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LIFE PEOPLE AT T U A L I Tà
A un passo del baratro: l’oro nero e l’energia rinnovabile
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Direttore Editoriale Giacomo Bertulli Per dialogare con l’editore contattalo all’indirizzo Messenger: giacomo.bertulli@libero.it Direttore Responsabile Francesco Sabbatucci Management Grafico Gianni Gulletta
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Servizi giornalistici: Katia Ancona Federico Formica Matteo Garofoli Federico Sperindei Giovanni Zerba Alan Parker (www.myspace.com/alanparker28) Consulenze legali rivista Life People Studio del dott. Matteo Andreoni Si ringrazia per la gentile collaborazione: Massimo Burgè (servizi esterni cinema - Roma) Alessandro De Pace (servizi moda - Milano) Ringraziamo per la gentile collaborazione l’agenzia.
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Attualità
A UN PASSO DEL BARATRO: L’ORO NERO E L’ENERGIA RINNOVABILE by Daniele Galvani
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L’era del petrolio finirà prima del petrolio, così come l’età della pietra è finita prima che finissero le pietre” – un ministro del petrolio saudita. Il mondo è ormai un gigante dal passo stanco. Tutto si sta appesantendo sotto i nostri piedi. Il numero degli abitanti del pianeta cresce a ritmi per certi versi incontrollati e con esso ,allo stesso modo, aumenta quella che gli economisti chiamano ‘domanda’ di energia, ma che i più smaliziati amano chiamare ‘fame’.Fame di energia. Il forte sviluppo di paesi quali la Cina e l’India peggiora la situazione, almeno fintanto che i canoni di risposta alla famosa domanda di energia restano quelli che hanno sorretto l’intera struttura socio-economica planetaria fino ad oggi. E’ più che prevedibile che questa domanda diventi ben presto insostenibile e da motore di una giostra si trasformi nel peggiore degli incubi. Ma in realtà nulla è ancora perduto.Albert Einstein, prefigurando il futuro dell’umanità disse che non sapeva con quali armi si sarebbe mai potuta combattere la Terza guerra mondiale, ma la quarta certamente sarebbe stata combattuta con <<clave e pietre». E se questa sarà la strada dell’uomo, ben venga un ritorno alle origini.Il viaggio che vi proponiamo vi mostrerà l’arduo compito che ci aspetta nei prossimi anni, il compito di trasformare una trappola per topi in un serio sistema per preservare l’uomo in vita. CARO PETROLIO (e non è l’inizio di una lettera…) Bisogna per forza di cose partire dai presupposti che si prospettano ai nostri occhi quotidianamente: primo fra tutti l’incessante corsa al petrolio ed ai suoi derivati senza i quali un paese industrializzaato non può a tutt’ora vivere vivere, soprattutto tenendo conto che oltre l’80% degli scambi commerciali avviene su traffico gommato, quindi su mezzi che viaggiano a diesel e benzina. I paesi produttori sono i grandi beneficiari del rincaro del greggio. Il petrolio permette a questi paesi di finanziare le loro politiche economiche, di costringere le grandi compagnie a rinegoziare i loro contratti svincolandoli da tutte le responsabilità che comporta la folle corsa del prezzo del barile attuata dagli speculatori. Per quanto troppo velocemente, alcuni esempi ci aiuteranno a capire meglio la situazione. L’Arabia Saudita è il primo produttore ed esportatore mondiale di greggio, e per questo è anche l’unico paese in grado di reggere alla debolezza del mercato. La sua economia dipende in massima parte dal petrolio: 90% esportazioni, 80% entrate di biLife People 12
lancio, 50% del prodotto interno lordo. I redditi da petrolio hanno permesso all’Arabia Saudita di riassestare le proprie finanze pubbliche, trasformando un debito del 120% del PIL a meno del 30% in otto anni con un surplus di bilancio di 70 miliardi di dollari nel 2006. La disoccupazione tocca ancora il 30% dei giovani, ma grazie al petrolio è possibile il finanziamento dei programmi sociali relativa a educazione, casa o sanità. La stessa cosa può dirsi del quarto
produttore mondiale: l’Iran, che ha visto triplicare le entrate dipendenti dal petrolio tra il 2002 e il 2006 e che vanta il controllo dello stretto di Ormuz, da cui passa il 20% del greggio mondiale. Altra menzione merita il Venezuela, al 6° posto fino al 2006 per esportazione di petrolio, dove è attiva una sorta di “diplomazia del petrolio” basata sugli introiti dell’oro nero grazie alla quale la compagnia petrolifera statale venezue-
lana, la Pdvsa, pur non essendo esente da gravi problematiche, possiede il 60% dei grandi progetti di estrazione degli oli pesanti nella cintura dell’Orinoco. Non vanno dimenticate inoltre le elevate capacità di investimento delle compagnie petrolifere che però devono continuamente fare i conti con un’esplosione dei costi relativa a equipaggiamenti, personale e ritardi.Aspetti che non favoriscono lo sviluppo di nuovi giacimenti rischiando di prosciu-
gare le riserve e di far crollare il loro valore in Borsa. La situazione recente ci ha inoltre aperto un nuovo squarcio sulla questione. La crisi dei “subprimes”, cioè i prestiti immobiliari a rischio, negli Stati Uniti e la perdita di appeal del mercato azionario: questioni che hanno spinto molti a comprare massicciamente “paper oil” con la convinzione che la marcia dei prezzi del petrolio,vista l’evidente difficoltà a rispondere alla crescente domanda asiatica, non si fermerà.
Esaminando l’altra faccia della medaglia i paesi più dipendenti dal petrolio come Stati Uniti, Europa e Cina soffriranno per ragioni evidenti: una su tutte il superamento di quota 100 dollari del prezzo del barile. Senza dubbio molto meno dei paesi poveri, per i quali l’appesantimento della “fattura energetica” indebolirà economie già di per sé fragili. Alcuni governi, specialmente in Africa,cercano di creare un “fondo di stabilizzazione” per ammortizzare la volubilità Life People 13
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dei prezzi onde evitare che ogni volta le sovvenzioni relative ai carbura nti siano sempre a scapito di attività prioritarie come la sanità, l’educazione o l’agricoltura.Oltre a tutto ciò siamo pure schiavi del paradosso. Per esempio la trazione delle nostre comode auto sfrutta solo il 13% dell’energia generata dalla combustione, di cui più della metà viene disperso riscaldando pneumatici, asfalto ed aria. Il restante 87% viene disperso in calore e.... rumore. Ora di fronte all’inevitabile “crepuscolo” dei combustibili fossili ogni paese dovrebbe porsi una domanda: è ancora possibile far crescere un’ economia globale sostenibile nei decenni futuri, al tramonto di un regime energetico i cui costi sempre crescenti e gli svantaggi stanno cominciando a compensare in negativo quello che una volta era il suo apparentemente ampio potenziale positivo? Non sono sufficienti a cambiare le regole tutti i pesanti avvenimenti come il blackout dell’estate 2003, le difficoltà di approvvigionamento di gas dell’inverno 2005 e le battaglie politiche ed economiche internazionali tra i Paesi ricchi di fonti energetiche e quelli che le acquistano a prezzo sempre più caro?! La risposta, pur sembrando scontata: è Si, un “si” che forse sono anni che ci sentiamo dire. Ma ormai è un “si” che richiede l’immediato cambiamento delle forze in gioco; di qualunque natura esse siano. NUOVE FONTI DI ENERGIA Perché il cambiamento ci sia, diventi un volano per l’economia mondiale, e per la salvaguardia dell’intera razza umana è necessario che si verifichino 3 condizioni fondamentali: Innanzitutto (1) la produzione di energia rinnovabile sia essa di natura solare, eolica, idroelettrica, geotermica, creata dalle biomasse, dal moto ondoso e ogni altra invenzione l’uomo voglia sfruttare; segue a ruota (2) l’uso intelligente di tecnologie di accumulazione energetica soprattutto per le forme di energia come quella solare che ha un calo di produzione nelle ore notturne. Non è quindi per caso che l’Unione Europea sia la prima superpotenza ad aver stabilito l’obiettivo obbligatorio del 20% di energia rinnovabile entro il 2020,obiettivo ottenuto finanziando pesantemente la ricerca e lo sviluppo per l’economia dell’idrogeno. C’è da dire che allo stato attuale se si usa solo energia da fonti rinnovabili nonè possibile accontentare l’intero fabbisogno mondiale, pertanto la pianificazione andrà fatta secondo schemi economici ben precisi che tengano conto di molti fattori. Ma è un passo più che necessario, perché la localizzazione delle fonti di energia fossile ormai in esaurimento in paesi con forte instabilità politica e il continuo aumento della richiesta di energia lo rendono prioritario . Volendo tirare fuori l’argomento del nucleare, si presenterebbero da subito problemi in fatto di sicurezza, senza contare lo smaltimento delle scorie e il loro possibile utilizzo per la produzione delle armi radioattive. Inoltre, ad onor del vero, solo le operazioni all’interno del reattore sono “carbon free” ovvero senza emissioni di CO2. Tutte le altre operazioni della filiera del combustibile( dall’estrazione dalle miniere, alla frantumazione e macinazione, alla fabbricazione del combustibile,al suo arricchimento fino ad arrivare alla gestione delle scorie) necessitano di parecchio combustibile fossile e quindi emettono notevoli quantitativi di CO2; creando un ulteriore danno all’atmosfera terrestre. Per chiudere il cerchio quello che serve è (3) un serio progetto di rete energetica intelligente basata sullo stesso concetto su cui si basa internet e tutte le reti globali distribuite di comunicazione e cioè che ognuno possa produrre energia rinnovabile, utilizzarla per se e immetterla nella rete di distribuzione creando un sistema decentrato di uso dell’energia in grado di indirizzare i flussi energetici durante i picchi o le cadute di produzione, approfittando delle variazioni di prezzo dell’elettricità in tempo reale.Le attuali compagnie energetiche ed elettriche diventerebbero così solo dei gestori di snodi dell’energia prodotta distribuendo quella generata localmente attraverso reti intelligenti su tutto il continente europeo. Fino all’utopico momento in cui ogni comunità nel mondo potrà diventare produttrice della propria energia, risultando così meno esposta alla volontà di lontani sovrani economici. Produrre localmente per vendere globalmente. Solo allora le parole “sviluppo” e “sostenibile” potranno essere scritte nella stessa frase e avere per davvero un senso. Life People 15
Inchieste
URANIO 238:
COSA NON CI HANNO ANCORA DETTO? by Daniele Galvani
A
vete presente i gremlins? Dolci e graziosi, ma guai a dar loro da mangiare dopo mezzanotte. Altrimenti diventavano belve. Per l’uranio impoverito è un pò la stessa cosa.Con il fuoco. Dolce e grazioso magari no,ma utile l’uranio può anche esserlo. A patto di non oltrepassare la sua post-mezzanotte: le fiamme libere. Altrimenti diventa veleno. Della peggior specie. Chiariamo le basi: L’uranio è un metallo pesante che si trova in piccole quantità nel suolo, nell’aria e nell’acqua. In realtà nella sua forma naturale l’uranio non è che sia propriamente pericoloso.Ma può diventarlo nelle sue applicazioni. Per capire il perché se ne parla in maniera piuttosto negativa è necessario premettere che l’uranio è costituito da 3 isotopi radioattivi. Un isotopo è una delle forme possibili dell’atomo di un elemento chimico, che si differenziano per il numero di neutroni contenuti nel nucleo. Nel processo di arricchimento dell’uranio (procedimento consistente nell’incremento quantitativo di neutroni,protoni ed elettroni in base alle esigenze finali d’ impiego) esce un prodotto di scarto chiamato uranio impoverito, più tossico e Life People 16
radioattivo dell’uranio naturale, chiamato impoverito perché il contenuto di Uranio 234 ( dove 234 è la somma di protoni e neutroni) è ridotto dallo 0.7% allo 0.2% in seguito al processo di arricchimento. Nel caso di Uranio Impoverito parliamo di Uranio 238. E sarà di uranio 238, quindi di uranio impoverito, quello di cui di qui in avanti parleremo. Per quello che se ne è sentito parlare associamo la parola uranio a un elemento di guerra, trovato nei proiettili in Kosovo, nei missili della guerra del Golfo e in ambiti simili. In realtà l’uranio è legato anche, per così dire, al mondo civile. In genere viene usato a motivo della sua alta densità a fronte di costi mediamente bassi. I suoi usi riguardano infatti anche la medicina come materiale per la schermatura dalle radiazioni, e in ambito aerospaziale come contrappeso. Basti pensare che ogni Boeing 747 contiene fino a 1500 kg di uranio impoverito. E’ stato usato anche in rotori giroscopici ad alte prestazioni come quello di alcuni elicotteri, nei veicoli di rientro dei missili balistici, negli yacht da competizione e in molti altri ambiti più o meno conosciuti. Non c’è alcun pericolo derivante da questi usi, poiché in questi casi l’uranio, è custodito in appositi spazi sufficienti ad annullare il già bassissimo potere penetrante delle radiazioni derivate da questo elemento rispetto all’ambiente circostante. con la tranquilizzante realtà che l’uranio tra le proprie caratteristiche fisiche non contempla quella dell’esplosione.Esplosivo no, ma infiammabile sì.Altamente infiammabile.Ed è qui che cominciano i guai. Negli anni ‘60, l’esercito USA cominciò ad interessarsi a tutte le caratteristiche dell’uranio: estremamente denso, piroforico (capace di accendersi spontaneamente) e facile da reperire a basso costo e in grandi quantità. Così oggi dopo 50 anni di produzione di uranio arricchito per le armi e i reattori nucleari, gli USA hanno un eccesso di 500.000 tonnellate di uranio impoverito da smaltire. Già dagli anni ‘70, il governo americano ha cominciato a studiare delle soluzioni per smaltirlo senza doverlo immagazzinare in depositi per scorie a bassa radioattività. Una di queste brillanti soluzioni fu quella di fornirlo gratuitamente ai fabbricanti d’armi. L’uranio impoverito sostituisce di fatto così il titanio nei rivestimenti delle munizioni perforanti. E da allora quando una pallottola o un missile entra in contatto con l’obiettivo, brucia e produce una finissima polvere, sia tossica che radioattiva; come un aerosol che emana uranio impoverito. Negli anni ‘70 e ‘80, i test condotti in oltre una dozzina di località americane, hanno dimostrato che proiettili di calibro grande e piccolo fatti di uranio impoverito erano quanto mai efficaci nel perforare le corazze. E si è pure scoperto che incorporando uranio impoverito nelle corazze dei carri armati le si rendeva meno vulnerabili alla penetrazione da proiettili convenzionali. Ma l’esercito si è limitato a condurre test, seppur numerosi, sull’efficacia dei proiettili e dei rivestimenti in Uranio Impoverito, senza però mai coordinare la programmazione e effettuare contro-esperimenti relativi all’ impatto del Uranio Impoverito sull’ambiente e sulla salute. Successivamente, e a quanto pare a tutt’oggi, anche gli investimenti diretti e indiretti delle banche belghe e olandesi in imprese che producono uranio impoverito sono degni di nota. Ai primi posti troviamo AXA, con 380,77 milioni di dollari, e ING, con 201,74 milioni di dollari ripartiti tra le imprese ATK, BAE Systems e General Dynamics. Il mercato è in fermento economico da anni per l’uso smodato di Uranio Impoverito. Ma la faccenda si fa però piuttosto seria sul fronte Salute e Sicurezza Pubblica. Secondo gli esperti la polvere residua delle munizioni utilizzate in guerra, se inalata, può causare il cancro e depositarsi nei reni, provocandone il blocco. Nel 1990, l’Ente per l’Energia Atomica [Atomic Energy Authority] del Regno Unito ha inviato al governo un rapporto che stimava come per ogni 50 tonnellate di polvere residua rimasti nell’area del Golfo a seguito dei combattimenti, ci potrebbero essere anche 500mila casi in più di morte per cancro entro la fine del secolo. Attualmente gli esperti stimano che ne siano rimaste in Iraq almeno 700 tonnellate. L’Uranio Impoverito rimane radioattivo per 4,5 milioni di anni. Anche le truppe Nato e i caschi blu delle Nazioni Unite di stanza nei Balcani hanno subito gli effetti dell’uranio 238.
