuni recuperati dalle preesistenze, altri più scultorei creati appositamente per ospitare le nuove funzioni ed essere chiaramente riconoscibili. I diversi corpi sono posti in stretta relazione allo scopo di creare uno spazio articolato e flessibile, di piccole corti e spazi in cui gli studenti possano liberamente circolare. Alcuni edifici sono caratterizzati da ampie superfici vetrate e lucernari per fornire luce naturale agli spazi. Tutto il campus si distingue per l’uso del colore, il bianco degli edifici che si staglia sul grigiore dello spazio circostante, l’arancio e i colori caldi di alcuni dettagli degli interni. La torre del complesso dedicato alla ceramica, costruita nel 1995, grazie alla sua grande vetrata che lascia intravedere i muri interni arancioni è diventato un punto di riferimento di tutta la struttura, è visibile da tutto il quartiere ed agisce come faro per la scuola. Una delle sfide più importanti era quella di connettere il campus con il contesto in cui è inserito senza portare un senso di chiusura: dei tagli studiati agli angoli a nord-est e a nord-ovest rendono possibili delle RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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visuali che collegano la scuola con il quartiere e la rendono meno imponente; i bassi muri bianchi contribuiscono inoltre a favorire una forte relazione con l’intorno, nonostante siano limitate le finestre che si affacciano sulla strada per motivi di sicurezza. Come risultato finale l’edificio dopo quindici anni di pianificazione ed edificazioni successive è diventato un campus che è allo stesso tempo aperto, ma anche tranquillo e protetto, e, ancora più importante fornisce agli abitanti della comunità di Skid Row un posto sicuro.

Inner-City Arts, Lotus International, n° 143, 2010, pp. 64-68 A. LEPIK, Inner-City Arts, in op.cit., pp. 63-72

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Un discorso a parte va fatto per le aree verdi di Armutlu. All’interno del quartiere sono praticamente assenti i parchi progettati, quasi tutto il verde presente è ad uso privato, oppure è lasciato inutilizzato. Lo sviluppo di un parco urbano per la comunità è un tema interessante che potrebbe favorire lo sviluppo del quartiere e migliorare la vita cittadina degli abitanti, oltre che incentivare il collegamento con il vicino campus universitario. La strategia progettuale da portare avanti i questo caso riguarda lo sfruttamento della fascia di verde boschivo non progettato che circonda tutta la collina di Armutlu. Verde come parco e collegamento con l’università per quanto riguarda la zona a nord, e verde come spazio filtro per migliorare l’isolamento acustico e la separazione dalla vicina superstrada nella zona a sud, sono le tematiche da portare avanti per lo sviluppo del quartiere.

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Green Belt Tripoli_2009 Per ampiezza e dimensione ecologica il progetto del Green Belt di Tripoli si presenta come una sperimentazione urbana in cui lo spazio pubblico porta la sfida del futuro nel contesto mondiale della carenza di beni comuni 1.Per bene comune si intende il territorio condiviso, l’insieme dei beni immateriali come i paesaggi, ma anche i beni materiali e vitali come l’aria e l’acqua. È intorno a queste tematiche che si sviluppa il progetto portato avanti da un gruppo di architetti composto da Coloco & Gilles clément e JNC international per la capitale libica, un progetto di oltre 700 ettari di verde che combini città e natura.

Creare un sistema di parchi in simbiosi con lo sviluppo urbano, strutturare gli interventi sulla base delle caratteristiche naturali esistenti, sviluppare strategie di risparmio idrico per la conservazione delle scarse risorse, costruire un corridoi ecologico per gestire le interfacce con l’esterno della città, favorire l’aumento dell’uso dei parchi da parte dei cittadini, aumentare il valore del patrimonio dei luoghi di interesse di Tripoli, ottimizzare la mobilità tra le diverse aree della città con modalità meno inquinanti. Sono queste le linee guida di sviluppo del progetto.

Il progetto, diviso in otto zone, che si fa portatore di alcuni valori sociali come l’attenzione agli aspetti ecologici dell’ambiente e la promozione del riciclaggio, è stato in parte realizzato ma ha subito una battuta d’arresto a causa dei recenti cambiamenti politici del paese. Tra le zone completate vi è Suq Al Tulata, mercato popolare fino al 2007, è stato trasformato in un parco urbano di 37 ettari in cui la flora del Nord Africa e America Latina si incontrano per formare un paesaggio naturale di Wadi. Il parco comprende un ampio viale urbano sul fronte del nord e una fascia naturale estesa che si collega al resto del Green Belt a sud. Masterplan tripoli greenbelt, in Superurbano, sustainable urban regeneration, a cura di A. BOSCHETTI, M. DE LUCCHI, L. FREYRIE, G. FURLAN, Marsilio Editore, 2011, pp. 45-51 1

Masterplan tripoli greenbelt, in op.cit., p. 45

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Le strategie progettuali presentate precedentemente, sono approcci diversi destinati a risolvere problematiche differenti legate alla stessa area. Come si è potuto osservare da questa analisi Armutlu ha le caratteristiche di un insediamento informale ma con le caratteristiche proprie di quelli della città di Istanbul, che lo rendono diverso dagli altri esempi di informal settlements nel mondo come le favelas o le bidonville. Il tessuto urbano è complesso ed estremamente variegato, si passa dall’edificio di sei piani in calcestruzzo e laterizio, ad aree, seppur ridotte, di vere e proprie baracche. La densità abitativa, nella media per i livelli di Istanbul, consente ampi margini di intervento e di miglioramento per la comunità. Anche se, come detto, solo una parte ridotta delle abitazioni è in condizioni disastrose, un intervento di riqualificazione del quartiere è ampliamente auspicabile. In un contesto globale in cui oltre un miliardo di persone vive oggi in baraccopoli ai margini delle più grandi città del mondo, è ormai dimostrato che nessuno degli interventi e delle riforme su larga scala ha permesso di ottenere un modello urbano più praticabile e più efficiente di quello esistente. Gli approcci che prevedono un cambiamento rapido ed ad ampio raggio, ovvero la demolizione degli insediamenti e la ricollocazione della popolazione attraverso i fondi per le grandi opere pubbliche, hanno generalmente fallito – ed è il caso anche del programma TOKI – perché, come sostengono il gruppo Urban-Think Tank, un

