Life People Marzo 2008

Page 1

N. 7 - MARZO 2008 - € 3,00

®

ATTUALITA’ www.lifepeople.it Una discarica chiamata Pacifico INCHIESTE Scie chimiche: Pillola blu o pillola rossa ESTERI La Cuba del dopo Fidel Ecomonia Private equity, i nuovi re dell’economia mondiale MISTERI Il lato oscuro dei Beatles Sport La Premier League con gli occhi a mandorla Viaggi Maldive, a nove ore dal Paradiso

STEFANIA ORLANDO

IL SEX-SYMBOL DELLA PORTA ACCANTO 3545285 1 7 1 0 8 01


ARREDARE LA CASA Complementi d’arredo e non solo

Fano, Via Montevecchio Tel 0721 828261

Entra nel fantastico mondo di SIA


Un buon matrimonio inizia da qui...

ARREDARE LA TAVOLA

Liste nozze - porcellana e cristalleria

Fano, Via Montevecchio 39/41 Tel 0721 828261


os

Bar Kaleid

Forni p ristoraz

Vendita e assistenza attrezzature bar e ristoranti Via degli Abeti, 70/72 - Pesaro - Tel. 0721/24553


Macc hi lavag ne per gio in dustr iale

Cucine professionali

Cucine professionali

IFI - Bar Kaleidos

per la g rande zione

Forno a legna e a gas per pizzeria R.P.M. Modena. Forni combinati

www.tomassonisrl.com



Editoriale

L

e vit e i 4 time - so 0 p diplo maggi anni - sorattutto t o m r ci, d ate, d e don no in n ra i 25 sopr onne che irigenti ne laureumero tura uso la lo hanno e impre ate e mia le, econo ro eman pagato c nditriè la e libert mica, l cipazion on un lidità prima c à. Da n a loro au e cul14 e permanausa di oi la vio tonodegl i 50 an ente de morte o lenza sociai incidenni. Più d lle donn invala m le, com ti strad el cancr e tra i a Ca afia. Og e le mo ali. Una o. Più a bo tania, se ni giorn rti sul la piaga giuri tte, oppu tte don o, da Bovoro e n eos r ubisc e sono o e sono plzano g ono r abus getto di ese i. inBG

Life People - 7


esterni ed interni - Via Nazionale, 95 - Canavaccio nuova area commerciale Tel. 0722 356102


LIFE PEOPLE

AT T U A L I Tà

Una discarica chiamata Pacifico

I nchieste

Scie chimiche: pilloa blu o pillol rossa

E conomia

Private equity, i nuovi re dell’economia mondiale

E steri

Kossovo, punto e a capo La Cuba del dopo Fidel

D esi g n

Torino capitale del design 2008 Il design in cucina

I nterviste

Stefania Orlando, il sex-symbol della porta accanto

L ife S tyle

Temporary shop

V ia g g i

Maldive, a nove ore dal Paradiso

M otori

Daihatsu, cento anni di qualità Rossi, 35 milioni spesi bene

M edia

C6 TV, riprendiamo Milano Yahoo, la nuova preda della net-economy

M oda

Miss Yacht Club Story: 1° puntata

B io g rafie

Valentino, mezzo secolodi eleganza immortale

M isteri

Il lato oscuro dei Beatles

S port

La Premier League con gli occhi a mandorla

I l M ondo di A lan

Vj-performer Winter Parade

index

Marzo 2008 12

16

21

25 26

31 34

43

46

49

54 56

58 63

65

69

74

78

80

Life People - 9


Direttore Editoriale Giacomo Bertulli Per dialogare con l’editore contattalo all’indirizzo Messenger: giacomo.bertulli@libero.it Direttore Responsabile Francesco Sabbatucci Direttore Responsabile Progetto grafico dott. Gianni Gulletta

Life People Pubblicità Per promuovere la tua azienda su questo mensile contattaci al 329.2005433 info@lifepeople.it

Direttore Impaginazione redazionali dott. Gianni Gulletta

Giornalisti Katia Ancona Federico Formica Federico Sperindei Giovanni Zerba Matteo Garofoli Alan Parker (www.myspace.com/alanparker28) Consulenze legali rivista Life People Studio del dott. Matteo Andreoni Studio fotografico d’appoggio Studio Uno Fano via IV Novembre - tel 0721 827343 Si ringrazia per la gentile collaborazione: Massimo Burgè (servizi esterni cinema - Roma) Alessandro De Pace (servizi moda - Milano)

Autorizzazione del Tribunale di Pesaro n°546 del 18/12/2007 Marchio protetto d Copyright

Tutta la redazione di Life People ringrazia la show girl Stefania Orlando per l’intervista e le foto concesse. Thanks to: per servizio Stefania Orlando: fotografo Alessandro De Pace Styling Jesus Ami Make up & hair Francesca Petrangeli. Studio di posa Neubauten Studio.


opera d'arte moderna di Erika C.

Avanguardie ed Interni

Soluzioni innovative con Resine all’acqua per esterni ed interni. Antica lavorazione del Cocciopesto (pavimenti, piani cucina, gradini, ecc.) Pavimenti in legno Antico, Parquet in Bamboo, Pietre naturali, Materiali naturali per la Bio-Architettura, Mosaico in Cocco, Arredamenti d’interni, Tappeti, cuscini, puff e complementi in pelle e cuoio (Pacha Mama) Camini, fontane, Oggetti in bronzo e marmo di recupero, Tele e sculture d’Arte moderna

San Giovanni in Marignano (Rn) Via Al Mare, 20 Tel. 0541 957697 Fax 0541 829054 www.centroceramica.it E-mail info@centroceramica.it


Attualità

UNA DISCARICA CHIAMATA PACIFICO

by Katia Ancona

L

a spazzatura di Napoli sembra niente a confronto. La più grande discarica del mondo galleggia nell’Oceano Pacifico ed è grande due volte gli Stati Uniti. Non si vede fino a quando non ci si ritrova nel mezzo, perchè galleggia sotto il pelo dell’acqua. Afferra tutto quanto gli si pari davanti, come un enorme mostro marino dotato di vita propria. In realtà il “minestrone di plastica”, come l’hanno soprannominato gli oceanografi che l’hanno scoperto e che lo stanno studiando, non ha vita ma è capace di sottrarla a pesci e mammiferi che hanno la sfortuna di incontrarlo. Ed è una minaccia per la nostra salute.

Life Life People People 12 12


L’enorme massa di rifiuti inizia a 500 miglia nautiche dalla costa della California, attraversa il Pacifico meridionale e oltrepassa le Hawaii per poi arrivare fin quasi al Giappone. È opera dell’uomo. Siamo noi ad averla costruita, pezzo dopo pezzo gettando la nostra immondizia in mare. Un quinto del groviglio proviene da navi e pozzi petroliferi, il resto, la maggioranza, arriva dalle coste del Nord America e dell’Estremo Oriente. E si ingrandisce sempre di più, anno dopo anno. A scoprirla, secondo il quotidiano britannico The Indipendent, che ha pubblicato la notizia qualche giorno fa, è stato Charles Moore, un oceanografo americano, ex marinaio proveniente da una famiglia petrolifera. Stando alle sue valutazioni, il vortice di spazzatura ammonterebbe a circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica e crescerebbe a ritmo vertiginoso: “La mia previsione – annuncia – è che raddoppierà le sue dimensioni nell’arco di un decennio”. Moore si imbatte per la prima volta nell’isola di plastica nel 1997, durante una regata. L’area interessata è una specie di deserto oceanico, abitata solo da pochi grandi mammiferi o pesci. E proprio per la mancanza di vita questa zona è poco battuta dai pescherecci o da altre imbarcazioni. Per errore ad un certo punto il piroscafo di Moore finisce in un’area nota come “il cerchio del Nord Pacifico”, un vortice in cui l’Oceano circola più lentamente per mancanza di vento e per un sistema di alta pressione. Immaginarsi la sua sorpresa quando a perdita d’occhio Moore riesce a scorgere soltanto plastica: “Ogni volta che salivo sul ponte, giorno e notte vedevo spazzatura galleggiare”. Una scoperta che gli ha cambiato la vita.Dopo l’agghiacciante scoperta ,infatti,Charles Moore ha ceduto la sua parte dell’impresa di famiglia, dedicandosi completamente all’ambientalismo e allo studio degli oceani utilizzando le sue risorse economiche per localizzare l’enorme macchia di plastica e fondando, tra l’altro, l’Algalita Marine Research Foundation, un istituto che si occupa di ricerca sugli ecosistemi marini. Nell’isola di plastica sono riconoscibili due zone: la massa orientale a sud-ovest del Giappone e quella occidentale a nord-ovest delle Hawaii. L’oceanografo Curtis Ebbesmeyer che si è occupato per quindici anni di questo problema, ha paragonato la spazzatura ad un grosso organismo vivente: “Si contorce come un animale enorme senza guinzaglio e quando si avvicina a terra, come è avvenuto alle Hawaii, le conseguenze sono molto gravi”. Le due Americhe di rifiuti di plastica, infatti, periodicamente rigurgitano pezzi di spazzatura che vanno alla deriva sulle spiagge formando veri e propri tappeti di plastica. E a quanto pare ora, sul versante occidentale ed orientale delle isole Hawaii, quelle che hanno fatto da sfondo in tanti film alla sinuosa danza delle hawaiane, stazionano ampie distese di spazzatura. Talvolta la quantità di plastica è tale che è necessario un intervento per ripulire le spiagge ricoperte da metri di scorie. Dopo dieci anni di ricerche Moore è riuscito nell’intento di disegnare confini e caratteristiche di questo mostro marino: Il Pacific Trash Vortex, come lo chiamano gli studiosi, ha un diametro di 2500 metri ed è profondo 30 metri. È composto per l’80% da materia plastica e da altri rifiuti che arrivano dai posti più disparati. “È come se fosse un’immensa isola nel mezzo dell’Oceano composta da spazzatura invece che da rocce” ha spiegato >> Life People 13


Chris Parry del California Coastal Commission di San Francisco. È da poco tornato da un sopralluogo ed è emerso che nelle ultime settimane, la densità di questo materiale ha raggiunto un valore tale che il peso complessivo dell’isola di rifiuti viaggia sui 3,5 milioni di tonnellate. Per David Karl, docente di oceanografia all’università delle Hawaii e studioso di inquinamento marino: “Non c’è motivo di dubitare di questa scoperta, la plastica che buttiamo via deve pur finire da qualche parte”. Nel mondo ogni anno vengono prodotti circa 100 miliardi di chilogrammi di plastica, dei quali più o meno il 10% finisce in mare. Di questi il 70% va sul fondo degli oceani danneggiando irrimediabilmente i fondali. Il resto continua a galleggiare. Secondo Moore l’enorme distesa ha cominciato ad accumularsi a partire dagli anni ‘50 ma le foto satellitari non l’hanno mai rivelata perchè è traslucida e galleggia sotto la superficie dell’acqua. “La vedi solamente quando te la ritrovi davanti alla prua” ha detto. Secon-

Life People 14

do il programma per l’Ambiente, disposto dalle Nazioni Unite, la plastica galleggiante, causa la morte di 100.000 mammiferi marini e di un milione di uccelli ogni anno. Secondo lo stesso rapporto ogni miglio quadrato nautico di oceano contiene almeno 46 mila pezzi di plastica galleggiante. Per Marcus Eriksen, direttore dell’Algalita Marine Research Foundation, tutti questi rifiuti costituiscono un rischio concreto anche per la salute dell’uomo. I minuscoli pezzetti di plastica si trasformano in una sorta di spugna che assorbe agenti inquinanti, come gli idrocarburi, che poi entrano nella catena alimentare. “Quello che buttiamo nell’oceano prima o poi finisce dentro gli animali e di conseguenza nel nostro piatto”. E quello che non finisce nel nostro stomaco continua a galleggiare. Si decomporrà solo tra centinaia di anni, quando avrà giù distrutto una buona parte della vita marina.E di riflesso altrettanta di quella umana.


occhiali lenti a contatto ortocheratologia www.otticagiorgio.it FANO - 0721/830541


Inchieste

Scie Chimiche:

pillola blu o pillola rossa? by Daniele Galvani

U

n argomento controverso. Tra i più controversi degli ultimi 20 anni. Controverso perché nessuno si è ancora ufficialmente espresso al riguardo ma le apparenze sembrano confermare le osservazioni, anche quelle fatte da persone che non se ne intendono. Quello delle scie chimiche è un preoccupante fenomeno che interessa a quanto pare tutte le nazioni industrializzate e probabilmente anche quelle in via di sviluppo, con la differenza che le seconde forse non riescono a monitorare costantemente le osservazioni. Le scie chimiche sono un fenomeno che secondo i canoni della comunicazione moderna non esiste;e non esiste perché i media che trasportano l’informazione nelle nostre case non ne parlano. Se ne parla in maniera piuttosto contraddittoria in Internet, ma nessuno ne parla Life People People 16 16 Life

in altri ambiti. Un significativo numero di persone, in aumento costante negli ultimi anni, osserva preoccupata nei cieli un’anomala attività: decine di aerei che solcano i nostri cieli rilasciando dense scie che, nel giro di alcune ore, si allargano sino a formare una velatura omogenea che riduce la visibilità e il normale passaggio della luce solare. La stragrande maggioranza interpreta questo fenomeno come semplici scie di condensazione rilasciate dal normale traffico aereo, ma le rotte seguite da molti di questi aerei non seguono affatto le regolari rotte. Se si aggiungono i casi di malesseri registrati presso la popolazione delle zone e nei periodi coincidenti alle irrorazioni è perfettamente comprensibile che la preoccupazione aumenti. Quella delle scie chimiche è una teoria (così

va chiamata fino a quando non ci saranno prove certe, se ci saranno) secondo cui esisterebbe un disegno globale in cui sono coinvolte svariate nazioni che prevede l’irrorazione di sostanze chimiche come bario , alluminio e quarzo da aerei militari, lo scopo di queste operazioni è quello di controllare il clima, il calore, l’effetto serra e secondo alcuni l’evoluzione di certe malattie. Sebbene sia ragionevole pensare che le sperimentazioni siano cominciate ben prima, queste operazioni sono iniziate su vasta scala presumibilmente a partire dal 1996 negli Stati Uniti e in seguito in Canada, per poi allargarsi a numerosi altri paesi, perlopiù in ambito NATO, ma non solo. Esistono infatti da tempo numerose segnalazioni provenienti da Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda, Svezia, Croazia, Au-


stralia, Nuova Zelanda, Messico, Haiti, alle quali si stanno recentemente aggiungendo nuove nazioni. In Italia le prime testimonianze consistenti del fenomeno risalgono alla primavera del 1999, e da allora in avanti è stato un crescendo inarrestabile, con centinaia di segnalazioni da ogni zona del nostro paese. Di particolare rilievo l’intensa attività durante la primavera e l’estate del 2003, la quale ha con ogni probabilità prodotto o contribuito alla grande siccità di quell’anno. E’ di particolare interesse il fatto che nessuna autorità si occupi di analizzare ,per esempio il composto delle polveri sottili delle nostre metropoli di cui si parla tanto. Questo perché se ci fosse la conferma della la presenza di composti a base di alluminio, di bario e di altre sostanze anomale e

ancor più pericolose con ogni probabilità ci sarebbero forti responsabilità legate alle scie chimiche. Se tutto questo sia vero oppure no è comprensibilmente faticoso affermarlo, ma svariate decine di anni fa Abramo Lincoln riassunse lo spirito con cui potremmo avvicinarci alla questione: «Potrete ingannare tutti per un po’. Potrete ingannare qualcuno per sempre. Ma non potrete ingannare tutti per sempre» Però il solo fatto di prendere in esame l’idea che chi dovrebbe difenderci autorizzi lo spargimento di sostanze chimiche nell’aria che respiriamo è talmente deprimente che è meglio pensare che siano tutte fantasie. Ma nel caso in cui fosse vero è ragionevole supporre che tutto questo oltrepassi la sovranità delle singole nazioni

e debba comportare una forma di approvazione da parte dei vari governi se non la piena collaborazione. Dovendo analizzare il fenomeno da un punto di vista scientifico alcuni analisti citano fonti secondo cui quelle scie non sono altro che normali scie di condensazione. In realtà le scie di condensazione spariscono a pochissimi istanti dalla loro emissione (30-50 secondi) Altri aerei invece lasciano una strana scia che con il passare delle ore si confonde con le nuvole. Alcune di esse si sviluppano da orizzonte a orizzonte e persistono nell’aria addirittura per molte ore. Altre assumono comportamenti strani: svaniscono in alcuni tratti ma permangono in altri, oppure si espandono a dismisura. Alquanto inconsueto come fenomeno se si trattasse di Life People 17


semplice vapore acqueo. E si vedono cose strani nei cieli, così strane da sembrare...normali. Pensiamo che quelle siano scie, nuvole e cieli reali. Siamo così abituati a vederli che le consideriamo naturali e non artificiali. E forse il non sapere ci svincola dal dover assumerci responsabilità. Un po’ come la favola del re nudo che parla di quel re che se ne va a spasso nudo per il suo reame come se fosse realmente vestito e tutti i suoi sudditi fingono di non notare la sua nudità per paura di perdere la testa sulla ghigliottina. Ma per noi qualcosa che non torna c’è. E’ vero che non possiamo chiarire la posizione dell’una o dell’altra sponda sulle scie chimiche, ma da profani quali siamo, riconosciamo che ci sono domande alle quali dare risposta senza muovere pedine scomode è impossibile. E solo per farne una: Se le scie che vediamo nel cielo sono l’ effetto del passaggio degli aerei di linea, e quelle scie sono solo condensa, come mai il alcuni giorni il traffico aereo diventa esagerato e in altri giorni praticamente inconsistente? Ci saranno mai risposte? Perfino la NASA si rifiuta di darne di specifiche. Risposte che potrebbero intorpidire il miscuglio dorato di informazioni che la scienza fornisce, la realtà è che l’uomo moderno è solo un ingranaggio, troppo occupato a muoversi secondo i dettami di perfidi padroni pretestuosamente posti in essere affinché il famelico sistema occulto di cui i comuni mortali fanno parte non si fermi mai e nessuno degli ingranaggi scopra la verità. “- Quale verità? – disse Neo - Che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre. Pillola blu: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.“ (citazioni tratte dal film “The Matrix) Quindi: Pillola blu o Pillola rossa!?

