VENERDÌ 21 AGOSTO 2020 • ANNO 11 - NUMERO 3
Ci vediamo nel 2021
21 Agosto 2020
Gere: “Voglio tornare a Giffoni Qui c’è un’energia incredibile” L’attore americano ha incontrato i giffoner in collegamento streaming. Il direttore Gubitosi: “Ti aspettiamo con gioia” Sarà Richard Gere una delle star dell’edizione 50+1 del Giffoni Film Festival. L’attore americano, produttore e vincitore di un Golden Globe, ha salutato i giffoner nel corso di un incontro in streaming a cui hanno preso parte anche gli hub presenti in Italia e all’estero. “Ho una richiesta da farvi – ha detto – Voglio tornare a
il suo ruolo di attore. “Il personaggio più difficile da interpretare? Per me sono tutti difficili perché sono sempre alla ricerca continua e spasmodica del personaggio. Il primo è stato sicuramente American Gigolò, all’inizio della mia carriera. Dovevo decidere se girare questo film o meno in due settimane. In genere
Giffoni. Ho un ricordo bellissimo del festival. Un calore, un’energia e un’apertura mentale mai provati altrove”. A Giffoni, ha ricordato, è stato ospite con suo figlio e qui ha conosciuto la sua attuale moglie. Gere non si è sottratto alle numerose domande. “Ci sono due cose su cui dobbiamo concentrarci, la prima è la saggezza, capire che siamo tutti interconnessi e non possiamo isolarci gli uni dagli altri, la seconda è la compassione e l’amore. Ma ancora non basta. Dobbiamo capire che ci sono persone che soffrono e aiutarle concretamente. Io sono un personaggio pubblico e quando faccio qualcosa ricevo maggiori attenzioni, ma questo non significa nulla, perché ognuno di noi nel nostro piccolo dovrebbe attivarsi per gli altri, anche nel quotidiano, a partire da una lezione fondamentale: il rispetto per gli altri. Ci sono tantissime cose da fare per il prossimo. Tanti anni fa sono stato in Macedonia durante il periodo della guerra in Kosovo e questo mi ha cambiato molto”. Le principali curiosità dei giffoner hanno riguardato
ci metto molto tempo per scegliere e prepararmi, però non ne avevo e ho dovuto decidere velocemente. È stato difficile da interpretare perché era un ruolo molto lontano da me, è stato l’unico momento della mia carriera in cui ho voluto vedere il girato del giorno per sapere se stavo facendo bene o meno. Un altro film è Chicago, un musical: ci siamo divertiti moltissimo ma è stato molto intenso. Ballavamo e cantavamo tutto il giorno – ha spiegato - Una delle cose più belle di essere un attore è il fatto di vivere più vite in una entrando nel personaggio. E ho dovuto imparare tante cose diverse, ad esempio ad andare a cavallo, a suonare la tromba, a combattere con la spada... è divertente imparare cose nuove anche con la pressione di doverlo fare bene”. Ma come è nata la decisione di diventare attore? “Ero un bambino timidissimo e non so perché intorno ai sette otto anni ho deciso di entrare a far parte di questo mondo e questo mi ha aiutato a superare la timidezza, la recitazione ha giocato un ruolo importante e c’è il desiderio di esplorare la varietà dell’essere umano”,
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ha confessato al pubblico. I giovani dell’hub spagnolo di Valencia hanno poi chiesto a Gere un suo ricordo di Kurosawa con cui ha lavorato nel film Rapsodia in agosto: “Sono stato un suo grande ammiratore, ha fatto dei grandissimi film e una volta incontrandolo a New York siamo diventati amici. Anni dopo ero in Giappone e Kurosawa festeggiava il suo 85esimo compleanno. Riuscimmo a comunicare grazie all’interprete ed in quella occasione mi propose un film. Lessi sul treno la sceneggiatura e naturalmente accettai. Ho dovuto imparare un monologo in giapponese! Vi racconto un aneddoto. Pensai di dover sembrare anche nei tratti somatici giapponese e mentre provavo a truccarmi vedevo Kurosawa che scuoteva la testa. Arrivó il suo assistente che mi disse che non c’era bisogno perché sembravo già giapponese”.
Tra gli applausi, il saluto del fondatore e direttore di Giffoni, Claudio Gubitosi: “Giffoni compie 50 anni: a questi ragazzi, che rappresentano tutti quelli che non sono potuti essere presenti a causa delle norme anti contagio da Covid-19 e a tutti i giffoners del mondo faccio gli auguri e il tuo regalo di essere qui oggi anche se online - è un onore. Ti voglio bene!”. Sono infatti 610 i giurati che prendono parte fisicamente ai primi due momenti del Festival. A loro spetta il compito di rappresentare gli oltre 7500 ragazzi che, nei mesi precedenti l’emergenza sanitaria, erano già entrati a far parte delle varie sezioni. Le norme anti contagio hanno imposto la necessità di ridurre drasticamente gli accessi. Di fronte a questa situazione Giffoni non si è fermato e, ancora una volta, è stato capace di superare ogni barriera per raggiungere i suoi ragazzi ovunque.
