Il viaggio di una bella storia Italiana - Vol. 1

Page 1

1

Giffoni

Dalle origini al futuro: una visita guidata, una storia di storie, di invenzioni e di memorie, l’edizione assoluta, collezione segreta, itinerario fantastico di intrecci e di incontri, di sogni e ricordi.

2

per un’

creativaEuropa

5

Indice

Volume 1

pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag.

8 11 13 33 111 357 461 489

Avviso ai viaggiatori

Consigli per la lettura e la visione dei volumi Mi presento: sono Claudio Gubitosi Piccola biografia Ragazzo selvaggio: i primi anni Famiglia, Infanzia, gioventù, età adulta Giffoni e i giffoner. Tutto il mio folle amore Il paese del Festival e i giurati I cavalieri che fecero l’impresa Uomini e donne che hanno scritto la nostra storia Per tutta la vita. Il team di Giffoni I collaboratori e gli amici Le cose che non ti ho detto Attività istituzionale Il laureato Il rapporto con le Università

Volume 2 e 3 Le pagine delle nostra vita - Gli anni in tasca - I viaggi di Gulliver La storia infinita - La fabbrica di cioccolato - La ricerca della felicità - Conta su di me - Il giorno più bello del mondo Basta guardare il cielo - Tutti insieme appassionatamente Novecento - Ritorno al futuro

Avviso ai viaggiatori

e storie più belle sono quelle raccontate mentre sono ancora in pieno svolgimento. Narrare un avvenimento che si è già concluso significa descrivere un reperto del passato. Raccontare una vicenda mentre è in corso significa descrivere una realtà dinamica, una creatura che prende vita nell’istante stesso in cui la nomini. Quando raccontiamo ciò che sta accadendo, le nostre parole creano mondi. Questi volumi nascono proprio mentre una storia è nel pieno del suo svolgimento per creare insieme - chi scrive e chi legge - nuovi mondi.

I miei settant’anni non sono una tappa - non sono un ciclista che vuole o deve vincere una corsa - né impongono l’obbligo di rendicontare quello che ho fatto. Sono un’occasione per aprire cassetti rimasti a lungo chiusi, condividere ricordi, rivivere luoghi, volti e parole che non appartengono al passato. Fanno parte del nostro presente, anzi del nostro futuro: solo conoscendo chi siamo e cosa abbiamo fatto possiamo comprendere quello che stiamo facendo oggi e quello che dovremo fare domani. Luoghi, volti e parole: quella che leggerete è una storia individuale e un racconto collettivo in cui c’è spazio per la famiglia, gli amici, il territorio, le istituzioni, i talenti e i tanti collaboratori di Giffoni. Comprendere i legami con tutti e con ciascuno di loro è davvero fondamentale per cogliere appieno il senso di questi settant’anni di vita e cinquantadue di Festival.

Perché questo racconto? Per contribuire ad una felicità diffusa, trasversale, capace di raggiungere ogni lettore. Vorrei che chiunque leggesse queste pagine potesse, anche solo per un momento, sentirsi partecipe della felicità, delle emozioni fortissime e vivide immortalate nelle immagini e nei testi di questi volumi.

Sono sempre stato molto attento nel documentare ogni avvenimento relativo al mio lavoro e alla mia vita.

Ciò nonostante, devo confessarvi che per tanti anni - anche in occasione di ricorrenze importanti come il Trentennale e il Quarantennale del Festival - non ho voluto mai intraprendere alcun “viaggio pubblico” nella storia. Non l’ho mai fatto un po’ per paura dell’enorme peso di cui avrei dovuto caricarmi ma anche per il timore di scivolare in una sorta di autocelebrazione, non ricercata e non voluta. Della storia di Giffoni devono occuparsi gli storici; dei dati sullo sviluppo economico si stanno occupando e si occuperanno anche in futuro gli economisti; degli aspetti sociali, sociologici e antropologici discuteranno le persone che ne hanno competenza.

All’improvviso, però, nel mese di agosto del 2021, mi sono ritrovato sui tavoli del mio ufficio migliaia di carteggi, foto, rassegne stampa e documenti. Ed allora eccomi qui a impaginare questi volumi che hanno un titolo evocativo: “Il viaggio di una bella storia italiana”. É stato un lavoro immenso: siamo passati da un volume a due, da due a tre, dalle quattrocento pagine iniziali alle oltre millecinquecento che leggerete. I diciotto capitoli finali di questi volumi li ho concepiti come altrettanti film: ne sono stato il produttore, il montatore, il regista e (a volte) anche il protagonista. Ho ripercorso il passato come in un lungo, lento piano sequenza soffermando l’attenzione sui temi, le scelte, i contenuti, le idee e le proposte che hanno caratterizzato la mia storia e quella di Giffoni.

Quel poco, pochissimo, che documenta la mia infanzia l’ho recuperato da un vecchio album dove avevo incollato alcune vecchie foto della mia famiglia. Ho riscoperto la mia

vena poetica, anzi la poesia: una passione che ha avuto un grande peso sulla mia formazione creativa e sulla mia vena visionaria tra le fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70. Ho voluto inserire anche due film che ho realizzato tra il 1969 e il 1971, entrambi con titoli emblematici: “L’età dei sogni” e “La vita di un povero diavolo”. Questi documenti sono testimonianze della mia formazione, di un Claudio Gubitosi “poeta e videomaker” a soli diciotto anni.

Ovviamente, intrecciata alla mia vicenda personale c’è anche la storia di Giffoni: l’intuizione che ho avuto cinquantadue anni fa e alla quale, da allora, ho dedicato ogni giorno e ogni sforzo. In questi tre volumi ho dato ampio spazio ai talenti del cinema e della musica, ai rappresentanti delle istituzioni e della storia e, ovviamente, ai ragazzi e alle ragazze: sono loro i veri protagonisti del Festival. C’è poi il mio paese, Giffoni Valle Piana, al quale fin da bambino mi lega un senso di appartenenza fortissimo, un sentimento profondo e indissolubile. In tutta sincerità, mi sento di poter affermare che queste due componenti - il Festival e Giffoni Valle Piana - non possono essere separate essendo esse un solo cuore e una sola anima.

Sono consapevole del fatto che non c’è tutto: ho fatto del mio meglio per raccogliere quanti più elementi possibile ma sicuramente mancheranno foto, personaggi e storie.

Da parte mia, non c’è nessuna volontà di cancellare avvenimenti del passato, incontri o eventi che non sono riuscito a ricordare ed inserire.

Anzi, sarebbe davvero bello se ogni lettore potesse integrare questo mio racconto con il suo punto di vista, intrecciare i suoi ricordi, aggiungere alla mia narrazione le parole, le immagini e le emozioni della “sua” Giffoni.

Proprio per questo, sarà presto disponibile sul sito www. giffonifilmfestival.it una versione digitale dei volumi che sarà aggiornata grazie ai contributi dei lettori e degli amici che vorranno accompagnarmi in questo viaggio nella storia di Giffoni rendendolo ancora più ricco e più bello. È in fondo questo il vero obiettivo del mio lavoro: condividere il senso della vita di una “persona normale” che ha fatto della sua “normalità” una straordinaria “a-normalità”, una forza propulsiva capace di tradurre in azioni, eventi e incontri le intuizioni e le onde creative della mente.

Questi tre volumi non sono dunque una biografia, non sono album, non sono una raccolta editoriale: sono un viaggio nella mia storia personale e anche intima, un percorso attraverso i mondi che ho attraversato, gli incontri che ho fatto, i rapporti che ho intrecciato, l’amore che ho ricevuto e che spero di aver donato.

Concludendo voglio dirvi, senza troppa enfasi, che non ho provato e non provo emozioni. Ciò che è accaduto è storia e come tale ho voluto documentarla con attenzione, cercando di essere onesto e leale come mi riconosco. Ma, raccogliendo questi materiali e ripercorrendo questo viaggio, non ho avuto il bisogno e la forza di emozionarmi. Voglio aggiungere però che sono soddisfatto perché oltre al piacere di raccontare ho ritrovato un profondo rispetto e un fortissimo senso di gratitudine nei confronti della mia famiglia, del mio paese Giffoni Valle Piana, del mio team, di tutte le donne e gli uomini che a più livelli - dalle istituzioni locali, nazionali alle centinaia di migliaia di famiglia che ci hanno affidato i propri figli - hanno contribuito a realizzare le intuizioni che ora, possiamo dire, sono parte di questa “bella storia italiana”.

Claudio Gubitosi

Coordinamento editoriale Michele Melillo

Progetto

Testi Alessio Iannicelli

Immagine

Hanno

Carlalberto Leonardi

Direttore editoriale
grafico Patrizia De Cristofaro
di copertina Federica D’Ambrosio
Ricerca iconografica Antonietta Buonanno
collaborato Carmen Amoroso
Luca Apolito Barbara Cangiano Alfonso Cerrone Marco Cesaro
Luigi Crepaldi Notarfrancesco
Rita Esposito Anna Falivene
Francesco Ferrara Mario Ferrara
Marta Frasca Marco Fronza
Neviaclaudia Gubitosi Giusi Lambiasi Luciano Lanzillo
Martina Mongillo Daniele Moschella Antonino Muro Gianvincenzo Nastasi
Stefano Notarfrancesco
Francesca Pecoraro
Giusi Rago Sabato Romeo Davide Russo
Gerardo Sorgente Rosaria Spiniello
Giuseppe Tedesco Piero Vistocco
Foto Michele Abate
Ciro Antinozzi
Renato Beatrice Viviane Cammarota Carla Celentano
Domenico Celentano
Lello D’Anna
Gaetano Del Mauro
Dario Di Filippo Rita Esposito
Lucia Foglia
Guglielmo Gambardella Sergio Gatto
Lucia Iuorio
Tiziano Marcoccia
Stefano Massa Giuseppe Novellino Luigi Pepe Alfonso Maria Salsano Sabato Scarpa Alfonso Somma Assunta Somma
Imma Tagliatela
Francesco Truono Stampa Arti Grafiche Boccia Spa

Mi presento: sono Claudio Gubitosi

Questa foto mi ritrae all’età di dodici anni. Non ne ho molte e questa è l’unica che può costituire il punto di partenza per il percorso nell’evoluzione della mia vita che troverete in questo capitolo. Una fototessera fatta da un non professionista, Pasquale D’Elia, che si dilettava all’epoca con una pesante macchina con un grosso telo nero. Un miracolo a guardarla oggi. Le poche pagine che seguono testimoniano la mia evoluzione fisica e le ho dovute per forza dividere per epoche. Due pagine sono dedicate alla mia famiglia, mio padre, mia madre, le mie sorelle e miei fratelli. Poi mia moglie e i miei due figli. Mi ritengo abbastanza fortunato se in questo strano archivio della mia vita sono riuscito a inserire anche altre fototessere e immagini che mi ritraggono durante la mia attività al Festival. Il primo gruppo di foto mi ritrae dai sedici ai venticinque anni, il secondo over 25, il terzo over 40, poi over 50, over 60 e infine over 70, come sono adesso.

Ragazzo Selvaggio

I primi anni sono quelli che maggiormente hanno segnato il mio carattere e la mia personalità. I miei amici, i miei studi, il mio paese Giffoni Valle Piana e le esperienze che ho vissuto da bambino e da ragazzo sono le radici profonde che mi hanno alimentato e sostenuto in tutti questi anni.

1

Una storia di famiglia

Nelle primissime pagine di questi volumi, voglio presentarvi due persone senza le quali tutto ciò che troverete nelle pagine a seguire non sarebbe mai esistito. Queste persone sono

da mio padre, la nonna paterna e quella materna, sei figli - Maria, Carmine, Giuseppina, Io, Corrado e l’ultimo Maurizio - gatti ed amici associati. Mamma e papà ci hanno cresciuti senza mai farci pesare i problemi e le difficoltà che gravavano su tutte le famiglie nel post-guerra. Quando avevo 15 anni, i miei genitori decisero di trasferirsi dalla frazione Vassi dove sono nato al capoluogo Mercato di Giffoni Valle Piana. A 18 anni iniziarono le mie turbolenze creative, intuitive, visionarie e a 19 anni, nel 1971, diedi inizio a quest’avventura che dura da oltre mezzo secolo.

Chi poteva credere in me, capirmi, assecondarmi, starmi vicino, spronarmi se non loro – soprattutto nei primi anni?

mio padre Elia, nato nel 1918, e mia madre Concetta classe 1921. A Giffoni erano conosciuti come “il maggiore” e “la maggiore”. Il perché è semplice: mio padre è stato Caporal Maggiore dell’Esercito durante la seconda guerra mondiale, successivamente dichiarato invalido di guerra e onorato al merito.

La famiglia è quella alla quale mi onoro di appartenere: i Gubitosi. Mia madre Concetta ha sempre accudito con premura la numerosa famiglia composta

Quello di cui parlavo era materia difficile che non comprendevano; eppure il mio sogno non è stato mai messo in discussione. Mia madre ha cucinato a casa per tanti, per tutti. Ha ospitato centinaia di persone. Mio padre, senza mai farmi pesare le pur legittime difficoltà economiche, mi dava buona parte del guadagno del suo faticoso lavoro e la sua pensione di guerra.

Conservo come una reliquia un bel mazzetto di “cambiali” da 15mila lire al mese. Si era indebitato per me. Il primo palco in piazza me lo fece lui gratis. Lo stesso affetto me lo hanno riservato, anche negli anni a seguire, le mie sorelle e i miei fratelli, sempre discreti, premurosi e gentili. Siamo una bella famiglia unita e adesso ancora più grande, con mia moglie Alfonsina,

i miei figli Jacopo e Neviaclaudia e per la nuova generazione dei Gubitosi mio nipote Claudio Leonardo, con la mamma Elena Scisci e il papà Jacopo. Qualche anno fa, dissi che il Festival era una storia di famiglia, la storia della mia famiglia. Molti gridarono allo scandalo e mi attaccarono duramente per questa affermazione. Ho perdonato tutte le critiche perché così mi hanno insegnato i Frati Cappuccini di Giffoni con quali ho vissuto la mia infanzia. La storia non può essere modificata o letta a piacimento: la mia famiglia ha contribuito – nei primi anni ed anche successivamente – a sostenermi, proteggermi, credere in me e finanziarmi. Senza di loro io stesso e tutto ciò che rappresento oggi, con cinquant’anni di storia, non sarebbe mai esistito.

17 16

Over 16

18

Over 25

21 20

Over 40

23 22
25 24
Over 50

Over 60

27 26
31 30
Over 70

Giffoni

e i Giffoner

Tutto il mio folle amore

Tutto il mio folle amore è per Giffoni e i giffoner. I ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al Giffoni Film Festival, dal 1971 ad oggi, avranno sempre un posto speciale nel mio cuore accanto ai Giffonesi, i miei concittadini: a tutti loro va la mia gratitudine e la mia riconoscenza perché mi hanno donato forza, fiducia, entusiasmo e un affetto che spero di essere riuscito a ricambiare almeno in parte.

2

Per la pace

A Giffoni siamo contro ogni forma di violenza, discriminazione, odio e guerra. Da oltre cinquant’anni, la nostra community si fonda sui valori della solidarietà, dell’uguaglianza, della fratellanza e della pace.

Voglio raccontarvi, ad esempio, la storia di Kirill, un ragazzo bielorusso che ha partecipato al Festival per ben quattro volte: nel 2011, nel 2014 e, ancora, nel 2016 e nel 2017.

Nell’autunno del 2020, sul web è diventata popolare una foto che lo ritrae mentre, a Minsk, protesta pacificamente contro il regime di Lukashenko con indosso una t-shirt di Giffoni. O meglio: con indosso la sua t-shirt da giurato del 2017.

Il tema dell’edizione di quell’anno era “Destinazione”: un inno alla pace e

alla libertà senza vincoli e steccati, senza regimi che calpestino i diritti delle persone. Sapere che questo ragazzo ha conservato la sua maglia da giurato per anni e ha deciso di indossarla, simbolicamente, in un giorno molto importante per sé e per la sua nazione mi onora. Kirill incarna perfettamente il profilo e lo spirito della nostra community.

È un difensore della democrazia, proprio come lo sono state e sono le nostre idee. È un ribelle, non perché contesti le regole ma perché mal sopporta le ingiustizie e i soprusi. Il suo sguardo fiero, il suo atteggiamento privo di arroganza e il suo coraggio di battersi per le proprie idee lo rendono un modello per le nuove generazioni e un simbolo di tutto ciò che Giffoni rappresenta. Oggi più che mai, siamo vicini a Kyrill e a tutti ragazzi, le ragazze e le famiglie dell’Ucraina e delle altre zone del mondo martoriate dalle guerre, dal razzismo, dall’odio e dalla paura. In oltre cinquant’anni di Festival, confrontandomi con decine di migliaia di ragazzi provenienti da tutto il Mondo, ho compreso che per i giovani chi la pensa diversamente non è un nemico, è volutamente, volontariamente e necessariamente un uomo o una donna con cui costruire un futuro di pace.

Chi viene a Giffoni sceglie di dare una chance alla pace vivendo la scoperta dell’altro come un’opportunità di crescita. Oggi più che mai, vorremmo che tutto il mondo facesse lo stesso per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che minacciano la vita di milioni di bambini, ragazzi e famiglie.

L’immagine Simbolo della protesta bielorussa contro il regime di Lukashenko ritrae il 22enne Kirill con una t-shirt di Giffoni
37 36

Benvenuti a GIFFONI!

Da subito mi sono posto il problema dell’accoglienza. È un fatto non formale, ma di sostanza: come accogliere i visitatori, coloro che arrivavano a Giffoni attirati dal Festival? È chiaro che il benvenuto di Giffoni è cambiato con il passare del tempo. Ma un segno che fosse di accoglienza, appunto, ho sempre voluto ci fosse. E così negli anni ’70 abbiamo avuto il primo murales sul muro di una casa. Rappresentava un’immagine simbolica: c’erano dei ragazzi aggrappati al fascio di luce di un proiettore. Il messaggio voleva essere chiaro: Giffoni è la casa del cinema per i ragazzi e questo doveva tradursi in immagini, in colori. Era importante che questo messaggio passasse. Il murales ti accoglieva senza dire benvenuto. Negli anni, poi, si è aggiunta quella bella struttura in ceramica che sta all’ingresso di Giffoni. Raffigura un bambino che innaffia. È il simbolo di una gioventù prolifica e vitale. Ecco il benvenuto della Città del Cinema. Oggi è tutto diverso, i segni si sono moltiplicati, i simboli cresciuti anno dopo anno, ma la forza dell’accoglienza è rimasta sempre uguale. È una mia priorità. A Giffoni tutti devono essere benvenuti, nessuno escluso.

39 38
Il castello e il borgo medioevale di Terravecchia

Nella Galleria delle Carte

Geografiche dei Musei Vaticani di Roma c’è una rappresentazione cartografica di tutte le regioni d’Italia realizzata intorno al 1500.

Nella sezione dedicata al Principatus Salerni compare un nome familiare: “Gifoni”. Quando, visitando per la prima volta i Musei Vaticani, ho riconosciuto il nome del mio amato

paese su una mappa così antica ho provato un certo stupore: già cinque secoli fa, qualcuno si è posto il problema di “far capire al mondo” dove fosse Giffoni! Lo stesso problema l’ho avuto anch’io verso la fine degli anni ‘70.

Il Festival era ancora alle prime edizioni ma, poco a poco, cominciava ad attirare l’attenzione

del pubblico e degli addetti ai lavori. Quasi nessuno, però, sapeva dove fosse Giffoni Valle Piana.

La stessa Campania non era conosciuta e riconosciuta come meta turistica o culturale: le persone dicevano di andare in vacanza ad Amalfi, a Positano o a Sorrento… nessuno diceva di venire in Campania! Per risolvere il problema e far conoscere Giffoni, mi affidai alla fantasia.

Sulla carta intestata del Festival - quella che utilizzavo per la corrispondenza ufficiale e gli inviti agli ospiti - feci stampare una bella cartina dell’Italia sulla quale, più o meno in corrispondenza della provincia di Salerno, campeggiava un pallino rosso bello grande: Giffoni Valle Piana. Fu una scelta un po’ irriverente ma tutto sommato azzeccata che mi permise di far capire a tutti dove si trovasse il mio paese. Grazie a questa cartina e a questo pallino, ho avvicinato un po’ il mondo a Giffoni.

Questa lettera risale al 1972. All’epoca il Festival aveva solo due anni: l’Ente non era ancora stato fondato, il mio team di collaboratori era molto esiguo e l’organizzazione era piuttosto “rudimentale”.

Non c’era una vera e propria premiazione - la prima è avvenuta nel 1973 - e il Festival si svolgeva tra marzo e maggio con due o tre proiezioni a settimana, sempre la mattina, riservate alle scuole di Giffoni Valle Piana. Nonostante la scarsità di fondi e mezzi, io ero già alla ricerca di un modo per promuovere l’evento in tutta Italia. All’epoca la Rai trasmetteva, tra un programma e l’altro, il famoso “Intervallo”, una striscia con musica ed immagini di luoghi famosi, paesi e città d’Italia. Pensai che anche Giffoni meritasse di stare lì e farsi conoscere. Scattai personalmente alcune “cartoline” da inviare: fotografai il Santuario di Santa Maria a Vico, un bel panorama del paese dall’alto e spedii tutto per posta alla sede Rai di Roma. Per avere maggior successo, coinvolsi anche un amico deputato di Salerno, l’onorevole Mario Valiante che allora era sottosegretario del Ministero dei Trasporti e dell’Aviazione Civile. L’operazione andò a buon fine: con questa lettera del 4 agosto, l’On. Valiante mi comunicò che, nei primi giorni di settembre 1972 e per tutto il mese successivo, le mie foto di Giffoni sarebbero state trasmesse nell’Intervallo della Rai. Fu una grande soddisfazione e, senza dubbio, la prima vera operazione di promozione del mio paese e delle sue bellezze.

41 40
Piazza Umberto I nota come Piazza Mercato Piazza Annunziata con il campanile della Chiesa e la Scuola Primaria Don Lorenzo Milani
43 42
Complesso monumentale del Convento di San Francesco Giffoni vista dall’alto La Cittadella del Cinema
45 44
Giffoni Multimedia Valley

Per le strade e le piazze di Giffoni

Ogni strada conduce allo spirito di Giffoni. Sette luoghi del cuore. Sette spazi urbani che, negli anni, hanno voluto rendere omaggio ai grandi del cinema e del teatro.

Giardino Fellini, piazza Fratelli Lumière, via Giulietta Masina, via François Truffaut, piazzetta Eduardo De Filippo, via Sergio Leone, piazzetta Antonio De Curtis, non sono solo porzioni di una comunità che porta nel cuore il ricordo di tanti personaggi famosi, molti dei quali ospiti del nostro Festival, ma piccole oasi che testimoniano il legame profondo e potentissimo che Giffoni ha sempre avuto con il mondo della cultura. E ancora, la piazza Giffoni Film Festival, il parco comunale

Dolce Vita e il parco Hollywood: tutto profuma di cinema, regala emozioni, fa respirare un’energia sempre nuova. Il pensiero non può non correre ad alcuni momenti indimenticabili. L’incontro con una leggiadra e al tempo stesso instancabile Giulietta Masina; le chiacchiere scambiate a cena su suo marito Federico Fellini; la corrispondenza con il grande Eduardo De Filippo; l’arrivo in paese del Maestro della nouvelle vague FrançoisTruffaut; la disponibilità di Sergio Leone nel confrontarsi con una platea vivacissima di ragazzi, prima di essere premiato.

Qui a Giffoni, anche le strade parlano della nostra storia.

46
49 48

Sulle origini del nome Giffoni esistono diverse ipotesi: secondo alcuni deriverebbe da Junonis Phanum, per la presenza sul territorio di un tempio dedicato a Giunone, secondo altre fonti ha origini greche, dal verbo foneo, nell’accezione di “mandare suoni” o, ancora, secondo altri ha provenienza latina, dal termine Genus Furis, “Terra di gente ribelle”. La definizione “valle piana” si riferisce, invece, alle caratteristiche morfologiche del territorio. La storia di Giffoni è strettamente legata a quella dei Piceni, popolazione che fu sconfitta dai Romani

nel 268 a.C. e confinata nel territorio tra Pontecagnano e Giffoni (Picentia). L’avversione contro il popolo romano portò i Piceni ad allearsi con i Cartaginesi; questo causò la sconfitta definitiva di Picentia, comportò la suddivisione degli abitanti nelle zone collinari limitrofe e la nascita di piccoli centri abitati, tra cui quello di Giffoni. Le invasioni dei Visigoti e dei Vandali portarono la popolazione a spostarsi sui monti e alla crescita del borgo di Terravecchia, centro di grande importanza strategico-commerciale. Nei secoli successivi, Giffoni ha su-

bito diverse dominazioni: Longobarda, Normanna, Sveva, Angioina e poi, degli Aragonesi, sotto i quali divenne fiorente il commercio della lana. Il declino del paese iniziò nel 1600, prima con il diffondersi della peste e poi con un conseguente periodo di decadenza. Successivamente, sotto la dinastia dei Borboni, Giffoni riacquistò in parte il suo prestigio per circa un secolo ma, proprio sotto il dominio borbonico la cittadina subì le incursioni dei briganti, spesso aiutati dai contadini locali. E’ nel 1800 che Giffoni assume l’assetto che possiamo vedere oggi.

Sviluppo della popolazione: Nel 1861: 6.378 abitanti; nel 1971: 8.534 abitanti; nel 2022: 11.485 abitanti.

Giffoni Valle Piana è composta da 16 frazioni: Catelde, Chiaravallisi, Chieve, Curti, Curticelle, Gaia, Mercato, Ornito, Pozzarolo, San Giovanni, Santa Caterina, Santa Maria a Vico, Sardone, Sovvieco, Terravecchia, Vassi.

Giffoni confina con 9 comuni: Acerno, Calvanico, Giffoni Sei Casali, Montecorvino Pugliano, Montecorvino Rovella, Montella, Pontecagnano Faiano, Salerno, San Cipriano.

La CHIESA DELLA SS ANNUNZIATA, oggi Santuario della Spina Santa, è la chiesa madre di Giffoni. La cattedrale corrisponde alla Chiesa di Santa Maria de Castella, edificata nel 970 grazie al possessore della contea di Giffoni. Sotto l’influenza del francescanesimo, la chiesa venne trasformata in quella attuale, con pianta a croce latina e tre navate e, per la sua imponenza, fu scelta come cattedrale della diocesi. L’interno presenta un rivestimento in stile barocco con l’altare maggiore in marmi policromi. Il soffitto della navata centrale vede la presenza di una grande tela raffigurante “L’angelo che scende dal cielo e la Madonna che lo attende”, opera dell’artista locale Vincenzo Stavolone. Ai

lati della navata centrale ci sono 14 tele, rappresentanti le stazioni della Via Crucis, risalenti al XVII secolo, di scuola tedesca, appartenute al musicista Strauss. Nella Chiesa è conservata la più importante reliquia di Giffoni, la Sacra Spina.

SACRA SPINA. La più importante reliquia conservata a Giffoni è la Sacra Spina, parte della corona che cinse il capo di Gesù Cristo. Secondo la tradizione, la santa reliquia arrivò a Giffoni nel Medioevo grazie alla volontà del Cardinale Leonardo De Rossi, che la ebbe in dono dal sovrano di Francia Carlo VI. La Spina Santa fu conservata nel convento di San Francesco fino al 1808 e poi fu spostata nella Chiesa dell’Annunziata, oggi Santuario diocesano della Spina Santa, che ancora la custodisce. La reliquia viene mostrata ai fedeli ogni venerdì di marzo e, portata in processione nell’ultimo venerdì del mese, viene esposta al bacio dei credenti e, miracolosamente, si tinge di rosso.

CONGREGA. La congrega dell’Immacolata venne costruita accanto al Santuario della Spina Santa, già Chiesa dell’Annunziata, nel 1621 e adibita a scopo assistenziale. Dal 1800 la sua funzione mutò, puntando soprattutto all’attività spirituale. La Congrega è ricca di apparati decorativi e di opere d’arte sei-settecentesche tra cui il pregevole “tavolato ligneo dipinto”, risalente al 1630, di sicura attribuzione all’artista Paolo De Majo.

All’intero della Congrega è conservata, inoltre, la tela dell’Immacolata Concezione, attribuita a Giovan Bernardino Azzolino.

Sui laterali è posto il coro ligneo, pregevole esempio di arte del suo genere e sulle pareti laterali sono collocati dei medaglioni pittorici.

Il TEMPIO DI ERCOLE, situato nel rione Campo di Giffoni, risale al I secolo d.C. Il nome deriva dalla statuetta votiva in bronzo, raffigurante appunto Eracle, che fu ritrovata al suo interno e che oggi è conservata presso il Museo Archeologico di Pontecagnano. Il tempietto, che sorge su un’antica necropoli romana, presenta una pianta trapezoidale e, come ricorda l’iscrizione pavimentale, venne restaurato tra il III e il IV secolo d.C. L’ANTICA RAMIERA, complesso architettonico del XVIII secolo, è stato un centro di lavorazione artigianale del rame. La ramiera di Giffoni sfruttava l’energia originata dalle acque del fiume Picentino, che veniva convogliata nell’impianto industriale. Oggi è un esempio di recupero di archeologia industriale in cui sono visibili gli antichi macchinari.