Life People 18


MACCHINE E ATTREZZATURE PER UFFICIO VENDITA E ASSISTENZA TECNICA Soluzioni informatiche per ristoranti, hotel, negozi e attività commerciali Informatica - personal computer - assistenza hardware e software fotocopiatrici B/N e colore digitali - multifunzioni a colori fax laser e a getto d’inchiostro arredamenti per uffici chiavi in mano registratori di cassa stampanti calcolatrici Via Flaminia, 1/c - 61032 Fano [PU] - Tel. 0721 860710 commerciale@gualandi-fano.it www.gualandi-fano.it

Assistenza plotter


COLORIAMO IL VOStRO MONDO

Via Roma n째 120 int. 3 - 61032 Fano (PU) Tel. 0721.820228- Fax. 0721.854612 e-mail: edilcolorsrl@alice.it


Economia

Private equity, i nuovi re dell’economia mondiale by Giovanni Zerba

U

n tempo erano dei semplici attori dell’economia statunitense, oggi sono i re incontrastati della finanza mondiale e sono in grado di impadronirsi di piccole e medie imprese ma anche di grandi multinazionali. Una sola parola distingue questi protagonisti dell’alta finanza, private equity. I private equity sono fondi privati che oggi dispongono di capacità e risorse finanziarie inestimabili. Questi fondi riescono a convogliare nelle proprie casse flussi di denaro notevoli che banche, privati o istituzioni intendono investire. Oggi questi fondi sono in grado di operare su tutti i principali mercati mondiali e, secondo gli esperti, sono fra i principali artefici, attraverso continue iniezioni di liquidità nelle borse mondiali, della crescita dell’economia di questi ultimi tre anni. I private equity non sono istituzioni finanziarie conosciute. Non operano con clienti tradizionali come fanno banche e assicurazioni, che propongono i loro prodotti a commercianti o semplici cittadini ma operano “dietro le quinte”. Questi fondi comprano società, spesso in crisi per pagarle meno, le gestiscono con manager di affermata esperienze e le ristrutturano vendendo rami aziendali non più redditizi. Quando l’azienda acquistata rincomincia a fare utili e ritorna redditizia si incominciano a valutare le possibilità di rivendere, spesso ad aziende operanti in settori affini, la società comprata qualche anno prima a prezzi di saldo. L’attività di private equity in questi anni si è poi notevolmente affinata e distinta per tipologia di investimento. Molti operatori tendono a differenziare la propria attività a seconda del tipo di finanziamento e a distinguersi in venture capital e buy out. Alla prima categoria corrispondono due tipologie specifiche di investimenti: - l’early stage financing, ovvero l’insieme dei finanziamenti (start up financing) a sostegno delle imprese nei primi stadi di vita; - l’expansion financing, ovvero quella serie di interventi effettuati in imprese già esistenti che necessitano di capitali per consolidare e accelerare la crescita in atto.

Life People 21


Life People 22


Alcune di queste società, come il Sequoia Capital, sono state le principali artefici della crescita della new economy finanziando prima Apple, Oracle, Cisco e successivamente piattaforme come You Tube. La seconda categoria fa riferimento invece all’attività più tradizionale del private equity, con operazioni poste in essere per risolvere problemi congiunturali o connessi con la proprietà di un’impresa, come può essere il fenomeno del passaggio generazionale. Fra i principali operatori mondiali di private equity vi sono società quali il Blackstone Group, principale operatore statunitense ed attivissimo in questo periodo soprattutto in India, dove si è aggiudicato quote di società leader della logistica, ed in Turchia, paese in pieno boom economico, in cui il fondo vorrebbe acquisire alcune catene di supermercati. Nomi diventati ormai noti sono però anche il fondo Carlyle o il Texas Pacific Group. Quest’ultimo ha effettuato operazioni interessanti anche in Italia dopo aver acquisito, negli anni scorsi, la Ducati e dopo aver a lungo trattato l’acquisto di Alitalia insieme a Mediobanca. Uno dei settori a cui i private equity guardano con più interesse è però quello del lusso e della moda. Il fondo Charme, guidato da Montezemolo, ha il controllo di un’azienda leader del made in Italy come Poltrona Frau mentre il fondo Permira si è aggiudicato la maggioranza di gruppi come Hogo Boss e Valentino Fashion Group.

Life People - 23


Infissi - Oblò - Scorrevoli - Portoni - Blindati - Porte interne - Porte Tagliafuoco - Persiane e scuroni - Zanzariere

...da sempre qualitĂ artigianale.

Visita il nostro show room. Life People 24

Fano - via F. Turati, 5 zona industriale Bellocchi - (PU) - Tel. e Fax 0721/854137


Esteri

Kossovo punto e a capo

by Katia Ancona

N

el cielo di Pristina sventola una nuova bandiera, così simile a quella azzurro-stellata dell’Unione Europea e risuona una musica mai ascoltata prima, un inno nazionale. Sono i due simboli di una nazione nata da pochi minuti: la Repubblica del Kosovo.E’ il 17 febbraio: Con una dichiarazione unilaterale, annunciata già da tempo, il parlamento della provincia serba a maggioranza albanese ha annunciato la propria indipendenza dalla Serbia. Il nuovo Stato ha ottenuto subito il riconoscimento dagli Stati Uniti, i “padri adottivi” del Kosovo, e da buona parte dell’Unione Europea. Per le strade della neo-capitale è tempo di caroselli. Sono pochi i kosovari già in possesso della nuova bandiera ma questo conta poco: sventolano vessilli Usa, Ue, l’Union Jack britannico. Belgrado, cinque giorni dopo. Centinaia di manifestanti scendono in piazza al grido di “Kosovo è Serbia”. Con il sostegno di numerosi politici fra i quali il primo ministro Kostunica, protestano contro la secessione. Qui, le bandiere hanno strisce bianche, rosse e blu. I colori della Serbia, ma anche della Russia. A un certo punto, però, la situazione degenera e i violenti prevalgono. L’ambasciata degli Stati Uniti (fortunatamente vuota) viene presa d’assalto e bruciata, la bandiera in cima all’edificio viene strappata. Uno degli assalitori muore carbonizzato. Altri settanta rimangono feriti. Queste due istantanee ricche di simboli, colori e violenza, descrivono perfettamente quello che sta succedendo in Kosovo in queste settimane. Può un fazzoletto di terra (neanche 11000 chilometri quadrati) scatenare una crisi internazionale? Il caso della Palestina, che da cinquant’anni sta infiammando tutto il Medio Oriente insegna che sì, può succedere. Con la differenza che il Kosovo si trova in piena Europa ed è a due passi dall’Italia. I Balcani del sud sono territori contesi da secoli, i loro confini sempre provvisori e contesi. Il Kosovo è l’ultimo stato ad essersi forma-

to dopo la dissoluzione della Yugoslavia di Tito e la sanguinosissima guerra del 1991-1995. Ma potrebbero essercene degli altri. I prossimi potrebbero essere la Repubblica Srpska, e la Krajina. Due nomi che, forse, potremmo dover imparare a pronunciare fra qualche mese. La Serbia infatti potrebbe rivendicare la paternità su questi territori secondo il principio dell’omogeneità etnica. Lo stesso che ha mosso il Kosovo (né ortodosso, né di lingua serba) alla separazione. Perchè Belgrado non accetta l’indipendenza della loro ormai ex provincia? Perchè il Kosovo, per la Serbia, non è solo un pezzo di terra. È storia, cultura nazionale. Non si può capire l’ostinazione serba senza parlare della battaglia di Kosovo Polje del 1389, quando avvenne un autentico scontro tra civiltà. Ottomani, islamici, da una parte. Nobili serbo- bosniaci e cristiano-ortodossi, dall’altra. I principi serbi morirono tutti e la sconfitta segnò l’inizio della dominazione sui Balcani. Ma quella battaglia cantata da menestrelli e recitata da poeti, è rimasta impressa nella memoria collettiva serba come il punto massimo dell’orgoglio nazionale. Da oggi, la battaglia si sposta sul piano diplomatico. La Serbia può contare su un alleato di tutto rispetto: la Russia, che per affinità culturali le è da sempre vicina. Neanche la Cina vede con grande simpatia la nascita del nuovo stato. La paura è che si sia creato un precedente che possa legittimare i movimenti autonomisti, spine nel fianco di entrambe le potenze mondiali. Nessuno di loro ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo né ha intenzione di farlo. In Europa, spiccano i “no” di Spagna e Cipro: ognuno ha i propri secessionisti da tenere a bada. L’Unione Europea, Italia compresa, è piuttosto compatta nell’appoggiare il nuovo Stato e ha già approvato la missione Eulex, composta da duemila uomini. Obiettivo del protettorato europeo: formare la nuova classe dirigente kosovara. Auspicando di contribuire a disinnescare almeno una parte di quella perenne polveriera chiamata Balcani.

Life People - 25


Esteri

S

LA CUBA DEL DOPO FIDEL

obrimente euforico. La reazione di Bush all’abdicazione di Fidel Castro è stata abbastanza contenuta - un semplice “ora cominci la transazione democratica” - ma si sa: a Cuba non c’è petrolio e soprattutto Gorge W., con le elezioni presidenziali all’orizzonte, sente aria di smobilitazione e non ha più tanta voglia di farci divertire con la sua circense politica estera. D’altra parte, è inevitabile come la rinuncia del Comandante alla carica di Presidente del Consiglio di Stato presti il fianco cubano all’offensiva politica degli USA, che in modo abbastanza esplicito ammettevano di aspettare il momento opportuno – la fine di Castro - per avviare il processo che dovrebbe cambiare l’isola. Tuttavia, a parte il fatto che la credibilità all’interventismo internazionale statunitense è tutta da ricostruire dopo i disastri combinati da Bush, dobbiamo considerare un paio di elementi che potrebbero aiutare la fortezza cubana a resistere oltre le previsioni. In primo luogo, il passo indietro istituzionale di Fidel non è evento equiparabile alla sua morte. Non dobbiamo sopravvalutare il valore delle cariche, né sottovalutare quello simbolico dell’uomo. La rinuncia del Comandante si motiva esplicitamente con le sue condizioni fisiche e in nessun modo vuole esprimere la fine di un ciclo: Castro si fa da parte perché malato, non perché sente esaurita la propria missione, e infatti, attraverso il quotidiano ondine Granma, promette di mantenere un ruolo di guida spirituale, come “soldato delle idee”, che non deve essere trascurato. Qualunque scelta il governo cubano compia d’ora in poi, inevitabilmente l’opinione pubblica penserà che la mente nascosta delle operazioni sia ancora Fidel Castro, anche se la malattia gli avrà tolto ogni capacità di agire e pensare. Fidel smetterà veramente di essere il leader della RiLife People 26

by Federico Sperindei


Serra degli agrumi

Restaurant Pesaro - Parco Miralfiore

Per trascorrere una giornata all’insegna del divertimento con tutta la vostra famiglia venite a trovarci all’interno del nostro bar-ristorante, siamo al centro di un parco ben curato. Da noi la cortesia e la simpatia sono di casa!

Siamo aperti anche nel periodo Pasquale

Pesaro - zona Ipercoop all’interno del parco Miralfiore. Per prenotazioni tel 0721 415509 - cell. 328 0969491 Piadineria e ristorante con specialità di carne argentina e irlandese - pesce su ordinazione - pranzi di lavoro - cene aziendali - compleanni - cerimonie


RIPARAZIONI - COSTRUZIONI - INSTALLAZIONI IMPIANTI - PRATICHE - PROGETTI

CENTRO SERVIZI

PER LA CASA 0721 808184 Coordinato dal Geometra Armanni Tarcisio Viale Gramsci, 20 - Fano - fax 0721 838357 - e-mail: cservizi@jumpy.it


voluzione solo quando sarà morto, e per ora non lo è. Punto numero due: “Non mi sto accomiatando, voglio solo combattere come soldato delle idee”. Proprio quest’espressione, “soldato delle idee”, usata dal Comandante nella sua lettera d’addio, ci avvia a un’ulteriore considerazione in favore della possibile continuità del regime cubano oltre la scomparsa del suo leader. Come ogni dittatura, quella di Fidel si è basata su un consistente sostegno popolare – quantomeno sufficiente a coercizzare e sottomettere gli oppositori - ma la vera peculiarità cubana sta, forse, negli strumenti usati per ottenere quel consenso: non la forza del fanatismo religioso, non la follia dell’esoterismo e soprattutto non il culto personale, ma la razionalità del pensiero, del ragionamento, dei principi. E’ facile essere in disaccordo con le idee politiche di Castro, è ancora più facile ipotizzare che siano state usate come specchietto per allodole nel tentativo di guadagnare sostenitori, ma non si può negare che proprio le idee, e non un fanatismo cieco, abbiano permesso la costruzione del consenso. Mentre storicamente le dittature si fondano sull’autoesaltazione individuale del loro capo (a cominciare dal nostrano Mussolini), Fidel ha sempre scoraggiato questa pratica. La “divinizzazione” del personaggio, nel suo caso, proviene quasi esclusivamente dal basso, dal popolo, e non dal personaggio stesso. Castro è stato raffigurato solo due volte su un francobollo cubano e non c’è, sull’isola, nessuna strada, statua o città dedicata a lui. La popolarità del Comandante non si è costruita solo con fuochi d’artificio ma anche con lunghi, documentati, razionali discorsi pubblici, utili a conferire al suo potere una carica intellettuale piuttosto inusuale per una dittatura. Lo ripetiamo: il contenuto dei principi castriani è discutibile quanto il modo in cui sono messi in atto, ma resta il fatto che l’importanza delle idee, in quanto valore astratto, regala al regime cubano possibilità di sopravvivenza maggiori, dopo la dipartita del capo, rispetto alle dittature fondate sul culto cieco della personalità. Nessuno può arrivare a far ragionare Cuba perché Cuba ragiona già, ed è stato Castro stesso a insegnarglielo. Semplicemente, ragiona a modo suo e in modo abbastanza oltranzista (come gli Stati Uniti, del resto). Si pensi al processo di alfabetizzazione avviato da Fidel nel 1961, con rapido passaggio dal 20% al 4% di analfabeti sull’isola: una scelta quantomeno sorprendente, visto che strategia tradizionale delle dittature è mantenere il popolo nell’ignoranza per poterlo più facilmente circuire con argomenti irrazionali. Al contrario, per circuire (o almeno convincere) il suo popolo, Castro sembrava avere bisogno che esso fosse colto, cerebralmente attivo. E in effetti, se pensiamo che la televisione cubana trasmette corsi di livello universitario per la popolazione adulta e poi pensiamo alla tristezza della TV generalista italiana, qualche pensiero strano ci viene. L’arma, ovviamente, è a doppio taglio, perché una cittadinanza in grado di pensare può cominciare da un momento all’altro a pensare in modo autonomo e “sovversivo”, ma garantisce anche la base intellettuale per sopravvivere alla scomparsa del leader. Già in una lettera del 17 dicembre 2007, Fidel esaltava nella stessa frase la necessità di razionalizzare i problemi, il dominio dell’intelligenza sul fanatismo e la volontà di affidarsi a giovani istruiti nella perpetrazione del sistema cubano: “La mia più profonda convinzione è che le risposte ai problemi attuali della società cubana, che ha un livello scolare medio superiore e quasi un milione di laureati universitari e la possibilità reale di studio per i suoi cittadini, senza discriminazioni alcuna, necessitano più varianti di risposte per ogni

problema concreto di quelli contenuti in una scacchiera. Non si deve ignorare nemmeno un dettaglio e non si tratta d’una strada facile se è vero che l’intelligenza dell’essere umano in una società rivoluzionaria deve prevalere sui suoi istinti. Il mio dovere elementare non è afferrarmi agli incarichi e tanto meno ostacolare il passo a persone più giovani, senza apportare esperienze e idee il cui modesto valore proviene dall’epoca eccezionale che mi è toccato vivere”. Peraltro, la natura “intellettuale” della dittatura di Castro ha garantito alla sua Cuba una quota di sostenitori europei che non è concessa ai regimi basati solo su violenza e fanatismo. Nonostante la follia dell’attacco americano, nessuno si è mai sognato di fondare in Italia un club pro-Saddam Hussein. Esiste, invece, un’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba che conta circa 5.000 iscritti e nasce nel 1961, nel momento dell’aggressione degli Stati Uniti a Playa Girón, per solidarietà con la Rivoluzione cubana. Contrariamente a quanto avviene con l’integralismo islamico, Cuba ha favorito l’identificazione, in Europa o negli USA stessi, di tutta una corrente di pensiero anti-americano che ha tratti di oltranzismo ma anche componenti razionali. Alla luce di questa forza ideologica trasversale, oltre che per la sua capacità di pensiero, Cuba promette così di mantenere la propria identità anche con Fidel Castro fuori dal Consiglio di Stato. E forse, un domani, anche con Fidel Castro morto. Life People - 29



