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Il punto di partenza
Si torna a parlare di riordino del gioco pubblico, ma quali sono le possibilità di una concreta attuazione dell’Intesa stipulata in Conferenza unificata Stato Regioni ed enti locali nel 2017? Ecco cosa ne pensano i diretti interessati.
di Francesca Mancosu
Sarà la volta buona? È la domanda che ricorre nelle ultime settimane fra gli operatori del gioco, alla luce dei tanti endorsement, strettamente politici e non, al recupero dell’intesa stipulata in Conferenza unificata Stato Regioni ed enti locali nel 2017 a proposito del riordino del settore. Tre anni quasi di silenzio a riguardo, nell’attesa dei provvedimenti attuativi mai arrivati, rotti quest’estate dalle dichiarazioni del sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze Pier Paolo Baretta e del direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che si sono detti intenzionati a riprendere in mano “le pratiche”, per la tutela del gioco legale. Mentre sullo sfondo si succedono sentenze contrastanti emesse dalle varie sezioni dei tribunali amministrativi e del Consiglio di Stato, che attribuiscono oppure negano un “valore cogente” ai parametri stilati in quell’occasione. Ma cosa ne pensano Comuni e Regioni, i soggetti che hanno sottoscritto quell’accordo? Ecco cosa ci hanno risposto i rappresentanti delle amministrazioni di Roma e Napoli, dell’Anci e delle giunte del Piemonte e della Lombardia.
SARA SECCIA
Seccia (Comune di Roma): «Sbagliato agire solo sugli apparecchi»
Per i Comuni, piuttosto paradigmatico è il commento di Sara Seccia, consigliere M5S, vice presidente dell’Assemblea capitolina e referente comunale sul tema del Gap. “I sindaci adotteranno i contenuti dell’accordo in Conferenza unificata quando e se quell’accordo assumerà valenza a livello giuridico e, quindi, sarà reso applicabile. Ogni provvedimento, per essere attuabile nella pratica, deve seguire il corretto iter fino alla fine, funziona così in tutti gli enti pubblici. Iter che la Conferenza unificata non ha concluso perché manca il decreto ministeriale che gli conferisce vigore. Si attende quindi l’emissione di un decreto ministeriale attuativo. Mentre la circolare del ministero degli Interni (che nel 2019 ha evidenziato la valenza d’indirizzo degli orari degli apparecchi da gioco stabiliti dall’Intesa, Ndr), ugualmente, ha emesso – a parer mio – un giudizio che non supera di certo la mancanza del decreto necessario ad applicare l’accordo. Inoltre, è lo stesso Baretta a confermare che non si possono organizzare nuove procedure se non si è completato prima un disegno di riforma sulla dislocazione dell’offerta di gioco, degli apparecchi, del gioco online. La soluzione mi sembra però lontana. La stessa interpretazione sulla vigenza o meno dell’accordo 2017 è stata espressa anche nelle sentenze che vedono vincitrice Roma Capitale contro i concessionari, dal Consiglio di Stato, organo di consulenza giuridica e del secondo grado di giurisdizione nella giustizia amministrativa: un giudizio assolutamente più autorevole del mio”. L’Intesa, secondo la vice presidente dell’Assemblea capitolina “potrebbe anche essere ancora valida in base ai conte
nuti, anche se alcune misure decise in quel frangente sono”, a suo avviso, “ancora troppo blande, soprattutto per quanto riguarda le distanze dai luoghi sensibili (150 metri sono troppo pochi). Un riordino efficace del gioco pubblico va inteso complessivamente, non basta che i Comuni disciplinino le slot e le Vlt, perché non solo non è sufficiente e non corretto chiedere sacrifici soltanto ai gestori degli apparecchi slot, ma i gratta e vinci, le lotterie istantanee e, soprattutto, il ‘grande mostro’ del gioco online ‘la fanno da padroni’ costituendo la fetta più rilevante del ‘gioco’. Andrebbe rivisto tutto il circuito in una Panini (Comune di Napoli): «Sindaci dimenticati e ignorati» “Purtroppo il ruolo dei sindaci assume una valenza differente a seconda delle regioni di appartenenza. L’adozione di una legge organica da parte delle amministrazioni regionali limita notevolmente l’autonomia dei Comuni; pertanto, al fine di non disperdere il patrimonio di esperienze e l’impegno dei sindaci nel contrasto a questo problema sociale, sarebbe fondamentale la partecipazione degli Enti locali al processo di formazione delle leggi regionali”, esordisce Enrico Panini, vice sindaco e assessore al Bilancio di Napoli, che rivendica le compentenze dei Comuni nella lotta al Gap e lancia una frecciata alla Regione che per i prossimi 5 anni verrà nuovamente guidata dal governatore Vincenzo De Luca. “Non dobbiamo