sistema complesso come una città può assorbire solo una certa quantità di cambiamento alla volta. Inoltre, la sfida non è tanto in funzione della disponibilità di fondi o di possibilità tecniche quanto di cambiamento filosofico e culturale, dello stile di vita e delle aspettative.2 Gli interventi realizzati in tutto il mondo, proposti precedentemente, seguono queste indicazioni e sono in linea con il programma di ideazione e applicazione della toolbox del Sustainable Living Urban Model Laboratory (SLUM-Lab, Laboratorio Modello per un modello di vita urbana sostenibile), un’interessante programma proposto dal gruppo di architetti sudamericano precedentemente citato che si propone l’obiettivo di per spostare l’accento dell’architettura contemporanea e della formazione architettonica affinché non sia più motivata dalla forma, ma orientata alla finalità per ridurre lo scollamento tra un progetto e il suo impatto sociale3. Il ruolo dell’architettura deve essere quindi incentrato sulla riduzione delle disuguaglianze che riguardano gli habitat informali e alla riqualificazione di quest’ultimi. Questo discorso riguarda da vicino anche il gecekondu di Armutlu e la sua riqualificazione: sebbene non vi siano i problemi di mancanza di acqua potabile o di infrastrutture, come ad esempio in alcune favelas brasiliane, la scarsità di spazi pubblici, di aree verdi attrezzate o di zone pedonali, oltre alla non sostenibilità ambientale e alla precarietà degli edifici autocostruiti, sono aspetti che una riprogettazione del quartiere deve

tenere in considerazione. Anche per Armutlu il suggerimento è quello di operare con interventi di agopuntura urbana: che si tratti di singoli edifici che possono smuovere la riqualificazione dell’intorno, di housing improvement, allargamento e miglioramento del singolo edificio attraverso accorgimenti funzionali a migliorare la qualità abitativa, sfruttamento delle aree verdi sia a livello sociale che ambientale, oppure progettazione di masterplan su ridotte aree di intervento, l’obiettivo

2

A. Brillembourg, H. Klumpner, Urban-Think Tank, SLUM

Lifting: informal Tolbox for a new Architecture, in Lotus International, n° 143, 2010, p 54 3

A. Brillembourg, H. Klumpner, Urban-Think Tank, op. cit., in

Lotus International, n° 143, 2010, p 54

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è quello di sviluppare il quartiere per gli abitanti della comunità, sfruttando gli spazi preesistenti e creando nuovi interessi che riducano la segregazione. Uno sfruttamento più razionale dello spazio e delle risorse presenti può trasformare l’area da gecekondu isolato a punto di interesse per una fascia più consistente di popolazione rispetto a quella rappresentata dagli abitanti della comunità. È questo uno degli aspetti più importanti della riqualificazione di Armutlu; la conformazione del terreno su di una collina, unita alla cintura di verde boschivo che lo circonda e alla quasi totale assenza di spazi ed edifici pubblici di interesse, hanno contribuito isolare il gecekondu dal resto della città e a chiudere in se stessa la comunità che vi abita. Sono tanti gli aspetti che vanno migliorati nella zona, una potenziale strada da percorrere per la riqualificazione, anche a fronte dell’analisi dei successi degli interventi proposti precedentemente, potrebbe partire dalla progettazione di un intervento su alcune zone centrali con la creazione di spazi ed edifici pubblici per la comunità e che, allo stesso tempo, portino anche dell’interesse esterno per il quartiere, oltre che a nuove aree commerciali e produttive che contribuiscano a favorire la mcicroeconomia del luogo. In seguito a un primo sviluppo che abbia portato un progresso sia sociale che economica nella vita del quartiere, si potrebbe procedere con una riqualificazione delle abitazioni e al contempo l’inserimento di nuovi edifici residenziali che interagiscano con il contesto e facciano da traino per un miglioramento generale dell’area.

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ARMUTLU 2.0

Il progetto si è posto fin dall’inizio l’obiettivo di poter cambiare Armutlu senza stravolgere quelle che sono le sue caratteristiche dominanti, senza fare tabula rasa della socialità, degli spazi e della vitalità del quartiere. La progettazione di Armutlu 2.0 è il traguardo da raggiungere: una nuova versione del gecekondu migliorata grazie a diverse strategie di intervento che sfruttano in maniera diversa tutte le potenzialità dell’area. Questa nuova visione di Armutlu è partita dalla definizione di un masterplan generale su tutta l’area che tracci le linee guida della trasformazione del quartiere; si è quindi concentrata su una particolare fascia di territorio interessata da una riprogettazione, per poi arrivare ad una visione più dettagliata di due edifici di nuova costruzione. Il filo conduttore che lega tutti questi passaggi, dal masterplan all’edificio, risiede nel concetto di upgrade: Armutlu 2.0 è la versione aggiornata ed evoluta del gecekondu e il tema dell’upgrade compare in ogni fase. Si tratta di upgrade nella definizione dei nuovi centri della vita del quartiere, dei nuovi percorsi, dei nuovi collegamenti e delle nuove potenzialità che con il masterplan si vogliono portare in questa parte di Istanbul; l’upgrade si trova nella progettazione del green passage e nell’affrontare i rischi idrogeologici RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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della più piccola area di trasformazione presa in esame; e ancora il tema ritorna alla scala della definizione dell’edifici, nelle sue diverse forme, le case a bassa densità, le nuove stecche residenziali, ma anche negli strumenti per la riqualificazione della singola abitazione che si vogliono fornire ai residenti in Armutlu.