Design

TORINO CAPITALE

DEL DESIGN 20 by Daniele Galvani

08

Q

uando si parla di Torino non si può non far tornare alla mente la regione dei Savoia, della Fiat, di casa Agnelli. Una città che non si è mai fermata, nemmeno nei momenti più bui, sapendosi rimboccare le maniche, sapendo attirare a se l’attenzione internazionale. E dal 2006 ha saputo ospitare eventi di eccezionale prestigio tingendosi di rosso in occasione delle Olimpiadi invernali dove in ogni antro riecheggiava il motto “Passion lives here”. Per non parlare degli appuntamenti successivi che l’hanno vista insieme a Roma Capitale Mondiale del Libro 2006, poi sede delle Universiadi 2007 e del Congresso Mondiale degli Architetti 2008. Da luogo della produzione al servizio della comunità nazionale a luogo di progettazione al servizio della comunità internazionale.E se ne servissero ulteriori prove ecco icoronare la città della Mole anche del titolo di Capitale del design 2008. “ World Design Capital World”, una nomina che viene assegnata ogni due anni da Icisid (International Council of Societies of Industrial Design) ad una città del mondo che punti fortemente sul design come fattore di crescita economica, sociale e culturale, ha scelto già dal 2005 la sua capitale e non a caso è Torino. Una Torino che già da questo mese tingerà di verde clorofilla una sensazionale miriade di iniziative, mostre, convegni e workshop sulla più celebre delle arti applicate. La designazione premia non tanto la storia della città, che comunque ha saputo dire la sua in quanto a design, ma la sua reat- >>

Life People 31


tività, la capacità di rinascere dalle ceneri della crisi della vecchia identità industriale, che ha abbandonato per inventarsene una nuova. Anzi più di una. A Torino si respira dunque la volontà di rinnovare sé stessa attraverso un vincolo sentimentale profondo con la creatività e l’innovazione, oltre a solide tradizioni e diffuse competenze nei campi più trasversali a quello del design. Torino si è riscoperta capitale del Barocco, un trait d’union tra le storiche attrazioni del Museo Egizio e della Mole, e le Alpi, le Langhe, i laghi, i grandi vini, una cultura alimentare fatta di tradizione e di Slow Food. Il legame con il design visto come ricerca della fusione tra bello e utile legato alle attività quotidiane e non solo è più che chiara a Torino, ai piemontesi, all’Italia. il leitmotiv del design made in Italy è infatti legato al tema della Flexibility, ovvero reazione e adattamento ai repentini cambiamenti di tutti i sistemi contemporanei lasciando intravedere in maniera più che chiara come il design abbia varcato la soglia del suo significato simbolico di progetto sconfinando poi nell’arte, nei centri stile della moda, nella meccanica, nell’aeronautica, nella robotica, nella realtà virtuale, nella cinematografia.... Non si spiegherebbe altrimenti, infatti, il connubio spirituale di appuntamenti come il meeting Elettrodomestici 2050 in programma ad aprile, la mostra-convegno Book Design Space in collaborazione con la Fiera Internazionale del libro, la mostra astigiana sull’enomeccanica piemontese, il workshop di settembre dedicato al design digitale, gli abiti-scultura di Roberto Capucci e le armature dei samurai del museo fiorentino Stibbert in arrivo tra settembre e dicembre, la mostra floreale di marzo Flower design e gli incontri dedicati al food design e allo sport. E questo solo per >>

Life People 32


citare alcune delle applicazioni più interessanti del design made in Italy. Perché a ciascun mese della programmazione, che conta oltre 200 appuntamenti corrisponde un tema: un punto di vista particolare sul design, sull’architettura, sulla grafica e su molti altri aspetti fondamentalmente riconducibile a uno dei 4 settori portanti; ognuno delle quali prevede un “main event”. “Public Design” apre l’evento sensibilizzando il pubblico alla comprensione del design come mezzo per migliorare la qualità della vita, attraverso il Capodanno del Design e l’importante mostra XXI Premio Compasso d’Oro. “Economy & Design” propone un confronto tra il mondo delle imprese e quello dei designer. Fanno capo a questa sezione il concorso internazionale “Geodesign” e la mostra “Olivetti. L’Azienda Creativa”. Il confronto tra modelli formativi per i designer è il soggetto della sezione “Education & Design”. L’evento “Summer School” e la mostra “Flexibility” mostrano l’attuale propensione alla multidisciplinarietà. “Design Policies”, infine, indaga sulle possibilità del design di essere strumento ideale per lo sviluppo economico e sociale dei territori, presentando i “Casi internazionali del Design” e l’esposizione “Auto. Sogno e realtà”, che valorizza la creatività – in particolare nell’area torinese - nel settore del cardesign. In questo walzer di geniale respiro, 2 mila stendardi, di grandi dimensioni, lungo le vie d’ingresso principali vestiranno di verde Torino a partire da questo mese per tutto il 2008. Quattro grandi monolitici (menhir) in esposizione presso il Palazzo del Lavoro e in corso Grosseto, prima dell’accesso alla tangenziale di Caselle. Infine un enorme telo grafico copre la monorotaia del laghetto di “Italia 61”. Una sorta di investitura nobiliare che trasforma una città già attraente in una patria ricca di fascino e incantevole seduzione. Tutto questo a testimonianza del prestigio di una città,di una regione, di un’intera nazione e del suo spirito notoriamente legato al bello che trova piena cittadinanza nel design , lasciando una

traccia praticamente indelebile nel tempo. La stessa traccia che lasciarono i grandi giganti su cui si poggia l’intera cultura del nostro paese che hanno fatto grandi i tempi e i luoghi in cui vissero; e che a tutt’oggi vivono nelle loro opere disseminate in ogni angolo del pianeta.

Life LifePeople People- 33


il design in CUCINA by Daniele Gazzetti

L

a cucina è una parte della casa molto importante, punto di partenza dal quale si sviluppano gli spazi circostanti, si può definire come il laboratorio della casa, dove differenti energie si accumulano e si liberano creando lavoro e dinamicità, ma contemporaneamente anche rigenerazione e sviluppo per coloro che vi abitano. Il principio fondamentale del Feng Shui, è bene precisarlo, è fare una netta distinzione tra le varie parti della casa a seconda delle funzioni. L’ubicazione della cucina risulta essere della massima importanza. Come già sottolineato, è un ambiente mutevole, e, spesso, anche ricco di fonti di energia. Aspetto molto importante che il designer deve saper sfruttare nella progettazione, una volta definito lo spazio si ha la possibilità di incremen-

Life People 34

Massimo Del Monte Art Designer


G.arred amenti Arredamenti e progettazione per qualsiasi ti po di locale o negozio, abitazione, allestimenti mus eali e fieristici, espositori commerciali e complementi di arredo Via dell’Industria, 10 - 60015 Falconara (AN) - Tel. Fax 071.9162051 e-mail: info@g-arredamenti.it

www.g-arredamenti.it


tare queste energie, sfruttando le forme d’arredo ed i materiali da utilizzare nelle differenti e numerose superfici: i piani di lavoro, il pavimento, i mobili … Come dovrebbero essere? I piani di lavoro da preferire dovrebbero essere in laminato, metallo, quarzo, marmo, granito, sebbene quest’ultimi siano davvero delicati perché porosi (il marmo inoltre è soggetto a macchie ed attaccabile dagli acidi contenuti nell’aceto o nel limone); i piani in laminato, metallo e quarzo, invece, sono molto resistenti all’abrasione, al calore e sono facilmente pulibili. C’è chi ancora predilige la cucina in muratura, soprattutto se collocata in un ambiente rustico, con le inevitabili piastrelle in ceramica smaltata o pietra naturale che non sono affatto igieniche in quanto ricettacolo di sporcizia (spesso si accumula nelle piccole fughe). E a chi piace invece la tendenza minimalista? E’da prediligere sicuramente l’utilizzo dei metalli come ad esempo il ferro e l’acciaio inox nei piani di lavoro, in quanto lavabile, antimacchia, ignifugo e anche idoneo al trattamento igienico dei cibi, caratteristica molto importante per la filosofia Feng Shui, il quale ci fa notare che l’utilizzo dei metalli è applicato nelle grandi cucine dei ristoranti. Questo ambiente richiede tranquillità per immagazzinare il più possibile le energie che poi

Life People 36


si svilupperanno durante la preparazione e la cottura dei cibi. I colori dell’ambiente devono provenire dalla natura il bianco, il beige e le tinte pastello sia per le pareti che per il soffitto. I mobili devono essere ben dislocati senza spigoli vivi e sproporzionate sporgenze, ma la caratteristica più importante sono i materiali con i quali essi vengono realizzati, si scelgono dalla natura e si ripropongono in chiave domestica. La D ARCHITETTURA di Massimo Del Monte studio di design e di architettura di interni ci presenta la sua cucina ISLAND, un blocco di metallo uniforme da poter posizionare nel cuore della cucina, un manufatto che risalta l’utilizzo del metallo, in questo caso vi presento il modello in lamiera di ferro nero. Materiale scelto appositamente per i concetti che l’uomo porta in sé, ormai radicati nella nostra memoria, idee che ci portiamo dentro che derivano dal passato e che involontariamente facciamo affiorare quando meno ce lo aspettiamo e che ci aiutano a modellare le nostre opinioni.

Massimo Del Monte Art Designer Life People 37


Massimo Del Monte Art Designer

Riferendoci al ferro l’uomo associa numerosi aggettivi, i più immediati sono la forza, la durezza, la resistenza, ecc. Ma scavando nel nostro inconscio più affondo possiamo trovare concetti più importanti, si associa la storia dell’uomo al ferro proiettandoci in un mondo di industrie, di fabbriche, di lavoro faticoso che l’uomo ha subito in un’epoca non troppo lontana. Contemporaneamente ci ricordiamo o per lo meno siamo venuti a conoscenza delle vecchie e antiche cucine, ora soprannominate “della nonna”, vecchi mobili realizzati in ferro o in ghisa alimentate dal carbone o dalla legna; mobili pesanti di notevole ingombro che primeggiavano nell’ambiente domestico, ma attorno ai quali si svolgeva la mag-

gior parte della vita domestica, delle famiglie italiane. Per far si che tutti questi elementi fossero bagaglio culuturale della cucina ISLAND è stata realizzata, con particolare attenzione, utilizzando un ferro appositamente trattato per non nascondere la vera cruda materia, ma al contrario risaltarla, facendo sprigionare tutta la su matericità come le sfumature del tempo e le differenti tonalità delle lastre industriali. Abilità dello studio D ARCHITETTURA è far si che tutte queste caratteristiche possano coesistere con il quotidiano, con l’utilizzo giornaliero della cucina in un ambiente domestico; i materiali sono rispettosi delle più esigenti regole igieniche sanitarie, ad esempio

il ferro viene trattato per non farlo arrugginire e non intaccare il cibo con impurità. La cucina ISLAND come definisce il nome è un elemento da sfruttare a 360° il lato di lavoro composto da piano cottura e lavabo viene contrapposto da una parte in legno che funge da mensola snack da utilizzare con sgabelli. La cucina si trasforma in un unico blocco di ferro, facendo scomparire con appositi vassoi il piano cottura incassato e persino il lavabo, con la rubinetteria che scompare sotto il piano. ISLAND è una cucina da utilizzare e sfruttare il più possibile, perchè così facendo, a differenza degli altri prodotti, acquista valore, invecchiando diventa più bella.

Massimo Del Monte Art Designer Fano, Via Montevecchio Tel.0721/802612


Mai viste...

Life People 39

Cattolica via Emilia Romagna, 259 Tel. 0541.831620 - info@studiobbdesign.it


Nuova collez ion e primavera - est at e 200 8

V i a L . E i n a u di - Fano | v ia Gallodoro 80 - Jesi



Life People 42


STEFANIA ORLANDO

IL SEX-SYMBOL DELLA PORTA ACCANTO by Alan A. Parker

V

endeva case. Era il suo lavoro e le piaceva. Ma tanto fascino non poteva sfiorire nell’anonimato.E’ quello che ha pensato un mattino di qualche anno fa un acquirente di una di quelle case.All’apparenza uno come tanti, in realtà un tale con un idiscutibile gusto in fatto di femminilità. Ed un impiego da dirigente in Fininvest. Un provino ed è fatta: la stoffa c’è e si vede.Parola di Corrado.Da quel giorno la dolce e timida Stefania Orlando si avvia a diventare uno dei volti più amati del piccolo schermo.Con sex-appeal d’eccezione ed una curiosità artistica insaziabile.

Life LifePeople People- 43


STEFANIA ORLANDO, SEI UNO DEI VOLTI PIU’ PULITI E FRIZZANTI DELLA TV, RACCONTERESTI AI NOSTRI LETTORI COME HAI INIZIATO IL TUO PERCORSO ? Nel 1993 ero una giovane agente immobiliare, un giorno ho venduto una casa ad una coppia di coniugi e concluse le trattative, il marito mi ha chiesto se avessi voluto fare un provino per la Fininvest (oggi Mediaset). Io lo guardai stupita, pensai che mi stesse prendendo in giro, e gli dissi che non sarebbe stato il caso, che avevo già un lavoro e non avevo alcuna intenzione di lavorare in televisione. Quel signore mi ha telefonato diverse volte insistendo, alla fine ho ceduto ed ho fatto il provino. La mia sorpresa è stata che al provino c’era il grande Corrado Mantoni; insomma è andata bene ed eccomi qui a raccontarlo a voi. QUALI SONO STATI I PASSAGGI PRINCIPALI DELLA TUA CARRIERA TELEVISIVA? Sono stata per primi due anni accanto al grande conduttore Claudio Lippi, in un programma giornaliero su canale 5, ideato dall’indimenticabile Corrado. Trascorso questo periodo di tempo ho ricevuto una chiamata da Michele Guardì in RAI, per condurre “I FATTI VOSTRI”, esperienza che è durata sette anni. Successivamente ho lavorato per la trasmissione “IL LOTTO ALLE OTTO” per sei anni ed infine due anni di “LOTTERIA ITALIA” . Sono diventata la donna della fortuna, ancora adesso la gente che mi ferma per strada mi chiede i numeri da giocare ! TI VEDIAMO GIOCARE CON L’OBBIETTIVO DEL NOSTRO FOTOGRAFO, CHE RAPPORTO HAI CON L’IMMAGINE ? Ottimo, adesso. Anche se devo ammettere che sono stata una ragazza piena di complessi. Ad esempio le gambe magre, per me sono state un dramma. Solo dopo parecchi anni ho capito che invece proprio le mie gambe piacevano molto e adesso le scopro con disinvoltura. L’immagine è molto importante ma solo se si possiede una personalità, se si riesce a conservare l’umanità necessaria. Non bisogna pensare all’immagine come ad uno stereotipo; almeno io non lo faccio certamente. STA PER USCIRE NEI NEGOZI DI DISCHI IL TUO ALBUM DI DEBUTTO, CI DESCRIVI COME E’ STATO VIVERE QUESTA NUOVA Life People People 44 44 Life


