Lucia Luce di Cristo ed. Dicembre 2011

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“Lucia, Luce di Cristo” Numero in attesa di registrazione

DICEMBRE 2011 A cura del Circolo

Cittadino S. Lucia v.m. – Belpasso (CT)

Direttore responsabile:

Giovanni Giuseppe Giuffrida Direttore:

Alfio Consoli Segreteria di Redazione: Luigi Sauta – Biagio Asero

SOMMARIO:  Messaggio del Parroco Mons. G. Calabrò pag. 3  U Pridicaturi da tridicina p.4  Testimonianze pag. 6 di Giovanni G. Giuffrida  Il Matrimonio Pag.9 di Pippo e Angela Laudani  Il Coraggio della Fede pag. 11 di Don Carmelo Giammello  Censimento Storico pag .14  Le iniziative del Circolo p. 16 Concorso Scolastico S. Lucia pag. 17  1° Raduno Lucia di Sicilia di Alfio Consoli pag. 18  Lettera da Carlentini pag. 20 Di Salvatore Di Salvo  Le Cantate pag. 23 di Piero Leotta  Le custodie delle reliquie di Santa Lucia a Belpasso di G. Cristaldi pag. 25  La Parrocchia Cristo Re p.28 di Bonaventura - Distefano  La parrocchia “Corpus Domini” Di Padre P. Munzone p. 30  Poesia pag. 27 Preghiera pag. 26

In Copertina: La Gloria di S. Lucia Dipinto di Autore ignoto Conservato presso la “Casa del Fercolo”

“Devoti di S. Lucia solo il 13 dicembre o seguaci di Cristo per tutta la vita?” Quando il mese di novembre volge al termine a Belpasso, l’aria pungente, i colori, gli odori, i sapori, si mescolano a tal punto da creare un’atmosfera che inevitabilmente si collega all’attesa della Festa di S. Lucia. Già da qualche mese le maestranze si riuniscono per allestire gli eventi che formano il programma di una festa che si ripete ogni anno, da 375 anni. A dire il vero, quest’anno, con piacere, notiamo come, oltre alle aggregazioni che tradizionalmente sono deputate all’organizzazione dei festeggiamenti, altre associazioni e movimenti stanno proponendo iniziative nuove, a dimostrazione che la Festa di S. Lucia, oltre ad essere radicata profondamente nella storia del popolo belpassese, rappresenta un evento sempre moderno e in continuo rinnovamento, pur conservando la propria tradizione di festa della pietà popolare. Negli anni, il Circolo Cittadino S. Lucia, che promuove il culto di S. Lucia, valorizzandone l’aspetto spirituale e culturale, è stato attento a far emergere i veri valori verso i quali la festa deve proiettarsi. Grazie anche, alla guida del nostro Parroco, Mons. Giuseppe Calabrò, quest’anno il Circolo propone un cammino di fede e di riflessione in preparazione alla festa, rivolto alla cittadinanza intera ma principalmente ai devoti di S. Lucia. Abbiamo voluto far riflettere tutti su una scelta di vita: “Devoti di S. Lucia solo il 13 dicembre o seguaci di Cristo per tutta la vita?” e abbiamo proposto quattro incontri, duranti i quali sono stati presentati dei testimoni e delle testimonianze di conversione, di fede e di coraggio. Carmelo Impera (ex deejay, Psicologo, Giudice Onorario presso il Tribunale di Catania sez. minori e famiglie) ha portato la sua testimonianza di conversione e ha parlato della sua nuova vita improntata verso l’aiuto dei giovani e delle coppie in crisi; Il calciatore, Nicola Legrottaglie ha presentato il suo nuovo libro che parla di conversione e di vita rinnovata in Cristo; Mons. Giuseppe Calabrò ha affrontato il problema esistenziale della continua lotta fra il Bene e il male nella vita dell’uomo; Don Carmelo Giammello ha parlato del coraggio di chi decide di accogliere Gesù con fede, nella propria vita, così come Lucia. La Famiglia è l’argomento che affronteranno, gli alunni delle scuole medie ed elementari, nello sviluppo del Concorso Scolastico S. Lucia, ai quali abbiamo indirizzato la provocazione: “…, usciranno dei santi dalla famiglia cristiana di oggi?”. La Carità, attraverso il banco alimentare a favore delle famiglie più sfortunate, che si svolgerà presso alcuni supermercati di Belpasso e la preghiera, con la consegna dei rosari ai devoti che tireranno i cordoni, caratterizzano un programma di attività che il Circolo propone nell’ottica della “formazione, carità, preghiera, aggregazione fra le realtà sociali belpassesi, divulgazione del culto e cultura”. Un ricordo doveroso, in questo periodo forte di fede e devozione và al grande amico e socio del Circolo Cittadino S. Lucia, Orazio Amantia, venuto a mancare improvvisamente alcuni mesi fa, del quale ci rimane impressa l’umiltà, la fede e la grande devozione verso la S. Patrona. Mi preme ringraziare coloro che hanno contribuito e contribuiranno a vario titolo alla buona riuscita della Festa. Un augurio speciale, a nome della presidenza e dei soci del Circolo Cittadino S. Lucia và a tutti coloro che portano il nome di Lucia. Il Presidente Giovanni Giuseppe Giuffrida

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p. Orazio Scuderi, oltre alla lectio sulla Parola di Dio di ogni giorno, presenterà il documento CEI Educare alla vita buona del Vangelo. Trattasi degli orientamenti pastorali che i nostri Vescovi ci consegnano per il decennio 2010–2020.

Mons. Giuseppe Calabrò Parroco della Matrice Collegiata di Belpasso (CT) Assistente Spirituale del Circolo Cittadino S. Lucia v.m. (Abbiamo chiesto al Parroco di voler proporre in questo periodico, il messaggio che ha rivolto alla comunità nel programma della Festa.)

Fratelli e sorelle in Cristo, concittadini e devoti tutti di S. Lucia, la gioia, la luce, la pace del Signore sia con tutti voi! Quest’anno la festività luciana e la solennità dell’Immacolata sono “visitate” dal Cristo Buon Pastore nella persona del nostro Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina in visita pastorale nel nostro vicariato. Lo scorso anno con i devoti abbiamo studiato il Direttorio per la pietà popolare e la liturgia, quest’anno nel corso della «tredicina» il predicatore, “Lucia, Luce di Cristo”

Da questo documento n. 44 leggiamo: «La pietà popolare costituisce anche ai nostri giorni una dimensione rilevante della vita ecclesiale e può diventare veicolo educativo di valori della tradizione cristiana, riscoperti nel loro significato più autentico. Purificata da eventuali eccessi e da elementi estranei e rinnovata nei contenuti e nelle forme, permette di raggiungere con l’annuncio tante persone che altrimenti resterebbero ai margini della vita ecclesiale. In essa devono risaltare la Parola di Dio, la predicazione e la catechesi, la preghiera e i sacramenti dell’Eucarestia e della riconciliazione e, non ultimo, l’impegno per la carità verso i poveri». Quest’anno le Comunità ecclesiali rendono omaggio alla Santa Patrona con la peregrinatio in Chiesa Madre, quale segno di comunione con Maria Immacolata e S. Lucia. Nella comunione dei Santi, ci apprestiamo a celebrare l’Avvento del Verbo Incarnato, il quale si rende presente nei Suoi sacramenti, nel Pastore di questa Chiesa di Catania e nei fratelli di ogni giorno, sino al tempo della Sua venuta nella gloria. Mons. Giuseppe Calabrò

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Padre Orazio Scuderi è il Padre Predicatore della tredicina di S.Lucia di quest’anno

