a cura di Massimo Cardini Morena Piumi Roberto Seghedoni Enrico Stefani
LA SANIFICAZIONE NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE E NEGLI ALLEVAMENTI
Dipartimento di Sanità Pubblica Informo
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Premessa Questo quaderno è strutturato i due parti, nella prima sono trattati gli aspetti della sanificazione riguardanti la chimica dei prodotti utilizzati (meccanismo d’azione, spettro di attività, modalità d’impiego, sicurezza, compatibilità, ecc) e, allo stesso tempo, sono descritti gli impieghi nell’industria alimentare. La seconda parte riguarda invece le applicazioni pratiche in zootecnia, rimandando per le nozioni generali alla prima parte.
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Introduzione La sanificazione prevede tutti quei trattamenti di natura fisica e chimica che sono effettuati affinché una superficie risulti pulita fisicamente: priva di sporco visibile, chimicamente: priva di residui di sostanze utilizzate nel trattamento, biologicamente: il numero e il tipo di microrganismi inizialmente presenti siano ridotti a un livello accettabile. Una superficie può essere considerata pulita quando è priva di tracce di contaminanti, non è untuosa al tatto, è inodore, non annerisce un fazzoletto di carta bianco strisciato e quando l’acqua versata cola uniformemente senza separarsi in goccioline. Le operazioni di sanificazione, se condotte in modo appropriato, consentono di eliminare una parte notevole di microrganismi le cui cellule e spore trovano, anche grazie ai residui di lavorazione, condizioni favorevoli alla loro sopravvivenza ed alla loro proliferazione. Tuttavia la sola detersione non garantisce, per quanto scrupolosa, il completo allontanamento dei contaminanti microbici. La colonizzazione delle superfici di lavoro da parte dei batteri avviene in quattro stadi: 1. condizionamento della superficie: quando un materiale solido è posto in un liquido, le molecole organiche, inorganiche e i batteri in esso presenti si concentrano sulla superficie, formando un “film di condizionamento”; ciò comporta, a livello dell’interfaccia solido-liquido, un accumulo di tali molecole e una più elevata concentrazione di nutrienti rispetto alla fase fluida; 2. adsorbimento al substrato: reversibile, è caratterizzata da interazioni deboli, a lungo raggio, tra le cellule batteriche e il substrato (forze di van der Waals, forze elettrostatiche, donatori-accettori di elettroni), durante questa fase i batteri possono essere facilmente rimossi dal risciacquo; 3. adesione delle cellule batteriche: irreversibile, le forze elettrostatiche tendono, per lo più, a ostacolare il contatto diretto tra cellula batterica e superficie, entrambe cariche negativamente, tuttavia esso si verifica ugualmente grazie alla presenza di appendici superficiali della cellula quali flagelli, fimbrie, pili e fibrille di esopolisaccaridi. In questa fase sono coinvolte forze a corto raggio: interazioni dipolo-dipolo, idrofobiche e legami idrogeno, ionici nonché quelli covalenti. La rimozione delle cellule richiede interventi più energici come lo spazzolamento e il raschiamento. I batteri adesi irreversibilmente crescono e si moltiplicano utilizzando i nutrienti presenti, ciò consente la formazione di microcolonie. In questo stadio sono prodotti ulteriori quantitativi di esopolimeri che facilitano l’ancoraggio delle cellule al substrato; 4. colonizzazione le microcolonie si espandono e si fondono tra loro formando uno strato di cellule che ricopre tutta la superficie. Se le superfici sono pulite e disinfettate regolarmente, il biofilm è inframmezzato da canali molto permeabili all’acqua; viceversa un’insufficiente trattamento determina una confluenza delle colonie fino a formare una vera e propria pellicola. La formazione del biofilm è un processo lento, anche se può raggiungere lo spessore di qualche millimetro in pochi giorni, determinanti sono la scabrosità della superficie, la presenza di residui proteici e la tipologia di microrganismi coinvolti. Le cellule batteriche presenti nei biofilm evidenziano un’aumentata resistenza ai trattamenti antimicrobici (fenomeno accentuato nel caso dei sali d’ammonio quaternario e dei peracidi), attribuibile alla ridotta diffusione nella matrice dei principi attivi, alla produzione di enzimi degradanti e ai ridotti ritmi di sviluppo dei batteri presenti negli strati più profondi. La sopravvivenza delle cellule microbiche che restano adese alle superfici dopo la detersione e la possibilità che tali cellule proliferino e colonizzino l’impianto produttivo rendono indispensabile un trattamento complementare alla detersione per ridurre i microrganismi a livelli infinitesimali: la disinfezione.
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Pertanto la sanificazione consta di due fasi in successione, un’efficace disinfezione presuppone sempre un’accurata detersione, solo in casi eccezionali e in ambienti poco insudiciati si possono associare detersione e disinfezione in un’unica fase. 1. detersione, ovvero allontanamento dello sporco, per sottrarre ai microrganismi il loro terreno di sviluppo; 2. disinfezione, ovvero impiego di agenti fisici o di molecole in grado di uccidere i microrganismi. Lo scopo della sanificazione è distruggere tutti i batteri patogeni eventualmente presenti e ridurre al minimo la contaminazione batterica generica.
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DETERSIONE Per rimuovere lo sporco occorre fornire energia al sistema e tale energia può essere di tipo fisico (meccanico), chimico o termico (calore); si consiglia di impiegare un mix dei tre tipi. La detersione fisica consiste nell’asportazione meccanica dei residui grossolani e nel risciacquo con acqua tiepida immediatamente al termine del lavoro; l’azione detergente è affidata al frizionamento manuale e alla pressione dell’acqua. Il detergente chimico è una sostanza che riduce l’energia meccanica richiesta dal processo di detersione (minor fatica). I fattori che influenzano la detersione e la scelta del detergente sono: sol.detergente
sporco
durezza acqua
tipo *
composizione dei preparati concentrazione dei singoli componenti
quantità
superfici da pulire materiali (legno,piastrelle,...) stato (porosità, scabrosità,…)
stato (secco, bruciato, …)
modalità di esecuzione T° della sol. detergente tempo di contatto procedure di applicazione
*Tipi di sporco: componente
solubilità
rimozione
zuccheri
solubile in acqua
facile
proteine grassi sali minerali
insolubile in acqua, solubile in alcali, poco solubile in acidi insolubile in acqua solubile in alcali solubilità in acqua variabile, generalmente solubili in acidi
molto difficile difficile variabile
modificazioni dovute al calore caramellizzazione, più difficile da pulire denaturazione, molto più difficile da pulire polimerizzazione, più difficile da pulire poco significative
Generalmente un detergente è formato da tensioattivi (10-15 %) e prodotti complementari. TENSIOATTIVI Aumentano il potere bagnante dell’acqua (cioè la capacità di penetrazione del detergente nei punti altrimenti difficilmente accessibili e all’interno delle particelle di sudiciume) in modo da rimuovere le particelle dalla superficie e portarle in sospensione. Essi sono composti da una parte idrofoba (che si lega allo sporco organico ma non all’acqua) e da una parte idrofila (che si lega all’acqua ma non allo sporco organico) facendo così passare le micelle nel solvente (solubilizzazione).
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Sono classificati in: Anionici (sodio dodecilsolfato, sodio dodecilbenzensolfonato, ...) sono così chiamati perchè in soluzione acquosa possiedono carica elettrica negativa. Sono i più schiumogeni e vengono pertanto impiegati solo nel lavaggio manuale, non sono compatibili con tensioattivi cationici mentre lo sono con quelli non ionici. Tra i carbossilici anionici sono da situarsi i saponi. Basse concentrazioni di sapone già modificano la superficie batterica e quindi la permeabilità, aumentando di conseguenza la penetrazione dei disinfettanti (ad esempio dei fenoli). Gli anionici sono gli unici a poter essere impiegati in associazione ai disinfettanti fenolici. Non ionici (eteri poliglicolici, esteri poliglicolici, ammine e ammidi poliglicoliche, ...) sono così chiamati perché in soluzione acquosa non possiedono cariche elettriche. Hanno alto potere detergente e basso potere schiumogeno, sono poco influenzati dalla durezza dell’acqua, possono essere usati con tensioattivi anionici o con prodotti cloroattivi. In questo gruppo sono da menzionare anche i polisorbati (tweens). Cationici (ammine e ammidi, sali di ammonio quaternario, sali di basi eterocicliche azotate, sali di basi non azotate) sono così chiamati perché in soluzione acquosa possiedono carica elettrica positiva. Hanno alto potere schiumogeno. I composti quaternari (ma anche gli anfoteri) sono inattivati dai tensioattivi anionici. I composti dell'ammonio quaternario hanno anche interessanti azioni antimicrobiche e pertanto saranno trattati nel capitolo dei disinfettanti. Anfoteri sono così chiamati perché in soluzione acquosa possiedono carica elettrica positiva o negativa in funzione del pH, derivano dai tensioattivi cationici di cui possiedono il potere schiumogeno e, legati a etilamminoetilglicina, glutaraldeide o a sali quaternari, trovano impiego come disinfettanti (es. TEGO). I tensioattivi hanno diverse azioni : azione bagnante = il solido sospeso è fortemente bagnato azione emulsionante = le sostanze grasse non solubili sono emulsionate azione detergente = diminuisce la tensione superficiale e la pellicola di sporco è disaggregata in micelle. confronto tra tensioattivi: detergenza emulsione schiuma resistenza alla durezza dell’acqua costo
anionico buono buono alto basso basso
cationico basso basso alto medio alto
non ionico ottimo buono basso alto medio
PRODOTTI COMPLEMENTARI I) Coadiuvanti: i più usati sono i polifosfati, che attenuano la “durezza” delle acque di lavaggio sequestrando i cationi Calcio e Magnesio e facilitando l'azione lavante; mantengono il desiderato grado di alcalinità; disperdono le particelle di sporco e ne favoriscono la sospensione. 2) Complessanti: sequestrano i cationi metallici prevenendo la loro deposizione sulle superfici lavate (ad esempio macchie di ferro, ecc...). 3) Silicati sodici: hanno le seguenti proprietà: - stabilizzare il pH (9.5-10); - impedire la corrosione dei metalli; 6
- contribuire alla dispersione del sudiciume; - mantenere in sospensione il sudiciume già disperso in acqua dai tensioattivi; 4) Sospendenti: (carbossimetilcellulose) integrano l'azione disperdente dei coadiuvanti e dei silicati. 5) Ossidanti: i più usati sono gli ipocloriti, i cloriti, ecc... Hanno la proprietà di degradare per ossidazione lo sporco ed il sudiciume non asportabile per semplice azione fisica. 6) Eccipienti: sostanze inerti coprodotte nei processi di sintesi dei tensioattivi (ad esempio solfato sodico). 7) Deodoranti: prodotti di natura complessa capaci di correggere o eliminare odori sgradevoli sia soffocandoli col proprio, sia neutralizzandoli per reazione chimica. 8)Antischiuma: impediscono l’eccessivo schiumeggiamento del bagno di lavaggio. La schiuma non sempre favorisce le migliori condizioni di detergenza, particolarmente negli impieghi «a ciclo chiuso», e di sciacquabilità. Inoltre le schiume da detersivi provocano danni di natura ecologica. Infatti la loro presenza nei corsi d'acqua impedisce l'ossigenazione e annulla di conseguenza le già ridotte capacità di autodepurazione dei fiumi. La presenza di schiume inoltre rallenta e, spesso, vanifica le operazioni di depurazione delle acque di scarico condotte negli impianti depurazione. Infatti solitamente i tensioattivi ad elevato potere schiumogeno sono scarsamente biodegradabili. Occorre tuttavia considerare che in alcuni casi la “pulizia a schiuma” è un effetto ricercato in quanto, consentendo un maggior tempo di contatto tra detergente e sporco, comporta una drastica riduzione dell’azione meccanica, un notevole risparmio di acqua, detergente e tempo, una maggiore sicurezza per gli operatori e migliori risultati di lavaggio. Altri prodotti complementari, quali i profumi, gli azzurranti ottici, gli sbiancanti. ecc..., non sono utilizzati nelle operazioni di sanificazione industriale.
I detergenti possono essere distinti in base a: utilizzazione: abrasivi per lavastoviglie per pavimenti disinfettanti multiuso ecc....
reattività chimica: acidi neutri o debolmente alcalini alcalini caustici
Detergenti acidi, composti da: acido cloridrico, acido fosforico, acidi organici. impiego: rimozione delle incrostazioni inorganiche dalle superfici. Sono prodotti aggressivi e come tali usati con attenzione (mai su marmo, granito, pietre naturali, zinco, stagno ). Da preferire sono sempre i prodotti contenenti acido fosforico e citrico con i quali si possono pulire oltre ad i sanitari anche le apparecchiature in acciaio inox. Detergenti neutri o debolmente alcalini Agiscono sullo sporco pigmentario, agglomerato e grasso leggero
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Detergenti alcalini, composti da: tensioattivi (anionici/non ionici), sequestranti/chelanti, alcali (prodotti sgrassanti), ossidanti (prodotti disinfettanti), solventi (prodotti senza risciacquo) impiego: rimozione dello sporco organico, sono i detergenti più usati. Detergenti caustici, composti da: idrossido di sodio. Impiego: disgregazione di sporco particolarmente ostinato (molto grasso e carbonizzato). E’ difficile trovare un detergente universale che possa essere utilizzato per qualsiasi operazione di lavaggio. E’ opportuno scegliere un detergente correttamente miscelato in rapporto alla tipologia dello sporco, alla temperatura di lavaggio, alla tecnica di applicazione, alle caratteristiche della superficie ed alla durezza dell’acqua. Esempio: sporco proteico (caseina, carne, pesce, pollame ecc) grasso (animale, burro, olio ecc) amido (frutta e vegetali) zuccheri incrostazioni casearie precipitati causati dalla durezza dell’acqua incrostazioni saline
ph detergente alcalino deb. alcalino deb. alcalino deb. alcalino 2 cicli periodici: a) deb. alcalino b) deb. acido acido acido
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Fasi della detersione a. asportazione meccanica dello sporco grossolano b. risciacquo iniziale con acqua calda a temperatura superiore a 45°C per sciogliere i grassi e favorirne il distacco, ma inferiore a 60°C per evitare di "cuocere" proteine, zuccheri o grassi, rendendoli più tenacemente attaccati alle superfici da pulire, per gli utensili e le parti smontabili delle attrezzature è sufficiente che duri circa 15 minuti in immersione c. applicazione del detergente: poiché la maggior parte dei residui alimentari (proteine e grassi) non si sciolgono nell'acqua, per eliminarli completamente occorre impiegare un detergente che stacchi lo sporco dalla superficie e ne permetta l'allontanamento con il risciacquo successivo d. risciacquo finale con acqua a temperatura di rubinetto, per almeno 5 minuti se in immersione Ricorda che: • la soluzione detergente deve essere preparata alla concentrazione consigliata dal produttore (vedi etichetta o scheda tecnica), perché una soluzione troppo diluita è inefficace mentre una troppo concentrata è inutile e può corrodere i metalli • la temperatura ottimale è circa 45-55°C, a temperature più basse i grassi non si sciolgono (l’acqua tiepida al massimo arriva a 45°C dopodiché diventa ustionante per le mani). Nei macelli, per la presenza di sangue, la temperatura non deve superare i 40°C • il tempo di contatto è in genere di 5-20 minuti (vedi etichetta o scheda tecnica) • può essere necessario associare un intervento meccanico di spazzolatura ("olio di gomito") • se non si risciacqua, i residui di detergente possono inattivare il disinfettante che sarà applicato nella seconda fase e comunque il residuo di detersivo può alterare il sapore degli alimenti che si andranno a produrre successivamente • al termine del ciclo di produzione la pulizia non va rinviata per più di un ora per evitare che lo sporco si secchi e divenga più tenace e aderente • le parti smontabili delle attrezzature vanno rimosse prima di essere pulite • prima di cominciare le pulizie tutti gli alimenti devono essere riposti in frigo o in deposito • le operazioni di pulizia devono procedere dall'alto al basso per concludersi con il pavimento • occorre evitare di usare getti d'acqua ad alta pressione (pulivapor, idropulitrici) perché le goccioline prodotte rimangono in sospensione nell'aria per lungo tempo (fino a 8 ore) e possono reinquinare le superfici sanificate.
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DISINFEZIONE La sterilizzazione (o stabilizzazione) è la distruzione di qualsiasi entità biologica, incluse le spore. La disinfezione )o decontaminazione) comporta invece la distruzione certa dei batteri patogeni non sporigeni e la riduzione accentuata della presenza dei batteri non patogeni e non sporigeni. Alcuni disinfettanti causano una limitata diminuzione delle spore batteriche; altri (glutaraldeide) l’inattivazione totale delle spore; si tratta comunque di ipotesi non percorribili nell’industria alimentare ma praticabili ad es. in ambito ospedaliero.
Fattori che influenzano l’efficacia di un intervento disinfettante - tipo e concentrazione del germicida. All’aumento della concentrazione del principio attivo corrisponde l’inattivazione di un maggior numero di cellule microbiche sensibili - secondo un rapporto proporzionale tra concentrazione e dose letale - e una riduzione del tempo di applicazione. Comunque l’attività germicida inizia quando viene superata una concentrazione minima critica ad di sotto della quale tale attività o è troppo lenta (cloro < 10 ppm, iodio < 10-15 ppm) oppure è assente (quaternari < 15-20 ppm). La concentrazione di alcuni disinfettanti (sali quaternari e biguanidi) non può essere abbassata al di sotto di certe soglie minime, anche se si accetta di allungare a dismisura il tempo di applicazione. C’è infatti il rischio di un trattamento inefficace e di favorire lo sviluppo di batteri meno sensibili (soprattutto psicrotrofi quali Pseudomonas). Tale fenomeno si verifica raramente nella pratica perché la concentrazione del principio attivo è appositamente studiata dalle case produttrici; tuttavia vi possono essere errori di diluizione in fase di applicazione o per risparmiare o per limitare fenomeni di corrosione (cloroattivi, iodofori).
PUNTO CRITICO DI DISINFEZIONE minima concentrazione di disinfettante (ppm) per inattivare 100.000 microrganismi/ml Punto critico Punto critico Punto critico Punto critico Tempo di di di di DISINFETTANTE di disinfezione disinfezione disinfezione disinfezione contatto a 4°C a 20°C a 37°C a 60°C Cloroattivo 10’ 375 175 100 instabile Cloroattivo 20’ 110 66 48 instabile Cloroattivo 30’ 50 50 25 instabile Iodofori 10’ 110 40 40 instabile Iodofori 20’ 40 40 40 instabile Iodofori 30’ 40 40 20 instabile Biguanidi 10’ 12600 6500 250 150 Biguanidi 20’ 7500 2000 250 60 Biguanidi 30’ 7500 2000 225 50
- numero e tipo dei microrganismi. La diversificazione naturale dei microrganismi genera una diversa sensibilità nei confronti dei disinfettanti, al punto che questi sono suddivisi in virucidi, sporicidi, battericidi (G + e G -) e fungicidi. Non esiste un disinfettante che sia in grado di agire efficacemente su tutte le classi 10
citate, pertanto la scelta dovrà tener conto di cosa si deve eliminare con particolare riferimento ai marcatori microbici. L’inattivazione delle cellule batteriche è legata a fenomeni di alterazione delle strutture subcellulari. Cloro, iodio e perossido di idrogeno agiscono in qualità di ossidanti su DNA, proteine citoplasmatiche, sistemi enzimatici della parete coinvolti nella produzione di energia e subunità ribosomiali bloccando la sintesi proteica. Sali quaternari e biguanidi (biguanidina, clorexidina) agiscono da batteriostatici a basse concentrazioni modificando il funzionamento delle pompe ioniche di membrana, alterando così l’equilibrio osmotico tra interno ed esterno della cellula; a concentrazioni superiori essi alterano le componenti lipidiche della parete, penetrando nella cellula e denaturando le proteine. La capacità dell’EDTA di legare calcio e magnesio, che contribuiscono alla coesione dei lipopolisaccaridi della parete cellulare, viene utilizzata per migliorare l’efficacia dei sali quaternari. E’ evidente che l’assenza delle strutture bersaglio rende il disinfettante del tutto inefficace nei confronti di alcuni microrganismi (ad es. alcooli e sali quaternari nei confronti delle spore che non presentano componenti lipidiche). In questo caso si parla di resistenza naturale assoluta. Fasi vegetative diverse degli stessi batteri - ad es. forme vegetative/sporulate - hanno composizione chimica e quindi sensibilità differenti: ad es. le spore sono refrattarie al perossido di idrogeno a 30.000 ppm, mentre le cellule vegetative vengono inattivate a concentrazioni di 500 - 1.000 ppm. In altri casi invece vi è una forma di resistenza naturale relativa all’azione dei disinfettanti nel senso che vi sono aspetti conformazionali del microrganismo che attenuano l’effetto del disinfettante e che possono essere parzialmente aggirati con l’aumento della concentrazione del disinfettante. Ad es. la diversa composizione della parete cellulare dei Gram + e dei Gram modula l’ingresso dei principi attivi: la lipofilia della membrana dei G – li rende refrattari ai principi attivi idrofili (quaternari, clorexidina, biguanidina) rendendo necessario un aumento della concentrazione da 5 - 10 ppm, sufficiente per inattivare i G +, a 100-200 per i G -, con punte di 300500 per alcuni psicrotrofi. Anche la diversa età dei soggetti di una popolazione microbica influisce sulla resistenza, ad esempio l’alterazione della permeabilità di membrana delle cellule più vecchie induce una resistenza contro quelle sostanze che interferiscono con l’attività enzimatica endocellulare. Oltre a forme di resistenza batterica naturale vi sono forme di resistenza indotta, ad es. tramite la cessione da un microrganismo all’altro, mediante l’estroflessione della parete cellulare (pilo), di frammenti di DNA circolare extracromosomiale (plasmidi) che codificano variazioni strutturali, ad es. della membrana cellulare. Specialmente nei gram negativi; il meccanismo dell'induzione di resistenza può essere dovuto: 1. alla produzione da parte della cellula batterica di un gruppo chimico ad attività simile o alternativa a quella del gruppo intaccato dal disinfettante; 2. alla produzione di enzimi specifici anti-disinfettante (è lo stesso meccanismo della produzione della penicillinasi); 3. alla superproduzione di lipidi da parte della parete cellulare (questo meccanismo è tipico dei gram negativi, e segnatamente di Escherichia coli). La prassi di alternare i principi attivi periodicamente (ogni 6 - 12 mesi, in considerazione della bassa frequenza di resistenze indotte e della lentezza del processo di selezione) aiuta a prevenire la comparsa della resistenza indotta.
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Effetto delle diverse fasi sulla carica batterica delle superfici fase fine lavorazione asportazione meccanica dello sporco grossolano: risciacquo iniziale con acqua applicazione del detergente a freddo applicazione del detergente a caldo disinfezione
batteri G + batteri G spore batteriche miceti virus
contaminazione 10.000/cm2 1.000/cm2 100/cm2 10/cm2 0,0001/cm2 0,0000001/m2
EFFICACIA ANTIMICROBICA DEI DISINFETTANTI acido perossido di sali cloroattivi iodofori peracetico idrogeno quaternari +++ +++ +++ +++ +++ +++ +++ +++ +++ +
riduzione 1 log 1 log 1 log 4 log 8 log
alcool isopropilico ++ ++
++
+
+
+
0
0
++ ++
+ 0
++ ++
++ ++
+ +
++ +
+++ forte attività; ++ media attività; + debole attività; 0 nessuna attività
- durata dell’esposizione e temperatura della soluzione. La temperatura influenza notevolmente l’effetto microbicida dei disinfettanti. Quando l’energia di attivazione è bassa (cloro, iodio, acido peracetico) l’effetto microbicida è rilevante anche a bassa temperatura: basta un modesto incremento di temperatura ad es. da quella di refrigerazione a quella ambientale per aumentare l’effetto inattivante, pur se non devono mai essere superati i 30-40°C oltre i quali la molecola si degrada liberando sostanze tossiche. D’altra parte l’aumento della concentrazione necessario per l’eventuale disinfezione a freddo con molecole ad elevata energia di attivazione (quaternari e biguanidi) raggiunge livelli tanto elevati da rendere estremamente difficoltoso il risciacquo. Generalmente esiste una relazione inversa tra temperatura, tempo di contatto e concentrazione del principio attivo. La durata del contatto fra prodotto e microrganismi non deve generalmente essere inferiore a 10 15' per i prodotti liquidi e a 12 h per i gassosi.