ESPERIENZA ? La musica per me è sempre stata una passione mai troppo svelata, nascosta quasi per pudore, quasi come se ne fossi gelosa. Probabilmente il mio periodo di distacco dalla televisione mi ha dato modo di tirare fuori il coraggio ed approfondire questa autentica passione che mi è sempre appartenuta. Due anni fa ho preso una band e grazie ad essa ho inciso un repertorio di canzoni internazionali, dagli anni sessanta sino ad oggi. Ho cominciato a girare l’Italia esibendomi nei locali live. Il pubblico ha risposto bene e così l’estate scorsa, insieme agli autori Francesco Morettini e Luca Angelosanti, abbiamo creato “Sotto la Luna”, una canzone fresca, divertente e dalla musicalità calamitante; persino il grande Fiorello ha deciso di inserirla ogni giorno nella programmazione della radio, così come è stata scelta come stacchetto musicale per la trasmissione “Quelli che il calcio” di Simona Ventura. Posso soltanto anticiparvi che tra pochissimo tempo, uscirà il mio primo album. NELL’ALBUM COME DICEVI PRIMA, SPICCA IL SINGOLO “SOTTO LA LUNA” UNA CANZONE ALLEGRA E PIENA DI BRIO, QUANTO DI TE C’E’ IN QUESTO SINGOLO ? Praticamente è la mia fotografia, la canzone l’abbiamo creata su misura, in modo tale che mi rispecchiasse pienamente, così come sono state concepite tutte le altre canzoni contenute nell’album. QUALI SONO I TUOI PROSSIMI IMPEGNI IN CALENDARIO ? Musica, musica e solo musica. Sto anche studiando seriamente la chitarra perché non si finisce mai di imparare ma se la tv chiamasse, io sono sempre pronta! IN MOLTI TI DEFINISCONO UN SEX SYMBOL, CHE EFFETTO TI FA ? Mi fa sorridere. Nella quotidianità a volte lo sono, altre volte sono la classica ragazza della porta accanto. Ogni donna può essere ciò che desidera anche se devo ammettere che interpretare tutti i giorni il ruolo della sex symbol sarebbe una bella responsabilità. QUALE RAPPORTO HAI CON LA MODA ? La seguo, sono attenta ma allo stesso tempo non ne sono schiava. Ho un mio stile personale e credo che la moda debba dare dei consigli. Poi sta ad ognuno di noi essere in grado di mescolare quei suggerimenti con le proprie idee. STEFANIA ORLANDO CHE COSA DESIDERA PER SE STESSA OGGI ? Potrei rispondere in mille modi a questa domanda ma ciò che realmente desidero oggi per me stessa è tanta salute. SOGNO NEL CASSETTO ? Poter avere successo con la mia musica e tornare ad avere un programma in televisione. Mi piacerebbe tornare soprattutto a far compagnia al pubblico; è forse ciò che più mi manca oggi. Life LifePeople People- 45


Life style

Temporary Shop

Oggi ci fai la spesa e domani... non c’è più! by Matteo Garofoli

L

a nostra civiltà urbana, frenetica e dai minuti contati ci sta portando via sempre più momenti finora tipici del relax e della pausa dallo stress quotidiano. Dopo aver metabolizzato più che bene addirittura il “pasto-veloce” (fast-food), a cadere ora è il mito dello shopping. Si è perso anche l’ultimo barlume di “slow-shopping”; con la lancetta che tiranneggia anche sulle più tradizionali usanze di acquisto conviviale e perditempo, basate sull’equivalenza fondamentale: acquisto = relax. Il tutto è stato infatti brutalmente soppiantato dagli acquisti online in risicate pause pranzo e, più recentemente, dai cosiddetti “Temporary Store”. Ma cosa sono queste nuove tipologie di negozi ? Si tratta di negozi a tutti gli effetti con la variante di avere un periodo di apertura limitato e prestabilito che varia dai pochi giorni a qualche mese. Sono solitamente situati in zone e spazi altamente rappresentativi, come vie o piazze celebri o addirittura all’interno di location particolari come musei e gallerie. Vista la sua natura più pubblicitaria che di fare utili, il “packaging”, ovvero la confezione, il negozio stesso insomma, è fondamentale per riuscire nell’intento. Il “Temporary Shop” è di talmente breve vita che spesso in vetrina ha anche un countdown che indica il tempo che manca alla sua chiusura definitiva. La nascita è dovuta alle richieste del moderno marketing ed hanno l’obiettivo non, come si potrebbe pensare, di fare cassa ma di creare l’evento, lo stupore, il “diverso”; far si che il cliente sia incuriosito ed attratto dal fattore limitatezza e corra a visitare lo shop, a prescindere che poi acquisti o meno il prodotto. Fa leva, insomma, su un principio psicologico fortissimo: la scarsità! Magari non compreremo, ma almeno un salto prima che scompaia ci sentiamo attratti dal farlo. E’ una strategia di marketing che va a cozzare con la classica e tradizionale idea del negoziante di fiducia sotto casa facendo propria la spersonalizzazione tipica dei centri commerciali, mentre del “negozietto” di paese ne riprende lo spazio limitato e familiare; aggiungendo ex-novo una posizione chic e altisonante. Generalmente le aziende che decidono di aprire questi “Tempo-

rary Shop” sono per lo più creatrici di prodotti di moda e alla moda, con una forte caratterizzazione al voler essere al top della gamma nel loro settore merceologico e dare l’idea al cliente del valore aggiunto che hanno rispetto al diretto concorrente, andando a colpire nella curiosità del cliente stesso che ricorderà il marchio più facilmente una volta chiuso lo shop a tempo. Accanto ai “Temporary Shop” ci sono le sue variabili, come i “Pop-Up Shop”: questa tipologia di negozio a tempo viene generalmente aperta all’improvviso, senza annunciare nulla a nessuno ma contando solo sul tam-tam sotterraneo (opportunamente indotto, ovvio) e sul passapaLife People 46

rola, ma senza essere a conoscenza di troppi dettagli, così da aumentare ancor di più la cupidigia di visitarlo e saperne di più. In entrambi i casi di shop, secondo gli psicologi si innescherebbe un meccanismo di ansia per l’evento, propulsore di uno shopping “cieco” e frenetico per la caccia all’occasione, senza che in effetti ci sia un reale abbassamento dei prezzi, che a volte, anzi, non è strano vengano addirittura alzati all’occorrenza. “La storia del negozio a scomparsa è iniziata nel 2003 in Gran Bretagna. Da qui viene importato negli USA dove ha avuto gran successo, specie a

New York. Il fenomeno è sbarcato di recente anche in Italia, a Milano in special modo, e solitamente in concomitanza con le settimane della moda. Perfino Paris Hilton, per la sua linea di orologi, ha scelto Milano per il suo primo negozio a tempo: 13 giorni lo scorso Ottobre. I “Temporary Shop” non sono botteghe, ma negozi-evento che appaiono e scompaiono,facendo si che il consumismo “da passeggiata” diventi un lusso per pochi spreca-tempo.Se vi capita di adocchiarne qualcuno o sapere essercene uno vicino casa vostra, passate a farci un giro. Ma sbrigatevi, potreste non fare in tempo!


Fano - Via Dante Alighieri 46 a/b - tel. 0721/825975

Life People 47


Fano, Zona Bellocchi Via Einaudi, 10b Tel. 0721/854925 Orario continuato dal lunedì al venerdì 9.00 - 21.00 Sabato 9.00-13.00

speciale solarium martedì, giovedì e sabato mattina doccia 5,00 € lettino 7,00 € viso 3,00 €

1 MESE DI TRATTAMENTI VIP A SOLI € 79,00

5 trattamenti drenanti anticellulite a soli 119,00 €


Viaggi

Maldive

a nove ore dal paradiso

T

rascorrere una vacanza nelle isole Maldive è senza dubbio uno dei sogni più frequenti di tante persone. Per molti anni non nascondo è stato anche il mio e...volere del destino, mi trovo sotto agli occhi un’eccezionale offerta di solo volo per Malé,capitale del suddetto stato. Il problema però è trovare un tour operator che mi venda solo il servizio a terra, e ciò non è per niente facile. Infatti queste isole vengono sempre proposte in “pacchetti vacanza”, comprensivi di volo+soggiorno. Mi metto quindi alla ricerca, scartabellando tra varie riviste di viaggio e su internet,finché non trovo quello che cerco. Ora non mi resta che prenotare e partire! Infatti due mesi dopo spicco il volo, con il mio fidanzato, per questo paradiso terrestre. Dopo sole nove ore di volo mi trovo catapultata in un mondo che prima neppure immaginavo esistesse; dal finestrino dell’aereo inizio ad intravedere una moltitudine di atolli bianchissimi circondati da una trasparente barriera corallina. Un attimo dopo sono all’imbarco degli aliscafi che conducono alle varie isole. La mia destinazione è Bandos Island nell’atollo di Malé nord, a circa mezz’ora di navigazione da dove mi trovo. La barca ci fa attendere per più di un’ora e subito mi rendo conto di come il ritmo di vita di Life LifePeople People- 49


queste persone sia più rallentato e più tranquillo del nostro. All’arrivo sull’isola veniamo sbarcati sul pontile di attracco e immediatamente ci sentiamo in vacanza: ad accoglierci vi è infatti un aperitivo tropicale ed un asciugamanino profumato per rinfrescarsi dal lungo viaggio. Dopo una descrizione sulla vita del villaggio e sulle strutture presenti, ci sistemiamo nel nostro bungalow. La stanchezza mi assale ma il desiderio di sole e mare ha il sopravvento e, ancora prima di sfare i bagagli, sono già in costume pronta per un bagno in questo mare paradisiaco. Neanche quindici passi e sono in acqua, la sensazione che provo è fantastica: la temperatura interna è praticamente uguale a quella esterna e la limpidezza del mare è assoluta, tanto da dimenticarsi di esservi dentro. Ma l’aspetto senza dubbio più spettacolare di questi atolli è la vita sottomarina: già in mezzo metro d’acqua mi accuccio con la maschera e mi ritrovo in un vero e proprio acquario. Coloratissimo. Il modo migliore per godere di questo scenario è fare immersioni subacquee ma, anche se fornita di brevetto sub, mi diletto nello snorkelling che, vista la limpidezza e la ricchezza sottomarina, offre le stesse sensazioni dell’immersione. E’ indescrivibile ciò che si prova a dare da mangiare a sgargianti pesci pappagallo, oppure a nuotare tra piccoli squali grigi, un ’emozione intensa tanto da dimenticare il pericolo che si può correre tra questi, perché è come se anche tu facessi parte di loro. Ma tralasciamo per un attimo l’aspetto marino per parlare un pò dell’isola. Cosa dire in merito? Bandos è un atollo circolare di circa quattro kilometri quadrati , tranquillamente visitabile a piedi in quindici minuti. Lungo tutto il suo perimetro si sviluppa il villaggio: una serie di bungalow in successione fanno il giro dell’isola, ognuno dotato di veranda e giardinetto privato; solo una decina di metri di palmeto e spiaggia bianca li separano dal mare. La spiaggia circostante l’atollo è attrezzata di lettini sdraio che noi posizioniamo dentro l’acqua, trascorrendovi giornate intere. L’alternativa è quella di riposarsi sotto le palme,oppure andare al circolo sportivo del villaggio che propone diverse attività ed è dotato anche di centro benessere, con tanto di massaggiatrici qualificate. All’interno dell’isola, e quindi del villaggio, vi è la parte riservata ai dipendenti del villaggio, i quali vivono in piccole stanzette con diversi letti ciascuna ed hanno anche un loro circolo dove, finito il lavoro amano riunirsi e organizzare feste Per chi non ama trascorrere la giornata in spiaggia o comunque nel villaggio, vengono organizzate gite in barca per visitare isole deserte o abitate dai locali. Un’escursione da non perdere è appunto quella che organizza il villaggio settimanalmente e prevede diverse tappe; la prima all’isola dei pescatori Hura: qui, dopo aver assistito ad un’esercitazione militare, visitiamo la scuola, la moschea, il cimitero e le umili abitazioni dei locali, dove non mancano mai tranci di tonno appesi fuori ad essicare.Poi una breve sosta ai piccoli negozietti di souvenirs: parei colorati, oggetti in cocco, spezie e profumate candele sono pronti ad essere acquistati Life People 50


Life People - 51


da noi visitatori. Ma è ora di pranzo e la sorpresa che ci aspetta è davvero unica. Infatti un servizio di camerieri ci attende all’isolotto deserto di Kuda Bandos dove è stato organizzato un ricco buffet tutto per noi e poi......tutta l’isola a nostra disposizione,proprio stile Robinson Crusoe! L’ultima tappa del nostro giro in barca è la favolosa Paradise Island, che come dice il nome stesso è un vero e proprio paradiso. Qui ci abbandoniamo nelle acque cristalline fino a sera,quando la barca ci riporta al villaggio. La vita notturna è pressoché assente, infatti l’unica vera attrazione del posto è andare a dare da mangiare ai pesci, i quali sembrano ormai saperlo,perché al calar del sole si radunano a centinaia sotto al pontile in attesa dei resti della nostra cena. Ma nessuno sembra rimpiangere le rumorose serate cittadine e tutto ciò sembra bastare ai vacanzieri del villaggio, pienamente appagati dall’ambiente circostante. Se abbiamo nostalgia della vita caotica possiamo sempre fare un giro in barca fino all’atollo di Malé sede dell’omonima capitale. E’ questa l’unica isola dove hanno accesso mezzi di locomozione e dove il cemento è riuscito a realizzare anche qualche grattacielo; per altro non c’è molto da visitare, tolto il mercato di frutta e verdura quello del pesce, la moschea ed il porto, dove tonni giganteschi vengono continuamente sbarcati dai “dhoni” (tipiche barche locali) dei pescatori, per essere venduti o inscatolati. La mia vacanza è ormai giunta al termine e l’unica notizia che ci giunge, dopo una settimana di isolamento dal mondo “civilizzato”, è quella di una forte ondata di neve e gelo che ha avvolto l’Italia in questi giorni. Ciò contribuisce ad aumentare la mia tristezza e la mia voglia di rimanere in questo paradiso dimenticato da televisione, telefono e mezzi di trasporto, dove il solo rumore è quello delle onde che si infrangono contro la barriera corallina o delle palme mosse dal vento. Una natura a tutto tondo, della quale entri subito a fare parte e dove sarei rimasta per chissà quanto tempo ancora, lontana dalle grigie giornate invernali dove la nostalgia di sole e mare mi assale e il desiderio di lasciarmi alle spalle il freddo dell’inverno è fortissimo. Questo è il posto ideale per farlo...questo forse è il paradiso!!!

Life People 52


D

a oltre 20 anni, professionalitĂ e competenza ci aiutano a realizzare esperienze di viaggi e di vacanze oltre ogni aspettativa.