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La nuova visione del futuro di Armutlu parte con la definizione di un masterplan che permetta di tracciare le linee guida da seguire per portare avanti le trasformazioni nel tempo. Il progetto urbano proposto affronta diversi temi fondamentali nella caratterizzazione del territorio: in alcuni casi si tratta di adempire ad alcune mancanze, per altre situazioni si propone di implementare alcune potenzialità già espresse nel quartiere. Le tematiche principali sono quindi le centralità urbane, l’accessibilità e i percorsi, il verde e i parchi, la densificazione urbana, e gli spazi pubblici e i servizi.

sull’area presentate precedentemente, Armutlu si trova in una zona strategica dalle grandi potenzialità:il vicino campus universitario da un lato e il Bosforo dall’altro, sono luoghi estremamente interessanti per il rilancio del quartiere, è quindi necessario in un progetto di riqualificazione e di upgrade dell’area implementarne i collegamenti. Accessibilità e viabilità, sia interna che verso il resto della città, sono quindi delle tematiche centrali nello sviluppo. La proposta progettuale presentata vuole disegnare dei nuovi tracciati pedonali che colleghino Armutlu con i due punti di interesse citati, per una nuova viabilità pedonale che si ramifichi all’interno del quartiere: l’assenza di tracciati destinati ai pedoni è uno spunto per disegnare nuove sezioni stradali che uniscano le centralità di Armutlu. verde urbano e parchi

accessibilità e percorsi

Anche dal punto di vista carrabile vengono avanzate delle proposte di ridisegno della strada. Nell’insediamento sono presenti due principali vie di transito che collegano i due centri della vita di Armutlu e che uniscono il quartiere al resto della città: la prima parte dal punto più basso della collina, dove interseca la strada che porta al campus universitario da un lato e al Bosforo dall’altro, e arriva ad una delle principale piazze ed al cavalcavia sulla superstrada; la seconda invece si collega a questa piazza e arriva ad un altro punto di aggregazione, il piazzale degli autobus sul punto più alto della collina. Queste due strade sono anche le principali vie commerciali e sono necessariamente gli assi di trasformazione da cui partire per la riqualificazione del quartiere: una nuova sezione stradale, un ampliamento degli spazi commerciali, oltre che una densificazione

spazi pubblici e servizi

densificazione

centralità urbane

Il punto di partenza nella definizione della nuova Armutlu risiede nella definizione delle centralità urbana composta dall’ampliamento di quelle esistenti e dallo sviluppo di nuovi potenziali centri. Le trasformazioni che coinvolgono queste aree riguardano l’ampliamento dei servizi pubblici offerti alla comunità oltre alla densificazione sia dal punto di vista residenziale che dal punto di vista commerciale. Come si è potuto notare dalle analisi RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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dell’edificato dove possibile sono le linee guida tracciate dal masterplan. Al tema della viabilità pedonale si collegano gli sviluppi incentrati sulle aree verdi e sui parchi. Come già sottolineato dei capitoli precedenti, la presenza di verde è molto elevata in Armutlu e nei dintorni, si tratta però di un verde non progettato e soprattutto non sfruttato dalla popolazione. Il progetto propone la distinzione in due tipologie di verde: una situazione boschiva da una parte e un parco progettato dall’altra. L’area lasciata boschiva rappresenta la cornice che circonda il quartiere a nord e ad ovest e diventerebbe uno spazio destinato ad un grande parco di loisir all’interno del quale passano i nuovi percorsi pedonali di collegamento con il campus universitario e il Bosforo. Il verde progettato invece, insinuandosi all’interno del costruito porta con sé una doppia funzione: da un lato consente di colmare alcuni vuoti urbani presenti nell’area con spazi vivibili che diventano luoghi di aggregazione per la comunità, e dall’altro contribuisce ad affrontare il problema del rischio idrogeologico, molto elevato in alcune aree. La particolare conformazione orografica della collina di Armutlu ha reso alcune aree più a rischio dal punto di vista idrogeologico, il masterplan prevede la rimozione selettiva, e la conseguente ricollocazione, di alcuni edifici che si trovano in queste aree; tali demolizioni consentono il ridisegno del territorio e la progettazione di canali per la raccolta delle acque.

strade: da un lato implementando le funzioni a disposizione della comunità per rendere più desiderabile la vita ad Armutlu, centri per la comunità spazi per mercati coperti, un biblioteca di quartiere, una nuova stazione degli autobus polifunzionale; dall’altro inserendo dei servizi che attirino nuove fasce di popolazione, come una residenza universitaria per gli studenti del vicino campus. densificazione urbana

residenza universitaria e servizi per gli studenti

attrezzature sportive

biblioteca di quartiere

orti urbani

mercato coperto

punti panoramici

stazione degli autobus polifunzionale

percorsi parco loisir

centri per la comunità

I nuovi spazi verdi si compongono quindi aree destinate all’aggregazione della comunità, di impianti sportivi e di orti urbani che consentono anche ai residenti in situazioni prive di spazi verdi privati di coltivare alcuni prodotti di prima necessità.

moschee

Un obiettivo del progetto per la nuova Armutlu è quella di portare interesse per il quartiere e quindi di portare nuovi abitanti. In questa visione per il futuro del gecekondu intervengono due aspetti fondamentali: la densificazioni di alcune aree per creare nuovi spazi abitativi, e l’implementazione dei servizi, per generare interesse per Armutlu. Le zone in cui è prevista la costruzione di nuovi edifici residenziali si trovano sui bordi di quelle aree che verranno svuotate per contrastare i rischi idrogeologici della collina. Dal punto di vista dei servizi invece si vuole procedere lungo due

aree per gli orti urbani

aree di densificazione urbana aree destinate ad attrezzature sportive

verde urbano verde boschivo / parco loisir centralità urbani percorsi pedonali assi di trasformazione RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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MASTERPLAN

BOSFORO

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Il masterplan per la riqualificazione di Armutlu prevede lo sviluppo di diverse aree di trasformazione, il progetto proposto si concentra su una delle più importanti: il green passage, il corridoio verde che affianca uno dei principali assi viari e commerciali del quartiere. L’area presa in esame è caratterizzata da una forte pendenza e la conformazione del terreno la rende una delle zone più a rischio, come si pu; notare nella TAV#08 di analisi allegata, il tema dell’acqua sarà quindi determinante della definizione del progetto. Le tematiche principali per questa area sono, oltre al controllo dei corsi d’acqua, la demolizione selettiva degli edifici più a rischio, la progettazione di un parco lineare che conduca dal punto più basso della collina e dall’accesso al quartiere più vicino al campus universitario, fino ad una delle principali piazze di Armutlu, la ricollocazione degli edifici dismessi sui bordi dello spazio verde, la costruzione di nuovi edifici residenziali e di spazi commerciali per i nuovi abitanti, la riprogettazione della sezione stradale della via commerciale, oltre all’inserimento di nuovi servizi per la comunità e allo sviluppo di una strategia di upgrade degli edifici esistenti.

