Giffoni Daily 23 Agosto #Giffoni50

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DOMENICA 23 AGOSTO 2020 • ANNO 11 - NUMERO 5

INNO ALLA GIOIA


23 Agosto 2020

#Giffoni50, Gubitosi: buona la prima, dico grazie ai ragazzi Da martedì nuova tappa: la parola d’ordine è sicurezza, ma il vero test lo faremo alla fine, quello della gioia

Un nuovo Giffoni in un tempo nuovo. L’ideatore e fondatore Claudio Gubitosi parla di stupore, quello di una magia che si rinnova. Nonostante i tempi, quelli del Covid-19, quelli del distanziamento sociale. Ma l’esigenza di sicurezza diventa un valore che rientra a pieno titolo nel codice genetico ed etico di Giffoni. E’ questo il senso del bilancio che il direttore Gubitosi traccia rispetto alla prima fase della cinquantesima edizione di Giffoni Film Festival che si chiude oggi ed in vista della seconda tappa che partirà martedì, 25 agosto, per chiudersi sabato, 29 agosto. Alla conferenza era presente Pietro Rinaldi, presidente dell’Ente Autonomo

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Giffoni Experience. In chiusura dell’appuntamento l’annuncio dei film vincitori. “Non ho mai pensato di annullare Giffoni – ha esordito il direttore Gubitosi - È stato un sì generoso, grande, pronunciato sin dal primo momento. Ho vissuto stagioni per me sconosciute mentre mi avvicinavo a questo cinquantennale. Ho dovuto guardare in faccia alla realtà, capire che bisognava esplorare territori mai visti. Come una sorta di stargate. Ho cancellato quello che sapevo per ritornare negli anni ’70, alle prime edizioni, non è stato un gande sforzo”. E così è nato Giffoni50. “La parola d’ordine –ha spiegato Gubitosi - è stata sicurezza. Mi sarebbe stato impossibile tradire i ragazzi di Giffoni, non me lo sarei mai perdonato. Non abbiamo perciò rinunciato a trovare nuove modalità per il loro coinvolgimento, sia in Italia che all’estero. E allora se stessimo facendo un film, direi “buona la prima” perché i ragazzi in questi giorni sono stati bravissimi, sono stati rispettosi, onesti, tranquilli. Li ho visti impegnati ma tutti hanno avvertito la presenza delle regole, non direi delle limitazioni. Hanno maturato piena consapevolezza di quanto sta accadendo. Il mio primo ringraziamento va a loro”. Così Giffoni edizione cinquanta è partito. In cinque giorni si sono alternate proiezioni, confronti, riflessioni, appuntamenti con i talenti, streaming con gli ospiti internazionali: “Mi ha fatto piacere – ha continuato il direttore - che il professore Ascierto, una delle più prestigiose figure del mondo della ricerca italiana, abbia detto che Giffoni rappresenta un esempio perché


23 Agosto 2020 non si è fermato, ma ha trovato il modo di convivere con la pandemia. Anzi, abbiamo vissuto questa forma di condivisione multipla. Con i ragazzi in presenza e tutti gli altri collegati da ogni parte d’Italia e del mondo. Ora entriamo in questo regno di mezzo. Da martedì, con l’avvio del secondo momento, arriveranno gli adolescenti. I giurati +13 provengono da ogni parte della Campania e hanno inteso sottoporsi ai test sierologici. Mi aspettavo qualche defezione, ma non c’è stata. Il tempo che viviamo ci obbliga a fare certe scelte ma quando avvertiamo intorno comprensione, allora le cose si possono fare e vanno avanti nel migliore dei modi”. Al via, perciò, la seconda tappa: “Ma il vero test che ci aspetta è quello della gioia – ha illustrato Gubitosi - Lo faremo alla fine. Non so perciò se sono stato io a fare Giffoni oppure se è Giffoni che mi ha imposto di farlo. Devo però dire grazie a tutti coloro che hanno voluto condividere con noi questo momento. Ecco, penso che in Italia ci sono tanti movimenti, c’è una sorta di rivoluzione non espressa, una specie di destabilizzazione del pensiero e dei valori e, allora, senza paura dico: perché non facciamo un movimento che si chiama Giffoners, un movimento culturale, sociale, grazie al quale i nostri ragazzi possono diventare classe dirigente? Perché Giffoni è una scuola e se siamo andati a Velia per presentare l’edizione 50, significa proprio questo: un segnale forte di ritorno al pensiero laddove il pensiero è nato. Tutto questo proprio oggi che siamo tornati ad essere tutti uguali, perché il Covid ci ha livellati. Abbiamo tutti le stesse paure, ma anche gli stessi obiettivi: rinascere, ritrovare una specie di normalità che ci sembra sia andata persa. Ecco, per questo ho detto che Giffoni sarebbe stato quest’anno un inno alla gioia perché non c’è percorso giusto se non sei fiducioso. E ancor di più oggi Giffoni è un segnale