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Skam a #Giffoni50: la serie rivelazione che parla dei giovani con verità Il creatore Ludovico Bessegato insieme a Beatrice Bruschi, Ibrahim Keshk e Pietro Turano protagonisti di un incontro a base di storie e emozioni
Un liceo romano, il sole e la spensieratezza, la pioggia e l’incertezza, una generazione che non si arrende e la libertà di essere, semplicemente: Skam Italia è vita vera, una fotografia della realtà diventata l’immagine autentica dei giovani alla ricerca costante di felicità. A #Giffoni50 arriva dritto al cuore, perché è la bella immagine di giovinezza a convincere i giffoner. Osservare, scrutare, vedere e poi guardare, per raccontare l’arcobaleno ma anche le tempeste che provano a offuscare la vera essenza di un’adolescenza passata tra interrogativi e insicurezze. “Bisogna approfondire, non fermarsi all’apparenza. C’è esigenza di confronto, di conoscenza e di uno sguardo libero dai pregiudizi ha raccontato il creatore e regista, Ludovico Bessegato -. Skam è una storia di verità, le cose spesso sono più complesse di quanto sembrano
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e noi dobbiamo fermarci a guardarle da vicino”. Scalciati i cliché legati all’universo dei giovani, in Skam Italia le storie dei protagonisti si intrecciano tra loro con un’intensità notevole per un viaggio di emozioni e sentimenti. Perché essere giovani non è cosa semplice e Bussegato ha provato a spiegarlo in una chiave insolita e completamente nuova. Dialoghi realistici, calati nel vissuto con una delicatezza speciale, dalla sessualità al razzismo passando attraverso le dipendenze e le fragilità: uno spaccato di vita, un mosaico di esperienze per toccare con mano quello che è e non quello che sembra. “Tutti dovrebbero passare più tempo con i giovani – ha continuato Bessegato -. Abbiamo incontrato tanti ragazzi per costruire queste storie, conoscere le cose aiuta a renderle vere ed è per questo che la fase di analisi e di osservazione è stata
fondamentale. Nel corso del tempo ho sempre lasciato agli interpreti il proprio spazio, ho voluto facessero loro quelle parole e qui momenti che avremmo raccontato. Solo così avremmo ottenuto un racconto completamente vibrante, pienamente sincero”. La serie, creata da Bessegato e prodotta da Cross Productions TIMVISION prende vita dall’omonima versione norvegese del 2015. “Skam mi ha dato la possibilità di scoprire e scoprirmi - ha spiegato Beatrice Bruschi, che in Skam è Sana -. Siamo cresciuti insieme ai nostri personaggi, ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno aperto un mondo nuovo. La curiosità è la chiave di ogni cosa, basta davvero poco per accogliere opportunità in grado di cambiarti la vita”. La sua Sana è una ragazza musulmana dall’intelligenza brillante, in
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conflitto tra la voglia di divertirsi e il timore di contrastare i precetti della fede islamica. “Per prepararmi a questo ruolo ho indossato il velo e ho passeggiato per le strade della città – ha continuato -. Volevo percepire gli sguardi delle persone, capire cosa sentisse realmente Sana. Ho incontrato degli occhi impietositi, ma anche ragazzi che senza alcun pregiudizio mi hanno guardato come persona semplicemente”. Un filo sottile ma prezioso: “Skam ha accorciato i tempi, sta provando a farlo. Tante ragazze che mi hanno seguita in questo percorso e che ora sono mie amiche hanno definito Skam una salvezza – ha aggiunto la Bruschi -. Ed è stata un’emozione forte, la più bella”. Il coraggio di venir fuori, di parlare e parlarsi. Di vivere, senza l’illusione di dover necessariamente somigliare a qualcuno o qualcosa per essere veramente felici. “Il mio personaggio è un’ancora, un punto di riferimento –- ha aggiunto Ibrahim Keshk che è Rami -. Con una serie come Skam, mi sarei sentito meno solo. Certi sguardi feriscono, certe parole non possono essere cancellate”. Skam, che vuol dire vergogna, punta dritto al cuore con uno specchio di storie nel quale riflettersi. Con immediatezza, con quel senso di pudore e ragione che guarda a domani. Negli episodi riconoscersi è sorridere, dare voce a fragilità e sofferenze. “Queste storie sono l’occasione necessaria per sentirsi meno soli - ha spiegato Pietro Turano, che in Skam è Filippo -. Quando
abbiamo il coraggio di parlare tra noi è più semplice riconoscersi l’uno negli occhi degli altri e Skam prova a fare questo, ad ascoltare e raccontare con parole semplici e occhi attenti il nostro mondo. Per crescere davvero bisogna mettersi in discussione, ma soprattutto bisogna vivere con il cuore a posto. Non dobbiamo abituarci alla finzione, non dobbiamo limitarci per fare felici gli altri”. Con il personaggio di Filippo è affrontato il tema dell’omosessualità: “Non sempre è semplice fare coming out – ha aggiunto Turano -. I più fortunati lo fanno con serenità, tanti
e forsi ancora troppi devono invece misurare tempi e spazi e con Skam abbiamo provato a raccontarlo a tutti. Fregatevene dei giudizi, pensate al vostro bene”. E che Giffoni da sempre ascolta e legge i giovani Bessegato lo sa bene: “In questo posto c’è quello che serve, respirate - si è raccomandato con i giffoners -. Fatevi capire, fatevi conoscere. In tutti i personaggi di Skam, ad esempio c’è un po’ di me e la cosa più sorprendente è stata riuscire ad arrivare a tanti adulti che hanno cominciato a guardare questo mondo dei giovani sempre super criticato con occhi nuovi”.
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Ad Ascierto il Premio Giffoni50 “Sconfiggeremo il Covid” L’oncologo napoletano simbolo della lotta contro la pandemia in sala con i ragazzi dell’Impact: “I giovani determinanti per la ricerca. Solo dal confronto le idee diventano migliori”.
