Giffoni Daily 27 Agosto #Giffoni50

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GIOVEDÌ 27 AGOSTO 2020 • ANNO 11 - NUMERO 7

GIFFONI? UN SEGNALE DI RESISTENZA


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“Il messaggio più contagioso è l’amore per la vita” Toni Servillo a #Giffoni50: “Un festival unico dove i ragazzi possono incontrarsi e confrontarsi” “Giffoni è un segnale di resistenza, rappresenta la voglia di non cedere alla paura e agli allarmismi. È un messaggio di vita nonostante questo terribile flagello. Dubito di chi dice che dopo la pandemia tutto sarà diverso, perché la voglia di raccontare storie e di mettere in scena quella grande festa dei sensi che è ad esempio il teatro, resterà la stessa”. Toni Servillo, ospite della sezione Impact di #Giffoni50, si è lasciato travolgere dall’entusiasmo dei ragazzi e dalla caparbietà del fondatore e direttore di Giffoni Opportunity Claudio Gubitosi: “Sono trascorsi dieci anni ha quando sono venuto qui la prima volta e devo dire che ho riscontrato la stessa determinazione e la stessa passione. A parte il distanziamento imposto dall’emergenza sanitaria, il cuore pulsante del festival non è cambiato. Il messaggio più contagioso che viviamo in questa edizione – ha chiarito – è l’amore per la vita in un momento storico che invece ci abitua alla morte. In questo senso Giffoni è unico, perché è capace di mettere insieme giovani appassionati di cinema che possono incontrarsi e confrontarsi. Ho avuto modo di vedere il documentario realizzato per il cinquantennale. Mi ha colpito, tra le tante, la testimonianza di Wim Wenders. Il fatto che venendo qui ha ritrovato il bambino che è in lui. Questo rispecchia molto la dimensione pedagogica del festival.

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Vedendolo si capisce che il cinema è l’occasione per rilanciare argomenti più complessi. È un’opportunità che consente ai ragazzi di conoscere la varietà del mondo e che fa loro amare la vita. Conservare lo stupore dell’infanzia è fondamentale. I giovani non sono vasi vuoti da riempire con il nostro sapere. Questo è il luogo per eccellenza dove viene sfatato un luogo comune su una gioventù non curiosa e non attenta. A Giffoni è rappresentato il suo lato migliore”. Sul film di Paolo Sorrentino “E’ stata la mano di Dio”, glissa con ironia: “Ne so quanto voi. Dovesse chiamarmi all’ultimo momento mi faccio trovare pronto avendo già fatto cinque film con lui”. Su “Qui rido io” di Mario Martone in cui veste i panni del grande attore e commediografo Eduardo Scarpetta, si limita a dire che “le riprese sono terminate il 30 luglio. Io e Mario siamo legati da un antico rapporto di stima e di amicizia”, mentre annuncia che a novembre inizieranno le riprese di Dall’interno, il nuovo lavoro di Leonardo Di Costanzo, celebre tra gli appassionati di documentari, che lo vedrà insieme ad Alba Rohrwacher e a Silvio Orlando: “E’ una sfida che noi che amiamo il suo cinema accettiamo con piacere”. Tantissime le curiosità dei giffoner sul mestiere di attore: “Tutti i personaggi sono difficili. Lo sono ancora di più quelli ispirati alla realtà


27 Agosto 2020 perché il pubblico nutre delle aspettative. Ai ragazzi che vogliono intraprendere questa carriera direi: ci vuole impegno, sacrificio e dedizione. Non è una porta facile per il successo”. Innamoratosi giovanissimo delle icone della nouvelle vague, prima di scoprire il cinema americano, e dopo una lunga “militanza” tra i film di Bergman visti ai tempi dell’oratorio, Servillo ha raccontato della sua passione per la parola scritta e la letteratura, tappa fondamentale nella sua formazione di attore. “Grazie a Truffaut ho scoperto Balzac. Se ci fossero più film con riferimenti alla letteratura forse i giovani potrebbero appassionarsi, ma ogni generazione ha le sue specificità”. Durante l’incontro nella sala blu della Multimedia valley, inoltre, Servillo ha parlato di Marco D’Amore. “Ho visto Marco fare esattamente quello che facevo io quando ero parte della compagnia di Leo de Berardinis, che rappresentava per me un riferimento assoluto per il teatro. Non c’era replica in cui non fossi dietro le quinte a vedere cosa facesse. Ho visto Marco fare la stessa cosa. Quando ci siamo trovati in uno spettacolo complesso, La trilogia della villeggiatura di Goldoni, durante una tournée di ben 394 date è capitato che qualche attore si ammalasse e Marco ha sostituito perfettamente quattro attori su diciassette conoscendo il ruolo di tutti gli altri. È un attore dotato di un talento, ma da solo il talento non basta. Il suo è un talento governato dall’intelligenza, dote che ti orienta nelle strategie e lavorativamente parlando ti insegna a dire molti no e pochi sì. Credo molto nei giovani. In Elvira, lezioni teatrali di Louis Jouvet, un testo sul rapporto tra allievi e maestri, c’è una bravissima Anna Della Rosa, che prima si trovava in un felice limbo dell’anonimato. Chi cresce con te professionalmente tende ad assorbire i tuoi pregi e i tuoi difetti, l’importante è che prima o poi si affranchi e prenda la sua strada”. Tra i volti più interessanti del cinema, Servillo cita Alessandro Borghi e Luca Marinelli: “Faranno molto nei prossimi venticinque anni” e plaude al rinascimento del cinema napoletano, mai così fertile come in questo periodo. “A Napoli si stanno facendo tante cose, Sorrentino, Martone, Andò, De Angelis. E se vogliamo anche le vittorie a Cannes di Gomorra e de Il divo sono targate Napoli”. Il primo amore però non è il cinema, ma il teatro: “Come diceva Artaud deve essere contagioso. Dovrebbe raccontare un sentimento in una maniera nuova, alla quale non avevi mai pensato prima. Credo che le emozioni dal vivo siamo irripetibili. La forza del teatro è la sua libertà, ma è anche una trappola dalla quale non puoi scappare se non riesce a coinvolgere quel pubblico che Shakesperare