forte, un esempio, un’icona”. In tempi di cambiamenti, si sovvertono le regole, si capovolgono le convinzioni, anche quelle più radicate: “Oggi facciamo al contrario – ha continuato Claudio Gubitosi - le vere star sono i ragazzi. E’ per questo che siamo andati a Velia e, poi, a Paestum e, ancora prima, con l’avvio delle celebrazioni del cinquantennale lo scorso 16 luglio. Non so cosa resterà di questa prima parte, ma io non nascondo lo stupore per tutto quelli che è accaduto, per le persone a cui ho chiesto di essere qui, nessuno ha rifiutato l’invito, oltre ai tanti in collegamento. Perché a Giffoni le star si smitizzano. Perché Giffoni è una scuola di valori dove si incontrano le persone che fanno il bene degli altri, che hanno fatto cose per il bene degli altri. Non solo persone note, ma anche persone sconosciute. Sono loro le nostre stelle ascendenti”. Al via la seconda fase, quella dedicata ai Generator +13, ma la mente è già proiettata al futuro: “l cielo di Giffoni – ha aggiunto Gubitosi - non è stato attraversato dalle Frecce Tricolori come volevamo. Ma arriveranno, in un’altra occasione, abbiamo tempo. Con quel Giffoni 50 Plus che è ormai avviato e che caratterizzerà la prossima edizione. In questi giorni dovrò ancora ringraziare chi sarà con noi: avremo le presenze di tanti Ministri, avremo due monumenti del cinema e della cultura come Sergio Castellitto e Toni Servillo. Siamo perciò una comunità che si è messa in movimento, non solo fisicamente, ma anche e soprattutto mentalmente. Chiedo ai giovani di accettare le sfide, di saper vivere le novità del tempo. Chiudo citando il canto V dell’Inferno di Dante quando si legge “N essun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”, ecco si tratta di versi bellissimi, che però non dobbiamo avere a riferimento ad oggi perché il nostro non è un momento di miseria, ma un tempo felice”.

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FILM VINCITORI

23 Agosto 2020

+16

Our Lady of the Nile

di Atiq Rahimi - Francia/Belgio/Ruanda, 2019

+18 Auerhouse

di Neele Leana Vollmar - Germania, 2020

+16

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Wilma

by Haukur Bjรถrgvinsson Islanda

+18 Reflection

by Juan Carlos Mostaza Spagna


23 Agosto 2020

I Generator +16 e +18 scelgono le opere vincitrici di #Giffoni50 Un viaggio tra emozioni, fragilità e coraggio Oltre i confini, con gli occhi della passione: quelli dei juror brillano sempre, scrutano e accolgono. Spettatori attenti e conoscitori impazienti di nuove storie, come quelle di #Giffoni50 che vibrano forte e danno forma e sostanza a emozioni pronte a divenire preziose memorie. È la voglia di scoprire, sapere, crescere, è quel messaggio racchiuso in una nuova trama. È quello che ti aspetti, puntualmente, da un Festival che respira cinema e lo fa con libertà. “Tutto torna a posto, noi torniamo nel nostro posto” e non ci sono parole per descrivere meglio quello che il Festival necessario e i suoi ragazzi compiono da ben cinquant’anni. Sotto lo stesso cielo, difronte allo stesso film, per scegliere quello più intenso, capace di rimanere lì dove il cuore batte ad un ritmo incalzante. Una selezione appassionata quella che, in questa prima parte, ha messo a confronto le opere in concorso tra lungometraggi e documentari scelti tra 4500 produzioni provenienti da tutta l’Europa ma anche da Giappone, Corea del Sud, Iran, Canada e Stati Uniti. È la fragilità di Frieder in AUERHOUSE (Germania) di Neele Leana Vollmar (nel 2014 aveva presentato a Giffoni THE PASTA DETECTIVES) ad aver emozionato e convinto i Generator +18. Quattro giovani amici Höppner, Frieder, Vera e Cácilia - hanno trovato, sotto lo sguardo scettico dei vicini, un appartamento da condividere e che loro chiamano Auerhaus. I quattro pensano sia terribile che le loro vite sembrino così pianificate. E vogliono aiutare Frieder, che sta pensando al suicidio. Dopo poco Pauline, una piromane conosciuta da Frieder durante una terapia, si unisce al gruppo. Una storia forte, tra fragilità e coraggio, che punta i riflettori sul malessere dell’anima: “Ci ha raccontato un

mondo troppo spesso emarginato – ha commentato il giffoner Giosuè -. La nostra società vuole inquadrare in canoni prestabiliti le persone che si trovano a fare i conti con la depressione, dimenticandoli. Questo film è per loro, non sono soli”. Nella categoria cortometraggi, i Generator + 18 hanno invece fatto trionfare REFLECTION (Spagna) di Juan Carlos Mostaza: la storia di Clara, una bambina di 9 anni esigente e perfezionista. Nonostante i suoi sforzi e le tante rinunce, ottiene un voto negativo in Educazione Fisica. Intraprende così un percorso di ossessioni e autoinganno che la condurrà a cadere in una fossa senza fondo: l’anoressia. A conquistare i Generator + 16 la storia di OUR LADY OF THE NILE (Francia, Belgio, Ruanda) di Atiq Rahimi, integrazione e adolescenza nel viaggio di sentimenti ambientato a Ruanda: le ragazze vengono mandate a studiare al Nostra Signora del Nilo, un prestigioso collegio cattolico arroccato su una collina, dove viene loro insegnato a diventare la futura élite ruandese. Con il diploma all’orizzonte, le giovani condividono lo stesso dormitorio, gli stessi sogni e le stesse preoccupazioni adolescenziali. Ma in tutto il paese e all’interno della scuola, il radicato antagonismo tra gruppi etnici diventa sempre più evidente. “Non esistono diversità – ha sottolineato la giurata Simona -. Questo racconto per immagini e emozioni è un’opera davvero speciale. I valori e le persone vanno rispettate sempre,

ad ogni costo”. Nella categoria cortometraggi, i Generator + 16 hanno incoronato vincitore WILMA (Islanda) di Haukur Björgvinsson: un ragazzo incontra per la prima volta suo padre, l’uomo vive in un campo caravan e non sa che il figlio si sente una ragazza e si fa chiamare Wilma.