“Non avrei mai immaginato di trovarmi al centro di questa vicenda così difficile. Di mestiere faccio il medico ed il medico in genere cerca soluzioni. Se in un determinato momento e se in alcune circostanze si può essere utili e si ottengono risultati, allora si è soddisfatti del proprio lavoro”. E la soluzione per Paolo Ascierto, oncologo e ricercatore dell’Istituto nazionale Tumori Pascale di Napoli, si chiama Tocilizumab, un farmaco in sperimentazione utilizzato per il contrasto al Covid-19 e che, nel momento più difficile della pandemia ha rappresentato una speranza concreta di guarigione. Ascierto è presto diventato, perciò, uno degli uomini simbolo dell’emergenza, un riferimento per un modello di sperimentazione che ha dato risultati importanti. Paolo Ascierto ha partecipato a Giffoni Impact ed è stato insignito dal direttore Claudio Gubitosi e dal presidente dell’Ente Autonomo Giffoni, Pietro Rinaldi, del premio Giffoni50: “Un premio – ha detto Gubitosi – che diamo a persone per bene che fanno del bene. Noi, dottore Ascierto, ci fidiamo di lei e ci affidiamo a lei. Esempi come il suo aiutano a rendere la società più umana. Proprio come Giffoni vuole fare”. In apertura di incontro è stato presentato un estratto del docufilm “1+1 = 3” del regista Romano Montesarchio, da un’idea del produttore Gaetano Di Vaio, per Bronx Film Production. Si tratta di un lavoro ancora in via di definizione ma di cui già emerge la potenza evocativa: “Sono davvero onorato - ha dichiarato il registra Montesarchio - di aver conosciuto l’uomo Paolo Ascierto e per avere avuto la possibilità di vedere da dentro cosa significa fare il ricercatore. È un work in progress. Il processo è ancora lungo.
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Ma è l’unico modo che abbiamo se vogliamo fare un lavoro non superficiale. È necessario almeno un anno di osservazione, di riprese, di lavoro. Le premesse ci sono tutte”. Ecco, 1+1=3 è uno slogan del Pascale. Significa che il risultato spesso può essere maggiore della somma dei componenti. Proprio come è stato per la sperimentazione del Tocilizumab, i cui risultati sono stati più importanti di quanto si potesse immaginare: “In quel momento – ha raccontato Ascierto - avevo una collaboratrice a Pittsburgh per una ricerca. È da questo incrocio con altri colleghi che abbiamo iniziato a convincerci che alcuni farmaci potevano essere utilizzati con risultato. È stata la molla da cui siamo partiti. Allora, il nostro direttore generale c’ha dato la possibilità di continuare. Perché se poi le idee non te le fanno mettere in pratica, restano tali”. Le idee hanno bisogno del confronto per dare risultati: “Quando abbiamo pensato all’utilizzo del farmaco - ha continuato l’oncologo - ci siamo confrontati con i cinesi. Li abbiamo scelti perché avevano più esperienza di noi e perché noi collaboriamo con diverse realtà cinesi. Ecco, anche a Giffoni c’è questo scambio culturale. Perché è dal confronto che le idee si migliorano. I cinesi ci hanno detto che anche loro stavano utilizzando stesso trattamento e con buoni risultati. La verifica con i cinesi ci ha dato la spinta ulteriore. L’azienda farmaceutica produttrice ha fatto il resto perché ha messo a disposizione gratuitamente quattromila trattamenti. Non una cosa da poco”. L’emergenza Covid è stata una grande vicenda corale e umana. Ascierto non fa mistero delle emozioni provate in quei giorni così difficili: “Gli studi che abbiamo fatto ci dicono che il Tocilizumab funziona di più sui pazienti non intubati. Abbiamo dovuto decidere a chi somministrarlo. Ci è successo di avere un numero esiguo di fiale. Abbiamo trattato un ragazzo del ’93 per esempio ed abbiamo avuto buoni risultati. Non è vero che il Covid colpisce solo gli anziani. In una fase abbiamo avuto pazienti ricoverati tutti nati tra il 1955 ed il 1966, tutti in terapia intensiva e tutti affetti da ipertensione. Abbiamo capito che è un virus che non guarda in faccia a nessuno. Oggi colpisce molto di più i giovani. L’età media dei contagi attuali è di circa trent’anni”. I giovani, cuore pulsante di Giffoni, i giovani fondamentali per la ricerca di Ascierto: “Sono felice, grato ed onorato - ha detto - di essere qui. Giffoni lo conoscevo molto bene. Ho un’equipe di giovani, li ho formati. Siamo circa trenta persone e quotidianamente facciamo ricerca. Mi confronto con loro ogni giorno. I giovani ti danno soddisfazione e vanno avanti con determinazione. Abbiamo pubblicato oltre trecento lavori internazionali e questo è il frutto del lavoro fatto
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insieme ai miei ragazzi. A voi di Giffoni sento di dire che quando c’è passione e determinazione, i risultati arriveranno”. Oggi la paura è legata al Covid: “Dopo il lockdown – ha detto l’oncologo - abbiamo avuto tre aperture: 4 maggio, 18 maggio e 3 giugno. Tutto sommato abbiamo capito che ce la potevamo fare, con la mascherina e con il distanziamento. Abbiamo compreso che potevamo convivere con il virus, con qualche semplice regola. Anche Giffoni ha fatto qualche sacrificio, ma ce l’ha fatta, non si è fermato ed ora è in svolgimento, interessante e formativo come sempre”. A fare la prima domanda ad Ascierto è stato Domenico Benvenuto, 24 anni, laureato in medicina a giugno, giurato di Giffoni fino a qualche anno fa. Ha partecipato alla ricerca per il sequenziamento del genoma del Covid-19. Al dottore Ascierto ha chiesto circa il vaccino anti Covid-19: “Non si contano nemmeno gli studi di vaccinoterapia in corso – ha commentato - Qualcuno
è in stato più avanzato.ma il vaccino non lo abbiamo ancora. Forse potremo averlo ad inizio del nuovo anno. La sperimentazione non è cosa semplice, ci vogliono numerosi passaggi dai quali prendere informazioni utili su efficacia e tossicità. Prima di preoccuparmi sulla obbligatorietà del vaccino, mi preoccuperei di averlo un vaccino. Detto questo, come per ogni cosa ci sono effetti collaterali. Ma a noi interessano i benefici ed i vaccini danno sempre più benefici rispetto ai possibili svantaggi”. Anche l’Associazione Aura, l’espressione sociale di Giffoni Opportunity, diretta da Alfonsina Novellino, ha voluto dare una testimonianza concreta della sua sensibilità per i temi della ricerca e della sperimentazione, attraverso un contributo economico in favore dell’Istituto Pascale di Napoli. Ma l’attività non si ferma qui: a breve sarà avviata una nuova raccolta fondi, sempre in favore del Pascale, che si chiuderà per fine anno con l’obiettivo di essere riferimento concreto sul fronte della solidarietà.