dimenticare che, spesso, nel silenzio delle norme e nell’incertezza delle pronunce giurisprudenziali, sono stati proprio i sindaci i primi ad assumere posizioni e ad adottare ordinanze per cercare di regolamentare la materia. Così, purtroppo non è accaduto nel caso della Regione Campania, che non ha ritenuto di coinvolgere nei lavori delle Commissioni un Comune all’avanguardia nel settore come Napoli, la cui regolamentazione aveva superato più volte e sotto diversi profili, il vaglio di legittimità da parte dei massimi organi della giurisprudenza amministrativa. Di più, non Faggiani (Anci) Per l’Associazione nazionale comuni italiani, a offrire il suo parere a riguardo è Domenico Faggiani, responsabile del Tavolo sulle problematiche del gioco. “Sono pienamente d’accordo con il sottosegretario Baretta. Sono ormai tre anni che vado ripetendo questa cosa, e mi fa molto piacere che oggi questa posizione sia largamente condivisa, anche da una parte importante della filiera del gioco, compresi alcuni che all’epoca criticarono duramente quel documento”. Ma bisogna tener conto che nel frattempo molte cose sono mutate. “Sono state approvate tutta una serie di norme, come ad esempio il Dl 124/2019 (decreto fiscale) convertito con modifiche dalla legge 157/2019, o la legge 160/2019 (legge di visione di insieme che sia chiara ed intelligente, frutto del confronto con le parti coinvolte e che non sacrifichi chi ha già investito denaro in quelle attività che (fino a prova contraria) sono oggi previste dallo Stato italiano come lecite. Modifiche solo settoriali (e territorialmente limitate) non solo risultano impopolari, ma rischiano di vanificare lo sforzo enorme degli Enti locali che stanno facendo la propria parte contro la dipendenza da gioco d’azzardo patologico. A mio avviso, la regolamentazione degli apparecchi da gioco a livello comunale non può bastare, serve uno sforzo sincero e
sensibile a livelli istituzionali superiori”. ha neanche tenuto conto di quanto comunque prodotto dagli Enti locali in ciò producendo un danno reale. Il Comune di Napoli da anni ha richiesto a gran voce una disciplina organica ed unitaria della materia del gioco. Finora, i risultati di quell’intesa a livello locale sono stati deludenti e non hanno introdotto strumenti per proteggere efficacemente i cittadini che versano in condizione di maggiore fragilità sociale. Il modello che proponiamo prevede, accanto alle misure ‘oggettive’ di regolamentazione dell’offerta di giochi, interventi orientati a sostenere e migliorare le competenze dei cittadini, a valutare e contenere i diversi rischi connessi al complesso mondo dell’azzardo: dai messaggi pubblicitari accattivanti e catturanti, ai contesti delle sale gioco o insiti nei giochi stessi, particolarmente pervasivi e offuscanti lo stato di coscienza. Riteniamo che dall’intreccio delle due prospettive (regolazione sociale del fenomeno attraverso una organica disciplina e sostegno alle competenze personali e collettive di controllo e di autoregolazione, ad opera dei servizi sanitari) può nascere un modello in grado di avere una efficacia diffusa senza creare nuovi mostri né inutili ‘guerre’ tra interessi (sociali ed
E N R I C O PANINI
economici) inevitabilmente contrapposti”. bilancio 2020), tanto per citarne alcune dello scorso anno, che sono intervenute anche sulla materia del gioco pubblico, apportando significative modifiche alle disposizioni vigenti. Quindi è evidente che non è più possibile dare attuazione al documento del 2017 che - come si ricorderà - si concludeva con la richiesta al ministro dell’Economia e delle finanze di tradurre i contenuti dell’Intesa in un apposito decreto ministeriale. Tuttavia, ritengo che la sostanza di quel documento debba costituire la base da cui ripartire, perché sono rimaste identiche le motivazioni e le finalità allora indicate: ‘L’obiettivo che lo Stato si propone, di intesa con gli Enti locali, è regolare la distribuzione dell’offerta di gioco diffusa nel territorio, te
DOMENICO FAGGIANI