Sono parole ricche di fede e di sincera umiltà quelle di Padre Orazio Scuderi, in un colloquio privato, pochi giorni prima dell’inizio della tredicina: “quando ero in seminario, mi ritrovai a leggere un libro su Belpasso, dove si parlava appunto della grande devozione verso Santa Lucia e di tutte le iniziative ad essa collegata. Della tredicina si diceva che ogni anno viene chiamato un grande predicatore, questa cosa mi colpì molto. Oggi che quel predicatore sono io, mi sento davvero piccolo ed umile. All’invito rivoltomi non potevo dire di no, il Signore guiderà me e tutti coloro che parteciperanno, lungo la via che Lui stesso ci indicherà”. Entrato in seminario all’età di “Lucia, Luce di Cristo”

trentadue anni ed ordinato sacerdote cinque anni dopo, è stato parroco in San Francesco di Paola nel quartiere civita di Catania ed a San Giuseppe in Ognina. Dall’11 ottobre 2009 è parroco a Belpasso nella comunità di S. Antonio Abate. Sempre attento alle esigenze di tutti, radica la propria fede nello spirito di servizio verso il prossimo, sprona tutti alla collaborazione, all’unione ed alla comunione fraterna. Affascinato ed entusiasta della profonda fede dei belpassesi nei confronti della martire siracusana, coglie occasione per rilanciare il monito: “dobbiamo fare in modo che la testimonianza della giovane Lucia ci accompagni per 365 l’anno, nelle nostre case, nel nostro lavoro e in tutti quegli ambienti in cui sia chiamati a vivere. Essere devoti solo il 13 Dicembre non ha granché senso”. Cosciente dell’impegno che lo attende ed umanamente emozionato, ha certezza di quello di cui parlare lungo i tredici giorni: “in coscienza mi sono chiesto più volte <di cosa parlerò?> poi un giorno mentre mettevo ordine, presi in mano un documento che attualmente la Chiesa ci propone <Educare alla buona vita del Vangelo>, ecco lo spunto, ritornare al Vangelo del giorno, farci suggerire dalla Parola gli spunti per una buona vita. È quello che hanno fatto i Santi, è quello che ha fatto Lucia. Attraverso l’Eucaristia che giorno dopo giorno celebreremo, vivremo con vera gioia questo tempo di Avvento ”.

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Testimonianze di Fede e Coraggio. di Giovanni Giuseppe Giuffrida Presidente Circolo Cittadino S. Lucia v.m. “Devoti di S. Lucia solo il 13 dicembre o

seguaci di Cristo per tutta la vita?”, questo è lo slogan con il quale il Circolo si rivolge ai devoti di S. Lucia, invitandoli a fare una scelta di vita forte e definitiva. Per stimolare a scegliere la seconda opzione, sono stati organizzati una serie di incontri formativi e di riflessione e sono stati proposti testimoni e testimonianze di personaggi di una certa levatura.

Era un dj gettonatissimo nei locali di Ragusa e dintorni: portafogli pieno, bella ragazza, nessuna vita spirituale. Adesso è un laico consacrato, giudice onorario del tribunale minorile di Catania, fa l’animatore di strada, e, nella «sua» Oasi don Bosco, cerca di restituire fiducia e serenità a giovani e coppie in crisi. Carmelo Impera ha raccontato la sua esperienza all’assemblea di fedeli presenti nella chiesa Madre gremita: «Una esperienza nata alla fine degli anni Settanta - quando io, ventenne, gestivo locali e discoteche nelle province di Ragusa e di Siracusa».

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Nel frattempo «il Signore mi concesse il dono di continuare a studiare: così mi laureai prima in pedagogia e poi in psicologia». La mamma di Carmelo, però, si ammalò gravemente, e lui iniziò a porsi mille domande sul senso della vita e sulla morte. Invitato dalla cugina ad un campo estivo, incontrò un salesiano che parlava ai giovani del sentimento dell’angoscia: «ed io senza rendermene conto, mi ritrovai in lacrime. Il giorno dopo mi confessai: non lo facevo ormai da dieci anni». Tornato a Pachino, il suo paese natale, nonostante le «insidie» dell’ambiente che lo circondava, Carmelo Impera si sentiva cambiato. «Ero felice. Avevo con me 150 nuovi amici molti dei quali mi scrivevano perché erano rimasti colpiti dalle mie lacrime». Qualche anno dopo il Signore gli fece capire cosa voleva da lui: « e cioè che facessi un salto bel buio, lasciando il lavoro sicuro di pedagogista e la mia fidanzata per dedicarmi a tempo pieno (e nel celibato) ai giovani di strada». Nel 2002 nasce ufficialmente la comunità «Oasi don Bosco», in provincia di Ragusa. Oltre alla sua testimonianza di conversione, Carmelo Impera, ha trasmesso con semplicità e professionalità i valori della fede in Cristo e della santità nella famiglia, valori che lui stesso ha sperimentato dopo aver conosciuto il Signore: sono nato a 24 anni, ha detto. Fra le mura della Chiesa Madre ha echeggiato un monito forte: al centro di tutto c'è Dio e non l'io; Prima di fondare una famiglia bisogna che la coppia capisca che non basta l'innamoramento ma c'è bisogno dell'Amore, con la A maiuscola, che si sperimenta in Gesù Cristo e facendo entrare Gesù nel rapporto di coppia: I matrimoni si fanno in tre e si sfasciano in

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due, proprio perchè viene a mancare la parte più importante che è Gesù. Un altra spinta forte ci è stata data, quando si è parlato della valorizzazione dell'uomo, non in base al titolo che si ha ma in base a quello che si è. Solo se si costruiscono famiglie fondate sui valori cristiani, dell'Amore, del rispetto reciproco, del rispetto di se stessi, focolai di preghiera e meditazione, possono uscire Santi, come è stato nella famiglia di S. Lucia.

La seconda testimonianza è venuta da un campione del calcio internazionale. Nicola Legrottaglie è un calciatore italiano che milita nelle file del Calcio Catania, nel ruolo di difensore centrale. Ha militato in grandi squadre, quali il Chievo, la Juventus, il Siena e il Milan. “IL MIO GOL PIU' BELLO, LO FACCIO QUANDO PORTO CRISTO ALLA GENTE E LA GENTE A CRISTO”. Questa è stata la bellissima frase che ha pronunciato Nicola Legrottaglie, nel corso dell'incontro-testimonianza, svoltosi in Chiesa Madre. Nicola Legrottaglie ha portato alla gente di Belpasso la sua testimonianza di conversione e di abbandono totale a Dio. In una chiesa gremita di fedeli, adulti, famiglie e giovani, Nicola ha parlato di come Gesù ha cambiato radicalmente la

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sua vita che, malgrado fosse molto agiata grazie al lavoro di calciatore, militante in grosse squadre come la Juve e il Milan, gli creava un vuoto non colmabile con le soddisfazioni terrene o con il denaro. Ad un certo punto della sua vita, Nic capisce che quel vuoto aveva la forma di Dio. Da quel momento Legrottaglie valorizza principalmente l'aspetto uomo, piuttosto che quello del calciatore ed inizia ad accostarsi allo studio della Bibbia, che lui stesso definisce, il libro più importante di tutti e a trasmettere questo tesoro scoperto alla gente, a cominciare dai compagni di squadra: "non avrei mai immaginato che un giorno avrei parlato di Dio negli spogliatoi di un campo di calcio.." La gente presente è rimasta edificata dal messaggio forte trasmesso, non solo perchè proveniente da un personaggio famoso ma principalmente perchè trasmesso da un laico che, con la sicurezza di chi è ispirato da Dio, riesce a comunicare alla gente che facendo entrare Gesù nella propria vita si riescono ad affrontare i problemi che oggi angosciano la nostra società, sofferente da una crisi di valori, piuttosto che di una crisi economica. L'esperienza forte di Nicola Legrottaglie è stata trascritta in tre libri, "Ho fatto una promessa", Cento volte tanto con la Fede vivo meglio" e "L'Amore vince tutto".