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#Giffoni50, Ana Carrasco ai giffoner: “Seguite i vostri sogni” La Pink Warrior ha presentato il documentario Ride your dream È la prima donna a vincere un campionato mondiale di motociclismo ma lei, Ana Carrasco, 23enne spagnola, ai giffoner di Giffoni Impact ha detto di voler essere considerata “solo un pilota e basta, senza specifica di genere”. Sulla pista, però la chiamano Pink Warrior, la guerriera rosa, perché di fatto ha scritto la storia delle
pilota. Per adesso, però, guardo al futuro prossimo, a questo campionato del mondo che sto disputando”. Per la cronaca, finisce a novembre e lei non distoglie lo sguardo dal podio: “Quando ho vinto il titolo ho tagliato il traguardo senza conoscere il punteggio. Appena me l’hanno comunicato ho pensato subito a
due ruote al femminile. Lo racconta il documentario Ride your dream, disponibile dal 17 settembre gratuitamente su RakutenTV, piattaforma streaming leader in Europa. Presentato in anteprima a #Giffoni50, ripercorre la sua vita e carriera fin da quando, ancora bambina, è stata messa in sella ad una moto giocattolo dal papà, amante dei motori e dell’alta velocità a livello amatoriale. “Dove mi vedo tra 50 anni? – ha risposto con un sorriso ad una giurata – Ancora qui, in pista, forse non in gara, ma ‘dietro le quinte’, magari come coach di un giovane
chi mi ha sempre sostenuto, alla mia famiglia e al mio team, che mi ha permesso di realizzare un sogno”. Dopo il liceo, si è iscritta alla facoltà di legge ma tutte le sue energie sono concentrate sul podio: “Questo è il momento giusto per spingere sull’acceleratore e dare il massimo e non posso lasciarmelo sfuggire. Le moto restano il mio primo obiettivo e la mia maggiore priorità, è qui che voglio migliorare e continuare a vincere, vincere, vincere. E se ce l’ho fatta io, allora chiunque può trasformare un desiderio in realtà. Non lasciatevi mai convincere del contrario”.
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School 2 experience 21 Agosto 2020
festival
Iniziativa realizzata nell'ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da
www.schoolexperience.it
Campania Giffoni Valle Piana
Scuole Primarie, Secondarie Primo e Secondo Grado
16|21 novembre
Terranova di Pollino Senise Sant’Arcangelo
Scuole Secondarie Primo e Secondo Grado
Scuole Secondarie Primo e Secondo Grado
12|15 ottobre
Palermo
Basilicata
4|7 novembre
Sicilia
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Pierluigi Pardo a Giffoni Impact La telecronaca di una partita è emozione Sta in piedi Pierluigi Pardo, occupa lo spazio, si muove e insieme racconta, nel solco di un lavoro antico e destinato al futuro, portando con sé i giffoner, esattamente come accade con gli spettatori, proiettati al centro del gioco come fosse una partita. Fare una telecronaca, in questo senso, è un fatto quasi musicale, smile ad un rap. “Per me è il lavoro più bello del mondo dopo la rockstar”, spiega a Giffoni Impact, “la fatica non la sento, anche se la partita non è di altissimo livello la telecronaca è emozione, ti dà un’illusione di essere in campo direttamente. Io ho fatto il bordocampo, le interviste, lo studio, i talk show. Ma il match è l’essenza”. Il percorso, come per ogni sogno che si rispetti, è irto di ostacoli.