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Test a sospensione: minuti necessari per la devitalizzazione del 99,99% dei microrganismi sospesi nella soluzione disinfettante
disinfettante Soda caustica Acido nitrico Ipoclorito di sodio Iodoforo Acido peracetico Perossido di idrogeno Ammonio quaternario Formaldeide
mg/l
St. aureus
E. coli
P. aeruginosa
B. Cereus
Saccharomyces cerevisiae
Aspergillus niger
5.000 5.000 200 25 200
90 1 1 1 1
1 1 1 1 1
1 1 1 1 1
>120 120 60 >120 30
90 >120 2,5 2,5 1
>120 >120 20 60 60
3.000
5
10
10
>120
>120
>120
250
1
2,5
30
-
2,5
20
4.000
60
90
30
>120
30
120
- pH della soluzione. I composti disinfettanti per uso industriale sono formulati in modo idoneo a garantire che la loro soluzione di impiego presenti un valore di pH idoneo a garantire la massima efficacia germicida (es. il cloro la cui azione germicida è legata alla formazione di acido ipocloroso ha concentrazioni accettabili fino a pH non superiore 8 - 8,5; nel caso dello iodio valori di pH nelle soluzioni compresi tra 4,5 e 9 sono favorevoli alla formazione di quantità apprezzabili delle molecole germicide di iodio molecolare e acido ipoiodoso). Tuttavia non è infrequente che a causa di risciacqui insufficienti o del mancato risciacquo delle superfici dopo la detersione, il composto disinfettante clorato o iodoforo venga a trovarsi in ambiente notevolmente alcalino. Pertanto occorre ribadire che la pulizia sia fisica (risciacquo con acqua tiepida immediatamente al termine del lavoro) che chimica (detergenti) è il punto più importante del processo di sanificazione
- natura della superficie e presenza di sporco. La molecola attiva agisce solo se entra in contatto col patogeno; quindi i patogeni dislocati in fessure, crepe dell’intonaco, stretti pertugi di attrezzature, ben difficilmente vengono a contatto con il disinfettante, a meno che questo non sia un prodotto molto "bagnante" o un gas ad alta diffusibilità; analogamente è impossibile o per lo meno molto difficile il contatto fra disinfettante (liquido o gassoso che sia) e patogeni inglobati in sangue essiccato, escrementi, grasso, sporcizia. La presenza sulla superficie di residui di materiale organico risulta essere la principale causa del fallimento della disinfezione. L’effetto di inattivazione del disinfettante da parte dello sporco organico è crescente dall’acido peracetico ai sali quaternari; nel caso del Cloro sono le componenti proteiche dello sporco, in particolare aminoacidi altamente reattivi quali tirosina e cistina, che sottraggono principio attivo al disinfettante. In definitiva occorre operare una scelta ragionata del disinfettante tenendo conto delle c. d. “variabili di utilizzo”.
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pH di impiego efficacia a freddo sensibilità ai residui organici corrosione formazione di schiuma facilità di risciacquo
VARIABILI DI UTILIZZO DEI DISINFETTANTI acido perossido sali cloroattivi iodofori peracetico di idrogeno quaternari ➝7 ➝7 3,5 - 12 ➝6 ➝ 11 + + + M
alcool isopropilico M
M
+
+
+
++
M
+
M
++
+
M
M
-
-
-
M
++
-
+
+
+
-
-
+
++ caratteristica presente in modo spiccato M caratteristica appena accennata
+ caratteristica presente - caratteristica assente
DISINFETTANTI FISICI CALORE Quando un microrganismo viene scaldato a una temperatura sufficientemente alta per un tempo adeguato, viene ucciso. La maggior parte delle specie microbiche è in grado di accrescersi in ambienti con temperature prossime a 46°C. A temperature superiori, le cellule muoiono con velocità tanto maggiore quanto più elevata è la temperatura dell’ambiente. I Microrganismi termofili si accrescono solo a temperature superiori a 45°C e comunque fino a 6075°C. Per inattivare questo tipo di microrganismi, si debbono quindi raggiungere temperature superiori. Le cellule vegetative sono le particelle microbiche più sensibili alle temperature elevate. Le spore batteriche sono le unità microbiche di gran lunga più resistenti a tutte le condizioni ambientali sfavorevoli alla sopravvivenza cellulare e quindi anche al calore.
Fiamma diretta Consiste nel lambire le superfici con una fiamma emessa da un flambatore portatile.
Calore secco Il calore secco è meno efficace di quello umido. Per una sterilizzazione completa nel forno è necessario seguire questa tabella tempo/temperatura • 170°C 60 minuti • 160°C 120 minuti • 150°C 150 minuti • 140°C 180 minuti • 120°C 12 ore I tempi indicati vanno misurati da quando l’attrezzatura raggiunge quella temperatura, questo procedimento sterilizza, non disinfetta. Naturalmente gli elementi da sterilizzare devono resistere a quelle temperature, e perciò il vetro, la porcellana e i metalli sono i principali interessati per 14
questa procedura )es. le bottiglie). Per prevenire la contaminazione dopo la sterilizzazione e durante la conservazione l’apertura delle bottiglie deve essere coperta da un pezzo di carta stagnola. Gli altri attrezzi dovrebbero essere completamente avvolti con la stagnola, così rimarranno sterili fino al momento dell’uso. Attenzione: le bottiglie fatte di vetro da calce sodata sono molto più delicate di quelle fatte di vetro da borosilicati e dovrebbero essere scaldate e raffreddate più lentamente. In linea di massima, le bottiglie da birra provengono dalla calce sodata, e tutti i Pirex o Kimax vengono dai borosilicati.
Calore umido Bollitura: bastano 2-3 minuti per eliminare le forme vegetative, mentre ne occorrono almeno 15 per le spore. Lavastoviglie: il ciclo asciugante è un’altra forma di calore umido che può essere usata per disinfettare (non sterilizza). Sterilizzacoltelli: l’immersione in acqua calda a 82°C per 2 minuti (o a temperature superiori per tempi più brevi) consente la distruzione della maggior parte dei microrganismi. Vapore: ha un maggior potere di penetrazione, tanto maggiore quanto più elevata è la temperatura. L’autoclave e la pentola a pressione usano il vapore sotto pressione per uccidere i microrganismi, poiché l’umidità e la pressione trasferiscono il calore molto più efficacemente dell’aria, il ciclo di sterilizzazione è molto più corto. Il tipico ciclo di sterilizzazione richiesto è di 20 minuti a 125°C a 1,4 Kg/cm2. La pentola a pressione può essere usata per i vetri resistenti al calore, i metalli, le plastiche di polipropilene e di policarbonato. Idropulitrice: è in grado di erogare acqua a 90 – 100°C ad alta pressione (200 atm in alcuni modelli). Per evitare di diffondere le cellule di Listeria (contaminante ambientale) il getto non deve essere indirizzato negli scarichi, altrimenti le goccioline di aerosol formatesi ricadranno, nelle ore successive, sulle superfici già sanificate. Caratteristiche: • forte consumo di energia • efficace verso tutti i microrganismi (con l’eccezione delle spore soprattutto con acque dure). • non lascia residui • in presenza di sporco il calore induce la formazione di una pellicola protettiva per i batteri, perciò occorre prima detergere le superfici da disinfettare. • è importante asciugare gli utensili dopo la disinfezione perché i batteri si moltiplicano rapidamente sulle superfici umide
RADIAZIONI Radiazioni ionizzanti La pericolosità dei raggi gamma ne limita l’uso, le principali applicazioni pratiche sono: • • • • •
sterilizzazione di materiale sanitario monouso (siringhe, aghi, fili di sutura, cateteri, protesi etc.) sterilizzazione degli alimenti sterilizzazione dei vaccini eliminazione delle Salmonelle dalle uova pastorizzazione degli alimenti 15
• inibizione della germogliazione dei vegetali Pur essendo, i raggi gamma, un ottimo sistema di sterilizzazione/disinfezione, si è evidenziato che alcuni ceppi batterici sono poco sensibili alla loro azione (Gram +).
Radiazioni U.V. La sorgente di radiazione ultravioletta più utilizzata sono le lampade germicide a bassa pressione di mercurio (UVC), per la disinfezione dell'aria di ambienti confinati o di liquidi e nella sterilizzazione di materiali. Come tutte le lampade a scarica, il massimo rendimento corrisponde ad una ben determinata pressione dei gas contenuti nel tubo, corrispondente alla temperatura ambiente di 20°C. Per questo motivo, a temperature inferiori, corrispondono rendimenti inferiori. I raggi ultravioletti vengono convenzionalmente classificati in tre bande: • radiazioni UV- A (onde lunghe) da 315 a 400 nm; • radiazioni UV-B (onde medie) da 280 a 315 nm; • radiazioni UV-C (onde corte) da 100 a 280 nm. Le radiazioni della banda UV-C sono caratterizzate da un marcato effetto germicida, con un picco di massima efficacia in corrispondenza della lunghezza d’onda di 254 nm ma hanno uno scarso potere di penetrazione, infatti nella maggior parte delle sostanze, l’energia radiante viene completamente assorbita dagli strati superficiali. Dosi di UV a 254 nm necessarie per inattivare il 90% di alcune specie di microrganismi BATTERI
Dose (J/m2)
FERMENTI
Dose(J/m2)
Bacillus antracis
45
Saccaromyces cerevisiae
60
Bacillus subtilis (spore)
120
Torula sphaerica
23
Clostridium tetani
130
Corynebacterium diphteriae
34
Aspergillus flavus
600
Escherichia coli
30
Aspergillus niger
1320
Mycobacterium tubercolosis
62
Cladosporium herbarum
600
Proteus vulgaris
26
Mucor mucedo
650
Pseudomonas aeruginosa
55
Ooospora lactis
50
Serratia marcescens
24
Penicillium chrysogenum
500
Staphilococcus aureus
26
Scopulriopsis brevicaulis
800
SPORE FUNGINE
Fattori che influenzano il trattamento: specie microbica (più efficaci sui G -) forma vegetativa o spora lunghezza d’onda della radiazione: compresa tra 318 e 210 nm intensità e durata del trattamento (efficaci dopo 5-10 minuti) umidità relativa: se > 50-60% l’efficacia diminuisce drasticamente Possono essere utilizzate: 16
per la distruzione dei microrganismi nell’aria per la protezione e disinfezione dei materiali non trattabili con altre metodiche convenzionali per l’inattivazione dei microrganismi sospesi in liquidi o depositati su superfici Per esempio negli armadietti pensili nei quali depositare i coltelli correttamente sanificati in precedenza. Norma di sicurezza: l’intensità delle radiazioni non deve superare i 20 microwatt/cm2 alla distanza di 1 metro. Le radiazioni UV-B ed UV-C possono causare eritemi e, in caso di esposizione non protetta da occhiali o indumenti, congiuntiviti acute, molto fastidiose, ma risolvibili senza postumi, in pochi giorni.
FILTRAZIONE La filtrazione dell’aria trova applicazione negli impianti di condizionamento ed è indispensabile nella c.d.“camera bianca” (locale sterile per lavorazioni che richiedono misure igienico-sanitarie estreme, es. affettatura salumi). Sono impiegati sia filtri meccanici (stoffa, lana di vetro, carta) sia filtri elettrostatici (passando attraverso due piastre caricate elettricamente i batteri sono attratti dalla piastra dotata di carica opposta alla loro).
DISINFETTANTI CHIMICI Cloroderivati Il cloro e i suoi composti possiedono la stessa caratteristica: in soluzione acquosa presentano cloro elementare e acido ipocloroso che si dissocia in ione ipoclorito. I disinfettanti a base di cloro sono i più impiegati nell’industria alimentare e si dividono in inorganici (più usati) ed organici (più stabili) a seconda che provengano da sali a base di cloro o da molecole più complesse. Tra gli inorganici i più attivi e stabili sono i clorurati fosfatici, 3-4% di cloro attivo, commercializzati in forma di polveri, privi di potere schiumogeno, concentrazione d’uso a 100-200 ppm di cloro attivo in soluzione a pH 11. Diossido di cloro: impiegato per potabilizzare l’acqua. Ipoclorito di potassio: in soluzione allo 0,5% viene chiamato “acqua di Javel”. Ipoclorito di calcio: viene attenuato miscelando bene 2-3 parti di cloruro di calce (al 20-30% di cloro attivo) in 100 parti di acqua. Ipocloriti di sodio: (NaOCl), scoperto più di 200 anni fa (”acqua di Labarraque” = soluzione al 5%) è ancora il disinfettante più usato con i nomi commerciali di candeggina, varechina, euclorina, amuchina, ecc. E’ disponibile sul mercato in concentrazioni che variano tra l’1.5 e il 15%. Il sodio ipoclorito commerciale è una soluzione concentrata di sodio ipoclorito (dal 3 al 5% di cloro attivo) ottenuta mediante processi di chimica di base a basso costo, presenta scarso livello di purezza, notevole instabilità ed elevata alcalinità, privo di potere schiumogeno, spesso viscosizzato con detergenti che facilitano la penetrazione della soluzione nello sporco e ne prolungano i tempi di contatto. A causa della bassa concentrazione d’uso per la disinfezione e il basso impatto ambientale, l’ipoclorito di sodio è marcatamente più efficiente se comparato con le più moderne alternative di disinfettanti disponibili sul mercato. Questa soluzione economica ha i vantaggi di essere un potente germicida, di essere incolore, di non macchiare (eccetto i vestiti) , di non essere velenosa se 17
diluita propriamente e di togliere tutti gli odori. Per la sua larga diffusione è diventata lo standard di paragone per tutti gli altri disinfettanti. Per compiere al meglio il suo dovere, è necessaria una concentrazione di 100-200 ppm di cloro libero con un’esposizione di 10 minuti. L’attrezzatura da disinfettare deve essere immersa per 10 minuti, e poi sciacquata o lasciata seccare per eliminare il resto del cloro. I composti cloroattivi, in soluzione acquosa, danno origine a cloro elementare (Cl), ad acido ipocloroso(HOCl), dotato di un elevato potere ossidante e in grado di danneggiare le cellule microbiche e a ione ipocloroso(OCl), questi ultimi due originano l’uno dall’altro in funzione del pH della soluzione: a pH acido si origina acido ipocloroso con attività germicida più elevata, a pH alcalino si forma prevalentemente ione ipocloroso la cui attività disinfettante è meno marcata (1:80); il massimo di attività dell’acido ipocloroso si ottiene a pH intorno a 5, che consente solo una dissociazione ionica minima mentre diminuisce a pH superiore. Il potere disinfettante di tutti i composti che liberano cloro viene espresso come "cloro disponibile", in percentuale per i prodotti solidi, in parti per milione (ppm) per le soluzioni in rapporto alla concentrazione. La varechina contiene già all’origine percentuali variabili di sodio ipoclorito e conseguentemente di cloro, essendo inoltre instabile, non è possibile fare pieno affidamento sulle concentrazioni riportate in etichetta. Caratteristiche: • ampio spettro ed elevato potere battericida; Gram pos: +++, Gram neg: +++, Micobatteri: ++, Miceti: +, Virus: ++, Spore: ++; Prione ++ • basse concentrazioni di cloro producono un marcato aumento di permeabilità della membrana citoplasmatica e quindi dispersione degli elementi citoplasmatici vitali; il cloro penetrato all'interno della cellula reagisce con il protoplasma formando composti N- cloro (cloramine) che si accumulano con effetti letali, nel tempo, per la cellula microbica, ovviamente avvengono anche determinati gravi danni nei meccanismi di trasporto delle sostanze nutritive all'interno della cellula; • a concentrazioni più elevate, in virtù della spiccata capacità ossidativa del cloro (soprattutto del Cl2 e del HO Cl) e a circa pH 5 (a valori inferiori si formerebbe cloro gassoso, molto meno attivo), si ha denaturazione o coagulazione delle proteine strutturali ed enzimatiche della cellula microbica, nonché denaturazione dei gruppi -SH degli enzimi; • nei confronti delle spore il cloro, secondo le concentrazioni relative d'uso, provoca aumento della permeabilità, rottura degli involucri esterni, blocco della germinazione; • l'effetto biocida del cloro libero disponibile è evidenziato in tabella • numerosi fattori, singoli o associati, condizionano le attività antimicrobiche del cloro: pH, concentrazione, temperatura, materiale organico, presenza di ammoniaca o di composti ammonici, addizione di alogeni. ecc... • l’efficacia varia con la temperatura, e sarà migliore a temperature più alte, comunque sono altamente attivi anche a basse temperature, quindi adatti per le celle frigorifere; • sono efficienti anche a basse concentrazioni, questo significa un minore consumo di sostanze chimiche e, di conseguenza, un minor carico per l’ambiente. • entro certi limiti, un incremento del pH riduce l'attività biocida dell'acido ipocloroso, mentre in ambiente acido si ha la massima efficacia ma questo comporta maggior corrosività per i metalli; la maggiore quantità di acido ipocloroso non dissociato è presente circa a pH 5; • se l’acqua ha pH > 9 occorre controllare la concentrazione di cloro, un pH alto inibisce l’azione disinfettante dell’ipoclorito di sodio allungando i tempi di esposizione: • le sostanze organiche “consumano” il cloro disponibile e ne riducono l’efficacia; le proteine integrano il cloro nella loro molecola formando N-cloro composti (cloramine); i lipidi, 18
• •
• •
soprattutto gli acidi grassi polinsaturi, incorporano cloro in valori ancora più marcati. Il fenomeno dell’incorporazione aumenta con la diminuzione del pH da 8,5 a 5. Anche in presenza di latte il “consumo” di cloro è rilevante; piccole aggiunte di iodio ne aumentano notevolmente l’attività biocida; scarsa stabilità alla luce ed al calore quindi vanno conservati in recipienti ben chiusi, al riparo da luce e calore. La candeggina si degrada col tempo, se non se ne conosce l’età è possibile sapere la concentrazione esatta con un apposito test reperibile presso un fornitore di prodotti per piscine; facilmente dilavabili (non lasciano residui); non provocano fenomeni di resistenza nei confronti di virus e batteri perché alcune ore dopo l’applicazione il prodotto è completamente degradato;
Effetto biocida del cloro libero disponibile su alcuni batteri
pH
Temp. (°C)
Bacillus anthracis Clostridium botulinum tossina del tipo A
7,2
22
Tempo di esposiz 120 min.
7,0
25
30 sec.
Escherichia coli
7,0
20-25
Mycobacterium tuberculosis Pseudomonas fluorescens
8,4 6,0
Shigella dysenteriae Staphylococcus aureus Streplococcus faecalis Tutti i batteri vegetativi
Organismi
ppm Cl disp. 2,3-2,4
Risultato biocida
Bibliografia
100%
Brazis e al., 1958
0,5
100%
Brazis e al.. 1959
1 min.
0,0055
100%
50-60 21
30 sec. 15 sec.
50 5,0
100% 100%
7,0
20-25
3 min.
0,0046-0,055
100%
7,2 7,5 9,0
25 20-25 25
30 sec. 2 min. 30 sec.
0,8 0,5 0,2
100% 100% 100%
Butterfield e al., 1943 Costigan, 1936 Hays e al., 1963 Butterfield e al., 1943 Dychdala, 1960 Stuart e al., 1964 Snow, 1956
Compatibilità Sono incompatibili con alcune sostanze (formaldeide, tioglicolato, tiosolfato) e, in presenza di acidi (pH < 5), sviluppano cloro, che è un gas tossico, o altri composti che possono danneggiare la salute, perciò deve essere assolutamente evitato l’impiego della varechina insieme all’acido muriatico. A contatto con l’ammoniaca generano un composto irritante (clorammina). Inoltre, a causa dell’elevato contenuto salino, sono particolarmente corrosivi nei confronti delle superfici metalliche, ad es. i metalli leggeri; il cloro può essere impiegato su acciaio inox a temperatura ambiente o a basse temperature senza dar luogo a corrosioni, mentre ad alte temperature e a pH acido può essere molto corrosivo (necessità di stabilizzazione a pH > 8 con NaOH). Non miscelare l’ipoclorito con detergenti, potrebbe dar luogo a reazioni indesiderate. L’ipoclorito è incompatibile (viene neutralizzato con sviluppo di ossigeno) con l’acqua ossigenata. Il cloro può inoltre combinarsi con i composti fenolici, e formare i clorofenoli, che danno al prodotto finito un odore di medicinale. I sali dell’acqua (Fe++, Mn++, nitrati) causano la precipitazione del disinfettante e la sua inattivazione. L’ipoclorito è un forte ossidante e può danneggiare abiti o superfici delicate. In caso di contatto con il prodotto puro risciacquare immediatamente e abbondantemente con acqua.
