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Il valore del gioco 16. Un’estate al parco
SPECIALE
Il valore del gioco
di Anna Maria Rengo
I territori che dispongono di location “importanti” dal punto di vista dimensionale e dell’occupazione, come i casinò, guardano all’estate con nuova fiducia dopo le attese riaperture di giugno
L’Italia non è, non sarà mai e non aspira a essere una Las Vegas europea, ma il contributo economico, occupazionale e turistico che il gioco dà ai territori di riferimento non passa certamente inosservato alle regioni e ai comuni che ospitano le location di maggiori dimensioni, come ad esempio i tre casinò al momento aperti lungo la Penisola. E mentre la Questione territoriale resta irrisolta, in attesa che il legislatore nazionale metta mano al riordino dell’offerta, la “politica” locale, quando si tratta di esaminare i casinò e il loro indotto, mostra un approccio pragmatico e laico, evidenziandone l’appeal turistico ma senza sminuire l’importanza della promozione del gioco responsabile.
Gianni Berrino – Regione Liguria «Casinò Sanremo prima azienda della città»
Quanto è importante il Casinò di Sanremo per il turismo e l’occupazione del territorio? A rispondere è Gianni Berrino, assessore al Turismo della Regione Liguria. “Il Casino è da sempre parte integrante dell’attrattività turistica sanremese. Lo è come insieme di sale da gioco , teatro, eventi culturali, ristorazione con intrattenimento. Insomma Sanremo e il Casinò sono inscindibili, tanto che anche dal punto di vista delle immagini ne è un suo simbolo. Per quanto riguarda l’occupazione è la prima azienda cittadina, e produce occupazione anche nell’indotto, nella ristorazione, nella ricettività alberghiera, nel commercio. Quindi è fondamentale”. Quanto hanno pesato i sette mesi ininterrotti di chiusura dovuti alla pandemia? “Hanno pesato tantissimo sia dal punto di vista economico pubblico che come attrattività turistica che, infine, come occupazione generata indirettamente”. Lei pensa che il gioco legale sia vittima di un pregiudizio ideologico e che se ne sottovalutino le potenzialità in termini economici, di legalità, culturali e turistici? “Io preferisco vedere il Casinò come un’attrattiva turistica dove al suo interno è anche possibile giocare d’azzardo ma in modo legale, da ormai molto più di cento anni e secondo regole e controlli predefiniti e con gestione pubblica. La questione è che ormai i Casinò italiani rappresentano una percentuale bassissima del volume del gioco in Italia e ormai ci sono offerte molto più semplici da raggiungere e che hanno trasformato il gioco in un fenomeno di massa”. I casinò e i giochi restano classificati come attività a rischio di contagio medio-alto. C’è il rischio che possano tornare a chiudere e come lo si può fronteggiare? “Non sono né voglio essere un virologo, ma alcune qualificazioni continuano a destarmi perplessità”.
Luciano Caveri – Regione Valle d’Aosta «Fare sinergia è possibile»
Se la Regione Liguria non ha alcun vantaggio “diretto” dal Casinò di Sanremo, caso diverso è quello della Valle d’Aosta, che detiene la licenza di quello di Saint Vincent e che è azionista per oltre il 99 percento delle quote, della sua società di gestione (la residua parte è appannaggio del Comune di Saint Vincent). Ovvio dunque che la chiusura del Saint Vincent Resort &
Casino, ultima Casa da gioco a riaprire i battenti (il 25 giugno scorso) abbia avuto ripercussioni anche sulla sua proprietà. A spiegare quanto ha pesato questa lunga chiusura per il territorio di riferimento, da un punto di vista turistico e come il Casinò si colloca nell’intera offerta turistica della Valle d’Aosta, è l’assessore alle Partecipate, Luciano Caveri. “La Casa da gioco non è più la struttura degli anni d’oro, situata com’è oggi in mezzo ad una moltiplicazione parossistica dell’offerta di giochi. Resta però una specificità da mantenere, che - con l’ottimizzazione delle risorse umane - può rendere. La sua chiusura per otto mesi è stata negativa, così come è avvenuta ad esempio per i danni derivanti dalla chiusura per tutto l’inverno degli impianti di risalita”. Lei pensa che il gioco possa avere delle potenzialità dal punto turistico, anche quando non “concentrato” in location dedicate come possono essere Las Vegas o Macao? “Ci sono esempi europei che lo dimostrano e il marchio ‘SaintVincent’ Valle d’Aosta rilanciato, certo uscendo dalla monocultura del gioco, sfruttando le Terme e le bellezze di quella che è nota come la Riviera delle Alpi”. Il Casinò, unico in Italia, è di proprietà regionale. Quanto è costata la sua chiusura al bilancio regionale nel 2020 e quali sono le previsioni di minori entrate per il 2021? “I milioni di euro perduti hanno avuto un peso negativo, ma la ripartenza vede tutti coesi per una nuova stagione per la Casa da gioco con entusiasmo e nuove idee. Non bisogna avere un approccio conservatore, ma saper trovare spazi nuovi per lo sviluppo futuro”. A cascata, i mancati introiti del Casinò hanno avuto conseguenze negative sull’operatività e sui servizi erogati dalla Regione? “La Regione ha una solidità finanziaria messa comunque alla prova dei problemi derivanti dallo stop a molti settori economici. Nei due anni prossimi avremo un rinculo sul riparto fiscale, ma ci stiamo attrezzando per tenere la barra dritta”.