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“Bisogna crederci, studiare ed essere intraprendenti, con la passione sempre al centro - spiega Pardo Ci sono state due svolte nella mia vita. La prima, mentre studiavo per la maturità. Il fidanzato di un’amica scriveva un articolo per il Tempo, serviva qualcuno che seguisse una partita di pallanuoto, e mi offrii. Poi c’è stata Telepiù. Feci il doppiaggio di Inghilterra Scozia, mandai la cassetta dall’Inghilterra, dov’ero in Erasmus, e mi presero”. Per il tipo di professione, la telecronaca e le conduzioni, le notizie passano in secondo piano. “Serve costruire una credibilità con i protagonisti diretti, rapporti e rispetto. Cassano è stato mio testimone di nozze, io gli dico in faccia cosa ha sbagliato, siamo amici gli voglio bene. Non cerco mai lo scoop, le polemiche, e tendo
a proteggere i miei ospiti”. Pardo ribadisce l’importanza dello studio, l’evoluzione di un mestiere. “Nella vita professionale un telecronista tifa per sé stesso, nel senso che l’obiettivo è raccontare con passione. Se succede Barcellona-Paris Saint Germain, in questo senso una grande partita è una grande opportunità, ma vale anche per Brescia Genoa o per le serie minori. Invece in Champions tifo per le italiane. Sempre”. Sull’onda di un’ora portata avanti a gran ritmo, con ironia e coinvolgimento, Pardo rappresenta il cuore del giornalismo sportivo. “L’estetica di una voce, il ritmo, la forza, sono fondamentali. Se ti diverti il pubblico se ne accorge. Soprattutto, il calcio può sorprenderti sempre. Per questo raccontare le partite mi piace”.
maggio
2020 giugno 2025
Un progetto del Gi oni Experience per il contrasto alla povertĂ educativa minorile
Campus
Basilicata Calabria Campania Sardegna Veneto Cantieri di narrazione
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Sir Run a #Giffoni50, una corsa contro le malattie reumatologiche
“Non conoscevo la realtà di Giffoni, ne sono rimasto molto impressionato”: così il prof. Andrea Doria, membro del consiglio direttivo della Sir, la Società italiana di reumatologia, e Marta Riva reumatologa all’Ospedale San Gerardo di Monza, ha salutato i giffoner di Giffoni Impact. Obiettivo dell’incontro è promuovere il progetto SIRun, una corsa non competitiva per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle GIFFONI NEWS Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 19751 DIRETTORE RESPONSABILE Marco Cesaro REDAZIONE Via Aldo Moro 84095 Giffoni Valle Piana (SA) tel. +39 089 80 23 001 m.cesaro@giffoniff.it www.giffoniff.it RESPONSABILI DEL TRATTAMENTO DEI DATI (d. Lgs. 196/2003): Marco Cesaro, Pietro Rinaldi
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malattie reumatologiche. Una SIRun che, in tempo di Covid19, si fa semi-virtuale. L’incontro tra Sir, Aim group international e Giffoni Opportunity non è casuale: la sensibilizzazione parte dai giovani. “Giovani particolarmente penalizzati durante il lockdown perché la socializzazione è per loro molto più importante che per gli adulti”, commenta Doria. E rilegge gli eventi che li vedono al centro relativamente alla questione discoteche come “una reazione a quello che c’è stato. Ma qui a Giffoni – ha aggiunto - vedo giovani ben focalizzati sulle regole da rispettare. Questo vuol dire che, con giudizio, si può partecipare a questi eventi sociali in maniera responsabile”. Così pure la dottoressa Marta Riva: “Qui si prova una sensazione di pace e di piacere. Ho visto ordine, attenzione e volti tranquilli e sorridenti”. La Sir, società scientifica che riunisce persone (non solo medici) che si occupano di malati reumatologici, ha “la finalità di educare e comunicare l’esistenza di queste malattie sia alla popolazione in generale ma anche ai reumatologi. Ha anche compito di promuovere la ricerca e di migliorare l’assistenza al malato”, ha spiegato Doria. Le malattie reumatologiche, infatti, coinvolgono circa 5 milioni di italiani. Come prevenirle? Facendo attività fisica, “possibilmente di tipo aerobico. La corsa è una delle più adatte”. E non solo perché quando uno corre il corpo libera quelle endorfine che danno un senso di benessere. Da qui, dunque, il progetto SIR Run, una corsa organizzata da Sir in collaborazione con Aim. “L’anno scorso – ha raccontato Rosangela Quieti, managing director di Aim - abbiamo organizzato per la prima volta la SIRun per sensibilizzare l’opinione pubblica”. Quest’anno l’idea è di organizzare “una corsa ibrida”. Non una maratona ma una corsa che ognuno fa per sé. “Ogni partecipante – spiega Riva - dovrà correre nella propria città e, con un video, raccontare un tratto
EDITORE Ente Autonomo Giffoni Experience Sede legale: Via Aldo Moro 84095 Giffoni Valle Piana (SA) PRESIDENTE Pietro Rinaldi CAPOREDATTORE Rita Esposito REDATTORI Barbara Cangiano Daniele Moschella Sabrina Sica IMPAGINAZIONE & GRAFICA Patrizia De Cristofaro
CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ PER L’ITALIA E PER L’ESTERO Giffoni Media Service S.r.l., Sede legale e Direzione commerciale Via Aldo Moro 84095 - Giffoni Valle Piana (SA) Tel. 39 089 866 727 info@giffonimediaservice.it www.giffonimediaservice.it
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dell’Italia, del paese in cui vive”. In 4 video di 30 secondi ciascuno, da realizzare con il proprio cellulare, ognuno potrà raccontare chi è, perché ama correre, il luogo preferito per correre e il luogo preferito della sua città. “I video selezionati – ha continuato Riva - saranno usati per realizzare un cortometraggio sulle bellezze d’Italia”. Insomma, un modo per correre insieme, seppur distanti, “contro le malattie reumatologiche. E per creare una storia che parli di sport, attività fisica, cultura e delle bellezze d’Italia”. Del resto, conclude Riva, “La corsa è una metafora della malattia, c’è l’idea di correre sempre affiancati a qualcuno: quando si è in due in corsa non si è mai da soli. La maratona insegna a fare un passo alla volta e a incoraggiarsi a vicenda”. Entusiasti i ragazzi che hanno partecipato all’incontro.