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in Antonio e Cleopatra battezza il mostro dalle mille teste. Il teatro è poesia”. Si definisce attore italiano di lingua napoletana, perché, ricorda, “ogni parola di questo dialetto è uno scrigno e racchiude almeno dieci significati diversi. La lingua napoletana è la lingua dell’esperienza, quella che detta il comportamento”. Quella delle radici: “Se dovessi tornare indietro con la memoria, ripenso ad Afragola. A settembre. Mi piacerebbe rivivere quella sensazione di me bambino circondato da un gineceo di nonne, zie, cugine, tutte bellissime, che cantavano e chiacchieravano mentre facevano le bottiglie di pomodoro. Era come trovarsi nel Campiello di Goldoni, un teatro di assonanze e di rimandi. Vivevo in una palazzina nell’unica strada asfaltata del paese, la cosiddetta “a via liscia” che è un po’ il mio paradiso perduto, la mia isola di Arturo dove vorrei tornare”. Prima di ricevere il premio, tra i sorrisi e gli applausi dei ragazzi, Servillo ha lasciato il palco ad Angelo Curti, produttore e compagno di studi di Martone con cui fonda negli anni Settanta la compagnia teatrale Falso movimento a cui si aggregherà poi Servillo con la sua compagnia, dando luogo a Teatri Uniti. “Quelli di Falso movimento erano anni straordinari – ha raccontato Curti – L’Università di Salerno all’epoca era una sorta di Atene attraversata da menti brillanti come Rino Mele, Achille Mango, Angelo Trimarco, Gioacchino Lanza Tomasi”. Un periodo di fermento, di idee e di progetti. Come quelli che oggi più che mai tengono vivo il festival di Giffoni.

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Ridley: “Ammirata dalla capacità di riunire i ragazzi in un posto felice” L’attrice ai giffoner: la speranza è il regalo più bello in un momento così buio Il “sì” di Daisy Ridley all’invito del direttore Claudio Gubitosi a tornare in presenza al Festival nel 2021 arriva forte, chiaro e in italiano assieme ai saluti finali con un tenerissimo “grazie mille”, sempre in lingua.

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Dopo la promessa della partecipazione per l’edizione 50+ l’attrice sfodera un sorriso divertito e dolcissimo e alle domande dei giurati in collegamento dagli hub in Romania e Germania ha risposto con energia ed emozione: “Mi sento

fortunata ad essere con qui con voi, anche se in questa forma un po’ diversa”. La 28enne londinese, leader della nuova trilogia di Star Wars, conta sulle dita di una mano i consigli per i giurati intenti a seguire il


27 Agosto 2020 suo esempio nel campo della recitazione: “Penso che siano tre i fondamenti. Prima di ottenere parti retribuite, ho fatto qualsiasi lavoro gratis, dai corti al web, cercando online qualunque ruolo per cui fosse richiesta un’attrice. Pur di fare esperienza ho accettato tutto. In secondo luogo ho capito che non bisogna mai paragonarsi agli altri ma concentrarsi sempre e solo sul proprio percorso e cercare sempre di migliore.

E infine: arriva in tempo, impara le battute, fatti trovare pronto e preparato, sii preciso ma non dimenticare mai che questo mestiere è anche divertimento, un’opportunità da cogliere e vivere al meglio”. L’attrice, che ha quattro film in cantiere e ha di recente prestato anche la voce al videogame The Dawn of Art, s’illumina quando parla del messaggio più potente del cinema: “La speranza è il regalo che spero il pubblico si porti a casa,

specialmente in questo periodo che sembra tanto buio, dove dominano la paura e il terrore. Mi piacciono i ruoli in cui un personaggio lotta contro le difficoltà ma ottiene poi risultati non solo per se stessi ma per il bene comune, per questo amo Rey (di Guerre Stellari, ndr.), che combatte per tutti”.

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Lorenzo Zurzolo, amore a prima vista: “Giffoni è un’esperienza bellissima” L’attore ha raccontato ai ragazzi gli esordi della sua carriera e i progetti per il futuro Recitare è vivere per lui, venire fuori dalla realtà ma entrarci dentro al tempo stesso: Lorenzo Zurzolo a #Giffoni50 con la spontaneità e la semplicità di chi crede nei sogni così intensamente da trasformarli in realtà. Giovanissimo, a portargli fortuna una pubblicità con Francesco Totti che per un romanista doc come lui è stato “il gol più bello della vita”. Audace, spigliato e disinvolto, testardo e caparbio. “Giffoni avrebbe sicuramente influenzato la mia carriera – ha raccontato ai juror emozionati ed euforici -. Vivete un’esperienza bellissima, una dimensione grande e potente. Quante emozioni porterò con me, quante belle cose mi avete trasmesso”. Amore a prima vista tra il Festival e Zurzolo. “Non so cosa consigliare a chi vuole fare l’attore da grande, voglio solo dirvi di credere sempre più forte nelle vostre passioni – ha continuato -. Non dovete arrendervi, perché tutto trova il suo posto prima o poi”. Serie tv, film, teatro: il successo è arrivato con Baby, la serie tv Netflix, il suo Niccolò lo ha consacrato al grande pubblico come idolo indiscusso delle teenager. “Una serie tv e in generale un film non ha lo scopo di dare risposte – ha spiegato ai giffoner - sollecita delle domande e prova ad aprire infiniti scenari. È ispirata a storie realmente accadute, ma non istiga a nulla. Stando ai commenti che hanno fatto, Tarantino dovrebbe istigare alla violenza ma non mi sembra sia così. La verità è che bisognerebbe cominciare a guardare davvero le cose, ascoltare con attenzione e vedere oltre il pregiudizio”. Vent’anni, volto pulito e occhi pieni di sogni da realizzare. È determinato Zurzolo, che il mestiere dell’attore vuole continuarlo per tutta la vita.