USO DELLE AREE residenziale bassa densità

misto residenziale/commerciale alta densità aree commerciali orti urbani campi sportivi aree verdi aree gioco

1:5000

Come detto il tema dell’acqua è caratterizzante e determinante nella riprogettazione della zona, innanzitutto in quanto stabilisce quali edifici vadano demoliti, e inoltre perché definisce l’andamento dei pendii e la conformazione del terreno. Il progetto prevede la definizione di un percorso per lo scorrimento delle acque, un canale di raccolta il cui tracciato passa per i punti di minima delle curve di livello e viene intaccato il meno possibile. L’andamento del pendio rende necessaria la predisposizione di alcuni bacini di raccolta per rallentare la velocità dell’acqua: queste vasche d’acqua assumono una duplice funzione, da un lato hanno un ruolo determinante nella caratterizzazione del landscape del parco, dall’altro per la loro posizione contribuiscono all’irrigazione degli orti urbani previsti nel progetto. I bacini hanno un solo argine rigido che ne delimita la forma da un solo lato, i restanti bordi sono lasciati liberi per consentire l’aumento e la diminuzione naturale del livello dell’acqua legato alle precipitazioni. Nei disegni nella pagina successiva sono schematizzate le aree permeabili e impermeabili, ed è evidenziato il percorso del canale, oltre che alla posizione dei bacini di raccolta e la loro conformazione, e dei terrazzamenti.

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AREE PERMEABILI aree permeabili aree impermeabili

1:5000

CONTROLLO DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO canale scoperto canale coperto bacini di rallentamento area permeabile per l’espansione naturale del bacino

SEZIONE TRASVERSALE + 70 m

percorso pedonale canneto

terrazzamenti

bacino di rallentamento e di accumulo per l’irrigazione degli orti canale

aree impermeabili

argine

1:5000 bacino di raccolta orti urbani

bacino di raccolta orti urbani

SEZIONE LONGITUDINALE

bacino di raccolta

sistema di pompaggio per l’irrigazionne degli orti

bacino di raccolta orti urbani bacino di raccolta orti urbani

bacino di raccolta + 10 m

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Il nuovo canale e la conformazione del pendio determinano le forme del progetto, oltre all’andamento del percorso interno al parco e l’uso del suolo. Gli ingressi alle aree verdi e ai luoghi di interesse in tutti i punti d’accesso della strada commerciale, la cui sezione stradale viene modificata. Il nuovo asse commerciale viene dotato di marciapiedi separati dal ciglio della strada da una fila di alberi e di scale urbane che facilitano la salita pedonale lungo il pendio e consentono la costruzione di punti in piano che possono diventare degli ampliamenti esterni per le varie attività commerciali già presenti o per quelle nuove previste nel progetto di densificazione e di rafforzamento dell’area commerciale.

PERCORSI viale alberato percorsi pedonali nuovi marciapiedi di collegamento scale ingressi parco

DENSIFICAZIONE densificazione verde densificazione costruita

1:5000

principale percorso interno

strade carrabili private

1:5000

Come già ampiamente discusso in precedenza il progetto parte da uno svuotamento dell’area centrale con la demolizione di alcuni edifici e dalla conseguente ricollocazione di questi edifici; l’operazione consente di lasciare lo spazio centrale libero per i servizi del parco come gli orti urbani, le aree gioco per i bambini e i campi sportivi a disposizione della comunità. La linea guida del progetto, tracciata già nel masterplan è quella della densificazione dei bordi, densificazione che avviene in due modalità differenti: in alcune zone viene progettato un aumento del costruito, in altre un aumento delle piantumazione di alberi. Come evidenziato dallo schema sulla densificazione, si è cercato di mantenere una regolare alternanza tra aree densificate a verde e aree destinate alla nuove edificazioni, per preservare la componente naturale dell’intervento. RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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abitato bassa densità

zona da liberare

abitato/commerciale medio/alta densità

strada commerciale

strada secondaria

densificazione sui bordi

densificazione sui bordi spazio libero

canale densificazione alta densità commerciale/ alta densità residenziale

bassa densità densificazione bassa densità corridoio verde residenziale

strada commerciale

strada secondaria canale densificazione verde

densificazione verde corridoio verde

canale

L’area di progetto è delimitata da un lato dalla via commerciale, caratterizzata da una densità più elevata, sia per compattezza del costruito che per altezza degli edifici, e dall’altro da una strada secondaria che collega una zona residenziale a più bassa densità di occupazione e con edifici con un numero di piani ridotto.

Anche il nuovo costruito si appoggia su queste due strade e ne segue le tipologie costruttive: sul lato commerciale si affacciano i nuovi edifici più alti con degli spazi per negozi e attività a livello strada, destinati per lo più ad accogliere i nuovi arrivati ad Armutlu; sull’altro lato invece la densità diminuisce così come l’altezza degli edifici e sono progettate delle case indipendenti, con giardino privato, per gli abitanti degli edifici demoliti. Ulteriore elemento interessante nella definizione del progetto è l’intenzione di privilegiare per le residenze l’affaccio sul nuovo parco, sul corridoio verde.

per l’intervento, con annesse le cifre relative a demolizioni e costruzioni. abitato bassa densità

zona a rischio idrogeologico

strada commerciale

strada secondaria

densificazione sui bordi bassa densità residenziale

abitato/commerciale medio/alta densità

densificazione sui bordi alta densità commerciale/residenziale

$ corridoio verde

Il fattore tempo è un aspetto da tenere in grande considerazione in questa tipologia di progetto, in tale proposito è stata svolta un’analisi accurata della distribuzione delle operazioni di costruzione e demolizione. L’intervento è diviso in sei fasi per mantenere sotto controllo il saldo di edifici demoliti e edifici ricostruiti: la prima fase sarà quindi di costruzione senza demolizione su di un’area già libera, dagli step successivi invece si svolgeranno operazioni simultanee di costruzione e demolizione per arrivare ad un saldo finale con oltre il 30% in più di unità abitative prodotte (139 + 35 spazi per attività commerciali) rispetto a quelle demolite (105). Il principio economico su cui si basa l’intervento è quello di riuscire a densificare e a costruire di più di quanto viene demolito per poter finanziare i lavori di risistemazione del parco lineare.