Il COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN FRANCESCO, risalente alla prima metà del XIV secolo, è situato ai piedi della collina di Terravecchia. L’architettura essenziale caratterizza tutta la struttura del convento che si sviluppa su due livelli a pianta

quadrata, intorno ad un chiostro ogivale. Diverse sono le testimonianze pittoriche che troviamo ancora oggi al suo interno: gli affreschi del secondo piano con frammenti del Cristo deposto dalla Croce, le lunette del portico con scene di vita di San Francesco, l’affresco raffigurante la resurrezione di Cristo (1560) e le raffigurazioni seicentesche con immagini di Giffoni. Addossata al lato nord del Chiostro sorge la chiesa ad una sola natava con abside e transetto che conserva affreschi raffiguranti la vita di Cristo e altri soggetti sacri.

Il COEMETERIUM fa parte del Complesso Monumentale di San Francesco. Era un luogo adibito alla preghiera e alla sepoltura dei monaci. Ancora oggi sono visibili frammenti degli affreschi che originariamente ricoprivano le pareti del Coemeterium: da un lato sono raffigurate scene della Vita di San Nicola invece, la parete opposta, presenta scene della Vita di Cristo. Un affresco dall’insolita iconografia è quello sulla parete destra raffigurante la Madonna delle Grazie nell’atto di stringersi il seno per elargire latte ai penitenti del purgatorio, posti ai suoi piedi.

La CHIESA DI SANTA MARIA A VICO, con pianta circolare a croce greca, risale al IV-V secolo. L’edificio è stato identificato a lungo con quello dedicato a Giunone Argiva, poi ritrovato alle foci del Sele. La chiesa venne dedicata alla Vergine nei primi

Il
paese del Festival
Congrega dell’Immacolata

secoli del Cristianesimo e la denominazione “a vico” fu aggiunta poiché, al tempo della distruzione di Picentia, l’edificio si ritrovò al centro di uno dei tanti “vici” o villaggi che vennero a formarsi.

Il SANTUARIO DI SANTA MARIA DI CARBONARA sorge nella frazione di Curti. La sua costruzione è da ipotizzarsi intorno all’anno Mille ma le prime notizie certe risalgono al 1490, quando il convento annesso venne consacrato dal vescovo di Capri. La storia del santuario è legata a una leggenda: si dice che venne ritrovato un dipinto della Madonna da un carbonaio nei pressi del monte Lieggio. Costui portò l’immagine ritrovata a Curti e, in onore della Vergine, si decise di innalzare un tempio. Sempre secondo la leggenda, però, durante il primo giorno di lavori le fondamenta dell’edificio vennero miracolosamente ritrovate nel posto in cui era stato rinvenuto il dipinto.

La chiesa è in stile romanico, a tre navate e priva di transetto. Il BORGO MEDIEVALE DI TERRAVECCHIA, con le sue strade acciottolate e le sue strette viuzze risale al VIII secolo, quando la popolazione si spostò in collina a causa delle incursioni dei barbari. Il periodo di maggior sviluppo si colloca nell’anno Mille. Tra monumenti più suggestivi del borgo troviamo il Castello, recentemente restaurato, la chiesa di San Leone e la chiesa di Sant’Egidio che conserva ancora oggi affreschi del XIII-XIV secolo tra cui una raffigurazione, di stampo bizantino, del Cristo pantocratore.

Vi sono, inoltre, numerose abitazioni e dimore storiche oggi ripristinate e adibite a sedi per convegni ed eventi e che confermano la bellezza e l’unicità del patrimonio storico-artistico del borgo.

LEONARDO DE ROSSI nacque a Giffoni nel 1335-1340 circa. Entrato nell’ordine dei minori, fu maestro di teologia a Cambridge. Nel 1378, De Rossi rifiutò il cardinalato offertogli da papa Urbano VI e riconobbe come suo pontefice l’antipapa Clemente VII che, nel mese di dicembre, gli conferì la carica di Cardinale. Il suo appoggio al papa avignonese gli costò un periodo di prigionia di quasi cinque anni dopo il quale riprese la sua attività nel 1387. Ottenne ulteriori benefici sotto il successore di Clemente VII, l’antipapa Benedetto XIII ma, successivamente, seguì le richieste di re Carlo VI, il quale spingeva per trovare una soluzione allo scisma della Chiesa, tanto che, secondo la tradizione, ricevette proprio dal sovrano francese la Sacra Spina che poi portò a Giffoni, suo paese natio. Verso il finire della sua vita, tornò all’obbedienza dell’antipapa e morì ad Avignone, probabilmente nel 1407.

LUCA GAURICO, nacque nel marzo 1475 a Gauro, un “casale” dell’allora Stato di Giffoni. È stato astronomo, matematico, astrologo e vescovo italiano. Fu, in veste ufficiosa, astrologo personale di Papa Paolo III. Il cratere lunare Gauricus ha ricevuto questo nome in suo onore.

POMPONIO GAURICO, fratello minore di Luca, nacque nel 1481 a Gauro, un “casale” dell’allora Stato di Giffoni. È stato umanista e storico dell’arte italiano. Appassionato di scultura,

scrisse il dialogo “De Sculptura”, un trattato molto apprezzato che evidenziava lo stretto legame tra la poesia e le arti visive. Fu precettore ed insegnante di lettere latine e greche del principe di Salerno Ferrante Sanseverino.

AGOSTINO FALIVENE nacque a Giffoni Valle Piana tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500. Appartenente all’Ordine dei Servi di Maria, fu eletto nel 1528 vescovo di Capri. Il 24 aprile 1534 papa Paolo III lo trasferì alla sede di Ischia, dove morì nel 1548. Riposa nella cripta del Castello Aragonese di Ischia.

GIOVANNI CAMILLO GLORIOSO nacque nel 1572 a Giffoni Valle Piana. È stato un matematico e astronomo italiano. Entrò in corrispondenza con Galileo nel 1604 e lo sostituì all’università di Padova nel 1613.

ALFONSO LINGUITI, nacque il 29 settembre 1827 a Giffoni Valle Piana. È stato un insegnante e presbitero italiano. Insegnò presso il Seminario ed il Real Liceo di Salerno.

FRANCESCO LINGUITI, gemello di Alfonso, nacque il 29 settembre 1827 a Giffoni Valle Piana. Filosofo e letterato cattolico, fu autore di numerose opere, tra cui un erudito saggio su Gregorio VII.

ELISEO D’ANGELO VISCONTI, meglio conosciuto come Eliseu Visconti, nacque nel 1866 a Giffoni Valle Piana. Trasferitosi molto giovane in Brasile, intraprese studi artistici, iscrivendosi al “Liceu de artes e oficios” di Rio de Janeiro. Nel giugno del 1893 fu ammesso alla École des Beaux-Arts di Parigi. Dipinse il sipario, il plafond e il proscenio del teatro Municipal di Rio de Janeiro. È considerato uno tra i più importanti artisti plastici brasiliani della prima decade del Novecento.

VITTORIO DE SICA (Sora, 7 luglio 1901 – Neuilly-sur-Seine, 13 novembre 1974) è stato attore, regista e sceneggiatore. La sua famiglia era originaria di Giffoni Valle Piana, dove all’inizio dell’ottocento il cognome figurava semplicemente come Sica. Suo nonno Domenico nacque a Curti, frazione di Giffoni, nel 1816.

PASQUALE GIANNATTASIO, nacque il 15 gennaio 1941 a Giffoni Valle Piana. È stato un velocista italiano, detentore del record nazionale dei 100 m piani dal 1967 al 1972. Nel 1961 entrò nelle Fiamme Gialle per meriti sportivi. Nel 1967 ai Giochi europei indoor di Praga, vinse il titolo continentale dei 50 m piani con 5”7. Altri risultati di prestigio, Giannattasio li ottenne ai Giochi del Mediterraneo: nel 1963 fu oro in staffetta e nel 1967 ancora primo nella 4×100 m e secondo nei 100 m piani.

53 52
Chiesa di Santa Maria a Vico
54
A sinistra Santuario di Carbonara, vicolo del Borgo di Terravecchia, panoramica di Vassi. In questa pagina Scalone di Santa Caterina, chiesa di San Nicola ad Ornito.
A sinistra Chiesa di San Giorgio a Chieve, Cappella San Martino a Catelde, chiesa di San Pietro e Paolo Apostolo in piazza Linguiti a Curti In questa pagina Chiesa di San Giovanni e pioppo secolare in piazza Lama a Sovvieco.

LETTERA PER...

Sto lontano da te e questo fa parte della mia vita, del mio lavoro.

La distanza e la solitudine mi hanno suscitato nostalgia.

Non ti ho quasi mai scritto ed oggi lo faccio per esprimerti emozioni mai dette.

Non vado alla ricerca delle parole giuste. Perché poi?

Mi basta uno sguardo… un gesto… una sensazione e ciò che è giusto ed utile scorre così, naturalmente.

Ho sempre lasciato libera la mia fantasia che mi ha trascinato per mano, e a volte perfino affogato, in un diluvio di loquaci virtù.

Tu sai anche che il mio silenzio parla.

Il mio viso muta quando mi raggomitolo dentro di me.

In quel silenzio esprimo parole dure, paure, sfide, salti in avanti. Pensieri in movimento.

Le parole a noi note sono tutto ciò che abbiamo? Non credo. Anzi, ne sono certo.

AFFETTO. AMORE... COMPRENSIONE... DISAGIO, sono percorsi che mutano quando, con le parole a noi note, dobbiamo esprimerci.

Pensa! Non ti ho mai detto: “ti odio... ti ho tradito... ti ho deluso... ti ho abbandonato... Sono stanco”.

Non molte, come vedi, ma pesanti che segnano una propensione al rispetto, alla comprensione, al dolore che si può provocare, pronunciandole.

Le parole, come sai, sono montagne e farfalle: sono fonte di gioie e di tristezza.

Molte parole che non ti ho mai detto né scritto sono dentro di me.

Le ho ibernate, conservate, addormentate, non potendole mai cancellare. Non ti ho mai detto TI AMO. Amare è solo bruciare.

Ma ti ho detto sempre, come adesso, ti voglio bene. Contiene tutto, tanto amore, ma è immensamente più intenso.

Molte parole non le ho mai scritte perché non le conosco.

Non le ho mai potute rendere forma e materia. Ma sono ansioso di farle mie, perché, sono certo, saranno le più belle.

Ti voglio bene… GIFFONI.

CLAUDIO GUBITOSI

Una piazza, una palma

All’inizio degli anni ‘80 cominciarono i miei viaggi all’estero per partecipare ai Festival cinematografici internazionali. Il mio primo approccio con un grande evento fu a Cannes. Tante volte avevo visto in televisione le luci di questa bellissima città

francese, il fascino del glamour, la ricchezza dei vestiti e l’entusiasmo della folla accalcata sotto il meraviglioso Palazzo del cinema. Essere lì di persona, però, fu davvero un’esperienza sconvolgente. Mentre passeggiavo sulla Croisette, osservavo quel viale pieno di

palme rivestite di luci colorate e fantasticavo, sognavo. Subito la mia mente corse a Giffoni.

Pensavo tra me e me: “Cosa posso fare per rendere più bello ed accogliente il mio paese?”.

All’epoca Giffoni Valle Piana era molto diversa da oggi: era un

59 58

paese come tanti in Italia, né bello né brutto, ma privo di qualsiasi attrazione o decorazione per accogliere gli ospiti del Festival.

Tornato a casa, decisi di rimediare. Armato di zappa, palette e terriccio - insieme ad alcuni collaboratori - iniziai a piantare un po’ di fiori intorno agli alberi della piazza e ad abbellire l’ambiente con fioriere in ferro battuto fatte dagli artigiani del paese. Feci sistemare anche la fontana - che all’epoca era colma di rifiuti - riempimmo la vasca d’acqua e installammo alcune luci al suo interno: faceva proprio un bell’effetto. Nell’altra metà della piazza c’era una grande, solida e solitaria palma. La feci addobbare con tante piccole luci, più o meno come quelle che mi avevano ammaliato sulla Croisette: era

abbellimento, cercai anche soluzioni per alcune abitudini e caratteristiche del mio paese che ritenevo troppo “provinciali”. Con una circolare, ad esempio, chiesi ai miei compaesani di evitare di stendere ad asciugare i panni (o almeno risparmiarci la biancheria intima) nei luoghi dove si svolgevano gli eventi all’aperto del Festival. Questi “anni di raccomandazioni e divieti” sono stati per me un autentico tormento.

Pativo molto il confronto tra il mio piccolo paese e le grandi città europee che frequentavo ed ero avvilito per la “differenza” che separava Giffoni Valle Piana da Cannes o da Berlino.

soltanto una ma questo passava il convento. Nella mia opera di

Un giorno, però - alla vigilia di un’edizione del Festival dei primi anni ‘80 - compresi che proprio

questa “differenza” era in realtà la vera forza del mio paese e del mio Festival.

Ricordo ancora oggi la frase che dissi a me stesso “Questo è il mio paese, fatto di gente vera. Questo è il mio Festival, che è per gente semplice, curiosa e affettuosa e ragazzi in crescita. Questo è quanto, nella più assoluta onestà, possiamo offrire. Quello che Giffoni è ed ha, non se lo possono permettere Festival come Cannes o Berlino”.

Queste parole annullarono all’istante tutti i disagi che avevo provato, spazzarono via i complessi di inferiorità che avvertivo e posero fine ai divieti che avevo imposto ai miei compaesani.

Finalmente compresi che tutti quegli elementi che prima mi erano sembrati una debolezza - perfino i panni intimi stesi ad asciugare sui balconi - erano in realtà i nostri punti di forza. C’era una bellezza incredibile, quasi poetica, nelle persone affacciate ai balconi o sedute sulle panchine in canottiera, nei pensionati che giocavano a carte in piazza o nei bambini che con spontaneità mi fermavano per chiedere chi fossero quelle persone che accompagnavo al Giardino degli Aranci o a piazza Annunziata per le attività serali.

Furono proprio gli ospiti del Festival a darmi la conferma della forza di Giffoni. Tutti gli attori, i registi e gli artisti che accompagnavo per le strade del paese cominciarono a sottolineare la bellezza di questo

modo di vivere un evento ormai mondiale con la più assoluta normalità e spontaneità. Sergio Zavoli era quasi commosso dalla “semplicità” del nostro Festival. Emir Kusturica, con il suo lungo sigaro sempre acceso, nelle passeggiate fatte insieme osservava i balconi dei nostri vicoli e, quando si fermava, la sua esclamazione era sempre “Fantastic!”.

Con il passare degli anni, Giffoni

Valle Piana è cambiata molto ma ha sempre conservato quest’atmosfera semplice e schietta che possiamo definire, senza esagerazione, magica.

61 60

Gli affreschi al complesspo monumentale di San Francesco rappresentano storie della vita di Cristo e soggetti sacri. Tra tutti primeggia l’affresco raffigurante San Francesco in trono.

La statua raffigurante Ercole ed alcuni reperti rinvenuti nelle necropoli di Giffoni Valle Piana sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano Faiano
63 62

C’è un’intuizione anche nelle scelte

urbanistiche

C’è un lampo che ha illuminato la mia testa e che mi ha fatto vedere luoghi, luoghi che ancora non esistevano ma che per me sono diventati subito necessari. I luoghi di Giffoni. C’è un filo invisibile che li unisce, che fa dialogare ciò che già esisteva con quello che in questi anni abbiamo realizzato e insieme rappresentano un solo corpo, un unicum architettonico, pur nella loro diversità di stili e di epoche, funzionale all’idea. Questo viaggio nei luoghi è il segno tangibile di quanto in questi oltre cinquant’anni è stato fatto in un’azione incessante di trasformazione di un territorio, di evoluzione culturale di una comunità diffusa. Dalla prima sede, subito insufficiente, alla Cittadella del Cinema con la Sala Truffaut, da poco ristrutturata e sempre più bella, e la sua piazza dove riecheggia la gioia delle migliaia di bambini e ragazzi che ci sono passati, fino alla visione della Multimedia Valley, quel tratto di biro che ho messo su carta e che poi è diventato realtà: acciaio, vetro, cemento, ma soprattutto tanta energia. E oggi la Multimedia è proprio questo: irraggia energia, è un incubatore di sensazioni positive. Poi ci sono le strade, i vicoli e i cortili di Giffoni, le piazze come Umberto I, che è stata la quinta scenica degli inizi e il centro nevralgico di tante meravigliose iniziative, il Giardino degli Aranci, la piazza della Chiesa dell’Annunziata, la piazza del Mercato domenicale denominata poi Fratelli Lumiére, l’antica Ramiera, luogo di silenzio ma anche di grande laboriosità – è qui che ha preso avvio la sfida di Giffoni Innovazione – e il borgo di Terravecchia, che sovrasta la città custodendone le radici. È come un mosaico perfetto, ogni tessera ha il suo perché, ogni pezzo è parte di un equilibrio quasi cosmico. Questa alchimia tra passato, presente e futuro dà la possibilità a migliaia di persone di vivere il sogno chiamato Giffoni. Questi luoghi sono fisici, li possiamo toccare, guardare, attraversare, ma sono soprattutto luoghi dell’anima, posti dove ciascuno di noi può finalmente ritrovarsi. D’altronde è proprio questa la magia di Giffoni.

65 64
Giardino degli Aranci Piazza Umberto I
67 66
Parco Hollywood Chiostro del Convento di San Francesco
69 68
Sale espositive Giffoni Multimedia Valley Tensostrutture: Sala Alberto Sordi, Sala Vittorio De Sica e Sala Fratelli Lumière
71 70
Giffoni Village

Gradinate dell’arena all’aperto

Maison Lumière
73 72

Valle Piana e la nebbia colorata

Tanti e tanti anni fa nel Paese dei Grifoni, nella Valle Piana, a due passi dal principato del Sale ricco e nobile luogo della contea, gli abitanti vivevano nella più assoluta normalità. I loro sogni si erano dissolti, però, col tempo, in una sorta di nebbia opalescente. Accade allora che un gruppo di ragazzi, agguerriti alfieri del mutamento, decise che era giunto il momento di riappropriarsi dei colori dei sogni. Erano convinti che ridonando luce e colori alle proprie fantasie il Paese e gli stessi abitanti potessero ritrovare capacità di desiderare. Così i giovani ribelli decisero di costruire una vera e propria “Fabbrica dei Sogni”: non soltanto per poterli realizzare ma anche per custodirli a beneficio delle generazioni future. Nel silenzio di una lontana mezzanotte si riunirono per dare vita ad una splendida luce che dissolvesse il velo opaco che avvolgeva i sogni del Paese. Prendendosi per mano, chiudendo gli occhi, per ore e ore, per giorni e settimane, senza recitare formule magiche, cominciarono ad erodere il buio nei loro pensieri. Nacque, così, la Fabbrica dei Sogni. Come

per incanto dalla Grande Luce si alimentò uno zampillo di scintille che si sparsero nel cielo illuminando all’improvviso tutto il Paese. Fu gioia immensa e gran festa. La gente abbandonò il ricordo dei sogni grigi danzando, suonando e cantando allegramente. La marea dell’Euforia travolse il Paese: donne, bambini e anziani uniti per mano correvano per le strade ad inneggiare al colore della vita. Intanto i governanti, dall’alto delle loro Torri d’Avorio, guardavano stupiti ma non preoccupati, convinti com’erano che questa nuova luce, portatrice di tanto gaudio, non potesse durare a lungo. Ogni giorno i giovani fondatori depositavano i loro sogni nella Fabbrica e molti di questi erano così intrisi di “vita” da diventare realtà. Ma col trascorrere del tempo i ragazzi capirono che era necessario aprire le porte della Fabbrica per custodire anche i desideri degli altri. E così fu fatto. Per trent’anni la Fabbrica lavorò a pieno ritmo, notte e giorno e grazie ad essa si realizzarono grandi imprese: strade, palazzi, parchi, piazze… i colori del Mondo riempirono i cortili, i teatri della Valle Piana. Il duro e continuo lavoro dei “fondatori”, ormai cresciuti, i loro sacrifici lungo una vita esclusivamente dedicata alla realizzazione del loro grande progetto, avevano donato lustro, rispetto, stima al Paese portando da ogni angolo della Terra carovane di immagini e suoni e un tripudio di

fanciulli festanti. Erano divenuti una forza in grado di vivificare un luogo altrimenti sbiadito: una forza guidata dalle idee e da un’intramontabile fantasia, da un’energia capace di intimorire i venti. Gli ormai maturi ribelli avevano saputo insegnare l’arte di esprimersi liberamente, avevano creato lavoro, generato e distribuito ricchezze.

Questo crescendo di successi, però, smosse le acque paludose in cui ristagnavano i governanti. Ma ciò che scrollò dalle loro spalle la polvere dell’immobilità, accendendone la brama di potere, fu la realizzazione di due nuovi grandi sogni: la Città dell’Immagine e la Città della Memoria, edificate perché la Fabbrica era ormai troppo piccola per contenere le fantasie oniriche che giungevano incessantemente. Invidiosi e contrariati i Sinistri governanti decisero che era giunto il momento di appropriarsi di questa rinomata fucina e di sostituire chi aveva sognato e lavorato per trent’anni. L’amore per la Fantasia e l’unicità dei sogni degli abitanti del Paese dei Grifoni non si potevano più tollerare. Si riunirono, quindi, negli antri oscuri delle loro Torri d’Avorio per studiare l’attacco decisivo. Incapaci di sognare, di amare ma abilissimi maestri nell’arte della Malvagità convocarono corvi, falchi e stormi interi di avvoltoi. Il bottino da spartirsi era troppo allettante: così convennero alla riunione non soltanto i rapaci locali

ma scesero affamati da ogni regno. Appartenevano tutti all’Esercito dei Sinistri che tra le sue fila, però schierava tantissimi membri buoni e laboriosi, come il profeta Salles, e membri cattivi ed arrivisti. Purtroppo, nella Valle Piana giunse solo la metà oscura dell’Esercito. Ricorreva il trentennale della nascita della Fabbrica dei Sogni, che veniva a coincidere con l’arrivo del Terzo Millennio. Tutta la Valle era in fermento per l’arrivo del Signor 2000. L’offensiva fu decisa proprio per il trentun dicembre del ’99 a mezzanotte. Gli abitanti del Paese ed i detestati creatori dell’Immaginario, fino ad allora rimasti all’oscuro dell’imminente attacco, furono avvisati da un sogno premonitore che, fuoriuscito dallo scrigno fatato della Fabbrica, si sparse nelle case sussurrando nelle menti della gente la controffensiva da seguire. Sospesero di comune accordo i festeggiamenti per il Signor 2000 e si ritrovarono tutti presso la Fabbrica il 31 dicembre a mezzanotte. La popolazione era giunta presso il campo di battaglia

armata di tutto punto: peperoncini, pepe, sale, cipolle, pomodori e patate! All’arrivo dell’esercito dei Sinistri il bizzarro armamentario delle truppe del popolo si sollevò in aria in un turbinio chiassoso e variopinto che, colpendo i nemici o negli occhi o in testa o altrove, finì in breve per decretare la capitolazione. I biechi governanti giacevano ancora doloranti in terra quando la notizia del fallito attacco alla Fabbrica dei Sogni si diffuse in tutto il Mondo per mano del grande comunicatore Bla Blassi. Gli avidi rapaci furono aspramente contestati dalla popolazione e rinchiusi quella notte nella sala degli incubi. Intanto il Sommo Governatore Bosco, venuto a conoscenza dell’accaduto, dispiaciuto ed indispettito, decise di convocare in una gran riunione tutti i governanti: Alti, Bassi, Centri e Sinistri per far loro comprendere l’importanza e l’utilità della Fabbrica dei Sogni quale patrimonio collettivo e prezioso, bene da salvaguardare anche nelle ere future sia per il bene del Paese dei Grifoni che per tutti i regni. All’incontro partecipò anche Alfandria, il viceré della Contea che in quell’occasione smise i suoi gesti gentili e si abbandonò a minacce e ritorsioni. Anche i sommi Magistrati, impressionati dall’enorme eco e convinti dei gravissimi errori commessi, decisero di intervenire e di indagare. Il popolo dei Sognatori, allora, guidato sempre dai Saggi Fondatori, decise di stringere

un’alleanza con il principe Lucas, imponente Governante della Città del Sale, impegnandolo a proteggere il “tesoro” del Paese dei Grifoni. Il perspicace Principe sottoscrisse il patto, riconoscendo nel bagliore promanante dei sogni, la luce capace di illuminare la Città del Sale mutandola, così, nella Città del Sole. Ma il capo dei sognatori volle andare oltre. Invocò lo spirito benigno, suo grande amico, che all’improvviso si materializzò. Lo spirito, ascoltate le richieste del suo protetto, scrisse con il fuoco il seguente decreto: “Per mille anni e per mille ancora, chiunque lavorerà per la Fabbrica dei Sogni sarà toccato dal dono della Fortuna, della Serenità e del Successo. A tutti quelli che ordiranno Congiure, Soprusi ed Abusi, scenderà su di essi, per mille anni e per mille ancora, il brivido della paura, il silenzio della parola, il buio della notte”. Il Signor 2000 arrivò nel Paese dei Grifoni con 60 minuti di ritardo accolto dal popolo da una gran festa, tra fuochi, canti e balli. “Viva il Signor 2000-Auguri a tutti” gridavano in ogni angolo del Paese migliaia di ragazzi in cento lingue. La battaglia era vinta. E nel paese dei Grifoni, nella Valle Piana, si continuò a sognare…

17 dicembre 1999
Dal quotidiano “La Città”
75 74
Claudio Gubitosi

La nocciola e il Grifone

Ho sempre pensato che un premio non dovesse essere un semplice riconoscimento, ma un pezzo di storia che chi lo riceve porta poi via e continua a custodire, quasi fosse un passaggio di testimone. Ecco perché, quando si è trattato di immaginare quale scegliere per gli ospiti di Giffoni, non ho avuto dubbi: non poteva trattarsi di un oggetto qualsiasi. Doveva essere qualcosa capace di raccontare le nostre radici, di far parlare simbolicamente la nostra terra, quella che ci ha visto crescere con i piedi ben saldi e lo sguardo proiettato al futuro.

In origine c’era la nocciola d’oro, oggi c’è il Grifone. Due elementi che fanno parte del Dna di Giffoni e che rappresentano, ognuno a modo proprio, un tassello di questo territorio e di questa comunità. La tonda dalla polpa bianca e dal sapore aromatico, è infatti un’eccellenza che ha meritato l’indicazione geografica protetta ed è diventata una delle icone dei Picentini. Il Grifone, che abbiamo declinato in diversi materiali, dal bronzo al cristallo fino alla terracotta, è una figura mitologica che simboleggia la custodia e la vigilanza. Gli antichi lo posero a guardia dei tesori esistenti nei monti della Scizia e lo ritroviamo nello stemma del Comune a proteggere la collettività. Il “nostro” Grifone continua a difendere i valori più veri, quelli che ogni anno conquistano chi lo riceve.

Premi made in Campania

I fratelli Scuotto da anni firmano i premi di Giffoni. Salvatore, Raffaele ed Emanuele iniziano il loro percorso artistico nel 1996 a Napoli, inaugurando la bottega d’artigianato artistico La Scarabattola. Nel tempo si aggiungeranno al primo gruppo le sorelle Anna e Susy e le compagne dei tre fratelli, Nicoletta, Annamaria e Alba, formando un collettivo artistico che il maestro Roberto De Simone battezzerà con l’acronimo SCU8. La loro opera è conosciuta nel mondo e la loro ricerca si sviluppa sulle molteplici possibilità offerte dall’incontro fra tradizione e contemporaneità. Nella convinzione che il passato è un punto di partenza dinamico e propositivo, il collettivo SCU8 elabora, in modo originale, una rappresentazione della tradizione in chiave contemporanea.