Via Negrelli, 37 - zona P.zza Redi, PESARO - TEL. 0721 391906 - FAX 0721 390580 www.viaggidellartista.it - e-mail: agenzia@viaggidellartista.it


Motori

DAIHATSU CENTO ANNI DI QUALITA’

T

utti conoscono Toyota, Honda, Mitsubishi o Mazda, ma pochi sanno che la più antica casa automobilistica giapponese è Daiha-

tsu. Fondata nel 1907, ha da poco compiuto i 100 anni ed oggi rappresenta il “brand” giovanile del Gruppo Toyota. Vendute anche negli Stati Uniti con il marchio “Scion”, ma conosciute in tutto il mondo con il marchio “Daihatsu”, le vetture prodotte dalla casa giapponese si sono sempre distinte per l’alto livello qualitativo, l’eccezionale affidabilità, ma Life People 54

soprattutto per le numerose innovazioni tecnologiche che poi sono state adottate da tutte le vetture del Gruppo Toyota. In Italia Daihatsu è sempre stata conosciuta e apprezzata per la propria gamma di fuoristrada (“Feroza” e “Rocky” negli anni 80), ma da qualche anno a questa parte ha iniziato ad importare anche la propria gamma di autovetture. La parte del leone, per numero di vendite, spetta sempre a “Terios”, il SUV più venduto nel segmento dei piccoli fuoristrada in Italia, che

con i suoi poco più di 4 metri di lunghezza è il 4x4 preferito dalle donne per la sua maneggevolezza e per la sua linea elegante e piacevole. La possibilità poi, di abbinare alle cilindrate 1.3 e 1.5 a benzina anche la motorizzazione Bifuel (Benzina/GPL), ha convinto anche chi ha la necessità di percorrere parecchi chilometri l’anno. Ma 4x4 in casa Daihatsu non è solo Terios. Anche “Sirion”, la nuova vettura di segmento B (basata sullo stesso pianale della ”sorella” Yaris), con motorizzazione 1.0 e 1.3 a


In Italia questa possibilità non esiste ancora, ma mai dire mai…. Ultima nata in ordine di tempo è Daihatsu Cuore, presentata al Motorshow di Bologna lo scorso Dicembre. Particolarità di questa vettura è il basso consumo (oltre 26 km con un litro) garantito dal motore 1.0 di cilindrata ed il livello di emissioni di CO2 più basso in assoluto sul mercato italiano, grazie all’eccezionale aerodinamica che la caratterizza e all’ottimo rapporto peso/ potenza. Con queste caratteristiche non poteva non essere un successo, e così è stato. Se il 2007 è stato l’anno in cui Daihatsu ha raggiunto il più alto numero di immatricolazioni mai avvenute in Italia (oltre 16.000 vetture), per il 2008 si annuncia un nuovo record. benzina, è disponibile anche con trazione integrale. Sirion è stata la prima vettura ad essere progettata da Daihatsu specificatamente per il mercato Europeo, ma la sua produzione avviene sempre in Giappone per l’alto standard qualitativo richiesto. Un discorso a parte meritano Daihatsu “Trevis” e “Materia”. Le due vetture rappresentano uno “stile di vita” piuttosto che un automobile! Trevis si ispira come linea alla prima Mini disegnata da Issigonis, ma con un motore 1.0 a 3 cilindri che la spinge a oltre 23 Km con un litro. Dimensione contenute, un livello di equipaggiamento completo e lo stile retrò l’hanno consacrata come vera erede dello “spirito Mini”. E’ disponibile anche con cambio automatico senza sovrapprezzo. Materia si ispira invece alle vetture americane degli anni 30/40 (tipo PT Cruiser), ma con cilindrate 1.3 e 1.5 a benzina. L’infinito spazio interno, la sua linea “originale” senza compromessi e la possibilità di averla anche con trazione integrale, hanno fatto di questa vettura un vero “must” tra i giovani americani. Attenzione però, in Italia vengono importate solamente 300 Materia e 300 Trevis all’anno, proprio per ribadire l’esclusività di questi modelli anche a scapito delle numerose richieste ricevute. Negli Stati Uniti ed in Giappone, queste vetture tra l’altro, possono essere personalizzate in tutto per tutto, dal materiale degli interni al colore carrozzeria esclusivo e su campione, ed ogni esemplare “unico” viene certificato con una targhetta ed un numero di produzione applicata sul cruscotto.

Life People 55


Rossi

35 milioni spesi bene by Maurizio Bruscolini

I

l Fisco, quello con la F maiuscola, ha un nuovo testimonial: Valentino Rossi. E’ accaduto una fredda mattina di febbraio, il 12 per la precisione, quando a Pesaro davanti all’ufficio della Agenzia delle Entrate in via Mameli sono arrivate le Televisioni e giornalisti da tutta Italia, insieme ad una nutrita pattuglia di dipendenti del suddetto ufficio – in cerca di visibilità-che manifestavano per il rinnovo del contratto. A volte nella vita capita di assistere ad eventi speciali e sentire in conferenza stampa un pimpante Vale Rossi, mica un signor Rossi qualsiasi, affermare che la tasse vanno pagate è un gran bel sentire. Che poi il sette volte campione del mondo si sia messo d’accordo col fisco, accettando di sborsare a rate 35 milioni di Euro e ammettendo di fatto che a Londra era andato ad abitare per finta, “perché da tempo – ha dichiarato - pensavo di tornare a vivere in Italia per stare vicino alla famiglia, agli amici ed avere quella tranquillità che mi consente di esercitare al meglio il mestiere di pilota> è sinceramente una ammissione che fa onore a Valentino. Avrebbe potuto tirarla per le lunghe Vale, avrebbe potuto andare in giudizio e- quasi certamente- l’Agenzia delle Entrate non sarebbe riuscita a dimostrare quanto asseriva nei suoi verbali ossia che il campioneresidente in Inghilterra- in Italia ogni anno trascorreva 180 giorni più uno. E così Valentino avrebbe vinto la sua battaglia contro il fisco ma, in questo caso, il pilota che del rischio ne ha fatto una ragione di vita non ha accettato la sfida. Ha preferito accordarsi su una cifra da capogiro70 miliardi delle vecchie lire- un capitale importante anche per lui, e mettere una pietra sopra ad una questione che stava offuscando la sua immagine. Si è messo d’accordo e adesso si tornerà a parlare di lui solo come pilota perché l’accertamento con adesione si è concluso il 12 febbraio con i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate che manifestavano il loro disagio per il mancato rinnovo del contratto, mentre i “vertici” dello stesso ente comparivano in diretta Tv e lanciavano un messaggio al popolo degli evasori del tipo:< Attenzione perché noi siamo bravi e voi non fate i birichini che vi prendiamo, anche a Londra>. E si perché gli uomini delle tasse avevano anche questo timore, un dubbio targato Regno Unito, visto che era la prima volta, con Rossi, che mettevano sotto torchio un contribuente andato a vivere all’ombra del Big Ben. Gli altri, quelli che avevano beccato e torchiato prima del motociclista nato ad Urbino, si erano trasferiti tutti in paesi definiti “paradisi fiscali”: < Valentino risiedeva in Inghilterra _ dichiarava in una intervista il professor Victor Uckmar, professore emerito della Università di Genova ed economista di fama mondiale - dove ha pagato le tasse, non a Montecarlo o alle Cayman: se paga al fisco italiano getta i soldi al vento>. Il 19 febbraio 2008, il signor Rossi da Tavullia ha pagato all’erario la prima rata da 1,57 milioni di Euro. Non ha ascoltato il professore genovese. Vale ha ascoltato i consigli della sua mamma e di coloro che gli sono stati vicino in questo periodo certamente non facile e nemmeno troppo felice: <Paga e torna a correre come sai fare tu> gli dicevano. E lo ha fatto. A Jerez de la Frontera, nelle prove pre campionato iniziate il 16 febbraio, il giorno in cui il pilota ha compiuto 29 anni, Vale Rossi era lì, in sella alla sua Yamaha a lottare con Stoner sulla Ducati e Hayden sulla Honda,.pronto e determinato nel tentativo di riprendersi quel titolo che i due gli hanno soffiato: in bocca al lupo campione. E che la parola torni al motociclismo.Quello vero. Life People 56


Fiera di Pesaro presenta

CORSI DI PERFEZIONAMEN TO

GUIDA SICURA per due e quattro ruote

Info e iscrizioni: tel. 0721 40 68 206 tel. 0721 80 72 32 info@fierapesaro.com - info@drivecenter.it

Life People 57


Media

C6 TV

by Alan A.Parker

Riprendiamo Milano L

’idea è innovativa, la grinta sicuramente non manca e la miscela che ne scaturisce è vincente. Da una brillante intuizione di Marco di Gregorio un imprenditore milanese affascinato dai meccanismi televisivi, è nata un’emittente che sta spopolando sul web. C6 tv è un mondo che si affaccia sulla realtà, riprendendo in lungo e in largo la pulsante vita milanese, grazie ai suoi inviati e ad un sistema di connessione via web che permette a migliaia di persone di assistere ai programmi trasmessi da questa vera e propria tv. C6 rappresenta un nuovo modo di fare televisione e molte delle emittenti che già trasmettono su canali satellitari, si stanno adeguando per poter trasmettere anche sul web. Negli studi di via Lomazzo 19 tutto è on line ed appena si varca la soglia d’ingresso, telecamere sparse ovunque riprendono ogni accadimento all’interno dello studio. Un team giovane ed energico viene ogni giorno coordinato da Maria Rosaria Pezzuto mentre le pubbliche relazioni sono affidate a Gioia Sottocasa ed Armanda Mainetti. Gli inviati di C6 tv partecipano ai principali eventi che si svolgono nella capitale della moda e riportano in studio ogni singola notizia. La conduttrice che raccoglie le informazioni degli inviati sugli argomenti più disparati, dal calcio alla moda, passando per il Life People 58


WWW.C6.TV fitness è Sara Ventura. Ciò che stupisce maggiormente il telespettatore in questo nuovo modo di percepire il sistema mediatico, è la possibilità concessa ad ogni ascoltatore di connettersi tramite internet alla cabina di regia della trasmissione e partecipare così in diretta al programma, fornendo il proprio contributo. In questo modo ciascuno spettatore diviene attore di un meccanismo televisivo che cambia il ruolo stesso della persona in ascolto. La passività a cui il vecchio modo di fare televisione ci ha abituati per anni viene rovesciata, ognuno è libero di connettersi con la cabina di regia e d’intervenire in trasmissione fornendo il proprio contributo. Lo spettatore diviene attivo e parte integrante di un sistema che lo coinvolge a trecentosessanta gradi. Tutto è frenetico in redazione quanto nella cabina di regia. I ritmi, le partecipazioni e gli ospiti che vengono contattati per fornire sempre una diretta televisiva in fasce orarie prestabilite. Il picco di ascolti è registrato giornalmente dalle 18.00 alle 18.30 durante la messa in onda del programma della stessa Sara Ventura. Non ci resta che fare i nostri complimenti a tutta la redazione e fornirvi un indirizzo utile per saperne di più su questo mondo appena nato e già divenuto un cult. Life People - 59 Life People 59


Ristorante aperto dalle 12.00 alle 14.30 dal lunedĂŹ al venerdĂŹ. American bar con ampia selezione di cocktails aperto tutti i giorni dalle 21.00 alle 02.00. Ampia sala biliardi.

Come raggiungerci

Life People 60


Per info e prenotazioni tel. 338 6525761 Pesaro, Strada dei Pioppi, 16 Nei pressi di Media World - Zona BPA Palas

CIRCOLO PRIVATO E.N.A.L. APERTO TESSERAMENTO 2008


CaffÊ delle Scienze Fano, via Ugolino dè Pili, 57 - Tel. 339 2308498

Aperto dalle 6,30 alle 20,00. Chiuso la domenica. Prenota la nostra saletta interna per la tua festa di compleanno o di laurea. Nel week-end aperto fino alle ore 02.00 - aperitivi con dj set.


by Giovanni Zerba

la nuova preda della net-economy Jerry Yang, fondatore di Yahoo!

I

nternet atto secondo. Quello che da molti è stato ridefinito web 2.0 giocherà nei prossimi anni una partita decisiva in un business che, secondo gli esperti, sarà fra i più floridi dell’universo media, quello della pubblicità on line. Di fronte al futuro incerto dei mass media tradizionali sembra infatti profilarsi una crescita in doppia cifra per quelle web company che sapranno convogliare le proprie risorse su questo tipo di mercato. La partita fa gola a tanti e l’interesse dei grandi gruppi per le piattaforme di social networking come My Space o Facebook sono la testimonianza di quanto siano alte le stime di crescita per la pubblicità online. Fra i principali player hanno ora un ruolo di cruciale importanza alcune big della net-economy come Microsoft-Msn, Google e Yahoo. Proprio quest’ultima sembra essere arrivata, dopo 14 anni di onorata carriera, ad un bivio: continuare a stare nel suo core business (internet) da sola, con acquisizioni mirate come avvenuto con i siti Flickr e Kelkoo, o diventare parte di una software-media company ancor più grande. Il motore di ricerca fondato nel 1994 da Jerry Jang e David Filo ha riportato negli ultimi due anni fatturati al di sotto delle attese. Una posizione a rischio per l’incessante crescita di Google che ha eroso alla rivale una consistente quota delle entrate derivanti da ricerche on line. La situazione ha costretto il management della web company ad attuare una ristrutturazine che potrebbe mettere alla porta quasi 1000 dipendenti, poco meno del 10% del totale della forza lavoro del gruppo di Sunnyvale. Al momento le società interessate ad acquisire Yahoo sono diverse, e tutte ben note nel mondo della new-economy. Microsoft, il colosso di Bill Gates, attraverso il ceo Steve Ballmer, ha lanciato un’opa per il controllo di Yahoo di proporzioni enormi; ha messo sul piatto 44.6 miliardi di dollari, 31 dollari ad azione, in un momento in cui il valore effettivo diYahoo era pari a 18 dollari per azione. Il titolo, in poche ore, è schizzato del 50% al Nasdaq. Le dichiarazioni di Microsoft hanno favorito volumi di compravendite che i titoli del settore tecnologico non vedevano da anni. Le sinergie derivante dall’unione fra la software house di Redmond, già proprietaria del portale Msn, e Yahoo darebbe vita ad una società leader nel settore della pubblicità on line, mercato in cui Yahoo ha già un ruolo da protagonista e verso cui Microsoft ha intenzione di diversificare in futuro il suo business. Il consiglio d’amministrazione di Yahoo ha rifiutato l’offerta iniziale di Gates ritenendo la proposta inadeguata. Un gioco al rialzo, secondo molti, ma l’amministratore delegato del gruppo, il fondatore Jerry Yang, ha dichiarato che altre proposte potrebbero arrivare. Offerte che potrebbero essere targate Aol o Murdoch. Una fusione con il gruppo Aol, già pronosticata e poi accantonata lo scorso anno, non creerebbe però forti plus valenze per gli azionisti di Yahoo. L’operazione farebbe la fortuna di Aol che vuole crescere nella pubblicità on line e soprattutto metterebbe il motore di ricerca nell’orbita di Google, leader di mercato e fra i principali azionisti di Aol con un 5%. Fra le altre ipotesi che spuntano all’orizzonte anche quella

avanzata dal magnate Murdoch che, con la sua News Corp, vorrebbe unire le potenzialità della sua piattaforma My Space, ad oggi 100 milioni di utenti unici, con quella di Yahoo. Un’occasione unica per l’australiano che potrebbe così puntare i piedi, in modo deciso, nel mondo delle inserzioni on line. L’ultima alternativa per Yahoo riguarda un accordo diretto con la sua rivale Google. La possibile intesa avanzata dall’amministratore di Google, Eric Smith, all’indomani di quella di Microsoft, prevede un accordo per cui la società di Montain View fornirebbe ai siti di Yahoo la sua pubblicità on line in cambio di una percentuale sugli introiti. Questa ipotesi ha poche possibilità di realizzarsi ma, comunque sia, nei prossimi mesi si potrebbe “consumare” uno dei più importanti matrimoni della net-economy. Life People - 63


La Taverna dei Pescatori L’arte di cucinare il pesce Il pesce è il nostro punto di

forza, direttamente dalle imbarcazioni del Porto di Fano alla nostra tavola. Il cliente potrà così gustare una ristorazione genuina scegliendo personalmente il prodotto e facendolo cucinare dai nostri cuochi come meglio preferisce.

Life People 64

Fano zona Lido - Piazzale Calafati 1/2 info e prenotazioni 0721 805364 chiuso il lunedì

www.tavernadeipescatori.it


Moda

Story 1째 puntata

Life People 65


S

ette. Proprio come le meraviglie del mondo.Una per anno dall’estate 2002 a quella 2008.Già, ma all’estate di questo 2008 non manca ancora un po’? Vero, e allora, in attesa di scoprire quale sarà la settima serena, Life people ha deciso di regalare ai propri lettori un’antologia lunga quanto un’edizione intera di un concorso che, nato per scommessa , è oggi annoverabile dati alla mano tra i cinque concorsi di bellezza più famosi in Italia : il terzo per copertura mediatica.E assolutamente l’unico legato al mondo della nautica. Da Marzo ad Ottobre quindi sull’onda della bellezza e dell’emozione, raccontata dalle regine che hanno contribuito a rendere Miss Yacht Club ciò che è: una delle realtà di settore più affermate sulla scena internazionale; aura ottenuta peraltro in tempi da record. “Perchè non provare mettere insieme nautica e bellezza? ” E’l’autunno del 2001 quando nei padiglioni genovesi di un affolatissimo salone nautico le ipercinetiche meningi di Mario Arras sfolgorano quest’idea. Giusto il tempo di imbattersi nella creatività vulcanica di Luigi Pansino e…il meno è fatto. Non che partire sia facile ma i concorsi di bellezza sono “auto” che seppur sia difficile mettere in moto , è ancor più complesso tenere in strada: in un settore che si esprime al top , dove quindi sono i dettagli a fare la differenza, ci vuole davvero poco a giocarsi la faccia . L’effetto boomerang è sempre dietro l’angolo : sono necessarie lungimiranza, tenacia, pazienza… Non facile, specie quando ci si trova a dover partire senza poter contare su alcun precedente, in uno stato di concreta potenziale balìa, delle onde provocate dall’assenza di riferimenti. Ma quasi come fosse un percorso già scritto nelle stelle, gli ingranaggi cominciano a girare,il vento è di poppa e l’orizzonte sereno. Sconosciuto ma sereno. Un balzello appena e da ottobre si fa subito dicembre, e con esso arriva la presentazione ufficiale del concorso: due soli mesi e Miss Yacht Club è realtà. Le mura ospitanti sono quelle amiche di Pesaro ma grazie ad una campagna pubblicitaria a tamburo battente le adesioni da parte delle ragazze cominciano a fioccare da ogni parte d’Italia e non solo. Idem dicasi per la partnership sponsoristica. Ma per i motivi di cui sopra è bene, anzi doveroso, mantenere la lucidità: poche serate e mirate. Senza strafare. Per l’anno dell’esordio é meglio essere cauti .Nonostante le gli sproni esterni.Mario è un imprenditore accorto e Luigi un profondo conoscitore delle dinamiche dello spettacolo, si decide per questa linea di comune accordo e la scelta si rivela azzeccata. Il battesimo della passerella giunge in primavera : il concorso piace, le ragazze si entusiasmavano, la gente applaude numerosa e gli sponsor ammiccano. Difficili pretendere di meglio. Sul fronte del palco la gara si fa subito accesa, fin dalle primissime battute si intuisce che la questione “corona” sia un passo a due tra Chiara e Valentina . Così è . Un “duello che attraversa tutta la primavera e l’estate di quel frizzantissimo 2002. Prima e seconda, seconda e prima.... in un alternarsi che se non fosse per la straordinaria bellezza di entrambe potrebbe definirsi quasi monotono. Arriva la finalissima di settembre e la giuria decide per Chiara: È lei ad aggiudicarsi la fascia di dea delle maree. Sorrisi ,commozione e tutto il resto in un finale degnissimo di tanta cornice. Stop. Finito. Sembrerebbe , e invece no perché nel fiorire di una timida mattina poco lontana dalla notte della finalissima Valentina sente squillare il telefono. Nel rispondere si trova all’altro capo la direzione artistica del concorso: <Chiara ha rinunciato alla corona, la prima Miss Yacht Club della storia sei tu…> Oggi, con le tue oltre 50 fasce vinte, sei un volto affermato;ma allora eri appena all’inizio.