strada commerciale

strada secondaria canale nuovi abitanti ad Armutlu

Nella pagina che segue è presente una schematizzazione delle fasi di lavoro ipotizzate RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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FASE | 1

STATO DI FATTO

FASE | 2

+ 28 unità abitative + 13 spazi commerciali

- 19 unità abitative

edifici in costruzione

+ 18 unità abitative - 24 unità abitative

FASE | 4 + 16 unità abitative + 6 spazi commerciali - 26 unità abitative

FASE | 5 + 20 unità abitative + 28 unità abitative - 36 unità abitative

FASE | 6

FASE CONCLUSIVA

+ 12 unità abitative + 16 unità abitative + 6 spazi commerciali

TOTALE INTERVENTO

edifici costruiti

+ 138 unità abitative + 19 spazi commerciali - 105 unità abitative

lotti nuovi edifici edifici da demolire edifici in demolizione

FASE | 3

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upgrade edifici esistenti RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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Gli edifici per un’occupazione ad alta densità si allineano alla strada principale e sono caratterizzati da una forma base a stecca di quattro piani ad uso residenziale più uno ad uso commerciale. Le dimensioni sono variabili ma tutti presentano una distribuzione interna a ballatoio e dei tagli al livello del terreno per favorire la permeabilità e l’accesso verso il parco. L’edificio preso in esame per lo sviluppo del progetto ha una dimensione di 100 m x 8 m, i pilastri, disposti lungo il lato principale ogni 4 m, scandiscono la struttura favorendo la modularità degli appartamenti. Il dislivello del terreno su cui si poggia determina la forma dell’edificio che viene diviso in quattro moduli sfalsati che assecondano l’andamento del terreno e sono separati da tre vani scale per la distribuzione verticale. Un sistema di scale urbane modifica l’andamento naturale del marciapiede e consente lo sfruttamento del piano terra per usi commerciali o produttivi: qui sono previsti 13 spazi per negozi o attività di ristorazione, sono presenti due tipologie diverse, una più piccola (27 mq) con un affaccio principale verso la strada e una più grande (60 mq) con un affaccio anche sul parco. La maglia regolare dei pilasti non nega la possibilità di avere tagli di appartamenti differenti: - Duplex 22 + 22 mq - Simplex 45 mq - Simplex 70 mq - Duplex 45 + 45 mq - Duplex 70 + 45 mq Questa varietà consente di poter accogliere diverse tipologie di famiglia e di favorire la mixitè sociale.

Sala + cucina Camera Bagno

RES | 1 22 + 22 mq duplex

RES | 2 45 mq simplex

1:200

RES | 3 70 mq simplex RES | 4 45 + 45 mq duplex

La tecnologia costruttiva scelta è quella di un telaio tradizionale in LIVELLO | 8 LIVELLO | 7 LIVELLO | 6 LIVELLO | 5 LIVELLO | 4 LIVELLO | 3 LIVELLO | 2 LIVELLO | 1

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calcestruzzo con i tamponamenti in laterizio intonacato, il ballatoio ha una struttura separata in acciaio che si aggancia alla struttura degli appartamenti.

RES | 5 70 + 45 mq duplex

COMMERCIO | 1 27 mq

DISTRIBUZIONE COMUNE

COMMERCIO | 2 60 mq

SPAZIO VUOTO | IN COMUNE 22 mq spazio disponibile per l’upgrade dell’appartamento

L’edificio si compone di due facciate opposte per caratteristiche e funzionalità. Il lato lungo la strada commerciale è caratterizzato dalla distribuzione a ballatoio che affacciandosi sulla strada diventa un prolungamento ideale del marciapiede. È il rivestimento l’elemento caratterizzante che rende esplicita la vitalità del quartiere, lasciando intravedere il movimento dei residenti rende esplicita la vitalità che caratterizza il quartiere: ad una prima pelle composta da grandi vetrate si aggiunge uno strato di brise soleil mobili composti da un intrecciato di bambù intelaiati in cornici d’acciaio. La facciata opposta, quella sul parco, è invece il prospetto degli appartamenti: grandi terrazze dalla forma frammentata e diversa ad ogni piano ne caratterizzano l’aspetto e danno un spazio esterno privato sfruttabile dai residenti con vista sul verde. La differenza tra le varie tipologie di appartamenti è evidenziata in facciata attraverso il rivestimento, in lamelle di legno per i duplex, intonacato per i simplex. Anche le ringhiere delle terrazze, in alcuni tratti piene e intonacate, in altri in listelli di legno verticali, contribuiscono ad enfatizzare il movimento della facciata. Il tema dello shading viene trattato con un sistema di brise soleil verticali mobili che permettono anche l’oscuramento interno degli ambienti: listelli verticali di legno 10 x 2 cm sono montati su binari che ne permettono il movimento e tre diversi posizionamenti (completamente chiusi, completamente aperti e disposti ortogonali al filo facciata per il parziale ombreggiamento. La copertura piana è parzialmente accessibile dagli inquilini: una parte è lasciata per gli impianti di produzione di energia sostenibile solare termica e fotovoltaica, in grado di coprire rispettivamente il 60% e il 40% del fabbisogno annuale di tutto l’edificio, una parte è invece uno spazio verde esterno in comune che diventa un punto di aggregazione e di ritrovo per i residenti. Dal punto di vista energetico si prevede di coprire parte del fabbisogno di energia elettrica e di acqua clada sanitaria sfruttando i pannelli sulla copertura; il riscaldamento è a pannelli radianti alimentati da una pompa di calore che sfruta una sonda geotermica. Il tetto verde contribuisce a migliorare le prestazioni dell’involucro, mentre il vano scala più alto e il ballatoio RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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intervengono nel facilitare la ventilazione naturale sfruttando l’effetto camino. Elemento caratterizzante del progetto che lo lega ad un discorso generale portato avanti già a livello di masterplan è il concetto di upgrade. Anche questo edificio in apparenza rigido e immodificabile consente agli appartamenti di subire delle modifiche, di ampliarsi o di ridursi a seconda delle esigenze della famiglia che vi abita. Nella maglia regolare della struttura sono previsti alcuni moduli lasciati liberi: questi spazi sono salotti per gli abitanti dell’edificio, e sono direttamente acquistabili dagli inquilini che hanno necessità di ampliare il proprio appartamento, di portare avanti un upgrade volumetrico. Tale caratteristica si collega alla mentalità tipica del gecekondu di continua modifica del proprio spazio abitato a seconda delle necessità del momento e consente una continua evoluzione dell’edificio quasi a sottolineare quella vitalità già citata del quartiere.