(Mons. Giuseppe Calabrò e Nicola Legrottaglie)

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Matrimonio, sacramento della relazione quotidiana di Pippo e Angela Laudani

L’amore in una coppia di sposi sacramentata è il risultato di quattro ingredienti ben mescolati tra loro: Dio che vive in mezzo agli sposi; una relazione aperta in cui la fiducia é l’elemento principale; la fedeltà coniugale; lo spirito di sacrificio. Per noi coppie di credenti, attraverso il matrimonio inteso come Sacramento, è cosa normale fare diventare la reciprocità affettiva che c’é all’interno della nostra coppia, parte integrante di un meccanismo più grande, che ci porta, ad entrare nel legame d’amore che c’è tra Dio e gli uomini. Visto questo legame che ci lega a Dio, noi coppia sacramentata, abbiamo la grazia di amare solo per amare, cioè di amare l’altro così intensamente da metterlo nelle condizioni di dare, a quell’amore, una risposta libera e totale. Se ciò non accadesse, l’unione si trasformerebbe semplicemente in un accordo e il matrimonio diventerebbe, tristemente, una società. L'amore vero deve essere libero e liberante e per questo assolutamente reciproco. Con “Lucia, Luce di Cristo”

l’amore reciproco, tutta la vita normale della coppia diventa un ordinario da vivere in maniera straordinaria, perché esso è pieno della grazia che ci permette di non considerare il quotidiano solamente come una frustrazione ed una consumazione dell’amore, bensì ci permette di vivere le piccole cose di tutti i giorni, i lavori domestici, il lavoro quotidiano, facendoci crescere nell’amore. Le faccende quotidiane, ci stancano, ma non ci consumano; ci sfibrano, ma ai nostri occhi non perdono il loro senso e la nostra vita di ogni giorno, assume una qualità diversa perché è intrisa di un amore vero e reciproco. Tutto ciò che facciamo ogni giorno, in nome dell’amore reciproco, diventa spiritualità dell’ordinario che fa crescere, perché tutto nella nostra vita di coppia è reciprocità ed è possibilità di esprimere amore: dal come ci si veste a come lasciamo la casa in ordine.., per renderci amabili, per conquistare ancora l’amore del nostro coniuge. Questo è vivere un amore veramente capace di trasformare la nostra vita a due, a partire da tutto ciò che è relazione. Noi sposi cristiani abbiamo la grazia di essere assorbiti dalla relazione con Dio che ci da la grazia di vivere la fedeltà. Dio ci può aiutare a vivere la nostra unità, in cui la fedeltà è semplicemente ricchezza ed occasione di crescita per la nostra vita di coppia. L’indissolubilità del matrimonio, allora, non è un recinto, un -

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condizionamento, ma un enorme campo aperto che ci permette di vivere un amore sempre più intenso nonostante le difficoltà ed i problemi di tutti i giorni. Noi come coppia sacramentata siamo chiamati all’indissolubilità perché l’abbiamo ricevuta come dono dello Spirito Santo col sacramento del matrimonio. Fino a che punto si deve amare? Dio con il Suo sacrificio sulla croce, ci ha insegnato che per amare veramente bisogna sacrificarsi l’uno per l’altra e solo in questo sacrificio possiamo vivere il vero amore, in quanto il sacrificio è l’unica possibilità che abbiamo per poter spostare i confini della nostra capacità di amare. Il sacrificio e le cose negative nella nostra vita di coppia e di genitori ci possono o distruggere o potenziare la nostra vita. Infatti, se affrontiamo le difficoltà in condizioni di fatica, subendole, ci troviamo addosso una cappa di piombo che ci impedisce di vivere con serenità. Al contrario, quando viviamo le difficoltà in maniera unita e con lo stesso obiettivo di superarle, questo ci permette di esprimerci più amore. La sofferenza ripetuta, prolungata ci può infiacchire, ma se puntiamo lo sguardo sul nostro coniuge, su quello per cui viviamo quella situazione di fatica, scopriamo la radice di un amore che è presente in quel sacrificio. Allora non viviamo più quella situazione in modo frustrato, stanco, avvilito, ma, pur nel limite della sofferenza, teniamo vivo e facciamo crescere il nostro amore. “Lucia, Luce di Cristo”

L'amore di noi sposi è un amore che redime e che salva, solo quando prendiamo su di noi stessi i difetti dell’altro e li consumiamo nell’amore reciproco. I difetti tendono a mettere tra noi sposi un velo di incomunicabilità e diventano spesso occasione di autogiustificazione per amare di meno o in modo diverso. Per amare in maniera completa, è necessario verificare se siamo capaci di amare anche i difetti del nostro coniuge. Infatti, amare i suoi difetti vuol dire guardarli in modo diverso come guardiamo i difetti dei nostri figli e li consideriamo sostanzialmente nostri. Questo è l’amore che dobbiamo avere anche come coniugi, perché solo considerando i difetti dell’altro come propri si è nella condizione di usare il modo giusto per aiutare la persona amata con quel difetto, a correggersi e a crescere per quello che può, al fine di migliorare la nostra relazione.

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“ Lucia il Coraggio della Fede “ Diacono Carmelo Giammello

S. I.ucia Vergine e Martire, Così il Martirologio Romano ci fa venerare questa santa, "vissuta in un periodo dove dichiararsi cristiani significava mettere a rischio la propria vita. Questa giovinetta ha saputo con la sua vita essere esempio di virtù umane e cristiane difficilmente raggiungibili. Con la sua vita pura e casta, con il suo martirio ha lanciato nella storia il suo grido d'amore verso Gesù, Il suo cuore ardeva dell'Amore divino, ed è stata questo forza che le ha consentito di superare tutte le angosce che le venivano dalla sua umanità. Ella ha saputo accettare il sacrificio e il dolore perché dotata di una fede incrollabile in quel Gesù che ormai "dimorava" nella Sua anima. Si, la fede: il coraggio della fede, è questo il "collante" che fa di Lucia la vergine e martire che noi veneriamo. Fede che brucia d'amore per quel Gesù che ha scelto come sposo. Da quel 5 febbraio del 301 quando, sulla tomba di S. Agata, dove si era recata con la madre in pellegrinaggio per chiederne la guarigione, alla proclamazione del Vangelo sulla guarigione dell'emorroissa (cfr. Mt 9,20-11), ascolta quella frase "Coraggio”: figliola, la tua fede ti ha guarita", la sua vita, che già era orientata verso “Lucia, Luce di Cristo”

grandi ideali, riceve il sigillo e cambia radicalmente. I suoi occhi si aprono verso nuovi orizzonti: gli orizzonti della santità. Questa luce nuova gli dà coraggio, quel coraggio che, quando sarà trascinata davanti al Tribunale del Proconsole Pascasio, che la incalzava perché offrisse incenso agli dei, le farà fare quella bella professione di fede che ci dà la vera dimensione di quello che significa essere cristiani: "coloro che vivono castamente e piamente sono tempio di Dio, lo Spirito Santo abita in essi". Nelle parole di Lucia si nota quanto intenso sia stato l’amore della Sua anima nella ricerca di Dio. Certamente ha avuto i suoi momenti bui, le Sue ansie, le Sue paure, ma è proprio nell'oscurità della fede - come ci ricorda S. Giovanni della Croce – che l’ anima raggiunge Dio nella Sua essenza. Questa presa di possesso della fede, diventa sempre più penetrante a misura che l'anima si avvicina a Dio per mezzo dell'amore. E' attraverso tale amore che l'anima di Lucia ha accolto Dio nella fede, in attesa di contemplarLo nella visione diretta della beatitudine eterna. E' questa la grandezza di Lucia. Questa consapevolezza diede a Lucia il coraggio e la forza di affrontare il martirio. Lucia comprese che la fede le aveva dato un "senso nuovo della vita", il "senso di Cristo": l'aveva "cristificata". Lo Spirito Santo l'aveva inondata e pervasa di luce nuova che aveva aperto il suo cuore ai poveri, agli emarginati, ai -

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diseredati. Divenne "donna di carità". Tutti quei beni, quei, gioielli, quel denaro, quel patrimonio, che dovevano essere la sua "dote" di nozze, Lucia lo donò ai poveri nella certezza che il vero tesoro è quello del regno dei cieli (cfr. Le 12,33-34). In Lucia rifulgono così splendidamente le tre virtù teologali donateLe da Dio il giorno del Battesimo. Lucia quindi, ben a ragione può definirsi "donna teologale". La Sua fede, la Sua speranza, la Sua carità furono talmente grandi da procurarLe la palma del martirio. Nella Sua breve vita combattè "la buona battaglia, terminò la sua corsa, conservò la sua fede, e ricevette quella corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, le consegnò in quel giorno" (2 Tm 4, 22). Era il 13 dicembre del 304. Guardando a Lucia anche noi oggi, cristiani del 2011, siamo chiamati ad avere coraggio: il coraggio della fede, fino al martirio. Si, martiri nella società di oggi. A questo proposito vorrei concludere, facendo mie e vostre le parole profetiche che mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo Emerito di Siracusa, ebbe a dire nella lettera pastorale per l' anno luciano indetto il 13 dicembre del 2004. E' martirio infatti resistere all'ostilità di un mondo, che vuole spegnere il messaggio evangelico tentando di renderlo culturalmente insignificante e socialmente irrilevante.