Carmen Porricelli, 19 anni di Somma Vesuviana: “Penso sia una scelta ottimale legare scienza e arte, anche perché nel nostro futuro questi due aspetti andranno assolutamente di pari passo. Mentre stavano presentando il progetto, pur non avendo fatto sport, sono stata attratta dall’idea di correre. In particolare, mi interessa la metafora della maratona come processo di vita”. Camilla Pagniatiello, 19enne di Pomigliano d’Arco: “È bello che la corsa venga adottata come rimedio per malattie come ansia e depressione, per tutelare la salute fisica. Inoltre questo progetto favorisce la scoperta della bellezza del nostro Paese e il turismo. Mi ha spronato a mettermi in gioco e a correre. Un’attività che arriva dopo il lockdown e la prendiamo come riscatto”.
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Giulia De Mattia Generator +16 - Giurato da 14 anni. Giffoni Valle Piana BEAST BEAST di Danny Madden (Usa,2020,85’)
me voto o c i d in u q to molto, iu c ia p è concorso in io g g a lI film mi r t l lungome I lo . 8 n u e l orse quel f a m , per me va io g 1 messag i d iù p a e t trasmet on bisogn n e h c è lpito di più o c i m e h c ersone, p e l l a io re od trasmette attraverso o t t u t t a r sop i social.
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ragazzina, a n u i d la r t Beast” pa s a e B “ , o t is suo liceo. v l a e n d e p e t p n a e ho nuovo stud Il film che il o it N i d Nico per i a d r o e t m r a o n m si in arati dalla p e Kista, che s o n n a r r ò i due ve r e p o p p o r elle armi. d e Pur t t n a m a un ragazzo , m a d A i d colpa
Per me il Giffoni Film Festival è un’esperienza di vita da non perdere. Praticamente ci sono cresciuta, dall’età di 3 anni in giuria.
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Antonio Della Calce Generator + 16 Pontecagnano Faiano BEAST BEAST di Danny Madden (Usa,2020,85’)
Nonostante questo sia il mio primo anno qui al Festival, mi sento molto fortunato ad essere stato selezionato, in quanto già avevo percezione dell’atmosfera che si respira a Giffoni perchè l’ho sempre frequentato esternamente molto volentieri.
7,5. Mi ha n u to o v e m o c e rita secondo m e m ) to is v o h e i personaggi , ch a o n e im c s lt i ’u d i (l lp t” s o c a ri Il film “Beast Be rafia, anche pe g to fo a n o u b rotagonisti. Lo la p r e e p u d e i h c a tr re lt e o c , s ri colpito molto legame che fio il e ti ma della ia te d il tu s to e ta i s it d è n te fo an pro nora. Interess fi abbastanza ap to is v o h e h film migliore c ritengo forse il sa per dolore. s e m m o c a tt e vend
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he ciò credo c e t n a t s o n o Covid, ma n l e d crescere, a i s u u c a c o s a r , e o v s a r r erienza att è stato dive p o s n ’e n n u ’a t i s t e t u u è senz’altro t q r e e m p r e e r p a t i n d Pur troppo se inema, quin a di rappre c t t il e o m s s r e n v a o Giffoni n entare attr im r e p s e i s diver tir conoscere, ccasione. o e d n a r g una
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Marisa Iannotta Generator +18 - Giurata da 3 anni Salerno THE SLEEPWALKERS di Paula Hernàndez (Argentina/Urufìguay, 2019, 107’)
Giffoni per me è la libertà di essere se stessi e di potersi concentrare, anche se per poco, unicamente sulle proprie passioni.
la a madre e n u te n e lm a lm niste princip o g a t ro Di questo fi p . e a t m a o li c g a e v d tra ve no epwalkers” omplicata e c le , S e e n h u i concentra T s m “ o e c h c re re ia Il film il u t ra fam te, re le inquad a una storia la t o n ic o t c r c a te circostan a p n R . ie in a b , o m ic figli ’a n ll c u he s lato te allo ozioni più c to molto il m a e z z ro re taminare d lo p n p e o a c ll i u s s r ho e ia i c g s la nag alche modo te sui perso u n q e in m r a s io s g o g re p ma ripor tate. e lo spettato e h d c n e re a ic v it v e e ll i da quasi per i distogliers d li rg te t e erm scenario e p
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n messaggio u i d iÚ p e h Credo c tare: un n o c c ra a li g il film vo ossono in un p i lt o m i u c storia in cchiarsi e e p s ri ro lt ’a ll modo o ne . tiche attuali a m e t re ia c denun voto è 8. Per cui il mio
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Matteo Formisano Generator + 18 Torre del Greco THE SLEEPWALKERS di Paula Hernàndez (Argentina/Urufìguay, 2019, 107’)
ng take lo i i t a z iz il t u o ia, vengon g re la o lt o cena m s o a t a ll z e z n re e p p m a o c o matiche” Del film h m a r d “ iù p i n io ista che, ituaz n s o g le a t re ro a p t n a o ll c e c per ra madre d a ll e d lo o u r on si il n o t i, iu le c n ia o p c è a i s e scontro iniziale. M la u b m a n n o s figlia sia nonostante la tarla. iu a d a a ic n u l’ fine è arrende ed alla
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Il Giffoni Film Festival rappresenta una comunitĂ di persone che condivide le stesse passioni e gli stessi sogni.