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“Non riesco ad immaginarmi diversamente – ha continuato -. La recitazione mi appartiene, sono io, sono le mie gambe, le mie mani, la mia testa, il mio cuore”. La sua bellezza quel valore aggiunto ora che è riuscito a scacciare via

la timidezza: “Preferisco avere quel qualcosa in più, un segno particolare – ha spiegato -. Oggi ho più consapevolezza, riesco a non arrossire subito. Voglio essere un esempio di bellezza interiore, veicolare dei messaggi importanti


27 Agosto 2020 e trasmettere positività: questa è la cosa più bella che posso fare”. In Sotto il sole di Riccione, l’omaggio al cinema balneare anni ’80 di Carlo Vanzina, è Vincenzo. “È forse il personaggio al quale sono più legato – ha raccontato -. Un ragazzo non vedente che però vive la sua vita guardando con il cuore. Inizialmente ero molto preoccupato, essendo un argomento così delicato volevo rendergli giustizia e non sminuire involontariamente la sua particolarità. Ci racconta che il diverso non esiste, ci avvicina e ci fa toccare con mano un mondo che di diverso non ha nulla”. Il cinema gli ha cambiato la vita, non ha dubbi. Ma la strada è ancora lunga. “Sono tante le cose che mi aspettano, ho tanti di quei sogni che non saprei da dove cominciare”. E sulla stagione finale di Baby, nessuna anticipazione: “Chiuderà tutte le porte che sono state lasciate aperte. Sarà pieno di colpi di scena”. Poi, la promessa ai giurati, perché Giffoni è già un pezzo del suo cuore: “Il film che vorrei fare? Potrei dirvi James Bond ma mi prendo un anno per pensarci e torno l’anno prossimo a dirvelo”.

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Aguilar alla Cult: il mio sogno? Far rivivere l’horror italiano La sceneggiatrice spiega il suo lavoro di scrittura. Tra i successi “The place”. Poi la sfida del musical con “Un’avventura” che ha portato al cinema le canzoni di Battisti Il suo sogno? Far rivivere l’horror in Italia. Lo ha confessato nel corso della masterclass Cult Isabella Aguilar, una delle firme più

credibile: “Un buon film horror – ha spiegato la sceneggiatrice – deve saper essere una grande allegoria. Deve saper evocare una

c’è altro modo che realizzarli. E’ un’esperienza che in Italia bisogna fare e mi riferisco a chi produce e realizza cinema e che anche il

interessanti della sceneggiatura italiana nel corso di un incontro molto partecipato e molto stimolante, animato dalle tante domande dei ragazzi presenti in sala. “Ho avviato questo percorso – ha detto – con “In fondo al bosco” che era un thriller in realtà. Adesso, stiamo portando avanti un bellissimo progetto con la società di produzione Groenlandia di Matteo Rovere. L’horror è un genere che non può ma finire perché è la paura a non morire mai”. Certo, per essere efficace l’horror deve essere

paura ancestrale. I film horror che non riescono a fare questo sono quelli derivativi che non riescono a scavare cosa c’è dietro al mostro”. Isabella Aguilar, nel corso della sua carriera, ha già compiuto un giro dentro i generi. Uno degli ultimi lavori è un musical dal titolo “Un’avventura” per la regia di Marco Danieli che porta sul grande schermo le canzoni senza tempo di Battisti e Mogol cucite dentro una grande storia d’amore: “Il musical – ha commentato Aguilar – è un altro genere che in Italia dovrebbe tornare in auge. E per farlo non

pubblico deve fare per abituarsi, per lasciarsi coinvolgere”. Poi l’esperienza di “The place”, adattamento della serie televisiva “The booth at the end”, film corale ambientato in un’unica location, un bar, o meglio il tavolino di un bar. “E’ un film – ha spiegato Isabella Aguilar – in cui doveva essere chiara a tutti l’idea. Se la regia si appiattisce un film così non funziona. Stesso discorso vale per il montaggio. E’ il frutto di una intuizione produttiva. Ed è affidato totalmente alla scrittura. In quel periodo il regista, Paolo Genovese,

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27 Agosto 2020 aveva la possibilità di disporre dei migliori attori in circolazione. Ed è stata una operazione molto veloce. Capita spesso di scrivere una sceneggiatura di un film che poi vede la luce anni dopo. In questo caso non è stato così”. Ma come ha iniziato la sua carriera da sceneggiatrice Isabella Aguilar? Scrivendo “I dieci inverni”. “E’ stata una genesi molto romantica – ha spiegato Aguilar – eravamo

esordienti io e Valerio Mieli che ne ha firmato anche la regia. Siamo partiti da una base biografica. E poi abbiamo un soggetto in maniera anomala, a due voci ed in prima persona. A questo è seguito il romanzo. Valerio Mieli ha esploso la dinamica tra i due protagonisti, lavorando sull’interiorità come la narrativa, diversamente dall’audiovisivo, consente”. Poi il lavoro per la televisione,

la collaborazione con Netflix: “Preferisco le serie televisive – ha spiegato – perché sono più lunghe e quindi per chi scrive danno più soddisfazione. Con Netflix mi sono trovata molto bene. Ci sono competenze tali che puoi parlare di sceneggiatura in maniera solida. Una volta che hai compreso il loro sistema, non incontri alcuna difficoltà. Anzi, ho avuto massima libertà espressiva”.

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A De Concilio, Serpico e Caiazzo il Giffoni Explosive Talent Award “Essere attori campani? È forza, energia, voglia di farcela”. Va a tre talenti campani l’Explosive Talent Award: Giampiero De Concilio, Francesco Serpico e Massimiliano Caiazzo. A premiare i tre giovani attori, dopo averli inondati di domande, i giffoner della Masterclass Cult. I tre talenti raccontano ai ragazzi il loro percorso. “La mia prima volta su un palco è stata alle scuole medie: l’insegnate di musica mi ha chiesto di fare il presentatore – racconta Serpico, il Nino Sarratore de L’Amica Geniale - Poi al liceo ho iniziato a fare teatro sperimentale e me ne sono innamorato”. Dopo la sofferenza per un anno senza teatro, “ho ricominciato – continua - e sono sbocciato personalmente”. Poi è arrivata L’amica geniale: “Al primo colloquio mi hanno chiesto di cosa ho paura. E io ho detto che ho paura degli squali”. Non sa ancora cosa farà da grande perché, spiega, “studio medicina. Per ora sto riuscendo a seguire entrambe le strade, poi si vedrà. Ma quando recito – confessa – il mio umore e il mio spirito rinascono”. Caiazzo, a breve sul piccolo schermo nella serie Rai “Mare fuori”, diretta da Carmine Elia, aveva la vocazione già da piccolo. “Ma il percorso è stato molto travagliato. Mia madre mi iscrisse a una scuola di recitazione quando avevo otto anni. Entrai nella scuola e, quando sentii parlare tutti con una dizione pulita, restai paralizzato. Mi dissi: mai più”. Ma le cose non sono andate così: “Una suora dell’oratorio chiese a mia madre di farmi andare per fare uno spettacolo”. Da allora, dai tempi del liceo, “ho capito che era quello che volevo fare”. Tanto che, racconta, “andavo a seguire le lezioni all’università ma studiavo le scene