VENTILAZIONE NATURALE attraverso il vano scale più alto e il balatoio SOLARE TERMICO 100 mq

SOLARE FOTOVOLTAICO 170 mq

TETTO VERDE

PANNELLI RADIANTI

60% 40%

ACQUA CALDA SANITARIA

ENERGIA ELETTRICA

RETE IDRICA

ACS

ACCUMULO ACS

POMPA DI CALORE GEOTERMICA

fabbisogno annuale = 50000 kwh energia prodotta = 20000 kwh

PROSPETTO EST scala 1:500

PROSPETTO OVEST scala 1:500 RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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0 4 | L

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D

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CASA 1 LIV | 0

Le case a bassa densità si propongono di rispondere all’esigenza di ricollocare le abitazioni a tipologia casa indipendente che vengono demolite nel ridisegno dell’area di progetto.

GARAGE

Il modulo base è una casa bifamiliare su due livelli che sfrutta l’andamento del terreno per poter dare un giardino privato ad entrambe le abitazioni: la casa a livello 0 ha quindi un affaccio verso valle, mentre la casa a livello +3 m ha il proprio spazio verde rivolto verso la parte alta della collina. L’accesso avviene attraverso il giardino, le scale esterne sono quindi un passaggio pubblico, diventano parte della ramificazione dei percorsi del parco e agevolano la salita lungo il pendio. Strade carrabili private invece consentono l’accesso diretto in macchina al proprio posto auto, inserito all’interno del terreno per quanto riguarda le case a livello 0, esterno, ma all’interno del lotto privato per quelle al livello superiore. La forma della villetta con tetto a falda e il gioco di volumi enfatizzato da alcune rientranze rimandano, insieme al rivestimento ligneo, alla tradizionale casa turca in legno. La falda del tetto è orientata in maniera da favorire l’installazione di elementi per la generazione di energia solare termica e fotovoltaica e per creare ulteriori spazi tipici della tradizione come il porticato della casa a livello +3 m. La distribuzione interna prevede un salotto con angolo cottura, due camere da letto e un bagno, ma anche in questo caso è la possibilità di upgrade l’elemento caratterizzante

LIV | 0 modulo base VERDE PRIVATO

UPGRADE 2 serra

possibili upgrade

UPGRADE 1 stanza

CASA 2 LIV | +3.0 m

LIV | +3.0 m POSTO AUTO

modulo base

VERDE PRIVATO

UPGRADE 1 stanza

possibili upgrade

UPGRADE 2 serra

UNIONE DI PIU’ MODULI Sala + cucina Camera PERCORSO PUBBLICO

Spazio esterno privato

Servizi

Parcheggio privato

Serra

Upgrade

scala 1:500

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SEZIONE PERCORSO scala 1:500

del progetto: la forma e la predisposizione delle rientranze nel volume base consentono possibili ampliamenti volumetrici, è possibile aggiungere una stanza o ampliare il salotto attraverso una serra solare che oltre ad avere benefici termici permette di aggiungere superficie coperta alla casa. Dal punto di vista energetico il modulo base prevede l’installazione di pannelli solari fotovoltaici e termici che producono rispettivamente il 53% e il 60% del fabbisogno di energia elettrica e di acqua calda sanitaria. Parte del sottotetto controsoffittato è destinato ad alloggiare i volumi di accumolo per le due unità abitative e la caldaia per il riscaldamento a pavimento, i cui consumi sono ridotti grazie al doppio strato di isolamento termico. L’inclinazione delle falde favorisce la racolta e il recupero dell’acqua piovana che viene immagazzinata in una cisterna interrata e sfruttata per usi secondari interni e per l’irrigazione dei giardini. Sebbene il modulo base venga replicato e assemblato in un insieme di case a schiera la variabilità tipica del paesaggio urbano di Armutlu è garantita dalla possibilità di ampliamento

differente per ogni edificio, in quanto legata alla dimensione del lotto e al disegno urbano. Questo upgrade potenziale è favorito dalla tecnologia costruttiva proposta per l’edificio: la struttura portante in pannelli di x-lam, permette delle più facili connessioni con nuovi elementi aggiunti oltre che dare la possibilità di variare a seconda delle esigenze le aperture.

SOLARE FOTOVOLTAICO 22 mq

SOLARE TERMICO 12 mq

ISOLAMENTO TERMICO 12+8 cm

PANNELLI RADIANTI

RACCOLTA ACQUA PIOVANA 2000 L

RETE IDRICA

60% 53%

ACQUA CALDA SANITARIA

ENERGIA ELETTRICA fabbisogno annuale = 5000 kwh energia prodotta = 2650 kwh

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0

5

|

U

p

grade

Il tema dell’upgrade è il filo conduttore che lega la riqualificazione del gecekondu di Armutlu. Dal progetto di masterplan, fino al dettaglio dell’edificio il termine upgrade interviene nella definizione della visione per il futuro di Armutlu, la Armutlu 2.0. Ma lo sviluppo di un habitat informale non avviene solo attraverso le nuove costruzioni, ma anche, e soprattutto, attraverso la riqualificazione sostenibile degli edifici esistenti. Per questo motivo è importante fornire agli abitanti del gecekondu delle informazioni per come migliorare le condizioni della propria abitazione, in linea con la filosofia di autocostruzione che caratterizza questo tipo di insediamenti. In questi casi l’upgrade spetta al proprietario dell’edificio, ma all’interno di un progetto globale di riqualificazione del quartiere tali interventi andrebbero incentivati e supportati da una base tecnica. Delle categorie di situazioni abitative presenti nel quartiere di Armutlu, nella zona interessata dalla trasformazione del corridoio verde fin qui analizzata, sono presenti tre delle tipologie residenziali: case indipendenti di uno o due piani fuori terra; edifici di due o tre piani, spesso plurifamiliari, a stretto contatto con spazio verde limitato e a densità abitativa più elevata; palazzine di appartamenti da quattro fino a sette piani, in cui si raggiungono i picchi di densità più elevata e lo spazio verde privato è totalmente assente. Il progetto di upgrade dell’esistente si propone quindi di analizzare tre casi specifici

di queste tre categorie e di fornire gli strumenti tecnici per lo sviluppo abitativo. Le tecniche qui di seguito presentate sono rivolte a dei casi specifici, ma nascono con l’idea di essere applicate anche ad altre simili situazioni abitative.