19
Stabilità e sicurezza In genere, i prodotti formulati per l’uso domestico, insieme all’ipoclorito contengono altre sostanze stabilizzanti che ne favoriscono la conservazione. In ogni caso, le soluzioni di ipoclorito devono essere mantenute al riparo della luce diretta del sole e in un luogo fresco. In condizioni non idonee, la degradazione dell’ipoclorito in sale da cucina e ossigeno è molto rapida, infatti si decompone dopo 20-30’ dalla preparazione e, oltre a causare situazioni di pericolo quali il rigonfiamento delle confezioni e la loro possibile esplosione, può rendere vane le operazioni di disinfezione a causa della bassa concentrazione di principio attivo nelle soluzioni disinfettanti utilizzate, in pratica occorre preparare la soluzione ogni volta. Non disponendo di attrezzature di laboratorio adeguate, per verificare se una soluzione di ipoclorito contiene ancora materia attiva, è possibile fare alcuni semplici prove: Prova con acidi. In un bicchiere di vetro mettere alcune gocce di acido cloridrico di tipo commerciale (muriatico), aggiungere poca acqua e, con molta precauzione, alcune gocce di ipoclorito da controllare. Se è ancora presente la materia attiva, si svilupperà cloro sotto forma di gas che renderà la soluzione ambrata e stazionerà come gas pesante sul pelo del liquido. Attenzione: il cloro è un gas tossico, questa prova deve essere effettuata con molte precauzioni evitando di respirare i gas che si sviluppano. Indossare guanti e occhiali di sicurezza. Prova con acqua ossigenata. In un bicchiere di vetro mettere alcune gocce di acqua ossigenata (quella disponibile per la disinfezione delle ferite va bene) e aggiungere con precauzione la soluzione di ipoclorito da provare, se la materia attiva è ancora presente si noterà un energico sviluppo di gas (il gas che si sviluppa è ossigeno, quindi non pericoloso). E’ opportuno comunque indossare occhiali di sicurezza per evitare che eventuali schizzi provocati dall’effervescenza della soluzione possano entrare in contatto con gli occhi o le mucose. I composti organici (cloramine, clorocianurati) sono costosi, necessitano di lunghi tempi di contatto ma sono meno aggressivi nei confronti dei metalli. Consentono una disponibilità di cloro attivo di 750 mg per litro d’acqua solo se impiegate alla concentrazione minima del 2%. La cloramina T è una polvere cristallina bianca contenente circa il 15 % di cloro disponibile, rispetto agli ipocloriti è meno irritante, mantiene più a lungo il cloro, non reagisce rapidamente col materiale organico, è meno corrosiva sui metalli, è più stabile al calore e alla luce; tuttavia manifesta un’azione biocida molto più lenta. Gli isoclorocianurati di sodio e di potassio, e gli acidi isocianurici, sviluppati negli anni 50, sono prodotti a elevatissimo contenuto di cloro (40-60%) in grado di fornire una sorgente solida e più stabile di cloro attivo. Caratteristiche, efficienza e compatibilità sono equiparabili all’ipoclorito. Vengono principalmente utilizzati nelle piscine, nei detergenti per lavastoviglie, nei disinfettanti per i bagni, negli ospedali, nelle mense, eccetera. Sono poco usati nell’industria delle carni. Modalità e concentrazioni d’uso. Efficienza e concentrazioni d’uso sono equiparabili a quelle indicate per l’ipoclorito di sodio. Il fabbricante deve riportare sempre sulla confezione la concentrazione di cloro per pastiglia e le diluizioni necessarie per le diverse applicazioni. 20
Alcuni esempi di applicazione con pastiglie di isocianurato da 3 grammi ciascuna sono riportati nella tabella seguente: Aree di applicazione Dosaggio raccomandato Tempo di contatto Bagno 5 minuti (risciacquare le 1 pastiglia/10 litri d’acqua Servizi igienici, WC, sanitari superfici metalliche trattate) 5 minuti (risciacquare gli Cucina 1-2 pastiglie in 10 litri d’acqua oggetti e gli scarichi di Lavelli, scarichi metallo). Superfici dure 5 minuti (non è necessario 2 pastiglie/10 litri d’acqua Pavimenti, piastrelle risciacquare) Trattamento dell’acqua 10 minuti (risciacquare Per il lavaggio di frutta e 2 pastiglie/50 litri d’acqua abbondantemente frutta e verdura verdura dopo il trattamento) Nota Spesso, dopo l’uso di ipoclorito, la pelle delle mani rimane impregnata di un odore sgradevole di cloro, un semplice modo per rimuovere i composti clorurati che si sono formati è quello di lavarsi con una soluzione di acqua ossigenata avente una concentrazione del 2-3%. Al termine dell’operazione è bene risciacquare abbondantemente con acqua corrente. Se possibile, applicare una crema idratante; sia l’ipoclorito che l’acqua ossigenata sono molto aggressivi nei confronti della pelle. Attività microbicida Meccanismo d’azione pH Sostanze organiche Temperatura Concentrazione d’uso Tempo
ottima efficacia Formazione di nuovi composti Interazione con la membrana cellulare Formazione di clorocomposti citotossici nel citoplasma Inibizione enzimatica Massimo di attività a pH acido ma corrodono i metalli e soprattutto si libera gas tossico, quindi si consiglia pH > 8-9 Inattivano Molto attivi 4°C (per ogni incremento di 10°C l’attività disinfettante aumenta del 50%) corrosivi oltre i 35-40°C 100-200 ppm 10-30 minuti, poi risciacquo
Iodio Lo iodio non esiste libero in natura, ma lo si trova come ioduro o come iodato di calcio. Lo iodio elementare è un alogeno leggermente solubile in acqua. La sua stabilità in acqua è aumentata dall'aggiunta di ioduri alcalini. È noto da oltre un secolo come valido battericida, sporicida e virulicida, ma solamente se sciolto in alcool. In tal caso è anche un buon agente contro i micobatteri. Lo iodio agisce anche contro le cisti dei protozoi e contro le spore. Il risciacquo deve essere accurato per evitare la persistenza di residui. Lo iodio da solo è un ottimo disinfettante, ma macchia quasi tutto ed è irritante per la pelle ed altri tessuti. Perciò oggi giorno sono più usate le soluzioni di iodio complessato con carrier ad alto peso molecolare, queste soluzioni sono dette iodofori. Il carrier ad alto peso molecolare in genere è un polimero neutro (polivinilpirrolidone, glicoli poliesteri), cioè una molecola fatta da un grande 21
numero di atomi organizzati in una struttura ripetitiva. Il complessamento dello iodio con il carrier polimerico ha tre funzioni principali. Primo, aumentare la solubilità dello iodio, che allo stato elementare ha una solubilità molto bassa, e la combinazione con i polimeri la aumenta notevolmente. Secondo, il complesso iodio-carrier fornisce una riserva di iodio auto-regolata, poiché lo iodio resta legato al carrier finché la concentrazione di iodio libero in soluzione scende sotto un determinato livello di equilibrio. Per ultimo, l’equilibrio forma libera / forma complessata mantiene basso il livello di iodio libero, ma sufficiente per l’eliminazione dei microrganismi. Perciò l’altrimenti tossico iodio può essere usato tranquillamente nell’industria alimentare. Tutti gli iodofori sono prodotti con un procedimento a freddo, senza aggiunte esterne di calore. Questo processo avviene in ambiente acetico e il risultato finale del complesso ha pH circa 3 in relazione al carrier impiegato. Alcune formulazioni contengono anche acido fosforico e sono prodotte principalmente per l’industria casearia dove l’aggiunta di acidi aiuta a disciogliere i depositi di calcio derivati dal latte. Le formulazioni per alimenti, invece, non contengono acidi aggiunti, garantendo una più facile maneggiabilità del prodotto, in queste lo iodio è legato a tensioattivi non ionici che abbassano la tensione superficiale dell’acqua favorendo la solubilizzazione dello iodio e stabilizzandolo. L’immersione per 10 minuti in una concentrazione di iodio libero di 12,5 ppm uccide la maggior parte dei microrganismi presenti sull’attrezzatura. Una tale concentrazione ha un colore marrone scarico, utile per valutarne l’efficacia; se la soluzione perde colore, non contiene abbastanza iodio libero. Quando lo iodoforo viene diluito in acqua fredda si forma un equilibrio fra la forma libera (misurabile) e quella legata, lo iodio libero raggiunge subito il suo massimo e poi inizia a calare. La WestAgro Inc. of Kansas City, MO, il fabbricante dei principali iodofori reperibili in commercio, indica come quantità massima di iodio libero (che uccide i microrganismi) raggiungibile in acqua di 75 ppm, non c’è quindi nessun vantaggio a usarne di più. Caratteristiche: • i principi attivi delle soluzioni di iodio puro sono: lo iodio molecolare, l'acido ipoiodoso, lo ione triioduro e lo ione ipoiodito. Tuttavia il vero agente antimicrobico pare sia rappresentato dallo iodio libero, cioè nella sua forma molecolare, che è in grado di attraversare rapidamente la parete cellulare dei microrganismi; • la reazione più importante coinvolge l’ossidazione del gruppo zolfo-idrogeno nell’amminoacido cisteina e in seguito a ciò il microrganismo non è più in grado sintetizzare le proteine e muore; • ampio spettro d’azione, es. un’esposizione di 10 minuti a 15 ppm uccide il 99,999% dei microrganismi contaminanti per l’ambiente birrario; • poco solubili in acqua, quindi associati a tensioattivi; Compatibilità • le proteine e altre sostanze organiche legano lo iodio e non lo rendono disponibile per la disinfezione. I composti contenenti zolfo, inoltre, sono ottimi inibitori dello iodio; • sufficientemente efficaci anche in presenza di acque dure; • vanno bene su plastica e acciaio ma sono sconsigliati con alluminio, rame, ottone e ferro; Stabilità e sicurezza • sono instabili al di sopra di 40°C, devono essere impiegati in ambiente acido e colorano di giallo le superfici per reattività con residui di sudiciume proteico; • hanno odore pungente, sono costosi, irritanti e corrosivi. 22
Modalità e concentrazioni d’uso • l’azione dello iodoforo è inibita se il pH è fuori dal range 3 - 6. Il raggiungimento di questi valori non è difficile, vista la natura acida dello iodoforo, ma se il pH dell’acqua è molto alto (più di 9) occorre controllare il pH della soluzione dopo aver aggiunto lo iodoforo e, se fuori intervallo, l’acqua deve essere acidificata sotto pH 9 con acido fosforico o citrico, dopodiché si può aggiungere lo iodoforo; • il trattamento con iodofori deve essere preceduto da un trattamento detergente con prodotti alcalini e quindi da un ottimo risciacquo, infatti dopo un trattamento alcalino, l'ambiente acido risulta molto più letale per i microrganismi, • preparare solo la quantità di soluzione strettamente necessaria perché lo iodio è volatile e tende ad allontanarsi dalla soluzione, che perderà così il suo potere. Le soluzioni di iodoforo conservate per molto tempo perdono il colore. La soluzione avanzata deve essere stoccata in un vaso di vetro con chiusura ermetica, oppure in una bottiglia di plastica PET ben chiusa. La soluzione così conservata resterà stabile per circa una settimana. Non deve essere tenuta in altri tipi di plastica, perché assorbiranno lo iodio rapidamente, oppure lasceranno scappare il iodio attraverso le pareti permeabili ai gas. Attività microbicida Meccanismo d’azione pH Sostanze organiche Temperatura Concentrazione d’uso Tempo
Buona efficacia Penetrazione attraverso la membrana cellulare, successiva alogenazione delle proteine cellulari e loro precipitazione Moderatamente acido, graduale inattivazione man mano che il pH aumenta (alcalinità) Parziale inattivazione Molto attivi a temperatura ambiente; corrosivi oltre i 45°C e inattivi oltre i 50°C 10-70 ppm 10-30 minuti, poi risciacquo
Sostanze che liberano ossigeno Acqua Ossigenata L’acqua ossigenata (perossido di idrogeno) è uno sbiancante, è considerata un disinfettante efficace e sicuro, ma è meno efficiente ed uccide meno microrganismi dell’ipoclorito. Uccide i microrganismi tramite ossidazione e cioè con una specie di combustione controllata. L’acqua ossigenata genera perossidrili liberi che attaccano le molecole biologiche ossidandole e quando viene a contatto con la materia organica (microrganismi, proteine) si divide in ossigeno e acqua. La sua efficienza viene largamente influenzata dal pH della soluzione di lavaggio e da alcune impurezze o enzimi che possono essere presenti. Un semplice metodo per aumentarne l’efficienza ossidante, quindi antibatterica, è quello di aumentare il pH della soluzione in uso. Nel recipiente in cui si prepara la soluzione da utilizzare, aggiungere la quantità di acqua ossigenata richiesta quindi aggiungere 1 cucchiaio di carbonato di sodio (Soda Solvay) per litro d’acqua e agitare fino a completa dissoluzione, da utilizzare subito perchè la soluzione non è stabile per lungo tempo. Nel caso si volesse incrementare ulteriormente l’efficienza dell’acqua ossigenata, sostituire la Soda Solvay con la soda caustica; sul mercato esiste sotto forma di soluzione o in perle per sgorgare i lavandini. In questo caso aggiungere mezzo bicchiere di soda caustica in soluzione o in perle e fare l’applicazione entro un’ora dalla preparazione (questa soluzione è molto reattiva e instabile).
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Prestare attenzione alla composizione dichiarata sulla confezione di soda caustica in soluzione, se contiene ipoclorito non miscelare con l’acqua ossigenata; si neutralizzano a vicenda perdendo l’efficacia antibatterica. Norme di sicurezza Nota 1: la soda caustica è corrosiva e deve essere maneggiata seguendo le istruzioni indicate sulla confezione. Durante l’applicazione, indossare guanti di gomma e occhiali di sicurezza. In caso di contatto con gli occhi o la pelle risciacquare abbondantemente con acqua di rubinetto e consultare il medico. Nota 2: il pH elevato rende particolarmente attiva e instabile l’acqua ossigenata. Non aggiungere mai soda caustica o soda solvay alla confezione originale dell’acqua ossigenata. Nel giro di poche ore potrebbe svilupparsi molto ossigeno che sarebbe in grado di far esplodere la confezione. L’ulteriore aggiunta di un tensioattivo alla soluzione di acqua ossigenata ne aumenta le proprietà bagnanti (penetra meglio nello sporco e negli interstizi della superficie da disinfettare) quindi ne incrementa l’efficienza disinfettante. A tale scopo basta aggiungere alla soluzione disinfettante uno spruzzo di un qualsiasi prodotto per lavare i piatti a mano. Caratteristiche Il prodotto è disponibile sul mercato in diverse concentrazioni: 3%, 5%, 12% e 35%. Quest’ultima soluzione è altamente instabile e deve essere conservata in frigorifero. Non lascia residui perché si trasforma in ossigeno e acqua, quindi non esiste il problema della risciacquabilità Recentemente, sono stati introdotti sul mercato alcuni prodotti commerciali a base di acqua ossigenata (dal 3 al 5% di attivo). Tali formulati hanno il vantaggio di un’azione sinergica tra l’acqua ossigenata e il principio detergente (disinfezione + aumentata capacità bagnante della soluzione); sono quindi molto adatti per la pulizia. Compatibilità Il prodotto è un forte ossidante ed è incompatibile con alcune superfici. Nel caso in cui venga utilizzato su metalli è opportuno risciacquare abbondantemente dopo la disinfezione. L’ossigeno attivo dell’acqua ossigenata può essere disattivato dalla catalasi (è un enzima contenuto nelle carni e in modo particolare nel fegato) e dai metalli in tracce (ferro e rame in particolare). Per cui è sconsigliata la sanitizzazione di superfici sulle quali è stata trattata la carne: il sangue e residui di carne potrebbero disattivare l’acqua ossigenata prima che sia stata ottenuta la disinfezione. Stabilità e sicurezza L’acqua ossigenata tende a degradarsi e a perdere la sua efficacia quando non viene mantenuta nelle condizioni di stoccaggio ideali: in luogo fresco e lontano da contaminazioni. Un segno evidente della degradazione del prodotto è il rigonfiamento delle bottiglie di plastica che lo contengono. Non rimettere mai la parte di acqua ossigenata non utilizzata nella bottiglia originale. Modalità e concentrazioni d’uso Vista la bassa efficienza dell’acqua ossigenata per la disinfezione, è opportuno utilizzare il prodotto puro per disinfettare oggetti o piccole superfici, sia che si tratti di acqua ossigenata tal quale sia che si tratti di prodotti formulati. Una soluzione al 3%, reperibile in drogheria, ucciderà la 24
maggior parte dei batteri in circa 10 minuti. Come menzionato precedentemente, l’aumento del pH e l’aggiunta di un detergente, ne aumentano l’efficienza. Considerando il costo elevato, l’acqua ossigenata ha applicazioni limitate; è utilizzata di preferenza per sterilizzare il materiale di confezionamento prima del riempimento asettico, per es. contenitori del latte U.H.T. Acido Peracetico I disinfettanti a base di acido peracetico sono formati da miscele di acido acetico, acqua ossigenata e di acido peracetico. È disponibile in commercio in soluzioni al 40% opportunamente stabilizzate. L'acido peracetico nell'ambiente si scinde, in breve tempo, in acido acetico, ossigeno e acqua ossigenata. Di queste molecole, di per sé già singoli agenti antimicrobici attivi, l’ac. peracetico è molto più attivo. Sono molto usati negli impianti C.I.P. (Cleaning In Place: indica la pulizia e la disinfezione automatica delle parti interne di apparecchiature, recipienti, serbatoi, tubazioni eseguita mediante pompaggio di soluzioni adatte. E' utilizzata ad es. nella industria del latte per camion, silos, impianti, tubature, ...) Caratteristiche: • incolore, corrosivo, con un caratteristico odore pungente • come altri peracidi organici, l'acido peracetico produce un'azione ossidativa irreversibile che altera i componenti cellulari; • ampio spettro di azione; battericida a concentrazioni dello 0,0001 % e fungicida allo 0,0003%; è sporicida a concentrazioni dello 0,3% in non meno di l0' (non risulta molto attivo contro le spore carbonchiose). A concentrazioni dell'l % uccide batteri, funghi, spore, virus e toxoplasmi entro l0'; è uno dei disinfettanti più attivi contro gli stafilococchi coagulasi + , E. Coli, Proteus vulgaris e Pseudomonas aeruginosa. Ha una buona attività battericida contro i Micobatteri. Compatibilità: • compatibilità con l’acciaio inox, alluminio, teflon, polistirene e polietilene (ma non con: rame, zinco, bronzo, cemento ed intonaci alla calce); • facile inattivazione ad opera di materiale organico; Stabilità e sicurezza: • allo stato puro è esplosivo e la sua instabilità è favorita dalle alte temperature e dalla presenza di ioni di metalli pesanti; • le soluzioni commerciali, generalmente al 40%, esplodono se portate a temperature superiori a 70°C); Modalità e concentrazioni d’uso: • attività a basse temperature (T massima di utilizzo = 40°C ) • la non perfetta chiusura dei recipienti ne determina la scissione in acido acetico e ossigeno, riducendone pertanto drasticamente le proprietà disinfettanti; • per neutralizzare l'acido peracetico vanno bene: acido ascorbico, bicarbonato sodico, soda caustica, ecc...; Permanganato di Potassio Il permanganato di potassio (KMnO4) si presenta in piccoli cristalli di color violaceo molto solubili in acqua. È un agente ossidante con ampia attività antimicrobica: battericida allo 0,03% dopo 1 ora, fungicida allo 0,01% e virulicida tra 0,001 e 0,1%; la soluzione in acqua libera ossigeno allo stato nascente con attività disinfettante molto transitoria, quindi va preparata estemporaneamente. 25
Attività microbicida Meccanismo d’azione Sostanze organiche Temperatura Concentrazione d’uso Tempo
Buona efficacia Precipitazione delle proteine di membrana dei microrganismi, una volta penetrato nella cellula causa l’ossidazione e la precipitazione delle proteine citoplasmatiche con morte della cellula Inattivazione (inferiore ai cloroattivi) Molto attivi a temperatura ambiente- corrosivi oltre i 45°C 30.000 ppm 10 minuti
Quaternari d’ammonio (Quaternari o QAC) Si tratta di tensioattivi (surfactants) cationici. Le caratteristiche chimico-strutturali dei composti dell'ammonio quatemario ne definiscono l'impiego e dipendono dal tipo e dal numero di radicali alchilici e arilici presenti nella molecola. I più impiegati a livello industriale sono il benzalconio cloruro (sapocitrosil, detergil) ed il cloruro di dimetildidecilammonio, fanno parte di questo gruppo anche il benzoxonio (bactofen) e la cetrimide. Caratteristiche • come tensioattivi cationici possiedono le seguenti proprietà: - riducono la tensione superficiale nel punto d'assorbimento; - sono prontamente attratti e rapidamente assorbiti su superfici che abbiano carica elettrica negativa (lana, vetro, proteine, batteri, ecc...); - formano aggregati ionici o micelle con concomitanti variazioni nella conducibilità elettrica, tensione superficiale e solubilità. • come disinfettanti possiedono le seguenti proprietà antimicrobiche: - effetto denaturante, complessante e precipitante sulle proteine; - effetti sulle reazioni metaboliche, con particolare azione sulla respirazione aerobica e anaerobica del glucosio in vari batteri e sull'ossidazione del lattato in alcuni batteri; - effetti sulla permeabilità cellulare (citolisi e perdita di fosforo; danno di membrana e perdita di potassio); - effetto sull'enzima che mantiene dinamica la membrana citoplasmatica; - interazione con l'intera cellula microbica; - effetto collassante sulla forza motrice protonica attraverso cortocircuitazioni della membrana citoplasmatica (flusso inverso di protoni attraverso la membrana stessa); • queste caratteristiche li rendono adatti alla formulazione di prodotti ad attività detergente e disinfettante combinata (c.d. sanificanti), l’elevato potere schiumogeno ne ostacola il risciacquo; • a basse concentrazioni presentano un'azione batteriostatica ed una inibizione della crescita delle alghe e dei micobatteri e l’ inibizione del fenomeno della escrescenza delle spore; • a medie concentrazioni presentano un'azione battericida, alghicida, fungicida e un'azione di rilievo verso i virus lipofilici; • ad elevate concentrazioni nessuna azione sporicida, micobattericida; nessuna azione verso i virus idrofilici; • attivi sui G + e muffe, poco nei confronti dei G – (soluzioni di composti d'ammonio quaternario troppo diluite o non recenti possono favorire la crescita di batteri Gram-); mediamente sui virus e nulli sulle spore, i micobatteri e lo Pseudomonas aeruginosa; 26
• contro i G + sono più efficaci a 120-130 ppm in ambiente alcalino; • alcuni psicrofili (ad esempio, nelle vasche di raffreddamento del latte crudo alla stalla) possono manifestare una certa resistenza ai composti d'ammonio quaternario; • manifestano la loro attività sia in ambiente acido che alcalino, con maggiore attività in soluzioni alcaline; • la concentrazione d'uso dipende dalla specifica struttura chimica di ogni composto, l’efficacia aumenta con l’aumentare della lunghezza della catena ( > C12-14); • in generale tali prodotti si dimostrano più attivi in soluzione alcoolica che in soluzione acquosa Compatibilità • sono molto compatibili con quasi tutti i materiali (acciaio inox, metalli leggeri, ferro, ceramica); • vengono inattivati dalle acque dure, dai residui organici, dalla cellulosa e dalla gomma; • i quaternari sono incompatibili con i tensioattivi anionici; quando vengono miscelati con questi ultimi essi diventano inefficaci; • non miscelare mai i composti d’ammonio quaternario con i normali detergenti; • per aumentare l’efficienza dei quaternari, si possono aggiungere dei sequestranti quali l’EDTA, fosfati o fosfonati e tensioattivi compatibili (non ionici). In commercio esistono formulati che contengono questi componenti che hanno un’azione sinergica con il disinfettante aumentandone l’efficienza (Lysoform o simili). Stabilità e sicurezza I quaternari sono inodori, incolori e insapori. Si prestano per il loro uso in ambienti interni quali mense e cucine. Non essendo percepiti dal punto di vista organolettico e non essendo facilmente degradabili, essi possono venire a contatto con gli alimenti se non perfettamente risciacquati. Essendo stabili nel tempo, i quaternari quando vengono applicati su una superficie senza risciacquarli vi rimangono a lungo, in questo caso potrebbero dare origine a fenomeni di resistenza batterica. Per questo motivo è bene risciacquare a fondo la superficie trattata oppure alternare questo disinfettante con l’ipoclorito o altri prodotti disponibili. Modalità e concentrazioni d’uso Esistono sul mercato due famiglie di prodotti disinfettanti a base di quaternari: formulati per prodotti di largo consumo che contengono 1,5-2,5% di principio attivo e soluzioni al 10%. L’uso di un formulato rispetto alla materia prima al 10% è preferibile perché contiene altri composti quali i tensioattivi (bagnano meglio le superfici) e i sequestranti (tolgono ai batteri i metalli in tracce, il ferro per esempio, che questi utilizzano per costruire le cellule) aumentando l’efficienza del disinfettante. Tempo di contatto: 1-15’ a seconda della concentrazione del principio attivo. In quanto schiumogeni non possono essere usati con apparecchi a pressione ed in quanto molto adesivi, soprattutto per le superfici dure (tendono a lasciare film), occorre prestare grande cura nel risciacquo. Questa caratteristica può essere favorevolmente sfruttata sulle superfici non a contatto con gli alimenti ove tale attività residuale fa da protezione nei confronti di contaminazioni accidentali.
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Microbicida ad alta concentrazione Batteriostatica a bassa concentrazione (< 300 ppm) Adsorbimento sulle pareti cellulari dopo penetrazione nella cellula Meccanismo d’azione Interferenza con l’attività metabolica Alcalino ottimale con diminuzione dell’efficacia all’aumentare pH dell’acidità Proprietà detergenti (difficoltà del risciacquo) ma diminuisce il n° Sostanze organiche di molecole attive sui microrganismi Temperatura Non influisce significativamente, efficaci fino a 100°C Concentrazione d’uso > 300 ppm optimum 1000 ppm 15 minuti - 300 ppm Tempo 2 minuti - 500 ppm 1 minuto - 1000 ppm Disattivanti Tensioattivi anionici Attività
Alcoli Hanno un discreto potere disinfettante se usati per immersione, mentre risultano completamente inattivi per strofinamento a causa della loro alta volatilità. Si usano prevalentemente per la disinfezione delle mani; le attrezzature smontate possono essere disinfettate spruzzando le parti durante le operazioni di montaggio. L’alcol viene applicato in diverse maniere, la più semplice è un piccolo erogatore spray. Un pezzo di garza o di cotone imbevuto d’alcol può essere usato per le superfici come tavoli o tappi, oppure gli strumenti possono essere immersi in alcol finché non vengono usati. Caratteristiche: • agiscono distruggendo le membrane cellulari in seguito a estrazione dei lipidi, nonché denaturando le proteine microbiche e disidratando la cellula microbica; • quando l’alcool si trova in forma idrata viene rapidamente assorbito e penetra all’interno della cellula; viceversa l’alcool puro tende a richiamare acqua sulla superficie cellulare e a produrre fenomeni coagulativi nella membrana citoplasmatica, che proteggono parzialmente le cellule batteriche dal disinfettante; • le miscele in cui l’alcool ha concentrazioni inferiori al 59% in peso hanno scarsa efficacia disinfettante; • dotati di elevato potere detergente e solvente; • spettro d’azione: Gram pos: +++, Gram neg: +++, Micobatteri: +-, Miceti: ++, Virus liofili: ++, Virus non liofili: +-, Spore: - ; • uccidono le forme vegetative entro 1 minuto, ma poiché alcuni organismi necessitano di più tempo è meglio immergere l’attrezzatura per almeno 10 minuti; per i virus occorrono 30-60 minuti; • sono poco efficaci sui microrganismi essiccati su superfici; • poco costosi; Compatibilità • la presenza di materiale organico riduce l’attività dell’alcool; • danneggiano la gomma e alcune plastiche dopo uso continuo e ripetuto; 28
• alcune plastiche, come l’HDPE, sono resistenti all’alcool, così come i metalli e il vetro; • evaporano con rapidità; Stabilità e sicurezza • poiché sono infiammabili è altamente sconsigliabile l’accumulo di quantitativi eccessivi; • agiscono a temperatura ambiente. Gli alcoli più facilmente disponibili sono il metilico, l’etilico e l’isopropilico. Modalità e concentrazioni d’uso Alcol Isopropilico, az. antimicrobica più spiccata rispetto all’etilico, concentrato al 70% è un eccellente ed economica scelta per le superfici di lavoro, la strumentazione e le mani. Alcool Etilico, puro è un liquido incolore, volatile, altamente infiammabile, che forma con l’acqua una miscela costituita dal 95,57% in peso di alcool e dal 4,43% da acqua. Le miscele al 70% in peso di alcool sono quelle che espletano la maggiore attività germicida. La rapidità dell’azione (pur se incompleta) e la velocità di evaporazione rendono l’alcool etilico puro adatto come veicolo per la preparazione di soluzioni composte di disinfettanti. Associato a Clorexidina, iodio e derivati, ne aumenta notevolmente l’attività e la capacità di penetrazione. E’ piuttosto costoso a causa delle tasse; è volatile quindi non è necessario risciacquare; possiede anche azione pulente. La F.U. Italiana indica come alcool un distillato il cui residuo di acqua non sia superiore al 7,7% in peso (= 5% in volume). L’alcool denaturato può essere usato solo come solvente e detergente. Alcool Metilico, non è molto efficace se paragonato ai precedenti e questo, combinato alla sua tossicità, ne limita notevolmente l’utilizzo Alcol Feniletilico, possiede una maggiore efficacia sui G -.