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E martirio tener testa, con dignità e compostezza, ad un umanesimo radicale falso e ateo, che mortifica l'uomo e ne ignora il suo destino eterno. E' martirio rendere ragione della propria speranza di fronte a coloro che rifiutano la ragionevolezza della fede e ammettono solo un fideismo irrazionale o un razionalismo senza fede. E' martirio andare controcorrente in un mondo intriso di egoismo impenetrabile al messaggio evangelico, preoccupato di imbavagliare le voci profetiche e di spingere ai margini le presenze comode.

S. Lucia davanti a Pascasio prima di essere condotta al martirio. Olio su tela di G. Barone - Chiesa Madre Belpasso

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E' martirio l'eroica fedeltà al dovere quotidiano, in ambienti in cui la rettitudine e l'onestà sono disprezzati e i condizionamenti dei furbi sono pesanti. E' martirio lavorare fianco a fianco, nella politica, nella scuola, nell'ufficio, nella fabbrica, con coloro che non vogliono che la Chiesa alzi la propria voce contro le ingiustizie sociali e contro gli iniqui sistemi di poteri. E' martirio amare chi non ci ama, collaborare con chi non ci accetta, perdonare chi ci ha fatto del male. Come ha fatto Gesù. Come hanno fatto i santi. Come ha fatto S. Lucia.

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L'impresa non è semplice. Il cammino è faticoso ma il premio finale è grande. Guardiamo allora a Lucia. Prendiamo esempio da Lei e dalla Sua grande fede. Chiediamo a Lei occhi nuovi per vedere la Luce. "quella VERA, che "illumina ogni uomo"(Gv 1,9): GESU' CRISTO. E' LUI che Lucia ci INDICA. E' LUI che Lucia ha AMATO E' LUI e nella SUA PAROLA che Lucia ha avuto FEDE E' IN LUI che Lucia ha SPERATO.

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Il Programma delle iniziative del Circolo Cittadino S. Lucia Le iniziative di dicembre 2011, tra Fede, tradizioni, cultura e opere caritative Dal 13 novembre – In chiesa Madre e presso la sede del Circolo: Censimento Storico Ufficiale dei devoti di S. Lucia Che indossano o che si apprestano ad indossare la “Cappa” bianca; Dal 17 novembre al 9 dicembre – Chiesa Madre, ore 20,00: Incontri di formazione e riflessione, in preparazione alla festa: Giovedì 17 novembre, incontro sul tema “La famiglia, centro di formazione umana e cristiana” a cura di Carmelo Impera, psicologo – pedagogista, Giudice Onorario presso la Corte d’Appello del Tribunale di Catania – sez. Minorile e Famiglia. Interverranno gli insegnanti e le famiglie degli alunni delle scuole medie e elementari e le coppie del movimento “Incontro Matrimoniale”. Giovedì 24 novembre, “Cento volte tanto – con la fede vivo meglio”. Testimonianza del calciatore Nicola Legrottaglie, tratta dal suo ultimo libro. Giovedì 1 dicembre, “La lotta tra il Bene e il Male nella vita del Cristiano”, a cura di Mons. Giuseppe Calabrò. Giovedì 9 dicembre, “Luci, il coraggio della fede”, a cura del Prof. Carmelo Giammello, Diacono. Dal 21 novembre al 5 dicembre - 19° Concorso Scolastico "S. Lucia v.m. "Premio "Mario Antonino Leonardi" rivolto agli alunni delle scuole statali belpassesi. Tematica: “La Famiglia, centro di formazione umana e cristiana di Lucia: usciranno dei santi dalla famiglia cristiana di oggi?”. Dall'1 al 20 dicembre - 14a edizione "Vetrine in festa" e Concorso la vetrina più bella a cura degli Esercenti Belpassesi, in collaborazione con la Confcommercio delegazione di Belpasso. Le vetrine degli esercenti belpassesi, addobbate con i simboli iconografici che richiamano il culto di S. Lucia. Sabato 3 dicembre – “Con gli occhi di Lucia uno sguardo ai fratelli poveri”, raccolta alimentare a favore delle famiglie belpassesi meno abbienti, presso alcuni supermercati del territorio di Belpasso. Dal 10 dicembre al 20 dicembre – presso i locali della ex Pro Loco, Piazza Duomo, Belpasso:  1° Tappa della Mostra fotografica itinerante “ Lucia di Sicilia”: immagini del culto di S. Lucia in Sicilia, a cura delle comunità siciliane in cui si venera S. Lucia. Domenica 11 dicembre, Chiesa Madre, ore 10,30 – S. Messa animata dal Circolo Cittadino S. Lucia e consegna delle tessere ai soci per l’anno 2012, nel corso della S. Messa, benedizione dei rosari che verranno distribuiti ai devoti nei giorni della festa. Domenica 18 dicembre - Giornata degli autotrasportatori e benedizione degli automezzi: Ore 9,30 Nei pressi di Piazza Umberto, raduno degli automezzi. ore 10,30 In Chiesa Madre, S. Messa; ore 11,30 d’avanti al Sagrato della Chiesa Madre, Benedizione degli automezzi; Sfilata lungo le vie Roma, XIXa Traversa, Via V. Emanuele III, Via Nicolosi, Circonv.Est.

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Quando parliamo di Lucia, parliamo indirettamente di Sicilia, quando parliamo di Lucia, parliamo di Cristo, quando parliamo di Lucia, parliamo di comunità cristiane che Lucia porta a Cristo, unica via, unica verità e fonte di vita. Nel nome di Santa Lucia quest'anno, il 7 agosto, a Belpasso, in occasione della festa del patrocinio che la comunità belpassese celebra in onore alla Santa Patrona per lo scampato pericolo durante gli eventi bellici del secondo conflitto mondiale, si è dato vita al primo Raduno Regionale "Lucia di Sicilia" che ha visto come protagoniste le più grosse realtà che venerano Santa Lucia in Sicilia. Presenti le comunità di Siracusa, Carlentini, Belpasso, Catenanuova, Cianciana, San Giovanni la punta, Aci Catena, nelle loro varie espressioni associative che portano il nome della Martire siracusana, che accomunati dallo stesso progetto hanno dato vita ad una giornata ricca di emozioni e momenti forti. L'organizzazione di questo evento non è stata per niente facile, ma ritrovarci qui a Belpasso, così numerosi e pieni di entusiasmo per questo progetto comune che ci auguriamo, ci possa rendere ancora più vicini anche negli intenti, ha facilitato il tutto, rendendo quella giornata indimenticabile. Sono fermamente convinto che anche Lucia, da lassù, abbia messo del suo affinché tutto potesse andare per il meglio. Come una grande famiglia, “Lucia, Luce di Cristo”

nell'amore di Cristo, nella comune devozione verso la Martire siracusana, abbiamo vissuto una giornata da veri fratelli, in comunione con Lucia, con lei che invochiamo tutti i giorni, affinché porti le nostre suppliche i nostri desideri al Padre. Svoltosi in comunione perfetta fra tutte le comunità, il raduno ha vissuto molti momenti importanti, dalla conferenza per la costituzione di un Comitato Regionale, presso l'Aula Consiliare, alla visita delle mostre allestite per l'occasione, per finire con la bellissima Celebrazione Eucaristica. Poi ancora la processione con il simulacro e le venerate reliquie della Martire, fra le quali era anche presente, per l’occasione, l'insigne reliquia del'omero custodita a Siracusa, portata a spalla dalle ragazze del Circolo di Santa Lucia di Belpasso. A conclusione, l'emozionantissimo momento della chiusura del simulacro e delle reliquie nella cameretta che fra lacrime di commozione, invocazioni e preghiere, si è concluso con l'unanime grido che ha squarciato le pareti di una Chiesa madre stracolma di devoti ed è arrivato fino al cielo, fino a LUCIA, che ci guarda ci protegge e ci guida..... CITTADINI VIVA SANTA LUCIA.....