Sergio Leone Giulietta Masina
77 76
Jean Reno

1979: Lo sciopero della fame

Ebbene sì: in questi cinquantadue anni di Festival ho dovuto affrontare anche uno sciopero della fame. È una storia turbolenta (ma a lieto fine) che voglio raccontare per dimostrare quanta forza di volontà, impegno e dedizione sono stati necessari per rendere Giffoni l’evento internazionale che oggi tutto il Mondo conosce e ammira. Lo sciopero della fame risale all’estate del 1980 quando il presidente del consiglio Giulio Andreotti nominò Ministro del Turismo e dello Spettacolo il politico salernitano Bernardo D’Arezzo. Inizialmente questa notizia mi aveva fatto esultare. All’epoca le risorse finanziarie del Festival erano pochissime e anche i finanziamenti pubblici scarseggiavano: per dare un’idea, nel 1979 il Ministero del Turismo e dello Spettacolo aveva stanziato appena 4 milioni di lire. Speravo che l’arrivo in questo ministero strategico di un politico del nostro territorio – che conoscevo personalmente, essendo venuto diverse volte a Giffoni nella sede della Democrazia Cristiana – potesse aiutarci ad ottenere finalmente un sostegno economico più adeguato. La prima cosa che feci fu dunque mandargli un bel telegramma di congratulazioni. Subito ricevetti una buona notizia: la Commissione Cinema presieduta D’Arezzo aveva valutato positivamente un finanziamento di 20 milioni di lire per Giffoni. Qualche settimana dopo – proprio a pochi giorni dall’inizio del Festival – D’Arezzo annullò la sua decisione e riportò il finanziamento a 4 milioni. Rimasi molto stupito ma non ci misi molto a comprendere il motivo della sua decisione. All’epoca, la DC era scossa da gruppi interni e correnti politiche in contrasto tra di loro. La decisione di tagliare i fondi a Giffoni rientrava proprio in queste dinamiche di partito. Dai tabulati politici D’Arezzo aveva avuto la conferma che, alle ultime elezioni politiche, Giffoni non gli aveva dato particolare sostegno. Seppi poi che si era perfino risentito perché il mio telegramma di congratulazioni era stato il primo o uno dei primi che aveva ricevuto. Dopo un rapido smarrimento iniziale, passai subito al contrattacco: in pieno Festival, annunciai il taglio del finanziamento da parte di D’Arezzo e, in segno di protesta, iniziai lo sciopero della fame. I cittadini di Giffoni Valle Piana compresero la gravità della situazione e si schierarono al mio fianco. Tutte le attività commerciali del paese abbassarono le serrande in segno di protesta. Nella piazza centrale furono perfino affisse ai balconi delle lenzuola con scritte contro il

Ministro. Vedendo la reazione dei miei concittadini provai davvero una strana sensazione: da un lato, ero amareggiato per l’accaduto; dall’altro ero felicemente colpito dall’affetto e dalla vicinanza dimostrata nei confronti miei e del Festival. Probabilmente questa protesta è stata la prima occasione in cui ho compreso chiaramente quanto il Festival fosse già diventato importante – direi addirittura essenziale – non solo per me ma anche per tutta la comunità di Giffoni Valle Piana. La mia protesta - anzi, la protesta di tutta Giffoni - suscitò subito scalpore e molti giornali anche nazionali dedicarono spazio alla notizia. Il Prefetto di Salerno fu investito del problema e mi chiese, una prima volta molto garbatamente, di sospendere la mia “inutile polemica”. Altrettanto garbatamente, io rifiutai il suo invito. Dalla prefettura arrivò poco dopo una seconda richiesta, questa volta dai toni più forti. Non ricordo le parole precise ma il senso era questo: se non avessi smesso subito, il prefetto avrebbe immediatamente revocato ogni aiuto da parte degli Enti Pubblici compresa la partecipazione, per noi molto importante, dell’Esercito Italiano che dal 1977 ci forniva i proiettori e tutte le attrezzature necessarie per gli spettacoli in piazza a Giffoni e nei comuni limitrofi. Il prefetto di Salerno era una persona garbatissima che non aveva nulla contro di me o contro Giffoni ma agiva - ne ero consapevole - sotto la spinta delle forti pressioni che riceveva da Roma. Anche di fronte a questa seconda richiesta, la mia risposta fu comunque un secco “no”. Dopo alcuni giorni, ricevetti una telefonata dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo: era il Vice-Direttore Generale per il Cinema Carmelo Rocca, un uomo che conoscevo e stimavo moltissimo. Parlammo a lungo: mi chiese di sospendere la protesta perché il Ministro era irritatissimo ma io gli risposi che non avevo intenzione di smettere. Dinanzi al mio ennesimo rifiuto, Carmelo Rocca convocò a Roma sia me che il Presidente dell’Ente, Generoso Andria. Partimmo senza esitazione e pronti a tutto. Carmelo Rocca ci accolse con affetto e, chiedendoci di sospendere la protesta, ci garantì tutto il suo impegno per fare in modo che il Ministro rivedesse la sua decisione. Accogliemmo la sua richiesta ma condizionammo il nostro “sì” ad un’immediata risposta del Ministro. Rocca comprese e si allontanò per quindici minuti dallo studio dove ci aveva ricevuti in via della Ferratella in Laterano. Quando tornò nella stanza, aveva il sorriso stampato sul volto: D’Arezzo aveva approvato la proposta della Commissione e acconsentito ad un finanziamento di 20 milioni di lire in favore

di Giffoni. Senza perdere tempo, direttamente nell’ufficio di Rocca, abbozzammo insieme un breve comunicato il cui titolo era: “Pace fatta tra il Ministro D’Arezzo e il Festival di Giffoni”. La prima cosa che feci fu godermi un bel piatto di spaghetti: potevo sospendere il mio sciopero della fame! La seconda cosa fu tornare a Giffoni: al nostro arrivo, io e il presidente Andria fummo letteralmente travolti dall’entusiasmo del mio team e dalla gioia di tutto il paese. D’Arezzo rimase in carica per soli altri 3 mesi, fino al 18 ottobre dello stesso anno. Carmelo Rocca divenne Direttore Generale del Dipartimento Spettacolo e poi Segretario Generale del Ministero dei Beni Culturali. Con lui e con i suoi successori, Giffoni ha sempre mantenuto nel corso degli anni un rapporto di stima e di reciproco sostegno.

79

torte per un compleanno speciale!

C’è un aspetto che mi rende ancor più orgoglioso di essere il fondatore di Giffoni, è un aspetto che nessun altro evento di rilievo mondiale può vantare. Mi riferisco al rapporto con il mio paese, con la comunità di Giffoni, così stretto da fondersi insieme, così intimo da essere l’uno il prolungamento dell’altro. Giffoni è dentro la storia emotiva delle sue famiglie, dei suoi ragazzi,

dei nonni. Come posso dimenticare l’iniziativa delle quaranta torte per il quarantennale di Giffoni? Preparate da quaranta famiglie con cura, con amore. Come una festa in casa. La torta è il simbolo di una ricorrenza domestica, intima, familiare, appunto.

È questo lo spirito di Giffoni, una dimensione casalinga che non ha mai perso come accade per ciò che è vero, ciò che è autentico. Sono gesti come questo che testimoniano l’amore per il Festival.

40
81 80

Cosa sarebbe Giffoni senza bambine e bambini? Nulla. Perché sono loro l’anima del nostro festival e di tutto ciò che costruiamo ogni giorno.

Per questo motivo, abbiamo deciso di stare vicini, con un piccolo gesto, alle giovani coppie che hanno messo al mondo un figlio, dando loro un sorriso in un periodo di grande incertezza affinché il miracolo della vita possa ripetersi sempre e ancora. Questa è stata la finalità dell’iniziativa “bonus bebè”, con la consegna di un passeggino ChiccoArtsana Group brandizzato Giffoni per 75 nuove coppie sul territorio giffonese diventati genitori nel solo 2021. Il nostro modo per essere al fianco sia dei genitori ma soprattutto dei bambini che devono imparare a conoscere da subito il valore della comunità, il senso della vita vissuta insieme agli altri e per gli altri. Come Giffoni da sempre fa.

La banda di Giffoni

Una delle cose più belle di Giffoni Valle Piana è la sua banda, un complesso di 80 strumentisti della zona dei Monti Picentini - spesso giovanissimi - accomunati dalla bravura e dall’amore per la musica.

Ovviamente, non potevo non “approfittare” di quest’eccellenza del mio paese: fin dal 1998, ho adottato il complesso strumentale “Lorenzo Rinaldi” di Giffoni Valle Piana come “corpo bandistico ufficiale” del Festival e ho voluto che fosse la colonna sonora di tutti i nostri eventi più importanti. Sono davvero orgoglioso dello storico direttore Francesco Guida e dei musicisti che nel corso degli anni hanno suonato per le strade di Giffoni, nel Giardino degli Aranci e sui palcoscenici di importanti teatri nazionali e internazionali.

83 82

Poi negli anni le iniziative si sono susseguite, tutte caratterizzate da questo denominatore comune, raccontare il legame tra il festival e la città. Non c’è negozio che negli anni non si sia vestito di festival fino ad aver promosso specifici concorsi per premiare le vetrine più belle.

E poi la nascita di tante attività commerciali, imprenditoriali, legate proprio alla presenza del Festival.

C’è un indotto economico, ma c’è un grandissimo indotto emotivo che non smetterò mai di coltivare. E che ha reso grande il cuore di Giffoni.

85 84

Premetto che anche per me è difficile essere preciso. Certamente, parliamo di numeri che danno il senso della straordinarietà, dell’attrazione e del lavoro che abbiamo svolto in oltre cinquant’anni. I giurati che sono stati a Giffoni fisicamente dal ’71 ad oggi sono circa 150.000. In Italia, con il format “Movie Days on tour” realizzato in varie città, sono stati coinvolti non meno di altri 170.000 ragazzi e ragazze. E le nostre attività all’estero? Sono state tantissime e abbiamo coinvolto almeno altri 250.000 giovani tra Miami, Los Angeles, Tampa, Sydney, Melbourne, Adelaide, Doha, Varsavia, Cracovia, Tirana, Skopje, Tbilisi, Il Cairo, Tunisi, Atene, Vienna, Berlino, Tokyo, San Paolo. Questi dati riguardano il periodo del Festival e le attività realizzate fuori dalla regione Campania. Ma cos’è stato realizzato a Giffoni durante l’anno per gli studenti e gli istituti scolastici? Nel 1995 iniziò la prima edizione dei famosi “Movie Days”, le giornate dedicate agli istituti della regione Campania. Ricordo che alla prima edizione parteciparono circa 3000 studenti: era solo l’inizio. Successivamente, infatti, la manifestazione è cresciuta in modo esponenziale e ha visto la partecipazione di oltre 450.000 studenti e 40.000 docenti. Da fine febbraio ad inizio maggio, una lunga carovana di pullman arrivava a Giffoni con migliaia di ragazzi delle scuole del Lazio, Molise, Calabria, Basilicata e Puglia. Contando tutti questi giovani ed i tantissimi ragazzi che hanno seguito le attività del Festival - in presenza e online - senza essere juror, posso dire con certezza che i giffoner sono MILIONI. Più che perdermi nei numeri, però, preferisco lasciarmi avvolgere dal fascino delle foto come questa che vedete qui accanto: la nostra grande bellezza!

Quante sono le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato al Festival?

La città dei GIFFONERS

E così il mondo si rimette in circolo con un moto necessario in grado di far sua la poesia del ritorno. Il racconto si prende la sua parte di storia e non si contenta di lasciarsi portare lungo un percorso altro e lontano troppo lontano

Dai borghi della provincia del sud d’Italia un fiume di ragazzi parte ogni giorno con tappe obbligate, costretto a scorrere altrove e a cercare le sue insenature, con distacco e fatica, per un approdo in grado di farsi lustro, talvolta, ma senza conservarsi. Spopolando e lasciando le ricchezze delle cittadine e dei paesi in uno sconcerto. Dove lo sconcerto è il silenzio, il rumore diventa linea e non si conta. Non si avverte, perché avvolge tutto.

La storia di Giffoni ha il suo luogo delle meraviglie, che dalle immagini e dal cinema ha costruito un mondo altro. D’estate, come per un fenomeno naturale di stagione, la cittadella è una love-valley animata da un esercito di gioventù proveniente da ogni parte del mondo. Tutti sono concentrati a tessere un fittissimo reticolo di attività, un crocevia di approfondimenti, di racconto e di scambio, di popolamento e vita tra le stradine del paese, circondati di storie.

Qui si muove la vita dei territori. Da qui, ragazzi di ogni mondo e di Giffoni passano, tornano e diventano il potenziale, lo strumento cardine che genera relazioni, in un modus concreto. Qui si aprono nuove consapevolezze, si cresce, si intrecciano rapporti e le idee abitano i corpi. In

questo modo, da un anfratto dei pensieri, da un vissuto lontano che viaggia tra i confini, il tema del ritorno e del ripensamento del quotidiano apre le chiuse, rimette linfa nelle città spopolate. Sono i luoghi del Sud, un numero infinito di borghi e paesi, sospesi in un tempo assente che li depaupera, dragandone l’energia e le immagini in un solo senso. Altrove. L’esempio perfetto è un cerchio che rivitalizzi il Mezzogiorno, dove il mondo si affaccia solo in occasioni particolari, nello svago e nel sole, dove il turismo è costituito da morsi mai costanti, dove chi resta ha una sola chance di trovare se stesso, a volte neanche. Eppure invertire il flusso, ridisegnare la fotografia e il deserto di questi territori è possibile: la Cittadella di Giffoni, le sue sale, i suoi uffici e la creatività al lavoro per un tempo costante, che ha cambiato volto al territorio guardando le stelle, conservando la propria origine e dandogli altro senso, rappresenta il cuore del progetto. In uno scenario che sintetizza tutto questo, un nucleo di otto ragazzi di età diverse, di origini diverse si muove nel paese di Giffoni, lavorando dentro e fuori, partendo dai giorni del festival per poi attraversare incontri, scambi, partenze e promesse, sullo sfondo

dell’attività incessante del Festival. Film e canzoni, personaggi e storie si succedono nel tempo altro in cui questo piccolo luogo è il centro di un mondo, trasformandosi in uno dei pochi posti in Italia, e non solo, che produce visione. Ho trovato amici e fiducia. Ho trovato amore. Vivo da queste parti, ho preso un terreno. Sono un imprenditore agricolo. Sono uno studioso di marketing. Mi occupo di medicina. Lavoro con gli audiovisivi, settore produzione. Sono un attore in divenire. Scrivo delle cose che vedo, per trasformarle. Vendo il mio tempo guardando le auto al parcheggio del discount. Porto un diario con me da quando sono passato in mezzo alla folla che aspettava di ritrovarsi. Faccio le pulizie per pagarmi gli studi. Ricarico i desideri ogni volta che mi fermo a guardare. Una piazza grande come un angolo richiama i pensieri: è un potenziale infinito. Li raccoglie come accade ai poli, per una legge fisica. Il vuoto è un’accoglienza. Un obelisco apparentemente privo di senso mi parla di desolazione. Ma è alto quanto il corpo dei giorni trascorsi a studiare. Faceva da boa per i miei primi baci. Da qui sono partito. L’arco in questione sormonta il dolore. Piangevano gli anziani al passaggio del funerale. Il sindaco della città era un esploratore. Setacciava i campi più umidi per decidere le colture. Una statua di marmo parlava del futuro. Era sempre lontano, certo, ma non per questo smettevamo di ascoltare. Immagina un anziano al suo posto, che non sparisce ma ritorna, in questo punto, a dire la sua. I leoni che sputano acqua erano e sono perfetti per gli appuntamenti. Qui ci guardano tutti, non c’è altro da fare sotto gli occhi del mondo. Se c’è il coraggio giusto, si dichiara guerra e amore. Le scale. Le mille scale di una chiesa. Sono appena sette, ma seduti pensavamo ad una schiera di film, ad un lavoro che ci desse uno spazio di gente e di sogni, una volta ogni estate. Ogni borgo vecchio perduto su un

monte è dove tornano e ripartono i fantasmi. Al di là della paura, bisogna accogliere i propri e dargli cibo e respiro. Perché dal suono della loro voce, c’è il futuro. Nessuno si salva da solo. Neanche in questi anni concentrati e disperati sulla parola “io”. In ogni luogo piccolo e dimenticato, non si è mai persa la comunità di una chiesa, di una rocca di monaci o un convento, anche se è diventato altro. E questi luoghi, per conto del passato e delle loro città, resta l’esempio di una comunità.

«Conservo le energie della folla, la fame dei bambini e dei ragazzi. Sono sempre un ragazzo. Diventerò un bambino. Per questo ascolto, come ascoltavo allora tra lo sciame giovane che seguiva il presente. Allora lo facevo alla cieca, senza rendermi conto di essere una costruzione a strati, un campo aperto, per altre tracce su queste fondamenta. Ora mi guardo intorno e ricollego i tempi».

Il tempo non è un dato ma una forma legata all’energia che lo abita

89 88
Alfonso Tramontano Guerritore
90
93 92

Ospitalità nelle famiglie

Come fa Giffoni Valle Piana - un borgo con poco più di diecimila abitanti - ad accogliere ogni anno, durante i giorni del Festival, circa settemila giurati? Questa potrebbe sembrare davvero un’impresa impossibile - soprattutto se si considera che in paese non c’è neppure un hotel. In realtà, l’impresa è possibile perché a Giffoni c’è la più alta concentrazione di strutture ricettive a sei stelle extra lusso: sono le case dei miei concittadini e di tante famiglie dell’area, Salerno compresa. Fin dalla prima edizione nel 1971, l’ospitalità dei giurati del Festival è stata in gran parte a carico degli abitanti del territorio. Centinaia, anzi migliaia di famiglie hanno aperto gratuitamente le porte delle proprie case per accogliere ragazzi e ragazze provenienti da oltre 53 nazioni di tutto il mondo.

Questa “ospitalità diffusa” è davvero una cosa unica al mondo: ogni volta che ne parlo - nelle Università o durante qualche chiacchierata con gli ospiti del Festival - i miei interlocutori rimangono tutti sbalorditi. In effetti, c’è di che stupirsi: nessun altro evento al mondo può contare su di un supporto del territorio così forte, duraturo e soprattutto gratuito. Le famiglie che decidono di accogliere uno o più giurati non ricevono infatti alcun rimborso o indennizzo economico. Nonostante ciò devo dire che, in questi cinquantadue anni, nessuno si è mai lamentato: né le famiglie che accolgono né i ragazzi e le ragazze che vengono ospitati. Anzi,

più che “ospitati” direi “adottati” perchè tra loro e le famiglie di Giffoni si instaura un rapporto che va ben al di là del vitto e alloggio. Per i giorni della loro permanenza, i giurati diventano a tutti gli effetti giffonesi: parlano, mangiano, bevono, dormono e respirano a pieni polmoni le tradizioni della nostra area. Il legame diventa ancora più forte quando, in famiglia, ci sono nonni o persone anziane che condividono con i nuovi “nipoti adottivi” il loro immenso bagaglio di aneddoti e racconti. É davvero una cosa bellissima vedere un giurato brasiliano che ride insieme ai bambini del paese al centro della piazza o una ragazza indiana che assaggia per la prima volta i piatti della tradizione cucinati apposta per lei dalla sua “nonna di Giffoni”. Grazie all’ospitalità nelle case del nostro paese sono nate tante belle amicizie o perfino qualche storia d’amore intercontinentale. Quando tornano a casa, tutti i giurati che hanno soggiornato a Giffoni sono molto più consapevoli e maturi. Non potrò mai ripagare appieno la fiducia, la generosità e l’amicizia che le famiglie di Giffoni e di tutta l’area hanno dimostrato - nei confronti miei e del Festival - accogliendo un giurato o una giurata. Nel 2020 e nel 2021, purtroppo, siamo stati costretti ad interrompere l’ospitalità nelle case per tutelare la salute delle famiglie locali e dei ragazzi delle giurie. Nel 2022 si tornerà a vivere, in totale sicurezza, questa meravigliosa tradizione.

94
97 96
99

Per il direttore Da un’impertinente giffoner

Durante gli undici giorni di #Giffoni50Plus, ogni mattina ho trovato sulla scrivania del mio ufficio una lettera anonima. Sulle undici buste c’era sempre soltanto la scritta: “Per il Direttore, da un’impertinente giffoner”. All’interno, fogli scritti a mano in bella grafia. In qualsiasi ufficio o struttura del Mondo si sarebbe subito pensato al peggio: undici lettere anonime lasciate di nascosto sulla scrivania del Direttore sono una cosa potenzialmente molto preoccupante.

A Giffoni, invece, anche un avvenimento così “particolare” è un segnale positivo, un gesto d’affetto, una manifestazione di stima e di un incredibile, immenso, amore. Ho letto con curiosità ed attenzione ogni rigo di ogni lettera. Il misterioso autore mi raccontava la sua esperienza in giuria descrivendomi, giorno per giorno, i film visionati, gli incontri con i talenti e le emozioni che aveva provato in sala. Le undici lettere componevano un racconto molto intimo ed emotivo, una sorta di diario personale di #Giffoni50Plus. L’ultimo giorno di Festival il misterioso e “impertinente giffoner” mi ha svelato la sua identità. Si tratta di Maddalena, una giovanissima giffoner di Frosinone.

Ha quindici anni e, da sei, partecipa al Festival come giurata. Quando mi ha consegnato di persona l’ultima lettera Maddalena mi ha confidato che Giffoni ha cambiato la sua vita e mi ha

ringraziato per tutto quello che io e il mio team facciamo per ragazzi. Ovviamente le ho subito chiesto come fosse nata l’idea di inviarmi ben undici “lettere anonime”, la sua risposta mi ha spiazzato. Mi ha spiegato che il primo giorno di Festival, guardando il film sulla storia di Giffoni, si era resa conto di una cosa molto particolare: “Il Direttore non ha mai avuto la fortuna di essere un giurato di Giffoni”. Del Festival - mi ha detto Maddalena senza troppi giri di parole - io ho sempre sperimentato solo la “parte più brutta”: l’organizzazione, l’ansia, la fatica e il tanto lavoro che c’è dietro a tutto quello che facciamo.

La “parte più bella” - la giuria, i film, gli incontri, il rapporto con gli altri ragazzi - invece, non l’ho mai vissuta. Per questo motivo, Maddalena ha voluto condividere con me: per farmi sentire, per la prima volta, un giurato del Giffoni Film Festival. L’intuizione di Maddalena è stata veramente geniale e devo ringraziarla dal profondo del mio cuore.

Una cinquantina d’anni fa ho creato il Giffoni Film Festival ma, in effetti, non ho mai avuto l’opportunità di fare il giurato. Maddalena, con il suo racconto, ha colmato questo vuoto che c’era nella mia vita e di cui io, probabilmente, ignoravo perfino l’esistenza. Grazie a Maddalena, oggi, sono ancora di più un giffoner.

101 100

Nel 2019 ho voluto nominare un gruppo di “ambasciatori” di Giffoni scegliendo, attraverso una call online, i più volenterosi e creativi tra i ragazzi e le ragazze che avevano partecipato almeno una volta al Festival. Sono nati così gli ambassador, un gruppo di giffoner under30 provenienti da tutt’Italia e accomunati dai valori che caratterizzano il nostro brand: amore per il cinema, rispetto per l’ambiente, creatività, intraprendenza e voglia di realizzare i propri sogni. La prima ambassador è stata Marimena Covelli, una ragazza di diciassette anni molto attiva nell’hub di San Donà di Piave. Dopo di lei, sono stati nominati altri quarantasette ambasciatori di Giffoni. A loro ho consegnato personalmente un “passaporto da ambassador” e ho affidato un compito molto importante e preciso: diffondere “il bello di essere giffoner” nella scuola o nell’università che frequentano, nel loro gruppo di amici, nella città e nella loro regione dove vivono. Devo ammettere che, dal 2019 ad oggi, tutti quanti hanno lavorato davvero bene: con il supporto costante del mio team, i nostri ambassador hanno organizzato tante belle attività in giro per l’Italia, promuovendo la storia, i valori e le idee che da oltre cinquant’anni caratterizzano Giffoni. Sono davvero fiero ed orgoglioso di questi ragazzi: sono un esempio meraviglioso che ci mostra la bellezza e la forza delle giovani generazioni. Con loro, il futuro di Giffoni è davvero in buone mani.

ABRUZZO Di Nicola Micaela BASILICATA Grippa Fatima, Marsicano Gilda Maria Ida CALABRIA
Colagiovanni
Martilotti Antonio Ernesto, Calviano Chiara,
Verre Elisabetta CAMPANIA Fiore Giulia, Nicoletti Ilaria, Rago Beatrice, Concilio Umberto, Cuomo Flavia, Cesaro Marialuisa, Maiorana Giorgia, Rampolla Rebecca, Carbonaro Flavio Maria, Fasano Giorgia Pia, Salerno Assunta, Caruso Alessia, Cioffi Giovanni, Gallo Francesco, Gargiulo Gianmarco, Ippoliti Maria Alice, Ugolino Antonio, Ciaglia Mariana, Falcone Mario, Napoli Marco, Rainone Stefano, Esposito Greta EMILIA ROMAGNA Borghetti Maria Vittoria FRIULI VENEZIA GIULIA Ferro Federica LAZIO Ferraguzzi Livia, Piacenti Sveva, Venturi Leonardo LIGURIA Marmo Tommaso LOMBARDIA Moro Eleonora, Castagna Caterina MARCHE Torella Marta MOLISE
Noemi PUGLIA Russo Claudio
Beghè
Cenci
ambassador
SARDEGNA Mele Michela, Congias Antonio SICILIA Nobile Aurora TOSCANA
Andrea TRENTINO ALTO ADIGE Massaggia Giulia UMBRIA
Piero Maria VENETO Covelli Marimena, Prosperi Riccardo Gli

“Quando ho ricevuto la mail a dicembre ho pianto, ed in quel momento mio padre entra in camera e preoccupato mi chiede: Oh mio Dio, Gabriella! Che cosa è accaduto?

Ed io: Papà! Mi hanno chiamato dal Giffoni! Posso andare? Ti prego! Ti prego! E lui: Sì, sì. Tranquilla! […] I film qui sono pazzeschi, li adoro. Sono così diversi. In America tutte le canzoni ed i film parlano sempre di sesso, droga e baldoria. Qui invece i film hanno una storia, qualcosa da dire e un messaggio che posso portare via con me. […] Giffoni ha fatto assolutamente la differenza nella mia vita”.

Gabriella (NY) - Juror Generator +16

“Penso a Giffoni e torno bambino. Penso a Giffoni e capisco che i sogni possono realizzarsi. Penso a Giffoni e credo ancora nei miracoli”.

Andrea - Juror

“Quando chiedono: “cosa senti quando fai il Giffoni?” è difficile perché provi così tante emozioni che non riesci ad esprimerle”.

Claudia - Generator +13

“Penso a Giffoni e torno bambino. Penso a Giffoni e capisco che i sogni possono realizzarsi. Penso a Giffoni e credo ancora nei miracoli”.

Andrea - Juror

Giffoni è rivoluzionario

Giffoni è qualcosa di molto di più di un Festival. Abbatte la solitudine, l’incomunicabilità, agevola le relazioni, allontana lo smarrimento, l’infelicità, lascia spazio ai ragazzi per sviluppare le loro inclinazioni, insegna l’inclusione e la cooperazione.

Giffoni è rivoluzionario: un vero e proprio esempio di politica sociale che va studiata perché contribuisce a porre le basi di una società FELICE.

Mariana

“Sono arrivato a Giffoni non sapendo cosa fare, con chi stare, dove andare, alla fine sono andato via con un nuovo me”.

Antonio - Juror Generator +16.

“Mio figlio ha partecipato alle giurie +16 e +18 e adesso sta per laurearsi in culture digitali e comunicazione, percorso scelto dopo Giffoni. Mia figlia parteciperà quest’anno alla sua prima edizione come giurata +16 e chissà a quale futuro aspirerà. Grazie Giffoni per questa preziosa opportunità”.

Maria Cesare, mamma di due giurati

“Sono la mamma di due giurati che quest’anno hanno partecipato al Giffoni Film Festival. Vi scrivo per ringraziarvi perché quest’anno è esplosa una piccola magia nella grande magia. Abbiamo ospitato un ragazzo sloveno educato, garbato, simpatico e con il quale i miei figli sono entrati subito in sintonia. Già la mattina dopo l’arrivo è esplosa l’amicizia. Durante il periodo del Festival siamo entrati in contatto con i genitori di Nik e abbiamo cominciato a sentirci. Dopo due settimane i ragazzi hanno espresso il desiderio di incontrarsi di nuovo e ci siamo messi tutti d’accordo per vederci in Slovenia. È stata una fantastica vacanza e lo spirito di Giffoni ha contagiato tutti. Questa vuole essere una testimonianza - sono sicura che è solo una di tante - di quello che il Giffoni Film Festival riesce a fare, non solo per i ragazzi, ma anche per noi adulti, ed è un ringraziamento, perché senza di voi tutto questo non sarebbe mai potuto accadere”.

Alessandra Mellone, mamma di un giurato

“Grazie di cuore per le emozioni che avete regalato a mia figlia. La gioia nella voce e i suoi occhi pieni di entusiasmo e stanchezza gioiosa mi hanno confermato che quella dei giffoner è un’esperienza da vivere e condividere. Speriamo sia un arrivederci al prossimo anno”.

Biagio - papà di una giffoner

Scrivo solo per sfogarmi, per togliermi tutta la tristezza che ho dentro al mio cuore, una tristezza strana. Mi chiamo Antonio e sono un Generator + 16. Sono arrivato a Giffoni grazie al concorso Cial che richiedeva di creare un contenuto multimediale per rappresentare la vita infinita dell’alluminio. Una bella mattina del 21 maggio, precisamente un lunedì, mi ritrovai in corridoio con il professore con cui ho partecipato ad alcune attività extrascolastiche, mi parlò del concorso Cial. Purtroppo con il cambio dell’ora non riuscì a trattenermi più di tanto. Decidemmo di rimandare il discorso all’uscita da scuola. Quel periodo era per me molto difficile e stressante, sia fisicamente che mentalmente: stavo affrontando le fasi finali dei play-off per salire in serie B con la mia squadra di pallavolo e volevo evitare ulteriori impegni. Il caso volle che quel giorno persi l’autobus e mi ritrovai bloccato a scuola senza un passaggio, ovviamente scelsi di rimandare il pranzo e approfondire il discorso con il mio docente. Lo stesso pomeriggio iniziai a elaborare alcune idee per il video. Dormii per 3 ore a notte pur di riuscire a concludere il progetto: ormai era diventata una sfida personale. Ci riuscii alla fine e pubblicai il cortometraggio. Passarono i giorni e persi le speranze: nessun contatto, nessuna notizia, pensai che non mi avrebbero scelto, però nulla è impossibile quando fai le cose con amore. Avevo vinto… non sapevo cosa fare, anzi volevo fare tante cose, ma da dove cominciare? Avrei potuto fare le valige ma era troppo presto. Sono andato da mio fratello e mia nonna a ringraziarli per l’aiuto psicologico e fisico. Non sapevo nulla del Giffoni Film Festival prima del concorso. Dopo

varie ricerche la tensione era alle stelle: non per i 13 giorni trascorsi fuori casa, ma per le emozioni che avrei provato alla fine del Festival.