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23 Agosto 2020

#Giffoni50, Katherine Langford: imparerò l’italiano per incontrarvi nel 2021 La 24enne australiana ai ragazzi: “Inseguite sempre i vostri sogni e non arrendetevi mai” Katherine Langford, teen idol delle serie Netflix 13 e Cursed (oltre al film cult Tuo, Simon), ha promesso ai giurati di #Giffoni50 d’imparare l’italiano: “Mi dispiace – ha detto la 24enne australiana – non essere in grado di parlare la vostra lingua, ma prima di tornare dal vivo il prossimo anno al festival m’impegnerò a studiarlo”. Le brillano gli occhi mentre riceve le domande dagli hub in Bulgaria, Germania e Spagna e s’illumina nel raccontare l’emozione di vedere inserita la sua canzone I can be your king nella colonna sonora di Cursed: “Il tutto è nato in maniera piuttosto spontanea – parole sue – perché le riprese, inizialmente della durata di 6 mesi, si sono protratte a 11, quindi io tra un ciak e l’altro componevo musica, cantavo e suonavo la tastiera portatile che mi porto sempre dietro. Un giorno uno dei produttori della serie ha sentito la melodia e mi ha chiesto se mi fosse venuta mai in mente l’idea di scrivere qualcosa per Cursed. Ne ho parlato con il mio agente, che ne era entusiasta, e allora ho messo insieme un breve ritornello ma è piaciuto a tal punto ai dirigenti di Netflix da chiedermi di farne un

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singolo e allora in un paio di sedute l’ho inciso ed è finito nella serie. Ancora non ci credo, mi rende davvero orgogliosa essere riuscita a coniugare le mie due più grandi passioni, la recitazione e la musica”. Ad una giurata che chiede un consiglio su come seguire i passi della sua carriera risponde: “Se è qualcosa che ami ed è la tua passione, non lasciare mai che nessuno ti dissuada dal perseguire il tuo sogno.

Non cercare di omologarti e non lasciarti trascinare dalla corrente. Quello che ti rende unica e speciale è ciò che hai e che sei e se resti fedele a te stessa non c’è niente che tu non possa fare”. “Mi avete commossa”, ha detto alla fine, “è stato così bello trascorrere del tempo insieme”. Il saluto è stato in italiano, “Grazie mille”, dopo aver posato con il pollice alzato per uno “strelfie”, ossia selfie in streaming, con la sala.



23 Agosto 2020

Serena Rossi, come un diamante in mezzo al cuore Ai giurati in sala Truffaut: “Non rincorrete mete ma rispettate le vostre idee” L’importanza delle parole, sussurrate, gridate, spiegate. L’esigenza di conoscere, raccontare con semplicità quello che gli occhi vedono, perché anche le parole possono ferire. Una piccola ma grande lezione di vita, un appuntamento di anime e emozioni, perché #Giffoni50 nelle mani e negli occhi di Serena Rossi diventa una storia ancora più intensa e necessaria. “Sono innamorata di tutti voi, questa è una di quelle esperienze che ti porti dentro e che ti carica di emozioni per la vita – ha salutato così il Festival -. Mi date entusiasmo, magia, tutte quelle cose che a volte i grandi dimenticano”. Il sorriso di chi fa dell’umiltà uno stile di vita, l’energia e la spontaneità di una donna autentica, l’eleganza della semplicità che abbraccia il vero e lo trasforma in un capolavoro. “Mi sono sempre battuta per la mia libertà, quando ho iniziato tutti mi mettevano davanti a un bivio, ma perché scegliere? – ha raccontato Serena Rossi - Sento che posso esprimermi in più campi, ognuno prende la strada che sente più sua, la mia è cominciata con il teatro che mi ha insegnato il rispetto per l’altro”. A cuore pieno, così come piace a Serena. “Il

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lavoro paga e i sacrifici ti conducono a risultati autentici – ha continuato -. Tutto questo affetto esploso intorno a me da qualche anno sono frutti che raccolgo, ho cominciato a seminare lungo la strada a soli quattordici anni senza perdere mai la speranza”. Poliedrica, versatile, un vulcano di energia. Teatro, cinema, doppiaggio e televisione: “Mi piace fare quello che faccio, sono tutte facce della stessa medaglia. In ogni forma d’arte c’è un pezzo di me, di quello che sono, non saprei scegliere tra il cinema e il teatro perché sono due mondi diversi ma complementari. Sul set c’è l’attesa, a teatro l’immediatezza perché il pubblico risponde subito. Una cosa che spaventa ma che riempie, quell’odore di legno e quegli occhi puntati addosso”. È la condivisione il valore aggiunto, quell’elemento imprescindibile: “Ascoltate, arricchitevi della diversità, quello che mi spaventa come madre è proprio questo – ha aggiunto - voglio che mio figlio cresca in un mondo fatto di mille colori, libero”. È la voce della timida e dolce Anna nel film d’animazione Frozen della Walt Disney: “Un viaggio di emozioni incredibili, far passare un’emozione solo attraverso la voce è molto