Tensioattivi anfoteri Questi prodotti appartengono al gruppo dei tensioattivi (surfactants) anfoliti, nella molecola hanno, accanto a una parte lipofila, gruppi idrofili acidi e alcalini che conferiscono loro le caratteristiche dei composti sia cationici sia anionici, cioè associano nella stessa molecola le proprietà detergenti dei composti anionici con le proprietà microbicide dei composti cationici. Caratteristiche • l'attività microbicida rimane virtualmente costante in un ampio «range» di pH, tuttavia gli anfoliti hanno maggior efficacia antimicrobica al di sotto del relativo punto isoelettrico, pertanto ogni anfolita dovrà essere preferibilmente usato a valori di pH inferiori al suo punto isoelettrico (ad esempio: un anfolita che abbia come punto isoelettrico 8,5 dovrà essere utilizzato a valori di pH inferiori a 8,5); • l’azione antimicrobica è legata principalmente alla distruzione della parete cellulare; • sono meno inattivati dalla presenza di proteine nel substrato rispetto ai composti d'ammonio quaternario; • ampio spettro d’azione: G +, G -, miceti; meno efficaci sui micobatteri (60’ con sol 1%), alla concentrazione del 5% ed a circa 60° C possiedono anche una significativa azione sporicida; • più effetto detergente e meno schiumogeno; • effetto deodorante.
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Compatibilità • non sono inattivati da sporcizia di natura proteica; • non manifestano azione corrosiva nei confronti dei materiali comunemente impiegati; • incompatibili con i tensioattivi anionici. Modalità e concentrazioni d’uso • la loro azione si realizza in circa 10 minuti e persiste per ore; • un buon risciacquo elimina completamente i residui di tali composti;
Composti« Tego» Il loro impiego è molto diffuso nei paesi anglo-americani. Si tratta di saponi anfolitici (anfotensidi), cioè di aminoacidi ad alto peso molecolare. Questi composti hanno trovato vasto impiego come disinfettanti sia nell'industria alimentare che negli allevamenti zootecnici, sia nelle disinfezioni ambientali che in quelle «a ciclo chiuso». Caratteristiche • azione ad ampio spettro, poiché, già a basse concentrazioni, inattivano Gram + e Gram-, miceti e virus (particolarmente quelli a grande e media molecola forniti di envelope), non sono attivi contro le spore batteriche, i micobatteri mostrano una moderata sensibilità ; • dotati di spiccata adesività alle superfici trattate, di eccellente potere «bagnante» ed emulgente, di effetto deodorante pur essendo di per sé inodori, di una buona penetrazione; Compatibilità • la presenza di materiale organico o di sudiciume nel substrato non compromette la loro attività, non mostrano aggressività nei confronti dei materiali trattati. Modalità e concentrazioni d’uso • la concentrazione comune d'uso è l'l %; • la temperatura di trattamento è da ritenersi sui 50-60°C per tempi di esposizione relativamente brevi (5-10"), a temperature inferiori il composto mantiene buona efficienza, ma per tempi d'esposizione più lunghi; • dopo il trattamento è necessario un buon risciacquo per eliminare il film residuale del tensioattivo.
Acidi e Basi Acido Acetico: è disponibile in drogheria come aceto bianco distillato, ad una concentrazione standard del 5%. Acido Salicilico: usato per la conservazione degli alimenti. Acido Lattico: azione disinfettante sulle forme vegetative. Può essere impiegato nelle sterilizzacoltelli, in soluzione al 2% a 45°C oppure al 5% a 20°C, come metodo equivalente alla disinfezione con acqua a 82°C. Acido muriatico: Caratteristiche • la soluzione di acido è molto efficiente nella rimozione di depositi calcarei dovuti al ristagno o al gocciolamento di acqua.
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Modalità e concentrazioni d’uso • disponibile sul mercato in soluzioni comprese tra il 5 e il 10%; • leggere la concentrazione sull’etichetta; per legge, questa deve sempre essere dichiarata; • per l’applicazione diluire in soluzione all’1% (non usare acqua calda) e applicare alle superfici da disinfettare. Risciacquare abbondantemente con acqua alcuni minuti dopo l’applicazione. Compatibilità • l’acido muriatico è altamente corrosivo nei confronti dei metalli; evitarne il contatto prolungato. Norme di sicurezza: la soluzione di acido muriatico concentrato sviluppa gas irritanti; evitare di respirarli direttamente. E’ corrosivo; evitare il contatto diretto con gli occhi o la pelle. Durante la preparazione della soluzione, non versare mai l’acqua sull’acido ma il contrario; l’acido nell’acqua. In caso di contatto, risciacquare immediatamente e abbondantemente con acqua e contattare il medico. Manipolare le soluzioni indossando guanti di gomme e occhiali di sicurezza. Non miscelare mai l’acido muriatico con l’ipoclorito (candeggina); si sviluppano gas tossici. Acido solforico e acidi minerali in genere: questi acidi (acido solforico, nitrico, cloridrico, fosforico, ecc...) possiedono una buona attività battericida nei confronti di molti microrganismi (eccetto i micobatteri). L'associazione acidi-alcoli è sporicida. Gli acidi sono caustici nei confronti dei tessuti e aggressivi nei confronti di molti materiali. L'acido fosforico si presenta denso e fortemente igroscopico. Norme di sicurezza: nelle operazioni di diluizione bisogna evitare di versare acqua nell'acido, poiché possono verificarsi violente reazioni fortemente esotermiche. Il fenomeno non avviene quando si versa gradualmente l'acido nell'acqua. La miscela di Laplace viene ottenuta mescolando, in parti uguali, acido fenico grezzo e acido solforico. Tale miscela può essere poi diluita per l'impiego (5%) solamente quando è completamente fredda. La miscela di Laplace, più attiva delle soluzioni di fenolo grezzo, è indicata nelle disinfezioni dei ricoveri animali, ma è controindicata nelle disinfezioni dei laboratori o industrie alimentari, poiché emana uno sgradevole odore di fenolo. Idrossido di Sodio Comunemente conosciuto come soda caustica (NaOH), in soluzione ha la capacità di sciogliere lo sporco grasso trasformandolo in sapone facilmente risciacquabile (saponificazione); l’aggiunta alla soluzione di uno spruzzo di detersivo per lavare i piatti a mano ne aumenta l’efficienza. L’idrossido di sodio, e a volte l’idrossido di potassio (KOH), è l’additivo caustico della maggior parte dei detergenti per i lavori pesanti, come i forni o le fognature. Modalità e concentrazioni d’uso • la soluzione di soda caustica preparata con acqua ad almeno 60 °C è estremamente efficiente come antibatterico, va diluita all’1-2% (max 5%); • se si aggiunge latte di calce al 5% si ottiene il duplice vantaggio di potenziarne l’azione disinfettante e di rendere visibile, per colorazione, il trattamento eseguito; • per la preparazione di una soluzione a base di soda caustica si consiglia di procedere come segue: in un secchio contenente mezzo litro di acqua fredda aggiungere mezzo bicchiere di soda caustica in gocce o in soluzione e un cucchiaio da cucina di detergente liquido per piatti. 31
Agitare la soluzione fino a completa dissoluzione dei componenti, aggiungere 4 o 5 litri di acqua bollente e applicare sulle superfici da pulire e disinfettare con spugne, stracci o scope. Lasciare agire per circa mezz’ora e risciacquare abbondantemente con acqua; • rinnovare la soluzione nel secchio ad ogni applicazione; nel caso la si volesse conservare per una applicazione successiva, proteggerla dal contatto diretto con l’aria per mezzo di un coperchio o di un foglio di plastica; • un detergente da forno è un buon sostituto per tutte le pulizie che necessitano soda, ad esempio: per una pentola con il fondo bruciato la soluzione più semplice è quella di applicare uno spray per la pulizia del forno e lasciarlo agire, dopo che la parte bruciata è stata rimossa, è importante sciacquare a fondo ogni residuo di detergente. Dato che il prodotto è caustico, sciacquate con aceto (un acido debole) per neutralizzare ogni piccolo residuo, fatto ciò, potete tranquillamente pulire con un detergente e sciacquare per togliere ogni residuo di aceto. L’uso dell’aceto non è strettamente necessario, dipende dalla grandezza della bruciatura e dalla quantità di detergente caustico impiegato. Compatibilità • la soda è molto corrosiva nei confronti dell’alluminio e dell’ottone. Il rame in genere è resistente, mentre l’acciaio inossidabile è corroso solo da soluzioni bollenti di soda (sconsigliato). Soluzioni forti non tamponate di NaOH non dovrebbero essere usate per pulire l’alluminio, dato che il forte pH scioglie la patina protettiva di ossidi; • la soda caustica reagisce con l’anidride carbonica atmosferica neutralizzandosi e quando viene applicata sulle superfici in sottile velo di soluzione acquosa, il contatto con l’aria ne abbassa rapidamente il pH facendo perdere alla soluzione le sue proprietà e, dopo circa un’ora, potrebbe non essere più in grado di svolgere il compito di disinfezione. Norme di sicurezza: La soda caustica è classificata come corrosiva. Durante la preparazione della soluzione e l’applicazione indossare guanti di plastica e occhiali di sicurezza. In caso di contatto con gli occhi e la pelle, risciacquare abbondantemente con acqua e consultare il medico. Durante la preparazione della soluzione versare prima l’acqua e poi la soda; mai il contrario. L’aceto è efficace per neutralizzare l’idrossido di sodio che viene a contatto con la pelle, ma se la soda arriva sino ai vostri occhi può causare bruciature serie o addirittura cecità.
Aldeidi Agiscono provocando l’alchilazione dei gruppi polari delle proteine (denaturazione). Il rappresentante più importante è la formaldeide. Era largamente utilizzata (in forma gassosa per gli ambienti chiusi o in sol. acquosa al 35%) per il vantaggioso rapporto costo/beneficio e per l’ampio spettro: azione battericida, fungicida e sporicida. L’azione disinfettante allo stato gassoso è fortemente ostacolata dalla presenza di materiale organico. In questi ultimi anni è meno usata per l’azione caustica su cute e mucose, per la permanenza di residui nell’ambiente e per la sospetta cancerogenicità. Lo stato gassoso è ottenuto usando formelle a lenta autocombustione oppure miscelando permanganato di potassio e formolo in grandi recipienti (la reazione chimica genera spruzzi e schiumosità). Per ogni m3 di ambiente confinato si usano: potassio 20 g, formolo 30 ml, acqua fredda 20 ml. In primo luogo si immette nel recipiente il permanganato, poi il formolo diluito con acqua. Se è stata rispettata tale successione di manualità, all'operatore rimane il tempo sufficiente
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per uscire dal locale, prima che si liberi il gas di formaldeide. Per un'azione efficace si richiedono tempi d'esposizione prolungati. La soluzione acquosa al 40% prende il nome di formalina e viene usata solitamente diluita in acqua al 2,5%. Ha una spiccata azione battericida, sporicida, virulicida e fungicida, ma per tempi molto prolungati di contatto. In associazione con alcool è ritenuta un ottimo agente contro i micobatteri. Purtroppo già a basse concentrazioni è irritante per le mucose (congiuntivali e respiratorie), mentre a concentrazioni più elevate è caustica e tossica. Un potere disinfettante maggiore della formalina e privo degli spiacevoli effetti collaterali è posseduto dalle sue soluzioni saponose (lisoformio). La soluzione saponosa, da usarsi al 2,5%, è ottenibile sciogliendo g. 50 di sapone di potassa in 1 l d'acqua e aggiungendo g. 20 di formalina. Se del caso, per neutralizzare l'azione irritante o caustica della formalina, si può ricorrere all'ammoniaca. La reazione chimica dà origine alla esametilentetramina (urotropina). La glutaraldeide si trova solitamente in commercio sotto forma di liquido color ambra, a pH acido. Tale dialdeide possiede un ampio spettro e un'elevata rapidità di azione. Una soluzione opportunamente alcalinizzata di glutaraldeide distrugge i batteri vegetativi, comprese le specie più resistenti, nel giro di l', la maggior parte dei virus in l0', le spore batteriche in 3 ore. Allo 0,5% manifesta un'eccellente attività contro la crescita di miceti, lieviti e spore di muffe. Per effetti letali antimicrobici essa viene usata in soluzione alcalinizzata al 2%. La glutaraldeide ha un'attività microbica e sporicida superiore alla formaldeide (è tra i più efficaci agenti contro i micobatteri) col vantaggio di esser molto meno tossica, pur potendo provocare, in taluni casi, dermatiti da contatto. Mantiene la sua spiccata attività anche in presenza di elevate quantità di materiali organici nel substrato; non possiede attività corrosive nei confronti dei metalli, gomma, vetro, ecc; è stabile alla luce ed al calore. Il grado di attività antimicrobica della glutaraldeide dipende molto dal pH della soluzione, è elevato a pH alcalino ma trascurabile a pH acido. L'optimum di attività microbicida si manifesta a pH 7,5-8,5. L'aumento di temperatura della soluzione esalta l'attività microbicida della glutaraldeide. Le forme polimeriche della dialdeide vengono liberate e quindi attivate in soluzione alcalina a temperatura ambiente o in soluzione acida molto calda. Tuttavia le soluzioni alcaline sono molto meno stabili di quelle acide, proprio a causa delle reazioni di polimerizzazione, che avvengono a valori di pH più elevati, con una corrispondente perdita di attività antimicrobica. Le consistenti diminuzioni dell'attività antimicrobica (ad esempio nei confronti delle spore batteriche) della glutaraldeide attivata e mantenuta in deposito per un certo tempo, vengono direttamente correlate con la diminuzione della concentrazione di aldeide libera. Per l'uso pratico la glutaraldeide è disponibile acida in soluzione al 2%, cui viene aggiunto, prima dell'uso, un “attivante” per elevare il pH a circa 8. Tale soluzione è efficace al massimo per 14 giorni dalla data di “attivazione”, dopodiché deve essere scartata a causa della sua ormai marcata perdita di attività antimicrobica. Recentemente sono state prodotte glutaraldeidi più moderne e più stabili associate a “potenziatori d'attività» per pH inferiori. Tali "potenziatori» in genere sono quaternari di ammonio o anfoteri che danno origine ai disinfettanti sinergici largamente utilizzati in situazioni ad elevato rischio igienico (presidi medico-chirurgici).
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Composti fenolici A questa famiglia appartengono numerosi disinfettanti (fenoli, cresoli e xilenoli) che si ottengono per distillazione del carbonfossile o, più recentemente, per sintesi chimica. Da diversi anni il fenolo (sinonimi: acido carbolico, acido fenico) è quasi completamente decaduto negli impieghi pratici della disinfezione. Nel passato il fenolo grezzo (miscela naturale di cresoli e fenoli) veniva comunemente impiegato alla concentrazione del 3-5% ed a caldo. Altrettanto comunemente veniva impiegata la “miscela di Laplace”, ottenuta mescolando lentamente acido fenico grezzo e acido solforico in parti uguali. Il composto, diluibile solo quando completamente freddo, veniva utilizzato alla concentrazione del 5% con un'attività antimicrobica molto superiore al fenolo grezzo. Il cresolo (o cresolina) è probabilmente il prodotto più facilmente reperibile sul mercato. Data la sua affinità con i grassi, è particolarmente efficace nella penetrazione dello sporco organico. I disinfettanti catramosi sono divisibili in due gruppi, entrambi addizionati con saponi provenienti da olii vegetali o resine: l) preparati contenenti i derivati fenolici a basso peso molecolare (isomeri del cresolo e dello xilenolo); 2) preparati contenenti, in aggiunta ai costituenti fenolici, proporzioni variabili di idrocarburi catramosi e di olii neutri. Il 1° gruppo è definito «solubile», il 2° « emulsionabile ». Sotto il profilo organolettico, e a bassa concentrazione, i disinfettanti solubili formano in acqua soluzioni chiare mentre gli «emulsionabili» formano in acqua torbidità lattiginose. La sua azione si esplica reagendo con le proteine denaturandole. Caratteristiche • il cresolo si presenta come un liquido scuro oleoso all’apparenza. E’ composto dal 50% di oli aromatici e cresoli; questi ultimi sono la sostanza attiva e sono presenti in concentrazione compresa tra il 17 e il 18%. Il resto è costituito da acqua e tensioattivi (detergenti) che hanno il compito di disperdere la parte attiva nell’acqua di diluizione; • il cresolo puro è una sostanza oleosa insolubile in acqua. Compatibilità • in genere, questi composti, non danno problemi di compatibilità con altre sostanze. • il prodotto non deve mai venire a contatto con gli alimenti e l’acqua potabile. Stabilità e sicurezza • a causa di alcuni problemi di sicurezza, il cattivo odore persistente e la tendenza a macchiare le superfici, questi prodotti non devono essere utilizzati per la disinfezione degli interni. E' preferibile utilizzarli per la disinfezione di muri esterni e cortili, luoghi in cui viene depositata l’immondizia, tubature fognarie e tombini, ecc.; • questi prodotti sono tossici; seguire attentamente le raccomandazioni d’uso riportate sull’etichetta. Modalità e concentrazioni d’uso • il prodotto disponibile sul mercato viene usato in soluzione acquosa al 5% (mezzo litro di prodotto in 10 litri di acqua), sulle superfici piane, la soluzione può essere distribuita con un annaffiatoio, una spugna o uno spazzolone. Sulle pareti o attrezzi è consigliabile distribuirlo con una pompa irroratrice; 34
• i piccoli oggetti si possono disinfettare per immersione dopo aver preparato la soluzione in un catino o in una bacinella; • essendo insolubile in acqua, questo prodotto, quando diluito, forma una emulsione di olio in acqua (piccole gocce oleose sospese in acqua). Pertanto, l’aspetto della soluzione durante l’uso, sarà di un liquido biancastro, lattiginoso.
Biguanidi Clorexidina: è il principale rappresentante, questa distrugge G + e G – (compresa P. aeruginosa) ma è inefficace sui micobatteri e sulle spore. Agisce disorganizzando la struttura della membrana citoplasmatica. E’ attiva anche in presenza di proteine sieriche. Si utilizza in soluzione allo 0,1% su pareti, pavimenti, mobili, ecc. e allo 0,5-1% sulla cute. Picloxidina: usata in combinazione con l’ammonio quaternario sulle superfici. Idrocloruro di poliesametilene (PHMB): usato nelle piscine.
LIVELLI DELL’AZIONE GERMICIDA DEI DISINFETTANTI livello alto intermedio basso
forme vegetative + + +
bacillo tubercolare + + -
forme sporigene + -
esempi: DISINFETTANTE glutaraldeide formaldeide + alcool iodofori iodio + alcool composti del cloro composti ammonio quaternario
CONCENTRAZIONE 2% 8% + 70% 30 - 50 mg/l 0,5% + 70% 0,1 - 0,5% 0,1 - 0,2%
LIVELLO alto alto intermedio intermedio intermedio basso
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DISINFETTANTI A CONFRONTO Vapore ottimo ottimo buono
Cloro buono buono buono
Iodofori buono buono sufficiente
Quaternari buono scarso scarso
Acidi/basi buono buono suff./scarso
ottimo
buono
buono
scarso
scarso
Sensibili su acque dure
no
no
leggermente
Corrosivi Irritanti Sensibili ai mat. organici
no si
si si quasi sempre
leggermente si
alcuni si, altri no no no
talvolta
sì
talvolta
amido, argento
saponi, legno, gomma, cellulosa, nylon
tensioattvi cationici e detergenti alcalini
scompare lentamente
stabili
stabili
molto instabili
stabili
stabili
si semplice
si difficile
si difficile
Attivi su G Attivi su G + Attivi su spore Attivi su batteriofagi (pericolosi per l’integrità funzionale dei fermenti lattici)
Incompatibili con:
no materiali sensibili alle alte T
fenoli, amine, metalli
leggermente leggermente si
Lascia residui attivi Test per residui attivi Tolleranza massima USDA e FDA
no inutile
scompare rapidamente instabile, alcuni composti stabili no semplice
-
200 ppm
25 ppm
200 ppm
200-400 ppm
Costo
costoso
molto economico
economico
costoso
costoso
Stabilità
-
Stabilità alte T (> 66°C)
-
PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI DISINFETTANTI Acqua Cloro Iodio-iodofori Fenoli Ossidanti Sali quaternari Aldeidi
SI NO NO SI NO NO
Industrie alimentari SI SI NO NO SI NO
Disinfezione ospedaliera SI SI SI NO NO SI
Disinfezione uso esterno SI SI SI SI SI NO
COMBINAZIONE DETERGENTI DISINFETTANTI 37
DETERGENTI Alcali inorganici Acidi inorganici Tensioattivi anionici Tensioattivi non ionici
DISINFETTANTI Ipocloriti Composti clorogeni Quaternari Tensioattivi non ionici Iodofori Composti clorogeni Quaternari Iodofori
INCOMPATIBILITA’ DISINFETTANTI-MATERIALI DISINFETTANTI cloro iodofori quaternari d’ammonio composti ossidanti
MATERIALI ferro alluminio-rame-ottone-ferro cellulosa-nylon-legno-gomma -materiali porosi alluminio-rame-ottone
Il problema dei residui Occorre considerare il differente grado di persistenza delle sostanze attive: massimo per i quaternari, medio negli iodofori e virtualmente assente nel caso dell’acqua ossigenata. I problemi tossicologici posti dai residui dei disinfettanti sono quasi trascurabili ad eccezione di quelli legati all’eccessivo passaggio di iodio dalle superfici agli alimenti. Di grande importanza sono quelli per le trasformazioni alimentari fondate sull’impiego di batteri lattici (caseari, insaccati,...) e quelli di tipo organolettico. E’quindi fondamentale un accurato risciacquo degli impianti dopo la disinfezione al fine di ridurre al minimo il rischio di permanenza di residui. I rischi maggiori in tal senso si possono avere negli impianti C.I.P. ove può residuare principio attivo con un coefficiente di rischio variabile da un principio attivo all’altro. Alcuni disinfettanti si caratterizzano per un elevato margine di sicurezza: la concentrazione di cloroattivi e di iodofori in grado di inibire i fermenti lattici e di causare problemi organolettici è significativamente diversa dalla concentrazione di impiego del disinfettante a significare che potranno comparire effetti indesiderati solo se la superficie non è stata assolutamente risciacquata. Nel caso di altri disinfettanti basta invece un residuo modesto di principio attivo per causare modificazioni indesiderate: questo fenomeno è massimo per i sali quaternari e, in misura minore, per l’acido peracetico.