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In Italia le morti documentate sono una ventina. Più di 200 i casi di cancro. Di solito si tratta del linfoma di Hodgkin, un tumore maligno del sistema linfatico ormai tristemente noto come “sindrome dei Balcani”. Ma il discorso purtroppo non si esaurisce entro le frontiere della ex Jugoslavia. Dati alla mano Stati Uniti e Gran Bretagna hanno usato così tanto Uranio Impoverito nelle armi della Guerra del Golfo che 350 tonnellate di residui permeano ancora la terra e l’acqua, e contamineranno l’intera regione per generazioni. In Gran Bretagna, l’uranio impoverito viene trattato come sostanza ad altissimo rischio. In Iraq, al contrario, si trova ancora sparso sul terreno. Nei 45 giorni della Guerra del Golfo, 50.923,29 tonnellate (metriche) di munizioni sono state scaricate sull’Iraq, una quantità superiore a quella di 43.343,27 tonnellate scaricata nei 45 mesi della Seconda Guerra Mondiale. All’ insaputa della gente comune, ma anche, all’epoca, delle truppe alleate, molte delle munizioni erano rivestite di uranio impoverito, caratteristico di una nuova, letale generazione di armi i cui effetti persistono per molto tempo dopo la fine dei bombardamenti. I medici iracheni sospettano ormai da tempo che la quadruplicazione dei tumori infantili nel sud del paese sia dovuta all’impiego di uranio impoverito da parte delle truppe alleaLife People 18
te nella guerra del 1991. Decine di migliaia di proiettili contenenti uranio impoverito sono stati sparati contro gli iracheni nel febbraio 1991 nei campi a sud della città di Basra, la terra fertile che fornisce nutrimento a milioni di iracheni. Molti dei bambini che oggi stanno morendo di leucemia e linfomi maligni all’epoca della guerra non erano neppure nati. Il Pentagono e il suo corrispettivo britannico, la Whitehall, asseriscono che l’ uranio impoverito sia radioattivo soltanto debolmente,ma quando nel 1993 il prof. Siegwart-Horst Guenther, fondatore della Croce Gialla Austriaca, ha riportò con sé dall’Iraq una pallottola all’ uranio impoverito, racchiusa in un apposito contenitore rivestito di piombo per farla analizzare in Germania, fu arrestato. All’aeroporto di Berlino la pallottola aveva attivato tutti i sensori per le radiazioni. Parentesi di concetto: appurato che sottoporre l’uranio impoverito a fiamme libere trasformi questo in un siero di morte, decidere di utilizzare tale elemento in applicazioni che, per loro natura prevedono delle fiamme libere ( un proiettile nasce, purtroppo, per essere sparato e lo sparare contempla inesorabilmente il fuoco) significa decidere ,deliberatamente, di uccidere ben al di là delle già gravi potenzialità di
un proiettile in senso stretto. Perché allora il Pentagono non dice la verità su quella che possiamo chiamare Sindrome del Golfo? La leggenda narra che in un primo momento il Pentagono ha sostenuto di aver perso i documenti che avrebbero permesso di stabilire se le truppe statunitensi e i civili siano stati esposti a sostanze chimiche nocive durante la Guerra del Golfo. Poi, scienziati incaricati dal Pentagono di indagare sulla Sindrome del Golfo hanno fatto presente che il Pentagono non ha fornito neppure le prove ufficialmente non smarrite. Il pericolo principale derivante dall’utilizzo di armi all’uranio impoverito risiede negli effetti a lungo termine sui militari impiegati nello scenario di guerra e in misura ancora maggiore per le popolazioni che vivono o vivranno in quei territori. Dall’analisi dei riferiti al’ uranio impoverito se ne deduce abbastanza facilmente che esso sia tossico da un punto di vista chimico e radiologico. C’è chi sostiene che le morti per incidenti stradali siano di gran lunga superiori a quelle per uranio impoverito anche se chiaramente di impatto mediatico inferiore poiché considerate ormai ordinarie. Nonostante la NATO e alcuni scienziati tendano a minimizzare i rischi derivanti dall’uso di uranio impoverito, il dibattito sull’uso di questo impoverito non può ritenersi affatto concluso.
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MUSICA
LA SFIDA DEL MERCATO DIGITALE by Giovanni Zerba
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uest’anno ricorre un anniversario molto importante per il mondo della musica. Un compleanno particolare perché non riguarda un artista o una band, bensì l’MP3, il file che per antonomasia è sinonimo di musica digitale compressa. Era il 1998 quando fece la sua comparsa al Cebit di Hannover e, da quel momento, il mondo della musica ha subito un ciclo di trasformazioni che hanno rivoluzionato il mercato tradizionale. Un business che era basato in quel momento sulla vendita di CD e che, con il passaggio al digitale, ha reso necessaria una ridefinizione del “prodotto musicale” e del ruolo delle etichette discografiche. L’MP3 ha eroso fortemente gli introiti delle major, che hanno visto portarsi via fette di mercato da piattaforme gratuite di file sharing. La prima è stata la celebre Napster, ma poi si sono aggiunti diversi altri progetti che hanno permesso di scambiarsi musica in modo gratuito ma,è bene ricordarlo, illegale. La prima grande azienda ad intuire un interessante spiraglio di mercato con l’arrivo dell’MP3, e a capire in che direzione sarebbe andato il commercio di brani musicali, è stata la Apple di Steve Jobs. Proprio l’azienda di Cupertino, progettando nel 2001 l’iPod, sistematizzò un sistema per far pagare agli utenti la musica digitale. Nel 1998 molte grandi aziende di elettronica come Philips, Samsung e Sony avevano compreso le potenzialità dell’MP3 producendo appositi lettori, ma nessuno aveva ancora capito come rendere redditizio il mercato della musica digitale. Un crisi di mercato che neanche le major sapevano fronteggiare e che, con l’idea di Steve Jobs, ha incominciato a prendere una strada ben precisa. L’iPod introdusse un innovativo sistema di navigazione dei menù e, soprattutto, presentò il primo negozio virtuale di brani musicali, l’iTunes Music Store, che superava i tradizionali canali di vendita della musica. Apple propose un metodo legale per dotarsi delle canzoni digitali. Oggi le piattaforme
che vendono musica in rete sono 500 e sono localizzate in tutto il mondo ma, 7 anni fa, il suo store era una novità assoluta. La vendita di canzoni in MP3, la “materia prima” dell’iPod, diede una seconda vita alla Apple che, ben presto, incominciò a fatturare più con il suo store musicale che con la vendita di computer. Oggi in questo scenario si collocano diversi prodotti, che non coinvolgono solo la rete, ma anche la telefonia mobile; che dà anch’essa la possibilità di scaricare suonarie polifoniche, jingles e files musicali di diverso tipo. Un mercato che si sta consolidando ed in cui trovano posto gruppi internazionali come Dada, Buongiorno-Vitaminic, Zed o Zero 9. Il fatturato globale della musica “scaricata” da internet (attraverso web o telefonia mobile) è stato pari nel 2007 a 2,9 miliardi di dollari, con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente. Il download delle singole tracce è cresciuto del 53% facendo registrare un fatturato pari a 1,7 miliardi di dollari per più di 6 milioni di titoli disponibili nelle varie piattaforme legali. Questo è quanto emerge dal Digital Music Report 2008 diffuso dall’Ifpi - International federation of musicphonographic Industry - documento che racchiude tutti i dati internazionali relativi al mercato della musica fruita attraverso la rete. Le aziende discografiche hanno proseguito nel corso del 2007 ad investire nel digitale, mercato che nel 2003 era pari a zero e che nel 2007 ha raggiunto il 15% dell’intero settore musicale. Il rapporto Ifpi evidenza anche come il mercato digitale si sia aperto a nuovi modelli di business attraverso canali innovativi, come ad esempio l’advertising o i social networking, che hanno reso la musica ancor più fruibile al grande pubblico, permettendo di sperimentare nuove politiche per la ripartizione dei diritti e delle royalty. Il fenomeno della pirateria conti-
nua tuttavia a rappresentare un forte freno per lo sviluppo del digitale e, a questo proposito, molti progetti stanno cercando di intraprendere strade alternative, in grado di conciliare il rispetto delle regole e la libera circolazione della musica. Per questo, alcune piattaforme musicali hanno deciso di proporre agli utenti la formula “musica gratuita+sponsor”. Il modello è quello già adottato da tv e radio private e prevede un contributo decisivo da parte di inserzionisti che vogliono collocare il loro advertising in queste piattaforme. Iniziative interessanti con la crescita della pubblicità on line e che, con gli introiti, andranno a coprire i costi e a remunerare sia le case discografiche che la Siae; comprese tutte le associazioni di categoria. Questa strada è quella che ha deciso di intraprendere Qtrax negli Usa e, in Europa, Downlovers. Grazie all’accordo con etichette come Azzurra Music, Billo Music, Carosello, Edel, Planet Records, Sugar e Warner si possono già scaricare dal catalogo del portale Downlovers file musicali in formato MP3 o Windows Media Audio (wma) con un’alta qualità audio (192 kbps). Tutte le 80.000 tracce sono protette da Microsoft Windows Media Digital Rights Management (drm) ma è possibile copiare ogni brano fino a sette volte e trasferirlo su dispositivi diversi per massimo cinque volte. Non esiste invece alcun limite nella riproduzione audio dei files. Tali files possono inoltre essere masterizzati su cd dagli 85.000 utenti della community Downlovers che, in questo modo, possono creare la propria collezione di album preferiti.