Life People 66

VALENTINA

LA PRIMA VELA ALL’ ORIZZONTE


Cosa hai provato in quel momento? Non riuscivo a crederci.Invece era tutto vero. Un ‘emozione indescrivibile.

Valentina Casadei, 25 anni, vincitrice Miss Yacht Club 2002

Cosa ha rappresentato per te Miss Yacht Club? E’ stato il trampolino di lancio,la prima vera finestra su questo fantastico mondo della moda e dello spettacolo. Come è proseguito il tuo percorso? in seguito ho parecipato alle selezioni di Miss italia, Miss Universo,Veline... Altre splendide realtà ma che difficilmente sarei riuscita ad affrontare se non avessi avuto alle spalle l’esperienza di Miss Yacht. Rimpianti o rimorsi per qualcosa? Avrei forse potuto affrontare con maggior convinzione alcune occasioni capitatemi dopo Miss Yacht: a vent’anni scarsi è difficile riconoscere le prioprità ma tutto sommato mi ritengo soddisfatta. E ora? Il mondo dello spettacolo rimane un sogno, ma non mi dispiacerebbe aprire un’agenzia di moda tutta mia. Fidanzata? No. Innamorata? No comment. Un tuo consiglio a quante volessero provare a vivere l’ambiente modaspettacolo... Umiltà. Ed occhi aperti. Questo è un mondo bellissimo ma con equilibri molto delicati:la brama della notorietà può far perdere se stessi,occorre fare attenzione alle mani che si stringono; come in tutte le cose anche in questo settore c’è una parte sana ed una malsana. i passi falsi si pagano. Sempre .Quindi occhio ai vari “Lucignolo” della situazione. Parlando di passerelle Miss Yacht Club è un’opportunità per partire, è proprio il caso di dirlo, con il piede giusto...

Per info e iscrizioni tel. 0721/23 294 www.missyachtclub.com Life People - 67


Germano zama

Nell & ME

sete di jaipur

julia garnett

GHIRIGORO NEGOZIO DI ABBIGLIAMENTO

Piazza XX Settembre, 6 - Fano - Tel. e Fax 0721 820835 Life People 68


Biografie

Valentino

mezzo secolo di eleganza immortale

H

o deciso che questo è il momento perfetto per dire addio al mondo della moda” Dopo 45 anni di stile ed eleganza Valentino Clemente Ludovico Garavani, conosciuto internazionalmente solo come Valentino, ha deciso di dire basta. “…E’ il momento perfetto” ha detto. Difficile capire per i più: un artista, dacchè artista, è capace di vedere sfumature che ad altri possono anche sfuggire. Difficile capire cosa l’unico stilista che abbia sempre saputo combinare moda con vestibilità intenda per “momento perfetto” per il ritiro. Difficile, in generale, capire i sottili criteri in base ai quali tali menti elaborano il proprio essere,il proprio vivere ed il proprio agire. Di tutto ciò quando ci si trova di fronte a tali estri si può solo prendere atto. E proprio nel momento del suo “basta” Life People ha deciso di ripercorrere la biografia dello stilista italiano più amato nel mondo. Valentino Nasce l’11 maggio 1932 a Voghera. Ragazzo tranquillo e posato, dopo la licenza media si sente attratto dal mondo delle stoffe e della moda. Decide quindi di iscriversi ad una scuola professionale di Figurino a Milano, ma la sua curiosità naturale lo porta anche a viaggiare spesso all’estero. Studia francese alla Berlitz School e poi si trasferisce per un lungo periodo a Parigi. Studia anche a l’Ecole de La Chambre Syndacale. La moda non è il suo unico interesse. Amante del bello e dell’armonia, frequenta lezioni di danza dal maestro

Life People - 69


Violimin e da Vera Krilova. Sono anni, questi, spesi alla ricerca di se stesso e di una propria identità, un’irrequietezza interiore che lo porta a sperimentare per i suoi vestiti diverse soluzioni, ancora però poco definite. Nel corso di una vacanza a Barcellona scopre l’amore per il rosso. Da questa folgorazione nascerà il suo famoso “rosso Valentino”, peculiare per il suo essere cangiante fra le tonalità dell’arancio e del rosso vero e proprio. Negli anni ‘50 partecipa al concorso IWS ed entra nella casa di moda di Jean Dess. Lavorando nell’atelier parigino conosce donne come Michelle Morgan e la regina Federica di Grecia Maria Felix. Nel 1954 collabora con la Viscontessa Jacqueline de Ribes alla sua rubrica di moda su un periodico femminile. L’affermazione internazionale però è ancora lontana. Durante quel decennio si impegna con grande umiltà e spirito di sacrificio nell’atelier di Guy Laroche, lavorando nella sartoria e impegnandosi sia a livello creativo che organizzativo. Conosce altre donne molto importanti quali Françoise Arnoul, Marie Hèléne Arnault, Brigitte Bardot, Jane Fonda e la mannequin-vedette Bettina. Visti i buoni risultati fin qui conseguiti, chiede un aiuto al padre per poter aprire una sartoria tutta sua a Roma. Ben felice di appoggiarlo, il genitore lo finanzia, anche piuttosto generosamente stando al nome della via in cui apre i battenti la prima sartoria Valentino: si tratta infatti di via Condotti, uno dei passaggi più “in” della capitale. Inizia il rapporto con il magazzino inglese Debenham & Freebody per la riproduzione in serie di alcuni modelli di Alta Moda. Nasce il “Valentino prêt à porter”; datato 1962 è l’evento che lo lancia definitivamente e che lo fa conoscere anche nel mondo dei non addetti ai lavori. Durante una sfilata di Alta Moda a Palazzo Pitti il Marchese Giorgini gli concede l’ultima ora dell’ultimo giorno per presentare i suoi modelli. Gli abiti della collezione autunno-inverno che sfilano in passerella colpiscono in maniera enorme la platea, con vere e proprie ovazioni da parte dei compratori stranieri. Il segno più evidente che la griffe Valentino è entrata nell’empireo dei grandi sono le due pagine che l’edizione francese di “Vogue” gli dedica. Di lì a poco, anche la stampa americana aprirà le porte allo stilista italiano. Sempre negli anni ‘60 Valentino, ormai sulla cresta dell’onda, riceve personalità di grande prestigio, come la principessa Paola di Liegi, Jacqueline Kennedy e Jacqueline de Ribes, che visitano la sua la maison di via Gregoriana in Roma. Nel 1967 gli vengono conferiti due premi in America: il Neiman Marcus Award di Dallas, equivalente all’Oscar della Moda, e il Martha Award di Palm Beach. Inoltre disegna le divise per gli assistenti di volo della TWA. Nello stesso anno presenta la prima collezione Valentino Uomo. Le prime collezioni appaiono però sul mercato solo a partire dagli anni Settanta. Un altra tappa importante da segnalare nella straordinaria carriera di questo stilista è che Valentino è il primo couturier italiano a stipulare contratti di licenza con aziende manifatturiere per la produzione e la commercializzazione sui mercati internazionali di prodotti con la sua griffe. Le creazioni di Valentino appaiono poi sulle copertine di Time e Life. Nel 1971 apre boutique a Ginevra e Losanna. Il grande pittore americano Andy Warhol esegue un ritratto dello stilista. Arriva poi la prima sfilata a Parigi della collezione Boutique, e apre a New York altre tre boutique. A Parigi il couturier organizza una serata di gala durante la quale Mikhail Barisnikov è il protagonista della Dama di Picche di Chaikowski. Pochi sanno che in quegli stessi anni Life People 70


è stata prodotta una macchina con la griffe dello stilista. E’ la cosiddetta “Alfa Sud Valentino”, in bronzo metallizzato con tetto nero. Gli anni ‘80 vedono ancora la stella Valentino brillare alta nel firmamento della moda mondiale. Sono numerosi i riconoscimenti e i successi conseguiti. Franco Maria Ricci presenta “Valentino” un libro sulla vita e le opere dello stilista mentre, insieme ad altre personlità dello sport, della cultura e dello spettacolo, riceve in Campidoglio il premio “I sette re di Roma”. In occasione delle Olimpiadi di Los Angeles, disegna le tute per gli atleti italiani. Nel 1984 in onore dei suoi primi 25 anni di moda, riceve dal Ministro dell’Industria Altissimo una targa di riconoscimento per “l’importantissimo contributo dato alla moda e al costume”. E’ inoltre accolto in visita ufficiale al Quirinale dal Presidente Pertini, in un incontro ripreso dalla stampa mondiale. L’anno dopo dà vita al suo primo progetto espositivo, l’Atelier delle Illusioni: una grande mostra al Castello

trecento abiti, le sue più celebri creazioni. La mostra “Trent’anni di Magia” viene allestita anche a New York dove registra 70.000 visitatori in meno di due settimane. I proventi vengono donati da Valentino al New York Hospital per finanziare la costruzione di una nuova ala dell’Aids Care Center. Nel 1993 inaugura a Pechino la più importante manifestazione del tessile cinese. Lo stilista è ricevuto da Jiang Zemin, Presidente della Repubblica Cinese e dal Ministro dell’Industria Yu Wen Jing. Nel gennaio del 1994 debutta in America come costumista teatrale per l’opera “The Dream of Valentino”, ispirata alla vita di Rodolfo Valentino e prodotto dalla Washington Opera; intanto a New York nove abiti disegnati dal couturier sono scelti come opere

Sforzesco di Milano con tutti i più importanti costumi di scena indossati al teatro della Scala dai più famosi cantanti. La mostra si avvale della regia di Giorgio Strehler ed è inaugurata dal Presidente del Consiglio. Lo stilista è insignito dal Presidente Sandro Pertini dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Qualche anno dopo sarà anche nominato Cavaliere di Gran Croce dal Presidente Cossiga.

cademia Valentino”, promotrice di eventi culturali, sociali e artistici e fonda l’associazione “L.I.F.E.” (“Lottare, Informare, Formare, Educare”), che utilizza i proventi dell’Accademia per il sostegno della ricerca contro l’Aids e delle strutture che si occupano di malati. Parallelamente apre a Los Angeles la sua più grande boutique: oltre mille metri quadrati che raccolgono tutte le linee create dallo stilista.

Per sottolineare la straordinaria presenza dello stilista in America, tra i riconoscimenti internazionali è da ricordare che il sindaco di Beverly Hills organizzò addirittura un “Valentino’s day”, donandogli in quell’occasione le chiavi d’oro della città. Sempre a proposito degli Stati Uniti, un altro importante riconoscimento arriva da Washington, dove riceve il premio N.I.A.F per i suoi “inestimabili contributi alla moda negli ultimi trent’anni”. Sulla scia di queste importanti affermazioni, sul finire degli anni ‘80 nasce a Roma “l’Ac-

Il 6 e il 7 giugno 1991 Valentino festeggia i suoi trent’anni di moda. Il festeggiamento prevede una serie di manifestazioni: dalla presentazione in Campidoglio “Valentino”, cortometraggio sulla vita e l’opera del couturier, a colazioni, cocktails e ricevimenti. Il Sindaco di Roma organizza in suo onore una mostra ai Musei Capitolini, che comprende disegni originali di Valentino e una selezione di fotografie della sua moda e dipinti realizzati da grandi fotografi ed artisti. Alla “sua” Accademia Valentino espone in una mostra retrospettiva di

simbolo per la mostra “Italian Metamorphosis 1943-68” allestita al Museo Guggenheim. Nel 1995 Firenze festeggia con una sfilata evento alla Stazione Leopolda il ritorno di Valentino, trent’anni dopo la sfilata a Palazzo Pitti che lo consacra definitivamente stilista di successo. La città gli consegna il “Premio Speciale all’Arte nella Moda” e il sindaco annuncia ufficialmente che Valentino sarà il prestigioso padrino della futura biennale della moda nel 1996. Il resto è storia recente. Una storia che non ha mai visto incrinature dell’immagine Valentino, ma che si chiude con la “traumatica” vendita della maison, e quindi del marchio, alla tedesca Hdp. Al momento della firma della cessione, ripresa dalle telecamere, tutto il mondo ha potuto osservare con un filo di sgomento

le lacrime dello stilista mentre si separava dalla sua creatura più amata. Nel 2005 gli viene conferita la Légion d’honneur (Legion d’onore, ordine cavalleresco creato da Napoleone), l’onorificenza più alta attribuita dalla repubblica Francese, che viene concessa rarissimamente a personaggi non francesi. Da oggi passa tutto in mano alla giovanissima Alessandra Facchinetti (figlia del mitico Roby dei pooh nonché sorella dello scatenato dj Francesco), dopo un “rodaggio” di 5 anni da direttore artistico prt-a pòrter femminile “Gucci”. L’esordio è stato convincente ma l’eredità è pesante. Speriamo bene, confidando che il grande “vecchio” rimanga a fare buona guardia il più a lungo possibile: l’immortalità non è facile da raggiungere. Life People - 71


VIRTUYMALL Cosa accadrebbe se la tua attività fosse in ogni angolo del mondo?

VIRTUYMALL - il primo centro commerciale virtuale interamente navigabile in 3D - scegli la posizione - decidi quanti prodotti o servizi mostrare - apri la tua vetrina in 3D e fai entrare la tua azienda in tutte le case del mondo. Virtuymall è una rivoluzione nel panorama del commercio elettronico mondiale E’ un sistema “chiavi in mano” adatto ad ogni tipo di prodotto vendibile online e contemporanemente una prestigiosa vetrina per le corporate che intendono potenziare il brand e far conoscere i propri servizi. Virtuymall è un grattacielo con 450 negozi, un innovativo business center al centro del mondo capace di offrire un’eccezionale visibilità alle aziende che vogliono entrare a far parte di questo rivoluzionario progetto. Proponi i tuoi servizi, apri uno showroom virtuale, entra nelle case di milioni di persone. www.virtuymall.it Se sei interessato a conoscere il più grande progetto mai realizzato sul web, contattaci all’indirizzo commerciale@esimple.it oppure chiama il numero 0575.194.08.64.