nendo conto delle accresciute esigenze sociali’. A questo punto serve un ‘Codice del gioco pubblico’, che partendo da riordino, riduzione e riqualificazione dell’offerta di gioco, affronti tutti gli aspetti, compresi quelli della prevenzione della dipendenza da gioco d’azzardo e quello dei controlli e del contrasto ad ogni forma di illegalità. Una cornice all’interno della quale poi vadano a collocarsi le legPassando alle Regioni, a parlare per il Piemonte è l’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano. “Le Regioni hanno legiferato in tema di contrasto alla ludopatia inizialmente con provvedimenti eccessivamente restrittivi per poi adottare modifiche che garantivano sia la tutela della salute che quella occupazionale ed a salvaguardia delle aziende. L’unica che ancora mantiene una legge che lede il principio di affidamento perché retroattiva è il Piemonte. I contenuti dell’intesa Stato Regioni sono condivisibili ed attuali, basterebbe emanare il relativo decreto per l’attuazione”. Per la Lombardia invece interviene Stefano Bolognini, assessore alle Politiche sociali. “L’Intesa raggiunta nel 2017 rappresenta una tappa, sia pure importante, nel processo evolutivo della legislazione in materia di gioco d’azzardo, rispetto al quale Regioni ed Enti locali hanno un ruolo essenziale per la definizione del quadro normativo. Riprendere e ripartire da quell’accordo, che riconosce efficacia alle disposizioni di ogni Regione o Provincia autonoma, se prevedono una tutela maggiore, è auspicabile, considerato che un periodo di tre anni, in questo settore, è un periodo importante di cambiamento. Sarebbe interessante ripartire proprio da un’analisi dei risultati rispetto agli obiettivi che l’Intesa si era prefissa, tenendo anche conto delle altre variabili intervenute, quali ad esempio il decreto Dignità e la legge di Bilancio 2020. L’accordo raggiunto ormai tre anni fa in Conferenza unificata Stato-Regioni non può quindi essere considerato un punto di arrivo, ma deve essere ripreso per essere aggiornato e migliorato, pensando anche ad uno sviluppo in un quadro più complessivo di riforma organica del settore. Il gioco d’azzardo, trattato nell’ambito delle politiche sociali e della promozione di corretti e sani e stili di vita, è un tema complesso e come tale richiede dialogo e soluzioni confrontate e concertate tra i diversi livelli, condividendo in primis l’orientamento alla priorità di tutela della salute delle persone, soprattutto quelle più fragili, per le quali il rischio di scivolamento in condizioni di indebitamento e sovraindebitagi regionali. Norme che consentano di dotare i Comuni degli strumenti e delle risorse necessarie, affinché questi possano svolgere appieno il loro ruolo: la tutela del cittadino, a cominciare dalla sua salute, la programmazione sul territorio comunale dell’offerta di gioco pubblico, il contrasto ad ogni forma di
ANDREA TRONZANO
S T E F A N O BOLOGNINI
illegalità”. Però, l’assessore non ritiene “possibile un riordino equo e equilibrato. C’è troppo furore ideologico sul tema. Sulla carta è ragionevole pensare che si possano cambiare le regole rendendole più efficaci nella tutela degli investimenti, nella tutela della salute e nel rispetto della legalità e nella prevenzione e cura. Realisticamente vedo però che per i giochi tipo gratta e vinci e online non esiste la volontà di regolamentarli o è impossibile per varie ragioni. Il rischio è penalizzare sempre e solo la
Bolognini (Regione Lombardia): «Organicità e coerenza nel riordino»
filiera delle piccole imprese”. mento è elevato, cosi come il rischio di sviluppare patologie”. L’assessore Bolognini crede che “un riordino efficace passi da due parole chiave: ‘organicità’ e ‘coerenza’. Proprio per le dimensioni che ha assunto il gioco d’azzardo e per le forme verso le quali sta evolvendo, a partire dal gioco online, è necessario che una compiuta e organica disciplina del settore del gioco legale vada di pari passo, con azioni efficaci di prevenzione per i giocatori; con un’attenzione alla tutela delle famiglie rispetto ai rischi di usura; con una efficiente strategia di contrasto al gioco illegale e al fenomeno della criminalità organizzata; con un’ attenzione al tema della fiscalità. Va affrontato con coerenza e chiarezza il tema della riduzione dell’offerta da gioco, anche con riferimento alla scadenza delle convenzioni di concessione a marzo 2022. Come sottolineato anche in precedenti occasioni, l’adozione di una linea ‘no slot’ intransigente, ma al contempo organica, continuativa e coerente, può avere maggiori possibilità di riuscire a contenere i rischi a cui sono esposte soprattutto le fasce di popolazione più fragili, di scivolamento in una patologia che porta con sé gravi conseguenze per l’individuo, per il sistema familiare, e per il sistema sociale e sanitario, considerati i costi che comporta. Occorre, sempre in ottica di efficacia, che siano riconosciuti i poteri delle Regioni e degli Enti locali, perché possano, in una cornice nazionale, disciplinare il settore nel rispetto di regole comuni, ma radicando i provvedimenti rispetto al proprio specifico contesto territoriale e locale”.
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