Già mi immaginavo tutto. Sto piangendo da nove minuti mentre scrivo. Avrei preferito partecipare al Festival con un mio compagno di classe, ma non sarebbe stato lo stesso perché avrei trascorso tutto il tempo con lui. Invece andando da solo ho conosciuto più persone in 13 giorni che in 16 anni. Non persone qualsiasi, persone che amano conoscere altre persone.

Ti ritrovi a parlare l’inglese, lo spagnolo, il francese nell’arco di due ore.

Sono arrivato a Giffoni non sapendo cosa fare, con chi stare, dove andare, alla fine sono andato via con un nuovo me. Prima di partire immaginavo le strutture del Festival molto più grandi. Quando sono arrivato lì, non ho fatto altro che domandarmi com’è possibile fare qualcosa di così importante e magnifico in un posto così piccolo. Sono quindici minuti che provo a smettere di piangere ma non riesco, mi dispiace se non so esprimere tutto quello che sento. Se continuo rischio di morire su questa scrivania. Sto vivendo questa “piccola” pausa di 354 giorni per poi ritornare a Giffoni meglio di prima. Mi dispiace non sapervi ringraziare al meglio, penso che lo faranno il resto dei 6mila giurati.

Ps: Ho dovuto giustificare il pianto di 30 minuti a mia nonna dicendo che ho visto Titanic. Ci vediamo l’anno prossimo, sì l’anno prossimo, questo è stato il primo dei tanti anni che passerò con voi!

GRAZIE DI ESISTERE <3 Antonio Ernesto Martilotti

“Giffoni è una cosa a parte, anzi, abbiamo trovato una risposta a una delle più grandi domande della vita: noi chi siamo? Siamo gente che va a Giffoni! É la risposta, davvero! Non importa chi sei, non importa da dove vieni, la tua lingua, la tua religione, il colore dei tuoi capelli, il colore della tua pelle: se sei a Giffoni, sei uno di Giffoni. Punto”.

Sveva - Juror Generator +16

“Grazie Giffoni per essere il mio piccolo angolo di mondo, il mio posto felice, il mio ritrovo per le amicizie, la giusta spinta per continuare a credere nei miei sogni. Grazie per essere una certezza anche durante tutto il resto dell’anno, quando tutte le luci sono spente e le sale chiuse, quando gli ospiti li vedo solo in televisione e non c’è ogni mattina la Masterclass che mi aspetta. Sei una certezza perché tornando a casa di Giffoni mi porto i miei amici, che mi devono sopportare tutto l’anno, il mio badge, che non vedo l’ora di indossare di nuovo, e la forza di chi è riuscito a toccare i propri sogni con mano e non ha intenzione di lasciarli scappare. Infinitamente grazie. Ma quanto è bello il cinema!”. Una

giurata

“Giffoni è una porta aperta sul mondo che sprona i ragazzi a farsi strada insieme. Li cambia radicalmente. Mia figlia, dopo queste esperienze, è diventata più riflessiva, attenta a ciò che la circonda e coinvolta nelle sue scelte e nell’esprimere le proprie opinioni. Il Giffoni Film Festival dà spazio alla formazione dei giovani: stimola le loro idee, personalità, pensieri. Dovrebbero esistere più Giffoni”. Pia Ruggiero - mamma di una giurata

“Grazie a Giffoni ho conosciuto una parte di me che prima non avevo modo di conoscere. Ho conosciuto tanta gente che mi ha aiutato a crescere e quello che sono oggi lo devo anche e soprattutto a Giffoni, perché è stata un’esperienza e un cambiamento molto forte nella mia vita. Quello che tenevo dentro sta uscendo fuori”. Simone - Juror Generator +18

“Sono la mamma di Vanessa, una Generator +13 affetta da una particolare sindrome alla quale voi avete permesso di vivere questa straordinaria esperienza con passione, competenza e gentilezza. Voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto, sono stati giorni unici, meravigliosi, un vero e proprio sogno diventato realtà. A causa della malattia abbiamo dovuto assentarci due giorni e per lei questo è stato motivo di tristezza. Nulla mi toglierà dalla testa il sorriso nel tempo trascorso con voi. Grazie ancora per tutto quello che avete fatto, sentiamo già la nostalgia del Giffoni Film Festival. Dio benedica voi e le vostre famiglie”. Mamma di Vanessa

Quali sono le strade che Giffoni affronterà nel prossimo futuro?

Il 2020 e il 2021 sono stati un tutt’uno, due anni dedicati alle celebrazioni del cinquantennale che hanno mostrato al mondo quanto il Festival sia necessario, oggi e sempre, per ricucire le profonde lacerazioni che la pandemia e il lockdown hanno provocato nei nostri ragazzi. Nel 2022 il viaggio di Giffoni partirà da una parola, da un’idea: gli invisibili. Non sarà un tema o un argomento di discussione estemporaneo: sarà il futuro del Festival. Sarà l’unità di misura, la ragion d’essere e l’ago della bilancia. Nel futuro di Giffoni non ci saranno strade da percorrere se non quella di portare avanti - con estremo rigore, serietà e determinazione - una vera e propria rivoluzione: la rivoluzione degli invisibili. Negli ultimi mesi ho avuto un pensiero fisso, un tormento che non mi ha abbandonato mai: la sensazione di avere migliaia di figli adottivi in giro per il mondo, perché Giffoni è famiglia, è casa. E cosa fa un padre nei momenti di difficoltà? Aiuta i propri figli, soprattutto quelli che ne hanno più bisogno. Questa generazione è dannatamente complicata perché i nostri ragazzi sono iper-connessi ma, quasi come contrappasso, sono spesso soli. Sono bombardati da parole ma spesso non trovano quelle più giuste per descrivere ciò che sentono e ciò che desiderano. È il paradosso di questi tempi. In un attimo possono collegarsi con il mondo intero ma spesso per il mondo sembrano non esistere. Ecco perché è giusto, è doveroso, è essenziale che Giffoni dia voce alla loro energia, alle grandi qualità che i nostri ragazzi hanno ma non riescono ad esprimere. La vera rivoluzione sarà rendere finalmente visibili questi ragazzi e il loro sconfinato potenziale. Da chi si sentono rappresentati? Forse da nessuno e, perciò, sentiamo forte la responsabilità di far emergere la loro esigenza di esserci, di esprimere propri pensieri e di diventare padroni dei propri sogni, del proprio futuro. L’invisibile alberga dentro ciascuno di noi. Perché in ciascuno di noi c’è una dimensione che non esponiamo al mondo, un pezzo celato e che

I cavalieri che fecero l’impresa

spesso rappresenta l’essenza più vera e più autentica, quella parte, cioè, che non si vede ma che è essenziale, quella parte che spesso resta muta per paura del giudizio altrui, perché ci crea disagio, ci fa paura.

A Giffoni spesso succede di prendersi cura proprio di questa parte. E’ una magia, quella che accade qui, che non è facile nemmeno da spiegare. A Giffoni tutte le convinzioni spesso vengono messe in dubbio e c’è un sovvertimento di equilibri che dà ai ragazzi fiducia e speranza. Dobbiamo farlo ancora. Soprattutto oggi. Oggi che ci sono milioni di ragazzi che lasciano la scuola, ragazzi vittime di quella povertà educativa di cui nessuno parla, ci sono i rifugiati, ci sono milioni di persone che scappano da un conflitto senza logica, ci sono quelli che lottano per affermare le proprie idee. Quelli che fuggono dalla fame, dalla morte certa. Quelli che sono costretti a scendere a patti con la propria dignità pur di sopravvivere. Ci sono ragazzi che percepiscono la propria diversità come un disvalore, ci sono atipici che non comprendono il mondo e che il mondo non sembra comprendere. Questi e tanti altri sono gli invisibili: ragazzi e ragazze che esistono –li vediamo, sono tra di noi – ma che diventano invisibili nel momento in cui li cancelliamo dai registri della nostra società per rinchiuderli in una sorta di girone dantesco che sprigiona umanità, una voglia di vita sopita ma che arde sotto la cenere. È insieme a ciascuno di loro che io voglio fare la rivoluzione. Per fare tutto questo serve sano ottimismo, onirico realismo e quella capacità imprescindibile di annusare il futuro, intuirlo ed anticiparlo. Proprio come è accaduto 52 anni fa, quando un’immagine potente mi si è piazzata davanti agli occhi a soli diciotto anni. Quell’immagine aveva il sapore dell’avvenire: era un sogno ed oggi è diventato realtà, era un sogno che ha saputo cambiare il mondo. Proprio come accadrà oggi: a cambiare il mondo saranno gli invisibili. Noi ci crediamo e con loro faremo la rivoluzione.

Fin dai primi anni, ho avuto la fortuna di circondarmi di uomini e donne capaci di condividere la mia passione e la mia energia.

Sono stati le braccia, le gambe, i cuori e le menti che hanno permesso all’idea Giffoni di muovere i primi passi e, poco a poco, crescere fino a raggiungere la grandezza che oggi la contraddistingue.

A tutti questi miei compagni di viaggio e di vita - passati e presenti - mi legano la stima e la gratitudine che si ha nei confronti di chi ha condiviso un lungo percorso.

3
112

Compagni di vita

Nel mio portadocumenti, ho sempre con me una pagina del libro I dei “Tristia” di Ovidio: lo sguardo ironico e disincantato con cui il poeta latino saluta Roma nei versi dell’elegia 3 è una perenne fonte d’ispirazione.

Ci sono nomi, volti, parole, suoni e storie che mi accompagnano e mi sostengono da molti anni. La loro presenza è discreta e silenziosa ma, nei momenti davvero importanti, sono sempre al mio fianco. Sono i miei “compagni di vita”, gli appigli ai quali mi aggrappo nei momenti più importanti e delicati della mia esistenza. In questo capitolo, ho voluto rendere omaggio ad alcuni di loro: Ovidio, il “Requiem” di Mozart, la “Passione secondo Matteo” di Bach, “Elisir d’Amore” di Donizetti, le “Confessioni” di Sant’Agostino, Caravaggio, il “Valzer n.2” di Šostakóvič, il “Decamerone” di Pasolini, Handel, Beethoven e il “Satyricon” di Fellini. Ognuno di loro ha avuto un significato particolare, uno spazio preciso e un ruolo specifico nella storia della mia vita. Ancora oggi, questi compagni sono al mio fianco e per questo li ringrazio: senza di loro, non sarei quello che sono.

115 114

L’opera di Beethoven è immensa, straordinaria. Il mio affetto particolare è per il gioioso Concerto N. 5 e naturalmente per la grande, imponente, Sinfonia N. 9. “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas”: grazie a Sant’Agostino ho compreso che l’interiorità è lo spazio della conoscenza più profonda di sé, degli altri e del mondo.

Oltre alle opere più note - “Le nozze di Figaro”, “Il flauto magico” e “Il Don Giovanni”sono due le composizioni di Mozart che mi hanno sempre suscitato particolari emozioni: il “Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore KV 622” e la maestosa “Messa di requiem in Re minore”. Credo che nessun compositore abbia mai raggiunto simile intensità, tensione e forza emotiva.

117 116

Ogni volta che ascolto il suo “Messiah”, Handel mi avvolge con la potenza delle sue maestose arie: l’Hallelujah, poi, è commovente.

Tra tutte le opere di Bach ho particolarmente a cuore la “Passione secondo Matteo”, una composizione struggente e drammatica.

119 118

A Pasolini mi legano “Il Decameron” e “Il Vangelo secondo Matteo”. Sono film che hanno segnato molto la mia adolescenza.

121 120

Di Fellini ho amato e amo il “Satyricon”, un’opera unica e impossibile da realizzare: ma lui ce l’ha fatta.

Nell’oratorio “Mors et Vita” di Charles Gounod sono contenuti dei passaggi suggestivi come il Prologo orchestrale che apre la parte seconda e che, ad ogni ascolto, mi aiuta a riflettere.

123 122

Ovunque c’è Caravaggio, io ci sono. Durante qualche raro momento di pausa, lo “vado a trovare” a Roma alla Galleria Borghese, dove c’è un ampio salone tutto dedicato a lui con il famoso “Bacchino malato”.

Con Mantegna ho proprio una straordinaria relazione. Almeno due volte l’anno, quando sono a Milano, ritorno alla Pinacoteca di Brera per trascorrere tanti, intensi minuti vicino al suo straordinario e impressionante “Cristo Velato”.

125 124

Su François Truffaut c’è poco da aggiungere. È stato senza dubbio il regista più importante, intenso e significativo per la mia formazione umana, creativa e professionale.

Grazie a Gaetano Donizetti ho avuto il mio primo “incontro” con l’opera lirica quando avevo appena quattordici anni. Comprai un disco in vinile contenente il suo “Elisir D’Amore”: credo di averlo ascoltato centinaia di volte, al punto da riuscire a recitare l’intera opera a memoria. Ancora oggi ricordo bene un pezzo straordinario: l’aria “Udite, udite, o rustici” del dottor Dulcamara che mi dilettoquando voglio - a replicare tra una cena e un pranzo.

127 126

Negli anni ‘80 andavo alla ricerca di una musica che potesse diventare l’emblema di Giffoni. Volevo qualcosa che fosse immediatamente evocativo, coinvolgente, emozionante e riconoscibile. La scoperta avvenne durante un viaggio a Roma, in auto, quasi per caso: la Suite per Orchestra Jazz n. 2 (The Second Waltz) di Dmitrij Dmitrievic Šostakovich, scritta nel 1938.

Questo brano mi è entrato subito nel cuore e lo stesso è accaduto anche a milioni di ragazze e ragazzi che hanno partecipato al Festival. Ancora oggi, non riesco ad ascoltarlo senza iniziare, involontariamente, a canticchiare:

LA LA LALA // LALALALALALA LA LA // LA LA LA LALA….

Conoscevo Tchaikovsky per le sue grandi composizioni per il balletto e per il “Concerto n.1 per pianoforte” al quale, però, non ero particolarmente affezionato. A farmene innamorare ci ha pensato il regista Ken Russell nel 1970 con “The music lovers - L’altra faccia dell’amore”, un film ispirato alla vita di Tchaikovsky. Dopo averlo visto, non ho più abbandonato questo straordinario concerto.

129 128

Ebbene sì, anche io ho dei vizi. Uno di questi è sicuramente il sigaro, mio amico e immancabile compagno di viaggio. Nei gesti lenti e misurati ai quali il sigaro mi invita ogni volta che lo accendo, riesco a ritrovare un ritmo dimenticato e ristabilire una comunicazione profonda con me stesso. La “pausa sigaro” è un momento molto importante nelle mie giornate di lavoro perché mi aiuta a pensare, ricordare, immaginare e inventare.

Spesso, le idee migliori che ho avuto sono quelle che ho “trovato” in mezzo alle calde e lente volute del fumo del mio sigaro. Soprattutto durante riunioni importanti, il mezzo sigaro è sempre tra le mie mani a farmi compagnia.

E adesso vi svelo anche un altro piccolo segreto: negli ultimi mesi, dovendo indossare necessariamente la mascherina in treno e in aereo, spesso sotto la mascherina avevo il mio compagno di viaggio.

131

Sono consapevole che molti storceranno il naso: promuovere il fumo del sigaro non è proprio il massimo. Non invito certo ad imitarmi. Ma a chi do fastidio, se ovunque – anche dove è consentito fumare – io mi allontano in solitudine? Volermi bene significa anche accettare questo mio modo di vivere.

133 132
135 134
137 136
Mio figlio Jacopo e mia figlia Neviaclaudia

Pino Silvestre: ovunque, mi trovano

Un profumo può entrare a far parte della storia di Giffoni? Certo, se si chiama Pino Silvestre ed è il mio profumo.

L’ho adottato all’età di 14 anni perché mi affascinava molto la pubblicità che allora mandavano in onda in televisione: un magnifico cavallo bianco al galoppo. Da allora, è diventato il mio più fedele compagno di vita e di viaggio: non l’ho mai tradito ed è diventato il segno inconfondibile della mia presenza. Durante il Festival ho una bottiglietta sempre con me per rinfrescarmi tra un appuntamento e l’altro. Nei corridoi degli uffici, i miei collaboratori seguono la scia del profumo se mi devono rintracciare. Nei viaggi all’estero, metto in valigia almeno quattro o cinque confezioni per stare sicuro. Insieme - io e il Pino Silvestre - abbiamo girato il mondo, anche senza cavallo.

Luigi Lo Cascio
139 138
Alfonso Andria

760mila km insieme

Insieme a “lei” ho girato le strade d’Italia e di mezza Europa. Siamo stati più volte a Cannes, spesso a Vienna e una volta perfino a Madrid. Abbiamo percorso 760 mila chilometri e non abbiamo mai avuto difficoltà o problemi. Quando purtroppo è arrivato il momento di salutarla, non potevo lasciarla andare senza prima dedicarle un’intima cerimonia di commiato. Mi sono rimesso al volante, l’ho accarezzata tutta e ho ripercorso i bei momenti trascorsi insieme. La mia Mercedes è stata davvero una grande, fedele e affidabile compagna di viaggio.

Il tempo: amico ed alleato

Guardiamo spesso l’orologio, fissiamo appuntamenti in agenda, scriviamo report, facciamo sogni per il futuro, ricordiamo gli aneddoti del passato: insomma, viviamo nel tempo. Ma qual è il nostro rapporto con lui? Come ci rapportiamo ai secondi, ai minuti, alle ore, ai giorni e agli anni che passano?

Einstein, la teoria della relatività e altre grandi riflessioni a metà tra scienza e filosofia hanno rivoluzionato la nostra conoscenza del tempo: sono troppo piccolo per addentrarmi in questi argomenti. Proprio nel mio piccolo, però, ho elaborato una personalissima teoria del tempo o, per meglio dire, ho costruito un originalissimo rapporto con il tempo che va avanti dal 1971.

In questo volume troverete vari episodi che testimoniano la coerenza e l’efficacia di questo mio approccio che è basato su due regole. La prima è decidere senza rimandare. Nella mia vita, non ho mai rinviato nulla. Sono un anti procrastinatore convinto e mi sforzo sempre di vivere appieno i momenti in cui sono chiamato a prendere una decisione per dare forma, gambe, storia e cuore alle mie idee.

La seconda regola è non combattere contro il tempo - sarebbe impossibile vincere contro questo avversario - ma provare continuamente ad ingannarlo. In che modo? Parlando e pensando solo al futuro. Credo di aver elaborato questa strategia da adolescente. Ero innamorato della fotografia perché mi piaceva fissare sulla carta gli attimi più belli. Ben presto, però, mi sono reso conto che le foto sono vittime del tempo perché ci mostrano un momento che è già passato, sbiadito, scomparso alle nostre spalle.

L’unico modo per evitare che questo accada è registrare il movimento. Per questo motivo, ben presto ho abbandonato

la fotografia in favore del cinema: quando un frame finisce, immediatamente sulla pellicola arriva un nuovo fotogramma, dopo di lui un altro e poi ancora altri mille. Attraverso questo continuo e rapidissimo avvicendarsi di nuove immagini, il cinema riesce ad evitare la trappola del tempo e ci proietta verso il futuro.

Prendendo spunto dal cinema, ho iniziato a considerare ogni idea, ogni progetto come un’esca per attirare il tempo da una parte: nel momento esatto in cui lui arriva, però, immediatamente subentra un nuovo fotogramma, una nuova idea, un nuovo progetto che mi porta già altrove. In questo modo il tempo è fregato e deve ricominciare l’inseguimento. Uso questa strategia in ogni ambito della mia vita. Sono a cena? Penso già al sigaro che fumerò a fine pasto. Il Festival sta per finire? E’ tempo di iniziare a lavorare all’edizione del prossimo anno che, se volete il mio parere, non sarà nulla rispetto a quella dell’anno dopo ancora. Concentrarsi sulle cose da fare (anziché fermarsi a contemplare quelle già fatte) è l’unico modo per non inseguire il tempo ma fare in modo che sia lui ad inseguire noi.

Questo atteggiamento mi ha permesso di stare sempre un passo avanti e riuscire spesso ad anticipare il tempo. L’ho fatto nel 1971 - con l’intuizione di un evento decisamente in anticipo rispetto alla cultura e alla società di quegli anni - e provo a farlo ancora oggi che viviamo in un tempo inaspettato che ci ha reso tutti fragili, piccoli, uguali. Il tempo della pandemia è ingovernabile. L’unico modo per controllarlo è, ancora una volta, provare ad anticiparlo con una inesauribile voglia di domani: è questo il segreto che oggi permette a Giffoni di andare avanti non aspettando tempi migliori ma lavorando oggi per poterli vivere domani.

141 140

Compagni di viaggio

Nessun fiume è grande e ricco di per sé. É il fatto di ricevere e convogliare in sé tanti affluenti a renderlo tale.

Lo stesso vale anche per ciascuno di noi.

Le persone che troverete nelle prossime pagine sono i miei affluenti, gli uomini e le donne che hanno arricchito la mia vita e la storia del Festival.

Alcuni di loro mi hanno sostenuto nei primi anni, altri mi hanno aiutato solo per qualche giorno durante il Festival, altri ancora sono partiti come volontari e oggi sono diventati i miei più stretti collaboratori.

Tutti, allo stesso modo, hanno avuto un ruolo ed un’importanza fondamentale per il mio viaggio umano, professionale e creativo.

Franco Rega e Mario Ferrara

La foto qui sopra a destra ritrae due miei importanti compagni di viaggio. È del 1973: il primo è Francesco Rega, il secondo è Mario Ferrara.

Al centro ci sono io. A sinistra, nella stessa posizione, il trio “si ricompone” in una foto scattata il 20 ottobre 2021, il giorno del mio settantesimo compleanno: insieme da 48 anni. Franco e Mario sono stati miei amici d’infanzia e con loro ho condiviso l’avventura dell’adolescenza tra giochi, attività culturali e impegno politico. Sono tanti “giovani” di quell’epoca ma loro due meritano uno spazio e un’attenzione particolare.

Franco Rega, fin dal primo anno, ha gestito tutto il cerimoniale del Festival, l’accoglienza degli ospiti e la complessa organizzazione delle arene. Ha ricoperto diversi incarichi nel consiglio d’amministrazione ed oggi ha il ruolo di vicepresidente dell’Ente. Mario Ferrara è stato tra l’altro il mio attore preferito nei due film che ho realizzato nel ‘69 e nel ‘71. Ha ricoperto diversi ruoli nell’organizzazione e anche quello di presidente dell’Ente. Con passione e competenza, si è occupato per anni della documentazione, dell’archiviazione e della digitalizzazione di tutto il patrimonio iconografico del Festival: un ruolo molto delicato ed importante che svolge ancora oggi insieme ad un team di giovani ricercatori.

143

Generoso, per tutti e per me Gené, è stato ed è una personalità di spicco nella storia del Festival e anche della mia vita. Premuroso, gentile, affidabile e comprensivo, posso dire tranquillamente che questi “ultimi” cinquantadue anni li abbiamo trascorsi insieme tra momenti felici e qualche incomprensione. Figlio di una storica famiglia di Giffoni Valle Piana – il nonno e padre erano banchieri - ha portato avanti per anni un’importante attività economica e finanziaria nel nostro comune e in tutta l’area dei Monti Picentini. Nel 1973, in occasione della costituzione dell’Ente Autonomo, lo volli come Presidente, incarico che ha portato avanti per anni. Sensibile alle problematiche sociali e ai bisogni degli altri, si è sempre impegnato nelle attività del nostro settore sociale AURA organizzando aste ed attività diverse per la raccolta di fondi da devolvere in beneficenza. Quando il Festival ha incontrato difficoltà economichesoprattutto nei primi anni - Gené ha sostenuto le nostre attività con generosi interventi e non mi ha mai fatto pesare in alcun modo il suo contributo. Nel corso degli anni, ha ricoperto importanti incarichi istituzionali come Europarlamentare mantenendo però un legame e un affetto fortissimo nei confronti del nostro comune Giffoni Valle

Piana. Oggi è il Presidente Onorario dell’Ente Autonomo Giffoni Experience ed è uno dei miei più cari compagni di viaggio.

Generoso Andria
145
147 146

Professore, amico, fratello, organizzatore, sindaco di Giffoni, Presidente e conduttore del Festival nei primi anni. Una persona di un’umanità, gentilezza, educazione davvero uniche. Mi è stato sempre vicino, anche quando - non avendo io nessuna disponibilità economica e conoscendo lui l’inglese - ha svolto il ruolo di traduttore ufficiale. Ho condiviso con piacere ed anche con passione buona parte della mia vita con lui. Una persona colta, preparata, affettuosa e sempre in seconda fila. Grazie Carlo.

149 148
151 150
152
154

Il francescano Padre Claudio Luciano

Per tutti, “solo” Padre Claudio. Non molto tempo fa è scomparso e ho sentito molto la sua mancanza. Il convento dei frati francescani di Giffoni è stato il primo luogo dove il Festival si è espresso, sia come ristorazione che come albergo. I frati hanno accompagnato la mia idea per anni. Posso dire che padre Claudio è stato un mio amico di infanzia. É stato lui il primo a coinvolgere le famiglie di Giffoni nell’adozione dei giurati, a realizzare tanti eventi e a gestire perfino l’ufficio stampa con la sua passione da giornalista.

Amava troppo il Festival e spesso soffriva per alcune scelte che io facevo. Resta una delle figure più importanti della mia vita e di quella del Festival.

157 156
159 158
161 160

Importante personalità politica della Campania, presidente della Regione dal 1976 al 1979. Con lui ho avuto un rapporto di grande rispetto reciproco. Ha sostenuto, con convinzione, le varie fasi di sviluppo e di crescita di Giffoni ed è stato firmatario della legge regionale a favore dell’Ente Autonomo Giffoni Film Festival. Ha avuto un ruolo politico decisivo senza mai, per questo, entrare nelle scelte e nelle decisioni dell’Ente.

È stato tra i primi assessori al turismo e spettacolo della Regione Campania. Grazie al suo impegno, Giffoni ha mosso i primi passi con il sostegno del suo assessorato attraverso l’Ente Provinciale per il turismo di Salerno. Durante la terza edizione del Festival, dal palco del Cinema Valle, lanciò un messaggio e un monito che ricordo bene: “Avete una bomba culturale che esploderà. Questo Festival segnerà una tappa significativa nella storia della cinematografia”. Nel 1974 - grazie anche alle sue sollecitazioniè nata la Pro Loco di Giffoni Valle Piana.

Medico e dentista, proprietario del Cinema Teatro Valle. A lui mi rivolsi nel 1971 per poter iniziare la grande avventura. Mi concesse fin da subito, convinto, la storica sala a titolo gratuito. Imparai a fare anche l’operatore cinematografico e merita un posto tra i miei “compagni di viaggio” perché è stato determinante nel sostenermi.

Gaspare Russo Gennaro Falivene Roberto Virtuoso
163 162

Professore di scuola elementare. Un personaggio straordinario che mi è stato vicino dal primo momento. Eccolo qui in una foto in bianco e nero mentre, alla prima edizione del Festival, parla ai bambini delle scuole elementari riuniti nel Cinema Valle.

Questa foto è veramente straordinaria: non c’erano talenti né conduttori; per coordinare le attività chiamai lui con il suo forte tono di voce e, a benedire il tutto, il parroco “primicerio” della Chiesa della Santissima Annunziata.

Vincenzo Grieco Vincenzo Stavolone
165 164
Maestro di scuola e pittore della frazione Calabrano di Giffoni Valle Piana, la stessa dove io sono nato e cresciuto.

Giuseppe Blasi

É arrivato a Giffoni nel 1975. Era caporedattore della redazione di Salerno del quotidiano Il Mattino. Ha raccontato, scritto e narrato tutto il percorso di crescita di Giffoni da quell’anno in poi. Ha continuato, poi, come caporedattore della sede Rai di Napoli e giornalista di punta del TG1 e degli altri canali d’informazione della RAI. È stato anche capo della comunicazione di Giffoni seguendo con attenzione tutte le nostre conferenze stampa. Per Giffoni è stato una forza incredibile, un uomo straordinario che non si è mai risparmiato, un lavoratore instancabile. Buona parte del successo comunicativo di Giffoni è opera sua.

167 166
169 168

Giornalista cinematografico, direttore del Festival di Venezia, Presidente nell’ambito dell’AGIS del settore “Film, Arte e Cultura” e grande sostenitore del cinema d’essai, tra le più rilevanti personalità del cinema degli anni ‘70/’80. Quando arrivò a Giffoni rimase entusiasta ed è stato uno dei primi a comprenderne la dimensione e le prospettive. Sulla rivista “Epoca” dove scriveva, spiegò ai lettori il Festival con queste parole: “Giffoni è un esempio straordinario e forse unico di evento culturale e cinematografico in Italia, nato per germinazione spontanea”.