Il problema della corrosione La corrosione risulta essere un fenomeno multifattoriale legato ad alcune variabili. In linea generale il rischio di comparsa della corrosione aumenta con l’aumentare della temperatura e della durata di applicazione, l’aumento del potere ossidante diminuisce il rischio di corrosione generale ed aggrava quello di corrosione localizzata (microfori, punture); il pH ed il tenore di ioni cloro, influenzando il potenziale elettrochimico, orientano il fenomeno corrosivo verso manifestazioni generali o localizzate. 38
La candeggina contiene un equilibrio acquoso di cloro, cloruri e ipocloriti. Queste specie chimiche contribuiscono tutte al potere detergente e battericida della candeggina, ma sono anche corrosivi nei confronti di diversi metalli usati nell’attrezzatura. Se la candeggina deve essere usata su una superficie metallica occorre minimizzare il tempo di contatto e sciacquare la superficie per non continuare la corrosione. Il rame è sensibile all’ossidazione. Gli agenti ossidanti, come candeggina e acqua ossigenata, causeranno l’oscuramento di rame e bronzo, a causa degli ossidi; questi ossidi si scrosteranno ed esporranno il metallo ad una nuova corrosione. Anche l’alluminio è attaccato dalle soluzioni caustiche e gli ossidi si discioglieranno nella soluzione. Come nell’alluminio, l’inibitore della corrosione delle pentole di acciaio inossidabile è lo strato di ossidi che protegge la superficie. Le leghe della serie del 300 sono molto resistenti alla corrosione della maggior parte degli elementi chimici. Sfortunatamente, il cloro è uno dei pochi elementi a cui non sono resistenti. Il cloro della candeggina destabilizza lo strato protettivo di ossidi e crea dei punti sensibili alla corrosione. Questo tipo di attacco è generalmente conosciuto come “crevice” o “pitting corrosion”. Su scala microscopica, un graffio o una piccolissima crepa può essere un’area dove la superficie ossidata può essere destabilizzata dal cloro. I cloruri possono combinarsi con l’ossigeno, sia nell’acqua che sulla superficie dell’acciaio, per formare ioni di cloriti che rimuovono la protezione. Se la soluzione di candeggina non viene rimossa, la crepa diventa un sito piccolissimo ma molto attivo e l’acciaio circostante verrà corroso. Un altro modo in cui il cloro può corrodere l’acciaio è la concentrazione. Questo modo è molto simile a quello delle crepe descritto sopra. Lasciando che l’acqua clorinata evapori da una superficie d’acciaio, il cloro si concentra e destabilizza la superficie degli ossidi. Quando la superficie viene nuovamente bagnata, gli ossidi destabilizzati di staccano e creano un piccolissimo buco. Quando si asciuga ancora, quel buchetto molto probabilmente sarà l’ultimo punto a farlo causando un’altra concentrazione di cloro. Ad un certo punto, il buchetto diventerà profondo abbastanza per avere una corrosione tipo crepa e bucarsi definitivamente. Ecco poche semplici istruzioni da ricordare quando si usa il cloro con l’acciaio e gli altri metalli. 1) Non lasciare il metallo a contatto con l’acqua clorinata per troppo tempo (massimo poche ore) 2) Usare soluzioni tampone o inibitrici per diminuire la corrosione del metallo. Le soluzioni tampone o inibitrici contengono sali che mantengono un determinato pH o silicati che inibiscono la corrosione 3) Dal punto di vista pratico la disinfezione dell’acciaio inox può essere condotta senza evidenti problemi di corrosione con le usuali soluzioni a base di cloro, iodio e acido peracetico a condizione che la temperatura non superi i 30°C e la durata di applicazione sia limitata.
Il problema del depuratore Per quanto riguarda i donatori di cloro e gli iodofori la loro scelta non deve, al dosaggio applicato, inibire l’attività del depuratore biologico. Contrariamente, i composti contenenti i perossidi (ac. peracetico, acqua ossigenata) non danno inconvenienti poiché i residui provenienti dalle reazioni di degradazione (ac. acetico, acqua e ossigeno) non alterano l’attività depurativa. I detergenti determinano però seri inconvenienti agli impianti di depurazione: riduzione della sedimentazione primaria per l'azione disperdente esplicata, riduzione dell'ossidazione biologica per l'inibizione della nitrificazione, riduzione della attività dei fanghi attivi per la distruzione dei protozoi, aumento della schiuma; per questi motivi è opportuno, nell'uso di notevoli quantità di tali prodotti, evitarne l'immissione in impianti di depurazione, specie se di tipo aerobio.
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PROTOCOLLO DI SANIFICAZIONE DEI LOCALI Per superfici aperte s’intendono tutte quelle superfici che necessitano di similari tecniche di pulizia e analoghi comportamenti igienici in quanto sono tutte raggiungibili direttamente con soluzioni acquose e ben visibili per gli operatori. Le operazioni di detersione e disinfezione vanno eseguite separatamente. 1. le operazioni di pulizia devono iniziare subito dopo la fine delle lavorazioni per evitare l’essiccamento di residui sulle superfici 2. asportazione meccanica dei residui più grossolani 3. primo risciacquo con acqua calda per eliminare i residui più solubili (grassi bassofondenti) 4. detersione 5. secondo risciacquo con acqua 6. disinfezione 7. risciacquo, quando necessario, con acqua a temperatura di rubinetto. Ricorda che: • la diluizione va fatta secondo le istruzioni del produttore, perché risparmiare sul disinfettante può permettere la sopravvivenza di batteri a livelli pericolosi, così come eccedere con il principio attivo non ne migliora l'efficacia e costa di più; • il disinfettante va fatto agire per il tempo di contatto necessario, un tempo troppo breve (per "fare prima") può rendere inefficace la disinfezione; • si consiglia di alternare ogni 6 mesi il tipo di disinfettante, evita la selezione di batteri resistenti; • dopo l'applicazione del disinfettante occorre asportarne i residui con un risciacquo finale; • se la ventilazione, la temperatura e le caratteristiche dei materiali non permettono una rapida asciugatura spontanea, occorre procedere all'asciugatura delle superfici stesse per evitare la moltiplicazione batterica favorita dall'ambiente umido; • le spore batteriche sono le forme biologiche più resistenti quindi è preferibile usare i prodotti a base di cloro; • per una corretta esecuzione delle diverse operazioni occorre rispettare la sequenza logica che prevede la pulizia dall’alto al basso terminando con i pavimenti; • prima di iniziare le operazioni è necessario rimuovere dai locali le sostanze alimentari e/o prodotti presenti; • l’utilizzo di getti d’acqua a forte pressione (macchina idropulitrice) per la pulizia di pozzetti e canalette di scarico, porta alla formazione di una sospensione in aerosol contenente microrganismi anche patogeni (es. Listeria spp.) che può ricadere sulle superfici di lavoro anche dopo alcune ore; • l'etichetta deve essere controllata scrupolosamente, verificando in particolare che siano riportate le seguenti diciture: □ Disinfettante, Presidio Medico Chirurgico □ N° di registrazione al Ministero della Sanità □ dicitura “da usarsi nell'industria alimentare “ □ dosi e tempi di utilizzo □ composizione, produttore, lotto e data di produzione □ avvertenze sulla sicurezza per l'uso
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Esempi di protocolli di sanificazione di particolari attrezzature Fattori da prendere in considerazione: ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾
Facilità d’ispezione Facilità di smontaggio Tipo di materiale Saldature, giunzioni, guarnizioni Organi in movimento Superfici a contatto con il prodotto Angoli non arrotondati
Ceppi in legno 1. Pulizia manuale grossolana dopo l’uso 2. Raschiamento con coltello e quindi con spazzola d’acciaio fino ad ottenere una superficie liscia ed omogenea 3. Disinfezione con un prodotto spray in soluzione alcoolica (tempo di contatto 10 minuti) 4. Raschiamento finale con spazzola d’acciaio per allontanare i residui di disinfettante o, in alternativa, breve risciacquo finale con torcioni di carta inumidita
Celle frigorifere Nella disinfezione rapida delle aree fredde di stoccaggio i disinfettanti clorattivi sono estremamente efficienti anche alla temperatura di 2 - 4°C
Armadio frigorifero in acciaio Procedura di pulizia ordinaria. Pulire accuratamente e con frequenza le superfici dell'armadio usando un panno umido strofinando unicamente nel senso della satinatura. Si possono usare acqua e detergente neutro. Risciacquare abbondantemente con acqua ed asciugare accuratamente. Attenzione: non usare nel modo più assoluto utensili o corpi che possono produrre incisioni con la conseguente formazione di ruggine. In caso di macchie di cibo e residui lavare con acqua calda prima che induriscano. Se i residui sono già induriti usare acqua e sapone o detergenti neutri, servendosi eventualmente di una spatola in plastica o di paglietta fine di acciaio inox. Risciacquare abbondantemente con acqua ed asciugare accuratamente. Attenzione: per evitare la corrosione, non usare assolutamente sostanze a base di cloro o a base di solventi acidi o corrosivi. Procedura di manutenzione generale: Prima di iniziare con le operazioni procedere come segue: •
portare l'interruttore generale nella posizione OFF
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• • • • • •
togliere la spina dalla presa e attendere che sia avvenuto il completo sbrinamento dell'armadio togliere le bacinelle di condensa e svuotarle con una aspirapolvere, un pennello o una spazzola non metallica pulire con cura il condensatore del gruppo refrigerante e l'evaporatore interno dopo aver tolto le protezioni pulire le superfici esterne ed interne con acqua e sapone o detergente neutro; un poco di aceto aggiunto all'acqua eliminerà eventuali cattivi odori. risciacquare abbondantemente con acqua e asciugare con cura. i frigoriferi a temperatura positiva sono provvisti di uno scarico nella parte inferiore del vano. verificare che il foro non sia ostruito ed eventualmente pulirlo.
Attenzione: La pulizia e la manutenzione dell'impianto refrigerante e della zona compressori richiede l'intervento di un tecnico specializzato e autorizzato, per questo motivo non può essere effettuato da personale non idoneo. Consigli utili per la manutenzione dell’acciaio inossidabile. Gli armadi frigoriferi sono costruiti in acciaio INX AISI 304. L’acciaio inossidabile ha un sottile strato di ossido che impedisce la formazione di ruggine. Ci sono sostanze o detergenti che possono distruggere o intaccare questo strato e dare così origine a corrosioni. Prima di usare qualsiasi prodotto detergente informatevi sempre presso il vostro fornitore di fiducia qual è il tipo più adatto di detergente neutro che non corrode l’acciaio. In caso di graffi sulle superfici è necessario levigarle con lana di acciaio inox finissima o spugnette abrasive di materiale sintetico fibroso strofinando nel senso della satinatura. Non usare mai pagliette di ferro e non lasciarle appoggiate sopra alle superfici in quanto i depositi ferrosi molto piccoli potrebbero rimanere sulle superfici e provocare formazione di ruggine per contaminazione e compromettere lo stato d'igiene.
Affettatrice 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13.
Spegnere la macchina e togliere la spina dalla presa Mettere sullo zero il controllo della lama Rimuovere il carrello allentando la manopola Rimuovere il retro della custodia della lama allentando la manopola Rimuovere la parte superiore della custodia della lama allentando la manopola al centro della lama Lavare energicamente i pezzi smontati con soluzione detergente e spazzola Risciacquare con acqua calda a 65°C per un minuto, togliere i pezzi dall’acqua con un gancio a forma di S Mettere ad asciugare su una superficie pulita Lavare la lama e la parte esterna della macchina con un panno inumidito di soluzione detergente Risciacquare con acqua calda e panno pulito Disinfezione della lama con un panno pulito e un disinfettante Rimontare i pezzi staccati Lasciare a zero il controllo della lama
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Tritacarne 1. spegnere la macchina e togliere la spina dalla presa 2. allentare l’anello sul tritacarne e la morsa di sicurezza 3. rimuovere il contenitore e la parte esterna del tritacarne e lavarli: togliere l’anello, rimuovere il piatto, togliere i residui alimentari, togliere le lame, togliere le viti del cilindro 4. lavare i pezzi nel lavandino dedicando particolare attenzione alle scanalature e alle filettature nel cilindro e nell’anello, usare una soluzione detergente calda, spazzola e pinza per ghiaccio N.B. non mettere le lame nel lavello 5. risciacquare con acqua calda a 65°C pulita per 1 minuto 6. lasciare asciugare su una superficie pulita 7. oliare le scanalature nell’anello e nel cilindro con olio per macchine 8. pulire l’esterno del tritacarne con soluzione detergente e panno pulito 9. risciacquare la parte esterna con acqua calda e panno pulito 10. asciugare
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DILUIZIONE Sia i detergenti sia i disinfettanti devono essere diluiti in acqua alla concentrazione indicata dal produttore. Qualsiasi prodotto presente in commercio riporta in etichetta la concentrazione del principio attivo, espressa in ppm (parti per milione) o mg/l (milligrammi per litro), oppure in % (percentuale) o g/dl (grammi per decilitro). In genere questi prodotti sono corredati di dosatori e di schede tecniche con le modalità di diluizione. A volte in etichetta sono riportate le modalità di diluizione riferite a un solo impiego, però alcune sostanze devono essere diluite in modo diverso a seconda dell'uso. Tipico è il caso della varechina che, a diversa diluizione, può essere utilizzata per il lavaggio delle verdure (20 ppm) o per la disinfezione delle superfici di lavoro (200 ppm). I sali quaternari di ammonio sono solitamente usati a concentrazioni di 800 - 1000 ppm (1 ml di principio attivo in ogni litro di acqua). Per preparare bene la soluzione si comincia col verificare la soluzione madre ovvero la concentrazione del principio attivo nel contenitore originale da usare (es. 5 g/dl equivale al 5% ed equivale a 5.000 ppm). Poi occorre sapere qual è la diluizione della soluzione di lavaggio o disinfettante (soluzione figlia) efficace per l’impiego a cui è destinata (es. 0,2 g/dl che equivale allo 0,2% che equivale a 200 ppm). A questo punto è facile, basta fare la divisione 0,2 (g/dl) / 5 (g/dl) = 0,04 dl di detergente o disinfettante schietti (pari a 0,4 cl che è pari a 4 ml) da aggiungere a ogni litro d’acqua per fare la soluzione. Più comodo sarà fare lo stesso tipo di ragionamento con i misurini dosatori, nel nostro esempio troveremo che il produttore consiglia di diluire un tappo misuratore (da 20 ml) in 5 litri d’acqua; se ho bisogno di meno acqua aggiungerò meno prodotto, ad esempio per fare dai 2 ai 3 litri di soluzione si userà un mezzo misurino scarso o abbondante. Ecco un po’ di matematica: se si deve preparare un secchio contenente 10 litri di una soluzione di varechina a una concentrazione di 200 ppm, partendo da un prodotto al 5% di principio attivo il calcolo sarà: 5:100=Y:1000 Y= 50 g/l 50 g/l = 50.000 mg/l o ppm 50.000 : 1000 = 200 : X X = 4 ml 4 x 10 = 40 ml
(quantità di ipoclorito in 1 litro) (equivalenza) (varechina da diluire in 1 litro di acqua) (varechina da diluire in 10 litri di acqua)
Una volta eseguito il calcolo è meglio standardizzare la procedura: usare sempre gli stessi quantitativi di acqua per la soluzione del detersivo o del disinfettante e sempre lo stesso dosatore (quello in dotazione col prodotto) oppure ricorrendo a recipienti di uso comune quali: bicchieri, cucchiai, siringhe o recipienti graduati. Oppure si segna una tacca su un bicchiere e lo si utilizza come dosatore, per piccole o piccolissime quantità si può ricorrere all'uso di un cucchiaio da cucina o di un cucchiaino che mediamente contengono rispettivamente 5 ml e 2,5 ml. Di seguito si riporta una tabella per il calcolo rapido della diluizione che potrà essere lasciata in copia al responsabile della sanificazione come memorandum.
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mg/1000
Soluzione
gr/100 (Ppm)
10 litri
1000ppm
1 bottiglia
soluzione d’uso
2 litri
1000 ml
200ppm
1 litro 1 bicchiere
soluzione d’uso
10 litri ½ bicchiere
CONCENTRAZIONI D’USO INDICATIVE DEI DISINFETTANTI PIU’ COMUNI
2 litri 1 bicchiere 200ml
1 litro
(%) 8 cucchiai 100ml
4 cucchiai 200ml
CONCENTRAZIONE D'USO
40ml
10.000
DISINFETTANTE
20ml
1
2½ bicchieri
½ bicchiere
½ bicchiere
4 cucchiai
¼ bicchiere
2 cucchiai
20ppm (ortaggi)
50ml
150-350 ppm
300-1000 ppm
acido peracetico
50%
70% (muffe)
65% (batteri)
250 ppm
alcool isopropilico
alcool etilico
acido acetico
(benzalcolnio cloruro ecc)
ammonio quaternario
ipoclorito di sodio
100ml
66,6 ml
1¼ bicchiere
500ml
20ml 33,3 ml
¼ bicchiere
250ml
100ml
10 ml 66 ml 5 cucchiai
50ml
1 bicchiere
20.000
¼ bicchiere 25 ml
8 cucchiai
200ml
2
13,3 ml
50ml
4 cucchiai
40ml
166 ml
200 ppm (attrezzature)
6,6 ml 2 cucchiai 8 cucchiai
20ml
33,3 ml
143 ml
(varechina, candeggina, amuchina)
1 cucchiaio 5 10 ml 40ml
16,6 ml
28,6 ml
333 ml
ml 8 ml
33,3 ml
14,3 ml
30.000
40.000 4 ml
6,6 ml 28 ml
3
4 50.000
3,3 ml 5,7 ml
25 ppm
5
60.000 2,8 ml
iodofori
6 70.000
7
5 cucchiai
25 ml
125 ml
1 cucchiaio 5
25 ml
111 ml
5 cucchiai
1cucchiaino ml
22,2 ml
12,5 ml
2,5 ml
11,1 ml
80.000
22 ml
8
4,4 ml
½ bicchiere
2,2 ml
4 cucchiai
90.000
2 cucchiai
9
4 cucchiai
100ml
4 ml
20ml
2 ml
10 ml
100.000
20ml
10
66 ml
2,6 ml
13,3 ml
1,3 ml
6,6 ml
150.000
13 ml
15
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Cause più comuni di un piano di sanificazione inadeguato CAUSA procedure improprie
acqua troppo calda (T≥60°C) acqua troppo fredda (T≤40°C) acqua troppo dura
EFFETTO rimangono residui organici che riducono l’efficacia dei disinfettanti coagulazione delle proteine incompleta rimozione dei grassi incrostazioni inorganiche
CONTROLLO AZ, CORRETTIVA visivo dello usare più attenzione sporco nell’applicare la procedura visivo visivo visivo
usare acqua a T adeguata o installare un sistema adatto usare acqua a T adeguata o installare un sistema adatto usare un detergente debolmente acido usare acqua dolce modificare pressione e direzione del getto
getto a pressione elevata e/o ortogonale agli attrezzi attrezzature non sanificabili
aerosols, disseminazione di microrganismi
visivo
disseminazione di microrganismi
utilizzare attrezzature idonee
intervalli troppo lunghi fra le pulizie
accumulo depositi inorganici ed organici (possibile biofilm) difficoltà di rimozione residui di sporco carica batterica abnormemente elevata residui di sporco carica batterica abnormemente elevata riduzione dell’efficacia
visivo test microbiologici visivo test microbiologici visivo test microbiologici visivo test microbiologici test microbiologici
adeguare
riduzione dell’efficacia selezione di ceppi resistenti
test microbiologici
riduzione efficacia disseminazione di microrganismi proliferazione di microrganismi, soprattutto se residuano incrostazioni organiche (possibile biofilm) perdita di attività del disinfettante
test microbiologici
scrivere istruzioni comprensibili; verificare il rispetto delle istruzioni individuare un disinfettante adatto
detersione inadeguata
risciacquo inadeguato
breve tempo di contatto del disinfettante eccessiva diluizione del disinfettante
disinfettante non adatto residui di umidità
errata preparazione industriale, errata conservazione
ridurre l’intervallo
adeguare
adeguare
visivo test microbiologici
asciugare individuare accorgimenti per garantire il drenaggio dell’acqua
test microbiologici
sostituire la soluzione madre; conservare secondo istruzioni 46
LA SANIFICAZIONE IN AMBITO ZOOTECNICO QUANDO DISINFETTARE Lo schema classico mantiene la sua validità anche nella pratica veterinaria: • disinfezione finale: si attua al termine di un episodio di malattia infettiva, denunziabile o meno; possono essere interessate, a seconda dei casi, varie strutture da ritenersi infette, quali i locali d'allevamento, le attrezzature ivi contenute, gli automezzi che hanno trasportato animali o prodotti infetti, la concimaia, il depuratore dei liquami, i foraggi, i pascoli; • disinfezione continua: durante un episodio infettivo, per diminuire la carica di patogeni diffusa nell'ambiente dagli animali infetti e ridurre quindi il rischio di infezione dei sani; • disinfezione periodica: in una struttura dove si sono verificate la presenza di animali o un'attività produttiva che, pur senza essere state caratterizzate da particolari patologie infettive, esigano un risanamento precauzionale prima di nuove introduzioni di animali o di nuove lavorazioni: il mercato bestiame, l'allevamento con ciclo tutto pieno/tutto vuoto, il box parto, la sala di mungitura, il macello, il laboratorio carni, lo stabilimento di lavorazione di sottoprodotti, il mezzo di trasporto di animali o di carni o di avanzi. Infine, alcuni tecnici sostengono l'opportunità della cosiddetta disinfezione di precauzione, quella cioè eseguita in un allevamento di animali pur privo di evidenti forme patogene di origine infettiva e senza che si effettui la sostituzione della popolazione animale, allo scopo di abbassarne la carica microbica ambientale; questo tipo di disinfezione, tuttavia, pur richiamato e raccomandato in certa letteratura, ha spesso nella pratica dato luogo ad inconvenienti sanitari, probabilmente dovuti al fatto che la disinfezione stessa, riducendo o sopprimendo la carica batterica saprofita ambientale, modifica l'equilibrio biologico dell'allevamento, e forse seleziona forme microbiche che, prive della usuale competizione biologica, possono talvolta virulentarsi determinando quadri patologici prima inesistenti.
MEZZI DI DISINFEZIONE Per una disinfezione più o meno radicale si utilizzano, singolarmente o in combinazione fra loro, mezzi di diversa natura, a seconda del grado di disinfezione che si vuole ottenere, dell'agente infettante da combattere, del substrato su cui si opera.
MEZZI MECCANICI La pulizia meccanica consiste nell'allontanamento dello sporco e dei detriti che inglobano e proteggono gli agenti patogeni; già una pulizia ben effettuata asporta dall'ambiente una notevole quantità di tali agenti, riducendo in buona misura la carica infettante ambientale. E' un'operazione di primaria importanza soprattutto negli allevamenti, dove si devono allontanare la lettiera, gli alimenti, gli attrezzi, e possibilmente gli animali; indi si procede alla scrostatura dell'intonaco là dove presenta bolle o crepe, alla raschiatura dei pavimenti (corsie, poste, box di stabulazione), alla raschiatura o spazzolatura delle paratie divisorie; infine si dispone all'esterno il materiale di risulta, che verrà successivamente disinfettato o distrutto.
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Altrettanto importante risulta pulire meccanicamente i macchinari e gli strumenti, i tavoli, i lavelli, i pavimenti, i contenitori, e tutti quei luoghi e attrezzature dove si formano depositi o incrostazioni di materiale organico. Si utilizzano raschietti, spazzole, stracci, meglio ancora acqua bollente ad alta pressione (idropulitrici).
MEZZI FISICI Hanno lo scopo di devitalizzare gli agenti patogeni.
Freddo: tranne rari casi, il freddo è da considerarsi un conservante anziché un disinfettante. Calore secco: si impiegano appositi lanciafiamme sui materiali da disinfettare o distruggere, quali piccoli mucchi di letame, vecchie attrezzature in legno da distruggere (ad es. conigliere o stie di polli), pavimenti in cemento o muratura o terra battuta, pavimenti di box (è il mezzo ideale per disinfettare box di canili infestati da zecche o uova di elminti), piccoli animali morti; da non impiegare su metalli verniciati o zincati, e ovviamente su oggetti di plastica o di legno che si vogliano salvaguardare. Un'azione sufficientemente prolungata del calore secco devitalizza i microrganismi patogeni altrimenti resistenti, i comuni artropodi e i coccidi. Evitare assolutamente di generare il calore utilizzando sostanze infiammabili (benzina o altro).
Calore umido: si usa l'acqua bollente, oppure l'acqua surriscaldata (fino a 120-140°C) e irrorata ad alta pressione mediante pompe autoriscaldanti (idropulitrici). Determina sia un effetto devitalizzante, sia un effetto sgrassante e pulente.
Radiazioni ultraviolette: in zootecnia (pascoli, paddoks all'aperto) si sfruttano quelle contenute nella luce solare. Quelle emesse da lampade a vapori di mercurio a bassa pressione e con vetri al quarzo devono agire a breve distanza (poche decine di centimetri al massimo) e su superfici perfettamente pulite, in quanto è sufficiente una leggera patina di polvere o di sporco per filtrarle e quindi neutralizzarle. In pratica si utilizzano solo negli ambulatori veterinari (nei periodi di chiusura: i raggi UV sono dannosi agli occhi), per evitare la ricontaminazione delle attrezzature già sanificate in precedenza.
Luce gialla: sebbene sia totalmente improprio classificare la luce gialla fra i mezzi di disinfezione, si ritiene opportuno qui citare la proprietà in certa qual misura repulsiva di tale luce nei confronti di insetti quali zanzare e pappataci; pertanto la dislocazione in un allevamento di conigli di lampade gialle riduce la presenza degli insetti possibili vettori di infezione (mixomatosi), specie se nelle vicinanze vi sono sorgenti di luce bianca o, meglio, azzurra, che esercitano un potere attraente.