tipologia #1

1:5000

tipologia #2 tipologia #3 RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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STATO DI FATTO

25%

La prima forma abitativa presente nell’area presa in esame riguarda tutti quegli edifici di due o tre piani fuori terra costruiti a contatto l’uno con l’altro, con solo due facciate libere. Si tratta di piccoli villette mono o bifamiliari, o piccole palazzine di appartamenti, lo spazio verde privato è limitato e in molti casi occupato da una piccola attività commerciale o produttiva. La maggior superficie e la tecnologia costruttiva con cui sono realizzati questi edifici consentono lavori di upgrade più complessi.

UPGRADE

60% 64% -68%

DEGLI EDIFICI DI ARMUTLU

ACQUA CALDA SANITARIA

ENERGIA ELETTRICA

PERDITE INVOLUCRO

SOLARE FOTOVOLTAICO 32 mq

SOLARE TERMICO 17 mq

TETTO VERDE

CAPPOTTO TERMICO 15 cm NUOVI SERRAMENTI

RACCOLTA ACQUA PIOVANA 5000 L

Il caso studio esaminato coinvolge due edifici costruiti a contatto lungo un lato, la prima strategia di upgrade potenziale riguarda l’ampliamento volumetrico: in questo caso visto la superficie di lotto privato limitata, e considerata una tecnologia costruttiva più solida rispetto alla tipologia abitativa precedente, è possibile sopraelevare uno dei due edifici. La facciata più esposta alla radiazione solare presenta alcune logge che nell’ipotesi proposta vengono chiuse e trasformate in serre solari. Dal punto di vista dell’involucro sarà necessario, per ridurre i consumi, realizzare un cappotto esterno, oltre a sostituire i serramenti esistenti con telai a taglio termico. Un ulteriore miglioramento per il comfort abitativo comporta l’isolamento acustico dei piani ad uso residenziale dal piano terra ad uso commerciale/produttivo. In questa coppia di edifici le falde sono orientate privilegiando i lati est/ovest, tuttavia sfruttando la superficie disponibile anche sulla nuova ipotetica sopraelevazione si riuscirebbe a coprire il 60 % del fabbisogno di acqua calda sanitaria dei due edifici (17 mq), e a produrre il 64 % dell’energia elettrica necessaria (32 mq). Un impianto per la raccolta delle acque piovane potrebbe inoltre contribuire a ridurre i consumi di acqua per usi secondari. Lo spazio esterno privato del lotto può diventare, soprattutto per gli edifici affacciati sulla strada principale, un’occasione di upgrade per l’attività commerciale: una risistemazione per la costruzione di un ampliamento esterno potrebbe contribuire a una riqualificazione anche dal punto di vista economico di tutta l’area.

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STATO DI FATTO

15%

La seconda tipologia di edifici presa in esame riguarda le palazzine da quattro fino a sette piani fuori terra, di appartamenti, in cui lo spazio esterno privato è totalmente assente: questa categoria edilizia si fa più frequente più ci si avvicina ai centri urbani di Armutlu, alle piazze nella parte alta della collina. Nella maggior parte dei casi il piano terra è occupato da attività commerciali.

UPGRADE

60% 57% -66%

DEGLI EDIFICI DI ARMUTLU

ACQUA CALDA SANITARIA ENERGIA ELETTRICA PERDITE INVOLUCRO

SOLARE FOTOVOLTAICO 72 mq SOLARE TERMICO 40 mq

VENTILAZIONE NATURALE EFFETTO CAMINO

CHIUSUSRA LOGGE

CAPPOTTO TERMICO 15 cm

Nel caso studio analizzato, dal punto di vista volumetrico, un upgrade per sopraelevazione, sebbene sia possibile, non è la soluzione migliore nel contesto urbano del quartiere; un aumento di superficie coperta si potrebbe ottenere con la chiusura dei balconi esposti a sud con logge vetrate ad effetto serra solare, oppure con l’aggiunta di volumi esterni in facciata. Quest’ultima operazione, laddove la superficie del lotto lo consente potrebbe avvenire tramite una struttura indipendente appoggiata direttamente al suolo: si tratta chiaramente di un’operazione complessa e dai costi elevati. Oltre ad aumentare l’isolamento termico tramite cappotto esterno e nuovi serramenti, per migliorare il comfort abitativo dell’edificio si potrebbe intervenire sulla ventilazione naturale: aumentare l’altezza del vano scale contribuirebbe a favorire l’effetto camino e quindi il ricambio d’aria naturale. Per quanto riguarda la copertura si potrebbe intervenire con due modalità operative distinte. Vista la mancanza di spazi verdi privati a disposizione degli inquilini, il tetto potrebbe essere sostituito da uno a copertura verde praticabile su cui sviluppare un sistema di orto comune per gli abitanti del palazzo. In alternativa un intervento sulla copertura potrebbe renderla funzionale al collocamenti di impianti fotovoltaici e solari termici che garantirebbero la copertura del 60% del fabbisogno di acqua calda sanitaria dell’intero palazzo con 40 mq, e del 57% del fabbisogno di energia elettrica con 72 mq di pannelli.

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STATO DI FATTO

29%

Infine l’ultimo caso studio esaminato è quello della casa indipendente, libera sui quattro lati, costruita su un lotto privato. Alcuni sviluppi sostenibili per questa tipologia abitativa riguardano innanzitutto un upgrade tecnologico e impiantistico. Il tetto a falde favorisce l’installazione di impianti fotovoltaici per la generazione di energia elettrica e impianti per la produzione di acqua calda sanitaria. Una risistemazione della copertura potrebbe favorire l’installazione di un sistema per la raccolta delle acque piovane: canali di gronda e scoli conducono l’acqua direttamente in una vasca esterna il cui accumulo può venire sfruttato per usi secondari. Questa categoria di case sono spesso risultato di un autocostruzione con stratigrafie dei tamponamenti semplici, un cappotto esterno migliorerebbe notevolmente il comfort termico interno riducendo i consumi per il riscaldamento. Di pari passo con il cappotto esterno anche la sostituzione dei serramenti aumenterebbe la qualità termica dell’edificio.