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Lettera da Carlentini Salvatore Di Salvo Presidente dell’Associazione dei Devoti di Santa Lucia di Carlentini

Dal 1621 Santa Lucia Patrona di Carlentini. E’ bello condividere l’amore per Santa Lucia, vergine e martire siracusana con tantissimi fratelli devoti della Sicilia ed in particolare con gli amici e devoti di Belpasso. In questi ultimi mesi sono si sono intensificati i contatti con il circolo di Santa Lucia e con Giovanni e Alfio, ai quali mi legano l’amore per la nostra Patrona. Così raccogliendo il loro invito, ho pensato di condividere la nostra devozione. Un’antichissima tradizione, mantenuta viva dai lentinesi, secondo la quale la Santa avrebbe sostato sul colle Meta, sul quale circa dodici secoli dopo sarà fondata la città di Carlentini, sotto un albero di ulivo selvatico, sito nell’attuale via Porta Agnone, comunemente chiamato “u’ peri aliva ri Santa Lucia”, che secondo la leggenda avrebbe fatto da riparo alla fanciulla Lucia in una breve sosta del viaggio di Lucia da Siracusa verso “Lucia, Luce di Cristo”

Catania per implorare sulla tomba della martire Sant’Agata la guarigione della madre. Al suo ritorno la madre guarì e Lucia distribuì i beni ai poveri e decise di rinunciare al matrimonio. La devozione verso Santa Lucia ha radici remote. Sebastiano Baudo nel suo volume “La città Carleontina” fa notare come già tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII a Carlentini, “.... in faccia al piano della fiera, quartiere della matrice una piccola chiesa era intitolata ai Santi Marco, Antonio e Lucia; il culto che con più devozione era esercitato in detta chiesa era rivolto a Santa Lucia, il cui simulacro era posto in una cappella, custodito dai rettori, che lo esponevano alla venerazione del popolo il giorno 13 dicembre e lo conducevano in giro per la città il secondo giorno di Pasqua di Resurrezione”. I carlentinesi, dopo il 15 marzo del 1621, secondo l’antica usanza di mettere sotto la speciale protezione di un santo la città, scelsero la vergine e martire siracusana come “patrona protettrice avvocata della città” ed in quel giorno, appunto, ne fecero la proclamazione ufficiale chiedendo poi, il 23 dello stesso mese di marzo, l’approvazione al vescovo Paolo Faraone, il quale accettò, lodò e confermò l’elezione. La scelta della martire Lucia, naturalmente non fu casuale ma ebbe origine oltre che dalla permanenza del culto alla vergine del ‘600 nel pieno della controriforma, anche dal recupero di un elemento agiografico. Dopo il disastroso terremoto del 1693 le celebrazioni in onore di Santa Lucia nel giorno di Pasqua si rivelarono inopportune ed il 3 aprile del 1842 furono spostate alla Pentecoste. Ma dopo appena trent’anni, cioè il 20 ottobre 1872, il Consiglio decurionale deliberò di -

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festeggiare la Patrona la quarta domenica di agosto di ogni anno perchè “all’epoca in cui veniva celebrata, si legge nella deliberazione consiliare di quell’anno, coincidevano i lavori delle messi e quindi non veniva goduta da tutti i cittadini”. I festeggiamenti e la tradizione sono rimaste immutate fino ad oggi. La devozione e la testimonianza di fede e di coraggio di Lucia mai potranno invece essere cancellate. Le celebrazioni durano tre giorni ed hanno inizio il sabato con l'esposizione della Sacra Reliquia, un avambraccio d'argento che custodisce un frammento osseo della Santa, a mezzanotte il pellegrinaggio che parte dalla chiesa Madre e raggiunge tutti i luoghi del passaggio della martire siracusana. La domenica mattina, alle ore 10.00, dopo la celebrazione della Santa Messa, possiamo assistere alla trionfale uscita del venerato simulacro, spinto dai “Devoti di Santa Lucia”, accompagnato dalle associazioni, dalla Deputazione e dalle autorità civili e militari, seguita dallo sparo dei fuochi d'artificio. La Santa rientrerà domenica sera alle 24.00. Il lunedì concluderà il giro del paese. I festeggiamenti si chiudono con il tradizionale sparo dei fuochi pirotecnici. Dal 2004, si celebrerà l’ottavario, che si svolge dal lunedì al sabato successivo, durante i quali le comunità parrocchiali e l’intera città si stringono attorno alla Santa. Poi all’ottava l’uscita del simulacro che percorrerà un breve giro attorno a piazza Diaz con la sosta davanti al Municipio. La storia dei carlentinesi e del legame con la patrona Santa Lucia è ricca di episodi legati alle grazie ricevute per l’intercessione della vergine e martire siracusana, ma “Lucia, Luce di Cristo”

anche per la materna protezione. Il terremoto del 13 dicembre 1990, se da un lato è stato un evento drammatico e luttuoso che ha fatto piangere l’intera comunità carlentinese per la perdita di dodici vite umane, dall’altro ha rappresentato un’occasione grazie alla quale i carlentinesi hanno riscoperto con rinnovato vigore, la propria devozione. Dal 1991, in occasione del primo anniversario del terremoto della “notte di Santa Lucia” che ha segnato il tessuto sociale, ecclesiale, culturale e religioso della città, i fedeli della comunità carlentinese, la sera del 12 dicembre di ogni anno, portano in processione il simulacro di Santa Lucia fino al luogo dove si verificarono i crolli e i morti. Oggi dopo diciotto anni, la processione è rimasta intatta con la variante che anziché arrivare fino alla zona dei crolli, la processione si ferma in piazza. La processione penitenziale da allora è vissuta in un clima di grande raccoglimento e di profonda commozione, quasi un volere,ogni anno, riaffilare la città alla protezione della patrona Santa Lucia.

Momenti della festa di S. Lucia a Carlentini (SR)

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“Lucia, Luce di Cristo”

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Le Cantate di Piero Leotta Parlare delle cantante, che si eseguono durante le feste patronali, per me e' bello perché vedo in queste forme espressive sia la gioia di far festa, che la preghiera. Prima di accennare qualcosa sulle cantate, vorrei soffermarmi sullo svolgimento delle feste patronali nella nostra provincia. La festa principale, che è faro per le feste della provincia, è quella di Sant'Agata che si svolge nei primi giorni di febbraio a Catania. Una delle manifestazioni più importanti che precedono la festa del 4 e 5 Febbraio è la sera del 3, " a sira o trì": i giovani cantanti, divisi in quattro partiti che rappresentavano un gruppo di quartieri della città, accompagnati dalla banda musicale, facevano il loro ingresso simbolico in piazza Duomo eseguendo la relativa "CANTATA" accompagnata della banda musicale e, alla fine, dai fuochi pirotecnici. Dopo piazza Duomo le cantate venivano eseguite davanti ai palazzi dove abitavano le autorità cittadine, Arcivescovo, Prefetto, Sindaco: era una veglia festosa in attesa di vedere sant' Agata la mattina del 4. Tutto questo avveniva fino alla fine degli anni cinquanta; da allora sono scomparse; l'entrata dei cantanti e le cantate si sono ridotte ad una sola. Ad imitazioni della festa di Sant' Agata in quasi tutti i paesi della “Lucia, Luce di Cristo”

nostra provincia, durante le feste patronali, si eseguono le cantate. La forma musicale di queste cantate è uguale quasi per tutte, per quanto ogni cantata abbia una Musica diversa, e consta di tre tempi: un Allegro maestoso che è l'introduzione, un Adagio cantabile che è la preghiera ed un Allegro vivace che è la cabaletta di chiusura. Il primo tempo s'annunzia con un solenne tema di marcia, poche battute, poi attacca il coro. Il secondo tempo è il più atteso dal pubblico, perché il più patetico, il più cantabile e generalmente in tono minore la prima parte, per poi chiudere in tono maggiore; quasi sempre il tempo musicale è un tempo composto "12/8" o "9/8" ed ha un andamento lento. Qui il coro si divide in due parti, anticamente Tenori e Bassi poiché venivano eseguiti solo da gruppi maschili, oggi invece da voci miste sia maschili che femminili, e le voci si alternano in forma dialogata: i primi rispondono alla proposta melodica dei secondi e viceversa e si inseguono fino a raggiungersi. La cabaletta, il 3° tempo, è accennata da pettegoli squilli di tromba in terzine rapide; anche qui vige la forma dialogata, ha un ritmo spigliato e fa muovere la testa a chi canta. Per quanto riguarda la nascita di queste cantate si possono datare a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, poiché prima esistevano gli oratori, che venivano eseguiti con accompagnamenti -