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Esteri
AMERICA LATINA
UNA BOMBA DALL’INNESCO FACILE by katia Ancona
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enti di guerra in America Latina. La regione andina e, in particolare, il triangolo Venezuela-Ecuador-Colombia, da qualche settimana è percorso da una crisi diplomatica che a molti ha fatto temere un nuovo Medio Oriente. Tutto è iniziato i primi di marzo, quando l’Esercito colombiano ha ucciso Raúl Reyes, il numero due delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) in territorio ecuadoriano, senza avvisare le autorità di Quito. Reyes era probabilmente l’uomo più vicino al comandante delle Farc Manuel Marulanda, noto come “Tirofijo”. Le autorità sapevano da tempo che si trovava in territorio ecuadoriano. Anche i giornalisti andavano lì per intervistarlo. E a lui si rivolgeva chi tentava una mediazione per liberare
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gli ostaggi della guerriglia. Le Farc, infatti, fondate tra il 1964 e il 1966 come braccio armato del Partito Comunista Colombiano, sono considerate un’organizzazione narco-criminale di matrice terroristica che tiene in crisi tutte le politiche sociali dello Stato. Nonostante le accuse di terrorismo, i membri delle Farc sostengono di rappresentare gli interessi dei poveri che abitano la Colombia rurale contro le classi ricche opponendosi all’ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni nazionali, alla privatizzazione delle risorse naturali del paese, alle multinazionali e alla violenza delle organizzazioni paramilitari. Negli anni sono diventati “famosi” per alcuni rapimenti illustri. Come quello di Ingrid Betancourt, politica colombiana candidata alle elezioni presidenziali del 2002 (vinte da Alvaro Uribe). Venne rapita dalle Farc il 23 febbraio di quell’anno. Con lei anche la candidata vice Clara Rojas (liberata poche settimane fa) e alcuni uomini del suo staff politico. Dopo anni di silenzio, la scorsa estate, un poliziotto riuscito a fuggire dalla giungla in cui si nascondono le Farc, ha divulgato la notizia che la Betancourt è viva, ma le sue condizioni di salute non sono affatto buone. Lo stesso Reyes prima di essere ucciso aveva dichiarato: <<Sta bene, nei limiti della situazione in cui si trova. Non è facile essere privati della propria libertà>> In cambio dei 60 ostaggi rapiti, i guerriglieri chiedono al governo Uribe il rilascio di 500 uomini delle Farc detenuti nelle prigioni colombiane. In un primo tempo il presidente non accetta, poi, anche su pressione dell’opinione pubblica, ammorbidisce le proprie posizioni. E cerca una trattativa con i guerriglieri. Ora, dunque, ci si chiede a chi giovi l’assassinio di Reyes. Risulta quantomeno strano il fatto che cercato per un decennio, il numero due delle Farc venga scovato e ucciso dall’esercito colombiano proprio quando le trattative di pace sono arrivate ad un punto importante. Ad un punto che ha visto non solo la mobilitazione di Chavez, ma anche quella del presidente francese Sarkozy e del mondo intero. Quale speranza ora per la liberazione della Betancourt?
Certo non deve stupire che Ecuador e Venezuela si siano ribellati all’incursione. Quito ha protestato formalmente per la violazione del proprio spazio aereo. Caracas, da parte sua, ha deprecato l’intervento appoggiando l’Ecuador. Secondo i due paesi, si è trattato di una mossa volta a destabilizzare e far fallire le trattative per la liberazione degli ostaggi con il benestare di Washington: <<Non si può a priori escludere un legame tra l’attacco per uccidere Reyes e la fase ormai molto avanzata alla quale erano giunti i negoziati per liberare Ingrid>> ha detto il presidente ecuadoriano Rafael Correa. La Colombia ha anche annunciato l’intenzione di denunciare davanti al Tribunale Internazionale dell’Aia il presidente venezuelano Chavez, colpevole, secondo il governo di Bogotà, di aver “finanziato il genocidio” ordito dai terroristi delle Farc. La Colombia ha anche ricevuto l’appoggio di Washington che ha definito “provocazioni” le manovre di Chavez. A far degenerare la situazione, alcune presunte e-mail trovate nel computer di Reyes che proverebbero contatti tra Farc, Ecuador e Venezuela. Alle proteste formali è seguita la controffensiva: le unità militari venezuelane si sono disposte lungo il confine con la Colombia. Caracas e Quito hanno ritirato le rappresentanze diplomatiche e chiuso le relazioni con Bogotà. Il Venezuela ha cominciato anche a bloccare il passaggio di merci colombiane, chiudendo la frontiera. A questo punto gli altri paesi latino americani sono corsi ai ripari per disinnescare la crisi. Fino al colpo di scena: nel corso del vertice del Gruppo di Rio a Santo Domingo (20 democrazie latino-americane) una stretta di mano tra i presidenti di Colombia, Alvaro Uribe, Venezuela Ugo Chavez e Ecuador, Rafael Correa sembra aver appianato i dissidi. Bogotà ha chiesto scusa a Quito impegnandosi a non condurre più azioni nel “Paese fratello”. Non resta che aspettare. Sarà pace? Life People - 23
Media
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on è la solita televisione su internet. Babelgum è una televisione per internet. Pensata per chi preferisce la tastiera e il mouse al telecomando. Un progetto tutto italiano che non ha nulla a che fare con Youtube né con la Iptv di Telecom. È la via di mezzo fra le due tecnologie. Completamente gratuita, per guardarla infatti basta scaricare un programma di pochi mega-bytes. Ma questa non è la piattaforma per inserire il video della propria festa di compleanno dell’altra sera. I
IL NUOVO VOLTO DELLA NET-COMMUNITY by Federico Formica
contenuti di Babelgum sono professionali, realizzati da persone che sanno come tenere in mano una telecamera e conoscono bene il linguaggio delle immagini. Dall’altra parte, però, Babelgum offre solo e soltanto contenuti “alternativi”, impossibili da reperire sulla tv del salotto di casa. L’altra rivoluzione riguarda la struttura su cui Babelgum poggia : il peer-to-peer. Ogni utente che si connette al sistema contribuisce alla velocità di connessione: più persone sono
collegate insieme più le immagini sono fluide. Una concezione completamente nuova di televisione. L’idea di Babelgum è venuta a Silvio Scaglia, ex presidente di Fastweb, che ha già investito 50 milioni di euro per mettere in pratica il progetto. Il braccio, invece, è Nicola Zingaretti, già uomo di fiducia di Vodafone. Entrambi italiani, eppure in questa nuova televisione, i contenuti nella nostra lingua sono ancora pochi. Troppo pochi. Ma nei fatti, Babelgum come funziona? Per farci un’idea precisa, abbiamo scaricato il programma da www.babelgum.com e ci siamo fatti largo tra le 500 ore di video. Dalla schermata iniziale si può scegliere tra comunità, canali e singoli video, che sono sempre rintracciabili attraverso parole chiave, come sui motori di ricerca. La grafica è accattivante ma la schermata, a prima vista, è un po’ dispersiva, quindi decidiamo di guardare subito un video a caso. Scelta azzeccata: la qualità è di alto livello, anche a tutto schermo. Niente pixelloni, è quasi come guardare un dvd. È anche possibile mettere Babelgum in finestra, in modo da poter controllare l’e-mail o chattare con un amico menLife People 26
25 aprile e 1 maggio pranzo e merende panoramiche con live set & dj fin dal pomeriggio.
Ven_4 House Piscopo Sab_5 Beretta Premier musique Dom_6 Merende Panoramiche
Gio_1 maggio
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Ven_18 House Piscopo Sab_19 Beretta Premier musique Dom_20 Merende Panoramiche Ven_25 Dino & Mazza inc. -musicatuttoilpomeriggioSab_26 Beretta Premier musique Dom_27 Merende Panoramiche: EmilioRETRO' Merc_30 Aspettando il S.P. Day EmilioRETRO' Ven_2 House Piscopo
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maggio
Sab_3 Beretta Premier musique
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aperto tutti i fine settimana pranzo, cena e dopo cena (se il tempo è bello provate a telefonare anche durante la settimana... non si sa mai!) info: 0721208170 - max 3201927096
tre gli si getta un occhio, in un angolo dello schermo. Durante la visione notiamo, ogni tanto, una pubblicità apparire ai bordi dello schermo. Non è invasiva, svanisce dopo pochi secondi. Babelgum, infatti, integra una nuova generazione di pubblicità: niente bombardamenti di spot, l’ “esca” dura pochi secondi, chi è interessato ci clicca sopra e viene trasportato su un sito internet dove potrà acquistare il prodotto, chi non lo è, non sarà stato interrotto nella visione. Su Babelgum non esiste l’utente passivo. Per ogni video sono infatti disponibili diverse forme di interazione: si può dare un voto da una a cinque stelle, commentare, spedire il link a un amico via mail oppure “embeddarlo”; vale a dire portarlo direttamente all’interno del proprio blog o aggiungere il video alla propria lista di preferiti. Insomma: chi ha inventato Babelgum ha ben chiaro cosa sia il concetto di comunità: nessuno è inutile, nessuno è passivo, anche il più piccolo gesto è utile all’intera collettività. Basti pensare al meccanismo del voto. Dare cinque stelle a un video di nostro gradimento può sembrare un gesto fine a se stesso, ma non è così. Su Babelgum c’è la classifica dei video più votati per categoria: un modo per far emergere i contenuti di
maggior pregio e dar loro più visibilità. L’ha capito anche Spike Lee. Il celebre regista statunitense è diventato il testimonial del “Babelgum online film festival”. Sì, avete capito bene, un festival del cortometraggio che si svolge interamente su internet. Ognuno può registrarsi e mandare il proprio corto, basta che non superi i 13 minuti. Il giudizio della comunità è sovrano. Il concorso è diviso per categorie: “cercasi genio”, dedicato ai registi in erba; cortometraggi, documentari, animazioni, temi sociali o dedicati all’ambiente, spot o video musicali. L’iniziativa sta avendo un discreto successo, anche grazie alla pubblicità garantita da un personaggio di livello come Spike Lee. Sono diversi gli italiani in gara. Attratti dal bel commento lasciato da un inglese, andiamo a guardare un cortometraggio dal titolo “La paura del portiere al calcio di rigore”. È girato in un campetto di calcio alla periferia di Roma, racconta la piccola guerra psicologica che si scatena tra un attaccante e il portiere in quei pochi secondi prima della battuta di un calcio di rigore. Attraverso tecniche narrative originali e un uso molto creativo delle immagini. Il regista di questo video non è famoso, ma una cosa è certa: ha talento. Se queste sono le premesse, da Babelgum aspettiamocene delle belle.