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per l’accademia”. E quando la sua famiglia “ha visto la determinazione, la passione e l’arteteca ha capito”. La chiamata per “Mare fuori” è arrivata quando quasi non ci sperava più. La vocazione, a De Concilio, arriva invece a Parigi. Un colpo di fulmine mentre assiste alle riprese di un film mentre era nella capitale francese per festeggiare il compleanno della madre. L’attore di Vivi e lascia vivere, che con il suo esordio al cinema con Un giorno all’improvviso ha vinto, tra gli altri, il Premio Biraghi, racconta che, tornato in Italia, ha iniziato a studiare per diventare un attore. Per lui l’esperienza in tv, “ma ho lasciato per buttarmi nel teatro di periferia con il Nuovo Teatro Sanità”. Con il film Un giorno all’improvviso ha fatto incetta di premi: “I premi sono molto belli sul momento, ma sono pericolosissimi alla mia età. C’è stato un mesetto dopo i primi premi in cui mi stavo un po’ rilassando. Ma fermarsi in questo mestiere significa regredire. Io poi difficilmente sono contento di me stesso. E non è finta umiltà, è un problema da superare”. Ma cosa vuol dire per i tre essere attori campani? Se per Serpico “può costituire una componente discriminatoria che mi dà fastidio”, è diverso per i suoi colleghi. “Per me – afferma De Concilio - è un grandissimo complimento. Abbiamo una storia per cui non ci batte nessuno”. Così Caiazzo: “Ogni volta che entravo in un contesto nuovo mi veniva fatto notare il rischio. Ma proprio perché ce lo sentiamo dire è la prima cosa su cui andiamo a lavorare. Però è una grandissima forza, è energia, cazzimma, fame”.


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27 Agosto 2020 Il futuro dell’agricoltura e il suo impatto sul pianeta, tra digital farming, innovazione ed ecosostenibilità. “È l’unico settore in cui l’evoluzione tecnologica non è percepita come un valore. Quando pensiamo al cibo, all’agricoltura, immaginiamo che quello di prima sia stato migliore, più buono, più sano e più in armonia con la natura. Quindi vorremmo tornare indietro verso un passato mitologico, ma è un pensiero nostalgico”. Ha destrutturato la platea della masterclass Impact di #Giffoni50 il giornalista scientifico, autore di SuperQuark e documentarista Giovanni Carrada, tracciando un’idea divergente che ha animato il lungo dibattito con i giffoners e il Dream Team. Una proposta rivoluzionaria, quasi utopistica, sulla fine di un’agricoltura industriale verso una su misura, in un nuovo concept di Italia ambientale, che sfrutta sempre meno terreni e arricchisce la biodiversità, prevenendo il riscaldamento globale. “È possibile solo innovando”, ha insistito Carrada. Ha aperto nuovi scenari anche Fabio Minoli, responsabile relazioni istituzionali del Gruppo Bayer che fonda la sua storia sull’avanguardia nel settore della salute e dell’agricoltura. “Science For A Better Life”, ovvero scienza per garantire benessere ed una vita migliore. “Ogni processo industriale di innovazione e ricerca aiuta anche a migliorare l’ambiente – ha

Il Futuro dell’ag ed ecosostenib A masterclass Impact il giornalista Giovanni Carrada e Fabio Minoli di Bayer

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27 Agosto 2020 esordito il manager - Tecnologie per produrre beni, senza inquinamento, risparmiando prodotto nel rispetto della natura. La nostra multinazionale si ispira ai valori della Life Science, lavorando sulla territorialità. Il futuro dell’agricoltura racchiude in sé sfide e sogni”. Trasformazione digitale dell’agricoltura, con dati da raccogliere all’interno dei campi per ottimizzare il lavoro degli agricoltori. Difesa delle piante, innovazione genetica, intensificazione delle produzioni e, allo stesso tempo, un impatto più leggero su terra e pianeta. Soluzioni su misura, con una piattaforma tecnologica elaborata verso un’agricoltura sostenibile. Big data e innovazione tecnologica diventano, così, strumenti per incentivare la biodiversità. Genomica ed ingegneria generica, e di contro le domande incalzanti dei giffoners sulla “deriva etica degli Ogm”. “Il primo impatto sulla natura è l’uso del territorio, campi strappati agli alberi dalla nostra competizione per conquistare terra, che ci serve per procurarci il cibo che mangiamo”, ha affermato Carrada. In sala è stato proiettato il documentario “Hungry ad Foolish – La grande avventura del cibo”: un anno intorno al mondo tra Tanzania, Etiopia, Savana, per poi spostarsi a sud della Cina, a confine con il Vietnam, in Pennsylvania tra gli Hamish, sulle tracce dell’Eden, dalle prime forme di agricoltura di 10mila anni fa, tra cultura paleolitica e neolitica, fino all’industrializzazione, all’invenzione dell’aratro, all’espansione demografica lenta dell’umanità, alla chimica del suolo e alle fertilizzazioni. “Quanto costa l’agricoltura industriale? Dai dati dell’impatto emerge che i fertilizzanti consumano l’8% dell’energia e inquinano acqua interne e costiere. L’irrigazione consuma il 70% dell’acqua dolce disponibile, i mezzi meccanici rendono possibile usare terre sottratte alla natura con perdita di biodiversità (38% delle terre emerse). Nel frattempo la popolazione è aumentata – ha continuato il giornalista – Oggi, però, con agricoltura intensiva riusciamo a produrre di più con meno terra (38% terre emerse verso l’86%). È un cambiamento epocale dell’uso del territorio, con un impatto climatico importante, nuove foreste e 3omila ettari di bosco che potranno assorbire carbonio per combattere il riscaldamento del pianeta. Il tema dell’agricoltura è poco presente nel dibattito ambientale dell’agenda politica, rispetto alle energie rinnovabile, invece è essenziale”.