più complicato – ha aggiunto - è stato difficile ma estremamente naturale. La prima volta che abbiamo visto il film con Enrico Brignano e Serena Rossi avevamo la pelle d’oca”. Alla ricerca del bello, del magico e del sorprendente. Con lo sguardo carico di aspettative e sogni, perché l’incantevole Serena è luce e pienezza. “Non mi pento di nulla, tutto mi è servito ad essere la Serena che vedete oggi – ha confidato ai juror - anche le scelte meno felici che hanno avuto meno successo, anche le porte in faccia. Tutto fa esperienza, tutto ha un senso. Non ho mai studiato canto e recitazione, tutto quello che so l’ho imparato osservando: mi piace filtrare, guardare anche chi non ha niente da insegnarmi”. La sublime interpretazione di Mia Martini è una delle emozioni più forti della sua vita: “Questo film è stato un atto d’amore, volerle ridare qualcosa che le era stato tolto ingiustamente e inspiegabilmente – ha spiegato ai giffoner curiosi - Una voce come quella non potrà mai esserci, ero terrorizzata da questo ruolo ma la paura si è trasformata in energia e voglia di gridare e raccontare la sua storia. È stata una full immersion, ho studiato con intensità ogni cosa e quando alla presentazione del film ho incontrato Loredana Bertè abbiamo pianto strette in un abbraccio – ha continuato -. Mi ha sussurrato che si vedeva che avevo voluto davvero bene a Mimì, è stata magia”. Immagini eterne, preziosi istanti di meraviglia accompagnati dalle note di una inedita e vibrante Almeno tu nell’universo. “Quella di Mia è una storia eterna, immortale. C’era una linea sottile tra interpretarla e imitarla, io non volevo cadere in quella trappola e ho fatto un grande lavoro di osservazione per decidere di rubarle solo due o tre gesti. Quando canto la vedo davanti a me, mi specchio nella sua immagine, per tutta la durata delle riprese mi sono portata addosso il suo dolore e i suoi atteggiamenti. Non riuscivo a staccarmi da quel personaggio perché le ho dato tutto quello che avevo e potevo e non volevo lasciarla andare via”. Un legame vero, appassionato. “Ci ha lasciato un grande insegnamento, è un esempio di donna e artista integra, devota alla sua passione – ha spiegato la Rossi -. Oggi tutti possiamo esprimere quello che pensiamo, senza alcun tipo di filtro, ma è importante capire che le parole hanno un peso e possono fare molto male. Questo film ha aiutato i giovani a capirlo, sono tanti quelli che mi dicono che grazie alla storia di Mia hanno cambiato atteggiamento nei confronti dei giudizi e dei pregiudizi. E io sono felice, completamente”. Perché le parole ci raccontano il Mondo, un Mondo che la sorprendente Serena immagina tra mille colori. Un arcobaleno di ragione e libertà, sempre in equilibrio tra follia e entusiasmo: “Circondatevi di cose che vi fanno stare bene – si è raccomandata -, non sprecate tempo. Molti si affannano dietro il desiderio di voler arrivare a ogni costo, non rincorrete mete ma rispettate le vostre idee e concretizzatele con la passione e l’impegno”. E a Giffoni trova la sua estensione naturale, non ha dubbi: “Mi fate piangere, mi fate volare”.


23 Agosto 2020

Paola Cortellesi ai giffoner: “Insegniamo a scuola la parità di genere” Nessuna, almeno al cinema, incarna la parità di genere meglio di Paola Cortellesi, per tre volte Nastro d’argento, l’ultima quest’anno con il film Figli di Giuseppe Bonito. Già nel 2014, aveva denunciato la discriminazione di genere: nella commedia di Riccardo Milani Scusate se esisto, doveva infatti

la cerimonia dei David di Donatello quando declamò in diretta tv il monologo anti-sessista di Stefano Bartezzaghi. Inevitabile, dunque, che la tematica fosse oggetto delle domande dei giffoner presenti nelle sale Truffaut e Galileo e collegati da diversi hub italiani, per lo streaming con la celebre attrice italiana.

fingersi uomo per poter lavorare, pur essendo ben più qualificata dei suoi colleghi maschi. Ed è rimasta impressa nella memoria collettiva

“Mi auguro che al più presto, tra le materie di insegnamento scolastico, venga inserita l’educazione al rispetto di genere – ha sottolineato

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– Dovrebbe essere obbligatoria fin dalle scuole d’infanzia per scardinare un retaggio culturale che è duro a morire. Mi è capitato di sentirmi invisibile rispetto agli uomini e il fatto stesso che esistano delle leggi create ad hoc per tutelare i diritti delle donne la dice lunga sul fatto che è ancora radicata una cultura delle differenze. Questo è quello contro cui dobbiamo combattere”. E ad una donna davvero speciale è dedicato il documentario di Peter Marcias che la vede tra i protagonisti: Il tempo delle donne è incentrato sulla figura di Nilde Iotti, “una delle madri della Costituente, una partigiana appassionata ed una militante attiva che ha lottato per i diritti civili. Scardinò tabù ed emancipò la società italiana, segnando le tappe di una preziosa crescita collettiva”. Prima donna presidente della Camera, si spese per l’istituzione di una pensione e di una assicurazione a favore delle casalinghe, ma anche per “l’introduzione del divorzio, per la riforma del diritto di famiglia e per le norme sulla violenza sessuale”.


23 Agosto 2020 Paola Cortellesi sarà la voce narrante che rimetterà in fila i suoi pensieri, anche grazie alle parole poetiche che le regalò Sergio Claudio Perroni nel libro Leonilde: storia eccezionale di una donna normale. L’attrice ha poi voluto ricordare un’altra grande donna, scomparsa di recente, Franca Valeri, “che ha avuto il grandissimo merito di educare all’ironia milioni di italiani”. Ma come si fa a trasmettere quell’ironia e a far ridere migliaia di persone? “Per diventare attori si studia ed occorre farlo sempre – ha risposto Cortellesi – Poi esiste il talento, che non sempre è direttamente proporzionale al successo: anzi, conosco persone estremamente talentuose che sono purtroppo sconosciute. L’ironia non si insegna, credo sia una dote naturale”. Per se stessa scrive spesso ruoli comici, in particolare da quando ha scoperto la sceneggiatura, “un impegno assorbente, che ti porta via anche un anno solare di lavoro”, una passione che l’ha progressivamente allontanata dalla televisione. L’ultima esperienza risale al 2016 con Laura Pausini (“e ne ho un ricordo bellissimo”) ma sembrano ormai lontani i tempi di Zelig e Sanremo. “Ho avuto la fortuna di appartenere credo all’ultima

generazione cresciuta con un certo tipo di televisione – ha ammesso – Poi la vita ti porta a rinnovarti in mille modi diversi”. Seppure più volte sollecitata, non ha dispensato consigli: “Non caricatemi di questa responsabilità – ha ironizzato – Credo che ognuno debba fare la propria strada. Studiare all’estero? La formazione è fondamentale, serve a crescere e ad avere una visione più aperta. Ma mi dispiace molto che tante menti brillanti poi

decidano di non tornare più in Italia perché qui non ci sono le condizioni o le risorse per poter lavorare”. L’attrice ha salutato i giffoner con una promessa: quella di essere presente al festival per l’edizione che il direttore Claudio Gubitosi ha già battezzato Giffoni50+. “Quest’anno stiamo vivendo un festival diverso dal solito – ha chiarito l’ideatore e fondatore di Giffoni Opportunity – ma non per questo meno bello. Siamo già al lavoro per il 2021”.