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Tecnologie
“ORNATISSIMO CODICE”,
E LA BIBLIOTECA DIVENTA VIRTUALE
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uando la tecnologia più avanzata si fonde con la cultura più raffinata, il risultato può essere sorprendente. È successo a Palazzo Ducale di Urbino dove la biblioteca del duca Federico è tornata allo splendore di 350 anni fa, quando ospitava una delle collezioni più ricche del mondo occidentale. Ed è un ritorno in grande stile, con uno spettacolo di video-proiezioni che riproduce fedelmente ogni volume, nella sua rilegatura e contenuto, nella sua collocazione di un tempo. Tutto come allora: il tempo sembra essersi fermato al 25 ottobre 1657. Allora, il ducato non c’era più e il Montefeltro apparteneva allo stato della Chiesa: Papa Alessandro VI trasferì l’intera biblioteca tra le mura del Vaticano, un luogo assai più sicuro per i tempi che correvano. Oggi, quindici di quei volumi sono tornati a Urbino in “carne e ossa”, in prestito dalla biblioteca Vaticana. Tutti gli altri, invece, sono rimasti fisicamente a Roma ma sono consultabili pagina per pagina anche a Palazzo Ducale. Come? Virtualmente. Già, virtualmente. In due modi: attraverso un Dvd o,udite udite, sfogliando le... pareti della biblioteca. È il risultato di un lunghissimo lavoro di fotografia, scannerizzazione e digitalizzazione di tutti i novecento libri, che si potrà ammirare fino al 27 luglio. Una collezione straordinaria e multilingue: seicento codici latini, centosessantotto greci, ottantadue ebraici, due arabi. Federico era un grande amante della cultura classica ma anche i testi orientali lo affascinavano: a testimoniare la grande apertura mentale del Duca vi è anche un Corano, la sacra scrittura dell’Islam. Come ha detto Lorenza Mochi Onori, Sovrintendente ai Beni culturali di Urbino, <<Questa mostra soddisfa tutti: dagli esperti di libri antichi agli studenti>>. E di strumenti per colpire anche i visitatori più profani, la mostra “Ornatissimo Codice” ne ha davvero più di uno. Non soltanto i videoproiettori riproducono le immagini sulle pareti, ma grazie ai sensori e alle telecamere, i libri si possono afferrare e, una volta aperti, sfogliare pagina per pagina. Attraverso i movimenti delle braccia e delle mani. Se visiterete la biblioteca, quindi, non sorprendetevi nel trovarvi di fronte a persone che accarezzano l’aria: stanno leggendo uno degli antichi libri di Federico da Montefeltro. Per realizzare l’opera, Urbino si è avvalsa di uno dei più famosi esperti del mondo. Si chiama Paolo Buroni, ma non c’è stato bisogno di andare molto lontano per trovarlo. Buroni, infatti, ha il suo studio a Cagli, a pochi chilometri dalla città ducale. L’artista ha già curato eventi in tutto il mondo: ha lavorato per l’Inter e per la Ferrari, ha ricoperto di immagini piazza San Pietro a Roma, Perugia per l’Umbria Jazz e Venezia per la mostra del cinema. E la lista potrebbe continuare ancora a lungo. <<Il sistema realizzato nella biblioteca – spiega Buroni – non è affatto invasivo perché una volta spente le luci dei proiettori non rimane nulla. Un’opera a impatto zero, insomma, affinché la tecnologia non sostituisca la normale visita ma anzi la arricchisca>>. L’artista cagliese conclude: <<Sono onorato di aver contribuito ad abbellire uno dei palazzi più belli d’Italia, ridando vita a capolavori che ormai non si trovano più lì >>. Palazzo Ducale potrebbe essere il precursore di una nuova tendenza, quella di rendere i musei spettacolari. Molto spesso, infatti, nelle gallerie d’arte del nostro paese sono pochissimi i visitatori sotto i trenta anni. Se non ce li porta la scuola, è difficile che gli studenti prendano l’iniziativa di visitare un museo. Attraverso realizzazioni come queste,invece, l’arte si avvicina al cittadino comune, anche quello inesperto. E si lascia apprezzare da tutti. Perché andare al museo possa trasformarsi in un’esperienza divertente. Life People 30
by Federico Formica
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l Flamenco è il nome di uno stile musicale ed una danza tipiche dell’Andalusia. Fortemente influenzato dal popolo nomade dei Gitani, il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei. Un tempo ristretto nella zona dell’Andalusia, oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale della Spagna intera. Il flamenco? Una voce, ritmiche battute di mano e una chitarra.Niente altro. E’ un ritmo che nasce da dentro e non ha bisogno di alcuna sovrastruttura, è un modo di esprimersi mosso da profonda ispirazione, rapisce la ragione ed anima il sentimento. Nessuna altra danza, nasce come questa dalla vivacità popolare, è accompagna l’ espressività di chi la interpreta. Più lo si balla, più l’ispirazione arriva plasmando la gestualità delle mani e la mimica del volto, esasperando l’insistente ritmo battuto dai piedi. Si può anche percepire rabbia e dolore nel vigore di chi si lascia perdere nell’intensità di questo ritmo . Nella sinuosità dei movimenti e nella grazia delle figure vive sicuramente un insieme fusion di razze,
Tendenze
FLAMENCO, ALMA Y SUEÑO giunte nella penisola iberica attraverso lo stretto di Gibilterra : l’affascinante arte coreutica delle danze delle donne indiane e mediorientali ( che già dal primo impatto rivelano affinità di gesti e di movenze non indifferenti)così come, si diceva, da est è giunto fino all’Andalusia quell’influsso gitano che ha sedotto questo lembo di mondo con le sue atmosfere e tradizioni. Questa gestualità così affascinante però non deve trarci in inganno,si pensa spesso che l’essenza del flamenco sia la danza. In realtà l’anima del flamenco è il “cante”. Infatti il flamenco nasce come canto, senza musica, chitarra e danza si aggiungono solo in seguito. I cantanti possono cantare nella stessa serata in pezzi di assolo con o senza chitarra. Negli assoli, di norma, il chitarrista dopo aver suonato qualche “falseta” (assolo di chitarra) prepara un “tappeto sonoro” . Su questo il “cantaor” improvvisa una sequenza di strofe che si possono susseguire a suo piacimento. Ogni strofa è un mondo a parte per significato e melodia e la partecipazine del pubblico presente dimostra l’apprezzamento per l’intensita di esecuzione di una particolare letra famosa o per la scelta del repertorio. Proprio grazie all’abbattimento dei confini spaziali e temporali, conquiste della nostra epoca, possiamo ormai godere dei colori del mondo; ed è così che il ritmo del flamenco può prendere vita anche nella nostra terra. Silva Tenenti Life People 35
OSTERIA AL 26 Il ristorante intimo ed elegante al centro di Fano Fano - via Giorgi, 26 - Tel. 0721 - 820677 Aperto tutte le sere dalle 19.30 alle 23.30 Chiusura settimanale il martedì
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dove arte e musica si accompagnano a piatti “Fusion” e vini di qualità. Il menù propone delicate combinazioni di carne e formaggi, pasta e verdure nel rispetto totale delle materie prime.
WELLNESS
Tendenze
IL BENESSERE A TUTTO TONDO
by Daniele Galvani
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a sempre l’uomo ha cercato il benessere negli spazi attorno a sé. Questa ricerca si trasferisce nelle tendenze di design per la progettazione dei centri benessere, alla bioedilizia per una visione della casa come habitat naturale, ma anche a tutte le arti e le tecniche nate da diverse tradizioni e in tempi lontani, rivisitati oggi per portare i benefici antichi all’uomo moderno. E ormai non possiamo fare altro che associare la parola benessere alla parola business, tant’è che si parla sempre di più di wellness, un mercato che non ha più frontiere ed è un in forte sviluppo. I beneficiari di questa crescita sono soprattutto, ma non solo, gli hotel dotati di centri benessere, fitness centers, beauty farm, saune e ogni genere di complesso che serva per diverse terapie, fra le più svariate, a partire dai fiori
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di Bach, il massaggio aAyrvedico, i fanghi, l’idromassaggio con oli essenziali, bagni termali, ma anche trattamenti per le allergie, cristalloterapia, omeopatia e altre medicine alternative. Anche la tecnica del massaggio attira da sempre l’attenzione di esperti e profani, dall’ayurveda, riflessologia plantare, shiatsu, kinesiologia, reiki solo per citarne alcune fra le più rinomate. O novità come il massaggio per bambini e neonati. Per meglio rendersi conto delle dimensioni dell’offerta basta, ad esempio, considerare l’elevato numero di terme e centri benessere situati nel nostro paese. Non troviamo solo hotel di lusso che già da diversi anni operano nel settore, ma anche una rilevante rappresentanza di strutture di livello medio-alto dalle tre alle quattro stelle. La palestra da sola non basta più: le svariate strutture vogliono stare al passo con la domanda e devono integrarla con trattamenti antistress, olistici, naturali, estetici, e via dicendo… Questo è il segno che il wellness è un fenomeno che trascende dall’offerta oltre che, in un certo senso, dai diversi tipi di clientela. Ma Clienti graditi delle aree benessere non sono solo gli adulti. Da qualche tempo infatti si sta facendo largo un nuovo target di consumatori: bambini, adolescenti e giovani: Che hanno imparato a prevenire inestetismi e soprattutto problematiche fisiche difficili da eliminare nel tempo. Attualmente il rilancio e la diversificazione del sistema turistico nazionale passa proprio attraverso una riqualificazione della rete alberghiera con strutture e marketing all’altezza di una domanda europea. Non dimentichiamo che gran parte dei paesi europei sono abituati da tempo a standard elevati di servizio proprio nell’area alberghiera legata ai trattamenti antistress o al proprio benessere psico-fisico. A livello fisiologico, infatti, i delicati equilibri che definiscono il benessere generale dipendono da numerosissimi fattori, fra i quali l’esposizione alla luce del sole, la vita in luoghi poco inquinati e l’attività muscolare. Ritmi esageratamente agitati, errori alimentari, sedentarietà, fumo e inquinamento sono una minaccia seria per il nostro organismo, cause sociali di un gap tra età cronologica ed età biologica. Pertanto i “percorsi benessere” sono un’occasione unica per fare trattamenti di benessere completi e rilassanti. Sedute termali, cromaterapia, musicoterapia, acque pure in cui immergersi, il rito dell’ “hammam” e tutta una serie di trattamenti rinvigorenti che ridonano relax, quiete e tonicità al corpo. Per sentirsi coccolati e ritrovare una pelle liscia e morbida come la seta, accarezzata da petali vellutati, sono un’ottima esperienza. Si può così ricevere una serenità interiore profonda ed un aspetto più rilassato, curare lo stress e ritrovare se stessi con percorsi benessere completi ed economici. Un percorso esclusivo e privilegiato finalizzato a conservare la giovinezza attraverso un miglioramento della qualità della vita. Attraverso una serie di servizi e strutture dove assaporare impagabili momenti di piacere, oasi di vero relax per ritrovare armonia ed equilibrio tutto l’anno. Dove respirare un’atmosfera intima piena di richiami orientali, dove la fusione tra filosofia medica orientale e medicina tradizionale rendono unico ogni trattamento. Dalla stanza olistica, regno dell’aromaterapia, al più spirituale e avvolgente ambiente ayurvedico, in cui si eseguono solo massaggi a quattro mani e pratiche ayurvediche tradizionali. Da un amabile giardino di cristalli, con proprietà energetiche potenti e positive sia sulla sfera spirituale che emotiva, si accede all’ bioenergetico, che prosegue nella stanza delle agate, grandi geodi tagliati da cui fioriscono mirabili quarzi. Tanto altro ,e per non rischiare di lasciare fuori qualcosa senza dilungarsi troppo l’unica è ricordare a tutti coloro che guardano il mondo del wellness come un’inutile perdita di tempo è bello ricordare una verità inviolabile e cioè che salute non significa solo assenza di malattia.
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Misteri
337 CORPI SENZA NOME by katia Ancona
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ono stati ritrovati alla vigilia di Natale del 2004 a Cecina, in provincia di Livorno. Erano sdraiati uno accanto all’altro sotto la tettoia di un casolare, avvolti in vecchie coperte e vestiti con abiti estivi, di cotone, indossati a strati per ripararsi dal freddo. Segno che la morte li ha sorpresi così. Sono passati quattro anni, ma i corpi di questa giovane coppia, un uomo e una donna di razza caucasica, giacciono ancora in una cella frigorifera dell’obitorio della città toscana. Nessuno li ha reclamati. Di loro si è occupata solo la trasmissione televisiva Chi l’ha visto. Sono due dei 337 corpi senza nome elencati nel primo censimento dei cadaveri non identificati. La rilevazione, appena pubblicata, è stata voluta dal commissario straordinario del governo per le persone scomparse, il prefetto Gennaro Monaco. Una figura istituita nel luglio 2007 dal ministero dell’Interno su pressione dell’associazione Penelope, che tutela proprio le famiglie delle persone scomparse. Il censimento è stato condotto presso i comuni, le aziende sanitarie locali e gli istituti di medicina legale. Finora, però, i responsi sono stati molto parziali: solo 4 su 36 istituti di medicina legale hanno fornito informazioni utili e due terzi dei comuni non hanno ancora risposto. Life People 40
marca a uomo nuovi arrivi primavera /estate
<<Obbiettivo del censimento - ha osservato il prefetto Monaco - è avere tutti i dati disponibili dei cadaveri, per incrociarli con quelli degli scomparsi, in modo da pervenire alle identificazioni>>. Dall’inizio dell’attività si è già avuto un primo riscontro: l’identificazione di un cadavere dal 2001 nell’obitorio di medicina legale di Pisa. Il corpo appartiene ad un anziano di Vinci, in provincia di Firenze. Era scomparso da casa il 19 gennaio del 2001. Il test del Dna, confrontato con quello delle figlie, ha permesso l’identificazione. La famiglia ha potuto così dare un nome all’angoscia e celebrare il funerale. Ma non sempre la matassa si dipana. Emblematico il caso del corpo di una donna trovato nel 1975 a Lauriano in provincia di Torino. Da trent’anni sulla tomba senza nome, ci sono fiori finti, sbiaditi dal sole, la lapide coperta dall’usura del tempo. Nel rapporto stilato dai carabinieri, subito dopo il ritrovamento si legge: “Salma di sesso femminile dall’apparente età di 40-50 anni. Giaceva in un groviglio di arbusti ammucchiati dalle acque del fiume, supina, completamente nuda, con all’altezza della vita un elastico, presumibilmente da reggicalze”. Secondo il censimento del ministero, è il cadavere in attesa di identificazione più vecchio d’Italia. Nessuno aspetta di riavere indietro il suo nome da tanto tempo. Qualcuno all’epoca disse che quella era una donna di vita. Ma quale che sia la verità, se n’è andata con lei. Dei 337 corpi censiti, scorrendo la classifica regionale, il Lazio è in testa con 48 cadaveri (tutti a Roma), 47 la Puglia (tra Bari, Brindisi e Lecce), 42 il Veneto (tra tutte le province), 41 la Lombardia (Milano e Pavia), nessuno invece in Molise, Umbria e Valle d’Aosta. Il commissario chiede informazioni dettagliate: fotografie, impronte digitali, esami dentari, stato del corpo e luogo del ritrovamento, esiti dell’autopsia, effetti personali al momento del ritrovamento, tratti distintivi o elementi particolari utili al riconoscimento (piercing, anelli, tatuaggi) e soprattutto il Dna. Fino a questo momento, infatti, non ci sono state regole. Gli investigatori non potevano controllare tutte le sale mortuarie della regione e i medici non avvertivano sempre dei cadaveri senza nome. Ora invece, una volta inserite nella banca dati Interforze, le schede permetteranno di incrociare “in tempo reale” i dati dei cadaveri con quelli delle persone scomparse, che dal 1974 sono state 25.567 e 2.642 solo nel 2007. Tra questi molti sono i minori. I piccoli che scompaiono nel nulla sono sempre più numerosi. Erano 440 nel 2004, 671 nel 2005, 884 nel 2006. E nel 2007 hanno sfiorato le mille unità. Sono italiani, ma soprattutto romeni. Rapiti, in fuga, venduti, comprati. Vivi o morti. Si chiamano Angela, Denise, Elisa, Emanuela. Di loro rimangono vecchi giocattoli fuori moda, fotografie ingiallite e il vuoto nei familiari. <<I casi più gravi come quelli della Pipitone sono pochissimi, per la maggior parte si tratta di allontanamenti volontari o di denunce di sparizione non ritirate>> precisa però il prefetto. Dalla lista sono stati cancellati i fratellini di Gravina. La loro è un’altra storia.