Simone Venturini – Comune Venezia
«Turismo di alto livello e che spende in città»
Tra le mete più amate dai turisti di ogni parte del mondo c’è certamente Venezia e altrettanto certamente la pandemia ha presentato un conto assai salato alla città. Ma ora che tante restrizioni sono state allentate, si guarda alla stagione estiva con tanti progetti, finalizzati appunto a sostenere il settore turistico. A fare il punto è l’assessore al Turismo Simone Venturini. “Venezia sta ripartendo grazie a una campagna vaccinale efficace e alla riapertura dei collegamenti aerei. Il turismo è una risorsa importante per la città e l’intento è tornare non “come prima” ma “meglio di prima” puntando su tecnologia, innovazione e comunicazione. Venezia ha ospitato in queste settimane i primi grandi eventi in presenza a livello nazionale, la Biennale internazionale d’Architettura e il Salone nautico, lanciando così un forte messaggio di ripartenza al mondo: la città è pronta a tornare a ospitare turisti provenienti da ogni parte del mondo, con norme chiare e l’obiettivo Venezia Covid free sempre più vicino. Le prenotazioni stanno arrivando e la città si appresta, per la prima volta nella sua storia, a monitorare i flussi attraverso una iper tecnologica sala di controllo, la Smart control room, situata al Tronchetto, in grado di raccogliere un’ingente quantità di dati in tempo reale, specie sul numero di presenze in centro storico e sulle zone dove si registrano maggiori assembramenti, per calibrare al meglio i servizi. Un cervellone che col passare del tempo potrà contare su una mole di informazioni sempre maggiore, in grado quindi di prevedere anche le possibili giornate critiche in fatto di afflussi”. Quali sono le politiche che auspicate dal Governo nazionale per sostenere il turismo e come valutate l’operato sin qui dell’Esecutivo Draghi? “Con il Governo Draghi c’è stato un inequivocabile cambio di passo, anche attraverso l’istituzione del ministero del Turismo. Quello che Venezia chiede, però, sono poteri normativi speciali per le città d’arte che permettano di governare i fenomeni deleteri causati dal turismo di massa, specie in fatto di commercio e di affitti turistici brevi. Per questo motivo è stato consegnato all’Esecutivo, assieme alla Città di Firenze, un decalogo di richieste e proposte per poter finalmente intervenire. Allo stato Venezia ha gli stessi poteri di un qualunque altro Comune italiano, ma la sua specialità deve essere riconosciuta”. Quanto è importante dal punto turistico, per Venezia, avere un Casinò, di cui peraltro è proprietaria e una sede prestigiosa come Ca’ Vendramin Calergi? “La sede del Casinò di Ca’ Vendramin Calergi è uno dei biglietti da visita principali della città, meta di migliaia di visitatori pernottanti. È un catalizzatore di un turismo che non danneggia Venezia e che, anzi, spende in città. Al suo interno è presente anche un museo dedicato a Richard Wagner che ci visse negli ultimi anni della sua vita. Un luogo quindi importante anche dal punto di vista culturale”. Lei ritiene che il gioco possa avere un appeal turistico in un territorio come Venezia che dispone di tante altre bellezze di ben altra natura? “Il gioco legale ha un appeal inequivocabile, attirando l’attenzione di un turismo di alto livello che a Venezia pernotta”. Quanto è importante, per un Comune che possiede un casinò, promuovere e tutelare la responsabilità nel settore del gioco? “Fondamentale. Combattere la ludopatia è uno dei punti principali dell’azione dell’Amministrazione, che ha anche approvato un nuovo regolamento comunale con ulteriori restrizioni per il posizionamento di slot machine nei locali pubblici. In più in città ha avuto una vasta eco (con risultati lusinghieri) la campagna ‘no slot’, cui molti commercianti hanno aderito: sono state numerose le attività che hanno deciso di rimuovere le slot machine liberando così i propri spazi alla cultura e al commercio ‘sano’, posizionando libri, opere d’arte o merci di qualità”.