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23 Agosto 2020

Siciliano: dietro ogni successo c’è sempre sacrificio ed impegno Alla Giffoni Impact uno dei più interessanti talenti della nuova scuola campana “ La nuova scuola campana” è stato uno dei due argomenti del quarto appuntamento di Giffoni Impact dedicato alla musica. Partenope è ricca di talenti e da sempre esprime artisti di qualità capaci di innovare e rinnovare il suono della tradizione e creare nuove tendenze. Paolo Giordano e Nicolò De Devitis hanno incontrato uno dei massimi rappresentanti della scena napoletana attuale: Nicola Siciliano. Giovanissimo si fa notare subito per le sue spiccati doti da producer e trapper neo melò. Con Luchè, Enzo Dong e Geolier è l’artista più rappresentativo della scena urban napoletana di questi anni e di recente ha pubblicato il suo primo album con la major Sony dal titolo “ Napoli 51: Primo contatto” con il quale continua il suo percorso artistico intriso di cultura

risultato c’è sempre un sacrificio. Ho lavorato sin da piccolo e mi sono sempre impegnato con dedizione e passione”. Per la musica ha fatto una scelta difficile, che recupererà nei prossimi mesi, lasciando la scuola. Ed è grazie al papà, che gli faceva ascoltare Bob Marley, Biagio Antonacci, Cypress Hill, Mina e la tradizione napoletana rappresentata da Mario Merola e Pino Daniele, che ha sviluppato il gusto per la melodia. “ Mi affascinava esprimermi con le parole e il rap –ha spiegato - questo lo permette con facilità e con veridicità”, racconta ai Generator +18 . “Vengo da una periferia ‘complicata’ e a volte discriminata quindi naturalmente mi è venuta voglia di raccontarla esaltando gli aspetti positivi specie se riguardavano la mia vita. Non ho mai visto Gomorra, non mi affascina ma non perché ha rappresentato la

partenopea. Con oltre 5 milioni di streaming è un fenomeno: “ Non era nei pieni arrivare a questi risultati – ha detto - ho sempre creduto nelle cose che facevo ma non me lo aspettavo. Per ogni grande

malavita del mio quartiere ma vi assicuro che nella serie non è tutta realtà”. La musica di Siciliano non è gangstar-rap anzi riprende certi stilemi di quella neomelodica dove

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amore e bellezza sono ben presenti: “ Nella mia musica- ha spiegato - ho seminato sempre positività molti rapper invece raccontano solo gli aspetti negativi, costruiscono modelli argomentando su fatti e cose che non sento miei. Mi sento molto vero in quello che faccio e amo cantare, lo faccio spessissimo!”. Travis Scott e Liberato sono i due artisti che attualmente preferisce e stimolato dai due conduttori ammette che farebbe molto volentieri un featuring con loro. “ Il mio obiettivo quando compongo racconta - è fare musica per restare nel tempo”. Appena diciottenne Nicola è seguito dal padre che lo ha indirizzato sin da subito al mondo musicale e ammette che se non fosse stato per lui, e tutta la famiglia, non avrebbe in poco tempo raggiunto i risultati che ha raggiunto. Il discorso, stimolato anche da alcune domande del pubblico in sala, cade su Napoli e la professione… “ Devo ringraziare la mia città che mi ispira costantemente. La cito molto con i suoi luoghi magici e quindi la mia terrà ha sicuramente inciso nella mia carriera e diciamo così nel mio ‘successo’”. Ha confortato i ragazzi assicurandoli che è possibile vivere d’arte specie se si ha un talento e se si è pronti al sacrificio, ma alla base ci deve essere la passione per quello che si fa: “ Scrivo e produco facendomi ispirare dal tramonto – ha dichiarato- ma in qualunque posto mi trovo registro note vocali per memorizzare melodie o beat che mi piacciano e che mi nascono al momento”. In conclusione si è parlato dei social e del loro utilizzo. Siciliano ha ammesso che per lui sono solo uno strumento per dialogare con i fans e per la promozionale e gestisce il flusso degli haters con ironia rispondendo con tono scherzoso senza cadere nelle loro trappole.


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23 Agosto 2020

Alla Giffoni Impact il pop totale di Danti Il cantautore in Sala Blu con la compagna Nina Zilli: la collaborazione con un artista nasce solo dalla stima reciproca Collaborare come chiave artistica: è questa la chiave di Daniele Lazzarin, alias Danti, trentottenne produttore e compositore, ex componente dei Two-Fingerz, anima di numerose canzoni di grande ascolto, a partire da “Andiamo a comandare”, oltre a pezzi con J-Ax e Fedez e con la compagna Nina Zilli che lo ha accompagnato nel confronto con i giffoner. “Il lavoro di collaborazione nasce dalla stima verso gli altri artisti e viceversa. Io scrivo ‘con’ l’artista, non scrivo separatamente. Mi piace il ruolo di autore ma mi va stretto, nel senso che non è ciò che faccio, lavoro a dei vestiti cuciti su misura sulla persona. Così se faccio un progetto con Rovazzi, non puoi usare quel pezzo con un altro”. Tra i primi a collaborare con lui è stato Fiorello: “ Gli ho scritto un tweet di