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orchestrali, sia in chiesa o all'aperto su un palco. Non sempre le cantate hanno avuto l'esecuzione costante nel tempo: negli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale, sono andate man mano scomparendo dalle festività patronali, per ricomparire nuovamente intorno agli anni '80 del secolo scorso. Per quanto riguarda le cantate in onore di S. Lucia che si eseguono a Belpasso, la vicenda che portò a ripristinare le due cantate è stata la seguente: il 14 dicembre del 1971, quaranta anni fa, venne inaugurato l'organo a canne nella Chiesa Madre, opera monumentale voluta fortemente da Padre Vasta. Per tre mesi circa fu lo stesso Padre Vasta a fungere da organista, ma la vigilia di San Giuseppe del 1972, essendo Padre Vasta impegnato nelle celebrazioni, mi fece sedere all'organo ed allora nel Maggio successivo diedi vita alla Nuova "Schola Cantorum", e da lì iniziò la mia passione nel riscoprire i vecchi canti che non si eseguivano più, fra i più tradizionali: "Evviva Lucia" e lo "Stabat Mater". Fra gli spartiti antichi, un amico trovò e mi fece avere la partitura guida, cioè quella che legge il maestro della banda, completa di testo di una cantata che si eseguiva durante la festa di S. Lucia. Questa partitura giacerà per qualche anno sulla mia scrivania. Durante i festeggiamenti del 1982 che la città di Misterbianco tributava al Patrono S. Antonio Abate, e che seguii con attenzione, furono eseguite tre cantate e notai l'entusiasmo della gente. Mi ricordai della partitura e, “Lucia, Luce di Cristo”

sollecitato dal fervore dei misterbianchesi, mi chiesi se non fosse giunto il momento di sfruttare lo spartito che mi ritrovavo per fare qualcosa del genere per S. Lucia, anche perché da bambino, appassionato della festa di S. Lucia, mi domandavo sempre il perché si metteva e si mette sul frontale dei carri allegorici: "Giovani Cantanti quartiere ..... ", oppure il detto" a trasuta di cantanti" o "stanu trasennu i cantanti", visto che nessuno si metteva a cantare quando entrava il carro in piazza oppure quando si apriva. Subito mi sono messo a lavoro sullo spartito cercando la tonalità ottimale per Coro Misto, poiché lo spartito originale e' scritto, per come si eseguiva all'inizio del secolo scorso, cioè solo per gruppi maschili, e dall'altro lato cercando informazioni sulle origini delle cantate in Belpasso. Dalle informazioni raccolte è emerso che esistevano in Belpasso quattro cantate una per ogni storico quartiere: S.Antonio, Purgatorio, San Rocco, Matrice; ogni quartiere impegnava un corpo musicale diverso. Mia nonna raccontava che lei faceva parte del quartiere S. Antonio e che allora tanti giovani del quartiere si riunivano, la sera del 12 dicembre, davanti al palazzo Sava, dove c'è l'istituto delle Orsoline, con delle palme in mano e un simbolo di Santa Lucia, si recavano in corteo festoso in piazza Umberto per fare l'entrata dei cantanti, eseguire la cantata con conclusioni di fuochi artificiali. -

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Così anche gli altri quartieri. Poi man mano i simboli di Santa Lucia sono stati sostituiti dai Carri allegorici. La cantata che esegue il quartiere Matrice risale al 5 dicembre 1905 ed è stata composta dal Maestro Giuseppe Vitaliti di Belpasso; lo stesso Maestro è autore di un'altra cantata in onore di S. Mauro di Viagrande per il partito di S. Caterina. La cantata è stata riproposta dalla schola cantorum "Maria SS Immacolata" alla conclusione della tredicina del 1982, eseguita in chiesa e accompagnata dell'organo. L'anno successivo, il comitato diede incarico al M° Orazio Sapienza di rifare gli spartiti per la banda e la sera del 12 dicembre 1983 veniva riproposta, dopo tanti anni, la cantata in onore di S. Lucia in Piazza Duomo. Dall'entusiasmo e dalla novità venne fuori pure lo spartito della cantata del quartiere S. Antonio: il Rag. Bellia, cassiere dell'allora Cassa Rurale "SS. Immacolata" ,mi faceva pervenire lo spartito guida di detta cantata, composta dal M° Angelo Caracì su testo di Mons. Michelangelo Pettinato, ma era priva del testo. Facendo delle ricerche su Mons. Pettinato, venni a conoscenza che era Canonico della Cattedrale di Catania e professore di lettere nel Seminario della stessa città durante il vescovato del Card. Dusmet. Purtroppo non son riuscito a trovare il sopraccennato testo. Allora mi rivolsi a Mons. Mio e dopo infruttuose ricerche sul testo originale, lui stesso riscrisse “Lucia, Luce di Cristo”

un nuovo testo. Così dalla sera del 12 dicembre del 1984 sono due le cantate, e le relative entrate dei cantanti, che si eseguono in Piazza Duomo. Le due cantate sono state eseguite la sera del 12 dicembre fino al 1989: dall'anno successivo quella di S. Antonio viene eseguita solo il 14 dicembre, al passaggio del fercolo davanti la chiesa S. Antonio Abate, mentre quella della Matrice viene eseguita sia la sera del 12 dicembre, in Piazza Duomo, sia il 13 dicembre al passaggio della processione davanti la scalinata del Palazzo Bufali. Mi piace concludere con una considerazione: sono trascorsi quasi trent'anni dalla riproposta delle cantate e sono pesati molto quei sessant'anni di assenza di queste dalla serata vigiliare della festa, infatti pochissime erano le persone che si ricordavano delle cantate; spero che per il futuro Santa Lucia ci illumini sul come tramandare questa manifestazione. Vorrei concludere, questo mio breve intervento con l'acclamazione che gridiamo alla conclusione della cantata: CITTADINI, VIVA SANTA LUCIA!

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L'uso di conservare e venerare le spoglie degli eroi è presente sin dall’antichità, ma è in epoca cristiana che si propaga il culto per le reliquie dei martiri: la mensa per il sacrificio eucaristico era posta sulle sepolture di coloro che avevano professato pubblicamente la propria fede. Successivamente, le credenze popolari attribuirono alle reliquie poteri straordinari cosicché si utilizzarono nelle calamità naturali, nelle battaglie, per impetrare la guarigione degli ammalati, per assicurarsi dei buoni raccolti, ecc. Preziose reliquie furono collocate in piccole teche con vetri, oppure inserite all’interno di appositi altari. Quando il numero di frammenti delle spoglie (reliquie di prima classe) non fu più sufficiente ad esaudire le richieste di reliquie, la stessa facoltà fu attribuita ad oggetti di uso comune (reliquie di seconda classe) o ancora più spesso, a materiali tenuti a contatto con le ossa (reliquie di terza classe). A Belpasso, in un’apposita cappella della chiesa madre sono custodite alcune reliquie della Martire siciliana più celebre al mondo. Attualmente i reliquiari sono sei: tre in argento, uno in oro, uno in metallo argentato, uno in acciaio. Essi abbracciano un arco di tempo compreso fra il secolo XVII e il secolo XXI ed hanno il compito di conservare e rendere visibili i resti mortali della Santa patrona. Possiamo risalire alla provenienza dei manufatti in argento e alla loro datazione, grazie all'antica consuetudine di imprimere sulle superfici d'argento il "marchio di “Lucia, Luce di Cristo”

fabbrica", il punzone del console che reggeva il consolato e l'emblema della città. Fra i tre reliquiari in argento quello antropomorfo è il più antico. Risale alla metà del sec. XVII e fu realizzato dall'argentiere messinese Giovanni Gregorio Refaci in lamina d'argento incisa e cesellata a sbalzo.