Un’estate al parco
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SPECIALE
Inzona gialla dal 15 giugno, in zona bianca subito: i parchi permanenti sono riusciti a riaprire in tempo per la stagione estiva. Quale apporto daranno al turismo e all’occupazione dei territori di riferimento? Lo chiediamo a Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e di Leolandia, il parco divertimenti di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo. “I parchi sono driver di visita, al pari di altre attrazioni turistiche, quindi danno un grande apporto sia ai flussi turistici, sia all’occupazione e all’economia nei territori di riferimento. Sulla base dei sondaggi effettuati a inizio stagione e del feedback dei social, le famiglie non vedono l’ora di passare del tempo libero fuori casa e i parchi, sicuri e all’aperto, saranno una valida alternativa quest’estate. Molti sono caratterizzati da una formula unica, che li differenzia dagli altri, e questo incentiva gli spostamenti su scala nazionale ed internazionale. Leolandia, ad esempio, è il primo e unico parco a tema italiano rivolto ai bambini fino a 10 anni di età, con aree tematiche e properties in esclusiva come Pj Masks, Masha e Orso e Bing: nel 2019 – pre-Covid – il 48 percento dei visitatori arrivava da fuori regione, in molti casi anche dal centro/sud Italia con la formula parco + hotel. Per dare una dimensione completa al fenomeno, sempre nel 2019, a fronte di circa 450 milioni di euro di giro d’affari dalla biglietteria, i parchi permanenti italiani hanno generato un indotto di circa 2 miliardi tra attività interne, come la ristorazione, il merchandising e la manutenzione, e attività esterne, come hotel, trasporti, negozi, centri commerciali e altri servizi complementari nelle aree limitrofe. Lo stesso vale per l’occupazione: prima della pandemia, a fronte di 25.000 dipendenti diretti, si contavano almeno 60.000 occupati nell’indotto”.
di Anna Maria Rengo
Temete che nell’estate ormai arrivata ci saranno meno turisti stranieri che di solito? Gli italiani riusciranno a colmare la loro mancanza? “Sicuramente ci saranno meno stranieri in Italia, anche se l’andamento spedito della campagna vaccinale e il Green Pass Europeo contribuiscono a delineare uno scenario migliore del previsto. Prima della pandemia, i parchi permanenti italiani erano visitati da più di 1,5 milioni di stranieri, che amano molto questo genere di attrazioni turistiche e hanno una propensione alla spesa più alta rispetto alla nostra. Quest’anno riscopriremo un turismo più italiano, ma è inevitabile che la contrazione degli stranieri si farà sentire, specialmente nel caso dei parchi situati nelle zone a vocazione turistica come il lago di Garda o la costa adriatica”. Nonostante la riapertura, i parchi dovranno rispettare rigidi protocolli sanitari. Riusciranno comunque a far quadrare i loro conti e a essere “attraenti” per il pubblico? “Non riusciranno a far quadrare i loro conti, in compenso saranno molto attraenti per il pubblico, che ha voglia di divertimento e leggerezza. I protocolli di sicurezza, già implementati con successo nel 2020, eliminano di fatto gli assembramenti, permettono di evitare le lunghe attese alle attrazioni e rendono i parchi ancora più vivibili rispetto al passato. Per contro, anche nel 2021 i bilanci saranno in rosso: il contingentamento degli ingressi limita le presenze rispetto alla normale capacità e l’apertura ritardata ha cancellato circa 3 mesi cruciali di stagione, da metà marzo a metà giugno, con i relativi incassi che non potranno essere recuperati. Nel periodo estivo quali sono le tipologie di parchi che attraggono un maggior flusso di turisti (oltre a quelli acquatici, ovviamente) e quali invece sono meno influenzati dalle stagioni? “La stagione estiva è il periodo più gettonato per tutti i tipi di parchi, complici il meteo favorevole, le vacanze e la proGiuseppe Ira, presidente Associazione Parchi Permanenti Italiani e di Leolandia, sottolinea come il settore sia un importante driver turistico che tuttavia sconta, in questa stagione 2021, la minore presenza di stranieri, in parte compensata dall’afflusso di italiani
pensione delle persone a passare più tempo fuori casa. Alcuni parchi faunistici possono contare sulle gite di istruzione in primavera e autunno, ma in valore assoluto trionfa l’estate. Una delle sfide dei parchi, soprattutto quelli tematici, è proprio quella di ‘destagionalizzare’ l’offerta, investendo su contenuti tematici dedicati in periodi diversi, come Halloween e Natale. Questo incentiva anche il pubblico a tornare più volte nel corso dell’anno”. Tra occupazione diretta e indotto, quali sono i numeri dei lavoratori dei parchi a tema italiani? Si riuscirà a mantenerli anche in questa era pandemica, si spera verso la conclusione? “Normalmente il settore occupa 25.000 lavoratori diretti: 10.000 fissi e 15.000 stagionali. Fermo restante l’impegno di tutte le aziende del comparto per garantire l’impiego di tutta la forza lavoro, è innegabile che ci saranno dei cali legati all’occupazione stagionale. Il settore è stato uno dei più colpiti dalla crisi perché, oltre ad essere stato uno dei primi ad essere chiuso e uno degli ultimi a riaprire, ha sostenuto e continua a sostenere ingenti costi fissi per la manutenzione delle strutture e, in molti casi, il mantenimento degli animali. Come se non bastasse, ad oggi non sono ancora stati previsti ristori e agevolazioni dedicati al comparto”.
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