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Elena Jachia (Fondazione Cariplo): “Lasciamo ai ragazzi della Next Generation lo spazio per crescere” “Cercare di vedere il proprio futuro come un contributo per una maggiore sostenibilità del nostro mondo: penso che l’impronta trasformativa e generativa della Next Generation possa essere molto potente. A noi spetta lasciare ai ragazzi lo spazio giusto per crescere e accompagnarli senza troppe interferenze”. A parlare è Elena Jachia, direttore Area Ambiente di Fondazione Cariplo che durante la terza giornata di Next Generation, rassegna realizzata da Giffoni Innovation Hub, creative agency ispirata e promossa da Giffoni Opportunity, si è collegata in diretta streaming con i ragazzi del Dream Team per assistere alla presentazione dei prodotti video realizzati nell’ambito di AttivAree realizzato grazie alla Fondazione Oltrepò (Bio)Diverso e il contributo di Fondazione Cariplo. Cos’è AttivAree? “Il programma AttivAree rappresenta il contributo di Fondazione Cariplo alla rivitalizzazione delle aree interne, spesso considerate marginali nella vita economica, sociale e culturale del Paese. Con questo programma abbiamo messo invece in evidenza che le aree interne sono ricche di risorse naturali, architettoniche e umane e che a volte basta accendere una luce o i riflettori, come fa Giffoni, per vedere il vero valore di questi territori”. Immagino che l’innovazione possa fare la sua parte anche quando si parla di rilancio del territorio? “L’innovazione è fondamentale, lo è sicuramente sul piano scientifico e per questo nel progetto Oltrepò (Bio)Diverso si è anche dato vita a un centro di innovazione a supporto delle aziende agricole. Si possono sperimentare nuove coltivazioni o si possono utilizzare sistemi più sostenibili per la coltivazione della vite, ad esempio attraverso un maggiore inerbimento tra i filari. Ma anche sul piano culturale l’innovazione è indispensabile: la spinta innovativa di Giffoni nel progetto è stata molto forte, perché ci ha consentito di trovare il linguaggio giusto
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per coinvolgere le generazioni più giovani ed entusiasmarle in un progetto di territorio”. Ci sono in cantiere per un futuro più o meno prossimo altri progetti del genere? “La Fondazione ha in mente progetti per far ripartire i territori dopo la crisi derivante dal Covid-19, sicuramente sotto il segno della sostenibilità e dell’innovazione. Non vi sono ancora idee concrete di collaborazione con Giffoni ma non lo escludiamo certamente. Sia Fondazione Cariplo che Giffoni lavorano in tanti contesti territoriali e sociali per aumentare le capacità e le competenze di persone e organizzazioni. In questo periodo, ad esempio, come Area Ambiente abbiamo attivato un bando per supportare la trasformazione digitale delle organizzazioni private no-profit attive in campo ambientale. La Fondazione vuole giocare un ruolo di enabler, sostenendo altri interlocutori sociali nello sviluppo di nuove abilità, non solo digitali. Questo ci pare il modo giusto per far crescere una nuova generazione di individui consapevoli e penso che anche Giffoni Innovation Hub sia su questa lunghezza d’onda”.
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Per il DreamTeam Mentorship con Fondazione Cariplo e Oltrepò (Bio)Diverso La terza giornata di Next Generation, rassegna realizzata da Giffoni Innovation Hub, creative agency ispirata e promossa da Giffoni Opportunity, parte dal desiderio delle nuove generazioni di investire sul proprio territorio in uno stretto legame tra tradizione e innovazione, creatività e tecnologie. Legame che è stato all’origine del momento di Mentorship che ha visto i ragazzi del DreamTeam partecipare alla presentazione dei prodotti video realizzati nell’ambito del progetto AttivAree realizzato grazie alla Fondazione Oltrepò (Bio)Diverso con il contributo di Fondazione Cariplo. “Il programma AttivAree – ha detto collegata in diretta streaming Elena Jachia, direttore Area Ambiente di Fondazione Cariplo – è volto alla rivitalizzazione delle aree interne, spesso considerate marginali nella vita economica, sociale e culturale del Paese”. “Si tratta di un progetto di cui andiamo davvero orgogliosi – dice Orazio Maria Di Martino, co-founder e COO di Giffoni Innovation Hub – Nato ormai due anni fa mi ha sempre colpito notare come AttivAree abbia lo scopo di concentrarsi sulle aree interne del territorio italiano, in un momento a dir poco particolare in cui si è sempre più proiettati verso l’innovazione e il progresso, per restituire una vitalità a questi luoghi. Grazie alla creatività e alla forza dei ragazzi e grazie al lavoro di squadra che ha visto impegnati la Fondazione Cariplo, Oltrepò (Bio)Diverso e tante persone che ci hanno messo il cuore come Lucia Masutti, o i ragazzi di Drone Experience, i registi di Giffoni: Francesco Petrone, Fiorenzo Brancaccio e Giuseppe Novellino”. “I ragazzi sono stati, infatti, guidati dal team di Giffoni – racconta Antonino Muro co-Founder e Account Manager di Giffoni Innovation Hub – che ha portato una serie di corsi, sia online che in presenza, nelle scuole di Varzi, Santa Maria della Versa e Voghera. Corsi pratici, tenuti dagli esperti dell’ufficio produzione del Giffoni Film Festival, che hanno aiutato poi i ragazzi a mettersi a lavoro”. “La Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò pavese ha voluto fortemente ripetere l’esperienza Giffoni – dice Raffaella Piazzardi di Oltrepò (Bio)Diverso – rafforzando il rapporto con il territorio attraverso il supporto di formatori locali che hanno collaborato con il Dream Team e con i ragazzi per realizzare quattro prodotti che fossero in tutto pensati e realizzati dai ragazzi stessi. I temi prescelti sono stati di forte impatto e hanno anticipato questioni ambientali di attualità”.