La Esimple srl si riserva il diritto di selezionare le aziende che faranno parte del progetto. Esimple srl - Piazza G. Monaco, 7 - Arezzo


Life People 73


Misteri

IL LATO OSCURO DEI BEATLES

P

aul McCartney, cantante famoso in tutto il mondo è davvero chi dice di essere? Questa è la domanda che suscita in noi uno dei più diffusi misteri della rete. Sono infatti una miriade i siti che su Internet offrono notizie circa i presunti misteri che avvolgono uno dei membri, e più in generale lo stesso gruppo dei Beatles. Il più famoso fra questi misteri riguarda proprio la morte, o meglio l’esistenza in vita di Paul McCartney. Come dicevamo però il “caso McCartney” non è il solo mistero, infatti circondano il personalissimo caso dell’ex-beatles, una quantità enorme di altre domande tutte stranamente legate al satanismo ed in particolare ad uno dei maggiori esperti di satanismo, Aleister Crowley. Il mago, illusionista, filosofo e satanista, ma più che tutto noto quale uno dei più sinistri pensieri del Novecento, ispiratore delle maggiori perversioni delle star “ribelli” è presente perfino in copertina al più famoso disco dei ragazzi di Liverpool, “Sgt. Pepper’s Lonely heart’s club band”, che egli suggestionò, ispirò e guidò anche la band di Liverpool? Perché i satanisti guidati da Charlie Manson, cioè gli assassini dell’attrice Sharon Tate e di taluni suoi amici, scrissero col sangue delle loro vittime i titoli di alcune canzoni dei Beatles sui muri della casa? Come mai canzoni e copertine del gruppo rock più famoso di tutti i tempi sono pieni di simboli esoterici, messaggi subliminali, frasi nascoste ed enigmatiche, e a volte pure registrate al contrario? L’ex membro dei Beatles è da più di trent’anni al centro di un intricato gioco di luci, ombre, immagini, suoni, frasi dette e frasi lasciate a metà. Inizia durante una trasmissione radiofonica, il conduttore, tale Russ Gibb riceve una telefonata in diretta di un anonimo che racconta una storia suffragandola con presunti indizi che il gruppo di Liverpool avrebbe disseminato ovunque lungo il loro cammino. Era l’alba del 1970, era esattamente il 12 Ottobre del 1969, e si era lontano da dove i fatti raccontati si sarebbero svolti, si era infatti a Detroit, USA. Russ Gibb riceve in onda la telefonata, la voce maschile che parla dall’altra parte del cavo gli racconta che Paul McCartney è in realtà morto ben 4 anni prima in un incidente stradale, e che i baronetti l’avevano sostituito con un sosia, tale William Campbell (nome comunissimo in Inghilterra), e che forse per rimorso e forse spinti da un intimo desiderio di verità avevano iniziato a disseminare i loro dischi di segni che tendono a confermare questa teoria. Da quella Life People 74

telefonata si sviluppò una continua caccia alla traccia, nacquero e si diffusero teorie su teorie, storie su storie e il caso McCartney divenne perfino argomento di tesi di laurea. Ripercorrendo il percorso di quelle cacce si raccolgono facilmente una quantità smisurata di indizi a volte persino inquietanti. Se la storia che raccontava la voce era vera allora la prima tappa della caccia sarebbe stata il 1965, e il primo posto dove cercare è l’album del dicembre 1965, “Rubber soul”, nella tracklist del disco principale non è compresa una sola traccia il cui titolo è “we can work it out”, tradotto “ne possiamo uscire”, molti hanno visto in questo brano il primo grande indizio, “ne possiamo venir fuori” dicono i Beatles, ma venir fuori da cosa si chiedono i cacciatori. C’è chi tra i cacciatori ha sostenuto, ed è stato semplice, che questo brano celebrava il ritrovato ottimismo del gruppo dopo la perdita di un suo importante membro, McCartney. E’ comunque palese a tutti che a cavallo tra gli anni 1965 e 1966 tutto attorno ai Beatles, ed i Beatles stessi, muta si cambia si riplasma in fogge diverse. I Beatles cambiano stile e conservano le uniformi degli esordi, e dai vestiti tutti uguali si passa a isolare ogni membro, nello stesso periodo iniziano a lavorare a quello che per molti è l’Album della loro carriera: “Revolver”. Con “Revolver”, uscito nel 1966, il “mondo beatles” cambia. Le melodie presentano suoni innovativi. I testi gioviali e giovanili pieni di “Yeah, Yeah,” di vocalizzi, di amori adolescenziali e ottimismo ingenuo, ora hanno temi cupi. “Revolver” è l’album di canzoni memorabili come “Eleanor Rigby”, “Yellow Submarine”, “Here, there and everywhere”. In molte delle canzoni presenti su quest’album sono pieni di richiami al satanismo, morte ed esoterismo, e per i Beatles è una novità assoluta. Per quanto concerne il mistero McCartney, i cacciatori trovano campo fertile in questo Album, per loro infatti c’è “Eleanor Rigby” e i suoi evidenti richiami alla morte di qualcuno, in essa un prete - Father McKenzie - prepara il sermone per una cerimonia a cui nessuno assisterà”. Un riferimento chiaro per i cacciatori al fatto che McCartney fu sepolto in fretta e in gran segreto, alla presenza di un sacerdote. Ed ancora in “Taxman” Harrison canta: “Dichiarate i penny che avete sui vostri occhi”, un’immagine che richiama la consuetudine di antica guisa di porre sugli occhi dei


defunti delle monete. E per la prima volta la caccia non si ferma ai testi e alle musiche ma tocca anche l’aspetto visuale, i cacciatori si soffermano sulla copertina e lì trovano ancora indizi, Paul McCartney infatti ha rispetto agli altri tre baronetti una posa diversa, egli è l’unico defilato e di profilo. Gli indizi continuano ad apparire ed anzi con il tempo proliferano e cronologicamente si arriva a “the Bealtles yesterday and today” più noto come “the butcher’s album” con le sue due copertine, infatti l’album al lancio aveva una copertina dove i 4 si presentavano vestiti da macellai con pezzi di carne, bambole rotte e sangue sparsi ovunque, e dove Paul è attorniato dalle babmbole dai pezzi di carne e dal sangue. La copertina fece così tanto discutere che l’album fu ritirato e la copertina fu sostituita con una nuova, ma in essa Paul era seduto in una cassa a guisa di bara. I cacciatori non contenti degli indizi della doppia copertina non si fermarono ed ascoltarono i testi arrivando a definire indizi il pezzo iniziale di “Yesterday” cantato da Paul che dice “I believe in yesterday, suddenly, I’m not half the man I used to be, there’s a shadow hanging over me. Yesterday came suddenly...” cioè “credo nel passato, improvvisamente, io non sono che metà dell’uomo che ero uso d’essere, c’è un ombra che volteggia su di me. Il passato arriva all’improvviso”. Nello stesso album i cacciatori di indizi trovano interessante “Nowhere man” dove dice “you don’t know what you’re missing, nowhere man can you see me at all”. Nel 1967 esce “Sgt. Peppers lonely heart’s ckub band” una vera e propria esplosione di colori, suoni e indizi. Per i cacciatori di indizi è un diletto osservare la copertina e trovarvi le foto delle “persone che amiamo ed ammiriamo”, come le descrisse Starr, foto di Marlon Brando, Stanlio & Ollio, Carl Marx, Jane Harlow, Bob Dylan, Edgar Allan Poe, Aleister Crowley, gli stessi Beatles prima versione o come asserirono alcuni cacciatori i Beatles originali, e i Beatles nuova versione, vestiti di colori sgargianti e posti di fronte ad una composizione floreale che potrebbe apparire come una bara sormontata da un basso elettrico, lo strumento di McCartney. La stessa testa di McCartney è sormontata da una mano aperta, maledicente secondo alcuni, simbolo di morte per le culture orientali secondo altri. Nel Book all’interno dell’album McCartney ha sul suo abito una patch, una di quelle toppe divertenti che spesso i cantanti cucivano sui vestiti per abbellirli, e sulla sua c’è scritto OPD acronimo per i paesi britannici di Officially Pronounced Dead, cioè “Ufficialmente Morto”. Potevano i cacciatori fermarsi qui? No, qualcuno suggerì che i Beatles avevano inserito anche indizi molto più celati e così ci fu chi osservando la copertina allo specchio scorse nella cassa al centro della copertina la scritta “1 one 1” cioè “111” e “ He die” con una freccia tra le due parole. Caso vuole che la freccia punti su McCartney è che la frase così diventi “He (McCartney) die”. Tra i cacciatori vi fu persino chi puntualizzò come le coincidenza fossero così curate da ricreare un basso mancino (McCartney è mancino) con dei crisantemi. E che i Beatles prima versione erano statue di cera e che uno fra essi, Starr, fosse vestito a lutto e a consolarlo fosse McCartney. Ma la ricerca iniziata sulla copertina non si fermò neppure a questo si arrivo persino ad individuare l’auto di McCartney, una Aston Martin (quella con cui sarebbe morto), una statuetta della divinità indù Sheeva (morte e distruzione) che indica McCartney e Harrison che sul retro di copertina indica una riga ben precisa di una canzone e che dice “Wednesday morning at 5 o’clock” la canzone è “She leaving” e la data e l’orario sarebbero quelli della morte di McCartney. I più acuti si sono soffermati inoltre sulle dita dei 4 sulla copertina del retro dell’album, dove i tre superstiti compongono le lettere LVE e McCartney in posa dissimile come di consueto non mostra le mani e quindi lascia un buco, una O componendo la parola “love” amore. Ascoltando le canzoni dell’album i cacciatori si soffermarono su una di esse in particolare “A day in life” il cui testo diceva “Era una notizia triste, ma nonostante ciò ho dovuto ridere” ed ancora “Ha perso la vita in macchina, non si era accorto che era scattato il semaforo” ed infine “Avevano già visto la sua faccia”. In “Magical Mystery Tour” i Beatles continuano a piazzare indizi sonori come in “I’m the Walrus” dove una voce di sottofondo se riprodotta al contrario sembra dire “Ah, ah, Paul is dead”, e in “Strawberry fields forever” dove Lennon canta “ho sepolto Paul”; ma anche indizi visuali come nella foto in cui McCartney è seduto di Life LifePeople People- 75


fronte alla scritta “Io ero” e dietro di lui sono due bandiere a rappresentare un funerale militare. Nel 1968 esce il “white album” così chiamato per via della copertina interamente bianca e per i cacciatori fu un colpo duro, ma qualcosa la trovarono ugualmente in “I’m so tired” dove la solita voce ascoltata al contrario direbbe “Paul è morto uomo, mi manca, mi manca, mi manca”. Quest’album però ebbe maggiori riscontri in tribunale dove le canzoni “Helter Skelter” e “Piggies” furono ascoltate molteplici volte durante il processo Manson. Così si arriva agli album del 1969 “Yellow submarine” e “Abbey road”, nel primo i cacciatori di indizi si soffermarono subito sulla mano posta sulla testa di McCartney come in due album prima, e sul sottomarino che sembra essere sepolto all’interno della collinetta. Ascoltando le canzoni presenti nell’album sono state riscontrate inoltre evidenti tracce in “All you need is love” dove Lennon alla fine canta “Yes he’s dead...we loved you yeah yeah yeah” e in Northen Song. In “Abbey road” la copertina secondo i molti cacciatori è tra le più significative, i 4 camminano in fila su un attraversamento pedonale e simulano un funerale, dove McCartney è scalzo cammina con un altro passo e tiene nella mano destra una sigaretta, nonostante sia notoriamente mancino. Nella raffigurazione Lennon rappresenterebbe il sacerdote, Starr l’uomo delle pompe funebri, McCartney il deceduto e Harrison l’altro uomo delle pompe funebri. Sul lato destro della strada i cacciatori di indizi hanno individuato un veicolo che sarebbe un’ambulanza o un carro funebre e sul lato sinistro un Maggiolone. La cosa che colpisce di quest’ultima è la targa: LMW 28IF, cioè Linda McCartney widowed e se Paul fosse stato vivo avrebbe 28 anni. Altri indizi si riscontrano inoltre in “Let it be” dove McCartney è raffigurato su uno sfondo color sangue dissimile dagli altri tre membri. Altri cacciatori hanno raccolto molte altre tracce, quali McCartney travestito da tricheco, McCartney con un fiore diverso dagli altri membri o la scritta Love 3 Beatles sino ad arrivare alla scritta Beatles sulla copertina di un album che corrisponderebbe ad un numero di telefono, quell’album era “Magical mystery tour”, ed il numero di telefono sarebbe di Londra e si dice che per un certo periodo chiamando quel numero un messaggio pre-registrato annunciava “ti stai avvicinando”, gli “indizi” scoperti sono molteplici; tutt’oggi molti fra loro sono certi di poterne trovare ancora. I Beatles più volte sollecitati sull’argomento non hanno mia ammesso ne smentito e Life People 76

spesse volte hanno sarcasticamente glissato anche sulle circostanze più evidenti. Dopo lo scioglimento dei Beatles il gioco però non si fermò e Lennon prima di morire avrebbe detto rivolgendosi a McCartney “Questi pazzi avevano ragione quando dicevano che tu eri morto...” riferita al fatto che McCartney scrivesse solo canzoni d’amore, la risposta di McCartney non si fece attendere e arrivò con una delle sue più belle canzoni, dove egli dice “qualcuno afferma che il mondo non ha più bisogno di stupide canzoni d’amore, io mi guardo attorno e vedo che non è così”, quella canzone è “Silly love songs”. Le ultime parole in materia le ha comunque dette lo stesso McCartney, usando proprio i metodi utilizzati dai Beatles, il titolo dell’album “Paul is live” del 1993 che rappresenta il celebre attraversamento di Abbey road e McCartney con un cagnolino e il solito Maggiolone bianco che però ha cambiato targa diventando “51IS” cioè “51 è” gli anni che aveva McCartney in quel momento. Resta una sola curiosità, il caso volle che il debutto discografico dei Beatles avvenisse in contemporanea al lancio del primo film “Dr No” della serie 007 James Bond, e che l’agente al servizio di sua Maestà da quel momento non avrebbe mai più incrociato la strada dei Beatles sino a quando a gruppo ormai disciolto nel 1973 McCartney firmò la canzone “Live and let die” colonna sonora dell’omonimo film della serie. La storia narrata ha sempre differenti contorni, ma il comune denominatore è sempre lo stesso McCartney nel 1965 sarebbe morto in un incidente automobilistico e per non rischiare di perdere l’onda del successo il suo posto nei Beatles sarebbe stato preso da un sosia addestrato e perfezionato con la chirurgia. McCartney e i Beatles hanno scherzato su tale evento sia prima che fosse reso pubblico che dopo. I loro Album sono pieni di allusioni, coincidenze e a volte molto più dirette realizzazioni. Ciò che tutt’oggi inquieta non è tanto se McCartney sia ancora vivo o se McCartney morì veramente, infondo McCartney ad oggi appare tutto fuorchè morto. Quindi dando per certo che fosse tutta un’opera di montaggio, una burla accuratamente studiata dai Beatles, o semplicemente un modo nuovo di farsi pubblicità viene semplice chiedersi come mai i Beatles espressero per realizzare una burla o una pubblicità non semplici montaggi ma conoscenze esoteriche ed occultistiche all’epoca insospettabili per un gruppo di ragazzini spensierati. Ci si potrebbe inoltre chiedere come tali conoscenze fossero arrivate ai Beatles e quanto ne avessero turbato gli animi e sconvolto le menti.


Claudio Pacifici gioielleria 1908

100 anni GIA’ DITTA SELVELLI DAL 1908

Claudio Pacifici Srl - Fano Corso Matteotti, 108 - tel. 0721/802481

2008


Sport

LA PREMIER LEAGUE

CON GLI OCCHI A MANDORLA by Federico Formica

È

l’ultimo minuto di gioco. Cristiano Ronaldo salta due avversari, fa un cross verso il centro dell’area sul quale piomba Rooney. Gol. Il Manchester United ha battuto l’Arsenal in un turno di Premier League e i tifosi sono in delirio. Tutto normale? Non proprio. A fare da cornice a uno dei grandi classici del calcio inglese non è il Teatro dei Sogni, cioè l’Old Trafford di Manchester, ma il modernissimo Stadio nazionale di Pechino, il “nido d’uccello” costruito per le Olimpiadi 2008. E neanche i tifosi sono quelli di sempre. Niente inglesi a torso nudo, solo cinesi. Sono tantissimi e tutti indossano la maglia rossa, prodotto ufficiale del merchandising del club. Per ora è solo una fantasia. Ma fra qualche anno potrebbe essere realtà. La Premier League, cioè il massimo campionato inglese, ha presentato un progetto per far giocare alle sue 20 squadre un turno in più all’estero a partire dal 2010. Fra le città candidate ci sono Pechino, Shangai, Hong Kong, Bangkok, Miami e Melbourne. Ma si parla anche di Mumbai, Singapore, Los Angeles e Dubai. L’idea è venuta è venuta a Richard Scudamore, direttore generale della Premier, e ha raccolto il parere positivo dei club per un mandato esplorativo. Per il resto, solo critiche. Persino il presidente della Fifa Joseph Blatter, famoso per le sue trovate stravaganti (fino a qualche anno fa era convinto che l’abolizione del fuorigioco avrebbe reso il calcio più spettacolare), si è opposto: “Fin quando ci sarò io, non se ne farà nulla”. Più tagliente Michel Platini, numero uno della Uefa: “Un’idea comica, appena l’ho sentita ho cominciato a ridere”. Per non parlare dei tifosi che, infuriati, vogliono boicottare il piano con ogni mezzo. Gli scettici pensano che il progetto sia mosso unicamente dalla logica del profitto. Fare soldi, più soldi possibile. Difficile smentire questa critica: è la pura realtà e nessuno tenta neanche di nasconderla. Ma è altrettanto difficile dar torto ai club inglesi.