MEZZI BIOLOGICI Vuoto sanitario: i patogeni - tranne i microrganismi sporigeni, le uova di artropodi e di elminti, le forme di resistenza dei protozoi - hanno bisogno di ospiti viventi per proliferare, e comunque di materiali organici per sopravvivere. E su questa base che si fonda il concetto del risanamento degli 48
ambienti di allevamento mediante il ciclo tutto-pieno tutto-vuoto, oppure mediante il cosiddetto vuoto sanitario: a seconda del patogeno in causa, un ambiente adeguatamente pulito può sufficientemente autodisinfettarsi se lasciato vuoto per un tempo idoneo, variabile appunto a seconda del grado di resistenza del microrganismo in questione; in assenza di patogeni, è sufficiente un vuoto biologico di una decina di giorni - dopo aver effettuato una buona pulizia per ridurre drasticamente la carica microbica ambientale.
Competizione biologica: i patogeni presenti in un substrato ricco di saprofiti in piena attività biologica (concimaia, depuratore, fossa settica) vengono in parte sopraffatti e devitalizzati dai prodotti metabolici dei saprofiti stessi.
MEZZI CHIMICI Sono i mezzi più comunemente usati per la sanificazione ambientale. Comprendono due categorie di prodotti dalle caratteristiche chimiche e biologiche le più varie: i detergenti e i disinfettanti.
DETERGENTI DETERGENTI ANIONICI: non possedendo potere corrosivo né tossico, possono essere impiegati senza particolari precauzioni; costo limitato. DETERGENTI CATIONICI: i più comuni sono i quaternari d'ammonio. Sono privi di effetti negativi quali tossicità, causticità, corrosività, tanto da poter essere impiegati in presenza di animali senza particolari precauzioni. Sono dotati di forte potere bagnante, grazie al quale penetrano facilmente nelle crepe e nelle rugosità delle superfici trattate, e, dopo l'asciugatura, lasciano un sottile film batterio-repellente. Il potere disinfettante dei quaternari d'ammonio viene fortemente inibito dalla sporcizia, dalla presenza di detergenti anionici o di saponi, dagli ambienti acidi, dall'acqua ad elevato grado di durezza. L'ambito operativo d'elezione dei quaternari d'ammonio è: • nella disinfezione delle sale di mungitura; • nel lavaggio delle attrezzature d'allevamento al termine di un ciclo produttivo non caratterizzato da patologie specifiche (gabbie di polli e di conigli, box di parto, ecc.); Risultano invece inefficaci negli allevamenti con episodi di brucellosi, di tubercolosi, di malattie virali, a causa non solo della scarsa attività specifica dei quaternari sugli agenti infettanti in causa, ma anche delle condizioni di sporcizia generale che caratterizzano gli allevamenti. DETERGENTI ANFOLITI: sono prodotti con potere sia detergente che disinfettante, attivi nei confronti di gran parte dei microrganismi, però scarsamente sul bacillo tubercolare, e per nulla sulle spore. I più noti sono quelli della classe dei Tego, in particolare il Tego 51. Come si è visto, i detergenti – soprattutto i cationici - costituiscono una serie di prodotti di notevole interesse nella pratica zootecnica, a patto di non pretenderne prestazioni disinfettanti troppo radicali; la facilità d'uso e l'assenza di inconvenienti ne consigliano l'impiego negli ambienti caratterizzati da modico inquinamento batterico e dalla presenza di attrezzature danneggiabili per interventi di disinfezione drastici.
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DISINFETTANTI CHIMICI Acidi forti (Acido solforico, nitrico, fosforico, cloridrico). • attività microbicida totale; • tossici, caustici, corrosivi ad altissimo grado; • vengono impiegati esclusivamente nel settore della mungitura meccanica (vd. pag 61); esempio di prodotto commerciale: PE4 (Henkel).
Acidi organici (Acido citrico, acido lattico). • discreta attività disinfettante antibatterica; • non tossici, non caustici, non corrosivi; • costo elevato; • uso: 0,5 - 1% a 60°C; • l'acido citrico veniva utilizzato nella pulizia/disinfezione periodica degli apparati di mungitura, per ridurre o eliminare le concrezioni che si formano nei giunti e nei gomiti delle tubazioni (la cosiddetta "pietra del latte").
Acido peracetico • •
• • •
molto attivo su praticamente tutti i patogeni: batteri (compresi i micobatteri), spore, virus, miceti; non attivo sulle oocisti; non tossico, ma irritante; molto corrosivo per metalli anche cromati o verniciati, e per gomma; corrosivo per manufatti di cemento e calce; non corrosivo per ceramica, vetro, plastica; raccomandato per inattivare le spore carbonchiose nel terreno, alla diluizione del 2%; trova un impiego vantaggioso ed efficace nel trattamento delle stalle; nel trattamento dei liquami non si devono superare concentrazioni di acido peracetico superiori allo 0,9%, pena la formazione di schiumosità troppo intense. Per ulteriore precauzione è bene trattare liquami contenuti in serbatoi o fosse a tenuta non colmi. La concimazione di terreni coltivati con spandimento di liquami trattati con acido peracetico non crea alcun problema negativo sugli sviluppi vegetativi e sulle rese agronomiche.
esempio di prodotto commerciale: Divosan (Diverseylever).
Sali di Calcio reperibili presso i rivenditori di prodotti per l'edilizia; Ossido di calcio: CaO (calce viva) scarsa attività disinfettante; sciolta in acqua (1 kg di calce viva + 800 g di acqua) si trasforma, con reazione esotermica, in calce spenta. Dissolve il materiale organico sottraendo acqua, è indicata negli allevamenti e nelle strade di accesso per disinfettare le ruote degli automezzi.
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Idrossido di calcio: Ca (OH)2 (Calce idrata o calce spenta) si ottiene aggiungendo 40 ml di acqua a 100 g di ossido di calcio. Tale preparazione deve essere utilizzata subito perché a contatto dell’aria si trasforma in carbonato di calcio inattivo. Ha una buona attività battericida e virulicida, ma non agisce sulle spore e sui batteri acido resistenti. Agisce meccanicamente bloccando i microrganismi sotto uno strato di carbonato di calcio. Utilizzata soprattutto per disinfettare liquami, pozzi neri, fogne; usata anche nell'interramento di carcasse e visceri; Inattiva il virus di Aujeszky nei liquami di porcilaia alla concentrazione di 20 kg/tonnellata;. Il latte di calce (idrato di calcio al 20%) viene preparato, al momento dell’uso, aggiungendo a 1 kg di calce viva (sminuzzata, spruzzata con circa 750 ml di acqua e mescolata per 30 minuti) a quattro litri di acqua. Possiede scarso potere battericida; usato per l'imbiancatura di locali non infetti. Calciocianammide: reperibile presso i rivenditori di concimi. Attiva su uova e larve di nematodi nel terreno, per trasformazione in cianamide libera, che a sua volta si trasforma in urea, poi in sale ammoniacale, con liberazione finale di azoto ammoniacale;uso: 150 - 200 q/ettaro;
Carbonato di sodio (soda o lisciva del commercio) Na2CO3; come Soda solvay reperibile presso le comuni drogherie; dotata di minori proprietà caustiche rispetto all'idrossido di sodio. A temperatura ambiente è debolmente attiva, ma a 55-60°C ha azione rapida ed efficace. Buono il potere detergente, saponifica i grassi e scioglie il muco. Viene usata in soluzione acquosa alla concentrazione del 58%. Non ha particolari controindicazioni. Ha un notevole potere disinfettante nei confronti dei virus e particolarmente di quelli dell'afta epizootica; scarsa attività battericida (solo su batteri gram -); nessuna attività sporicida;
Sali di metalli pesanti I sali di mercurio, rame, argento, zinco, ecc... denaturano le proteine microbiche a basse concentrazioni (1-2%) e le coagulano a concentrazioni più elevate (3-5%), mentre gli ioni (Ag, Hg, ecc...) si combinano coi gruppi sulfidrilici delle proteine microbiche. Tuttavia la loro azione è molto limitata dall'eventuale presenza di materiale organico o di sudiciume nel substrato. Il loro impiego è inoltre limitato dalla spiccata tossicità (particolarmente per i ruminanti), che è in stretto rapporto con il grado di dissociazione degli ioni dei metalli pesanti. Sono irritanti per le mucose e per la cute. Il bicloruro di mercurio (HgCl2) noto come sublimato corrosivo, è solubile in acqua fredda nel rapporto di l:15 e in acqua calda nel rapporto di l:3. Si scioglie in acqua molto lentamente, pur essendo idrosolubile; per accelerarne la solubilità si può diluirlo preventivamente in alcool. La soluzione acquosa di sublimato corrosivo si altera rapidamente, se esposta all'aria ed alla luce, trasformandosi in una molecola di ossicloruro e calomelano scarsamente attiva; è incompatibile coi disinfettanti o detersivi alcalini, poiché questi precipitano il bicloruro di mercurio come ossido di mercurio inattivo; è incompatibile coi saponi, poiché si formano sali complessi e inattivi di mercurio (stearati, palmitati, oleati, ecc...). Il sublimato corrosivo ha una buona azione antibatterica verso le forme vegetative batteriche, ma è scarsamente attivo nei confronti delle spore. Nella pratica “storica” era impiegato mediante appositi spruzzatori alla concentrazione dell'1-2%.
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Solfato di rame: (CuS04) è solubile in acqua, glicerina, insolubile in alcool o etere. Viene generalmente impiegato nelle concentrazioni dell'1-3%. Esplica una buona attività verso molte forme batteriche vegetative e verso le alghe. Deteriora gli oggetti di legno, cuoio, ecc... e le pareti. Solfato di ferro: (FeS04) è solubile in acqua o glicerina, insolubile in alcool o etere. Ha modesta azione antimicrobica, ma viene solitamente impiegato per la chiarificazione delle acque luride oppure qualora si vogliano limitare fermentazioni sgradite nel letame o nel colaticcio (soluzione al 5-10%).
Cloramine • • •
le più usate sono la cloramina T e la dicloramina T; sono state usate con successo sul virus di Aujeszky (3-5%); concentrazioni d'uso: 1-2% di cloro;
esempi di prodotti commerciali: Atiseptine (Ati) Clean (Scam) Cloramid (Soproma) Cloramina (Gellini) Cloromit (Formenti) Kloren (Anic) MinachIor (Esoform) Soclor (Socoor)
Clorexidina • • • • • • •
biguanide attiva nei confronti dei batteri, sia gram + che gram -; attiva nei confronti di tutti i lieviti e di alcune muffe; micobatteriostatica e non micobattericida; non attiva nei confronti dei virus e delle spore; non tossica, né irritante, né corrosiva; può sostituire vantaggiosamente i quaternari d'ammonio, specie nelle disinfezioni per aerosol; parzialmente inattivata dall’acqua dura e dalla presenza di detergenti anionici; uso: 0,5% dì sostanza attiva;
esempi di prodotti commerciali: Alfablu (Alfalaval) Hibitex teat dip (Fatro) Rexiclor (Esoform) Teatcare (Deosan)
Creolina Gli acidi cresilici costituiscono il principio attivo della creolina, che ne contiene circa il 75%, più 15% di saponi e 10% di acqua. • attività battericida e micobattericida; • scarsa attività virulicida; • nessuna attività sporicida; • tossica, irritante, corrosiva ad alte concentrazioni; l'odore penetrante e persistente ne vieta
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• •
l'impiego in presenza di animali in produzione di latte, di animali prossimi alla macellazione, di galline ovaiole (uova da consumo), di derrate alimentari, di mangimi; sia il prodotto commerciale che le soluzioni d'uso sono molto stabili; uso: creolina commerciale al 3-8%;
esempi di prodotti commerciali: Cortek (Socoor) Creofina (Pearson) Cresolan (Scam) Hydrol (Rohm-Haas)
Fenolo Acido fenico. • attivo su batteri gram +, compreso il micobatterio tubercolare; • non attivo su microrganismi gram -, spore, virus, miceti; • tossico, corrosivo per metalli anche verniciati, e per la plastica; • odore pungente, penetrante; limitazioni nell'uso come per la creolina; • non inibito dallo sporco; • uso: 0,1% di sostanza attiva; esempi di prodotti commerciali Drolcor (Socoor) Fenosept (Ati) Fenolsuper (Rigamonti) esempi di prodotti misti cresoli-fenoli: Alfacresol (Chimoco) Creofenolina (Sct) Creolina (Italtecnica) Cresofen (Norim) Cresofenina (Leica Cresolin (Esoform) Cresolin (Kollant) Tricreol (Sidus)
Formaldeide E' il principio attivo della formalina del commercio, che ne contiene circa il 37-40%, nonché della paraformaldeide. • attiva su batteri, compresi i micobatteri, virus, miceti, alcuni virus; • non attiva su molti virus (fra cui quello di Aujeszky), uova di elminti, coccidi; • utilizzabile in soluzione acquosa oppure per fumigazione; • per l'uso in soluzione acquosa: bagnare abbondantemente l'ambiente e le attrezzature con soluzione fredda; • per fumigazioni: mescolare 200 ml di formalina del commercio e 100 g di potassio permanganato per 10 metri cubi dì ambiente; la reazione è fortemente esotermica, per cui è necessario adottare precauzioni personali e usare recipienti metallici o di ceramica; l'umidità ambientale deve essere di almeno il 60%, per cui può essere necessario bagnare il
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• • •
pavimento e i muri con acqua; la temperatura ambientale deve raggiungere almeno i 18 °C, la fumigazione deve avvenire in ambienti perfettamente chiusi (chiudere tutte le aperture, sigillare con nastro adesivo tutte le fessure comunicanti con l'esterno, chiudere gli eventuali aeratori), e vuoti di persone e di animali; i fumi non sono molto diffusibili, per cui il metodo della fumigazione ha scarsa efficacia in ambienti con piccoli anfratti, buchi, screpolature, ecc.; lasciare agire i fumi per almeno 24 ore, poi aerare abbondantemente; tossica, irritante, non corrosiva; parzialmente inattivata da materiali organici; diluizioni delle soluzioni d'uso: su batteri 1-2%; su micobatteri, spore, virus aftoso 5%; su miceti: alla formaldeide diluita al 2% aggiungere soda caustica 1 %;
esempi di prodotti commerciali: Esoformolo (Esoform) Formocid (Leica) Formaldeide soluzione (Cari) Lauroform (Chimoco) Attenzione: recenti acquisizioni scientifiche sembrano dimostrare che la formaldeide sia in grado di esplicare effetti cancerogeni; per tale motivo questo prodotto viene via via abbandonato nella pratica delle disinfezioni ambientali.
Paraformaldeide E' una sostanza solida, biancastra, ottenuta per concentrazione della formaldeide. Sottoposta a riscaldamento, si scinde in formaldeide e acqua. Viene commercializzata sotto forma di piccoli pani, a forma di saponette, nei quali alla paraformaldeide è stato aggiunto un combustibile tipo "meta" che, acceso, scalda la saponetta, emanando gas formaldeide. Caratteristiche e uso: vedi formaldeide gassosa. Esempio di prodotto commerciale: Esoform (Esoform).
Glutaraldeide • • • •
attiva su praticamente tutti i microrganismi patogeni, compresi gli sporigeni, i virus e i miceti; secondo alcuni Autori, l'attività anti-micobatterica è scarsa; utilizzabile anche su substrati sporchi; uso corrente: 2%.
esempio di prodotto commerciale: Alquat (Scam).
Idrossido di sodio • •
ottimo virulicida, compresi i virus aftoso e pestoso; buon battericida; discreto sporicida; inattivo su micobatteri e miceti; caustico (usare solo in assenza dì animali, adottare precauzioni personali molto severe); corrosivo su metalli, anche verniciati;
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• •
• •
l'attività su substrati sporchi, specie di grasso, è valutata discordemente da vari ricercatori; dopo l'aspersione e l'asciugatura, permane sulle superfici trattate lasciando una pellicola che mantiene nel tempo le sue proprietà disinfettanti; tale pellicola è però caustica e scivolosa, per cui conviene risciacquare a fondo i locali trattati; se usato a temperatura di 60 - 70°C, se ne esaltano le proprietà disinfettanti e si somma un buon potere detergente; uso: su virus 1-2%; su batteri 2%; su spore 5%;
esempio di prodotto commerciale: SU 928 COLD CLEANING (Diverseylever).
Iodofori Sono composti dello iodio coniugato a prodotti tensioattivi non ionici. • attivi su batteri e virus; non attivi su miceti; dati discordanti sull'attività sporicida; • non tossici, non corrosivi (solo scarsamente su metalli verniciati), odore penetrante; • non agiscono in ambienti sporchi; • poco stabili in confezione originale (3-6 mesi); instabili in diluizione d'uso (poche ore); • molto impiegati nella disinfezione dei capezzoli nella profilassi delle mastiti; • uso: 1-2% del principio attivo (iodio) esempi di prodotti commerciali per disinfezioni ambientali: Allosan (Sivam) Complesso iodio PVP (Fatro) Iodina (Italtecnica) Iosan (Chimoco) Iosan (Ciba-Geigy) Steriodina (Formentì) Venodine (Cooper) Wescodine (Leica) esempi di prodotti commerciali per la disinfezione dei capezzoli nella profilassi delle mastiti (prodotti a pH praticamente neutro, non lesivi per la cute) Complesso iodio ABN (Fatro) Izoiodina (Izo)
Ipoclorito di sodio • • • • •
attivo su batteri e miceti, ottimo su brucelle; dati discordanti sull'attività sporicida e virulicida; tossico, irritante, corrosivo, odore penetrante; non attivo sullo sporco; stabile nelle confezioni originali, instabile nelle concentrazioni d'uso (circa 7 giorni); uso: varechina in acqua 1 + 3.
esempi di prodotti commerciali: Diversol (Diverseylever)
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ATTREZZATURE PER LA DISINFEZIONE NEGLI ALLEVAMENTI Pompe manuali in plastica o metallo, spalleggiabili o trasportabili su carriola, sul tipo di quelle usate in orticoltura/frutticoltura. Si tratta di apparecchi estremamente semplici, dotati di un serbatoio di capacità di 8/30 litri, pompa azionata a mano, irroratore con ugello a spruzzo variabile. Sono idonee nelle disinfezioni di ambienti limitati, con disinfettanti non tossici per l'operatore, di facile trasporto e manutenzione. Il raggio d'azione è limitato (un paio di metri) e pertanto non consente la disinfezione di ambienti a soffitti alti. Attrezzature di costo molto contenuto. Pompe a motore con compressore a membrana, azionate da un motore proprio o dalla presa di forza del veicolo di trasporto. Si collegano ad un serbatoio, di plastica o di metallo, capace di alcuni quintali di liquido. Sono dotate di tubazioni flessibili molto lunghe e di lancia irroratrice a getto variabile ("mitra"). Erogano liquidi a discreta pressione (fino a 20/30 atm.) a grande distanza (10/20 metri), con una portata di 50-150 litri per minuto. La struttura pompa/serbatoio deve essere autotrasportata su rimorchio o sul cassone di un veicolo. Se ne raccomanda l'uso per grandi superfici, da bagnare abbondantemente. Pompe a motore con compressore a pistoni: sono le cosiddette idropulitrici, molto usate nelle stazioni di lavaggio per auto. Il compressore, capace di una potenza di 1-10 HP, è costituito da 2-4 pistoni (i più moderni ed efficienti sono di ceramica) ed è azionato da un motore elettrico monofase o, nei modelli più potenti, trifase. La corrente elettrica necessaria al funzionamento del compressore può essere fornita dalla rete (in tal caso assicurarsi prima dell'intervento della corrispondenza del voltaggio, della potenza della corrente in rete, della possibilità di connessione della spina dell'attrezzatura con le prese in loco), oppure da un gruppo elettrogeno autonomo; in modelli molto recenti il compressore è azionato direttamente da un motore a scoppio, evitando così le complicazioni derivanti dall'uso di generatori elettrici o gli inconvenienti per la scarsa potenza della rete elettrica. La macchina viene collegata ad una presa d'acqua dell'acquedotto (controllare la corrispondenza degli innesti) oppure, meglio, ad un serbatoio direttamente e stabilmente connesso con l'apparecchiatura. Il detergente o il disinfettante in soluzione originale, e quindi da diluire in acqua, può essere contenuto in una tanica collegata con la pompa e la miscelazione avviene automaticamente durante il funzionamento, previa regolazione con una manopola della percentuale di prodotto che la pompa preleva dalla tanica; questo metodo però non garantisce l'esattezza della diluizione: è meglio escludere il collegamento con la tanica e miscelare il prodotto da impiegare direttamente nel serbatoio dell'acqua. Generalmente l'idropulitrice è dotata di un bruciatore a gasolio, che scalda il liquido da irrorare fino a 90/100 °C, o anche fino a 140 °C (tale accessorio è indispensabile per una corretta disinfezione). L'irrorazione avviene attraverso un tubo molto resistente alla pressione e una lancia dotabile di differenti ugelli. La potenza dei getto è molto alta (in alcuni modelli fino a 200 atm.); la portata abbastanza limitata (10/30 litri per minuto). L'idropulitrice può essere montata su ruotini (soluzione ottimale se non si prevede di trasferire l'apparecchiatura, ad esempio per l'impiego in mercati, canali, ecc.), oppure su rimorchio o autocarro, in tal caso si può stabilmente collegare ad un serbatoio in acciaio inox o in vetroresina da trasportare con l'autocarro stesso. I vantaggi di tale apparecchiatura su quelle precedentemente descritte sono l'altissima pressione (e quindi la possibilità di detersione a fondo), la possibilità di irrorare liquidi ad alta temperatura, fino al vapore (con esaltazione del potere disinfettante, oppure con la possibilità di non usare disinfettanti ma solo acqua bollente);
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Svantaggi: il costo d'acquisto e di manutenzione, la necessità di operare a non più di un metro di distanza dalle superfici da disinfettare (la pressione del getto si riduce drasticamente con l’aumentare della distanza dalla superficie) e quindi la lentezza del lavoro. Lavapavimenti, apparecchi dotati di una o più spazzole rotanti, di erogatore di detergente e di aspiratore della soluzione detergente sporca, utilizzate per sanificare i pavimenti di laboratori, macelli, depositi di alimenti, grosse celle frigorifere; ai modelli collegati alla presa elettrica si preferisce, per motivi di sicurezza e di facilità di lavoro, quelli azionati da batterie ricaricabili. Aerosolizzatori, utili ovviamente solo per i disinfettanti liquidi in soluzione (e non in sospensione), consentono di immettere in ambienti chiusi, in presenza di animali, blandi disinfettanti (es. i quaternari d'ammonio o meglio la clorexidina) che possono rallentare la diffusione di malattie infettive quali quelle respiratorie. L'effetto battericida dell'aerosol sui patogeni aerodispersi è massimo quando le particelle hanno un diametro compreso fra 0,5 e 5 micron; a diametri superiori il disinfettante tende ad aderire alle superfici solide, perdendo così la proprietà tipica dell'aerosol. Sono stati posti di recente in commercio aerosolizzatori costituiti da un motorino elettrico innescato da un temporizzatore, che con periodicità di alcune decine di secondi o minuti aziona una comune bomboletta spray che diffonde nell'ambiente insetticidi a base di piretrine; tali apparecchi - da bandire assolutamente nell'industria alimentare - sono ben utilizzabili negli allevamenti infestati da mosche, zanzare, ecc., o nei magazzini di derrate alimentari confezionate. Lanciafiamme, a metano o a cherosene, utilizzati per la sterilizzazione di piccoli ambienti in muratura contenenti attrezzature in metallo non verniciato o zincato, per la disinfezione di pavimenti, o di box all'aperto; per la radicale disinfezione (e distruzione) di conigliere o stie per polli in legno, operando all'aperto. Lampade UV, usate spesso nei laboratori carni e nei depositi di stagionatura dei formaggi, sono praticamente inefficaci data la scarsissima penetrazione dei raggi ultravioletti (è sufficiente un velo di sporco di pochi micron sulle superfici da disinfettare per filtrare e annullare le radiazioni UV). Discreta attività viene esplicata invece in ambienti ben puliti, quali ambulatori ecc.; devono però essere poste a pochi decimetri dalle superfici, e non essere utilizzate in presenza di persone o di animali. Stazioni di disinfezione: in alcuni tipi di strutture (macelli, grossi laboratori carne, magazzini di derrate alimentari o mangimi, allevamenti suini, canili, mercati bestiame, punti di lavaggio e disinfezione degli automezzi adibiti al trasporto di animali, carni o avanzi), dove è necessario provvedere alla disinfezione con una certa periodicità e per tipologie ambientali costanti, è utile se non indispensabile disporre di idonei impianti di sanificazione fissi, oppure (in funzione dell'ampiezza delle superfici da sanificare) mobilizzabili a mano o con un automezzo. Tali impianti saranno costituiti di preferenza da una idropulitrice autoriscaldante, da un serbatoio per liquidi (50-100 litri) in cui diluire i detergenti e i disinfettanti, da vari tipi di lance, da tubi di idonea lunghezza, il tutto o fissato o montato su ruote. L'impianto sarà completato da un piccolo magazzino contenente attrezzi per la manutenzione, pezzi di ricambio (lance, ugelli, tubi, innesti), prodotti detergenti e disinfettanti, contenitori per misurare e premiscelare i prodotti, stivali, tute, guanti, maschere per il personale operatore. Nel caso si debba operare in strutture molto estese, può essere conveniente montare la stazione di disinfezione su un automezzo a cassone.