Domenico Meccoli
171 170

Dal 1974 non ha mai smesso di sostenere, seguire e partecipare attentamente ad ogni edizione o attività di Giffoni. In quegli anni da funzionario dell’Ente Provinciale per il Turismo portò avanti tante attività di spettacolo a Giffoni, dalle compagnie musicali e teatrali regionali e nazionali a gruppi folkloristici da ogni parte d’Europa. Ricordo sempre che il primo finanziamento ricevuto da Giffoni fu di 50.000 lire da parte dell’Ept di Salerno. La sua vita professionale ed istituzionale è stata sempre molto

attiva. Per anni è stato Presidente della Provincia di Salerno: durante il suo mandato fu notevole l'aumento del finanziamento dell’Ente Provincia al Festival. Poi europarlamentare e senatore della Repubblica. È stato per anni componente del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Festival. Siamo cresciuti insieme in tutti questi anni e ci lega non solo una forte amicizia ma anche un grande rispetto per le nostre storie di vita. Gli sono riconoscente.

173 172
Alfonso Andria
175 174

Tonino Pinto

Una forza della natura, un’energia straordinaria. Un potente uomo televisivo adatto a tutte le stagioni del Festival. Tonino arriva a Giffoni come inviato del Tg1 verso la metà degli anni ‘80. La sua voce inconfondibile, i suoi servizi sempre completi, ritmati e carichi di passione, hanno fatto di lui l’uomo del cinema in televisione. Non è mancato a nessuna edizione ed è sempre stato presente a tutti gli eventi. Conduttore delle serate, coordinatore di tutte le conferenze stampa, garante di obietti-

vità, animatore instancabile. Non si contano i report che grazie a lui sono stati trasmessi da tutti telegiornali della Rai. Anche quando ha lasciato l’azienda, ha continuato instancabilmente, trasferendo la sua professionalità nelle altre attività cui si è dedicato, come ad esempio programmi radiofonici e le rubriche di cinema. Per l’affetto che ha avuto per Giffoni, si è meritato la cittadinanza onoraria. Tonino ha donato al Comune tutto il vasto patrimonio di report, interviste e i lunghi programmi realizzati per il Tg1 e TV7. Grazie a lui, Giffoni in televisione è stato ammirato e amato da milioni di italiani.

176
178
Gelsomino D’Ambrosio

Gel no

Gelsomino D’Ambrosio resta una figura dominante della nostra storia e della mia vita. Un uomo che ha saputo trasformare i miei segni caotici in segni grafici. l nostro primo incontro è avvenuto a Salerno nel 1988 presso lo Studio Segno. Con lui, l’altro fondatore Pino Grimaldi. Mi trovai di fronte persone diversamente dinamiche e creative. Gelsomino silenzioso, sempre sorridente, attento ad ogni cosa, affettuoso. Il primo manifesto sul quale intervenne fu l’immagine del 1988, “un cuore trafitto da una pellicola”. Ma è l’anno successivo che viviamo insieme un momento storico: Gelsomino mi chiama per farmi vedere una bozza del manifesto e per poco non svengo. Resto senza parole, estasiato. Non guardavo tanto l’immagine, quanto qualcosa di nuovo e, aggiungo, rivoluzionario. Lì, quel pomeriggio è nato il logo Giffoni che solo una mente come lui poteva produrre. Guardatelo con quelle due effe di Film Festival evidenziate bianco su rosso. Io gli chiesi: “Ma come hai fatto?” E lui mi rispose con candore: “Claudio, credo che già nel nome di Giffoni era segnata la nascita del tuo Festival”.

so MI D’Ambrosio 181 180
Per concessione della famiglia D’Ambrosio - Foto di Pino Musi Federica e Rosaria D’Ambrosio
183 182
Margherita Onorato

Il “Progetto Giffoni”

Cinquant’anni fa nasceva il “progetto Giffoni” basato su tre ipotesi controcorrente: far compiere a un’area sottosviluppata il salto storico dalla fase pre-industriale a quella post-industriale, senza passare attraverso la fase dell’industrializzazione manifatturiera; l’estetica e l’arte (in questo caso, l’arte cinematografica) debbono essere questioni non più di pochi per pochi, bensì di molti per tutti; grazie alla formazione estetica, al tempo libero, allo sviluppo culturale si possono creare posti di lavoro, crescita economica e migliore qualità della vita. I fatti hanno dimostrato che questo “progetto Giffoni” è vincente. Il nocciolo del progetto risiede nel Festival che riunisce bambini e ragazzi di tutto il mondo in una duplice piazza: quella fisica e locale della Giffoni Valley e quella planetaria e virtuale della rete infinita di social che fanno di Giffoni uno dei network più interattivi del mondo. Ma poi, intorno al Festival, è nata via via un’università invisibile e multidisciplinare capace di sfornare senza tregua attività che coinvolgono cultura alta e bassa, infantile, giovanile e adulta.

Le grandi opere sono sempre un fatto corale, ma nascono e vivono grazie all’ideazione e alla tenacia di singole personalità creative e carismatiche, capaci di unire fantasia e concretezza per realizzare una visione assunta come missione e cocciutamente perseguita come impegno salvifico. Il deus ex machina del “progetto Giffoni” è Claudio Gubitosi. La sua forza geniale sta nell’essere totalmente intrinseco e totalmente estrinseco alla cultura locale, essendo egli, allo stesso tempo, campano e cittadino del mondo, che del Meridione d’Italia e della Magna Grecia ha tutta l’intelligenza tagliente e rapida, il guizzo creativo, la flessibilità e l’innata umanità. L’intera galassia di attività culturali che sintetizzo sotto il nome di “progetto Giffoni” fa dell’opera di Gubitosi un sistema educativo rivoluzionario per i nostri tempi non meno di quanto furono rivoluzionari, per i loro tempi, i sistemi pedagogici creati da Maria Montessori o da Paulo Freire.

Già dalla fine degli anni ’70, un professore universitario arrivava a Giffoni per curiosare e capire con una potente motocicletta. È lui, Domenico De Masi, docente di Sociologia tra i più seguiti nel panorama nazionale, per alcuni anni Direttore del Festival di Ravello e della Scuola di Formazione Ravello Lab. Averlo conosciuto, è stato per me un privilegio. Siamo amici da anni, forse da sempre. Nelle nostre lunghissime conversazioni, ho appreso e mutuato tante forme geometriche di filosofia, sociologia, pensiero. Ha scritto tanto su Giffoni e ogni suo incontro coi ragazzi diventa unico e ricco di spunti. Tratta gli argomenti più difficili con estrema leggerezza e con una capacità comunicativa affascinante. In privato lo chiamo “Mimì” e sottolinea che sono il solo autorizzato a poterlo fare. In lui ho sempre trovato la severità di un sommo profeta, sempre pronto ad accogliere, con stupore e gioia, il cammino verso il futuro. Fa parte dei miei pochi amici ai quali debbo dire grazie sempre per l’attenzione e la generosità.

185 184
Domenico De Masi Docente Universitario, Sociologo e Scrittore
187

Appassionato uomo delle Istituzioni, Senatore della Repubblica, storico amico di famiglia. Da molti anni è vicino al Festival, sempre puntuale ed in prima fila ai vari eventi. In occasione del Trentennale nel 2001, diede avvio ad un percorso istituzionale molto travagliato e duro. L’obiettivo era riconoscere al Festival un forte segno da parte dello Stato italiano con un finanziamento speciale di un miliardo di lire. Nel secondo volume c’è la ricostruzione completa di questo percorso, con tanto di atti e documenti. L’intervento di Napoli è un esempio di come i parlamentari locali debbano operare ed attivarsi a favore dei propri territori di riferimento. Il finanziamento fu approvato e con quei fondi ristrutturammo le sale cinematografiche ed alcune attività del Comune di Giffoni Valle Piana.

Roberto
189 188

Politico, scrittore, docente universitario: due momenti importanti nella vita di Giffoni attraversano la sua esperienza istituzionale. Nel 1984 lo incontro perché lamentavo la mancanza di fondi e stabilità dopo alcune edizioni che avevano ormai segnato sul piano internazionale l’indiscussa qualità del Festival. Ci incontriamo e mi propone l’istituzione di una Legge Regionale a favore del nostro Ente che avrebbe certamente dato sicurezza e continuità. Questo evento è ben documentato nel secondo volume di questa pubblicazione. La Legge passò con la firma di altri consiglieri. La Cittadella del Cinema è l’importante prosieguo di quest’attenzione costante che ha avuto sulla nostra attività. Da sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e Finanza, ha seguito tutto l’iter istruttorio del progetto finanziato poi con 7 miliardi di lire dal CIPE - Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Il giorno della decisione finale mi trovavo a Roma con il sindaco di Giffoni Ugo Carpinelli, entrambi in trepida attesa. Sales uscì per darci la buona notizia con un sorriso smagliante e carico di gioia. Discreto, mai in prima fila, posso confermare che la nostra vita è legata a questi due importanti e determinanti eventi.

191 190

Amico d’infanzia e compagno di scuole medie. Nel 1975 abbiamo “inaugurato” da posizioni diverse la nuova stagione politica del comune di Giffoni Valle Piana. Una nuova era caratterizzata dalla presenza, per la prima volta, di giovani nel Consiglio Comunale. Ugo Carpinelli è certamente stato una figura importante della mia storia e di quella del Festival.

Tra i tanti avvenimenti politici che ci hanno visto anche in disaccordo, la sua elezione a Sindaco ha segnato quello che poi è stato definito il “rinascimento” di Giffoni Valle Piana. Abbiamo lavorato gomito a gomito, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, contribuendo in maniera decisiva anche alla riqualificazione dei beni culturali del nostro paese come il convento di San Francesco, il Castello, il Borgo di Terravecchia, l’Antica Ramiera, il Giardino degli Aranci e la Cittadella del Cinema. Nel secondo volume, ho documentato tutto questo lungo, laborio-

so e a volte tortuoso cammino. Personalità forte e dalla grintosa determinazione, non può non essere considerato un leader del nostro territorio. Scherzavamo quando, durante gli incontri pubblici, dicevamo che lui era il braccio ed io la mente. Come in tutte le storie importanti, abbiamo vissuto anche momenti di grande tensione, incomprensione e scontri a volte duri come quando riaprì la discarica di Sardone che, da Assessore Comunale, avevo chiuso nel 1976. L’esperienza, però, mi ha insegnato a guardare ai risultati e cancellare le inutili sofferenze e insofferenze passate. Gli ho voluto bene e oggi gliene voglio ancora di più. Aggiungo qui una cosa che ho sempre pensato ma raramente ho detto: cosa sarebbe stato Giffoni Valle Piana, dagli anni ‘70 in poi, senza Ugo Carpinelli? La fortuna ci ha fatto nascere nella stessa epoca e ci ha chiamati a svolgere il ruolo che oggi è sotto gli occhi di tutti.

193 192
Ugo Carpinelli
195 194
197 196

Questa bella foto in bianco e nero del 1973 lo ritrae a dodici anni, in pantaloncini corti, seduto in prima fila della Sala Valle. È l'inizio di un suo personale viaggio con me ed il Festival che continua ancora oggi che ha raggiunto l’età di sessantuno anni. Fin da subito, ha partecipato all’organizzazione delle attività più diverse insieme a quella vasta schiera di ragazzi e ragazze (oltre 70) che, durante tutto l’anno, riunivo la sera per parlare di cinema e dei nostri sogni. Tante volte l’ho mandato a Roma per intrattenere le prime relazioni con le società di distribuzione dei film del Festival: si caricava di scatole di mozzarelle, mangiava un panino ed era felice di essere anche lui “protagonista” della nostra grande avventura. Anche negli anni successivi, mi è stato sempre vicino, soprattutto nei momenti difficili della mia vita, difendendo me e il Festival da attacchi ed ingiustizie. Sempre sorridente, disponibile e con una vena artistica particolarmente brillante nelle attività teatrali. Dopo il diploma da geometra, ha lavorato nell’ufficio tecnico municipale di Giffoni Valle Piana e ha seguito l’evoluzione urbanistica del nostro comune, compresa la Cittadella e poi, insieme ad un pool di tecnici ed amici, la Multimedia Valley. È stato componente del Consiglio di Amministrazione e, per molti anni, presidente della nostra società Giffoni Media Service. Oggi è Comandante della Polizia Locale di Giffoni. Ho trovato e trovo in lui un compagno di viaggio fedele e premuroso. Ha trasferito il suo amore per Giffoni al figlio Antonino che da anni lavora nel team di Giffoni Innovazione con ruoli di particolare responsabilità.

199 198

Antonio Cataldo - il primo a sinistra nella foto - l’ho conosciuto nell’anno in cui Generoso Andria divenne Presidente del Festival. Lavorava presso il suo istituto di credito. É stato componente del consiglio di amministrazione del Festival e ha curato nei primi anni gli aspetti economici e finanziari. Mi è stato sempre vicino, felice dei successi raggiunti anno dopo anno. Sabatino Cesaro - a destra nella foto - è un’altra figura che, insieme ad Antonio, ha segnato i primi anni della nostra attività: sempre in giacca, cravatta e borsello. All’epoca non c’erano autisti e lui molto spesso, con la sua auto, accompagnava il team nelle varie missioni. Si occupava anche un pò delle pubbliche relazioni e di intrattenere gli ospiti che arrivavano a Giffoni.

Antonio Cataldo e Sabatino Cesaro
201 200

Mi è stato difficile recuperare foto di e con lui, sempre schivo, dietro le quinte ma onnipresente. Questa foto ritrae anche lui nel cinema Valle - in pantaloncini e canottiera - in qualità di giurato. Come tutti, ha fatto la trafila da giurato ad organizzatore in quello che oggi si identifica come il settore della “logistica”. Il padre aveva una ditta di trasporti che durante l’anno, con i pochi mezzi a disposizione, si occupava del trasferimento degli operai, soprattutto nella Piana del Sele. A 16 anni, già “lavorava” al Festival e da allora non ci siamo più lasciati. Non l’ho mai classificato come un autista. Mi ha accompagnato ovunque, di

notte e di giorno, con discrezione e riservatezza. Abbiamo fatto viaggi lunghi, a volte senza scambiarci una parola. Abbiamo condiviso tante gioie e anche momenti difficili. Non si è mai staccato da me e la sua premura, attenzione, educazione e rispetto continuano ancora oggi che ha 49 anni. È cresciuto anche come imprenditore e di questo sono orgoglioso: oggi tutta la sua famiglia fa parte dell’azienda Mancino che ha avuto, grazie a lui, una decisiva espansione. Non c’è momento in cui non mi stia vicino con la sua dolcezza e disponibilità. É stato ed è un “compagno di viaggio” al quale sarò grato per sempre.

203 202
Emanuele Mancino

Editore di Lira TV, il principale network televisivo della Campania. L’ho incontrato per la prima volta nel 1981 quando era Direttore Generale di Telecolore, una delle prime emittenti della provincia di Salerno che, per alcuni anni, ha seguito il Festival con articolati servizi e ampie dirette delle nostre lunghe e spensierate serate nella Piazza dell’Annunziata e poi nella Piazza Fratelli Lumière. Quei programmi sono stati il primo tentativo di diffusione televisiva delle attività di Giffoni sul territorio. Ricordare tutti gli anni trascorsi insieme - più di quaranta - non è facile, soprattutto se penso alle caratteristiche di Raffaele, un uomo di televisione, chiamato a fare conti con un uomo di pensiero come me.

I miei ritmi e miei tempi non erano certo suoi: le dirette fissate alle 21, ad esempio, potevano per motivi vari slittare alle 22 e lui aveva tutte le ragioni a protestare perché aveva difficoltà a riempire il vuoto che gli avevo lasciato. Alla fine ce l’abbiamo fatta a trovare ritmi comuni ed armonizzare tempi delle nostre attività. Nel 1987 ha iniziato la sua attività aziendale con Lira TV che ha rafforzato il rapporto professionale e fraterno con me ed il Festival. Non potrei quantificare il numero di servizi, dirette, speciali e bisticci che ho avuto con lui.

É certamente un uomo generoso, intuitivo, capace e - proprio per queste caratteristiche - non facile. Nei nostri lunghi incontri, preparavamo il palinsesto ed è stato un motivo di orgoglio veder crescere anche i suoi collaboratori impegnati, anno dopo anno, nelle interviste e nelle dirette. Oltre agli aspetti professionali, resta un uomo importante per la mia vita e per la storia del Festival. Ancora oggi, ci guardiamo senza parlare e basta un messaggio per attivare un fiume di energie e attività. Gli voglio bene. Anche la sua vita, come tutte quelle complesse, è stata ad ostacoli. Anche nei momenti difficili, però, ci siamo dati sempre una mano.

204

Renato De Stefano

È stato il primo collaboratore che ho assunto al Festival nel 1981. L’unico, a quei tempi, con le funzioni di assistente, capo della segreteria, gestione della corrispondenza e anche pubbliche relazioni. Un ragazzo di Giffoni puntuale, fidato e preciso. Ricordo che ero affascinato dalla sua calligrafia: dettavo lettere e quei fogli erano vere opere d’arte. Con lui di fatto è nato l’ufficio di segreteria generale. Oggi - e ne sono estremamente orgoglioso - è il direttore della filiale di Giffoni della Banca Sella. Non ha mai smesso di amare il Festival e di volermi bene.

Pietro Di Muro

Fa parte a pieno titolo della storia degli anni ‘80 del Festival. Si è occupato di buona parte delle nostre strutture, rivelandosi determinante nella gestione delle arene e nella ristrutturazione del Cinema Teatro Valle. Insieme a lui, è cresciuta un’intera generazione di “organizzatori tecnici”. Negli anni, ha collaborato anche con il geometra Salvatore Cerino e con la nostra équipe di operai capitanata dal mitico “mastro Michele”. Dopo questi importanti compiti, si è dedicato alla gestione dei servizi finanziari. È stato una bella, utile e preziosissima risorsa per il Festival.

Mario Pale

Entra nel team alla fine degli anni ‘70 e da subito si inserisce nelle varie attività organizzative, prima al fianco di Renato De Stefano poi anche con Antonietta Buonanno. Per anni, ha gestito il settore amministrativo del Festival e, in collaborazione con Mario Ferrara, si è occupato di tutti i servizi finanziari fino alla nuova ristrutturazione organizzativa. Sempre presente, premuroso, attento e “memorabile” per i suoi bisticci: il Festival ce l’ha nel sangue ed è una bella persona.

206

Antonietta Buonanno

Nel 1986, ho incontrato una figura che è stata ed è tuttora preziosissima per la storia di Giffoni: Antonietta Buonanno. Persona attiva, sempre disponibile, puntuale, sorridente e, per la sua generosa umanità, impegnata in tutte le attività sociali promosse da Giffoni.

É entrata nella segreteria insieme a Renato De Stefano e poi, in seguito alle sue dimissioni, gli è subentrata come seconda assunta alle dipendenze del Festival. Spesso mi chiedo: se non ci fosse stata lei, esisterebbe l’immenso archivio iconografico e la memoria storica di Giffoni?

Sono certo di no: se oggi abbiamo tutto questo è grazie alle sue premure, alle sue attenzioni, alle sue competenze e al suo amore per ogni cosa inviata in “archivio”. Tutte le foto e i documenti presenti in questi volumi provengono dai nostri depositi e dal lavoro di digitalizzazione che lei ha portato avanti con dedizione insieme a Mario Ferrara.

Oggi ci avviamo al riconoscimento giuridico di tutto questo materiale. La nostra documentazione diventerà di pubblico dominio e ci sarà un riconoscimento ufficiale dell’interesse culturale del patrimonio documentale dell’Ente Autonomo Giffoni Experience da parte del Ministero della Cultura - Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania.

208

I presidenti dell’Ente

Dalla costituzione dell’Ente nel 1973 sono stati cinque presidenti che hanno governato il consiglio di amministrazione: Generoso Andria dal 1973 all’87 e successivamente Presidente Onorario del Festival, Mario Ferrara dall’88 al ‘91, Carlo Andria dal ‘92 al 2000 e di nuovo dal 2004 al 2013, Caterina Andria dal 2001 al 2004 e infine Pietro Rinaldi dal 2013 al 2022, rieletto anche per il triennio 2022/25.

211
Generoso Andria
213 212
Carlo Andria
215 214
Mario Ferrara

Caterina Andria

Formazione economica, artista, amante e sostenitrice della danza, figlia del Presidente Onorario Generoso Andria da cui ha ereditato il piglio deciso e forte: è stata la prima donna chiamata a presiedere il Consiglio di Amministrazione del nostro Ente. Per la sua spiccata sensibilità, è sempre presente nelle attività sociali e culturali promosse da Giffoni ed è una delle principali sostenitrici delle iniziative solidali di AURA.

217 216

Questa foto ritrae Pietro Rinaldi durante l’udienza al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Dei suoi cinquant’anni, quaranta li ha trascorsi tra le varie attività del Festival. É stato prima giurato in tutte le edizioni, poi organizzatore, membro del consiglio di amministrazione, amministratore di Giffoni Media Service e, nel 2013, lo scelsi come Presidente dell’Ente. Mi ha accompagnato in questo lungo percorso e in tante attività internazionali. Ho trovato in lui un amico affidabile e un amministratore consapevole, comprensivo e sempre attento alle esigenze del Festival. Durante l’ultimo consiglio d’amministrazione, l’ho ringraziato con convinzione e affetto perché, nei prossimi anni, lui e gli amici consiglieri saranno chiamati a guidare e portare avanti la nuova vita del nostro Ente. Nel rispetto dei ruoli, ci vogliamo bene.

Pietro Rinaldi
219 218
221 220

Il Consiglio di Amministrazione

Con la costituzione dell’Ente nel 1973, sorse la necessità di nominare un Consiglio di Amministrazione e gli organi di controllo del collegio sindacale.

Coinvolsi amici, persone comuni, soci fondatori e personalità di spicco di Giffoni e dell’area - come il primo presidente dell’Ente, il banchiere Generoso Andria. A partire da quell’anno, sono tante le persone che hanno fatto parte del Consiglio di Amministrazione alternandosi a volte tra un’elezione e l’altra. Tutti hanno svolto un ruolo importante, direi “strutturale” sul piano burocratico, finanziario e amministrativo.

L’albo riporta i nomi e i cognomi di tutti i soci.

Queste mie parole sono un doveroso, sincero e affettuoso ringraziamento per essermi stati vicini anche nei momenti di particolare difficoltà e turbolenza.

Hanno condiviso le scelte aziendali, hanno sottoscritto fideiussioni personali per l’accesso ai crediti bancari, sono stati a tutti gli effetti un pilastro del nostro Ente.

223 222
224
226

Il Consiglio di amministrazione

Da sinistra: Gerardo Palo, Luigi Notarfrancesco, Pietro Rinaldi, Generoso Andria, Gioacchino Duccilli, Claudio Gubitosi e Giuseppe Isoldi

L’ALBO

degli amministratori del Festival

10

NOVEMBRE 1973

PRESIDENTE

Generoso Andria

VICE PRESIDENTE

prof. Vincenzo Stavolone

SEGRETARIO GENERALE

Mario Ferrara

CASSIERE

Antonio Cataldo

COLLEGIO SINDACALE

PRESIDENTE

Generoso Russomando

SINDACI EFFETTIVI

Emilio Lecce

Ottavio Giannattasio

SINDACI SUPPLENTI

Francesco Ferrara Enrico Andria

12 NOVEMBRE 1974

PRESIDENTE

Generoso Andria

CONSIGLIERI

Antonio Cataldo

Francesco Rega

Ottavio Giannattasio

COLLEGIO SINDACALE

Valentino Russomando Enrico Andria

Francesco Ferrara

Sabato Cesaro

Generoso Russomando

30

MARZO 1976

PRESIDENTE

Generoso Andria

CONSIGLIERI

Antonio Cataldo

Federico Andria

Ottavio Giannattasio

Sabato Cesaro

COLLEGIO SINDACALE

SINDACI EFFETTIVI

Valentino Fortunato Giuseppe Pecora

Generoso Russomando

SINDACI SUPPLENTI

Vincenzo Vitale

Antonio Tedesco

22 OTTOBRE 1977

PRESIDENTE

Generoso Andria

CONSIGLIERI

Sabato Cesaro

Antonio Cataldo

Ottavio Giannattasio

Federico Andria

COLLEGIO SINDACALE

SINDACI EFFETTIVI

Valentino Fortunato

Antonio Tedesco

Vincenzo Vitale

SINDACI SUPPLENTI

Raffaele Tesauro Giuseppe Pecora

20 DICEMBRE 1978

PRESIDENTE

Generoso Andria

CONSIGLIERI

Antonio Cataldo

Francesco Rega

Raffaele Tesauro

Mario Ferrara

COLLEGIO SINDACALE

SINDACI EFFETTIVI

Valentino Fortunato

Antonio Tedesco

Vincenzo Vitale

SINDACI SUPPLENTI Michele Palo

Giuseppe Pecora

25 NOVEMBRE 1979

PRESIDENTE

Generoso Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Antonio Cataldo

Francesco Rega

Ferdinando Spirito

Mario Ferrara

COLLEGIO SINDACALE

SINDACI EFFETTIVI

Antonio Tedesco

Generoso D’Alessio

Mario Russomando

SINDACI SUPPLENTI

Dante D’Alessio

Giuseppe Pecora

1 FEBBRAIO 1981

PRESIDENTE

Generoso Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Antonio Cataldo

Francesco Rega

Ferdinando Spirito

Mario Ferrara

COLLEGIO SINDACALE

SINDACI EFFETTIVI

Dante D’Alessio

Giuseppe Pecora

Valentino Fortunato

SINDACI SUPPLENTI

Giuseppe Russomando

Sabino Rinaldi

Antonio Cataldo Francesco Rega Ferdinando Spirito Guido Carpinelli

COLLEGIO SINDACALE

PRESIDENTE Corrado Grimaldi SINDACI EFFETTIVI Rodolfo Marrandino Giuseppe Russomando SINDACI SUPPLENTI Corrado D’Ambrosio Sabato Cesaro

17 APRILE 1988 (BIENNIO 88/89)

PRESIDENTE

Mario Ferrara CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Antonio Cataldo Francesco Rega

Ferdinando Spirito

Guido Carpinelli

COLLEGIO SINDACALE

PRESIDENTE

Corrado Grimaldi

SINDACI EFFETTIVI

Generoso D’Alessio

Giuseppe Russomando

SINDACI SUPPLENTI

Corrado D’Ambrosio

Remigio Carmando

25 MARZO 1990

(BIENNIO 90/91)

PRESIDENTE

Mario Ferrara

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Carlo Andria

Gioacchino Duccilli

Francesco Rega

Generoso D’Alessio

COLLEGIO SINDACALE

PRESIDENTE

Corrado Grimaldi

SINDACI EFFETTIVI

Francesco Tesauro

Pietro Rinaldi

SINDACI SUPPLENTI

Giuseppe Carpinelli

Rodolfo Marrandino

BIENNIO 92/93

PRESIDENTE

Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Generoso D’Alessio

Gioacchino Duccilli

Alfonso Andria

Ugo Carpinelli

COLLEGIO SINDACALE

PRESIDENTE

Corrado Grimaldi

SINDACI EFFETTIVI

Rosario Muro

Giuseppe Carpinelli

SINDACI SUPPLENTI

Gerardo Brancaccio

Sabato Cesaro

BIENNIO 94/95

PRESIDENTE

Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Generoso D’Alessio

Gioacchino Duccilli

Alfonso Andria

Ugo Carpinelli

COLLEGIO SINDACALE

PRESIDENTE

Corrado Grimaldi

SINDACI EFFETTIVI

Sabato Cesaro

Antonio Di Feo

SINDACI SUPPLENTI

Giuseppe Carpinelli

Antonio Brancaccio

1996

PRESIDENTE

Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Di Feo Antonio

Duccilli Gioacchino

Gabola Gaetano

Rega Francesco

1998

PRESIDENTE Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Carmando Remigio

Di Feo Antonio

Duccilli Gioacchino

Muro Rosario

Rega Francesco

Rinaldi Pietro

2001

PRESIDENTE Caterina Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Diamante Vincenzo

Duccilli Gioacchino

Frasca Gennaro

Notarfrancesco Luigi Rega Francesco

Rinaldi Pietro

2004 PRESIDENTE Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Diamante Vincenzo

Duccilli Gioacchino

Isoldi Giuseppe Notarfrancesco Luigi Palo Gerardo Rinaldi Pietro

2007

PRESIDENTE Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Duccilli Gioacchino

Isoldi Giuseppe

Notarfrancesco Luigi Palo Gerardo

Rega Francesco

Rinaldi Pietro

2010

PRESIDENTE Carlo Andria

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Duccilli Gioacchino

Isoldi Giuseppe

Notarfrancesco Luigi Palo Gerardo

Rega Francesco

Rinaldi Pietro

2013-2022

PRESIDENTE Pietro Rinaldi

CONSIGLIO

DI AMMINISTRAZIONE

Duccilli Gioacchino

Isoldi Giuseppe

Notarfrancesco Luigi Palo Gerardo

Rega Francesco

1981
Generoso Andria CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Cataldo Ferdinando Spirito Francesco Rega Mario Ferrara COLLEGIO SINDACALE SINDACI EFFETTIVI Dante D’Alessio Valentino Fortunato Giuseppe Pecora SINDACI SUPPLENTI Giuseppe Russomando Vincenzo Brancaccio
1982 PRESIDENTE Generoso Andria CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Cataldo Francesco Rega Ferdinando Spirito Mario Ferrara COLLEGIO SINDACALE SINDACI EFFETTIVI Sabino Rinaldi Giuseppe Pecora Valentino Fortunato SINDACI SUPPLENTI Giuseppe Russomando Dante D’Alessio
APRILE 1984 (BIENNIO 84/85) PRESIDENTE Generoso Andria CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Antonio Cataldo Francesco Rega Ferdinando Spirito Mario Ferrara COLLEGIO SINDACALE PRESIDENTE Corrado Grimaldi SINDACI EFFETTIVI Sabato Cesaro Giuseppe Russomando SINDACI SUPPLENTI Enzo Cianciulli Lucio Pergola
MARZO 1986 (BIENNIO 86/87) PRESIDENTE Generoso Andria CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
25 OTTOBRE
PRESIDENTE
Antonio
21 NOVEMBRE
Antonio
8
23
Federico Andria Fernando Spirito Claudio Pisaturo
233 232
Antonio Di Feo
235 234
Guido Carpinelli I soci fondatori: Andria Enrico, Andria Generoso, Brancaccio Vincenzo, Cataldo Antonio, Cesaro Giuseppe, Duccilli Gioacchino, D’Alessio Nicola, Faino Carmine, Ferrara Francesco, Fortunato Valentino, Giannattasio Ottavio, Giannattasio Rosa, Gubitosi Claudio, Lecce Emilio, Martino Francesco, Pecora Giuseppe, Russomando Generoso, Russomando Mario, Sica Carlo, Stavolone Vincenzo.
Mario Russomando Rosa Giannattasio Gioacchino Duccilli Ottavio Giannattasio Vincenzo Brancaccio Gioacchino Duccilli Don Gerardo Tesauro Vincenzo Brancaccio Antonio Cataldo Carmine Faino Mario Ferrara
237 236
Nino Stavolone

Gratitudine: il sentimento del giorno dopo

La nostra storia è costellata da tante microstorie che, dal 1971 in poi, hanno permesso la crescita e lo sviluppo del Festival. È perciò giusto dare onore e merito anche a quelle persone che, al di là delle aziende che gestivano, hanno creduto fortemente nel progetto, l’hanno in parte finanziato con il loro lavoro e con i tempi che hanno dovuto aspettare per essere pagati per le loro opere. Si tratta di persone normali e, aggiungo, perbene perché i gesti e i sacrifici che hanno fatto mi hanno permesso di andare avanti, incoraggiandomi e sostenendomi senza indugio. Alcune di queste persone sono scomparse. Per me restano vive nel cuore e nelle immagini che conservo con affetto e stima. Il 4 gennaio 2001, all’indomani della trentesima edizione e nella splendida Sala Truffaut appena inaugurata, organizzammo una cerimonia per tutti loro, con la consegna di un doveroso riconoscimento. Le foto delle prossime pagine sono ricordo di quella serata e di quelle persone perbene alle quali sarò per sempre grato.