gricoltura, tra innovazione bilità: così aiutiamo il pianeta

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“Il teatro è il luogo dove perdersi e ritrovarsi” L’attore Yari Gugliucci a confronto con i giffoner per parlare di palcoscenico e realtà Il teatro come una strada per arrivare a se stessi. Per esprimersi e trovarsi. Parola di Yari Gugliucci, attore salernitano già impegnato in fiction e film, non ultimo “I bastardi di Pizzofalcone”. «Andavo male a scuola», racconta alla platea dei Giffoner, «cambiavo istituti, dicevano che non volevo studiare. Sono cresciuto con uno sguardo di mortificazione. Poi un giorno leggo il monologo di Giulio Cesare, lo faccio e mio nonno chiama mio zio, ci misi due minuti, sentii che non ero scemo. Così il teatro mi ha salvato dalla strada, dall’alcolismo». L’esperienza del palco, il lavoro sui personaggi. «A Brighton studiano la teatro-terapia, affinché il palco li porti via da un quotidiano che non li esalta, andando nell’inconscio e salvandogli la vita». Tra imitazioni e gag, riferimenti alla politica e all’attualità, la partecipazione dei ragazzi produce entusiasmo e interazioni continue, trasformando il palco in un agone di botte e risposte. «È un mestiere duro, durissimo, poche ore fa ero in una pozza di sangue, ho cominciato una fiction, e ora grazie a voi resuscito». Gugliucci ha fatto da ambasciatore per la figura di Totò nel mondo, patrimonio mondiale, conseguendo per questo un premio al festival di Edimburgo. «E’ una somiglianza mascellare», gioca Gugliucci, «hanno fatto il mio nome per diversi progetti, fin quando è arrivato un giovane produttore a teatro che mi dice di Totò. Antonio De Curtis era un timido, io ho portato la livella al festival di Edimburgo, italianizzata con un bluesman che mi seguiva con la chitarra. Sono capolavori, cose che funzionano in ogni modo, dappertutto». Fare l’attore è complicato economicamente e soprattutto psicologicamente: «Le grandi biografie degli attori avevano sempre un finale triste. In questo mestiere ne ho passate di tutte i colori, non ci sono sicurezze, ma sono ancora qua. Bisogna trovare come fare, c’è una lettera bellissima di Rilke, devo chiedermi se voglio ancora stare sul palco, se mi rispondo di si, allora devo essere forte». Lo spettacolo-conversazione si chiude con una entrata ad effetto, capace di mostrare la differenza tra gli attori americani e gli altri: in una posa, la differenza tra una star e una stellina.

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Paolo Giannattasio Generator +13 - Giurato dal 2009 - Giffoni Valle Piana ROM by Tran Thanh Huy (Vietnam, 2019, 80’)

Per me il Giffoni Film Festival è un punto di ritrovo per ragazzi sia dell’Italia, ma anche provenienti da altre nazioni. In questi anni mi ha aiutato a crescere e ad imparare a guardare i film con diversi occhi.

è 9,50. o t o v il e m nte e per a s s e r e t in zzardo molto ’a o d t a o t c s io è g ” come il i d Il film “Rom a t n o c c a to for te, r l o m è io g Il messag over tà p i d in u q e denza por ti dipen

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simo e mi is lt o m o it h c Mi ha arric perienze s e e r fa i d ha permesso i onoscere mie c i u c a r t i, il incredib mondo. Il il o t t u t in coetanei ortante per p im o lt o m Festival è ni, tutto a v io g i o n i la crescita d tunitĂ di r o p p o l’ e r e v dovrebbero a partecipare.

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Margherita Cantore Generator +13 - Salerno YOUNG JULIETTE by Anne Émond (Canada, 2019, 93’)

Per me Giffoni Film festival rappresenta un’occasione per imparare e divertirsi contemporaneamente, un luogo dove tutto è possibile e dove i propri sogni non sembrano irraggiungibili, ma vicini e realizzabili.

ente la mia m r la o ic t r a p to ha cattura io g ig r e m o p aiutino i c to s o e d u re q c é to h is v rc e o iam lescenziali p o d a i g g Il film che abb ra t e m enti che lungo m i o to rg a a i m lt a o re m p m se ” ha trattato te t e li attenzione, ho iu J g n u o teressante ita. “Y in c s to a re c v i ro d t o o s ’h r L o . leggerezza n o nel nostro perc c e a z z te a c zzi con deli a g ra i o n o n ia h rispecc ionante. e anche appass

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Trasmet te un m essaggio giudicar molto b ti renden ello, ovv d oti debo ero che a questi le e vuln spesso l giudizi, e r a e person b d i o l e b , ma noi biamo s questo fi e tendo non dob olo cred lm è 9. no a biamo d ere in no are impo i stessi e r tanza d essere for ti. Il m io voto p er

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Da Joule, scuola Eni per le imprese Maglio ne parla a Giffoni Impact Ospite a Next Generation 2020 il responsabile dello Human Knowledge Program per parlare ai ragazzi di energia e di imprenditoria

Antonio Maglio, responsabile dell’Human Knowledge Program di Joule, ospite a Next Generation 2020, ha parlato in una delle Masterclass Impact organizzate da Giffoni Innovation Hub di futuro, speranza e di energia. Il Joule è l’unità di misura dell’energia, e la persona è l’unità di misura del fare impresa: questo è lo spirito che anima la nascita di Joule, la scuola Eni per le imprese. Joule nasce per supportare il mondo imprenditoriale italiano,

le due anime di questa scuola. La prima, Human Knowledge, fornisce competenze e soft skill, mentre la seconda, Energizer, è un acceleratore di ecosistemi che si rivolge a quelle piccole e medie imprese o startup che vogliono essere incubate o accelerate, a seconda dello stage in cui si trovano e che si avvale di collaborazioni importanti come quelle con Il Politecnico di Milano e Open Italy. Un progetto in cui la sostenibilità la fa

inizierà a ottobre 2020 e durerà 6 mesi e che mescola corsi in presenza nella sede Eni di Castel Gandolfo e online ed è dedicato a 25 aspiranti imprenditori under 40. Il secondo è quello Open percorso full distance, sempre di 6 mesi, sempre gratuito. In particolare, il progetto Open non ha alcun limite di partecipanti e promette di esser altrettanto innovativo. Sono state sviluppate con la casa di produzione Think Cattleya una serie di 12 puntate per