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"SI RINGRAZIA LA GENTILE CLIENTELA PER LA FIDUCIA ACCORDATACI" Alessandro Antonioni
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Personaggi
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on quella faccia un pò così...Aveva aappena dieci anni quando iniziò a “fare” radio e tv. Un divertimento da bambini. Lo stesso che prova oggi. Per Marco Liorni quelle erano le prime scintille di un fuoco sacro che negli anni è cresciuto.Fino a farlo diventare uno dei volti più apprezzati dell’intrattenimento televisivo SEI INDUBBIAMETE UNO DEI VOLTI PIU’ PULITI E NOTI DELLA TELEVISIONE ITALIANA, RACCONTERESTI AI NOSTRI LETTORI COME HAI INZIATO ? Per me il vero inizio è stato quando la passione mi ha travolto. Ero un ragazzino, quindi nemmeno ho avuto il tempo di rendermene
conto, in questi casi è un “fuoco sacro” che nasce dentro e poi ti avvolge completamente. Mi sono ritrovato a lavorare in una radio finta (registravo da un’altra radio le canzoni e le presentavo, mi sa che era pirateria!) e poi una televisione finta, con un soldatino e un portaritratti. In famiglia però non mi hanno ostacolato nonostante fosse un gioco un po’ insolito per un ragazzino di dieci anni. Molto tempo dopo ho iniziato davvero a lavorare presso una piccola radio TRD, Tele Radio Domani anche se un domani purtroppo non lo ha avuto. SEI STATO PER SETTE ANNI LA SPALLA DELLE CONDUTTRICI CHE SI SONO ALTERNATE AL GRANDE FRATELLO, PER QUALE MOTIVO HAI LASCIATO IL
PROGRAMMA ? Piuttosto mi sono chiesto: Quale è il motivo per rifarlo per l’ottava volta? E questa volta non ne ho trovato uno che veramente mi convincesse. C’è un tempo per ogni cosa. HAI MAI NOTATO CHE I REALITY DI SUCCESSO SONO CONDOTTI SOLO DA DONNE E CHE QUESTA E’ L’UNICA ECCEZIONE ALLA REGOLA NEI PROGRAMMI TELEVISIVI; CHE POSIZIONE HAI A RIGUARDO ? La stessa posizione che hanno i dirigenti televisivi ed i proprietari di format: “ Boh! “ Persino il grande Marco Bassetti - guru Endemol - quando questa domanda gli è stata rivolta da Enrico
MARCO LIORNI
“L’OCCHIO SUL MIO FUTURO? NON SARA’ QUELLO DEL GF” by Alan A. Parker
Mentana, ha più o meno risposto così: “Boh !” HAI SICURAMENTE LASCIATO UN VUOTO NELLA TRASMISSIONE CHE GLI AUTORI DEL PROGRAMMA FANNO FATICA A COLMARE, CHE COSA VORRESTI DIRE LORO ? Sono amici da tanti anni, ci parliamo sempre. Non so se ho lasciato un vuoto, so che dopo la mia scelta hanno pensato di creare un meccanismo diverso, molto forte. Il concorrente esce e non viene festeggiato, in fondo è uno che ha appena perso la possibilità di un cospicuo premio in denaro. L’eliminato va in studio dove ci si chiede quali errori abbia commesso. QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO ? Ci sono alcuni discorsi che stanno andando avanti. Non voglio fare niente che non mi piaccia, che non mi dia entusiasmo. Di fronte al pubblico hai il dovere di fare le cose che senti e che fai con gioia. Mi sto mettendo in gioco anche con la recitazione, ho girato un cortometraggio e a maggio reciterò in un film. Ho scoperto che recitare è bellissimo e difficilissimo allo stesso tempo. CHE RAPPORTO INTERCORRE TRA MARCO LIORNI E LA RADIO ? Anche qui è un rapporto passionale, eccitante, ti direi! Vai in radio ogni giorno e sai che puoi Life People 46
parlare a tantissime persone, per giunta senza i tanti vincoli della televisione. E’ una fortuna e una responsabilità; è divertente e c’è molto scambio con gli ascoltatori. QUANTO CREDI CHE IL TUO ASPETTO FISICO ABBIA INFLUITO SULLA TUA CARRIERA ? L’ha seriamente danneggiata. Eheheh; ma no scherzo, il “fisique du role” ci vuole e magari questa faccia da bravo ragazzetto mi ha aiutato anche perché corrisponde a quello che c’è sotto la scorza! UN RECENTE SONDAGGIO CONDOTTO SU UN VASTO CAMPIONE DI RAGAZZI DELLE SCUOLE MEDIE ITALIANE HA MESSO IN LUCE UN DATO ALLARMANTE; IL 90 PER CENTO DEL CAMPIONE PRESO IN ESAME DA GRANDE VUOLE FARE IL “PERSONAGGIO FAMOSO”, LA VOCE TALENTO NON VIENE NEMMENO CONTEMPLATA. COME TI PONI RISPETTO A QUESTO DATO ? Non mi sorprende affatto. È un discorso che faccio spesso anche con Niccolò, mio figlio, che ha tredici anni. In realtà c’è una fama labile che oggi è alla portata di tutti, con internet per esempio, e che non ti lascia niente, anzi ti lascia l’amaro in bocca perché ne cogli subito l’evanescenza. Poi c’è una famada intendersi come conseguenza
di passione e lavoro che non ti tradisce mai perché quello che ti spinge è la passione per il tuo lavoro, la fama ne è solo una componente, non un obiettivo. Se cerchi la celebrità come scopo della tua vita, sei destinato all’infelicità.Perché non è una risposta vera al “male di vivere”. SEI UN CONDUTTORE TELEVISIVO, IL TUO TALENTO E’ INNEGABILE E SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI; COME TI PONI RISPETTO AI PERSONAGGI SENZA ALCUN TALENTO CHE GLI ODIERNI MECCANISMI TELEVISIVI PROPONGONO AL PUBBLICO ? Guarda, se metti insieme reality show e talent show, in questi sette, otto anni avranno avuto opportunità in televisione credo intorno alle 400 persone. Eppure lavorano stabilmente nello spettacolo pochissimi. Quindi la selezione rimane feroce. Chi non ha capacità dura pochissimo. HAI LASCIATO IL GRANDE FRATELLO PERCHE VOLEVI CONDURLO E NON TI E’ STATA DATA LA POSSIBILITA’ DI FARLO ? No.È un programma che per quanto mi riguarda appartiene al passato. Inventiamone uno nuovo, fresco e stimolante e lo condurrò molto volentieri!
MILLENNIUM PATH
by Alan A.Parker
Non è una semplice classifica, nè una classica recensione. La Milennium Path è una finestra sul mondo della notte e del divertimento, un portale magico che si spalanca dopo migliaia di richieste pervenuteci dai giovani, pronti a seguire i propri idoli in giro per l’Europa. Otto Djs o se preferite produttori musicali, uomini e donne che hanno un’unica irrefrenabile passione: far ballare i propri estimatori. Francesco “Farfa”, Alex Neri, Peppe Nastri, Dj Paulette, Dj I.G.N.A., Barbar!na, Tony D e Manuel Disonesti. Francesco, ribattezzato Farfa dai suoi amici quando si accorgono che riesce ad accarezzare i piatti con la leggiadria tipica delle farfalle, inizia la sua carriera nel 1985 alla “Y” di Certaldo. Da allora Francesco colleziona un successo dietro l’altro. Il suo nome inizia a brillare anche nel panorama internazionale identificato da riviste inglesi come il “fenomeno Farfa” su Dj Mag, Melody Maker e Update. Con la pubblicazione del suo “Psichedethnic One” giunge la sua consacrazione definitiva tra il 1996 ed il 1998. Il suo album d’esordio “Human Bridge” nel 2005 può essere considerato un viaggio tra ritmi house e melodie elettriche ed il singolo estratto “Acidazzo” si impone presto nei dj set di grossi nomi del panorama internazionale. Francesco punta tutto sulla creazione di un ponte tra sè ed il pubblico: influenzandolo, guidandolo ma recependo anche le sue volontà, spingendosi un passo oltre, rischiando e mettendosi in discussione. La sua più recente pubblicazione è Farfasound un doppio cd con tutto il meglio del sound targato Farfa a cui presto seguirà un Farfasound volume 2. Farfa il dj italiano dalla tecnica più sofisticata, inconfondibile ed anche più copiata. Alex Neri, asso incontrastato delle consolle di tutta Europa. Sono ormai lontani i tempi in cui grazie a “Kamasutra” debuttava nel panorama musicale, prodotto con il suo socio storico Marco Baroni. Alex Neri grazie alla sua etichetta musicale “Label Tenax Recordings” sforna una produzione dietro l’altra, forte di una presenza sulla scena internazionale di oltre ventiquattro anni. Umile, sincero e dal sound deciso ed inconfondibile. Alex Neri è senza dubbio un’icona del panorama house internazionale. Peppe Nastri esordisce come dj nel salernitano, attratto sin da giovanissimo dal sound e dalla musica, coltiva sin da piccolo la passione che lo porterà negli anni ad affermarsi come Dj. Il suo è un genere House ed Electro House. In grado di trasmettere adrenalina pura; resident in vari locali di Salerno, della provincia di Roma e di Grosseto. Dj Paulette nasce e cresce sotto il punto di vista artistico a Milano. La dolce venticinquenne Paulette spazia da uno stile Soul Heven riconducibile alla Glam House ed alla Electro Minimal, un potente binomio che le permette di raggiungere una raffinatezza nel suono difficile da conquistare altrimenti. Ama definire la musica come “il ritmo della vita” e vanta importanti collaborazioni con locali come il “Guendalina” il Frau Marlene” il “Jam” ed il “Mavu”. Dj I.G.N.A. inizia a coltivare la passione per il sound nel 1999 quando si avvicina al mondo della notte come p.r. del “Docshow” per poi scoprire che è mixare la sua autentica passione. E’ dal 2001 che intraprende la strada del Dj collezionando successi che si susseguono, prima nei locali di Bologna e poi di Modena e Reggio Emilia. Nel 2007 diventa resident del “Maffia” club di Reggio Emilia, del “Matiz” e del “Docshow” di Bologna arrivando alla sua produzione di Tomando Cristales con il dj Absinith; un disco decisamente fresco ed innovativo nel panorama italiano. Barbar!na scritto con il punto esclamativo è figlia d’arte. E suo padre appoggia la scelta. Giovanissima inizia la carriera come Dj nel noto locale milanese “De Sade”. Da allora il suo percorso subisce un’impennata, scelta da Marco Mazzi come testimonial nella djpoint. net nella campagna “Maledettamente Bravi” rappresentando il genere Electro-Crossover. Scelta come ragazza del mese da Match Music, noto canale televisivo legato al mondo dei Dj, posa per la copertina di Ten magazine sbarcando infine in Sardegna con il progetto Peroni Tour Summer. Tony Deledda in arte Tony D. inizia la sua carriera nel 1992 affiancandosi a grossi Djs del panorama internazionale prestando la sua opera nei più importanti locali della Romagna per approdare a Londra ed in Svizzera. Il suo sound è carismatico e la passione che lo muove unica, come i dj set che propone ad un pubblico che in fortissima ascesa inizia a seguirlo sempre con maggiore costanza. Tony D. ricrea magistralmente un sound influenzato dalla profonda cultura Soul e Deep Garage: E nei suoi set si distingue per lo stile, ricco di suoni percussivi e ricercati. Negli ultimi anni giunge alla produzione musicale ed a grandi collaborazioni con etichette internazionali. Chiude la Millennium Path Manuel Disonesti. Manuel nasce nel novembre del 1976; il suo è un modo di porsi scanzonato provocatorio e dissacrante. Oggi Manuel non è solo un dj ma si definisce un compositore, autore, produttore e manager accanto ad un personaggio televisivo sagace e divertente: Leone di Lernia. La sua carriera inizia come programmatore radiofonico presso radio LatteMiele e dopo gli interminabili viaggi effettuati per promuovere quella musica che lo rende protagonista, decide di concentrarsi sulla carriera di Dj. Nel 1998 in collaborazione con Ciro Pagano e Datura produce il suo primo disco. Sino al 2005 Manuel Disonesti si concentra elusivamente sui suoi dj set affiancandosi all’editore Giorgio Giacomi, iscrivendosi alla S.I.A.E. diventando così music manager e producer a tutti gli effetti.Oggi Manuel è un dj a tutto tondo che segue in tour Leone di Lernia, ha fondato un team personale di produzione e collabora con diversi artisti di fama internazionale. WWW.ALANPARKER.IT
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Il Mondo di Alan
E
Claudio Garruba
I NUOVI TALENTI by Alan A.Parker