Presenta la forma di un braccio destro, rivestito dalla manica di una ricca veste, il pollice e l'indice della mano reggono la palma (nell’iconografia antica simbolo di vittoria), la decorazione della manica è costituita da una serie di gigli riquadrati da losanghe. Nella parte centrale del braccio una teca con cornice ovale fusa in rame dorato, caratterizzata da testine di cherubini alati, lascia vedere i frammenti di osso. L’insieme poggia su una base quadrata in rame dorato inciso. Il reliquiario si distingue all'interno -

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della produzione siciliana per i motivi decorativi che riportano a influssi franco-fiamminghi, certamente ispirati dai broccati dell'epoca. L'altro importantissimo reliquiario in argento è quello che contiene l'insigne reliquia del dito, una falange distale prelevata dalla mano sinistra del corpo della Santa conservato a Venezia. Si tratta di un reliquiario a ostensorio opera dell' argentiere acese Alfio Strano, realizzato in argento cesellato a sbalzo, parti fuse a cera persa, argento dorato e pietre. L'opera risale ai primi anni del sec. XIX e si compone in tre parti. Il piede poggia su base circolare trilobata, dalla quale si sviluppano tre volute di gusto neoclassico ornate con festoni di alloro dorato che restringendosi verso l'alto, sostenendo nodi e volute, compongono il fusto. Il ricettacolo mistilineo lavorato a cesello con motivi architettonici e fitomorfi è contornato da raggiera dorata. In alto la colomba dello Spirito Santo e in cima alla struttura il globo sormontato dalla croce. Nella parte centrale le due colonnine dorate e la cornice di pietre rosse introducono alla teca dove è collocato un piccolo reliquiario contornato da una ghirlanda di alloro in argento. Nella parte retrostante successivamente fu posta una "mostra" in argento per consentire una visione armonica dell'oggetto. In ordine cronologico di realizzazione, da collocare quindi, alla prima metà del secolo XIX, il reliquiario pettorale che racchiude un pezzo di tessuto tenuto a contatto con i resti mortali, realizzato in oro, filigrana, perle e pietre, sin da allora posto sul simulacro con gli ori votivi. Un'altra parte di tessuto della veste che per oltre un secolo ricoprì il corpo della Santa si trova inserito in un moderno reliquiario costituito da un “Lucia, Luce di Cristo”

tripudio di foglie di alloro da cui svettano tre croci stilizzate, realizzato nel 1986 in acciaio inox da Antonino Longo, artigiano belpassese. Nel 1990 fu realizzato dall'orfebreria Villareal di Camas (Spagna), un nuovo reliquiario in metallo argentato per contenere un metacarpo della mano sinistra, avuto in dono dall'arcivescovo di Catania. Questo reliquiario a ostensorio presenta il piede a pianta circolare costituito da un turbinio di nuvole che si dissolvono su una cornice degradante. Qui siedono due puttini alati realizzati a fusione che recano la croce e la palma. Il fusto, variamente tornito, termina con un nodo che funge da raccordo con il ricettacolo sbalzato a motivi architettonici e fitoformi. In alto un cartiglio con la scritta "S.ta Lucia", nella parte apicale la "fiaccola della fede". L'ultimo reliquiario, presentato alla comunità cittadina proprio quest'anno, proviene dalla bottega dell'argentiere palermitano Benedetto Gelardi e racchiude due reliquie: un frammento di osso prelevato alcuni decenni fa dalla mensa della chiesa madre e una piccola parte di tessuto proveniente da Venezia. L'opera realizzata interamente in argento cesellato e argento dorato riproduce i modelli a ostensorio ed è costituito da una base circolare a motivi fitoformi che continuano sul fusto fino al nodo sul quale si innesta il ricettacolo in argento sbalzato recante giglio, palma e corona in argento dorato, quest'ultima arricchita da zirconi.

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La voce delle parrocchie belpassesi Il primato del quartiere tra storia, devozione, usi e costumi di oggi e di ieri L’ «ABBRACCIO» DELLA PARROCCHIA CRISTO RE A S. LUCIA Dalle parole della nipote M. Giovanna l’arte del primo carrista Pasquale Bellia

Tanti sono i momenti che ogni anno raccontano il forte legame di devozione e affetto dei fedeli del quartiere Purgatorio nei confronti della Santa Patrona. Il caloroso “abbraccio” virtuale è stato tramandato nei secoli e si rinnova alla luce della tradizione e delle nuove esigenze di un quartiere particolarmente creativo, tanto da dare avvio alla fine dell’800 alla tradizione, tutta belpassese, della “spaccata dei carri” in onore della Santa Patrona. Erano in vigore, già allora, le esecuzioni delle cantate, offerte dai “giovani cantanti” dei diversi quartieri che dalle piazze belpassesi, con fiaccole e palme, si riunivano la sera della vigilia in piazza Duomo per intonare i loro inni di lode alla Vergine Siracusana. Fu in quel contesto che dal Quartiere Purgatorio oltre ai giovani cantanti, in piazza Duomo, “Lucia, Luce di Cristo”

arrivò, allestita sopra un carretto, una scena di cartapesta raffigurante un momento del martirio di S. Lucia: la giovane Lucia immobile come una roccia nonostante fosse trainata dai buoi. L’idea di presentare alla folla una rappresentazione della vita della Santa venne a don Pasquale Bellia, di cui abbiamo una traccia, grazie alla nipote, M. Giovanna Bellia, che ha raccolto per noi, secondo quanto le ha tramandato il padre Rosario, una preziosa testimonianza della suggestiva tradizione avviata dal nonno Pasquale. «Bellia Pasquale, nato a Belpasso nel 1869 e morto nel 1954, fu il primo ideatore dei carri rappresentanti la vita della Patrona di Belpasso, S. Lucia. I primi carri erano rappresentati con legno e cartone e illuminati con lampade a “caburru”. Per il legno si fornivano da don Pippinu, detto “Peppe Puddu”. Il signor Pasquale era non solo ideatore, ma scenografo, pittore e regista. Disegnava e dipingeva tutte le immagini sacre. Per far muovere i personaggi (S. Lucia, bambini, angeli ecc…) usava solo basi di legno e due assi lunghi 4-5 metri circa; il tutto azionato manualmente. Mastro di festa era il signor Distefano detto Don Cosè. Con l’avvento della corrente elettrica i carri si modernizzarono e divennero luminosi e suggestivi, grazie alla bravura del signor La Delfa. A Pasquale Bellia ormai anziano subentrò il figlio Rosario, che continuò creativamente l’opera iniziata dal padre. Il quegli anni, il carro del quartiere PURGATORIO -

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non temeva concorrenza, classificandosi sempre al 1° posto». M. Giovanna Bellia Una testimonianza concisa, quella della signora M. Giovanna, ma carica di valori e sentimenti che dalla fine dell’800 arrivano intatti sino a noi: l’orgoglio di essere il primo ideatore dei carri in onore della S. Patrona; i cenni sulle tecniche e materiali utilizzati in quei tempi passati, fino ad arrivare all’avvento della corrente elettrica che rappresentò una vera e propria rivoluzione nella vita di tutti i giorni e nel modo di poter mettere in atto la propria creatività; le competenze che si acquisivano per passione e devozione; le prime maestranze che si specializzarono nel quartiere; il passaggio delle consegne da padre in figlio: il forte spirito di appartenenza ad un quartiere che era stato il primo e che, con le sue maestranze non mancava mai di stupire e conquistare le folle di fedeli. E se con l’inizio della tradizione dei carri il quartiere Purgatorio avviò il connubio, ancora inscindibile di arte e devozione - in cui la rappresentazione scenica, quasi come un rito religioso, vuole solo essere uno strumento per rivivere quell’antico sacrificio del martirio alla luce della fede in Cristo, per ridare vita a quella forte testimonianza di fede che negli anni si è rinnovata anche, e forse soprattutto, nei momenti più difficili della comunità belpassese – tanti altri sono i momenti della Festa patronale in cui il quartiere si riconosce protagonista nell’indissolubile devozione e amore nei confronti della Vergine Siracusana. Uno di questi, particolarmente vivo ed emozionante, è l’irrinunciabile appuntamento all’alba della prima domenica di dicembre. La comunità parrocchiale di Cristo Re si presenta unita in Chiesa Madre per la tredicina, “Lucia, Luce di Cristo”