Carlo Sica Enrico Andria Padre Carmine Apicella Gerardo Andria Francesco Martino Carmine Gubitosi Franco Cianciulli Lorenzo Scarpinati Giuseppe Voria
239 238
Sabino Rinaldi

Il proprietario del cinema: Gennaro Falivene. Dentista, personaggio di spicco di Giffoni e proprietario del Cinema Teatro Valle, dove praticamente è nata l’idea del Festival.

Il dottor Falivene mi affidò il cinema a titolo gratuito. Ma chiesi pure altro: di poter avere il secondo piano del suo stabile che si trova di fronte alla Cittadella del Cinema, “Villa Concetta”, che era stata la sua clinica privata. Siamo stati alcuni anni lì senza pagare fitto, credo, giustamente, con qualche mugugno in famiglia. Quella sera ritirò il riconoscimento il figlio Bruno.

Il maestro: Vincenzo Grieco “Il professore”, come lo chiamavamo, già dal 1971 mi stava vicino e lo chiamavo più volte per parlare ai ragazzi nel Cinema Valle. Aveva una comunicazione tutta sua, con accenti dialettali misti e una grinta trascinante. Dal 1974 in poi, e per alcuni anni, ha collaborato nell’ufficio stampa appena abbozzato. Si dilettava anche a scrivere poesie in rima sul Festival.

Il gioielliere: Giuseppe Cafaro. L’amore che ha riservato al Festival è immenso e ancora oggi si esprime in una continua collaborazione. Da lui abbiamo ordinato tutti i premi, le targhe. Un giorno gli dissi che volevo legare il prodotto più importante di Giffoni, la nocciola, al Festival e non si perse d’animo. Dopo poco mi portò un prototipo di Nocciola d’oro, che abbiamo consegnato a tantissimi talenti. La famiglia Cafaro è stata il Festival, ha lavorato per il Festival.

Il figlio Angelo per anni ha curato personalmente le regie delle nostre lunghe serate nelle arene ed è stato parte attiva nell’organizzazione dell’evento durante l’anno. Purtroppo, è scomparso prematuramente. Altro importante elemento della famiglia Cafaro è Mimma, splendida organizzatrice, puntuale e premurosa, di tante attività culturali teatrali.

L’autista: Giuseppe Falivene. Insieme ad Alfonso D’Alessio, sono stati i primi taxi, chauffeur, trasporti, logistica. Parliamo di un pulmino Fiat anni ‘70, con il quale accompagnava anche le operaie e gli operai alla Piana del Sele. Lo teneva sempre, però, pulito e questa è stata la “limousine” per i primi ospiti del Festival.

Il fioraio: Lorenzo Scarpinati Dopo Vitale, è stato lui ad occuparsi degli allestimenti floreali rendendo gradevoli le sedi delle nostre attività. Ancora oggi continua questa collaborazione e ogni anno ci regala composizione pubbliche che ammiriamo con piacere in tutta Giffoni.

L’assicuratore: Luigi Novaco. Gigino, come lo chiamavano tutti. Aveva uno studio assicurativo nel corso Vittorio Emanuele di Giffoni. Mi ospitò gratuitamente e la sua sede divenne il primo ufficio del Festival. Ricordo ancora quell’enorme macchina da scrivere che aveva. Non ci credevo che potessi utilizzarla, pur non essendo particolarmente capace. Con quella grossa Olivetti ho scritto le prime lettere.

Il fioraio: Vincenzo Vitale Il primo negozio di fiori a Giffoni, gestito da una persona squisita, generosa, collaborativa. Lui abbelliva i cinema, a lui abbiamo chiesto i fiori da sistemare nel paese nei primi anni di attività. Era iperattivo e, appena gli chiedevo qualcosa, era già fatta. Il riconoscimento in suo onore fu ritirato dal figlio Giuseppe.

Il tipografo: Nunzio Dragonetti. Che personaggio e quanta pazienza con me. Fino a notte fonda ad incasellare le lettere dell’alfabeto nella sua tipografia per i testi che scrivevo direttamente lì. Conservo ancora l’odore dell’inchiostro. Ricordo che mi rimproverava quando gli dicevo che non mi piaceva una stampa. Poi, però, era felice per i risultati che insieme raggiungevamo.

Il geometra: Salvatore Cerino. Insieme a Michele Tedesco e Pierino Di Muro, ha realizzato cose strabilianti, magnifiche e anche avveniristiche, come la ristrutturazione garbata ed elegante della sala del Cinema Valle e il palco dell’arena. Mi stupirono quando mi fecero vedere l’apertura e la chiusura di un grande sipario sul palco dell’arena, trascinato da binari fatti in casa. Mi sembrava veramente di stare in un grande studio televisivo, dove gli ospiti apparivano all’improvviso sulla grande scala che portava sul palco.

Il maresciallo dei Carabinieri: Giuseppe Voria. I Carabinieri di Giffoni Valle Piana hanno sempre svolto un grande compito di tutela dell’ordine, prevenzione e controllo del territorio - prima, durante e dopo il Festival. Al Maresciallo Giuseppe Voria ho voluto consegnare un riconoscimento speciale in segno di ringraziamento per l’eccellente lavoro svolto per accertare le cause dell’incendio che danneggiò la Sala Valle.

Il primo operatore di cabina: Giuseppe Cianciulli Ha trascorso una vita intera dietro la macchina di proiezione a carboncini del cinema Moderno in Piazza Umberto I. Lo ricordo lì fin da quando ho iniziato a “pensare” al Festival: ritirò il premio il figlio Franco.

Luigi Novaco Bruno Falivene Vincenzo Grieco Giuseppe Cafaro Giuseppe Vitale
241 240
Nunzio Dragonetti Giuseppe Memoli Antonio Cataldo Carlo Sica, Francesco Martino Rony D’Annibale Francesco Rega Ottavio Giannattasio Pietro Rinaldi Pietro Rinaldi, Angela Caruso Armando De Luca Giuseppe Falivene Emilio Lecce
243 242
Antonio Tedesco

Il secondo operatore di cabina: Mario Tedesco. Per anni è stato l’operatore al Cinema Teatro Valle. Un factotum volenteroso, sempre disponibile, affettuoso con tutti gli amici del Festival. Ha collaborato nella ristrutturazione del Cinema Valle con mastro Michele. Ritirò il riconoscimento la moglie Alba.

L’elettricista: Gerardo Cerino. Fin dalle primissime edizioni è lui che si è occupato della costruzione e della manutenzione della rete elettrica necessaria per lo svolgimento delle nostre attività. É stato sempre presente e utilissimo, soprattutto durante le nostre serate nell’Arena quando la paura di un blackout era costante.

Il bidello: Armando Memoli Ha cresciuto le prime generazioni di collaboratori del Festival. Faceva tutto e di tutto, dalle pulizie al ritiro della posta. Mitiche le sue storie galanti. Super mitici i suoi racconti della seconda guerra mondiale. Dovrei scrivere un libro per raccontare tanti episodi che mi legano a lui - gli scherzi che gli ho fatto, i pranzi con la sua dentiera traballante, i caffè che faceva per tutti (allungandoli per risparmiare). Qui, voglio ricordarlo attraverso il figlio Giuseppe al quale abbiamo dato il nostro riconoscimento in memoria.

Il falegname: Michele Tedesco. Per anni è stato lui a curare tutti i lavori interni alle sale, la costruzione e la ristrutturazione dei palchi, lavorando notte e giorno nel dare vita alle scene che noi improvvisavamo con schizzi.

Alba Coppola Gerardo Cerino Michele Tedesco Rosaria Pecora Francesco Ferrara Alfonso Fortunato
245 244
Salvatore Cerino

Domenico Celentano è stato un grande amico e, per tanti anni, il fotografo ufficiale del Giffoni Film Festival. Nel suo obiettivo sono passati tutti, ma proprio tutti, gli ospiti e talenti che hanno sfilato sul nostro carpet in più di quarant’anni. Mi affidai a lui fin dalla prima edizione, nel 1971, per catturare quanto più possibile di ogni avvenimento giornaliero. All’epoca gli appuntamenti erano spesso oggetto di variazioni: Mimì, con grande pazienza, ogni mattina saliva le scale del mio ufficio per avere le “ultime” sugli arrivi degli ospiti. Dopo il suo pensionamento, Mimì ha lasciato il testimone professionale alla figlia Carla.

Franco Bruno Presidente Nazionale AGIS Rocco Moccia Direttore Generale Ministero del Turismo e dello Spettacolo Pierpaolo Pineschi Italonoleggio Cinematografico Walter Locatelli Regista e documentarista - Enel
247 246
Luigi Grassi Vice presidente nazionale ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici) Tommaso Cunego Direttore EPT Salerno Ignazio Rossi Presidente Festival Internazione del Cinema di Salerno Angelo Peruzzi Presidente AGIS Campania Alfredo Stella con Angelo Peruzzi
249 248
Con Fra Pio Eugenio Cuomo RAI Marcello Cipollini ANICA Giuseppe Cappuccio Istituto Luce Colonnello Giorgio Zucchetti Stato Maggiore dell’Esercito Piergiorgio De Florentiis RAI
251 250
Bernardino Vastola Esercito Italiano

Questo spazio è dedicato alla città di Torino. Due persone, in tempi diversi, sono state costruttori di ponti tra Giffoni e questa bella città. Negli anni ‘80, iniziarono i primi “viaggi dei giffoner” nel capoluogo piemontese grazie ad alcuni accordi di collaborazione e cooperazione. Centinaia di nostri ragazzi sono stati ospiti a Torino e viceversa con attività laboratoriali e culturali nelle due città. Il dirigente torinese che si è occupato di queste attività era Alberto Cavallera. La nostra collaborazione - o meglio, l’affetto che il comune di Torino nutriva nei riguardi del Festivalsi è rafforzata all’indomani del terremoto del 1980.

Il comune di Torino fu il primo ad inviare, dopo soli tre giorni, aiuti di ogni genere. Per coordinare l’intervento, venne a Giffoni l’Assessore alla Gioventù Fiorenzo Alfieri, personaggio di spicco delle istituzioni piemontesi. Fu proprio in quei giorni che si instaurò una forte amicizia e quello che sto per raccontarvi è storia: in un ristorante di Giffoni dell’epoca, “Zi’ Faiolla”, Fiorenzo si innamorò dell’idea di mutuare, in un modo diverso, l’esperienza di Giffoni a Torino. In occasione del Quarantennale del Festival, lo abbiamo insignito di un premio speciale che gli abbiamo consegnato nella grande arena di Giffoni

I sindaci del mio Comune, Giffoni Valle Piana

La galleria fotografica li ritrae tutti dagli anni ‘70 ad oggi. Queste pagine, però, non sono solo un percorso fotografico e storico: sono anche un atto di rispetto e di riconoscenza per il lavoro fatto insieme anche in momenti difficili - come ad esempio nei primi anni del Festival, quando era ancora difficile comprendere appieno la portata dell’idea Giffoni. Le foto in questa pagina sono con il sindaco Francesco De Feo nel 1973, sul palco del Cinema Valle. Si sono succeduti poi Valentino Fortunato, Sabato D’Alessio, Generoso D’Alessio, Nicola D’Alessio, Carlo Andria, Ugo Carpinelli, Paolo Russomando e l’attuale sindaco Antonio Giuliano.

Fiorenzo Alfieri Assessore alle Politiche Giovanili Comune di Torino Francesco De Feo Sindaco di Giffoni Valle Piana Alberto Cavallera Comune di Torino
253 252
Valentino Fortunato Sindaco di Giffoni Valle Piana Sabato D’Alessio
255 254
Sindaco di Giffoni Valle Piana Generoso D’Alessio Sindaco di Giffoni Valle Piana Nicola D’Alessio
257 256
Sindaco di Giffoni Valle Piana Carlo Andria Sindaco di Giffoni Valle Piana
259 258
Ugo Carpinelli Sindaco di Giffoni Valle Piana
261 260

Giovane brillante, educato e sempre sorridente, Paolo Russomando è stato sindaco di Giffoni Valle Piana per nove anni. Nipote del sindaco Ugo Carpinelli, l’ho “adottato” fin dal primo momento e credo sia stato uno dei più giovani sindaci d’Italia. Mi vantavo: nella città dei ragazzi, c’è un sindaco giovane, preparato e appassionato!

Paolo Russomando Sindaco di Giffoni Valle Piana

263 262
265 264
266

All’attuale sindaco di Giffoni Antonio Giuliano mi lega una profonda amicizia che fortifica ulteriormente i rispettivi ruoli amministrativi ed istituzionali. Con il nonno Antonio sono stato membro nel Consiglio Comunale del 1975 e credo che il Sindaco abbia ereditato da lui un forte rispetto per la natura e la passione di chi è chiamato a seminare per raccogliere. Il rapporto tra il Festival e il Comune è fortissimo e non c’è settimana in cui non ci incontriamo per scegliere, determinare e sognare insieme lo sviluppo del nostro amato comune. Con lui è stata inaugurata la Multimedia Valley, aperto il cantiere del Museo e di una nuova sala e avviati i lavori per l’Arena. Nei prossimi anni, Giffoni sarà un grande cantiere creativo, con opere strutturali imponenti che vanno dalla viabilità al recupero del borgo medievale di Terravecchia, dall’apertura del castello che sovrasta il paese fino a tante altre opere anche intercomunali. La grande sfida di oggi è il completamento della Multimedia Valley con la costruzione del Campus, un progetto già pronto che presto sarà proposto per il finanziamento. Sarà un’altra grande svolta, non solo per Giffoni ma per l’intera provincia di Salerno e la regione Campania.

Antonio Giuliano Sindaco di Giffoni Valle Piana
268
270
273 272

Comune, Provincia, Regione, MiC, Miur, Ministero degli Esteri ed UE Produzioni e distribuzioni

I miei “compagni di viaggio” non sono solo persone. In questo capitolo, è doveroso menzionare anche le Istituzioni molto importanti che hanno avuto fiducia in me, hanno osato investire nelle mie idee e - oggi più che mai - sono fondamentali per il presente ed il futuro di Giffoni e del Festival.

Sto parlando del comune di Giffoni Valle Piana, della Provincia di Salerno, della Regione Campania, del Ministero della Cultura e dell’Unione Europea. Queste istituzioni sono state, a tutti gli effetti, compagni di viaggio generosi ed affidabili. Senza il loro sostegno, il viaggio che ho ricostruito in questi volumi non sarebbe stato possibile. Nel capitolo dedicato ai politici e alle autorità, troverete i volti e i nomi di molti uomini e donne che hanno rappresentato e rappresentano tuttora queste importanti istituzioni e, a vario titolo, sono entrati a far parte della storia di Giffoni.

Qui mi limito a ringraziarli per il sostegno dato principalmente e prevalentemente allo sviluppo del Festival, alle attività collegate e anche ai nuovi progetti in cantiere. Tra noi ed il comune di Giffoni Valle Piana, la Provincia di Salerno, la Regione Campania, il Ministero della Cultura, l’Unione Europea c’è sempre stata una perfetta sintonia, un reciproco scambio in virtù del quale il Festival ha ricevuto finanziamenti e ha risposto con coerenza alle aspettative.

Le risorse che abbiamo ricevuto sono sempre state investimenti, mai fondi a perdere: siamo stati responsabili e, insieme, abbiamo trasformato l’importante impegno economico e finanziario profuso in progetti, attività, programmi e strutture.

Più avanti troverete un capitolo che racconta in modo meticoloso il percorso, non semplice, che ha portato alla costruzione della Cittadella del Cinema, della Multimedia Valley e di tante altre opere strutturali nel comune di Giffoni. Posso dire con soddisfazione che, quando ho chiesto fiducia per questi progetti, le Istituzioni citate poc’anzi - a partire dal mio comune e dalla mia regione - hanno sempre creduto nelle mie idee e sostenuto con convinzione il processo di crescita e sviluppo di Giffoni.

Lo stesso discorso vale anche per le tante attività collegate al Festival e organizzate durante tutto l’anno, sia sul territorio regionale e italiano sia a livello internazionale.

Alle Istituzioni citate si sono poi aggiunti il Ministero dell’Istruzione e il Ministero degli Esteri.

Insieme a questi “compagni di viaggio”, abbiamo raggiunto un grande obiettivo: aumentare, aprire, dilatare come non mai al mondo il concetto di Festival dando vita ad un’azienda culturale grande ed unica nel suo genere.

L’unicità che Giffoni ha nel mondo è, ad oggi, la più grande garanzia per i nostri investitori e la più grande soddisfazione per me e per il mio team.

Il viaggio nella storia di Giffoni è anche un viaggio nella storia del cinema. In questo percorso, hanno avuto un ruolo fondamentale le tantissime società di distribuzione italiane e internazionali che, negli anni, hanno scelto il Festival per presentare i propri prodotti: sono stati compagni di viaggio preziosi e imprescindibili.

Sono più di mille film che abbiamo avuto il privilegio e l’onore di presentare in anteprima durante il Festival. Per le majors italiane e internazionali, scegliere Giffoni significa compiere un atto di amore verso i ragazzi ma anche cogliere un’opportunità di promozione che credo siamo sempre riusciti a ripagare. I film presentati a Giffoni spesso vengono “accompagnati” anche da chi ci ha lavorato con impegno e passione. Per questo, nelle prossime pagine ho messo insieme tutta la straordinaria filiera del mondo del cinema: produzione, distribuzione, talenti, agenti e uffici stampa. Voglio ringraziare tutti i professionisti con i quali ho avuto il piacere di collaborare nel corso degli anni e assicurargli, ancora una volta, totale sostegno nella comune missione di promuovere la cultura cinematografica in Italia e all’Estero.

Il Festival è il collegamento naturale tra la produzione, la distribuzione e il pubblico. É un ponte che, grazie alla sua community di bambini, ragazzi e famiglie in tutto il Mondo, ha favorito, favorisce e continuerà a favorire la conoscenza e l’ingresso sul mercato di tante produzioni.

275 274
Daniel Frigo
277 276
Walt Disney Company Italia Nicola Maccanico Former Vision Distribution - Warner Bros.
279 278
Giampaolo Letta Medusa Paul Zonderland Walt Disney Company Italia
281 280
Osvaldo De Santis 20th Century Fox Tinny Andreatta Rai Fiction
283 282
Roberto Proia Eagle Pictures Iginio Straffi Presidente e fondatore Rainbow
285 284
Luciano Stella Fondatore e CEO di Mad Entertainment

Giffoni e la carta stampata

Quanti articoli sono stati scritti su Giffoni dal 1971 ad oggi? Quante parole, quanti segni, quante espressioni? Migliaia, milioni, miliardi? Quantificare un numero esatto è un’impresa davvero titanica. Nel corso degli anni abbiamo catalogato e custodito con attenzione tutti gli articoli apparsi su riviste e giornali italiani e internazionali: nei “sotterranei” degli uffici del Festival abbiamo oggi due depositi pieni di rassegne stampa. A questa imponente mole cartacea vanno poi aggiunti i pezzi che non siamo riusciti a reperire, quelli andati inevitabilmente persi e tutti i più recenti contenuti online. Fare una somma anche “solo” di questi ultimi è un compito arduo.

Provate per gioco a fare una ricerca su Google Notizie: scoprirete che inserendo “Giffoni” nella barra compaiono ad oggi oltre 205.000 articoli. Per “Giffoni Film Festival” i risultati sono 65.200, per “Giffoni Experience” 13.000 mentre con “Claudio Gubitosi” troviamo oltre 17 mila news. Questi numeri si moltiplicano in modo esponenziale durante il periodo del Festival quando gli articoli e le news diventano milioni - come certificano ogni anno Kantar Media e altre autorevoli agenzie di media monitoring internazionali. Tutto questo senza contare i risultati che compaiono online per le varie denominazioni del nostro brand (Giffoni Opportunity, Giffoni si fa in quattro, Verde Giffoni) e per le attività collaterali come School Experience o Movie Days. Questi dati fanno capire che avere una somma esatta è impossibile.

E forse è anche poco utile. Più che vantare il numero degli

articoli sul Festival, per me è interessante raccontare una storia: la storia del rapporto tra Giffoni e la carta stampata. Questa storia è iniziata molto tempo fa, quando ancora non c’erano internet e i social network. “In quel tempo” la carta stampata ha svolto un enorme compito di promozione, diffusione e informazione sul nostro Festival. Ovviamente siamo partiti dai piccoli quotidiani locali e dalle testate culturalmente e geograficamente più vicine a Giffoni.

I primi ad interessarsi sono stati il quotidiano “La Voce”, “La Gazzetta di Salerno”, il settimanale della curia arcivescovile “Agire”, il “Giornale dello Spettacolo” ed “Il nostro Cinema” – due delle prime fonti ufficiali per gli eventi cinematografici in Italia – e alcune riviste di Cava de ‘Tirreni come “Il lavoro tirreno”. I cronisti di allora guardavano Giffoni con un misto di curiosità e stupore. All’epoca, la zona dei Monti Picentini era semisconosciuta ed era difficile immaginare che proprio qui, in mezzo alle campagne, si svolgesse un festival di cinema internazionale per bambini e ragazzi. Proprio per questo, forse, siamo riusciti a suscitare subito l’interesse della stampa: tutte le testate locali volevano documentare, testimoniare e raccontare ai propri lettori la storia di un evento “apparentemente impossibile”. Così come “apparentemente impossibili” – o meglio, improbabili – sono stati alcuni dei primi inviati al Festival: ricordo con affetto, ad esempio, il compianto Michele Andria, un pasticciere di Giffoni Valle Piana che, nei primi anni del Festival, ha scritto accurati report per il quotidiano “Il Roma”.

Il primo articolo nazionale sul Festival è stato pubblicato sul quotidiano “Il Mattino” il 25 novembre del 1971. Questa pagina di giornale occupa un posto speciale nella mia memoria perché, per la prima volta, ha portato Giffoni all’attenzione dei lettori di tutt’Italia. All’interno di questa pubblicazione, troverete anche un’altra pagina de “Il Mattino” alla quale tengo molto: leggendo più avanti capirete qual è e perché significhi così tanto per me. Qui voglio limitarmi a dire che, dal 1971 ad oggi, “Il Mattino” è sempre stato un punto di riferimento sicuro per seguire Giffoni attraverso la carta stampata. Siamo stati in prima pagina e in tanti articoli sia sull’edizione nazionale che su quella locale grazie all’interesse dei direttori Mario Orfeo, Pasquale Nonno, Paolo Gambescia, Virman Cusenza e Alessandro Barbano. Debbo citare un episodio significativo. Nel 1976, stanco delle mie continue sollecitazioni, l’allora caporedattore della sezione spettacolo de “Il Mattino” Lello Greco decise di inviare a Giffoni il responsabile della redazione di Salerno Giuseppe Blasi. L’intento era chiaro: arrivare in paese, analizzare le nostre attività e stroncarci con un redazionale al vetriolo. Le cose andarono diversamente perché Giuseppe Blasi arrivò a Giffoni, analizzò le nostre attività e rimase talmente colpito da decidere di non abbandonarci più, diventando mio storico collaboratore e capo-ufficio stampa del Festival per tanti anni. Dopo Blasi, anche altre grandi firme de “Il Mattino” sono arrivate a Giffoni e hanno raccontato con dedizione e passione le nostre attività. Ricordo l’esperto critico cinematografico Valerio Caprara, Titta Fiore - giornalista eccezionale oltre che responsabile delle pagine culturali de “Il Mattino” con la quale ho fatto tante nottate per mettere insieme gli speciali che ci ha sempre dedicato con grande eleganza - Alberto Castellano e il grande scrittore Domenico Rea di cui possiamo vantare almeno sette articoli. Uno lo ricordo con particolare affetto: fu pubblicato nel novembre del 1981 - un anno dopo

il terremoto che travolse Giffoni - con il titolo “E dalle macerie riaffiorò la civiltà”. Oltre a regalarci autentici pezzi d’autore, “Il Mattino” ci ha permesso anche di aprire importanti finestre di riflessione e dibattito pubblico. Sono tanti gli editoriali pubblicati negli anni a mia firma su temi come il bullismo, l’uso consapevole dei social network, il ruolo della cultura ai tempi del Coronavirus e l’importanza dell’Art Bonus per gli eventi cinematografici. Il mio ultimo contributo risale allo scorso ottobre e devo ringraziare il direttore Federico Monga e il caporedattore Cultura e Spettacolo Federico Vacalebre per avermi dato, ancora una volta, l’opportunità di condividere le mie riflessioni con tutti i lettori de “Il Mattino”.

Tornando alla storia, ricordo che nel 1974 ci sono stati due avvenimenti molto importanti: il primo articolo internazionale – pubblicato sul numero di gennaio del mensile tedesco “In der Bundesrepublick Deutschland” – e l’arrivo a Giffoni del quotidiano nazionale “Avvenire” che realizzò un bellissimo articolo sulla quarta edizione del Festival. Conservo gelosamente una copia di questo redazionale datato 24 marzo e intitolato “Giffoni: Festival Internazionale del Cinema per ragazzi. Ciak per i giovanissimi”. L’interesse e l’attenzione della redazione di “Avvenire” è rimasto costante edizione dopo edizione: appena qualche mese fa – il 30 luglio 2021 – il quotidiano diretto da Marco Tarquinio ha pubblicato uno speciale su #Giffoni50Plus che ha un titolo evocativo: “Giffoni e il diritto dei ragazzi ad essere felici”. Anche il “Corriere del Mezzogiorno” ed “Il Tempo” hanno documentato con precisione la storia di Giffoni raccontando le nostre attività in Italia e all’estero attraverso pezzi capaci di suscitare sempre grande interesse.

Gli articoli sui quotidiani nazionali, le cronache sui quotidiani locali e gli speciali sulle riviste di settore hanno a poco a poco sdoganato Giffoni. Grazie alla carta stampata, ci siamo liberati dalla connotazione di

287 286

evento “provinciale”, dal pregiudizio che molti avevano nei confronti del cinema per ragazzi e dall’idea che fosse impossibile organizzare un evento come il nostro in Campania e al Sud Italia

Ovviamente, quest’opera di sdoganamento è stato ancora più efficace grazie all’attenzione e all’ampio spazio dedicatoci dalla stampa internazionale. Non posso non ricordare il prestigioso quotidiano inglese “The Times”, la rivista “Screen International” - la “bibbia” per gli appassionati di cinema in Europa del cinema che ci ha menzionato per la prima volta nel luglio del 1981 - e ovviamente “Variety”, la più importante rivista cinematografica al mondo che ci segue dal lontano 1977 quando ci ha dedicato un articolo a firma del giornalista Hank Werba.