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ringraziamento per un pezzo che lo citava, lui mi ha risposto e da lì è nato tutto. Abbiamo fatto una cosa insieme. Sono andato per un mese alle quattro di mattina da lui, abbiamo fatto dei collegamenti nel mio negozio da parrucchiere. Ora faccio i capelli anche a lui”. Ancora, tra le altre produzioni c’è un pezzo con Raf: “ Lo chiamai perché pensavo che ‘Liberi’ fosse un pezzo suo, gli ho proposto questa canzone. Sono sempre stato legato a lui, la mia infanzia è stata asciugata, positivamente, da mio padre con Raf”. Il successo di Rovazzi, tra gli altri, ha avuto un senso particolare, fortemente voluto: “ Rovazzi è ossessivo, e quando gli piace qualcosa ci si butta. Quel pezzo lo avevo già mandato a Spotify, lui è impazzito e siamo stati fino alle

quattro del mattino per finirlo. Io scrivo con gli altri e così anche con lui, e per quanto rompe, per cambiare cinque frasi siamo arrivati all’alba a lavorare, ed è venuta una bomba”. Il lavoro artistico, centrato su intimità, aggregazione o goliardia, è un lavoro continuo e totale: “ Un pezzo – ha continuato - una canzone o una rima, questo lavoro ti accompagna sempre, hai un binario tuo che è una maledizione e una passione insieme, continuamente, gli altri sono a cena, si rilassano fanno serata e io penso, ripenso, mi chiudo nello studio. Mi sveglio e trovo una parola, sistemo una frase. Sono un artigiano. Mi considero un cantautore, metto a posto le parole, la musica”.


23 Agosto 2020

“Il cinema? Deve raccontare la realtà” La produttrice Antonella Di Nocera ha incontrato i giffoner di Impact Il cinema vissuto come una folgorazione, dalla visione del film “Il cielo sopra Berlino”, in un’enorme sala di Trieste, da sola, all’età di 16 anni. Lei, così giovane, con il papà operaio dell’Italsider e la mamma casalinga. “Una pietra miliare, capace di anticipare un tema rivoluzionario. In quel momento ho compreso che il cinema avrebbe coinciso con la mia vita”, dice Antonella Di Nocera, produttrice cinematografica e fondatrice di Parallelo 41 Produzioni. “Io e il Festival siamo coetanei. Come regalo sono riuscita ad essere qui a presentare il mio film indipendente “Rosa Pietra Stella” ricevendo il premio #Giffoni50”, aggiunge l’ospite della sezione Giffoni Impact. Una lectio sulla cinematografia, che racconta la sua poetica estetica, dal titolo “Le cose belle - Tra cinema e realtà”, contraria al “Camorra style”: “Sono orgogliosa di non aver fatto un film sugli stereotipi di Napoli. Si dovrebbe produrre molto più cinema fatto da campani, da registi del sud. L’economia del cinema in regione è fragile: usano le nostre storie, i nostri drammi, i nostri attori e li mettono in scena. Produzioni esterne, a Napoli non resta niente”. Oltre due ore di confronto con i giffoner, introdotti dal fondatore

e direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi: “Un altro esempio di vita, di chi ha deciso di fare cose in luoghi più complicati, come Ponticelli, quartiere di Napoli, città di riferimento tra bellezze e complessità. Ero conquistato dall’impegno civile di Antonella. È resistenza culturale”. Sullo sfondo la periferia di Ponticelli, quartiere di Napoli con 60mila abitanti e i trailer dei vari docu-film proiettati, tra cui “La cosa Bella”: 90minuti tratti da 300 ore di riprese a 10 anni di distanza. “Fare cinema di realtà, che racconta la vita vera. Film scritti con la realtà”, insiste Di Nocera, mentre descrive la sua ricerca che si fonda sull’idea di prendere pezzi di vita, da cui nasce anche la scuola di cinema del reale, la Filmap, tra laboratori con le scuole Movielab e l’atelier, con corso di scrittura e produzione. “Storie vere. Non ho mai abbandonato Ponticelli – afferma – Come si sceglie cosa mettere nel montaggio? In genere la drammaturgia del film è un copione scritto, ma nel cinema della realtà nessuna scena girata è stata pensata. Abbiamo girato seguendo le vite ordinarie, diventate parte di un film. La vita dei protagonisti non è cambiata, si è trasformata la loro consapevolezza. Fondamentale è il

ruolo del direttore della fotografia: è lui che ha la telecamera e decide di lasciarla accesa, di non tremare, di mantenere il fuoco, la luce, il campo. Talento e tecnica, oltre la capacità di emozionarsi”. È l’urgenza dell’artista di raccontare. “A 50 anni ho capito che alcune vite le cambi solo se le porti via da alcuni luoghi. Ho creduto che le persone potessero cambiare l’ambiente, ma non basta, se non è il sistema della politica a decidere una direzione unica, per trasformare tutte le periferie urbane delle grandi città”. I trailer descrivono scelte che calpestano il senso di identità dei luoghi e il suo diventa un appello alla politica e al rischio del crollo della rappresentanza: “Tutte le periferie sono simili tra di loro – aggiunge – Chi governa è responsabile delle scelte. La funzione politica è vista come facile comunicazione, senza valori, legata alle sensazioni. Il rischio è grosso se si sceglie in questo modo. I costi della politica sono molto più alti quando si fanno scelte sbagliate”. Quello sguardo di periferia che penetra nella vita, così trasversale e l’invito ai giffoner “a trovare quello stesso sguardo, imparando a vedere le cose di lato, da prospettive differenti, guardando attraverso e non dentro”.