UPGRADE

90% 60% -78%

DEGLI EDIFICI DI ARMUTLU

ACQUA CALDA SANITARIA ENERGIA ELETTRICA PERDITE INVOLUCRO

SOLARE FOTOVOLTAICO 9 mq SOLARE TERMICO 9 mq

NUOVI SERRAMENTI SERRA SOLARE

CAPPOTTO TERMICO 15 cm

RACCOLTA ACQUA PIOVANA 2000 L

Dal punto di vista volumetrico, difficilmente si potrebbe realizzare una sopraelevazione a causa della struttura portante insufficiente, a meno di interventi più complessi ma anche più costosi. Disponendo tuttavia, nella maggior parte dei casi, di superficie libera sui quattro lati, è possibile ampliare lo spazio coperto con aggiunte di nuova edificazione. La facciata a sud può venir sfruttata attraverso la costruzione di serre solari che contribuiscono anche al benessere termico. Altra strategia di ampliamento che, come le serre, migliorano l’isolamento dell’edificio, è la realizzazione di spazi bussola di ingresso. Infine un altro possibile upgrade riguarda la risistemazione dello spazio esterno: la delimitazione del proprio lotto (assente in alcuni casi) e lo sfruttamento del suolo ad uso orto sono un importante strumento di upgrade anche economico.

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La proposta progettuale per una nuova Armutlu è stata sviluppata con l’intenzione di inserirsi gradatamente all’interno del tessuto urbano, per non stravolgere quelle che sono le caratteristiche del quartiere, ma allo stesso tempo di portarne di nuove. La forte coesione sociale, la varietà del paesaggio urbano, la vitalità rimangono al centro di questa parte di città, ma in più si è provato ad aumentare la mixitè sociale, la qualità architettonica, oltre che a fornire nuovi servizi ai cittadini. Insieme ai tratti che determinano il carattere di Armutlu anche il concetto proprio del gecekondu è rimasto anche all’interno del progetto: il continuo upgrade, l’evoluzione degli spazi , dei volumi, delle forme di abitare e di vivere la città, sono il filo conduttore di tutto l’intervento proposto, dalla definizione del masterplan, fino al singolo intervento sui nuovi edifici o sulle strutture abitative esistenti. L’upgrade come filo conduttore del progetto, ma anche lo spazio pubblico e la socialità. La progettazione di nuovi servizi, la creazione di nuovi luoghi di aggregazione per la comunità e la promozione dell’ingresso di nuove fasce della società nel quartiere di Armutlu fanno parte della visione per il futuro dell’area.

forte del progetto è stato fin dall’inizio quello di trovare un approccio progettuale che consentisse di trasformare lo spazio urbano senza dover procedere con la più semplice procedura della demolizione-ricostruzione, tipica dei processi costruttivi della città: il voler promuovere la realizzazione di nuovi luoghi di interesse e la mixitè sociale è un sistema progettuale che garantisce la possibilità di intervenire sul territorio preservando quelli che sono gli abitanti dell’area e le loro abitudini di vita.

Armutlu 2.0 è davvero la versione aggiornata di un gecekondu che tiene in conto delle esigenze dell’abitante, non costringendolo a trasferirsi verso altre zone della città, ma permettendogli di vivere ancora laddove i suoi contatti sociali sono più radicati, ma in una situazione di maggiore qualità dell’abitare. Punto RIQUALIFICAZIONE DI UN QUARTIERE INFORMALE DI ISTANBUL IL GECEKONDU DI ARMUTLU

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a cura di A. BOSCHETTI, M. DE LUCCHI, L. FREYRIE, G. FURLAN, Superurbano, sustainable urban regeneration, Marsilio Editore, 2011 R. BURDETT, D. SUDJIC, The endless city, Londra, Phaidon, 2007 R. BURDETT, D. SUDJIC, Living the endless city, Londra, Phaidon, 2011 N. COMOGLIO MARITANO, Housing and urban policies for low-income people in central areas of Istanbul and Sao Paolo, Torino, AGAT, 2000 H. FOGGO, The Sulukule Affair: Roma against Expropriation, Roma Rights Quarterly, n°4, 2007 Y. FRIEDMAN, L’architettura di sopravvivenza, Torino, Bollati Boringhieri, 2009 N. J. HABRAKEN, Strutture per una residenza alternativa, Milano, Saggiatore, 1974 A. HASAN, The Informal city, Regional Development Dialogue. - n. 1, vol. 20, 1999, pp. 168 - 183 M. IOSSIFIDIS, A study of the Gecekondu in Istanbul, Turkey. Innovative Urbanism for the west and the global urban poor, consultato settembre 2011 www.exchange.drawloop.com/published/ download/11576 W. JAENSCH, W. KOCHER, C. NURAL, Gecekondu a Istanbul, Lotus International, n° 10, 1975 T. KOMAZ, E. UNLU-YUCESOY, Istanbul. Living in voluntary and involuntary exclusion, Diwan report, 2009 L. KROLL, Ecologie urbane, Milano, Franco Angeli, 2001 A. LEPIK, Small Scale Big Change. New Architectures of Social Engagement, New York, MOMA, 2010 O. PAMUK, Istanbul, Torino, Einaudi, 2006

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A.A.V.V., Lotus International, n째 143, 2010 A.A.V.V., Lotus International, n째 147, 2011 A.A.V.V., Lotus International, n째 148, 2011 A.A.V.V., Lotus International, n째 149, 2012 A.A.V.V., Istanbul: city of intersections, Urban Age Istanbul conference, 2009

http://urban-age.net http://makan3am.blogspot.com http://emrahkavlak.com http://www.gapinsaat.com http://www.tarlabasiistanbul.com http://www.istanbulkayasehir.com http://www.toki.gov.tr http://reclaimistanbul.wordpress.com http://www.sulukuleatolyesi.blogspot.com

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