Nel 2009, in occasione della trentanovesima edizione del Festival, scegliemmo proprio questa prestigiosa rivista hollywoodiana per realizzare un inserto speciale che ha fatto storia. Lo star system americano già ci conosceva ma sentivo la necessità di approfondire la notorietà di Giffoni oltreoceano associando il nostro evento alla bellezza e alla storia della Campania. Il titolo sulla copertina di “Variety” è la sintesi perfetta di questo mio desiderio: “La Campania è la regione del Giffoni Film Festival”. Sotto, in bella vista, una foto della splendida torre di Cetara. All’interno della rivista, uno speciale che definiva la Campania “leader per la cultura e per le sue produzioni cinematografiche”: proprio in quell’anno, infatti, nella Reggia di Caserta, erano state girate alcune scene del film “Angeli e Demoni”. Le pagine di “Variety” sono un esempio virtuoso di come, crescendo la visibilità Giffoni, possa crescere anche la notorietà della nostra regione e dei nostri luoghi di origine. Grazie a questo speciale, moltissimi talenti internazionali hanno compreso meglio che Giffoni è un Festival unico, che ha una missione unica e si svolge in un contesto unico come la Campania.

Anche a distanza di anni, provo una profonda riconoscenza nei confronti di tutti gli organi di stampa nazionali e internazionali che, in questi cinquantadue anni di Festival, hanno promosso le nostre attività. Non posso non ricordare in questa sede anche tutti i capi dell’ufficio stampa e i responsabili della comunicazione del Festival: Vincenzo Grieco, Padre Claudio Luciano, Sabina Falivene, Giuseppe Blasi, Walter Brancaccio, Maria Grazia Tedesco, Mariano Ragusa, Gabriele Bojano, Marco Cesaro, Piero Vistocco, Patrizia Sessa, Andrea Manzi, Francesca Blasi, Franco Matteo, Patrizia Gelvatti, Cristina Scognamillo, Pino Di Feo, Luca Tesauro, Gilda Camaggio, Monica Merola, Marianna Petruzzi, Marco Fontana e Rita Esposito. Servirebbe un’altra pubblicazione per nominare uno per uno tutti i direttori, i capiredattori, i capi servizio - specialmente delle sezioni cultura e spettacolo - le giornaliste e i giornalisti che hanno scritto di Giffoni. Per questo, qui voglio limitarmi a ringraziare tutti gli organi di stampa, sia quelli citati poc’anzi sia le molte altre testate che hanno parlato di noi dal 1971 ad oggi. Senza di loro, il cammino di Giffoni sarebbe stato sicuramente molto diverso: sono stati compagni di viaggio davvero fondamentali.

Walter Brancaccio Padre Claudio Luciano Vincenzo Grieco Giuseppe Blasi Maria Grazia Tedesco
289 288
Andrea Manzi Francesca Blasi Pino Di Feo Franco Matteo Cristina Scognamillo Gilda Camaggio Mariano Ragusa Patrizia Sessa Marco Cesaro Gabriele Bojano Piero Vistocco Luca Tesauro
291 290
Monica Merola

Enzo Todaro è uno dei “decani” della stampa salernitana. Firma di prestigiose testate e storico presidente dell’Associazione Giornalisti Salernitani (AGS), Todaro è sempre stato un interlocutore e un punto di riferimento affidabile per la promozione delle attività di Giffoni a livello locale e nazionale. Sempre presente a tutte le attività, ha partecipato a numerose conferenze e posso certamente annoverarlo tra gli amici storici del Festival. Ha difeso con strenua ed arguta attenzione la crescita del Festival quando, soprattutto nell’ambito della provincia di Salerno, le attività di Giffoni non venivano comprese. Sono grato a lui e alla moglie Ketty Volpe per questo lungo e bellissimo legame di affetto.

Marco Fontana Marianna Petruzzi Rita Esposito
293 292
Ernesto Baldo Alessandra De Luca
294
Mariolina Gamba Titta Fiore Antonio Manzo Paolo Giordano Nestor Tilli Nando Santonastaso Oscar Cosulich Antonio Fiore Monica Trotta Maria Pia Fusco Tonino Scaroni
298
Franco di Mare Diego Del Pozzo Gianni Valentino Fabio Ferzetti Antonio Tricomi Gualtiero Pierce Alberto Castellano Francesco Gallo Gloria Satta Mario Orfeo
301
Giovanna Grassi Tommaso D’angelo Alessandra De Tommasi Biagio Coscia Gualtiero Pierce Pedro Armocida Ilaria Ravarino Giovanni Bogani Ilaria Urbani Michela Tamburrino Monica De Santis Nicola Salati Marco Toriello Erminia Pellecchia Carla Errico Arianna Finos Stefania Ulivi Francesco Palmieri Valerio Caprara
303
Tommaso Siani Paolo Gambescia Direttore de “Il Mattino” Federico Monga Direttore de “Il Mattino” Alessandro Barbano Direttore de “Il Mattino”
305 304
Marco Tarquinio Direttore di “Avvenire”

Nelle redazioni dei quotidiani

Giffoni ha sempre avuto un rapporto speciale con i media e con giornali. Per me, i mezzi di comunicazione non sono mai stati semplici contenitori di fatti che si susseguono l’uno dopo l’altro: sono luoghi privilegiati dove si produce informazione e si fa formazione, soprattutto nei confronti dei più giovani. Per questo motivo, negli anni ho cercato di dialogare apertamente con chi per mestiere capta e veicola le notizie e instaurare un rapporto diretto con i giornalisti. Nel 2015, ad esempio, sono andato di persona in alcune redazioni campane per presentare gli ospiti, le anteprime e il programma della 45esima edizione del Festival. Ero stanco

dei freddi monologhi delle conferenze stampa tradizionali: ritengo sia molto più utile costruire un dialogo, un confronto - e perché no, anche una discussione - con i giornalisti e i direttori delle testate del mio territorio.

Sono stato nelle redazioni de “Il Mattino”, “Metropolis”, “Repubblica Napoli”, “La Città” e il “Corriere del Mezzogiorno”. Ovunque, sono stato accolto con curiosità, attenzione ed interesse: una cosa del genere non si era mai vista prima e conto di ripeterla anche nei prossimi anni per provare a raccontare in modo diverso e più “interattivo” il presente ed il futuro di Giffoni.

Virman Cusenza Direttore de “Il Messaggero” Pasquale Nonno Direttore de “Il Mattino” Roberto Ciuni Direttore de “Il Mattino”
307 306
311
313 312
315 314
317 316

Giffoni e la tv

La televisione è entrata nella storia di Giffoni nel 1974 con un servizio giornalistico realizzato e trasmesso dalla sede regionale Rai della Campania. La troupe arrivò in paese con una macchina a pellicola 16 mm e tanto di fonico a supporto dell’operatore Pino Castronuovo: per il Festival e per Giffoni Valle Piana fu un evento davvero eccezionale. A distanza di quasi cinquant’anni, posso dire con certezza che quel servizio del ’74 è stato il punto di partenza di uno straordinario percorso di collaborazione e supporto reciproco tra Giffoni e i principali network televisivi nazionali e internazionali. Anno dopo anno, l’impegno dei media è aumentato e, con esso, anche l’attenzione da parte del grande pubblico della TV. Il primo servizio di approfondimento su Giffoni trasmesso a livello nazionale è del 1976. Il programma era “Facciamo insieme” in onda su Rai 1 (che allora si chiamava Rete 1). Venerdì 9 aprile, alle ore 12.55, eravamo tutti incollati allo schermo: per la prima volta, vedemmo il nostro Festival e il nostro paese su una rete nazionale! La visibilità è cresciuta ulteriormente negli anni successivi grazie a Rai 2, a Rai 3 e ai vari canali di news del servizio pubblico che hanno dato spazio alle nostre attività. Di quegli anni ricordo i registi Piergiorgio De Florentiis, Enzo Balboni e Luciano Gregoretti e poi i responsabili della fascia ragazzi come Luciano Scarfa per Rai1 e Paola De Benedetti per Rai2, Gianfranco Noferi e Luca Milano. Grazie a loro, ho partecipato a tante trasmissioni negli studi di Viale Mazzini di Roma e del Centro di Produzione di Milano. Nella crescita della visibilità di Giffoni ha avuto un ruolo fondamentale la sede Rai di Napoli. Nel corso degli anni, infatti, i direttori Eugenio Cuomo, Francesco Pinto e Franco Monteleone hanno promosso con affetto tanti programmi e speciali dedicati al Festival. Fondamentale è stato l’apporto del compianto Fernando Balestra, un autore e regista al quale devo molto per la capacità di comunicazione, sintesi e coinvolgimento che ha dedicato al Festival. Sempre da

Napoli, il giornalista Giuseppe Blasi ha realizzato tanti servizi che poi sono stati trasmessi a livello nazionale durante telegiornali delle reti.

Oltre alle news, ogni anno la Rai produceva un video-report del Festival che andava in onda nel preserale o in seconda serata a pochi giorni dalla conclusione dell’evento. Era diventato un appuntamento fisso: io e il mio team ci riunivamo in un ristorante di Giffoni per seguire insieme la trasmissione e rivivere “a caldo” i momenti più belli dell’edizione appena conclusa.

Il legame con la Rai si è consolidato ulteriormente all’inizio degli anni ’90 grazie al mio rapporto con lo storico direttore di Rai 1 Carlo Fuscagni. Per tramite suo e di Fininvest, nel 1992 fui chiamato a dirigere Umbria Fiction e lì conobbi anche il direttore di Rai 2 Giampaolo Sodano. Per Giffoni, furono anni d’oro: riuscimmo ad ottenere collegamenti e dirette su tutte e due le reti nazionali anche in prima serata con conduttori del calibro di Mara Venier e Leo Gullotta. Per questi speciali trasmessi a livello nazionale e per l’attenzione mostrata nei confronti del Festival fin dalle sue prime edizioni, posso dire che la Rai è stata fondamentale e necessaria per la storia di Giffoni adempiendo con cura ed attenzione al suo ruolo di servizio pubblico.

Sul piano locale, con l’avvento delle televisioni private all’inizio degli anni ‘90, la provincia di Salerno ha visto nascere molti network che hanno dato spazio alle attività di Giffoni. Ricordo Telecolore – emittente salernitana che ha seguito il Festival per tanti anni con dirette ed approfondimenti – TV Oggi, Tele Salerno 1, Telediocesi, Tele Capri e altre. Uno storico partner di Giffoni è Lira TV, emittente leader a livello regionale che da anni dedica al Festival ampi servizi e collegamenti in diretta che vengono poi riproposti anche su altre reti collegate al network gestito dall’editore Raffaele Budetti. Il supporto di Lira TV – grazie agli ottimi giornalisti e operatori che hanno partecipato al Festival dagli anni ’90 ad oggi – è stato fondamentale per estendere la notorietà di Giffoni in provincia di Salerno e in Campania. Tornando alla storia, ricordo che tra il 1992 e il 1993, terminò quella che viene definita la “pace televisiva” tra Rai

e Fininvest e cambiarono tutti vertici delle due aziende. Lo straordinario percorso di collaborazione tra Giffoni e la Rai si interruppe bruscamente con l’avvento dei “professori”. Questi nuovi dirigenti rivoluzionarono palinsesti delle emittenti pubbliche e non tennero minimamente conto del Festival.

Dopo molte pressioni, ottenni un incontro a Roma con un alto dirigente Rai che mi liquidò dicendo che avrebbe dedicato a Giffoni uno speciale di 24 minuti da mandare in onda il 15 agosto alle ore 16. Per motivi di pudore e riservatezza, non posso dirvi quale fu la mia risposta. Deluso e amareggiato da questa situazione, al termine dell’edizione ’93 del Festival, rilasciai una lunga intervista al quotidiano “Il Mattino” nella quale sottolineavo lo sgarbo, il disinteresse e l’arroganza dei nuovi vertici Rai. L’articolo andò a finire – ancora oggi non so come – sulla scrivania di un alto dirigente Fininvest che all’epoca non conoscevo, Carlo Bernasconi, che mi fece subito contattare dalla sua segretaria per fissare un appuntamento. Rimasi molto stupito e anche molto preoccupato. Pensavo: adesso cosa vuole da me Fininvest? Lo ammetto: ero prevenuto. Il clima televisivo di quegli anni era molto complesso e certamente allora Fininvest non brillava per i suoi contenuti. Per di più, avevo molte remore a causa del rapporto avuto in precedenza con la Rai: per me, la presenza del servizio pubblico a Giffoni doveva essere obbligatoria, non facoltativa. Nonostante tutto accettai l’invito di Bernasconi e ci incontrammo nel suo ufficio di Roma.

Ricordo ogni parola di quell’incontro. Bernasconi mi venne ad accogliere di persona all’ingresso e, insieme a lui, c’erano Paolo Liguori, il direttore dei palinsesti e di Canale 5 Giorgio Gori e il direttore di Rete 4 Carlo Vetrugno. Mi chiesero notizie del Festival e cercarono di capire bene i motivi del mio disagio nei confronti della Rai. Raccontai tutto con sincerità perché ogni minuto che passava percepivo il genuino interesse dei miei ascoltatori e il comune desiderio di stringere una sorta di alleanza: Giffoni avrebbe messo contenuti di qualità, Fininvest i canali per diffonderli e farli arrivare al grande pubblico.

Al termine dell’incontro, uscii dall’ufficio camminando a

319 318

dieci centimetri da terra: una “levitazione” e uno shock che ho provato poche altre volte nella mia vita. A Bernasconi chiesi solo di proteggere Giffoni perché avevo paura che una realtà grande come Fininvest potesse entrare nella mia vita e in quella del Festival come un elefante in un negozio di cristalli. Fortunatamente non andò così e anzi Fininvest mostrò particolare riguardo nei confronti del nostro evento schierando subito i suoi professionisti di punta: Giancarlo

Scheri, Cesara Bonamici, Antonello Sarno, Cristina Parodi, Claudio Brachino, Anna Praderio, un sempre presente Paolo Liguori e tanti altri. Era il 1994 e fu l’inizio del lungo e proficuo rapporto tra Giffoni e le reti del gruppo Fininvest/Mediaset.

Negli anni successivi, ho avuto poi il privilegio di incontrare il presidente Fedele Confalonieri, il vicepresidente Gianni Letta, la responsabile delle relazioni istituzionali e presidente del “Centre on regulation in Europe” Gina Nieri e la dirigente

e vice presidente del comitato “media e minori” Elita Lucchin. E ancora, non dimentico la collaborazione e le tante riunioni fatte a Milano con Marco Costa (direttore delle reti tematiche), Maurizio Colombo (responsabile del coordinamento e marketing), Francesca Canetta (figura cardine del team di Giorgio Gori a Canale 5), Stefania Battaini (che oggi coordina per Canale 5 le attività con Giffoni), Massimo Ciampa, Carlo Panzeri e tanti altri dirigenti. Altri network nazionali e internazionali sono arrivati a Giffoni negli anni successivi. Uno dei più importanti è sicuramente Sky Italia. Il Festival è entrato su questa piattaforma “dalla porta principale” grazie alla determinazione e all’antica amicizia con Andrea Scrosati e Nicola Maccanico. Un ruolo importante l’hanno avuto anche la direttrice di Sky Cinema Margherita Amedei e la responsabile della comunicazione Chiara Altobelli. Oltre a mandare in onda servizi sui propri canali di news, per molti anni Sky Cinema ha voluto che i suoi inviati al Festival fossero gli stessi giurati: i giffoner realizzavano dei veri e propri report giornalistici che poi venivano mandati in onda a livello nazionale. Ancora oggi, inoltre, Sky Cinema propone al suo pubblico un’ampia rassegna dei film in concorso al Festival. Anche il network ViacomCBS, le tv del gruppo De Agostini, Disney Channel e Cartoon Network hanno collaborato con Giffoni dando visibilità alle nostre attività. A questi canali vanno aggiunti i media internazionali che, nel corso degli anni, sono arrivati a Giffoni. Elencarli tutti sarebbe davvero impossibile. Ricordo la televisione di stato del Qatar, la tv nazionale albanese, la televisione pubblica ungherese e troupe dal Brasile, Polonia, Spagna e tanti altri paesi: le telecamere di tutto il mondo sono arrivate a Giffoni per documentare le nostre attività prima, durante e dopo il Festival. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Giffoni ha messo in piedi un’area broadcast molto efficiente che permette alle tv internazionali di avere i contenuti del Festival in tempo reale. In questo modo, non c’è più bisogno di far arrivare cameraman e giornalisti dall’altra parte del mondo: i grandi network internazionali – come la BBC, CNN ma anche le televisioni canadesi, sudamericane e asiatiche – possono

scaricare i video dell’ufficio produzione di Giffoni e realizzare report per il proprio pubblico. Questa soluzione tecnologica ci permette di mantenere collegamenti con i media di tutto il mondo senza particolare difficoltà.

La storia tra Giffoni e la televisione continua oggi grazie all’ottimo rapporto con network del nostro paese. Per la Rai, voglio ricordare Antonio Di Bella e Andrea Vianello (direttori Rai News), Mario Orfeo (direttore TG3), Franco Di Mare (direttore Rai 3) e il TGR Campania con Antonello Perillo caporedattore responsabile della testata e Gianfranco Coppola vice-direttore. Sempre per il TGR Campania, va menzionato anche il giornalista Ettore De Lorenzo che da anni realizza servizi che vengono poi mandati in onda anche sui canali nazionali. Il gruppo Mediaset segue oggi le nostre attività grazie all’affettuoso interesse dei direttori di rete Sebastiano Lombardi (Rete 4) Giancarlo Scheri (Canale 5), Laura Casarotto (Italia 1), Clemente Mimun (TG5), Andrea Pucci, Rosanna Ragusa e Annamaria Broggiato (Studio Aperto e TG4), Mauro Crippa (Video News) e il nostro grande amico Paolo Liguori (direttore di TGCOM24). Il rapporto con Sky prosegue tramite il direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis e il suo vice Omar Schillaci.

Grazie a tutti questi giornalisti e a tanti altri ottimi professionisti che sarebbe impossibile nominare uno per uno, Giffoni è entrata in milioni di case del nostro Paese e di tante altre nazioni: a loro va la mia gratitudine e il mio affetto per averci aiutato a far emergere la storia e i valori di Giffoni.

321 320
Luciano Gregoretti - RAI 1 Piero Marrazzo, Vincenzo Mollica - RAI
323 322
Giacomo Campiotti, Piero Marrazzo, Mara Venier - RAI Vincenzo Mollica - RAI Giancarlo Magalli - RAI Fernando Balestra - RAI Gianfranco Coppola - RAI Anna Teresa Damiano - RAI
325 324
Guido Barlozzetti - RAI Da sinistra: Augusto Milana, Piergiorgio De Florentis - RAI Eugenio Cuomo - RAI Tonino Pinto - RAI Sergio Zavoli, Presidente RAI - Vincenzo Mollica Luciano Scaffa - RAI 1 Roberto Zaccaria - Presidente RAI Giampaolo Sodano - Direttore RAI 2
327 326
Paola De Benedetti - RAI 1 Massimo Milone - RAI
329 328
Ettore De Lorenzo - RAI

Federico Pontiggia

Carolina Rev

Laura Squillaci

Andrea

Francesca

Andrea

Zapata

Fabio

Antonio

Laura Piacenti

Luciano Scateni - RAI Anna Teresa Damiano - RAI Luigi Carbone - RAI Antonella Fracchiolla - RAI Marialaura Massa - RAI Antonello Perillo - Caporedattore TGR Campania Enzo Ragone - RAI RAI:
Campisi
Ballerini
Lorenzo Ingrao
Gida Salvino
Bianchi
Ranalli
331 330
Leonardo Metalli - RAI Carlo Bernasconi - Mediaset Fedele Confalonieri - Mediaset Gina Nieri - Mediaset Anna Praderio - Mediaset Piersilvio Berlusconi - Mediaset Giancarlo Scheri - Mediaset Federico Pini - Mediaset
333 332
MEDIASET: Elisa Esposito, Francesco Maddaloni, Marta Perego, Michelangelo luliano, Francesca Pizzolante, Alice Bonanno e Fabrizio Filippone Paolo Liguori - Mediaset Cesara Buonamici - Mediaset
335 334
Cristina Parodi, Giorgio Gori Mediaset Antonello Sarno - Mediaset
337 336
Claudio Brachino - Mediaset Giuseppe De Bellis - Sky
SKY: Silvia Muntoni Barbara Tarricone Davide Pitinzano Francesco Castelnuovo Federica Pirchio COMING SOON: Erika Micheli Alberto Baldassarri 339 338
Omar
Schillaci - Sky
Franco Esposito - Telecolore Giuseppe Leone - Telecolore Antonio De Simone - Telecolore Giuseppe Pantuliano - Telediocesi Antonio Pirpan - Telelibera Battipaglia Giuseppe Iannicelli - Canale 21 Marco Salvatore - TV Oggi Salerno
341 340
Stefania Apolito - Telecolore Francesca De Simone, Simona Cataldo - Lira TV Alessandro Ferro - Lira TV Giosuè Elia - Lira TV Ivano Montano - Lira TV Francesca Salemme - Lira TV Girolamo Budetti - Lira TV
343 342
Michele Masturzo, Andrea Siano - Lira TV Antonio Esposito - Lira TV
345 344
347 346
Pippo Pelo - Radio Kiss Kiss

AURA: la voce del sociale

Giffoni non esisterebbe se non nel suo slancio verso gli altri.

La dimensione sociale è sostanza vitale per noi. Ecco perché da Giffoni nasce l’associazione AURA - GIFFONI FESTIVAL TEAM.

Il 2004 è l’anno in cui si costituisce con un obiettivo molto chiaro: sviluppare e sostenere al meglio le iniziative di Giffoni proprio nel campo del sociale, realizzare progetti mirati in diversi settori no-profit e di utilità sociale, come l’assistenza sociale, la promozione di eventi culturali, lo sviluppo di campagne nazionali ed internazionali, la beneficenza, progetti a favore di minori

a rischio. In questi quasi venti anni di attività AURA è stata l’anima sociale di Giffoni, la custode dei valori e dello spirito con cui ha preso il via quel sogno chiamato Giffoni.

Insieme abbiamo portato avanti campagne di grande forza comunicativa e di fortissimo impatto, abbiamo intessuto relazioni, in particolare con i principali ospedali pediatrici italiani, siamo stati lì dove vivono gli ultimi, dove trovano rifugio gli emarginati, dove operano gli uomini di buona volontà che si prodigano per gli altri. Siamo stati al fianco degli invisibili del mondo, come è giusto che Giffoni faccia.

349 348
351 350
Mariella Enoc - Presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù
353 352
355 354
Prof Massimiliano Raponi Direttore sanitario opbg Palidoro Prof Antonio Amodeo Cardiochirurgo Bambino Gesù Sandra Lonardo, Alfonsina Novellino
357 356
Rosanna Bernardi, Roberto Napoli Pasqualina Trabucco, Rosanna Nobile, Alfonsina Novellino, Rosanna Bernardi

Per tutta la vita

Il team di Giffoni

È impossibile parlare di Giffoni al singolare. La nostra storia non è una vicenda individuale; è un film collettivo al quale hanno “partecipato” tanti (tantissimi) uomini e donne con professionalità diverse.

Ognuno ha avuto il proprio “ruolo” e le proprie responsabilità ma tutti hanno condiviso lo stesso impegno, la stessa professionalità e la stessa passione.

Per questo motivo, provo un profondo senso di rispetto e di gratitudine nei confronti di tutto il mio team, dai collaboratori storici che hanno visto nascere il Festival negli anni ‘70 fino ai “nuovi arrivati” che porteranno energie fresche per gli anni a venire. Tutti hanno lavorato, lavorano o lavoreranno per rendere Giffoni ancora più bella e più forte: senza di loro, ci sarebbe poco di tutto ciò che oggi conosciamo e amiamo.

4
Antonio Tedesco Fernando Spirito Franco Rega
361 360
Antonio Tedesco, Fernando Spirito, Claudio Gubitosi
363
Armando Memoli

Non mangiate cocomeri la sera e andate

a letto presto!

Tra le decine di migliaia di documenti custoditi nell’archivio del Festival, c’è una circolare che ricordo sempre con un sorriso. L’ho scritta nel 1983, alla vigilia della tredicesima edizione del Festival. L’anno prima, erano arrivati a Giffoni François Truffaut e Robert De Niro. La partecipazione di questi due grandi talenti - i primi veri ospiti internazionali di Giffoni - è stata uno spartiacque fondamentale per la storia del Festival: per la prima volta, compresi che era necessario fare un grande salto in avanti in termini organizzativi, passando dal “volontariato” dei primi anni ad una struttura più stabile. Soprattutto perché, per l’edizione dell’83, avevamo ricevuto per la prima volta l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana, assegnato i premi “Nocciola d’oro” a Ingmar Bergman e Eduardo De Filippo e invitato il regista Giuliano Montaldo. Ogni cosa doveva essere gestita nel migliore dei modi. Ero davvero molto preoccupato. Anche perché, alcuni giorni prima dell’inizio del Festival, avevo scoperto una preoccupante “tradizione”. Un gruppo di giovani collaboratori aveva preso

l’abitudine di incontrarsi la sera per qualche bicchiere di vino in compagnia ed epiche cocomerate. Aggredivano meloni giganteschi che, solo a guardarli, mi facevano venire il mal di stomaco. Era quindi scontato e prevedibile che il giorno successivo non si presentasse quasi nessuno in ufficio. Giovani come erano, dopo due giorni stavano bene. Ma non stava bene a me perché non mi era possibile, senza di loro, gestire le attività prima dell’evento. Pensai perciò di scrivere una sorta di vademecum, una raccomandazione per i miei collaboratori che credo sia stata molto utile per rafforzare il senso di responsabilità. Ricordo ancora alcuni passaggi significativi di questo documento che considero il mio primo atto da “direttore”. “…È assolutamente vietato ogni tipo di commento o giudizio sui film, anticipare eventuali vittorie o sconfitte, suggerire o sollecitare i giurati a votare su eventuali pressioni esterne…”; “…bisogna sempre apparire sorridenti e sicuri di se stessi, mai discutere…”; “…è importante abbellire due locali cinematografici con due bandiere italiane da sistemare ai lati dello schermo

con fiori e piante”; “…tutti dovranno trattare col massimo rispetto e garbo i ragazzi…”. Per i cocomeri, ovviamente, scrissi una raccomandazione ad hoc: “…non voglio sembrare esagerato, ma proprio perché mi reputo un discreto organizzatore, debbo tutelare il Festival interessandomi anche della vostra salute. Non sto dicendo che non si deve andare in discoteca, ma non mi sembra giusto che ci si fermi fino ad ora tarda (mattina) e che poi tutti gli orari del programma e il lavoro assegnato saltino per un’acidità fatta per una cocomerata o si abbia poi mal di testa per una notte folle. Sono dieci giorni di sacrifici che se fatti bene daranno i loro risultati...”. Con il senno di poi, posso dire che i sacrifici fatti da quelle ragazze e da quei ragazzi - che ringrazio ancora oggi per la passione, l’energia, l’affetto e la disponibilità dimostrata nei confronti miei e del Festival - hanno dato davvero risultati straordinari.

365
Franco Costabile in Vita di un povero diavolo, di Claudio Giubitosi - 1971
367 366
Raffaele Tesauro, Franco Rega, Claudio Gubitosi, Michele Palo, Mario Ferrara

Antonio Giannattasio, Maurizio Di Muro, Marco Cesaro, Massimiliano Tedesco, Modesto Tedesco, Rosario Forte, Angelo Giannattasio, Luca Russomando, Carmine D’Alessio, Elio Verace, Lea Mancino, Alessandro Duccilli, Patrizia De Cristofaro, Angelo Cafaro, Doriana Giannattasio, Natascia De Rosa, Laura di Mauro.

Patrizia De Cristofaro, Teresa Landolfi, Norma Falivene, Amelia De Marco, Franco Rega.