cosa ancora più importante in questo momento particolare con tante difficoltà legate anche alla pandemia di Covid19. Il focus è sui giovani per dar loro degli strumenti, delle leve a riguardo. La mission di Joule è formare e sostenere nello sviluppo del proprio progetto aspiranti startupper che vogliono crescere e far crescere l’Italia. Nel suo intervento, Maglio ha delineato

da padrone, dedicato a quelle realtà che sono impegnate nell’ambito della decarbonizzazione e del cambiamento climatico attraverso un metodo nuovo legato ai tempi dell’economia circolare, mettendo sempre al centro la persona. Il tutto anche grazie ai due programmi formativi del settore Human Knowledge. Il primo è quello blended, programma gratuito che

trattare gli argomenti più importanti di questo programma formativo in maniera coinvolgente per tutti. Segue poi una parte di simulation, chiamata Action, e poi c’è la parte Learn che darà la possibilità di approfondire gli argomenti grazie all’aiuto degli esperti Eni e dei professori delle maggiori università, il tutto in un contesto come quello di Giffoni.

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Con BPER e il Dream Team si progetta la banca del futuro Ai 15 under 30 è stato chiesto di immaginare l’istituto di credito del domani “Da voi del Dream Team e da Giffoni ci aspettiamo le idee vincenti per la banca del futuro”. È Pierpio Cerfogli, vicedirettore generale di BPER Banca, partner già da diversi anni di Giffoni Opportunity, a parlare ai dreamer, in collegamento streaming nell’incontro “2030, la banca del futuro”. Mancano pochi giorni alla presentazione del progetto finale elaborato dal team di ragazzi, che dovrà sottoporre nuove idee alla delegazione BPER Banca capitanata dalla responsabile cultura dell’azienda, Lorena De Vita. Ed è proprio da una domanda di una dreamer che si delinea l’obiettivo finale di BPER Banca a Giffoni: “Quanto possiamo

futuro, quali servizi sarà possibile offrire grazie alla rete senza però le pressioni dell’oggi. Il compito del Dream Team è questo”. Banca tradizionale, banca digitale e banca del futuro: l’obiettivo è quello dell’immaginare la banca del 2030 e di quali servizi potranno usufruire i clienti. “Le caratteristiche principali del tipo di banca sviluppatasi dal 1400 ad oggi – continua Cerfogli – si basano sui concetti di una forte impronta verso il locale, il sistema gerarchico, l’asimmetria informativa, tutto orientato al mero profitto in un sistema che definiamo “solid”. Con il “fluid system” invece

terminal casalingo della banca di fiducia. La domanda è: voglio andare a Berlino per un concerto. Come può aiutarmi la mia banca? “Dialogando” con l’intelligenza artificiale la giovane riesce, nel tempo necessario alla preparazione di un toast, a trasferire i suoi soldi sul conto, ad acquistare un volo per Berlino ed infine a comprare il biglietto per il concerto, comunicando tutto in tempo reale al proprio fidanzato. Diversi e ancora più universali i modelli di banca che dovremo aspettarci per il futuro.“Pensiamo al modello di Supermarket platform – racconta il vicedirettore di BPER Banca – che prevede la vendita

spingerci oltre? Quanto una banca può davvero spostarsi sulla rete?” “Noi non siamo in un’era che sta cambiando bensì in un cambio d’era – ha risposto Cerfogli – Quando sia necessario pensare alle sfide future e all’innovazione e quanto concentrarsi sull’oggi, sulle operazioni attuali, è il vero dilemma. Io penso che l’unico modo per avere una risposta è avere un team che si concentri solo sull’interpretare come sarà il

si hanno le prime aperture verso delle logiche più globali, dovute all’introduzione dell’alta tecnologia, della rete e improntate da una forte competizione. La parte pubblica, molto presente nelle prime forme di banca, è quasi totalmente sparita, dando spazio all’iniziativa privata”. Significativo di ciò che ci aspetta è il video presentato da BPER Banca nella quale si osserva una giovane “parlare” col proprio

non più solo di prodotti finanziari ma di beni fisici o servizi. Servizi che invece sarebbero condivisi come per l’Ecosystem banking, mettendo in contatto i clienti di più banche al fine risolvere problematiche ed esigenze in una vera e propria rete. Un esempio simile, ma reso in maniera fisica, è quella dell’Agnostic bank. Negli Usa proprio questo esempio è in fase di studio grazie all’iniziativa di tre istituti che si sono riuniti”.

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27 Agosto 2020

Gue Pequeno ai giffoner: “Non mi piacciono gli artisti fake” L’icona del rap italiano si racconta in compagnia di Gino Castaldo “L’importanza della longevità nell’hip-hop” è il titolo della seconda Impact dedicata alla musica. L’argomento è attualissimo. Chi meglio di una icona del rap italiano poteva discutere, stimolato dal giornalista di la Repubblica Gino Castaldo, di come s’inizia una carriera artistica, e, soprattutto, di come fare a restare a lungo in un mercato complesso e fluttuante? Guè Pequeno

è senza dubbio uno dei massimi rappresentanti della cultura hip hop oltre ad essere un punto di riferimento, con Marracash, per molti giovani talenti; sia per la sua elevata qualità artistica ma anche, appunto, per la capacità di restare sulla cresta dell’onda dalla fine degli anni ‘90 ad oggi. Con Jake la Furia e Dargen D’amico, suo compagno di classe al liceo, forma nel 1997 il gruppo musicale Sacre Scuole che produce un solo disco. La fama arriva più tardi, quando a Dargen subentra Don Joe, e il nome del gruppo muta in Club Dogo. Insieme