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23 Agosto 2020

Priante ai ragazzi: “La forza che vi trasmette Giffoni usatela sempre” L’italiana a capo della Commissione Regionale Europa UNWTO parla del difficile momento per il turismo: “L’impatto sarà ampio. L’importante è tenere la barra dritta” “Sono qua anche perché da qui lanceremo una cosa bellissima l’anno prossimo”. Alessandra Priante, direttore della Commissione Regionale Europa United Nations World Tourism Organization (UNWTO), nonha nascosto il suo entusiasmo ai giovani della Giffoni Impact. “Il mio treno doveva arrivare a Salerno alle 11, è arrivato alle 15. Potevo non venire, rimandare. Ma

un certo momento arriva Giffoni. Finalmente ci sono anche io. Ma è interessante la vita: ho dovuto aspettare di essere in un altro settore per venirci”. Ora, infatti, si occupa di turismo. Dopo tante vicissitudini: “Nasco pianista”, racconta ripercorrendo i suoi studi, dal liceo classico alla laurea in economia e commercio: “Se uno abdica alle proprie passioni

quando si cambia il mondo non si può rimandare”. A introdurre la “mitica Alessandra”, la prima italiana a guidare la Commissione dell’agenzia dell’ONU che è la principale organizzazione mondiale di policy del turismo, è stato il direttore Claudio Gubitosi: “Oggi ti abbiamo nominata giffoner, fai parte della famiglia”. E lei si è sentita subito a casa: “Ho sempre avuto la sensazione di conoscere Giffoni perché, in tanti anni di esperienza di cinema, a

diventa difficile, perché non si è felici e non si rende bene laddove si è”. Così, Priante ha iniziato a occuparsi di cinema. Da lì, l’approdo al Mibact e, tra l’altro, i cinque anni come esperto culturale del Governo per l’area del Golfo. Da novembre, il nuovo incarico inerente il turismo. Ruolo complesso in tempi di pandemia: “Questo momento sta avendo un grande impatto su di noi, che ora non siamo ancora in grado di quantificare – ha affermato - L’importante nell’impatto è tenere

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sempre la barra dritta”. Priante, nel dialogo con i giffoner non ha risparmiato consigli di vita: “Se nella vita si è determinati e si sta un po’ a sentire l’istinto, probabilmente si fanno cose belle”. L’altro ingrediente è “divertirsi. Se non vi divertite facendo una cosa, probabilmente non vi porterà da nessuna parte”. E il turismo, ha detto, “è un settore incredibilmente vicino alla parte creativa”. Non è, però, solo creatività: “Il turismo è una scienza, fatto di numeri, strategie, profitti. Ma di speciale è ha che è fatto di persone. Ha come parte imprescindibile il fatto che ci sia un’offerta, un territorio che accoglie. Il passo in avanti si farà quando la sostenibilità e i comportamenti responsabili sia da parte del turista che di chi accoglie sarà una norma”. Non ha nascosto, Priante, che al momento “la situazione non è buona”. Basta guardare a “città europee che sono deserte. Questo – ha spiegato - avrà seri impatti economici e sociali: non ci sarà lavoro”. Non è mancato un focus sul Belpaese: “L’Italia è bellissima, e non è merito nostro perché non stiamo facendo tantissimo per mantenerla – ha affermato – In Italia mancano scelte di base: le infrastrutture. L’Italia ha bisogno di interventi grandi. Mi auguro che questo periodo serva per stimolare nuove idee”. E ha esortato i giovani: “Non abdicate mai alle vostre scelte”. E, prima di ricevere il Premio Giffoni 50, sopra i giffoner: “Il caos va bene. Se vi sentite confusi e non sapete cosa fare, va bene. È dal caos che traiamo l’origine della nostra creatività. Non siate mai rigidi, lasciate che vi assalgano i dubbi, cambiate percorso, andate avanti. Però, la stessa forza che vi trasmette Giffoni usatela in tutti gli altri aspetti della vostra vita”.


23 Agosto 2020

A Next Generation 2020 lezioni di eloquenza per un discorso da leader I mentor Avagliano e Del Mese hanno illustrato le tecniche per uno speech più efficace Lezioni di eloquenza. E soprattutto di efficacia. Se ieri il professor Guido Zaccarelli si è occupato di “talento emotivo” durante la sua mentorship ai ragazzi del Dream Team di Next Generation 2020, oggi i mentor Alessandro Avagliano e Luca Del Mese hanno trasformato la teoria in pratica. “Le sessioni di lavoro si dividono sempre tra teoria e pratica – ha raccontato Avagliano – Oggi abbiamo visto come i ragazzi sanno parlare in pubblico, quali sono i loro punti di forza e anche di debolezza nell’eventuale presentazione di un progetto. Il tutto tra un’attività di team building e l’altra. Si tratta di attività necessarie per capire chi ha l’attitudine del leader all’interno del team”. Così la quinta giornata di Next Generation è stata all’insegna dei consigli dei mentor. “ In una delle attività di oggi (ieri per chi legge ndr)– ha spiegato il mentor Luca Del Mese – abbiamo dato loro poche semplici regole per una presentazione ad effetto. Basta rifarsi alla scuola di Aristotele e strutturare il proprio discorso da alcuni elementi. Il primo l’Ethos, la competenza e conoscenza. Poi c’è la parte razionale: Logos, il saper scegliere, raccontare, anche pensare. La vera base della struttura del discorso. Il Pathos, invece, è una delle forze che regolano l’animo umano ed essendo la parte irrazionale porta con sé la carica emotiva che va attribuita al discorso. Elementi della retorica usati come metodi di persuasione tutt’oggi”. Metodi di persuasione molto utili anche per chi fa business. “In un esercizio poi – ha aggiunto Avagliano – abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontare un aneddoto divertente, in un tempo ben definito. Lo scopo era farli esercitare a rispettare i tempi e allo stesso tempo a non prendersi troppo sul serio. L’errore più comune quando si parla è sforare sui tempi. Un altro è non coinvolgere il pubblico, non

creare empatia. Utile, inoltre, l’avere un buon spirito autocritico, ma allo stesso tempo non prendersi troppo sul serio. Due elementi fondamentali per migliorare la propria presentazione. E poi avere un aneddoto divertente da raccontare quando si parla è sempre utile. Per mantenere l’attenzione del pubblico o anche per ovviare a problemi tecnici come delle slide che non si caricano in tempo” . “Si deve far attenzione – ha concluso Del Mese – anche alla comunicazione non verbale. Serve assumere una postura di potenza quando si parla per calamitare l’attenzione di chi ascolta e mantenere