ccomi ancora una volta qui per raccontare a voi lettori il mio viaggio verso il destino che ognuno di noi compie nella propria vita e che questo mese mi ha permesso di incontrare tre angeli, ognuno dei quali custodisce un talento, più unico che raro. Claudio Garruba un attore, Samantha di Paolo la campionessa del mondo di calcio da tavolo e Placido Balzano il guru degli style performer. Raccontare le loro vite in poche righe toglierebbe ad ognuno la possibilità di essere quello che sono oggi, tre esseri speciali che con i propri talenti hanno saputo conquistare il meritato posto al sole. Claudio nasce nel 1980 a Crotone e sin da piccolo avverte l’indomabile passione nei confronti della recitazione. A soli vent’anni partecipa al conservatorio teatrale “La scaletta” diretto da G.B. Diotajiuti. Un anno dopo si iscrive all’accademia di arte drammatica più prestigiosa d’Italia, la “Silvio D’Amico” e nel 2003,ormai diplomato, inizia un percorso personale di attore che non abbandonerà più. Da quel momento la sua vita si arricchisce di un successo dopo l’altro. Nel 2006 acquisisce il metodo Strasberg con Susan Batson, sempre nello stesso anno frequenta la Master Class di canto di Mary Setrakian. Nel 2007 partecipa ad un Workshop intensivo con Bernard Hiller. Infine viene diretto dal regista Vincenzo Attingenti (co-fondatore dell’Actor center di Roma). Le sue esperienze lavorative lo portano a dividersi tra il teatro e la televisione. Dal 2000 al 2003 recita con successo in “Racconti d’inverno” e “La notte poco prima della foresta” per la regia di R. Pacini. Sempre a teatro è in scena con “I Persiani” e “Frammenti d’amore” per la regia di P. Passalacqua. Recita inoltre in “Scenari del novecento” ed “Assolo” per la regia di L. Salvati. Dal 2005 sino ad oggi sboccia anche la sua carriera televisiva, recitando in ”Signor Giudice 2” Film a puntate per la Russia, per la regia di Prod. Etalon nel ruolo di un giovane giornalista. Partecipa a “Incantesimo 8”, serie televisiva RAI diretta da T. Sherman. Recita in “A voce alta”, serie televisiva in due puntate RAI con la regia di V. Verdicchi. Nel 2007 e nel 2008 ottiene una parte in “Artemisia Sanchez” film a puntate RAI ed infine approda a “La squadra 8” serie televisiva RAI con la regia di Luca Facchinetti. Il suo indiscutibile talento per la macchina da presa, lo spinge anche a girare il cortometraggio“Fuori strada” sul tema della sicurezza stradale per l’ACI ed un video musicale da protagonista: “Mondo Cellofan” del gruppo rock “Alibia” in onda su MTV per la regia di Luca Granato. Claudio oggi non smette di credere in ciò che un tempo lo ha spinto a diventare un attore, uno straordinario talento per la recitazione. La seconda storia che ho scelto di raccontarvi è quella di Samantha di Paolo. Samantha nasce nell’ottobre del 1976 ed attualmente vanta il titolo di campionessa del mondo nel 2005 e 2006 di calcio da tavolo. Ha giocato nella nazionale italiana per due anni ed attualmente è tesserata presso la federazione svizzera. La sua storia inizia quando a soli nove anni si avvicina al primo calcio da tavolo nel bar di proprietà di sua madre. In piedi sulla sedia dietro le stecche percepiva l’odore dell’olio, guardava le palline di colore giallastro; questi ricordi indelebili nella mente di Sammy hanno permesso che una
Placido Balzano Life People - 49
passione nei confronti di un gioco, divenisse agonismo sportivo a tutti gli effetti. A sedici anni affronta la sua prima trasferta per giocare in Germania, le notti insonni prima delle gare, l’adrenalina che si scatena quando il fenomeno Samantha entra in scena. Dopo la Germania, è l’Austria fare la sua conoscenza e, come una macchina da combattimento, Sammy incassa una vittoria dopo l’altra. Vince tutte le tappe più importanti del World Tour 2005/2006/2007 sia nella categoria del doppio che in quella del singolo, riuscendo a classificarsi come unica donna nelle gare agonistiche maschili mondiali entro le prime 250 posizioni. Femminilità, forza, grinta, potenza, stile e grande professionalità possedute da questa ragazza attirano chiunque la veda giocare. Nell’ultimo anno Samantha Di Paolo è stata invitata da moltissime federazioni di calcio da tavolo in Europa per presenziare alle gare, dare dimostrazioni di gioco, effettuare degli stage formativi e spesso ospite in diverse trasmissioni televisive sia in Italia che all’estero.
Quello di Samantha è un esempio per tutti noi, un monito a credere sempre nel proprio talento senza mai rinnegarlo. Altra vicenda che ha raggiunto il mio cuore e che attraverso le mie parole sono sicuro toccherà anche i vostri è quella di Placido Balzano. La storia di Placido è intensa, fatta di sacrifici e di grandissima audacia. Placido nasce nell’agosto del 1970 e da quel momento egli inizia a coltivare un sogno che lo porterà con gli anni ad affermarsi come il più grande style performer in Italia. Inizia a disegnare abiti appena maggiorenne e per dieci anni gestisce un negozio di abbigliamento, una sorta di fucina d’opere, all’interno della quale un giovane ragazzo inizia a disegnare i propri sogni. Ogni modello, ogni singola creazione è ispirata dai grandi protagonisti della moda della fine degli anni 80: mostri sacri come Thierry Mugler, Vivienne Westwood, Grace Jones ed Alexander Mc Queen. Il suo lavoro, nello specifico, consiste oggi nella realiz-
Samantha Di Paolo
Samantha Di Paolo
zazione di abiti e di scenografie uniche che presenta nei più grossi locali d’Italia, riuscendo a gestire e creare allo stesso tempo dei veri e propri spettacoli. Placido definisce le sue creazioni non semplicemente spettacoli, ma vere e proprie performance. Il termine stesso Performance è emblema di un lavoro sotterraneo, certosino che si nasconde dietro la presentazione di ogni singola collezione, mostrata ad un pubblico spesso ignaro di quanta faticosa sofferenza si nasconda dietro ogni messa in scena. Il tempo per mostrare il duro lavoro di mesi è poca cosa rispetto al talento che si manifesta attraverso le creazioni di quest’uomo, timido ed autentico. I temi presentati de questo vero e proprio “guru dello style” sono sempre diversi, essi mutano a seconda della serata che lo vede protagonista. Il castello di Alice nel Paese delle Meraviglie, costruito con centinaia di carte da gioco e realizzato a mano, le Pagode dell’antica dinastia dei Ming in cina, i costumi dell’antica Scozia, rivisitati per rendere la magia del
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sogno autentica come questo brillante uomo dei nostri tempi. Ogni pezzo delle sue collezioni nasconde un sacrificio intenso, la voglia di emergere e di mostrare a tutti che il successo personale bisogna costruirselo. Un ragazzo umile Placido, che con semplicità disarmante afferma di non aver ancora raggiunto i suoi traguardi personali, un uomo che oggi punta tutto sulla propria capacità di rendere unica una collezione, di rendere speciale la propria passione nei confronti della moda. Essere uno style performer oggi, significa comprendere appieno i meccanismi del costume, della trasformazione e vivificare ogni singola immagine nell’abito, pronto per essere indossato dal modello o dalla modella in questione per poi proporlo al pubblico. Placido lavora a contatto con il pubblico, per stupirlo, emozionarlo e rimanervi impresso per sempre. www.alanparker.it
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i fa presto a dire attore. Ma chi come Angela fà questo mestiere, sa che senza un buon agente il tutto si fa più complicato.Talento a parte è quasi imposibile.Angela Salmaso vive con il proprio agente, Davide Tosi, un rapporto davvero speciale, rappresentando quindi uno degli interlocutori migliori con cui discutere di tutto questo. E davide, manco a dirlo, le è a fianco.
Interviste
Essere un team eccellente è spesso un’utopia nel mondo dello spettacolo, potreste spiegare ai nostri lettori come siete riusciti a diventarlo ? A: Innanzitutto con grande volontà e sacrifici, ci vuole dedizione, conoscenza dei propri obiettivi e molto, molto tempo. E’ vero che è sempre più un’utopia, soprattutto in questi tempi, ma c’è sempre una piccola percentuale di persone che fa la differenza. Credo proprio che noi apparteniamo a quella piccola percentuale, persone legate a dei veri valori ed obiettivi. D: Non mi sento ancora una persona arrivata, anzi. Credo che in questo ambiente ed in generale nella vita, non ci si debba mai illudere dei propri successi, c’è una grande necessità, almeno da parte mia, di continuare a crescere in questa professione e di imparare da chi ha ottenuto davvero grandi risultati. Sono comunque molto soddisfatto del mio lavoro e dell’operato fin’ora svolto. Le competenze artistiche di un’attrice di successo dipendono da due fattori. La dedizione al lavoro e la bravura del proprio impresario! Come vi ponete rispetto a questa celebre affermazione ? A: Non ci basiamo molto su quello che è stato detto o scritto, ognuno deve compiere il suo lavoro nel miglior modo possibile, se poi c’è rispetto ed intelligenza da parte di entrambi, allora si può raggiungere qualcosa di veramente importante. D: Secondo il mio parere il successo di un grande attore o attrice è legato ad un intenso studio per la recitazione, alla determinazione ed alla tenacia che si manifesta nel continuare la propria strada contro mille difficoltà iniziali, ma soprattutto grazie all’infinita umiltà. Sicuramente poi la bravura del manager nel saper cogliere certe occasioni e riuscirle a gestire al meglio possono fare la differenza. Il vostro successo dipende dalla sinergia che siete riusciti a far percepire al pubblico, potreste raccontarci i punti salienti del vostro percorso insieme ? A: Siamo persone oneste e semplici, quello che diciamo e che vogliamo non è mai inventato o irrealizzabile. D: La mia formula è divisa in tre parole: professionalità, collaborazione e umiltà. Quali progetti avete nell’immediato futuro ? A: Interpreterò Semele nel film “ Il cembalo della Luna”. E’ un progetto che da subito mi ha affascinato moltissimo, il film nasce dal romanzo-saggio del salentino Salvatore Tuma che ne curerà anche la regia. Inizieremo le riprese a partire dal mese di maggio tra le suggestive location nel Sud Salento. Otranto, Castro, Tricase, Supersano faranno
PROFESSIONE AGENTE: L’ANGELO DELL’ATTORE by Alan A. Parker
da cornice ad uno spettacolo di emozioni pure, avvolte da un’atmosfera magica in cui le tradizioni e la musica giocano un ruolo fondamentale. Sarà un Film travolgente, ricco di storie appassionanti. Nel cast spiccano nomi davvero speciali come Daniel Mcvicar, Angelo Infanti, Alberto Brosio e soprattutto Marco Liorni al suo debutto cinematografico. Il Film sarà poi presentato in anteprima mondiale ad Hollywood nel mese di novembre e successivamente arriverà in Italia. D: Vorrei riuscire a creare due vere stelle nel mondo dello spettacolo, ma il mio sogno più grande è quello di riuscire a produrre un film. Spesso nel mondo del cinema essere innamorati aiuta a donare al pubblico sempre di più; voi lo siete ? A: Si questo è vero, però può essere anche un’arma a doppio taglio perché a volte, si finisce per mettere troppo di se stessi in
un ambiente lavorativo dove non sempre viene apprezzata la spontaneità e la realtà. Io comunque si, sono innamorata. D: Non sono innamorato. Penso che l’amore, nel nostro ambiente, possa avvantaggiare e svantaggiare allo stesso tempo, soprattutto se la persona che ti affianca non capisce i veri compromessi e gli incastri di questa professione. Chi sono le persone più care che avete al vostro fianco ? A: Di persone veramente care al mio fianco ne ho davvero poche, una di queste è sicuramente Diego, il mio ragazzo, nonché la mia più grande spalla. Siamo insieme da 4 anni e fin da subito ha voluto seguire professionalmente la mia grande passione per la recitazione. Dagli ultimi set ai primissimi casting ho potuto contare sempre su di lui, soprattutto quando ancora non avevo un manager e l’ambiente cinematografico, si rivelava davvero un labirinto d’insidie e di perdite di Life People - 51
tempo. Grazie a Diego e a Davide sento che finalmente potrò fare quel tanto atteso salto nel Cinema che conta. L’altra persona vicina al mio cuore è mio papà, un uomo indescrivibile. Attualmente non sta molto bene e spero che al più presto riesca a tornare al mio fianco più forte di prima. D: In primis la mia famiglia. I miei collaboratori (ringrazio Diego Loreggian e Claudia Cascioli), mi piacerebbe ringraziare anche qualche stretto amico ma purtroppo in questo lavoro bisogna guardarsi sempre le spalle. Quanto siete disposti a donare di voi stessi al pubblico nel caso di Angela e ad i propri artisti nel caso di Davide ? A: Un’attrice per quanto mi riguarda deve saper raccontare delle storie, riuscire a farle vivere in prima persona a chi le guarda, quindi direi che innanzitutto deve donare sicurezza, decisione e semplicità. D: Il massimo, con la più ampia disponibilità e la totale trasparenza. Potreste raccontarci i sacrifici che avete dovuto sostenere per arrivare ad essere oggi quello che siete ?