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ai Dogo pubblica 7 album e molti singoli di successo fino al 2014. Il trio non si è mai sciolto ufficialmente “mai dire mai, ci sono troppe persone coinvolte e finché la reunion non sarà un fatto di cuore, non credo sia giusto parlarne” - dichiara durante la masterclass. Dal 2011 Guè diventa solista ma dapprima fonda l’etichetta discografica Tanta Roba per poi pubblicare il disco Il Ragazzo D’oro, album certificato disco d’oro. Seguono altri quattro album: Bravo Ragazzo, Vero, Santeria (con Marracash) e Gentleman, che gli fanno guadagnare un altro disco d’oro e tre dischi di platino. A giugno scorso ha pubblicato il nuovo album dal titolo Mr. Fini edito dalla Island/Universal ancora al top delle classifiche di vendita e di streaming. Nel 2018 pubblica la sua autobiografia, intitolata Guèrriero. Una testimonianza di vita artistica intensa e piena di racconti per un rapper sincero e senza peli sulla lingua. Come è vivere d’artista maturo in una genere musicale così giovanile? “Premetto che ho sempre valorizzato nuovi talenti con molti featuring e fondando anche una label indipendente che ha lanciato tanti giovani – dice - E ringrazio di essere ancora rilevante nell’hip hop italiano. La mia maturità, mi soddisfa e fa capire che il rap non è solo musica per adolescenti, è anche adatto per un pubblico eterogeneo. Negli anni il suo stile è cambiato: “Il mio approccio ai testi ama le figure retoriche, oggi invece predomina il suono e la musicalità, ma soprattutto la melodia, mente il testo ha un valore secondario. Per me, invece, il testo rap è ancora molto importante. Nonostante ciò mi seguono ancora”. Gino Castaldo gli chiede poi cosa gli abbia lasciato la sua esperienza a The Voice: “Mi ha cambiato e arricchito tantissimo, tutta quella parte del pubblico di Rai2 che non era mio, coloro che pensavano che non ero nessuno, hanno avuto modo di capirmi di più e conoscere la mia cultura e la mia preparazione. In un certo senso mi sono sentito rivalutato, ho dimostrato quello che so fare e chi sono veramente”. Quanto agli inizi, dice: “Dei Dogo ho ricordi piacevoli. All’inizio del mio percorso era tutto nuovo, non si pensava ai soldi, ma eravamo più innocenti. Invece ora essendo nel music business da tanti anni, vedo i ventenni che subito hanno successo e guadagnano e mi chiedo: avranno la forza di restare, andare avanti nel tempo? Non mi piacciono gli artisti “fake”, quelli che diventano più influencers che musicisti, che pensano a sponsorizzare prodotti e fotografarsi su Instagram, a fare shopping invece di parlare di musica! E invece noto che i media danno più importanza a queste cose effimere, anche giornali nazionali autorevoli si sono sostituiti a una qualsiasi rivista di gossip!”.


27 Agosto 2020

“Non si diventa subito delle star, ma il talento vi farà emergere” Il dj, produttore e manager Shablo ha soddisfatto le curiosità dei giffoner “Da 0 a 1 milione, come gestire un talento” è il titolo dell’incontro della sezione Impact tenuto nella Sala Blu della Multimedia Valley. Il protagonista è il massimo esperto di black, rap e trap music in Italia. Ospite di Nicolò de Devitiis è Shablo il DJ, produttore e manager più influente dell’intera scena urban nostrana. Nato a Buenos Aires, città con la quale continua ad avere un forte legame, dal 1999 è il fautore dell’esplosione del rap&trap-game italico che lo vede responsabile dei successi di Sfera Ebbasta e Gué Pequeno. Da Perugia a Bologna fino a Milano e Amsterdam Pablo Miguel Lombroni Capalbo, questo il suo vero nome, ha avuto l’intuito e la capacità di produrre molti degli artisti di culto dell’underground italiano tra cui IZI, Rokomi, Gemitaiz&Madman, Noyz Narcos e Tormento fino a vere e proprie popular star come Fabri Fibra, Clementino a le attualissime Elettra Lamborgini e Sofia Tornambene. Parallelamente ai suoi exploit musicali, è anche fondatore e amministratore di alcune delle realtà imprenditoriali più innovative e prolifiche dell’industria discografica, la Thaurus e la BHMG due società di booking, edizioni e management. Quindi chi meglio di lui può spiegare ai Giffoner come si scopre e gestisce un talento? “Il produttore musicale è una figura fondamentale per la carriera di un cantante. Sin dai tempi dei Beatles con George Martin il ruolo del producer artistico faceva la differenza. E’ come un regista di film di successo, gli attori sono le figure principali ma senza il regista il film non viene pensato e costruito”. Shablo lavora da artista per l’artista e negli ultimi anni adotta un nuovo metodo di lavoro: “Anni fa i rapper ricevevano le basi dai beatmaker e adattavano i loro testi e rime alle basi, ora sto lavorando come un sarto che cuce il vestito direttamente addosso al modello. Faccio delle session in studio con il cantante e insieme ad altri producer che lavorano con me”. “Credo sia fondamentale approcciarsi a questo lavoro con passione, se sei un giovane produttore e lavori in questo modo hai vinto!” Se si emerge in un circuito così pieno di proposte “diventa fondamentale un approccio pieno di passione, non è necessario pensare di scrivere subito una hit o guadagnare tanti soldi. Piuttosto - dichiara Shablo - è importante, e bello, fare un percorso lento, ponderato, senza immaginare di essere subito delle star, rischio che la tv, con i talent, ti fa correre. I talent sono una un’arma a doppio taglio, utilissimi come primo step ma poi si deve uscire da quell’esperienza consapevoli di ricominciare daccapo magari formando un team di lavoro che aiuti a raggiungere nuovi risultati”. Shablo teme soprattutto la preparazione culturale del pubblico e degli artisti: “Noto un appiattimento

culturale, anche a livello mondiale. La gente non fa ricerca perché non è curiosa. Si è persa la voglia di andare a scoprire il passato musicale che ha gettato le basi dell’oggi”. Come è cambiata la funzione sociale della cultura hip hop? “E’ cambiata come il mondo. Nei ‘70 era musica di rottura per denunciare il disagio sociale. Oggi sulla base dell’appiattimento culturale

i valori sono cambiati, si bada al lusso, ai soldi e non per comunicare le difficoltà della vita. Il rap moderno non fa altro che rispecchiare la società odierna fatta di futili valori”. Il lavoro di scouting oggi è cambiato; invece Shablo attraverso le sue società di management parte dal basso e così che ha scoperto un giovane Sfera Ebbasta scovando i suoi primi brani apparsi anni fa su Youtube. “Se hai talento il destino ti permetterà di emergere. Se hai qualcosa da dire uscirai fuori e chi lavora nel settore si accorge di te”.