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Stazioni mobili di disinfezione: quando è necessario (per l'ente pubblico o la ditta privata) fornire il servizio di disinfezione a strutture del territorio, occorre un apparato mobile, autonomo, per l'appunto una stazione mobile di disinfezione. Questa è costituita da un automezzo, le cui caratteristiche di potenza e di trazione devono corrispondere non solo al tipo di attrezzature da trasportare, ma soprattutto alle caratteristiche dei luoghi in cui se ne prevede l'impiego e alla climatologia della zona da servire: in zone di pianura, con scarse precipitazioni nevose, sarà sufficiente un camioncino a cassone aperto, mentre in zone collinari e montane sarà preferibile un fuoristrada o comunque un camion a quattro ruote motrici. L'attrezzatura potrà essere dislocata su un rimorchietto (portata superiore ai 10 q.li) o, meglio, sul cassone dell'automezzo. Consisterà in una motopompa (a membrana o a pistoni, a seconda del tipo di lavoro richiesto); un generatore di corrente, se la pompa a pistoni non è autonoma (difficilmente nelle stalle si trovano la corrente elettrica e le connessioni elettriche idonee); un serbatoio possibilmente di acciaio inox, con capacità di 10-15 q.li di liquido; confezioni di detergenti e di disinfettanti; attrezzi e usuali ricambi per ovviare ad eventuali inconvenienti (giunti, tubi, ugelli, cinghie, fascette); una tanica di carburante (10 litri) per il generatore; contenitori graduati per effettuare le diluizioni; una pompa a spalla per eventuali zone di difficile accesso; indumenti protettivi per il personale; una cassetta di pronto soccorso. Manutenzione delle attrezzature Una corretta manutenzione ordinaria delle attrezzature consente: • minori probabilità di incidenti; • garanzia di efficienza: solo un'attrezzatura a punto funzionerà perfettamente in qualsiasi circostanza; • risparmio di tempo: la sostituzione in officina di un tubo usurato è più rapida che non sul luogo da disinfettare; • immagine di efficienza dell'ente o ditta: un generatore o una motopompa che non va in moto perché le candele sono sporche o vecchie induce a considerazioni negative sulla funzionalità globale dell'ente o della ditta. In particolare, a parte l'efficienza dell'automezzo, bisognerà curare: • che il generatore di corrente, o il motore della pompa, siano in grado di mettersi in moto in qualunque circostanza (anche sotto la pioggia o con temperatura molto rigida) e di erogare potenza sufficiente; fare attenzione ai prescritti cambi dell'olio lubrificante e alla frequente pulizia del filtro dell'aria; portare sempre carburante di riserva; • che le connessioni elettriche generatore/pompa siano ben assicurate, stabili, stagne; • che il generatore elettrico sia ben collegato a terra (portarsi un grosso picchetto di ferro zincato, collegato con la massa del generatore, da piantare sul luogo della disinfezione nel terreno bagnato); • che i giunti serbatoio/pompa/erogatore siano ben serrati, e non lascino filtrare liquido; • che il tubo, specie se ad alta pressione, sia esente da giunzioni e da screpolature (lo scoppio di un tubo che eroga disinfettante, magari bollente, a 100-200 atm. è in grado di ferire seriamente chi si trova nei pressi); • che l'ugello della lancia sia ben avvitato; • che il blocco di sicurezza della lancia (il meccanismo che interrompe automaticamente l'erogazione se si lascia la presa dell'impugnatura) funzioni a dovere (alcuni operatori incoscienti escludono ad arte tale blocco perché si fa meno fatica: se la lancia sfugge di mano, e il flusso non si arresta automaticamente, il tubo diventerà una sorta di frusta con l'estremità metallica, e falcerà tutto quello che si trova in un raggio di diversi metri); • che la quantità di soluzione disinfettante preparata nel serbatoio venga totalmente 58
utilizzata, evitando così di sprecare materiale e soprattutto di inquinare, al ritorno, il sistema fognante a cui fa capo il centro disinfezioni. Al termine delle operazioni tutta l'attrezzatura utilizzata dovrà essere accuratamente lavata con acqua pulita, il serbatoio ben sciacquato, la pompa azionata per qualche minuto per eliminare i residui di disinfettante; nella stagione invernale assicurarsi che nell'impianto non ristagni acqua, perché il gelo potrebbe rompere pompa, giunti e tubi. I recipienti che avevano contenuto i prodotti chimici vanno recapitati all'inceneritore pubblico, previo consenso dei Servizio di Igiene Pubblica della USL, e non gettati nei cassonetti per i rifiuti urbani o, peggio, abbandonati nell'azienda disinfettata.
STRUTTURE ZOOTECNICHE Ricoveri con assenza di animali E' la situazione ideale, che purtroppo si verifica raramente: l'assenza di animali consente l'uso dei disinfettanti più efficaci, la durata dell'intervento può essere prolungata quanto necessario per ottenere il miglior risultato; è la tipica situazione dell'allevamento con tutto pieno/tutto vuoto, oppure del ricovero con più settori indipendenti vuotabili a rotazione, o ancora l'allevamento infetto in cui sono stati abbattuti tutti i capi, o infine la piccola stalla in cui, clima e disponibilità di spazio esterno e di manodopera permettendo, si possono allontanare gli animali per diverse ore. Schema di procedura: 1. sgombero degli animali e del letame; le attrezzature mobili devono essere smontate, e accatastate nello stesso locale da disinfettare o in uno adiacente; vuotare le mangiatoie e gli abbeveratoi, allontanare i foraggi e i mangimi; disinserire la corrente elettrica, schermare le prese di corrente; nel caso si utilizzi un disinfettante gassoso assicurarsi dell'ermeticità dell'ambiente, predisponendo il tamponamento delle fessure con nastro adesivo, ed aprire eventuali armadi, cassetti, ecc. (specie con l'uso della formaldeide, gas non molto diffusibile); 2. pulizia dell'ambiente, mediante raschiatura del pavimento, scrostatura dei muri dove l'intonaco è già parzialmente staccato; asportare le ragnatele e i nidi di uccelli (non in corso di riproduzione); paglia, letame e residui di mangimi vanno trasferiti sul letamaio o, in mancanza, ammucchiati all'esterno per essere poi irrorati di disinfettante o bruciati; isolare la canalizzazione di scolo della stalla da quella dell'eventuale depuratore. Le operazioni su descritte dovrebbero essere effettuate a cura dell'allevatore; ciò comporta difficoltà per la scarsità e il costo della manodopera, particolarmente nei periodi in cui le colture agronomiche richiedono il massimo impegno del personale d'azienda; 3. lavaggio con detergenti, a modica pressione (6-10 Atm.); lasciare agire i detergenti per almeno un'ora, risciacquare; 4. disinfezione con prodotti chimici adeguati; 5. risciacquo con acqua pulita, con particolare attenzione alle mangiatoie e agli abbeveratoi (rischio di intossicazione degli animali) e ai pavimenti (rischio di scivolamenti). Nota: nelle stalle di sosta dei commercianti usare in ogni caso prodotti sporicidi.
Ricoveri con presenza di animali E' la situazione più comune: superamento di un episodio infettivo (disinfezione finale) o anche durante l'episodio stesso (disinfezione continua). L'impossibilità di allontanare gli animali richiede particolare attenzione:
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• • •
nella scelta dei disinfettanti, che saranno liquidi, eventualmente aerosolizzati, e comunque a freddo; nel modus operandi, per cui è necessario evitare rumori improvvisi e movimenti bruschi, nonché tenere bassa la pressione di irrorazione; nella durata dell'intervento, che deve essere la più breve possibile.
E’ consigliabile, date le limitazioni sopra dette e quindi la non radicale efficacia dell'intervento, ripetere la disinfezione due - tre volte a distanza di qualche giorno. Schema di procedura: 1. sgombrare il letame, vuotare le mangiatoie e gli abbeveratoi; staccare la corrente elettrica, isolare le prese di corrente; 2. pulire il più a fondo possibile l'ambiente (vedi schema precedente); 3. assicurarsi che gli animali siano legati; se ciò non è possibile, spostare gli animali in box chiudibili, in modo da lasciare uno o più box vuoti che andranno disinfettati a turno; 4. disinfettare i box vuoti o le poste con disinfettanti liquidi tollerati dagli animali e ad azione rapida (es. iodofori, quaternari); evitare liquidi bollenti (possibilità di schizzi sugli animali) o surriscaldati fino al vapore (a parte le ustioni, gli animali si spaventano). Nota: tenere ben presente che tale disinfezione non può essere considerata radicale.
Ricoveri all'aperto Sono gli ambienti più difficili da sanificare, in quanto è praticamente impossibile effettuare la pulizia preliminare, e l'attività dei disinfettanti è quindi drasticamente ridotta dallo sporco. In pratica, occorre rimuovere con una ruspa lo strato superficiale di letame e terriccio, che verrà sparso su un campo con idonea coltura agronomica (non su ortaggi); irrorare la palizzata e le eventuali pareti in muratura con disinfettanti forti (formalina, acido peracetico, carbonato di sodio caldo, idrato di sodio); spargere sul terreno calciocianamide in polvere o finemente granulata, in ragione di circa 50 grammi per metro quadrato, oppure calce spenta; se possibile, lasciare vuoto il paddock per 1-2 settimane, poi ricoprire di paglia la superficie del terreno e reintrodurre gli animali.
Mercati, Fiere, Esposizioni Di norma non pongono problemi di natura infettiva, ma solo di sanificazione generica; in tal caso è sufficiente asportare il letame e i residui degli alimenti, da accatastare in concimaia, poi spazzare e pulire a fondo irrorando acqua a pressione. Se durante il mercato o l'esposizione si è verificato un caso di malattia infettiva, alle operazioni su descritte dovrà seguire la disinfezione con il prodotto più appropriato in funzione del patogeno in causa; infine lavare abbondantemente con acqua pulita.
Negozi di animali, Ambulatori Veterinari In questi ambienti, in assenza di episodi infettivi specifici, è sufficiente una pulizia giornaliera e l'impiego di blandi detergenti/disinfettanti (es. i quaternari d'ammonio). Nel caso di episodi infettivi, alla pulizia dovrà seguire la disinfezione vera e propria, possibilmente con gas di formalina.
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Canili, box per cani I problemi sanitari che più frequentemente interessano queste strutture sono dovuti alla presenza di zecche, uova di elminti, artropodi, pulci, dermatomiceti. Contro questi parassiti ben poco possono i comuni disinfettanti e gli stessi insetticidi non sempre devitalizzano le forme di resistenza; il mezzo ideale è il calore, sia umido che, meglio, secco. Perciò, a seconda dei materiali costituenti il box (manufatti in cemento o muratura, metallo, oppure legno, materie plastiche), dopo una grossolana pulizia a getti d'acqua per allontanare lo sterco, si utilizzerà un lanciafiamme e/o il vapore dell'idropulitrice. E’ importante che la temperatura superi abbondantemente i 100°C e che, a causa dell'estrema resistenza dei patogeni citati, agisca per diversi minuti; particolarmente lunga dovrà essere l'esposizione alla fiamma di pavimenti in terra battuta o inghiaiati; si consiglia di bruciare totalmente le eventuali strutture in legno, se economicamente non troppo gravoso. Se invece la disinfezione è richiesta per un episodio infettivo, o semplicemente per la normale sanificazione in occasione dei cambio degli animali ospitati, è preferibile ricorrere a mezzi meno drastici, quali l'aspersione con formaldeide (3-5%) o soda solvay (4-5%).
Mezzi di trasporto di animali Generalmente - quando cioè non si siano trasportati animali infetti - è sufficiente un lavaggio a fondo con detergenti/disinfettanti (quaternari, lisoformio) sia del cassone, sia della parte inferiore del mezzo (ruote, passaruote, sospensioni, châssis): è qui infatti che aderiscono gli schizzi di terriccio e di sterco raccolti nei piazzali di carico e scarico, con la conseguente veicolazione e disseminazione di eventuali patogeni. Nell'impiego di automezzi in focolai di malattie infettive contagiose, la scelta dei disinfettanti dovrà essere mirata a quelli specificamente attivi; la disinfezione della parte inferiore del mezzo dovrà essere particolarmente curata, abbinandola al passaggio dell'automezzo stesso attraverso una vasca lunga almeno 3 metri e profonda20-30 cm, contenente una soluzione disinfettante concentrata almeno il doppio rispetto a quanto previsto per le disinfezioni ambientali, che ha lo scopo di ripulire e disinfettare le scanalature dei battistrada delle ruote.
Mezzi di trasporto dei sottoprodotti Questi, subito dopo lo scarico, dovranno essere abbondantemente lavati con prodotti sgrassanti (saponi) possibilmente a caldo. Nel caso di trasporto di animali o di avanzi infetti o contaminati da sporigeni, si è dimostrato utile il cloruro di calce diluito fino ad ottenere il 5% di cloro attivo, e applicato per due volte.
Mungitura Nella profilassi delle mastiti bovine e nei programmi di miglioramento della qualità del latte l'igiene della mungitura è l'aspetto essenziale, quindi l'uso razionale di adeguate procedure di detersione/disinfezione costituisce una delle componenti fondamentali dell'igiene stessa: pulizia e disinfezione dell'ambiente di mungitura, della mungitrice meccanica, della mammella, delle mani dell'operatore. Sala di mungitura. Dopo ogni mungitura effettuare un lavaggio con detergenti; disinfezione serale con cloramina o ipoclorito all'1% o con quaternari a bassa concentrazione (0,1%); questi ultimi sono preferibili in quanto lasciano sulle superfici trattate un sottile film batteriostatico.
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Mungitrici meccaniche. Dopo ogni mungitura sciacquare bene i circuiti con acqua potabile fredda o tiepida, per asportare i residui di latte; non usare acqua calda, chè coagula le proteine del latte e le fissa alle pareti del circuito; poi far circolare per 10 minuti una soluzione detergente a 60-70'C (soda solvay 5%), e un disinfettante a freddo (ipoclorito 0,1%: la bassa concentrazione, sufficiente per completare la disinfezione del circuito ben lavato, è richiesta per evitare l'attività corrosiva del cloro sui metalli dell'apparecchiatura); infine risciacquare a fondo con acqua corrente potabile. Periodicamente, ogni 1-2 settimane, far circolare nell'impianto una soluzione acida (acido fosforico, acido cloridrico, acido nitrico, acido solforico) a circa 60 °C, per sciogliere i depositi della "pietra del latte". Mammelle. Prima della mungitura le mammelle, se molto sporche, vanno lavate con acqua potabile tiepida, indi accuratamente asciugate; si sconsiglia il lavaggio con soluzioni disinfettanti, perché una non perfetta asciugatura determinerebbe la contaminazione del latte di mungitura con i residui dello stesso disinfettante, con conseguenti problemi nella caseificazione; se le mammelle non sono troppo sporche, è preferibile massaggiarle con un panno ruvido e pulito. Dopo la mungitura. Si è rivelato essenziale disinfettare i capezzoli con vari prodotti: iodofori 0,5%, clorexidina 0,5-1%, cloramina o ipoclorito 0,5%; i quaternari d'ammonio allo 0,5% hanno mostrato risultati inferiori. La disinfezione può essere attuata mediante immersione (dipping), doccia, spray (da preferirsi); nel dipping non utilizzare contenitori troppo capienti, in quanto le ripetute immersioni di capezzoli ancora sgocciolanti miscelano con il disinfettante significative quantità di latte e soprattutto di sporco, che attenuano il potere battericida del disinfettante. I prodotti devono in ogni caso essere specificamente adatti all'uso post-mungitura, in quanto quelli per uso ambientale contengono impurità e residui irritanti e lesivi per i capezzoli. La conservazione degli iodofori e dei prodotti clorici deve avvenire a temperature superiori allo 0°C (il congelamento provoca la separazione dei vari componenti, con conseguente perdita del potere battericida e aumento dell'acidità), e al di sotto dei 40 °C (lo iodio e il cloro volatilizzano rapidamente); evitare assolutamente di riutilizzare o, peggio, reimmettere nella confezione originale le soluzioni già adoperate e sporche. Operatori Il mungitore deve lavarsi spesso le mani con sapone disinfettante, ad es. alla clorexidina.
Concimaie Sono ancora oggi attuali le disposizioni contenute nella Circ. n. 55 del 25.6.1954, che al capo X punto 8 ("disinfezione del letame") prescrive: -
l'abbruciamento, o in alternativa il cospargimento con miscela di Laplace, per materiali contaminati da microrganismi sporigeni; il mescolamento con calce viva in proporzioni del 10-15%, per materiali contaminati da microrganismi non sporigeni o da virus; l'interramento, per grosse quantità di materiali non contaminati da sporigeni
Liquami, Effluenti I liquami di un allevamento o di un macello possono contenere microrganismi patogeni, nel caso
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di malattie infettive in atto o di macellazione di animali infetti; è quindi necessario intervenire per evitare la diffusione dei patogeni, sia che dall'allevamento (o dal macello) fuoriescano i liquami tal quali, sia che gli stessi vengano trattati in un depuratore. Abbandonati, o lasciati a casi particolari, l’ozono e le radiazioni ionizzanti, oggi si preferisce disinfettare i liquami o gli effluenti dei depuratori con cloro, sotto forma di gas o di ipoclorito, che va aggiunto in ragione di 12-40 mg di cloro attivo per litro, se si tratta di liquami, e di 2-8 mg per litro se si tratta di effluente di depuratore; in ogni caso è necessario un tempo di contatto di almeno 15 minuti. Più efficace si è rivelata la formalina, aggiunta in ragione di 7,5 litri per metro cubo e, in liquami provenienti da stalle infette da tubercolosi o brucellosi, l'ammoniaca liquida, aggiunta in ragione di 30 kg per metro cubo.
Incubatoi Sia le camere di incubazione che quelle di schiusa devono essere disinfettate, al termine di ogni ciclo, con formaldeide gassosa in ambiente sufficientemente umido (60-70% di umidità relativa). Nel caso di contaminazione con miceti, e segnatamente con Aspergillus fumigatus, si è rivelato molto attivo l'emilconazolo sia come fumigante, utilizzabile anche in presenza di pulcini, sia come spray.
Uova da incubazione Per ridurre la contaminazione delle camere di incubazione e di schiusa ad opera dei gusci delle uova incubate, queste vengono preventivamente lavate in acqua corrente e poi disinfettate mediante immersione in clorexidina allo 0,02%; in aggiunta, molti Autori consigliano un ulteriore passaggio delle uova in soluzioni di antibiotici (generalmente tilosina) in camere bariche che, attraverso successivi momenti di pressione/depressione, facilitano la penetrazione dell'antibiotico all'interno delle uova.
Pascoli La disinfezione dei pascoli riguarda, nella pratica, soltanto quelli contaminati da larve o uova di parassiti intestinali; in caso infatti di contaminazione con spore batteriche non vi è praticamente nulla in grado di risanare il pascolo stesso, mentre per contaminazioni con microrganismi patogeni non sporigeni è sufficiente attendere un certo tempo, variabile a seconda del grado di resistenza del patogeno, e delle condizioni ambientali (temperatura, insolazione, umidità). Nei pascoli contaminati con parassiti, specialmente con nematodi gastro-intestinali, buoni risultati si ottengono con la calciocianammide, sparsa in ragione di 150-200 kg per ettaro (in pratica, la stessa quantità usata come concime).
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MALATTIE INFETTIVE DEGLI ANIMALI Tutte le disinfezioni in applicazione dell'art.10 del Regolamento di Polizia Veterinaria debbono essere eseguite sotto la responsabilità di un veterinario pubblico, è pertanto necessario, come d'altronde è raccomandato da varie circolari ministeriali, che il suddetto veterinario abbia sufficienti cognizioni tecniche sull'impiego dei mezzi di disinfezione nelle varie malattie infettive ed infestive di cui al Regolamento, in quanto dovrà lui stesso decidere quali mezzi usare, in quali condizioni, con quali modalità, con quali precauzioni, e fornire le relative istruzioni al personale operante (allevatore, squadra di operatori addetti). Analogamente il personale operativo deve possedere sufficienti cognizioni di base (caratteristiche positive e negative dei vari prodotti chimici, soluzioni e diluizioni, nozioni di malattie infettive degli animali, riconoscimento della tipologia del substrato su cui è chiamato ad operare, ecc.) per poter intervenire con sicurezza ed efficacia.
Afta Epizootica * ricoveri di animali: il disinfettante d'elezione è la soda solvay (carbonato di sodio) al 5%, in soluzione calda (60°C) aspersa su tutte le superfici sia interne che esterne; molto attive sono pure la soda caustica al 2%, e la formalina al 2,5-5% (quest'ultima da usarsi solo in strutture ben pulite). * automezzi: gli automezzi che circolano nell'azienda, sia quelli adibiti al trasporto degli animali che quelli di servizio (proprietario, veterinari, polizia, ecc., che però sarebbe bene non circolassero affatto) devono essere accuratamente disinfettati all'uscita, sia nei cassoni o nei contenitori (per i camion) che soprattutto nelle ruote e nelle parti inferiori (tutti i mezzi); è quindi necessario disporre all'uscita della azienda una motopompa con lancia erogatrice ad ugello angolato in grado di irrorare disinfettante (soda solvay) nella parte inferiore della scocca degli automezzi. Non fare affidamento sulle sole fosse piene di disinfettante, perché questo agisce (finché non è troppo sporco) solo sulle gomme, e neanche a fondo, lasciando inalterato il materiale infettante raccolto sul terreno dell'azienda (terriccio, sterco). * carcasse di animali: le carcasse più o meno incenerite nelle apposite fosse devono essere cosparse, prima dell'interramento, con abbondante soda caustica. * liquami: i liquami contenuti nella vasca di raccolta o quelli in uscita dall'eventuale depuratore possono essere veicolo di virus, per cui devono essere trattati con acidi forti in modo da raggiungere un pH di almeno 4, oppure con alcali forti per ottenere almeno pH 10- 12; * paglia, letame, attrezzi di legno, cordami vari: combustione completa.
Peste Bovina Sono sufficienti i composti clorici (ipoclorito, cloramine), oppure gli iodofori.
Pleuropolmonite Essudativa dei Bovini Come per la peste bovina.
Peste Suina Classica La linea da tenere è analoga a quella già descritta per l'afta epizootica. Il disinfettante d'elezione è la soda caustica al 2%.
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Rabbia Incenerimento degli animali; disinfezione con soda solvay calda, oppure con soda caustica.
Vaiolo Formalina 10%, oppure soda caustica 2%.
Agalassia Contagiosa degli Ovini e dei Caprini Disinfettare a fondo gli attrezzi d'allevamento con sodio carbonato 2% molto caldo; bruciare la lettiera.
Affezioni Influenzali degli Equini Formalina 10%, oppure soda caustica 2%.
Anemia Infettiva Formalina 10%, oppure soda caustica 2%.
Influenza dei Bovini (gruppi IBR-IPV-BVD-MD). Formalina 10%, oppure soda caustica 2%.
Tubercolosi Il miglior disinfettante in assoluto è l'acido peracetico allo 0,3-0,8%; bene anche il cloruro di calce con il 5% di cloro, o la formalina al 5% lasciata agire per diverse ore. E' in ogni caso indispensabile operare in ambienti vuoti di animali.
Brucellosi In ambienti sporchi usare formalina 2%; in ambienti ben puliti sono efficaci gli iodofori (2,5% di iodio attivo), o l'ipoclorito (1015% di cloro).
Mastite Catarrale Contagiosa dei Bovini Si applicano le indicazioni indicate nello schema di disinfezione per le operazioni di mungitura
Carbonchioematico - Carbonchio Sintomatico Gastro-Enterotossiemie Attivi si sono dimostrati la formalina 4%, l'acido peracetico 0,25% (sul terreno: 2%). In caso di cremazione e seppellimento di carcasse, bagnare il terreno abbondantemente con creolina o acido fenico, che non hanno alcuna efficacia sporicida, ma impediscono il disseppellimento dei residui delle carcasse ad opera dei cani randagi.
Salmonellosi Usare composti clorici, sia negli allevamenti che nell'industria delle carni; trattare i liquami o l'effluente del depuratore
Pasteurellosi Soda caustica 0,5%, oppure iodofori, composti del cloro, quaternari dâ&#x20AC;&#x2122;ammonio.