Davide Tosi
A: Nel mio caso il destino, se così si può chiamare, ha voluto rallentare il mio percorso artistico. Ho dovuto fermarmi per parecchi mesi in quest’ultimo anno per restare vicino a mio papà durante il decorso della sua lunga malattia, che ancora oggi non lo lascia vivere serenamente come vorrei che fosse. Purtroppo questa è la vita. Sin da piccola ho sempre dovuto lottare per ottenere anche piccolissime soddisfazioni, spero di potermi rifare oggi con la mia professione. D: Non mi vergogno di raccontare che ho dormito sul divano del mio ufficio di Milano, che mi sono adeguato a lavori per i quali non nutrivo passione, ma l’ ho con un solo intento; arrivare un giorno ad essere un manager ed un produttore. Sacrifichereste la persona che amate per il successo oltreoceano ? A: Assolutamente no ! Mai. Le persone che amo devono far parte della mia vita in ogni momento. Non potrei mai allontanarmi più di qualche settimana da chi amo. D: Mai. Sogno nel cassetto ? A: Poter far rivivere a mio papà, attraverso i miei film, le emozioni che ha provato nella sua carriera di cantante e che purtroppo non ha mai potuto veramente vivere come avrebbe voluto.
Angela Salmaso
D: Sembrerebbe assurdo dirlo ma il mio più grande sogno ora, è quello di avere un figlio con una grande Donna. Poi realizzarmi sempre di più nella mia professione manageriale, creando non solo nuovi talenti nell’ambito cinematografico e televisivo ma soprattutto una grande famiglia che lavori con me, come una squadra. WWW.ALANPARKER.IT
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TRA TECNOLOGIA E INCANTO
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icuramente tra le cose che rapiscono gli occhi e fanno stare bene l’anima c’e’ un albero fiorito. Il Giappone, a primavera, ne offre a migliaia per le strade e nei suoi giardini incantati. .Nei giorni di festa si possono vedere centinaia di persone sotto gli alberi a mangiare, bere, giocare e chiacchierare. Ma oltre all’indiscusso piacere di passare la giornata all’ombra dei fiori, i giapponesi sostano nei parchi perche’ si dice che gli spiriti del riso preferiscano riposare tra i rami dei ciliegi e rimanerci fino a quando sono in fiore. Inoltre i poeti giapponesi, proprio perche’ la fioritura
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e’ di breve durata, considerano questo evento il simbolo dei Samurai che hanno sacrificato la loro vita sui campi di battaglia. Non c’e’,quindi, da meravigliarsi se i giapponesi gareggiano per conquistare il miglior posto del parco o del giardino. Addirittura, se l’O-hanami (il Cherry Blossom festival) e’ organizzato dalla azienda per la quale si lavora, c’e’ chi va la sera prima e passa tutta la notte nel parco per assicurare al proprio capoufficio il posto migliore. Cio’ dimostra come questo popolo operi con assoluta abnegazione; postponendo i propri interessi a quelli della collettivita’. L’attivita’ lavorativa e’ strutturata sulla base di una rigidissima organizzazione gerarchica piramidale che, a ben vedere, ha le sue radici nell’applicazione dei “5 rapporti” predicati dal Confucianesimo importato dalla Cina alla meta’ del VI secolo. Nelle pagine dedicate alle Religioni della guida del Touring Club Italiano si legge: “i cinque rapporti sono: la lealta’ del ministro nei confronti del principe; la fedelta’ dell’amico verso l’amico; l’ubbidienza del figlio nei confronti del padre; l’ubbidienza del fratello minore rispetto al fratello maggiore; l’ubbidienza della donna nei confronti dell’uomo. Tutto cio’ e’ stato anche il presupposto dal quale si e’ successivamente sviluppato il Bushido (il codice d’onore dei samurai). Oggi, quindi, si puo’ constatare come tale insegnamento sia stato traslato su parametri attuali che si concretizzano: nella lealta’ verso la ditta presso la quale si lavora; nell’etica del lavoro; nell’atteggiamento paternalistico degli imprenditori nei confronti dei loro dipendenti”. Quindici giorni di soggiorno possono bastare per capire che i giapponesi sono persone che riescono a meravigliare... sono di una cortesia e disponibilita’ quasi imbarazzanti e la cui onesta’ abbiamo potuto toccare con mano quando, dimenticata la telecamera su un taxi - grazie all’idea di uno di noi di chiamare la centrale, ma soprattutto grazie alla fattiva collaborazione di un parcheggiatore ce l siamo vista recapitare dopo venti minuti dal tassista. Che non ha neanche voluto i soldi della corsa necessaria per riportarcela!!!! E’ bello il Giappone... E’ bello entrare nella sua osmosi di ipertecnologia e incanto. L’incanto dei suoi giardini, dei templi shinto o buddisti, dei giardini zen dove una pietra in mezzo a tanta ghiaia “pettinata” riesce a catturare l’attenzione. Purtroppo, per noi, e’ un paese estremamente costoso . Quindici giorni, si diceva, possono bastare anche per visitare una buona parte del Kansai (la zona centro-sud dell’isola Honshu, la piu’ grande delle quattro principali; le altre tre sono Hokkaido, Shikoku e Kyushu). L’aeroporto da raggiungere per visitare questa regione e’ giustappunto il “Kansai” di OSAKA, citta’ dove sarà sufficiente stare un solo giorno, il tempo necessario per visitare il Castello e farsi un giro per gli shopping-center sotterranei e non. A mio parere la citta’ piu’ interessante e’ KYOTO, antica capitale del Giappone dopo Nara e prima di Tokyo. Oltre ai luoghi famosi indicati da tutte le guide è stato interessante visitare la casa (ora museo) di Kawai Kanjiro, il piu’ famoso vasaio giapponese; si raggiunge facilmente con un bus che parte dalla stazione ferroviaria. E se si va a Kyoto in primavera non si deve asLife People 56
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solutamente perdere una passeggiata lungo il Viale del Filosofo (Philosopher’s Path) chiamato così proprio perche’ un filosofo veniva qui a camminare sotto i rami dei ciliegi carichi di fiori . Effettivamente sembra di trovarsi nel bel mezzo di un giardino incantato. Kyoto e’una citta’ grande, ma fortunatamente la rete capillare degli efficientissimi mezzi pubblici la serve benissimo. Anzi, e’ senz’altro conveniente fare la tesserina giornaliera che costa 500 Yen (presso l’Ufficio Informazioni Turistiche della stazione). Per avere un assaggio delle piu’ note arti giapponesi - la cerimonia del the; la Koto Music (con l’arpa giapponese), l’Ikebana (l’arte di disporre i fiori), la Gagaku (antica musica giapponese), il Kyogen (antica rappresentazione teatrale comica), la Kyomai (danza) e il Bunraku (marionette) . E per rimanere in tema di tradizione, almeno una notte si dovrebbe passare in un “Ryokan”: il tipico albergo “alla giapponese”. E’ una stanza con le finestre scorrevoli di legno e carta di riso; per terra i tatami (stuoie) sui quali la sera vengono distesi i futon per dormire. Le scarpe vengono lasciate all’entrata e vengono indossate delle pantofoline che pero’ dovranno rimanere fuori della camera dove si circola rigorosamente senza alcun tipo di calzatura. Il bagno, naturalmente in stile giapponese, non e’ privato e pertanto bisognera’ seguire anche qui alcune basilari regole di comportamento. E’ comunque una bella esperienza specialmente se si potra’ condividerla con qualcuno. Life People 58
Non lontano da Kyoto ecco spuntare NARA, che vanta di ospitare la celeberrima statua del Buddha piu’ grande del mondo (il Daibutsu) oltre al Kasuga Taisha, un bellissimo tempio shintoista famoso per aver raccolto al suo interno circa 3000 lanterne donate dai fedeli. Fuori dal “circuito classico” saranno poi interessanti da visitare la citta’ di KANAZAWA dove si trova uno dei tre giardini piu’ belli del Giappone, il Kenroku en garden, e la cittadina di TAKAYAMA che ha mantenuto la sua antica struttura; infatti si dice: “se vuoi vedere come era Kyoto seicento anni fa vai a Takayama”. Tra tutti i castelli esistenti ancora oggi in Giappone il piu’ bello in assoluto si trova a HIMEJI (una cittadina a ovest di Osaka) un’imponente costruzione bianca - e’ infatti anche detto “candido airone” - che svetta in mezzo a un tripudio di alberi in fiore. Procedendo sempre sulla linea del “visitare quanto di meglio c’e’ in Giappone” ci si puo’ spingere fino all’isola sacra di MIYAJIMA che si trova di fronte a Hiroshima e dalla quale si puo’ ammirare uno dei tre paesaggi piu’ belli di questa nazione (gli altri due sono a Matsushima e Amanohashidate). Invece il tempio Shinto piu’ importante si trova immerso nel parco nazionale di ISE, meta di numerosi pellegrinaggi; l’imperatore ci si reca una
volta all’anno, mentre ogni shintoista deve andare almeno una volta nella vita. E’ qui che si conserva lo specchio ottagonale di Amaterasu la, Dea del Sole, considerata progenitrice della casa imperiale. Certo dopo aver visto questi luoghi iconograficamente classici del Giappone, si arriva a HIROSHIMA e ci si chiede: “cosa c’e’ qui da vedere?” Niente. E’ una citta’ moderna: ha soltanto 50 anni. Non c’e’ nulla da vedere a Hiroshima. Hiroshima e una citta’ da “sentire”. Nel Parco della Pace c’e’ il Museo commemorativo, c’e’ l’unico edificio rimasto in piedi dopo lo scoppio della bomba, c’e’ un monumento che ne indica l’epicentro, c’e’ un cenotafio che raccoglie i nomi delle vittime, c’e’ il monumento dedicato ai bambini, c’e’ la fiaccola che rimarra’ accesa fino a quando sulla terra non ci sara’ piu’ nessuna bomba atomica e c’e’..........un’atmosfera toccante. La citta’ vive intorno a quel Parco il cui silenzio nessuno si sente di rompere. Bene, dopo questo giro non si puo’ certo dire di sapere tutto del Giappone, ma sicuramente e’ sufficiente per conoscere abbastanza questo Paese d’oriente poggiato su tradizioni che solo un popolo come i Giapponesi puo’ mantenere.
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Storie di successo
Story
2째 puntata
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a fortuna dei principianti. Ora dovranno riconfermarsi, le crisalidi in un attimo sono farfalle, ma le farfalle vivono appena un giorno. Dopo il successo dell’esordio da più parti la concorrenza saluta con paternalistica malizia l’edizione 2003, la seconda di un progetto per il quale molti tra gli addetti ai lavori avevano previsto magari anche una concreta affermazione, ma con tempi di maturazione decisamente lunghi.O relativamente lunghi, ma decisamente non così fulminei quanto quelli con cui Miss Yacht Club ha cominciato a far parlare di sé. Tra un sussurro ed un sussulto la primavera dell’anno della verità è gia lì a bussare e per la premiata ditta Arras/Pansino i commenti e le pressioni a latere non sembrano costituire un grosso problema, perchè quella che qualcuno crede essere una farfalla in realtà è un’aquila che è cacciatore ,e non preda. Che è astro di luce propria, e non satellite di luce riflessa. I mezzi ci sono, le idee non mancano e la passione la fà da padrona: Si riparte destinazione successo; e il biglietto,gentile equipaggio, volente o nolente che tu sia, è di sola andata. La copertura mediatica può molto ma mai quanto il passaparola di ragazze che ,divertitesi ed entusiasmatesi, ne coinvolgono altre, ed altre ancora. Quante? Abbastanza da far crescere esponenzialmente il numero delle serate in calendario. E’ sugli ultimi scampoli di marzo che il verde del semaforo si accende, sì, ed a lato di questo se ne accende pure uno rosso: le luci che indicano il porto.Già, Perché la seconda edizione di Miss Yacht Club salperà dal molo del salone nautico di Venezia. <<Ma come sarebbe? Questi dopo appena un anno di vita riescono ad entrare da porte che ad altri non basta una vita per farsi aprire?!>> Qualcuno tra gli addetti ai lavori comincia a non capirci più niente.E,in effetti,come dargli torto? Tant’è, le vele si spiegano e il grande galeone della bellezza prende, anzi riprende,il largo non sapendo che a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui si erano mollati gli ormeggi sarebbe arrivata ,di lì alla fine dell’estate, la seconda sirena. Martina ha appena sedici anni quando compila i moduli dell’iscrizione all’ombra della sua amata Padova… <Ho visto la pagina pubblicitaria del concorso su una rivista e ho deciso di provarci. Un sogno da teenager,non potevo certo immaginare che in quel pomeriggio apparentemente come tanti stessi in realtà cominciando un cammino che mi avrebbe portata a vincere> Più che un cammino , un volo: tre tappe, finale compresa, e la corona di principessa di nettuno è tua… Le fasce vinte nelle serate di selezione ed i relativi punteggi mi hanno permesso di accedere alla finale in un lampo, nemmeno io ci credevo ma è andata bene Regina ad appena sedici anni, peraltro in appena tre step, una laurea di primo livello in scienze politiche in dirittura d’arrivo a soli 22 anni…Si direbbe tu sia un tipo determinato… La vittoria di un concorso non dipende da te, per il resto cerco di darmi da fare. Tre aggettivi che ti descrivano… Concreta, Leale e Ambiziosa E Qualche difetto ce l’hai? Sei umana anche tu .Vero?! Qualche?Anche più di qualche…Testarda e gelosa ad esempio.Molto gelosa. Sì? E di chi? Degli affetti in generale Si nota gia la vocazione diplomatica.E in particolare? In particolare del mio fidanzato, è un modello anche lui. Più che altro è un uomo fortunato. E dopo Miss Yacht? Mi sono classificata tra le prime sei alle fasi nazionali di Miss Universo nel 2004 e,sempre nel 2004, tra le prime 50 di Salsomaggiore La stessa Salsomaggiore di Miss Italia? Proprio così. Allora è davvero confermato: sei un donna al fulmicotone. Tornando a Miss Yacht, soddisfatta? E’ stato il mio primo concorso di bellezza. Un, anzi, il, trampolino di lancio. Un’esperienza che porterò sempre nel cuore perché è quella che mi ha reso possibile tutto il resto.