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27 Agosto 2020

“Una vita da social”: la Polizia Postale illustra i pericoli della rete “Preservate sempre la vostra intimità: non sapete mai chi c’è dall’altra parte”

“Ragazzi, ricordate: quando mettete qualcosa in rete, ci rimarrà per sempre. Perché anche anche quando viene rimossa può poi ricomparire. Prima di fare quel

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click, riflettete”. L’appello è rivolto dalla Polizia Postale ai Generator +13. Nella sala Truffaut, infatti, fa tappa “Una vita da social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori. “Sapete cos’è la Polizia Postale? – chiede Roberta Manzo - È una specialità della Polizia di Stato che si occupa di reati particolari, cyber crime, quelli cioè commessi attraverso gli strumenti informatici, in particolare la rete internet”. E Massimiliano Mormone spiega: “La nostra attività è indirizzata soprattutto alle giovani generazioni perché maggiori fruitori, ma riguarda anche i più adulti, nella veste sia di utenti che di genitori che controllano i figli in rete”. E rivela che le denunce ricevute riguardano “reati subiti da ragazzi dai 5 anni in su, ma anche persone di 80 anni d’età”. Soffermandosi sull’uso dei social network, Mormone sottolinea: “L’identità di internet è un concetto molto astratto, chiunque può creare un’identità, un personaggio con un nome di fantasia”. Il pericolo è dunque trovarsi di fronte a “persone che


27 Agosto 2020

apparentemente non hanno intenzioni criminali, poi arrivano a minacciare”. Al centro della discussione e del filmato mostrato ai giffoner, reati quale pedofilia on line, pedopornografia, revenge porn. Da qui, l’appello di Manzo: “Su internet nulla è come sembra – avverte - Ci sono persone che usano i social per conoscere voi ragazzi. Perché la pedofilia non riguarda solo i bambini, ma ha a che fare anche con voi che avete più di 13 anni”. Poi, parlando di sexting, si rivolge alle donne: “Un uomo che vi chiede come prova d’amore una foto non vi ama. Non ha rispetto per voi e per il vostro essere donna”. E ancora: “Preservate sempre la vostra intimità” perché “quando navigate in rete non solo non avete contezza di chi c’è dall’altra parte, ma neppure dove si

trovi. Quando navigate in rete è come se camminaste in una metropoli con gli occhi bendati”. In sala anche Ciro Grimaldi e Francesco Giobbe. Che si sofferma su altri argomenti, dall’importanza commerciale dei dati personali messi in rete alle fake news: “Voi ragazzi siete nativi digitali, noi adulti immigrati digitali – spiega Giobbe – Da ragazzi noi usavamo le enciclopedie cartacee per fare ricerche su un argomento, oggi basta cercare in rete. La differenza è che su un argomento su internet si trovano più informazioni. Ma bisogna fare attenzione perché il rischio è di incappare nelle fake news”. Infine, l’invito a non avere paura e, nel caso ci si ritrovasse vittime della rete, a rivolgersi alla Polizia Postale.

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Associazione Astronave a Pedali Comune di Eboli Comune di Gi�oni Valle Piana IIS Superiore Perito Levi maggio

2020 giugno 2025

Centro San Nicola Fondazione Pino Daniele Associazione Prosopon Comune di Cittanova Goodwill

Un progetto del Gi oni Experience per il contrasto alla povertà educativa minorile

Partner Basilicata Calabria Campania Sardegna Veneto

IIS R. Piria Studio & Poi Associazione Pollinolandia Comune di Terranova di Pollino Comune di San Donà di Piave I. Infanzia "Santa Maria della Pietà'" ITC L. Alberti IC Romolo Onor Oratorio San Giuseppe Lavoratore Scenari Verdi Società Cooperativa Onlus Impresa Sociale Nuovi Scenari Srl Consorzio di Bacino Imbrifero Montano del Taloro ITC Salvatore Satta


N W WEB RADIO TV


27 Agosto 2020

OGGI IN SALA

MAN UP!

by Benjamin Parent (France, 2019, 89’)

Tom, un adolescente timido e sensibile, sta per affrontare il primo giorno in una nuova scuola superiore. Per meglio integrarsi, Tom può contare sui consigli di Leo, suo fratello maggiore e suo mentore. Leo si impegnerà per fare di Tom un vero uomo, ma la sua onnipresenza si trasformerà rapidamente in un’influenza tossica. Tom dovrà combattere per liberarsi dalla presa di Leo e trovare la propria strada…

LA GUERRA DI CAM

by Laura Muscardin (Italy, 2020, 83’)

Futuro prossimo: guerre e catastrofi naturali devastanti hanno distrutto le infrastrutture e riportato il mondo a uno stato selvaggio. I superstiti tentano di emigrare via mare ma spesso finiscono per essere deportati in veri e propri campi di concentramento da trafficanti di esseri umani. I protagonisti della storia, un ragazzino di nome Cam e sua sorella, intraprendono un viaggio alla ricerca di una via di fuga verso il mare, ultima possibilità di salvarsi e trovare la libertà. Per raggiungere i porti, devono attraversare lande abbandonate dove imperversano milizie armate e avidi trafficanti di esseri umani; un itinerario spaventoso in balia di un mondo spietato. È un viaggio lungo, estremamente pericoloso, e presto il ragazzino, rimasto solo dopo il rapimento della sorella, s’imbatte in un misterioso frate…

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Vota per il Public Choice Award su www.regiostarsawards.eu Digital Academies for Inclusive Learning

Polo San Giovanni a Teduccio, Napoli

CATEGORIA Inclusive growth - Skills & Education for a digital Europe


School 2 experience festival

Iniziativa realizzata nell'ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola promosso da

www.schoolexperience.it

Campania Giffoni Valle Piana

Scuole Primarie, Secondarie Primo e Secondo Grado

16|21 novembre

Terranova di Pollino Senise Sant’Arcangelo

Scuole Secondarie Primo e Secondo Grado

Scuole Secondarie Primo e Secondo Grado

12|15 ottobre

Palermo

Basilicata

4|7 novembre

Sicilia



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