celebrata alle cinque del mattino. Si unisce nei canti e nelle preghiere del sentito rito religioso ai fedeli di tutte le parrocchie che per 13 giorni assiepano, prima che sorga il sole, il duomo belpassese. Quella domenica si aspetta con fervore la conclusione della S. Messa, quando le reliquie, tra il freddo pungente delle prime ore di luce, vengono portate in processione, tra canti e fiaccole nella Chiesa parrocchiale, per un abbraccio “intimo” con la Santa Patrona. A quel bacio che si ha la possibilità di dare a quei piccoli frammenti di quel corpo martoriato per Cristo, a quel piccolo gesto che esprime l’amore più sincero, anche tra qualche lacrima, si affidano i bisogni più intimi dell’anima e del corpo di ogni parrocchiano, che con il cuore colmo di gioia e devozione saluta la sua Patrona per poi ridarle il benvenuto in Parrocchia il giorno della festa. Dopo la lunga notte della Vigilia, infatti, l’attesa è tanta per l’arrivo nel quartiere del simulacro e delle reliquie della Santa Patrona nel corso della processione del 13 dicembre. Perché la Santa arrivi al Purgatorio bisogna attendere il pomeriggio, intorno alle 16, quando dalla faticosa e suggestiva acchianata da Timpa ‘a Cattedda si sentono i tintinnii della campanella del Mastro di Vara, che incita i devoti a correre per arrivare alla XVI Traversa. Lì, solo una breve sosta, in cui le associazioni parrocchiali, con in testa i bambini, danno il benvenuto alla Santa con la cera e gli omaggi floreali. Ma l’incontro dura poco, troppo poco. La processione, riprende, attraversa le vie della parrocchia per proseguire verso gli altri quartieri. Nella parrocchia Cristo Re ricomincia l’attesa. Si attende l’abbraccio più grande, irrinunciabile, che i parrocchiani vogliono regalare alla loro Patrona proprio nel giorno della -

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sua festa. Quell’abbraccio che si vive nel cuore del quartiere, in Piazza Dante, con l’omaggio dei giovani cantanti del Purgatorio. In mancanza dell’antica cantata del quartiere, andata perduta, i fedeli del Purgatorio non hanno perso quell’antico sentimento che si è rinnovato nella composizione musicale scritta ed elaborata alla fine degli anni ’90 da due devoti, Mariangela Distefano, allora giovanissima studentessa oggi insegnante di Lettere, e dal dott. Salvo Maugeri. La recente cantata, dalla moderna melodia e stile letterario, nella struttura segue la tradizionale suddivisione in Preghiera, Inno e Cabaletta, e sin dalla sua prima esecuzione – una piovosa sera del 13 dicembre nella Chiesa dell’ex Convento - è stata curata e arrangiata con l’amore e la passione di tutto il gruppo parrocchiale di animazione liturgica. Ogni anno, se il tempo permette, i giovani cantanti del quartiere Purgatorio non mancano di innalzare il loro canto all’arrivo della processione in Piazza Dante, prima di lasciare nuovamente spazio all’incontro dell’anima con la Santa Patrona, nell’intimità della chiesetta dell’ex Convento, per una celebrazione a cui, ormai stanca ma lieta, corre tutta la comunità, per quell’ultimo momento in parrocchia. Chissà… magari nella speranza che, raggiunta la tarda ora, le porte del Convento si chiudano e si possa contemplare più a lungo “quel voto di ragazza, forte, sereno e attento”. Secondo un’antica leggenda, infatti, il simulacro e le reliquie di S. Lucia dovrebbero rimanere al Convento fino al giorno dopo, se la processione arriva in chiesa dopo la Mezzanotte. Sonia Distefano Tony Bonaventura “Lucia, Luce di Cristo”

Con Lucia, Luce di Cristo, La Comunità Parrocchiale Corpus Domini Villaggio “Palazzolo” incontro al Verbo della Vita

Grande festa di Popolo! Belpasso, ogni anno, rivive i momenti forti di una tradizione che si traduce in autentici occasioni di preghiera in compagnia della vergine e martire Lucia. Tutta la città si veste a festa, si colora di rosso, per dare quel tocco forte di significato che ha dato senso alla vita della nostra Patrona: la corona del martirio. La palma della vittoria che S. Lucia porta sulla mano vuole, appunto, significare che lei ha vinto, perché Cristo ha vinto ed ha trionfato il dono ineffabile dell’amore misericordioso di un Dio, il quale «a tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito». Le annuali celebrazioni in onore di S. Lucia coinvolgono tutte le realtà presenti a Belpasso, ma soprattutto le comunità parrocchiali. Anche la parrocchia di Palazzolo è entrata pienamente in questa ottica e vive l’incontro con la nostra Patrona, come occasione di rilancio di un cammino che ha come finalità Gesù, luce del mondo. La testimonianza dei martiri ci incoraggia a vivere con più serietà il -

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nostro cammino cristiano, a non prendere in giro il Signore, ma a valorizzare al meglio i nostri carismi, per essere come Lucia, “luce” per i nostri fratelli. Se vogliamo veramente costruire un “volto missionario” dobbiamo ripartire dalla nostra fede, nutrita e sostenuta dalla preghiera e dalla partecipazione alla messa domenicale. In questo senso troveremo l’imput per vivere in pienezza la nostra testimonianza della carità e saremo veri devoti di S. Lucia. Con l’augurio che l’edizione 2011 sia occasione di comunione, auguro una buona festa a tutti. Viva S. Lucia. Sac. Pasquale Munzone e Comunità Parrocchiale Corpus Domini

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Fra le attività del Circolo Cittadino S. Lucia, volte alla divulgazione del culto di S. Lucia c’è la realizzazione del foto album, “Belpasso in festa è Santa Lucia”, racconto fotografico della festa di S. Lucia a Belpasso, contenente le immagini della festa edizione 2009. Il libro è costituito da n. 100 pagine, formato cm 25 x 32, contenenti immagini ad alta qualità. Lo scopo dell’iniziativa è promuovere la festa di S. Lucia che rappresenta la principale testimonianza della cultura e della tradizione del popolo belpassese. Attraverso le suggestive immagini che caratterizzano il rito di una delle manifestazioni più importanti della provincia di Catania, si vuole raggiungere il devoto belpassese e non, nonché il cultore di questo tipo di manifestazioni che, potrà ammirare Il fascino di momenti unici, riassaporando il gusto di poter sfogliare un libro “in carne ed ossa”, ovvero in foglio di carta di ottima qualità, ormai soppiantato dalle più moderne “gallery” multimediali. Il libro sarà in distribuzione nei giorni della festa, in chiesa e nella sede del Circolo Cittadino S. Lucia. Chiunque volesse prenotarlo può farlo contattando i responsabili al recapito 393 3180067. Il Circolo Cittadino S. Lucia v.m. è costantemente presente nel territorio belpassese, promuovendo tante iniziative di vario carattere, spirituale, culturale, di aggregazione delle realtà locali, di solidarietà, ecc. Queste e tante altre iniziative che sono in cantiere vengono realizzate in totale economia, non avendo il Circolo, entrate sufficienti a coprire le spese necessarie. Pertanto è nostro dovere ringraziare gli SPONSOR e la gente che a vario titolo ci aiuta nella realizzazione delle nostre attività. A tal proposito, chiunque dovesse apprezzare le nostre iniziative e volesse contribuire con un’offerta, può farlo effettuando un bonifico bancario indirizzato a:

Circolo Cittadino S. Lucia vm, Banca di credito Etneo Scarl, agenzia di Belpasso Codice IBAN: IT 45 Z 07080 83870 000000002041 Oppure consegnando l’offerta al cassiere del Circolo, sig. Gino Cavallaro. GRAZIE DI CUORE!

CITTADINI, EVVIVA S. LUCIA!


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