Per info e iscrizioni tel. 0721/23 294 - www.missyachtclub.com
MARTINA,
LA SIRENA DAL SAPORE ESOTICO
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Eventi
Fano Yacht Festival 2008 Sull’onda del lusso
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’ l’evento che, al di là della consueta anteprima annuale di settore rappresentata dal salone di Venezia, darà il varo ufficiale alla stagione nautica italiana 2008. Il salone Nautico dell’Adriatico,conosciuto anche come Fano Yacht Festival, giunto alla IV edizione, anticipa le sue tradizionali date e riorganizza gli spazi espositivi con l’obiettivo di rinnovare i grandi risultati delle passate edizione. Realizzato ,anche quest’anno, in collaborazione con il Consorzio Navale Marchigiano al fine di favorire le esigenze del mercato in un periodo ideale per presentare e provare gli ultimi modelli e le novità del mondo della nautica. Grande novità di quest’anno sarà la riorganizzazione dell’estensione dell’area espositiva che,in attesa di accogliere tanti nuovi espositori e gli oltre 25000 visitatori preventivati, raddoppia gli spazi e coinvolgerà oltre Marina dei Cesari anche la darsena ad esso adiacente. I nuovi allestimenti saranno curati da Martini Marinas che si è rivelato il partner ideale per rendere funzionale, affidabile ed esteticamente attraente l’installazione di 300 metri lineari di pontili galleggianti; attrezzati per consentire l’ accesso più agevole possibile alle imbarcazioni ormeggiate in andana. Una vetrina di 80.000 mq (di cui 50.000 a terra e 30.000 in
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Fano Yacht Festival srl Viale Adriatico 50, 61032 Fano (PU) Italy é Tel +39 0721 827082 é Fax +39 0721 827088 é Mob. +39 334 9810318 +39 334 7677430
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acqua) dedicata a barche a motore, sailing yachts, operatori della subfornitura e dei servizi. Inoltre cantieri navali, broker e dealer, charter, cantieri per refitting, architetti navali e arredamenti, attrezzature, ma anche federazioni e associazioni, stampa e media, comunicazione e servizi. Prove in mare, divertimento ed eventi sono il mix di peculiarità che caratterizzano e rendono unico il Festival fanese. Il Salone può contare anche su un ricco e variegato programma di eventi che spazia dai convegni specialistici agli appuntamenti enogastronomici, dagli eventi musicali alle manifestazioni sportive che si potranno ammirare dalla banchina del FYF allestita come una vera platea affacciata sul mare. Il tutto combinato in una formula che non mancherà di stupire ed entusiasmare anche il visitatore meno esperto del settore. Life People 66
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Design
MASSIMO DEL MONTE
IL FUTURO HA UN CUORE ANTICO
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a lungo tempo nonostante la giovane età l’art- designer Massimo Del Monte lavora nel settore dell’arredamento, sviluppando ogni qual volta gli si presenti una nuova sfida progettuale, nuove idee. Basandosi sulla sua esperienza, ma soprattutto sulla sua sensibilità. Il Progetto, a seconda del briefing commissionato, viene interamente sviluppato e analizzato, controllando tutti i differenti aspetti; sempre confrontandosi con il cliente fino a al punto da divenire complici; così da ottenere un risultato ottimale e reciprocamente consapevole. La progettazione spazia dall’arredo per gli interni ed esterni alle ristrutturazioni, passando per il design e l’arte. Discipline, che si somigliano, si esprimono e si manifestano come figlie di un’ unica impulsiva crea-
Massimo Del Monte Art Designer Foto by Thomas Lunghi Studio Uno Fano Life People - 69
tività, accompagnata,nel contempo, da una puntigliosa e metodologica progettazione. Massimo Del Monte ha formato attorno a sè una vera e propria squadra di collaboratori e supporter, fino a creare lo studio D ARCHITETTURA (www.darchitettura.it) situato nel centro della città di Fano, al 57 della storica via Montevecchio. All’interno dello studio, come in un vero e proprio show-room, si possono visitare differenti ambientazioni, create appositamente per mostrare lo stile D ARCHITETTURA. Per far si che l’installazione e la realizzazione dei particolari più artistici di un arredo possano essere curati al meglio e seguiti personalmente da Massimo Del Monte, è stata composta un’ulteriore società, la D INSTALLAZIONE, che lavora in parallelo con lo studio e fornisce un supporto al progetto più tecnico e manuale, una
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struttura in grado di eseguire veri e propri prototipi funzionali e di realizzare arredi definitivi. In modo tale che all’assistenza progettuale venga associata quella realizzativa, sfruttando le abili capacità di diversi e ormai fidati artigiani che, con la guida di Massimo Del Monte, riescono a realizzare interamente i progetti commissionati, fino a poter garantire la formula “chiavi in mano”. Insomma il progetto viene sempre monitorato, durante tutte le differenti fasi di progettazione e realizzazione, dando un’accurata assistenza all’avanzamento dei lavori. Soprattutto durante la fase finale dei lavori, momento più delicato dove tutto deve combaciare armoniosamente, gli allestimenti prima di essere montati e fissati definitivamente, vengono provati e se necessario messi in discussione, quindi modificati. Il cercar di migliorare e migliorarsi non è un peccato di presunzione, ma ben sì è il giusto atteggiamento che l’art-designer Massimo Del Monte porta con sé e trasmette nei suoi lavori. Numerosi e differenti sono i lavori prestigiosi portati a compimento dallo studio D ARCHITETTURA di Massimo Del Monte, l’arredo di case e appartamenti sono uno dei temi più ricorrenti all’interno dello studio, ma possiamo trovare anche negozi, e fashionshop come le boutique Giorgi Armani di città sacre quali Parigi, Zagabria, Tallin.... Altri esempi di contract sono la realizzazione dei punti vendita Philosophy di Alberta Ferretti nonchè la nota catena francese di gioiellerie Histoire D’Or. Senza contare la celeberrima Cioccolateria Roccati di Bologna. >>
Studio della D Architettura Fano Foto by Thomas Lunghi Studio Uno Fano Life People 73
Oltre a questo tipo di lavori viene portata avanti una vera e propria produzione di complementi d’arredo che spesso e volentieri ritroviamo nei progetti ma che, ormai industrializzati, vengono commercializzati e venduti anche singolarmente. Infatti è già per il secondo anno consecutico che lo studio D ARCHITETTURA si presenta a Milano nel Fuori Salone. La poliedricità di Massimo Del Monte lo induce ad un continuo aggiornamento ed ad una continua ricerca di novità, cercando di capire e prevedere le future tendenze del mercato. lLa sua e passione si basa sul vissuto,sull’interiore, ma soprattutto su ciò che è ingrado di trasmettere un’emozione che possa perdurare nel futuro. L’anima stessa dell’ art- designer: la sensibilità di un artista messa a disposizione di un prodotto. Daniele Gazzetti
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Cinema
CONTRO TUTTI
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by Federico Sperindei
uno è un’adolescente spigliata che rimane incinta al suo primo rapporto sessuale, da lei imposto (“Proviamo!”) a un reticente e impacciato compagno. La ragazza non vuole tenere il bambino, ma non abortisce. E con l’appoggio dei genitori decide che darà il piccolo in adozione a una coppia che non può avere figli. Senza
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mai abbandonare l’arma dell’ironia, “Juno” (che occuperà le sale italiane durante questo aprile) lascia fluire le scelte, i contrattempi, la vita e le possibilità, evitando posizioni morali univoche o soluzioni perfette. Questa ragazzina disinibita - che parla di sesso con la massima disinvoltura ma resta “fregata” appena passa all’azione, che non ne vuole sapere di essere madre ma rinuncia all’aborto, che spiega come il rapporto con i genitori non sia necessariamente conflitto – più che dare lezioni alle sue coetanee, finisce così per dare una lezione soprattutto ai cosiddetti “teenager-film” italiani. Dopo il fenomeno “Tre metri sopra il cielo” ce li hanno propinati in serie - dall’astuto “Notte prima degli esami” all’impresentabile “Ho voglia di te” – per mano dei famigerati fratelli Muccino (Wanted!), dello scrittore per ragazzine Federico Moccia e di tutta la loro combriccola, con i portabandiera Scamarcio e Capotondi sempre uguali a se stessi. Questo filone cinematografico, massimo degrado (TV a parte) per l’intelletto delle adolescenti che lo seguono, da anni non fa che rievocare la favola di Cenerentola, o Giulietta e Romeo, o qualunque storia d’amore a lieto fine. Il che, a parte la qualità cinematografica infima, sarebbe anche accettabile, se questi film (?) non si prendessero terribilmente sul serio, non autocelebrassero la propria “verità” e non avessero la presunzione di porsi come rappresentazione “realistica” dell’universo adolescenziale, trasformandosi così in un inganno intellettuale. Pesante e disonesta retorica. Dall’altra parte, “Juno” arriva con la sua ironia mai doma, con le sue gag surreali e i suoi discorsi sul sesso (non volgari), senza pretesa di essere una rappresentazione fedele della “teen-realtà” quotidiana, e riesce ad essere più vero - riguardo al mondo adolescente - di quanto i Muccino, Moccia, Brizzi, e Lucini siano riusciti ad essere in un intero filone di storie cinematografiche melense. Mentre questi ci ripropongono la retorica del sogno d’amore per convincerci che nient’altro esiste nella vita di un sedicenne, e che i genitori sono solo un ostacolo verso questa libertà d’amare, “Juno” si prende in giro fra battute, sproloqui e caricature, ma infine esprime il mondo adolescente con molta più intensità, poesia, verità: l’essere immaturi, l’avere il sesso in testa prima dell’amore, il dipendere dai genitori e soprattutto l’imprevisto in agguato, la possibilità di fare il “danno”, perché le favole sono una cosa e l’adolescenza è un’altra. Con quella leggerezza sarcastica che gli serve per essere credibile, Jason Reitman firma così un nuovo spaccato di verità contemporanea dopo il successo di “Thank You For Smoking”, il suo controverso
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lungometraggio d’esordio nel quale difendeva in parte le ragioni dei fumatori. Tuttavia, a parte la bravissima attrice Ellen Page, la vera protagonista della produzione di “Juno” resta la ventinovenne sceneggiatrice Diablo Cody, che proprio con questo film ha conquistato un mese fa nientemeno che l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale: Diablo Cody è un ex-spogliarellista di Chicago che, grazie al proprio blog su internet, è stata scoperta per caso dal produttore del film. E il fatto che ci servisse una pin-up per mettere a nudo la pochezza delle sceneggiature di Moccia & Company la dice lunga sulla distanza dalla realtà dei “teenager-movie” italiani (nonostante qualche trasmissione televisiva semi-calcistica della domenica pomeriggio sia sempre pronta a spacciarli per capolavori di neo-Neorealismo). “Juno” ha sbancato il botteghino statunitense (140 milioni di dollari) e ottenuto grandi risultati in qualunque paese dove sia già uscito, dal Regno Unito alla Spagna all’Australia. Oltre alla vittoria della sceneggiatura, è stato candidato agli Oscar per il Miglior Film, la Miglior Regia e la Migliore Attrice Protagonista. E’ stato il vincitore della Festa del Cinema di Roma e ha collezionato una miriade di altri premi in giro per il mondo, conquistando ovunque sia il pubblico che la critica. La sua uscita in Italia offre così al pubblico nostrano, e agli adolescenti in particolare, l’occasione per dimostrare di sapere accogliere nel migliore dei modi un’opera che coniuga ironia e intensità, scostandosi dal grigiore dell’universo-Scamarcio. Ed è l’occasione per dimostrare, una volta tanto, di essere culturalmente ed intellettualmente all’altezza degli altri popoli europei. Perchè le favole sono favole.E l’adolescenza no.
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