369 368
Antonio Cataldo, Claudio Gubitosi, Sabato Cesaro Claudio Cianciulli Luigi De Filippo Luca Apolito, Manlio Castagna, Francesco Paglioli, Antonio Capuano, Eliana Esposito, Claudio Gubitosi
371
Mario Ferrara, Generoso Andria, Carlo Andria Giuseppe Granozio, Piero Giuliano Antonio Pergola
375 374
Alfredo De Cristofaro, Antonello Giannattasio, Franco Di Vece Angelo Cafaro Mimma Cafaro Biagino Fiscella
377
Norma Falivene Maurizio Di Rienzo Piero Gazzaneo Gerardo Brancaccio
379 378
Mario Pale, Antonietta Buonanno, Renato De Stefano Antonietta Buonanno Nunzia Schiavone
381 380
Piero Di Muro
383 382
In alto da sinistra Antonello Cianciulli, Padre Claudio Luciano, Aldo Gabola, Salvatore Cerino A sinistra Renato De Stefano, Carlo Andria - A destra Carlo Andria, Salvatore Cerino
384
Giuseppe D’Antonio
387 386
Tonino Pinto
389 388
Antonia Grimaldi Natascia De Rosa
391 390
Giovanni Brancaccio
393 392
Marco Cesaro
395
Jacopo Gubitosi Davide Russo
397 396
Michele Melillo Francesca Pecoraro Giuseppe Tedesco
399
Martina Mongillo Paola Comin
401 400
Manlio Castagna Gianvincenzo Nastasi
402
Luca Apolito Da sinistra: Antonio Giudice, Cristian Patanè, Simone Varano, Erica De Lisio, Rosario Minervini
405 404
In alto da sx: Francesco Petrone - Maria Imperato, Erica De Lisio - Francesco Paglioli, Andrea Contaldo, Luca Apolito, Gianvincenzo Nastasi Da sinistra: Maria Imperato, Giuseppe Novellino, Andrea Contaldo Fiorenzo Brancaccio Alessandro Di Stefano Stefano Muroni Simona Cataldo Andrea Siani con Vincenzo Spadafora
407 406
Francesco Paglioli Mauro Simonetti Mariolina Simone Andrea Contaldo Cristina Rambaldi Lippolis Elena Scisci Carla Paglioli Annabella Marotta Nicolò De Devitiis
411 410
Nicola Ingenito Mariasole Limodio Orazio Cerino Eleonora Calabrò Bernardo Tafuri Nico Tripodi, Benetta Torre Francesco Pannullo
413 412
Gianmaria Tammaro Luciano Lanzillo, Gerardo Sorgente Teseo Mele Vittorio Andria Massimiliano Tedesco Alfonso Tramontano Guerritore Simona Falcone
415 414
Daniele Moschella - Barbara Cangiano Alessio Iannicelli Rita Esposito Alfonso Tramontano Guerritore, Giulio Di Donna, Patrizia De Cristofaro
417
Marco Fontana Marianna Petruzzi Fulvia Leopardi Sabrina Sica Anna Bisogno Emma Di Lorenzo
419 418
Ufficio stampa
420
Lorenzo Insegnante, Guglielmo Gambardella Carla Celentano, Sergio Gatto Roberta Michilli Luigi Pepe Luigi Di Domenico Mirko Bove, Gaetano Del Mauro Alfonso Maria Salsano Carlalbero Leonardi Lello D’Anna
423
Sabato Scarpa Orazio Maria Di Martino, Luca Tesauro, Antonino Muro
424
Gaetano Del Mauro
427 426
Alessandro Avagliano, Francesca Fasolino
429 428
Roberto Esposito Vincenzo Forte Luca Tesauro, Luca Ruju Giusi Rago Barbara Costabile
431 430
Marta Frasca
433
Mariapia Montuori Fulvio Iacuzzo Domenico Iacuzzo Gerardo Iacuzzo Pasquale Russomando, Laura Spartivento Antonio Sorgente Matteo Accurso, Vicenzo De Martino Marilena Prifti, Steven Paul Erion Veliaj Niko Ajazi
435 434
Lorena Prifti Lucia Borgonzoni, Julia Dhame Francesco Rufo Marica Lamberti, Manuela De Cataldis Chiara Lagomarsino Picasso Domenico Benvenuto Federica Rega Ester De Cristofaro, Marco Carrafiello, Loretta Giannattasio Mariapia Montuori, Valerio Giannattasio, Daniela Procida Generoso Foglia Antonio Montefusco
437 436
Daniela Procida, Loredana Delle Donne Darko Basheski Tom Zielke, Marta Zielke Mario De Rosa, Marco Cesaro, Dea Krstevska Milena Sokolowska Piero Vistocco, Giovanni Cerrone Giuseppe Marrandino Roberto Di Giacomo, Piero Vistocco, Mario Ferrara
439 438
Piercamillo Falivene Carla Paglioli, Pietro Rinaldi, Elena Scisci Elena Scisci Giusy Toro, Vincenzo Barletta, Francesca Pecoraro Tony Guarino, Carla Paglioli, Rosa Di Maio Clelia Bove Jacopo Gubitosi, Elena Scisci
441 440
Cristina Rambaldi Lippolis Neviaclaudia Gubitosi Umberto Chiaramonte Amedeo Gubitosi Antonello Sarno
443 442
Ricky Palazzolo Luigi Notarfrancesco Crepaldi Gianluca Truglio Valerio Giannattasio Francesco Ferrara Antonio Giannattasio Francesca Somma Vincenzo Barletta
444
Antonio Notarfrancesco Federica D’Ambrosio Emanuele Mancino, Vincenzo Barletta Vincenzo Barletta, Jacopo Gubitosi Margherita Onorato
447 446
Patrizia De Cristofaro Pasquale Bartilomo Sabato Romeo Maria Paugelli Rita Esposito
449 448
Marco Fontana
450
Julie Friedman Tony Guarino Gerry Guarino Anna Falivene Donato Guarino Caterina Melara
453 452
Tony Guarino Giulia Terralavoro In alto da sinistra: Annalaura Imperiali d’Afflitto, Antonella Antonini, Mara Moscariello, Paola Di Mauro De Rosa Laura Aimone Stella Ianniello Chiara Sannino
455 454
Mara Califano, Barbara Di Maio Andrea Filardi, Angela Albarano, Gianvincenzo Nastasi, Marco Fontana, Sara D’Amore Antonello Cianciulli Daniele Santonicola, Andrea Girolami Alice Cancellario A destra: Giulio Tedesco Mattia Carpinelli Barbara Di Maio, Maria Vittoria Gargiulo, Alessia De Stefano, Carmen Fiengo, Ilaria Versace Marcello Paolillo, Carlo De Cristofaro, Alice Cancellario Ciro Girardi A sinistra: Maurizio Nichetti A destra: Mariangela Monterisi A sinistra: Charles Penrhyn Maria Rosaria Cerino Barbara Booker
457 456
Eliana Esposito Emanuele Mancino Enza Pergola Drone Experience
459 458
Carmine Palo Luca Fresolone, Aldo Padovano Luca Pagliari, Aldo Padovano
461 460
Marco Fronza Tonino Pinto, Pasquale Campopiano Pasquale Campopiano Mario Ferrara, Neviaclaudia Gubitosi, Claudio Gubitosi, Carmen Amoroso, Francesco Ferrara, Antonietta Buonanno Lorenzo Gigliotti
463 462
Terzo da dx: Lucio Truono Giovanni Petrone Luciano Sbarra, Antonio Sica Stefano Muroni Emilio D’Arco Luigi Sales Francesca Pecoraro, Alessandro Masiello
465 464
Luca Tesauro, Barbara Costabile, Antonino Muro Emma Di Lorenzo, Pietro Rinaldi, Alfonsina Novellino, Lea Mancino, Antonio Andria Patrizia De Cristofaro, Giusi Rago, Marta Frasca, Rosa Di Maio Cecilia Scarfò, Gianluca Mansi, Rita Esposito
467 466
Lea Mancino Luca Iacuzzo Emiliano Nivelli Teodoro Fulgione Carmine Palo, Stefano Notarfrancesco Carlo Duccilli
469 468
Clean Fast: Giuseppina, Maria Rosaria e Gerardina Marta Pepe Giffoni Factory Giovanni Cerri Benedetta Torre, Elisa Nicoletti, Gianvincenzo Nastasi, Giusi Lambiasi, Valentina Sada, Pietro Rapuano Giusi Lambiasi Gianni Cioffi Rosaria Spiniello
471 470
Chiara Pepe

Le cose che non ti ho detto

Il Festival non è stato il mio unico impegno in questi 70 anni. Voglio dedicare questo capitolo a tutte le altre attività politiche, amministrative, culturali e creative che ho intrapreso dal 1975 ad oggi. Si tratta di esperienze molto importanti che ho portato avanti senza mai tralasciare o trascurare gli impegni e le attività del Festival. Anzi: le competenze, le conoscenze e le abilità maturate grazie a questi “percorsi paralleli” mi hanno permesso di arricchire e migliorare il Festival anno dopo anno.

5

1974

Nel 1974 ho promosso e fondato la Pro Loco di Giffoni Valle Piana.

1975

Dal 1975 al 1979 sono stato prima Consigliere Comunale e poi Assessore del Comune di Giffoni Valle Piana con delega al Turismo.

475 474

1980

Ordinanze e decreti

Attività Regione Campania e certificati di servizio

Dal 1980 al 1992 sono stato dipendente del Comune di Giffoni Valle Piana. Nel 1982, sono stato distaccato dal Comune alla Regione Campania dove, in qualità di funzionario, ho collaborato a numerosi progetti con l’Assessorato al Turismo diretto da Salvatore Armato e con l’Assessore alla Cultura Mario Sena. Con il mio impegno in Regione ho favorito il restauro del Complesso Monumentale San Francesco di Giffoni Valle Piana. Nel 1982 sono stato nominato Responsabile delle Pubbliche Relazioni della Presidenza della Giunta, incarico che ho mantenuto fino al 1990 realizzando, per la prima volta, l’Ufficio Pubbliche Relazioni della Regione Campania. Durante la mia permanenza in Regione ho sostenuto la creazione della Legge Regionale per l’istituzione della Cineteca della Campania. Questa norma ha visto la luce nel 1982 sulla base di un testo che ho elaborato. Un’altra iniziativa importante che ho portato avanti è la legge per la lettura del giornale in classe in tutte le scuole della Campania.

477 476

1987

1989 1991

Dal 1989 al 1991, sono stato impegnato al Teatro San Carlo di Napoli con i sovrintendenti Francesco Canessa e Renzo Giacchieri. In questi tre anni, ho promosso e organizzato molte attività didattiche e culturali destinate in particolare alle Scuole e agli Enti locali.

Il mio impegno ha permesso ad oltre settantamila ragazzi e ragazze delle scuole campane di assistere agli spettacoli del Teatro San Carlo e scoprire, spesso per la prima volta nella vita, la potenza della musica. Inoltre, ho chiesto ed ottenuto dal Teatro San Carlo l’assegnazione in ciascun turno degli spettacoli

di un numero di posti destinati ai comuni della Campania. In questo modo, circa quarantamila abitanti della mia regione hanno potuto partecipare agli spettacoli teatrali del San Carlo.

Nel 1987 sono stato il delegato della Regione Campania per l’organizzazione delle celebrazioni del 250° anniversario del Teatro San Carlo di Napoli.
479 478

Queste iniziative quasi dissacranti hanno contribuito a trasformare il “classico pubblico” del teatro in una platea vivace e intergenerazionale.

Al centro: Maurizio Pietrantonio Renzo Gracchieri
481 480
Francesco Canessa

Nel 1991 sono stato chiamato dalla RAI e da FININVEST a far parte del team di UMBRIAFICTION TV, il festival internazionale della Fiction Televisiva presieduto dal Presidente della RAI Enrico Manca e dal vicepresidente di FININVEST Gianni Letta. Nel 1991 sono diventato co-direttore di Umbriafiction Tv insieme ad altri tre eminenti esponenti della cultura italiana e nel 1992 sono diventato unico direttore della manifestazione. In soli due anni ho ricevuto apprezzamenti in tutto il mondo e grandi consensi dai manager delle più importanti società televisive. A Terni ho realizzato una sezione speciale di UMBRIAFICTION TV dedicata alla produzione televisiva per ragazzi. Questo avvenimento ha avuto una portata straordinaria perché da qui sono nate molte delle novità nel campo della produzione per ragazzi che negli anni successivi sono state inserite nei palinsesti televisivi pubblici e privati.

483 482
1991

Nel 1994, a Salerno ho realizzato un altro progetto televisivo, ITALIAFICTION

TV, mantenendo sempre un focus speciale sulla produzione cinematografica, sulla fiction televisiva per ragazzi e sul mondo dell’animazione.

1994
Gianni Letta
485 484
Enrico Manca

2004Ho ideato e realizzato le rassegne “Ragazzi al Cinema” trasmesse con grande successo di pubblico sulle Reti Mediaset (ITALIA 1 e CANALE 5).

Il 17 giugno 2004 sono entrato a far parte della nuova società di Cinecittà Holding, AIP (Audiovisual Industry Promotion), con il compito di promuovere il cinema italiano nel mondo. Il 29 ottobre 2004 sono entrato a far parte, su nomina del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giuliano Urbani, della Commissione Nazionale per il Cinema. Il 26 gennaio 2005 sono stato nominato Direttore Generale dell’AIP (Audiovisual Industry Promotion) e Consigliere di Amministrazione della società di Cinecittà Holding, “Filmitalia”.

487 486
489 488
Nomina componente Commissione Cinema - Ministero dei Beni Culturali

Il laureato

A partire dai primi anni ‘80, le Università di tutt’Italia hanno iniziato a mostrare un crescente interesse nei confronti della storia, dell’esperienza e dell’idea Giffoni.

La curiosità ha contagiato ben presto anche diversi atenei internazionali: si sono interessate a Giffoni le Università di Varsavia in Polonia, Lund in Svezia, Seoul in Corea, Melbourne in Australia, Tokyo in Giappone, Tirana in Albania, Tbilisi in Georgia e tante altre fino alla George Washington University negli USA. Tutte queste università hanno dedicato a Giffoni centinaia di studi e ci hanno aperto le porte delle loro aule per incontri, workshop e dibattiti con gli studenti.

6

Giffoni e le università

Tra l’Italia e l’estero, in tutti questi anni credo di aver incontrato centinaia di migliaia di ragazzi curiosi, attenti e così desiderosi di conoscere meglio il Festival. Le mie comunicazioni e le mie testimonianze sono sempre state molto varie: dalla vera e propria storia di Giffoni al rapporto con il territorio e le Istituzioni, dal marketing alla comunicazione, dalle opere strutturali all’organizzazione che ci ha portato a realizzare anche 540 attività in un solo anno. Uno degli argomenti più sensibili e richiesti è stata l’organizzazione degli eventi culturali: come nasce l’Idea? Come va sviluppata? Cosa bisogna fare per darle una forma efficace e renderla partecipe a tutti coloro che dovranno poi concorrere alla sua realizzazione? A queste domande, ho sempre cercato di rispondere con particolare umiltà ma anche con il senso di responsabilità di chi ha il dovere di trasferire, formare e informare i più giovani. Il mondo accademico mi ha regalato anche tre grandi, immense, soddisfazioni. Nel 2011, l’Università degli Studi di Salerno ha realizzato la prima ricerca scientifica sull’impatto culturale di Giffoni sulle nuove generazioni e sul territorio. L’indagine è stata condotta dai professori Carmen Gallucci, Piera Bellelli, Giuliana Saccà e Felice Addeo. Nell’ottobre del 2012, l’Università Statale delle Arti di Tirana mi ha insignito di una laurea ad honoris causa per “avere per primo contribuito fin dal 1984 alla promozione della cinematografia e dell’arte albanese, in Europa e nel mondo, e per il forte sostegno assicurato alle giovani generazioni albanesi”. Questo riconoscimento è davvero prezioso perché evidenzia, premia e ripaga l’impegno che ho sempre profuso per il cinema e per i ragazzi in ottica internazionale. Anche la George Washington University occupa un posto speciale nel mio cuore e nella mia memoria. Qui infatti, dal 25 al 27 ottobre 2017, ho vissuto una delle esperienze più intense ed emozionanti della mia vita. Su invito del prof. Roberto Parente dell’Università di Salerno e del prof. Aiman El Tarabishy, ho presentato in

questa prestigiosa Università americana una case history intitolata: “Giffoni Film Festival: How to morph a rural area in an innovation cluster in the digital arts production”. Il mio primo intervento a Washington è durato più di 60 minuti. Al termine si sono susseguite domande e curiosità dei rettori e docenti di numerose Università estere presenti in sala. Poi, una sorpresa che ricordo ancora con emozione: il momento in cui la G. W. University mi ha insignito del “Luminaries Awards 2017” per Social Entrepreneurship in Practice. Questa “onorificenza è destinata a chi ha compiuto opere favolose nel mondo e in questo Giffoni rappresenta un vero miracolo italiano riconosciuto in tutto il Mondo”.

La laurea ad honorem ed i premi sono riconoscimenti importanti ma la soddisfazione più grande, come sempre, mi è arrivata dai ragazzi. Nel corso degli anni, sono più di duecentocinquanta gli studenti e le studentesse universitarie che hanno scelto Giffoni come argomento della propria tesi di laurea. Il Festival è stato analizzato da ogni punto di vista: dal marketing all’ingegneria gestionale, dalla valorizzazione dei beni culturali alla promozione del territorio, dalla sociologia alla psicologia.

Alla fine del capitolo, troverete una foto che ritrae una parte delle tantissime tesi di laurea dedicate a Giffoni che mi sono state inviate nel corso degli anni. Voglio ringraziare tutte le Università, gli studenti, i ricercatori e i professori che hanno dedicato la loro attenzione a Giffoni e ci hanno trattato come un “caso di studio”. Devo confessare però che, per un certo periodo, questa cosa mi ha un po’ infastidito. Mi domandavo: è mai possibile che Giffoni sia sempre un “caso”? Con il passare del tempo ho capito però che mi sbagliavo. Essere ancora un “caso” dopo tanti anni e tanti studi è un grandissimo privilegio: vuol dire che siamo una realtà dinamica, un’idea che vive e si trasforma di continuo. Mentre lo studi, Giffoni è già cambiato: per questo – oggi e sicuramente anche domani – Giffoni è orgogliosa di essere ancora un “caso di studio”.

493 492
Università Bocconi di Milano Seconda Università di Napoli - Capua
495 494
Forum della Borsa del Placement

Università degli Studi di Messina

Masterclass UNISS - Cagliari 2017
497 496
Università degli Studi di Palermo Università del Sannio Università Internazionale - Roma Roberto Parente
499 498
Università degli Studi di Salerno Università degli Studi di Salerno Dipartimento di Scienze della Comunicazione Roberto Vargiu Davimedia
501 500
Virgilio D’Antonio, Annibale Elia Aurelio Tommasetti Rettore emerito dell’Università degli Studi di Salerno
503
Vincenzo Loia Rettore dell’Università degli Studi di Salerno
505 504

“Signori e Signore partecipanti, grazie a tutti voi per l’opportunità che mi donate oggi di conoscervi e di presentare, in questa prestigiosissima Università la storia ed il futuro di un’idea nata in una periferia del sud Italia.

La mia storia personale e quella di Giffoni Experience sono intrecciate e unite da un vincolo indissolubile. Una storia, come avrete avuto modo di ascoltare nella presentazione dei professori Roberto Parente e Ayman El Tarabishy, che ringrazio per l’affetto e la sensibilità dimostrata, che non nasce da certezze creative o sentimentali, né dall’agio di un luogo fertile, con tutte le potenzialità di supporto ad un progetto. Chi vi parla è stato un emerito sconosciuto, un diciottenne improvvisato ed audace, cresciuto fuori da qualsiasi contesto, humus culturale e ancora di piu fuori da qualsiasi sistema, logiche della creatività e dell’impresa. Tutto era totalmente assente, o meglio, inesistente. Chi vi parla, a circa 50 anni dalla nascita di Giffoni Experience, non si veste degli allori del successo ma vive ancora oggi con passione e piacere gli stimoli del futuro. Ciò non significa che non sia consapevole della speciale rivoluzione messa in atto nel dolce, quieto ed ordinato sistema culturale Italiano nel quale, all’epoca, solo pochi erano titolati a fare e dove la periferia di un piccolo paese del sud Italia non era solo geografica ma, appunto, presuntuosamente culturale. Vorrei iniziare questo mio intervento citando un film che all’età di 18 anni mi segnò moltissimo: “Il ragazzo selvaggio” di Francois Truffaut (1969). Tratto dalla memoria di un medico parigino, il film racconta di un ragazzo che viene scoperto nei boschi e vive allo stato brado, semi animalesco. Viene affidato ad un medico con l’obiettivo di civilizzarlo. Nel villaggio circolavano strane voci su una bestia misteriosa che si aggirava nella foresta. Non potevo certo immaginare che, quando mi venne l’dea del festival nel 1970, solo qualche anno dopo, cioè nel 1982, Francois Truffaut, uno dei padri del cinema mondiale, il più sensibile ed acuto nel raccontare l’infanzia, venisse a Giffoni per tre giorni. Un uomo, un artista, un talento unico, che aveva sempre rifiutato il glamour e le luci del palcoscenico. La storia di Victor, il ragazzo selvaggio, è una sorta di icona al contrario della mia vita. Nato in una “foresta con tante paludi” ho espresso al meglio, negli anni, l’ostinazione, la condivisione con la natura e il luogo che mi circondava, i valori selvaggi non contaminati da un’ipocrita civiltà né dall’eco delle rivoluzioni del 1968, che non erano mai arrivate nella mia valle.

In tutti questi anni ho capito anche quanto l’azione di Giffoni fosse stata devastante nei principi che governavano la realizzazione di eventi anche e non solo cinematografici.

Ho osato fare ciò che era impossibile. Ho pensato ai mondi diversi viaggiando, senza mai muovermi nei primi anni da Giffoni. Ho costruito tutto ciò che non c’era, ho dimostrato la potenza devastante che dalla periferia del mondo si può essere locali e globali insieme anzi, dando dignità, carattere e contenuti al concetto di globale. Non sono stato quindi civilizzato come Victor e continuo ad essere un selvaggio, ma più moderato. Resto un organizzatore dell’evento e non sono piu visto come una bestia

che si aggira nei boschi della cultura Italiana e mondiale.

Adesso suscito interesse ed ammirazione, dopo un lunghissimo periodo di critiche e derisioni. Ritorna ancora una volta il mio carattere selvaggio che mi ha dato la forza, come uno scudo, di combattere battaglie senza spargimenti di sangue, fino a convincere gli altri della bontà, della validità e dell’importanza dell’esperienza di Giffoni. Amare il proprio paese, viverlo, andare via per ritornare sempre, certamente sono stati motivi di forte legame con una realtà che pian piano suscitava curiosità, poi attenzione ed infine amore ed attrazione. Mi perdonerete se citando sempre “Il ragazzo selvaggio”, esagero dicendo che mi ritrovo io ad aver “civilizzato e modernizzato” operatori, organizzatori, ed eventi culturali sulla spinta del successo di Giffoni. Fondamentale è stata la rete che ho creato con miei finanziatori pubblici, il Governo Regionale e il Governo Nazionale che hanno osato investire e creduto nelle potenzialità del progetto Giffoni.

E così Giffoni diventa esempio di buone pratiche per tanti eventi in Italia e nel Mondo. Nei miei programmi cerco sempre di iniettare negli schemi tecnici, matematici, creativi e razionali, elementi in più che vengono subito riconosciuti da chi è chiamato a partecipare. Sono pochi: amore, passione, desiderio, fedeltà, verità, trasparenza, contenuti condivisi per vivere insieme, per stimolare sogni, viaggi e prospettive.

I professori Roberto Parente e Ayman El Tarabishy, hanno fatto il possibile

per catturare l’origine della materia, pur partendo da un big bang che ha una data precisa: 20 novembre 1970. Ogni tanto pensavo di attirarli in un buco nero, ma finalmente abbiamo potuto insieme ammirare quello che oggi è la galassia Giffoni.

Da un piccolo punto ad una costellazione di eventi che partono sempre dalla mia Regione, la Campania, per espandersi come un virus positivo in Italia e nel Mondo influenzando generazioni e nuovi modelli gestionali. Un’attrazione magnetica che ha sconvolto il territorio: strade, borghi, ambiente, natura; tutti in cooperazione con l’idea. Opere strutturali imponenti come: la Cittadella del cinema e adesso la Giffoni Multimedia Valley, una struttura all’avanguardia in tutta l’Italia meridionale. Ci sono voluti 32 anni per queste due importantissime opere. Ho sempre creduto nella loro realizzazione e non mi sono mai stancato di aspettare.

Per me è divertente prendere atto che dopo centinaia di tesi di laurea e uno studio approfondito che commissionai ad un famoso antropologo italiano, nonostante le 600 pagine, non si è stati in grado di fare emergere il: “Perché Giffoni?”, “perché proprio io?”

Forse è bello rimanere nel mistero. Alla fine a cosa servirà trovare qualche altro spunto di riflessione che certamente non potrà mai dare una risposta definitiva? Giffoni c’è, esiste, cresce, si sviluppa, sogna, vola, produce, distribuisce. Guardo con attenzione agli eventi culturali sia in Italia che all’estero. In molti trovo una disarmante

26 ottobre 2017 507 506
Intervento di Claudio Gubitosi alla G.W. October Conference George Washington University

ritualità ed una incapacità di leggere o di collegarsi alle realtà o alle società sempre piu fluttuanti ed agitate. Da anni le nuove tecnologie hanno permesso di realizzare progetti creativi impossibili. Cambia il gusto del pubblico che muta ed esige nuovi stimoli. Molti festival vivono del passato o degli spazi conquistati, senza ambire ad altro ed oltre. Io sono stato lucido ed attento a guardare e seguire con attenzione il mio pubblico, i ragazzi, le generazioni in crescita, a studiarli, capirli e dare loro l’opportunità di potersi incontrare, conoscersi e fare rete. Il cinema di Giffoni è diverso per questo. I film sono reali, a volte duri, complessi.

Una selezione accurata che pone al centro l’infanzia e la gioventù con la bellezza ed i tormenti. Pone interrogativi, cerca di dare risposte, produce dubbi che dovranno essere sciolti nel tempo dagli stessi protagonisti. Come detto al centro di tutto ci sono i ragazzi che con le loro storie hanno fatto e fanno la storia di Giffoni. Ragazzi diversi di tutti i continenti che trovano in Giffoni l’amico fidato, il luogo dove esprimere al meglio le proprie passioni, sviluppare le proprie sensibilità. Anche i grandi talenti mondiali, premi Oscar e premi Nobel, i rappresentanti delle piu importanti istituzioni, arrivano volentieri a Giffoni per esserci, per partecipare, per ascoltare, per trasferire ai ragazzi valori e suggerimenti. Ma anche per respirare ed immergersi in un atmosfera unica, carica, ricca e stracolma di energie che porteranno dentro la loro vita per sempre. Un paese che diventa la piazza del mondo

quando si aspetta un anno con trepidazione di poter far parte della famiglia di Giffoni. Sono GIFFONERS, come amano definirsi, i millennials che hanno voglia di esprimersi, di sapere, di conoscere e di avere fiducia in un futuro migliore per tutti. È strabiliante come in un’era di caos totale tra immagini, comunicazione, notizie, stimoli diversi, Giffoni metta ordine e fa dire a tutti, ovunque nel mondo, “IO SONO GIFFONI”. Un timbro, un marchio indelebile e uno stile di vita. Aspettano Giffoni per quei 15 giorni l’anno, e siamo ben consapevoli che ritornando a casa sentono un vuoto dentro la propria vita.

A Giffoni spesso conoscono se stessi, tirano fuori la propria personalità, migliorano la comunicazione ed il problem solving ed individuano la responsabilità della leadership. Vivere con i ragazzi e per i ragazzi ha significato per Giffoni, dedicare la propria esistenza a queste generazioni. Durante tutto l’anno, condividiamo anche attraverso social tante attività ed iniziative. Affrontiamo campagne sociali per migliorare la loro vita, farli uscire da incubi e devianze, o viaggi e percorsi sbagliati. Informiamo, non formiamo, sollecitando a riflettere che la vita è bella, va vissuta con rispetto ed orgoglio. La loro vita ed il loro benessere è centrale nella nostra missione e visione. La loro e quella delle rispettive famiglie. Tutto questo non poteva più definirsi festival. E senza paura e contro ogni regola del marketing cancello nel 2009 dal brand la parola FESTIVAL, per sostituirla con quella che ritenevo piu adatta: EXPERIENCE, concetto piu che filosofico, adottato poi da tantissimi altri soggetti pubblici e privati in Europa e nel mondo. E adesso le strade sono tante, in salita e non per questo difficoltose. Innovazione, produzione, ulteriore sviluppo del territorio e del marketing aziendale, rapporto fisico e costante con tutte le strutture scolastiche Italiane, Università comprese e per i prossimi tre anni Giffoni è soggetto privilegiato per l’insegnamento del cinema nelle scuole. Tanti altri progetti si aprono all’orizzonte e ci avviamo a passo spedito verso una nuova era. È già l’ora ed il tempo di GIFFONI OPPORTUNITY. Un nuovo team organizzativo, che si affianca all’esistente, è pronto a gestire il presente ed il futuro. La grande macchina della creatività e del sapere occuperà nel 2020 non meno di 300 giovani. Siamo una bella storia Italiana di periferia che ha saputo creare dal nulla un’impresa amata e conosciuta ovunque.

Carissimi Amici ed Amiche, grazie per l’attenzione che mi avete offerto. Se questo esempio può servire a far crescere negli studenti universitari la voglia di fare, di osare, di guardare oltre, di determinare con un’idea il proprio futuro e quello di altri, non posso che essere orgoglioso e felice.

Tre parole hanno sempre distinto la mia vita: “Si può fare. Si deve fare. Perché no”.

509 508
Roberto Parente, Ezio Marinato, Aiman el Tarabish da sinistra: Antonio Botti, Massimiliano Vesci, Valter Rassega Claudio Gubitosi, Roberto Parente, Luca Tesauro
511 510
Tesi di Laurea

Per avere per primo contribuito fin dal 1984 alla promozione della cinematografia e dell’arte albanese, in Europa e nel mondo, e per il forte sostegno assicurato alle giovani generazioni albanesi.

513 512
Università di Tirana - Albania Apertura Università Pegaso a Giffoni
515 514
Link Campus University - Roma

Il Viaggio continua...

Volume 2 e 3

Le pagine delle nostra vita - Gli anni in tasca - I viaggi di Gulliver La storia infinita - La fabbrica di cioccolato - La ricerca della felicità Conta su di me - Il giorno più bello del mondo - Basta guardare il cielo Tutti insieme appassionatamente - Novecento - Ritorno al futuro

519
Finito di stampare Maggio 2022

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.