Life People 78

Bastano pochi numeri per capire quanto denaro c’è in ballo: secondo una stima approssimativa, ogni club potrebbe guadagnare 100 milioni di sterline in più. La Premier League è un campionato ricco di fascino, amatissimo oltreoceano e ha un mercato televisivo in crescita costante. Se all’interno del Regno Unito è ormai difficile guadagnare più di quanto non si faccia già adesso, paesi come Cina, Stati Uniti, India e Australia ancora garantiscono rendite enormi. Dal 2001 al 2010 i diritti televisivi oltreoceano lieviteranno da 178 a 625 milioni di sterline. E la tendenza non sembra avere alcuna intenzione di arrestarsi. Si può discutere a lungo su quale sia il campionato più bello al mondo, ma i numeri parlano chiaro: Drogba, Cristiano Ronaldo e Gerrard “tirano” molto più di Totti, Ibrahimovic e Del Piero. ArsenalManchester United dello scorso novembre è stata vista da un miliardo di persone, sparse sui cinque continenti. Questi sono i numeri. Esistono, però, anche i sentimenti. I tifosi inglesi, come tutti i tifosi europei, sono gelosi della propria squadra. La seguono da sempre, allo stadio di casa e in tra-

sferta. Sborsano ogni anno centinaia di sterline per stare vicini ai propri beniamini. Proprio per questo, l’idea che la propria squadra vada a giocare davanti a un pubblico indiano, cinese o statunitense, il cui attaccamento non è neanche paragonabile a quello di un tifoso “autentico”, non va proprio a genio. Molti allenatori di Premier League, inoltre, non vogliono neanche sentir parlare di trasferte lunghe e stressanti. Se l’opposizione dei tifosi è comprensibile, lo è meno quella dei vertici del calcio. Le tournee all’estero sono tutt’altro che una novità. Esistono già da qualche anno. Non soltanto le squadre inglesi, ma anche i più importanti club spagnoli e italiani si sfidano ogni estate in amichevoli di grande richiamo. La meta più ambita finora sono gli Stati Uniti, ma ultimamente anche l’estremo Oriente sta prendendo piede. I club europei ragionano già come i più famosi marchi industriali, e cercano di consolidare il brand nei mercati più appetitosi. In prima fila c’è il Manchester United, popolarissimo in Cina e Giappone. Ma non è certo un caso se l’estate scorsa il Milan ha presentato la nuova maglia da gioco a New York. Fatta eccezione per gli allenatori e i preparatori atletici, che alle trasferte interminabili preferirebbero un sano ritiro di montagna, nessuno ha avuto nulla da ridire su questi tour acchiappa-denaro. L’unica differenza è che il progetto della Premier League è quello di giocare partite ufficiali, e non amichevoli, all’estero. Ma anche questo è un tabù destinato ad avere vita breve. Lo scorso ottobre i Miami Dolphins e i New York Giants si sono sfidati a Londra nello stadio di Wembley per un regolare turno di campionato di football. L’iniziativa ha avuto un grande successo e tutti sono rimasti soddisfatti.


OSTERIA AL 26 Il ristorante intimo ed elegante al centro di Fano Fano - via Giorgi, 26 - Tel. 0721 - 820677 Aperto tutte le sere dalle 19.30 alle 23.30 Chiusura settimanale il martedì

dove arte e musica si accompagnano a piatti “Fusion” e vini di qualità. Il menù propone delicate combinazioni di carne e formaggi, pasta e verdure nel rispetto totale delle materie prime.

Life People 79


Il Mondo di Alan

VJ-PER WINTE FORMER R PAR ADE by Al

an A.

Parke

r

T

utte le volte che mi viene proposto di scrivere un nuovo articolo o di curare una nuova rubrica, si accende nella mia mente una luce che illumina dapprima debolmente i volti dei nuovi protagonisti e man mano che m’interesso alle loro vite, quella luce diventa accecante. Sovente sono proprio le luci della ribalta ciò che spinge i dieci ragazzi che ho selezionato tra centinaia di proposte in questa nuova classifica. Ognuno di loro si è appassionato alla musica, al canto, alle dirette radiofoniche ed in tutti e dieci i casi, questi talenti hanno fatto della voce il proprio strumento per farsi conoscere nell’ambiente dello spettacolo e della notte. Prima di stilare la classifica definitiva di questo elettrizzante inverno che va a chiudersi, è stato necessario studiare attentamente le vite di ognuno di loro e rendersi conto di quanta determinazione e di quale incredibile lavoro ci fosse dietro ognuno di questi ragazzi. Il primo posto della Vj Parade invernale, e quindi il vincitore della classifica, spetta senza ombra di dubbio a Sandro Santoni. Sandro ha trentasei anni e svolge questo lavoro ormai da quindici anni, avendo a buon diritto esercitato questa professione nei migliori club d’Italia. Vj resident del Cocoricò Club di Riccione e soprattutto della serata Docshow che si tiene a settimane alterne presso lo Chalet delle rose di Bologna. Le serate Docshow i cui organizzatori Placido, Ettore e Nicola Bini grazie alle pubbliche relazioni ed alla cura con cui scelgono ed organizzano ogni singolo evento, permettono a questi protagonisti della notte di ricreare un ambiente magico e di proporre ambientazioni uniche e suggestive, frequentate spesso da personaggi dello spettacolo e della moda. il vincitore è lui, Sandro, Con la sua voce, con la passione che trasmette svolgendo il suo lavoro, egli aggiunge un tocco di classe ed eleganza alle serate in cui energicamente costruisce assieme agli organizzatori l’autentica leggenda delle notti. Info www.docshow.it . Il secondo posto della Vj winter parade 2008 lo detiene una regina della radio ed allo stesso tempo, una signora della notte: Lella Vallelunga in arte Paola Kay. Il curriculum di Paola è molto fitto. Nasce in provincia di Palermo ed a soli vent’anni inizia a lavorare in radio, costruendosi una carriera di tutto rispetto. Presta la propria voce in numerosi locali; dal New Kennedy in Sicilia alla Zangola di Madonna di Campiglio, al Gilda di Roma, al Sesto Senso di Desenzano del Garda per approdare in pianta stabile al Le Banque di Milano. La sua carriera radiofonica inizia a radio Arcobaleno e radio Time in Sicilia, approda a Radio Med per traghettare verso radio Subasio e Radio Studio Star in Piemonte. Giunge definitivamente a Radio Studio Più, dove Lady Kay conduce ben due programmi da inviata nelle principali mete del glamour e del divertimento, dalla Sardegna alla riviera Adriatica. Adesso lavora in pianta stabile tutti i giorni dalle 13.00 alle 15.00 su Radio Planet F.M. La passione che motiva questa donna è principalmente il canto, tanLife People 80

to da essere entrata a far parte del progetto discografico B.M.C. con il dj Mr. Benfy per la casa discografica Multiforce ed attualmente in prossima uscita per l’etichetta Tendentia Records il disco Midnight feelings featuring Paola Kay. Durante tutta la sua carriera, Paola Kay ha prestato la propria voce anche a spot televisivi e radiofonici di cui spesso è stata anche autrice. Paola Kay ha partecipato a numerosi programmi televisivi, tra cui il Maurizio Costanzo Show in qualità di ospite, raccontando la propria storia di vita e le proprie scelte personali ed attualmente conduce un programma su Sky canale 869 in onda giornalmente. Info www.paolakay.it Il terzo posto della Vj parade è occupato da un brillante e passionale uomo romano; il suo nome è Angelo Cervo. Nato a Roma il 15 novembre 1977,


Angelo si laurea in Scienze Politiche alla Sapienza nel 2004 ed intraprende la carriera del Vj prestando la sua voce in un primo momento ai più noti locali della Capitale come il Piper, il Gilda ed il Joia per poi diventare la voce ufficiale del Nice nel 2004. Sbarca in costa Smeralda per allietare i frequentatori del M-Club e del Country di Porto Rotondo. Da ottobre del 2004 sino a giugno del 2007 è autore e conduttore di un programma radiofonico “L’angelo del mattino” per l’emittente radiofonica radio donna. Questi tre ragazzi meritano il podio non solo per quello che hanno raggiunto nelle proprie vite a livello professionale ma la decisione di attribuire ad uno piuttosto che all’altra la prima posizione è dovuta alla notevole passione ed energia con cui svolgono questo mestiere difficile, che richiede senza ombra di dubbio, una grinta fuori dal comune che tutti e tre possiedono. Al quarto posto della Vj-performer parade troviamo un ragazzo di nome Samuele, in arte Vj Sam. Vj Sam ama definirsi un live performer ed ha cominciato a lavorare a Bologna a diciotto anni, coltivando quella passione che lo ha portato ad affermarsi nel mondo della notte. Vj Sam ha collaborato con lo space di Ibiza al fianco di Javi Munoz in occasione dell’Ibiza one Night ed in occasione dei mondiali di calcio 2006 ha condotto un programma su radio Latte e Miele accanto a Katia Pedrotti, ex inquilina della casa del grande fratello. Samuele insegue il sogno di lavorare stabilmente in radio ed afferma il proprio carattere nelle serate in cui presta quella voce che lo ha reso speciale e degno di entrare a far parte di questa classifica. Al quinto posto della Vj parade incontriamo una graziosa ragazza modenese la cui voce è in grado di far tremare persino le mura dei locali nei quali offre strabilianti performances; il suo nome è Jennifer Cuzzolin. Jenny Scopre il mondo della notte iniziando a lavorare alle scuderie di Modena e caratterizzata da una voce “black”, parte per il suo viaggio verso il destino che la condurrà ad esibirsi più come cantante che come performer. Presto si concentrerà a tempo pieno sulla sua carriera, prestando i propri servizi per i più importanti locali del centro e del nord Italia. Los Angeles (RE), El Divino (NA), Alter Ego (VR), Prince e Byblos (RN) solo alcuni dei principali siti che divengono una seconda casa per questa fanciulla dalla voce indiscutibilmente prorompente. Oggi Jennifer si definisce un’artista in continua evoluzione. Al sesto posto della Vj Parade incontriamo un’altra donna; il suo nome è Carlotta Savorelli. Carlotta ha iniziato movendo i primi passi come P.R. ma non era soddisfatta. Sognava per se stessa un destino diverso. Nell’autunno del 1999 infatti, inizia ad esibirsi dinanzi a piccole folle ed in quel momento scopre la sua vera passione: confrontarsi con il pubblico. La dolce Carlotta comprende che ad apprezzarla maggiormente è il pubblico femminile, cancellando la nota rivalità tra donne che sovente è causa di non pochi problemi. Il Dj ed il Vj sono figure complementari secondo la sua opinione, come un bel quadro ed una caratteristica cornice.Vanta diverse esibizioni, dal caffè Atlantico allo Chalet dei Giardini, allo Chalet delle Rose a Bologna, passando per il Pineta di Milano Marittima. Ancora all’ M-Club ed al Country Club di Porto Rotondo per approdare al “Wakebord Italian Tour” di Milano. Info www.myspace.com/carlottavoice Si piazza al settimo posto di questa classifica un ragazzo dalla voce esplosiva e dal carattere ben definito; il suo nome è Gabriele Vellani nato a Sassuolo in provincia di Modena nel giugno del 1976. Molto conosciuto nell’ambiente della notte con lo pseudonimo Lele Folies poiché è il Vocalist resident delle serate Folies de Pigalle, famose in tutta la nostra penisola. La sua storia persona-

Life People 81


le è densa di sacrifici nei confronti della musica e la sua autentica passione lo condurrà, nonostante i continui divieti da parte della famiglia, a frequentare i migliori club d’Italia. Folies de Pigalle, Le Plaisir, New York Bar solo per citarne alcuni. Presto la reale audacia di questo giovane lo porterà a diventare la voce ufficiale della serata Daiquiri presso l’Hemingway club e la prima voce del venerdì sera trargato Lollipop. Nel 1998 diventa un Vj a tutti gli effetti nella discoteca Adrenaline in cui si tenevano le serate Folies de Pigalle ed il suo sodalizio artistico con la dj Giusy Consoli, dona a Lele quel tocco di glamour che mancava. Da allora non esiste discoteca o grande locale da ballo italiano che non conosca la sua voce, apprezzato da un pubblico sempre più esigente, rispecchia pienamente i canoni del Vj in ascesa. Ottavo di questa classifica è Andrea Caula. Nato il 26 luglio 1977, Andrea sente crescere dentro di se la passione per la musica che lo porterà nel 1994 a collaborare con la P.R. Romina Vivarelli nella “Harder Times”. Inizia così la sua carriera come vocalist itinerante nei migliori club d’Italia, dalla Sardegana alla riviera Adriatica, affiancando la sua voce a personaggi di fama internazionale nel campo del sound e della musica come Stefano Noferini, Francesco Farfa, Claudio Coccoluto e Mousse T. Attualmente è Vj resident presso l’ F.B.I. Disco club di Quarto Sant’Elena (CA). Protagonista dell’iniziativa “a cena con l’autore” Andrea Caula è stato il pioniere di un movimento in cui autori di romanzi presentavano le proprie opere letterarie in location dove questo giovane talento prestava la propria voce. Al nono posto incontriamo un Vj frizzante e dal sapore mediterraneo, il suo nome è Gianluca Lamberti. Nato a Torino il 12 maggio del 1984 consegue il diploma di geometra ed inizia ad inseguire il sogno di diventare Vj. Inizia la propria carriera come figurante nel 2004 per alcuni spot televisivi. Partecipa come valletto alle trasmissioni “Passerelle” e “Casalotto” su Sky e lavora per Gay tv da aprile del 2005 a dicembre del 2006 nella trasmissione “Happy Hour”. Vince nel 2007 il concorso “Mister Strip-Man” ed arriva alle finali del concorso “il più bello d’Italia”. Adesso presenta individualmente concorsi di bellezza ed eventi di piazza in Piemonte, non abbandonando nemmeno per un istante la voglia di emergere e mostrare a tutti il proprio talento. Lontano rispetto agli ambienti della notte, Gianluca imperterrito combatte ogni giorno per il suo posto al sole. Chiude questa classifica un Vj dal sapore mediterraneo e dalla verve inconfondibile: Lele Crescione in arte Lele Vox. Nato a Modica il 28 marzo 1984, diventa un vocalist nel 2000 lavorando nelle più suggestive ambientazioni della Sicilia Orientale dove inizia a raccogliere i primi consensi. Si trasferisce a Piacenza per motivi di studio ed effettua il salto di qualità grazie al locale Malibù in cui Lele Vox si accorge di raggiungere un consenso sempre maggiore da parte della gente. Il suo stile vocale potrebbe essere definito una mescolanza tra Merylin Manson e Piero Pelù ed attualmente collabora con il Bella Vita di Piacenza. Il suo sogno nel cassetto è collaborare con il Diabolika o con l’organizzazione delle Folies de Pigalle. Complimenti ragazzi ad ognuno voi!



Finalmente a Pesaro l'idea che mancava. Un'idea inedita. Un'idea audace. Il Maya Club cambia pelle. Da oggi non è più solo Solarium. E' diventato il luogo del benessere del corpo e dello spirito dove ritrovare la propria armonia interiore. Parola chiave è RIGENERAZIONE, della pelle, dei sensi, della mente. In uno spazio versatile, che racchiude più anime. Un'anima tecnologica, un'anima salutista, un'anima che si ispira al gusto del Bello. In tutte le sue sfaccettature.

AURASPA, ESTETICA, BENESSERE A 5 STELLE!

DIMAGRANTE • DISINTOSSICANTE • RIGENERANTE • TONIFICANTE

Dott.ssa in estetica specializzata in dimagrimento CONSULENZA GRATUITA su appuntamento.

ATTREZZATURE PARAMEDICALI: DIMAGRIMENTO INESTETISMO DELLA CELLULITE ATONIA MUSCOLARE MODELLAMENTO CORPOREO RILASSAMENTO CUTANEO DEFICIT VENOLINFATICO CALCHI GLOBALI A VILLA EDEN

PARTNERSHIP ESCLUSIVA Relax e benessere

PERCORSI PERSONALIZZATI MESOTERAPIA SENZ’ AGO DEPILAZIONE DEFINITIVA RICOSTRUZIONE UNGHIE LIFTING VISO FOTORINGIOVANIMENTO CUTANEO ACNE - CICATRICI MACCHIE SENILI - VISO E CORPO

Per prenotazioni FANO tel. 0721.808045 - Via del Ponte, 66 - 61100 Fano (PU) - www.mayaclub.it PESARO tel. 0721.416086 - Via Ponchielli, 79 - 61100 Pesaro (PU) - www.mayaclub.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.