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Mal Rossino Quaternari d'ammonio, iodofori, composti del cloro.
Morva Quaternari d'ammonio, iodofori, composti del cloro.
Farcino Criptococcico Formalina 3-5%.
Morbo Coitale Maligno Pulizia dei personale di stalla; lotta alle mosche.
Tricomoniasi dei Bovini Sterilizzazione dello strumentario utilizzato per le fecondazioni.
Febbre Q Formalina 2,5-4%; composti clorici.
Distomatosi Risanamento dei pascoli mediante drenaggio delle acque stagnanti.
Strongilosi Vedi risanamento dei pascoli
Rogne Le uova degli acari sono notevolmente resistenti; è consigliabile l'uso del fuoco per risanare gli ambienti infetti, o anche ripetute fumigazioni di zolfo.
Malattie Dei Polli Per colera, pseudopeste e diftero-vaiolo sono efficaci formalina 2%, soda caustica 2%, composti clorici. Per tifosi aviare e pullorosi: come precedente, ed inoltre iodofori.
Malattie delle Api Peste europea L'arnia va lavata con soluzione 1 + 20 di soda caustica e acqua bollente, risciacquata, sterilizzata a fiamma. Gli attrezzi vanno lavati con acqua e sapone, alcuni Autori consigliano anche l'aspersione e l'immersione in formalina 20%. Peste americana Eliminare le api con vapori di zolfo, distruggere api e favi mediante combustione in una fossa scavata nel terreno, da ricoprire poi accuratamente. Applicare poi i trattamenti descritti per la peste europea.
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Nosemiasi, acariasi Trattare l'arnia e gli attrezzi come per la peste europea; per i favi: fumigazioni con acido acetico (immettere in un piccolo ambiente, es. un'arnia vuota, i favi insieme a stracci imbevuti con acido acetico, chiudere ermeticamente e lasciar agire i vapori per almeno una settimana). Attenzione alla corrosivitĂ dell'acido acetico sui metalli. Covata a sacco Combustione dei telaini con covate infette. Restanti materiali: come per la peste europea.
Malattie dei Pesci Inutile disinfettare. Per la plerocercosi: profilassi della malattia nell'uomo mediante congelamento delle carni ittiche.
Mixomatosi del Coniglio Prevenzione mediante la lotta agli insetti ematofagi; dopo la malattia, usare possibilmente la fiamma sulle attrezzature infette, oppure immergerle in soda caustica 2% molto calda.
Ipodermosi Bovina Insetticidi.
Idatidosi Distruzione mediante bollitura prolungata dei visceri infetti, previa esecuzione sugli stessi di profondi tagli (al fine di esporre al calore anche l'interno della massa dei visceri stessi); incenerimento delle feci dei cani trattati con antielmintici.
Peste Equina Lotta agli insetti ematofagi.
Peste Suina Africana Vedi alla peste suina classica.
Encefalomielite Aviare Formalina 10%, soda caustica 2%.
Febbre Catarrale degli Ovini (Blue-Tongue) Lotta agli insetti ematofagi.
Malattie Virali Respiratorie degli Equini Formalina 10%, soda caustica 2%.
Malattia Vescicolare dei Suini da Enterovirus Formalina 2%, acido peracetico 0,3%, glutaraldeide 2%.
Morbo di Teschen (encefalomielite enzootica dei suini) Come per la malattia vescicolare. 67
Laringo-Tracheite Infettiva del Pollame Iodofori, composti clorici.
Leucosi Bovina Enzootica Non è necessario disinfettare.
Malattia di Aujeszky Negli ambienti: formalina 10%, soda caustica 2-3%, cloramina 5%; nei liquami: aggiungere per ogni metro cubo kg 20 di calce spenta, oppure kg 10 di calce viva, oppure kg 3 di formalina, oppure kg 6 di soda caustica, miscelando molto accuratamente; il cloruro di calce non è sempre attivo; l'acido peracetico genera schiuma.
Varroasi FOLBEX va in strisce fumiganti, da lasciar agire nell'arnia perfettamente chiusa per almeno un'ora.
Leptospirosi animali Iodofori, composti del cloro, quaternari; derattizzazione.
Paratubercolosi Sodio ortofenilfenato 0,5%. Sono stati usati con buon successo i prodotti difenilici già utilizzati per la conservazione degli agrumi, allo 0,5% di sostanza attiva.
Micosi Acido peracetico 0,5%, formalina 2-4%,
Pasteurellosi dei Conigli Talvolta si è rivelato utile aerosolizzare nelle conigliere infette una soluzione di quaternari d'ammonio; fare attenzione ad agire con molta prudenza, dato che i conigli si spaventano facilmente per la nebbia di aerosol che si diffonde fra le gabbie, causando evidente agitazione e rischio di schiacciamento dei piccoli.
TSE Le attrezzature e gli utensili che sono entrati in contatto con materiale a rischio specifico devono essere decontaminati con uno dei seguenti metodi: 1. ipoclorito di sodio in soluzione al 2% per 1 ora 2. autoclave in idrossido di sodio 2 molare a 121° C per 30 min 3. autoclave in idrossido di sodio il normale 1 132° C per 1 ora 4. autolavaggio a 132° C per due cicli consecutivi di 1 ora ciascuno
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TRATTAMENTI INEFFICACI PER INATTIVARE GLI AGENTI INFETTANTI NELLE TSE AGENTI FISICI
AGENTI CHIMICI
Calore umido Congelamento Radiazioni ultraviolette Radiazioni ionizzanti Etanolo Formaldeide Acqua ossigenata Iodofori Permanganato
AGENTI ENZIMATICI
DNAsi
Concentrazione, tempo, temperatura 100°C per 1 ora Forti dosi
100µg/ml
TRATTAMENTI IN GRADO DI INATTIVARE GLI AGENTI INFETTIVI DELLE TSE AGENTI FISICI AGENTI CHIMICI
AGENTI ENZIMATICI
Calore umido (autoclave) Calore secco Autoclave in soda caustica 2M Ipoclorito di sodio Acido formico (su tessuto cerebrale in formalina) Soda caustica Urea Fenolo
136°C per 18 min 160°C per 24 ore 121°C per 30 min 2,5% per 1 ora a 20°C
1 N per 1 ora a 20°C 3-8 M 100%
Proteinasi K
100µg/ml
Tripsina
100µg/ml
98% per 1 ora
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SICUREZZA EFFETTI CRONICI I tensioattivi asportano il film idrolipidico della pelle predisponendo alla disidratazione e, dopo azione prolungata, all’insorgenza di: ¾ dermatiti irritative da contatto ¾ determatiti allergiche da contatto ¾ orticaria e fotodermatiti EFFETTI ACUTI I prodotti utilizzati presentano generalmente bassa tossicità. Gli inconvenienti sono legati ad un uso scorretto dei prodotti irritanti e/o corrosivi Particolare importanza ha la conoscenza dei mezzi di protezione personale da impiegare caso per caso: tuta in tela spessa, oppure tuta impermeabile; guanti e stivali di gomma; copricapo; maschere di vario tipo, da quelle più semplici costituite da un cupolino filtrante, a quelle che proteggono tutto il viso, compresi gli occhi, e dotate di idonei filtri, a quelle infine a casco integrale munite di erogatore a batteria di aria filtrata (autorespiratori). Ovviamente la scelta dei mezzi di protezione sarà in funzione della tossicità/causticità dei disinfettanti usati e del tempo di esposizione. Nell'esecuzione di una disinfezione occorre considerare la possibilità di incidenti, con danni alle persone, agli animali, alle attrezzature, alle cose in genere: non si dimentichi infatti che si utilizzano prodotti più o meno tossici, con mezzi meccanici potenzialmente pericolosi, in ambienti con animali o derrate alimentari sensibili agli insulti sia tossici che meccanici. Occorre pertanto adottare una serie di precauzioni (non dimenticare che il responsabile della disinfezione risponde sia della efficacia che della sicurezza delle operazioni) da valutare caso per caso, e che devono tener conto dei seguenti elementi: • sicurezza delle attrezzature impiegate (vedi al capitolo "Manutenzione delle attrezzature"): le pompe devono essere efficienti, dotate di manometri affidabili, i motori ben protetti; tubi e giunti in perfetto stato; le taniche di disinfettanti e di detergenti dislocate in modo da evitare fuoriuscite accidentali o rotture; • sicurezza del personale operatore (vedi più sopra); • sicurezza degli animali: far allontanare gli animali, oppure, se si opera in presenza degli stessi, agire in modo da non spaventarli; • precauzioni generali, quali: disinserimento delle linee elettriche, copertura e isolamento dei motori elettrici (mungitrici, attrezzature varie) in caso di impiego di prodotti liquidi, allontanamento degli animali da cortile, allontanamento degli estranei, • isolamento dell'eventuale depuratore (in modo che il disinfettante non vi confluisca); • adeguata polizza di assicurazione R.C. per danni a persone, animali e cose.
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GLOSSARIO Aerosolizzazione: metodica con la quale si generano e si disperdono nell’ambiente particelle di diametro inferiore a cinque micron. Il veicolo più utilizzato è il glicole etilenico. Le particelle permangono a lungo sospese nell’ambiente e al loro depositarsi sulle superfici non le bagnano. La scelta da privilegiare riguarda l’aerazione forzata degli ambienti. Antisepsi: processo finalizzato alla riduzione degli agenti patogeni sulla cute o su altri tessuti viventi mediante distruzione o inibizione della moltiplicazione. Antisettico: agente chimico dotato di proprietà battericide o batteriostatiche e di un buon indice terapeutico destinato ai tessuti viventi. Può essere usato anche in disinfezione, mentre non si può dire il contrario. Asepsi: si intende l’assenza di microrganismi, nel significato corrispondente a sterilità. Battericida: agente chimico o fisico in grado di uccidere i batteri. Batteriostatico: agente chimico o fisico in grado di bloccare la moltiplicazione batterica. Biocidi: principi attivi e preparati contenenti uno o più principi attivi, presentati nella forma in cui sono consegnati all’utilizzatore, destinati a distruggere, eliminare, rendere innocui, impedire l’azione o esercitare altro effetto di controllo su qualsiasi organismo nocivo con mezzi chimici o biologici. Biofilm: si intende “una comunità batterica aderente a una superficie, spesso circondata da una matrice extracellulare”. Contaminazione: si intende la presenza di un agente infettivo su una superficie oppure su sostanze alimentari. Detergente: sostanza che diminuisce la tensione superficiale tra sporco e superficie da pulire, in modo da favorire l’asportazione dello sporco. Detersione: consente l’allontanamento meccanico di una elevata percentuale di microrganismi e del materiale (organico ed inorganico) che funge da substrato. Deve essere sempre seguita dal risciacquo. E’ indicata, da sola, in situazioni a scarso rischio infettivo ed è operazione preliminare rispetto alla disinfezione e alla sterilizzazione. Disinfestazione: procedura finalizzata alla distruzione degli insetti, piccoli animali, roditori, etc. Disinfettante: prodotto atto a distruggere i microrganismi patogeni quali batteri e muffe in un determinato ambiente o substrato, non può essere applicato sui tessuti viventi; se il prodotto è formulato con l’aggiunta di specifici coformulanti ad azione detergente, abrasiva o decalcificante si potranno avere disinfettanti dotati di specifiche funzioni. Dispositivo di Protezione Individuale (DPI): qualsiasi dispositivo destinato ad essere indossato e tenuto dall’operatore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza e la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo. Fungicida: agente che uccide i miceti. Germicida: agente in grado di distruggere tutti i microrganismi in fase vegetativa (batteri, miceti, virus). Nebulizzazione: metodica con la quale vengono disperse nell’ambiente particelle di disinfettante di diametro superiore ai cinque micron. Il veicolo maggiormente utilizzato è una soluzione acquosa. Tali particelle, in virtù del loro peso, precipitano presto sulle superfici orizzontali bagnandole. Preparato corrosivo: prodotto che, a contatto con i tessuti vivi, può esercitare un’azione distruttiva. Preparati irritanti: prodotti non corrosivi il cui contatto immediato, prolungato o ripetuto con la pelle e le mucose può provocare reazione infiammatoria.
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Pulitore per forni: prodotto che rende possibile l’eliminazione di residui organici o carboniosi dalla superfici interne dei forni. Sporicida: prodotto in grado di agire come sterilizzante se il tempo di contatto è abbastanza prolungato da permettere la distruzione di tutte le forme di vita microbica, oppure come disinfettante ad alto livello se il tempo di contatto è più breve. Sterilizzazione: processo fisico o chimico in grado di distruggere tutte le forme di microrganismi viventi. Tensioattivo: composto chimico che presenta attività superficiale il quale, disciolto in un liquido, in particolare acqua, ne abbassa la tensione superficiale per adsorbimento preferenziale all’interfaccia liquido/vapore o ad altre interfacce. Tensioattivo anionico: tensioattivo che si ionizza in soluzione acquosa per produrre ioni organici carichi negativamente, responsabili della tensioattività. Tensioattivo cationico: tensioattivo che si ionizza in soluzione acquosa per produrre ioni organici carichi positivamente responsabili della tensioattività. Tensioattivo nonionico: tensioattivo che non dà origine a ioni in soluzione acquosa. La solubilità in acqua dei tensioattivi non ionici è dovuta alla presenza nella molecola di gruppi funzionali che hanno una forte affinità per l’acqua. Validazione: procedura documentata per ottenere, registrare ed interpretare i dati necessari a dimostrare che un processo risulterà sistematicamente conforme a predeterminate specifiche. Virulicida: agente in grado di uccidere o di inattivare i virus.
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BIBLIOGRAFIA 1) Cappelli A. “Disinfezione e disinfettanti” Igiene Alim. – Disinfest. & Ig. Amb. – Settembre/Ottobre 2001, pagg. 7-8 2) Marino M. “Ruolo della sanificazione nell’ottenimento di prodotti alimentari salubri” Igiene Alim. – Disinfest. & Ig. Amb. – Gennaio/Febbraio 2004, pagg. 4-8 3) Brugali G. “Parametri funzionali dei disinfettanti usati nelle industrie alimentari: significato e comparazione degli spettri d’azione (parte prima)” Igiene Alim. – Disinfest. & Ig. Amb. – Luglio/Agosto 1999, pagg. 18-20 4) Brugali G. “Parametri funzionali dei disinfettanti usati nelle industrie alimentari: significato e comparazione degli spettri d’azione (parte seconda)” Igiene Alim. – Disinfest. & Ig. Amb. – Settembre/Ottobre 1999, pagg. 18-20 5) Brugali G. “Biofilm e protocollo di detergenza e disinfezione delle superfici ed attrezzature in ambito alimentare” Igiene Alim. – Disinfest. & Ig. Amb. – Maggio/Giugno 1999, pagg. 13-16 6) Bacci C., Paris A. “Biofilm microbici nell’industria alimentare” Igiene Alim. – Disinfest. & Ig. Amb. – Luglio/Agosto 2002, pagg. 7-10 7) http://www.casaleinforma.it/pcivile/index.html 8) http://www.hobbybirra.it/ihbvarie/sanitizzazione.PDF 9) http://www.comune.cavaso.tv.it/socideabira/Le%20birre/Disinfezione/disinfezione.html 10) Seymour S. Block “Disinfezione e sterilizzazione” Librerie Cortina – Verona 11) Finzi G., Sassoli V. “Disinfezione – antisepsi. Pulizia e sterilizzazione in ospedale.”CIBAGEIGY 12) Reale R., Abbate E. –Barberis D. – “Aspetti pratici della disinfezione: esiste una alternativa ai mezzi chimici?” Associazione Nazionale Infermieri Prevenzione Infezioni Ospedaliere; www.anipio.it/doc/doc/doc4.doc 13) Costardi G.F., Rocca G. – “Disinfezione Disinfestazione Derattizzazione nella Sanità Pubblica Veterinaria” Ed agricole 1989 14) Mrozek H., - Dt. Molk.-Ztg., 103, n. 12, 348 (1982) (trad. Selezione Veterinaria) 15) Ricci Bitti G. - “Sanificazione zootecnica” Bologna Ed agricole 1992 16) Aghina C., Maletto S., Maletto R. – “La gestione igienico-sanitaria degli allevamenti” Reda 1986
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INDICE Premessa .............................................................................................................................................................................2 Introduzione ........................................................................................................................................................................3 DETERSIONE ....................................................................................................................................................................5 Fasi della detersione........................................................................................................................................................9 DISINFEZIONE ...............................................................................................................................................................10 Fattori che influenzano l’efficacia di un intervento disinfettante..................................................................................10 - tipo e concentrazione del germicida........................................................................................................................10 - numero e tipo dei microrganismi. ...........................................................................................................................10 - durata dell’esposizione e temperatura della soluzione............................................................................................12 - pH della soluzione. .................................................................................................................................................13 - natura della superficie e presenza di sporco............................................................................................................13 DISINFETTANTI FISICI .............................................................................................................................................14 CALORE.......................................................................................................................................................................14 Fiamma diretta ..........................................................................................................................................................14 Calore secco ..............................................................................................................................................................14 Calore umido.............................................................................................................................................................15 RADIAZIONI ...............................................................................................................................................................15 Radiazioni ionizzanti.................................................................................................................................................15 Radiazioni U.V..........................................................................................................................................................16 FILTRAZIONE.............................................................................................................................................................17 DISINFETTANTI CHIMICI ........................................................................................................................................17 Cloroderivati .............................................................................................................................................................17 Iodio ..........................................................................................................................................................................21 Sostanze che liberano ossigeno .....................................................................................................................................23 Acqua Ossigenata......................................................................................................................................................23 Acido Peracetico .......................................................................................................................................................25 Permanganato di Potassio .........................................................................................................................................25 Quaternari d’ammonio (Quaternari o QAC) .................................................................................................................26 Alcoli.............................................................................................................................................................................28 Tensioattivi anfoteri ......................................................................................................................................................29 Acidi e Basi...................................................................................................................................................................30 Acido Acetico ...........................................................................................................................................................30 Acido Salicilico.........................................................................................................................................................30 Acido Lattico.............................................................................................................................................................30 Acido muriatico.........................................................................................................................................................30 Acido solforico..........................................................................................................................................................31 Idrossido di Sodio .....................................................................................................................................................31 Aldeidi...........................................................................................................................................................................32 Composti fenolici .........................................................................................................................................................34 Biguanidi.......................................................................................................................................................................35 Il problema dei residui ..................................................................................................................................................38 Il problema della corrosione..........................................................................................................................................38 Il problema del depuratore ............................................................................................................................................39 PROTOCOLLO DI SANIFICAZIONE DEI LOCALI.....................................................................................................40 Esempi di protocolli di sanificazione di particolari attrezzature ...................................................................................41 Ceppi in legno ...........................................................................................................................................................41 Celle frigorifere.........................................................................................................................................................41 Armadio frigorifero in acciaio...................................................................................................................................41 Affettatrice ................................................................................................................................................................42 Tritacarne ..................................................................................................................................................................43 DILUIZIONE....................................................................................................................................................................44 Cause più comuni di un piano di sanificazione inadeguato...............................................................................................46 LA SANIFICAZIONE IN AMBITO ZOOTECNICO......................................................................................................47 QUANDO DISINFETTARE ........................................................................................................................................47 MEZZI DI DISINFEZIONE .........................................................................................................................................47 MEZZI MECCANICI ...................................................................................................................................................47 MEZZI FISICI ..............................................................................................................................................................48 Freddo .......................................................................................................................................................................48 Calore secco ..............................................................................................................................................................48 Calore umido.............................................................................................................................................................48 Radiazioni ultraviolette .............................................................................................................................................48
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Luce gialla.................................................................................................................................................................48 MEZZI BIOLOGICI .....................................................................................................................................................48 Vuoto sanitario ..........................................................................................................................................................48 Competizione biologica ............................................................................................................................................49 MEZZI CHIMICI..........................................................................................................................................................49 DETERGENTI..........................................................................................................................................................49 DISINFETTANTI CHIMICI ....................................................................................................................................50 Acidi forti..................................................................................................................................................................50 Acido peracetico .......................................................................................................................................................50 Sali di Calcio .............................................................................................................................................................50 Carbonato di sodio ....................................................................................................................................................51 Sali di metalli pesanti ................................................................................................................................................51 Cloramine..................................................................................................................................................................52 Clorexidina................................................................................................................................................................52 Creolina.....................................................................................................................................................................52 Fenolo .......................................................................................................................................................................53 Formaldeide ..............................................................................................................................................................53 Paraformaldeide ........................................................................................................................................................54 Glutaraldeide.............................................................................................................................................................54 Idrossido di sodio ......................................................................................................................................................54 Iodofori .....................................................................................................................................................................55 Ipoclorito di sodio .....................................................................................................................................................55 ATTREZZATURE PER LA DISINFEZIONE NEGLI ALLEVAMENTI...................................................................56 STRUTTURE ZOOTECNICHE...................................................................................................................................59 Ricoveri con assenza di animali ....................................................................................................................................59 Ricoveri con presenza di animali ..................................................................................................................................59 Ricoveri all'aperto .........................................................................................................................................................60 Mercati, Fiere, Esposizioni ...........................................................................................................................................60 Negozi di animali, Ambulatori Veterinari.....................................................................................................................60 Canili, box per cani .......................................................................................................................................................61 Mezzi di trasporto di animali ........................................................................................................................................61 Mezzi di trasporto dei sottoprodotti ..............................................................................................................................61 Mungitura......................................................................................................................................................................61 Concimaie .....................................................................................................................................................................62 Liquami, Effluenti .........................................................................................................................................................62 Incubatoi .......................................................................................................................................................................63 Uova da incubazione .....................................................................................................................................................63 Pascoli ...........................................................................................................................................................................63 MALATTIE INFETTIVE DEGLI ANIMALI..................................................................................................................64 Afta Epizootica .............................................................................................................................................................64 Peste Bovina..................................................................................................................................................................64 Pleuropolmonite Essudativa dei Bovini ........................................................................................................................64 Peste Suina Classica......................................................................................................................................................64 Rabbia ...........................................................................................................................................................................65 Vaiolo............................................................................................................................................................................65 Agalassia Contagiosa degli Ovini e dei Caprini............................................................................................................65 Affezioni Influenzali degli Equini.................................................................................................................................65 Anemia Infettiva ...........................................................................................................................................................65 Influenza dei Bovini (gruppi IBR-IPV-BVD-MD). ......................................................................................................65 Tubercolosi....................................................................................................................................................................65 Brucellosi ......................................................................................................................................................................65 Mastite Catarrale Contagiosa dei Bovini.......................................................................................................................65 Carbonchioematico - Carbonchio Sintomatico Gastro-Enterotossiemie .......................................................................65 Salmonellosi..................................................................................................................................................................65 Pasteurellosi ..................................................................................................................................................................65 Mal Rossino ..................................................................................................................................................................66 Morva............................................................................................................................................................................66 Farcino Criptococcico ...................................................................................................................................................66 Morbo Coitale Maligno.................................................................................................................................................66 Tricomoniasi dei Bovini................................................................................................................................................66 Febbre Q........................................................................................................................................................................66 Distomatosi ...................................................................................................................................................................66
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Strongilosi .....................................................................................................................................................................66 Rogne ............................................................................................................................................................................66 Malattie Dei Polli ..........................................................................................................................................................66 Malattie delle Api..........................................................................................................................................................66 Malattie dei Pesci ..........................................................................................................................................................67 Mixomatosi del Coniglio...............................................................................................................................................67 Ipodermosi Bovina ........................................................................................................................................................67 Idatidosi.........................................................................................................................................................................67 Peste Equina..................................................................................................................................................................67 Peste Suina Africana .....................................................................................................................................................67 Encefalomielite Aviare..................................................................................................................................................67 Febbre Catarrale degli Ovini (Blue-Tongue) ................................................................................................................67 Malattie Virali Respiratorie degli Equini ......................................................................................................................67 Malattia Vescicolare dei Suini da Enterovirus ..............................................................................................................67 Morbo di Teschen (encefalomielite enzootica dei suini)...............................................................................................67 Laringo-Tracheite Infettiva del Pollame .......................................................................................................................68 Leucosi Bovina Enzootica.............................................................................................................................................68 Malattia di Aujeszky .....................................................................................................................................................68 Varroasi.........................................................................................................................................................................68 Leptospirosi animali......................................................................................................................................................68 Paratubercolosi..............................................................................................................................................................68 Micosi ...........................................................................................................................................................................68 Pasteurellosi dei Conigli ...............................................................................................................................................68 TSE ...............................................................................................................................................................................68 SICUREZZA.....................................................................................................................................................................70 GLOSSARIO ....................................................................................................................................................................71 BIBLIOGRAFIA ..............................................................................................................................................................73
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