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A #Giffoni50 la mostra “BRIDES NOT GIRLS” di Romeo Civilli A #Giffoni50 la mostra “Brides Not Girls”, di Romeo Civilli, sulle spose bambine. Classe 1959, fin da ragazzo la passione per i viaggi lo porta a visitare parte del Nord Africa a cavallo di una vespa. Per Civilli la fotografia diventa inevitabilmente un veicolo per conservare le emozioni. “Brides Not Girls” racconta come, nonostante la legge approvata nel 2017 (CHILD MARRIAGE RESTRAINT ACT) fissi l’età minima dei matrimoni a 18 anni per le ragazze e a 21 per i ragazzi, in Bangladesh il numero delle spose bambine è ancora allarmante. “Questa mostra è nata per caso – spiega Civilli -. Avevo
Sahrawi. Mi ha accompagnato Swapon Kumar Das, detto Lino, un uomo incredibile, un Dalid ovvero un fuori casta, costretto ai margini della società, che si prodiga per gli altri. Grazie a lui ho incontrato le donne protagoniste delle mie fotografie. Temevo reticenza e paura da parte loro, invece ho trovato persone con un grande desiderio di raccontare al mondo le proprie storie, che ho cercato di racchiudere in ogni ritratto, ognuno dei quali è accompagnato da un testo”. “Il direttore Claudio Gubitosi ha fortemente voluto che la mostra arrivasse a Giffoni, per l’impatto emotivo e la rilevanza sociale del tema – continua Civilli. – Il
un progetto: visitare i campi profughi Rohingya in Bangladesh, come due anni fa sono stato nei campi
prossimo obiettivo che mi sono prefisso è una raccolta di ‘abbracci’ sulla mia pagina Facebook, dove per abbracci intendo euro, per la causa di queste spose bambine che ho avuto la fortuna di incontrare e ritrarre attraverso la mia macchina fotografica”. La mostra “Brides not girls” è riservata agli accreditati della 50esima edizione del Giffoni Film Festival.
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OGGI IN SALA xxxx xxxxxx
OUR LADY OF THE NILE Ruanda, 1973. Le ragazze vengono mandate a studiare al Nostra Signora del Nilo, un prestigioso collegio cattolico arroccato su una collina, dove viene loro insegnato a diventare la futura élite ruandese. Con la laurea all’orizzonte, le giovani condividono lo stesso dormitorio, gli stessi sogni e le stesse preoccupazioni adolescenziali. Ma in tutto il paese e all’interno della scuola, il radicato antagonismo tra gruppi etnici diventa sempre più evidente. Cambierà la vita delle ragazze e l’intero paese per sempre.
HERE ARE THE YOUNG MEN Dublino 2003, Matthew e i suoi amici hanno appena finito la scuola. Inizia per loro un’estate alla ricerca di emozioni ed eccessi. Matthew è preso da un amore romantico per la sua amica d’infanzia Jen, ma viene ostacolato dal suo legame sempre più inquietante con il magnetico e sadico Kearney. Nel frattempo il loro amico Rez cede alla paranoia indotta dalla droga. Quando una bambina viene investita sotto i loro occhi, i ragazzi vengono spinti a mettere in discussione le loro scelte.
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OGGI IN SALA
KIDS RUN Andi (27) è un manovale in difficoltà economiche, padre di tre figli che egli vede come la fonte di tutti i suoi problemi. È ancora innamorato di Sonja, la madre della figlia minore Fiou, che preferisce Mike, un uomo sgradevole che però ha un reddito fisso. Minacciato di sfratto Andi chiede dei soldi a Sonja che gli dà 5.000 euro, i risparmi di Mike. Quando Mike lo scopre, va su tutte le furie e Sonja dà un ultimatum ad Andi: se entro due settimane non restituirà i soldi gli porterà via la loro bambina. Andi, avendo appena perso il lavoro, decide di partecipare ad un incontro di boxe amatoriale con una borsa molto alta. Si allena duramente per vincere ma, sotto pressione, il suo comportamento diventa sempre più distruttivo nei confronti dei suoi figli. Presto Andi comprenderà che è in balia delle decisioni di Sonja ma che ha un disperato bisogno di rimanere con i suoi figli.
ROSA PIETRA STELLA Carmela è una giovane donna, bella e indomita come un’amazzone, tira avanti giorno per giorno con lavori precari e vane ambizioni, finché non le capita, per conto di un avvocato, di fare affari con gli immigrati clandestini che popolano i vicoli del centro antico di Napoli. È stata una madre poco presente di una bambina di undici anni, Maria, ma ora vuole rimediare, assumersi le proprie responsabilità e vivere la sua maternità. Conosce Tarek, un quarantenne algerino, e lo travolge nella sua lotta per trovare un equilibrio, una vita.
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