You Art, sfida all’ultima opera

del documentario “YOUART”, prodotto da Bartleby Film per Eni, scritto e diretto da Gianluca Santoni il cui trailer è stato presentato durante la rassegna Next Generation. “Non credo nell’universalità delle emozioni – ha spiegato una delle ragazze durante il dibattito – Non penso che tutte le persone riescano a provare emozioni allo stesso modo. Quindi, come possiamo percepire nello stesso modo il messaggio dell’opera d’arte se non abbiamo lo stesso modo di percepire?”. Sono queste e molte altre le domande che i giovani, provenienti da zone molto diverse tra loro dell’intero mondo, si pongono all’interno del documentario.

Qual è il messaggio dell’arte contemporanea? Arriva davvero a tutti e nello stesso modo? Sette le squadre, composte da ragazzi tra i 14 e i 19 anni provenienti da quattro licei italiani e tre istituti superiori studenti di Cipro, Ghana ed Emirati Arabi Uniti, che si sono confrontati all’interno di una sfida all’ultima tesi tramite il format debate. Un unico scopo: quello di mettere in risalto le emozioni, l’impatto che l’Arte Contemporanea, le sue forme, i suoi colori, i suoi messaggi spesso molto sottili, ha sui ragazzi di culture diverse. Sono questi i temi

lo sguardo attivo, sia che si decida di guardare un punto fisso o di passare da persona a persona. E poi c’è la comunicazione verbale. Fondamentale un tono di voce chiaro, non monotono per a veicolare il messaggio e mantenere viva l’attenzione. Fondamentali le pause e la gestione del respiro diaframmatico per evitare la perdita di forza comunicativa. Per certi versi parlare in pubblico, presentare la propria idea, è come partecipare a una maratona. Ci vuole la massima concentrazione e una giusta gestione di ritmi e tempi”.

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23 Agosto 2020

MARTEDÌ IN SALA

DANIEL ‘16 Daniel, un adolescente tedesco, viene inviato in Grecia, in una comunità di minorenni, per scontare la pena. Lì, in un villaggio abbandonato vicino al fiume Evros, non lontano dal confine con la Turchia, vive emozioni senza precedenti e dovrà risolvere un difficile dilemma. La sua decisione finale sorprenderà tutti.

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23 Agosto 2020

Associazione Astronave a Pedali Comune di Eboli Comune di Gi�oni Valle Piana IIS Superiore Perito Levi maggio

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23 Agosto 2020

#Giffoni50 coinvolge i ragazzi anche a distanza con i 46 hub in Italia e all’estero Si conferma la capacità aggregativa del Festival Il Giffoni Film Festival si conferma un’esperienza unica e coinvolgente, in qualsiasi modo la si viva. L’emergenza sanitaria non ha fermato la capacità aggregativa del Festival, che, ancora una volta, è stato capace di superare ogni barriera per raggiungere i suoi ragazzi ovunque. Lo ha fatto grazie a 46 hub (32 in Italia e 14 all’estero) che permettono a 2000 giffoner di partecipare a #Giffoni50. Ogni Hub è stato creato e sarà gestito dai Giffoni Ambassadors, una rete di circa 50 ragazzi in tutta Italia che si impegnano a promuovere Giffoni Opportunity e a portarlo nel proprio territorio. In ognuno sono presenti circa quindici ragazzi che svolgono la propria attività di giurati in remoto, collegandosi in diretta per vedere i film in concorso, dando vita a dibattiti, incontrando virtualmente gli ospiti presenti a Giffoni. I giffoner dei 46 hub si uniscono ai 610 i giurati che prendono parte in presenza ai primi due momenti del festival, la prima, dal 18 al 22 agosto, dedicata alle giurie Generator +16 e Generator +18 e la seconda, dal 25 al 29 agosto, riservata ai giurati Generator +13. A loro, entusiasti e curiosi, spetta il compito di rappresentare gli oltre 7500 ragazzi che, nei mesi precedenti l’emergenza

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ee iave di union ch lo o ru o su asso Piave, ra dunque il liani (a Bari, B oni 50 avvalo a iff it G b i. u n h o li zi g e se d e Cosenza, arte delle vari e alla preziosa esperienza no Rossano, p a r li g fa ri a o ti C a , tr ro n o Ligure, no già e le, grazie anch eccano, Cittanova, Codig , Potenza, Riccione, Riva a n o sanitaria, era zi a rn te sul ro i, C lturale in opea e Vietri alermo, Pesa Tr ava de’ Tirren P , , C li , ra o a ia p n n a formazione cu To ta N , , a o C so , in a, astrovillari ontescaglio anova di Poll ra, Inghilterr rr ze Te iz , v a S v , o a n Battipaglia, C nzano di Roma, Lecce, M ci a n ri atore e rmania, Fra rmede, Tau , Ge cisato il fond , Croazia, Ge o, Salerno, Sa re a n p n Fano, Ferrara a g a a zz h p o – S R , , ro a ia tt n m uesto ua ma nte, Ro ato accolto q oni si fa in q st ia, Belgio, Ro iff è G i rb Roccapiemo e e cu S , ch n a a ci co zi re i che oti ore eri (in G aia di ragazz lonia). “La n zzato lo stup li o re P ig p e m p a a Mare) ed est o ri o d a lt o lg o m u el Nord, B ondo. Ho m o in questo qui”. Macedonia d ha girato il m aggiungiam R . si o co it si b fisicamente fi u re lo G e so io ss d é e u i n , d la e C a n n direttore no la fortu né solo onli llo creativo, elli che avran e u d q o e m m o v co o te u n en iffoni esattam seguiranno G


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