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Politecnico di Milano Scuola di Architettura e SocietĂ Corso di laurea Magistrale in Progettazione Architettonica
Theoria per New York Serie di presidi urbani resistenti alla gentrification
Relatore: Lorenzo Degli Esposti Studentesse: Maria Laura Cinti 798394 Giorgia Perale 803834 A.A. 2014-15
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Abstract In molte città la rigenerazione fisica d’interi quartieri ha portato con sé grandi trasformazioni sociali e del tessuto economico. Questo fenomeno, a volte spontaneo e a volte generato da politiche amministrative e piani di rigenerazione, è stato definito negli anni ’60 dalla sociologa inglese Ruth Glass con il termine di gentrification. La ricostituzione dell’ambiente costruito rafforza il fascino di un quartiere generando un incremento del valore di mercato degli immobili. Ciò porta quindi a un ricambio degli abitanti del quartiere attraverso lo sfratto della classe meno agiata e che da generazioni occupa le proprie case a favore della ‘gentry’ (piccola nobiltà) che diventa l’unica a potersi permettere questo privilegio. Attraverso una scrupolosa analisi di alcuni indicatori, sono stati individuati alcuni quartieri tra Brooklyn e Manhattan non ancora condizionati da questo fenomeno ma probabilmente molto a rischio, poiché circondati ormai da aree fortemente gentrificate, come è avvenuto nel noto quartiere di Williamsbrurg. Scopo del progetto urbano è stato quello di far fronte all’avanzamento della gentrificazione attraverso l’installazione di serie di edifici che occupano lo spazio della strada. Contrastando l’accesso veicolare, grazie a checkpoint autogestiti e mantenendo per i residenti la piccola dimensione del quartiere, sicura, pedonale e appartata, gli edifici accolgono al loro interno spazi accessibili a cittadini e visitatori che potranno qui svolgere attività creative, di tipo artigianale e di formazione, e aree verdi di cui essi stessi seguiranno il mantenimento e la salvaguardia. Questo tipo di approccio avrà una fondamentale conseguenza: ostacolare i processi di gentrification permettendo inoltre ai residenti di migliorare le condizioni abitative e dei servizi del quartiere.
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Theoria!per!New!York!•!Introduzione! !
Abstract Introduzione
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Capitolo I
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Inquadramento teorico
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1.1 Globalizzazione e Urbanizzazione 1.2 Il fenomeno della gentrificazione nella metropoli globale
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Capitolo II
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New York e la gentrification
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2.1 Linee storiche di sviluppo a partire dagli anni Sessanta
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2.2 Dibattito teorico sulla gentrification
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2.3 Cause del fenomeno e relative conseguenze: aspetti positivi e negativi
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2.4 L’arte come mezzo di trasformazione
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Capitolo III
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Raccolta dati
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3.1 Il fenomeno della migrazione
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3.2 Quanto costa oggi vivere nel quartiere ‘giusto’
45
3.3 ABC della gentrification: arte, boutique e caffè
51
3.4 Indicatori e censimenti
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Capitolo IV
77
Strategia di progetto
77
4.1 Presentazione dei quartieri d’interesse tra Brooklyn e Manhattan
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4.2 Analisi e approfondimento degli indicatori di gentrification
93 1!
4.3 Resistenze ai gentrificatori
109
4.4 AttivitĂ lavorative per gli abitanti del neighborhood
117
4.5 Strategia
123
Conclusioni
161
Bibliografia
165
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Introduzione
Nel mondo contemporaneo globalizzato, in altre parole in un’era caratterizzata da una crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, con conseguente convergenza economica e culturale globale gli ambienti urbani sono soggetti a importanti e rapidi mutamenti sul piano della ridefinizione degli spazi. Le moderne metropoli occidentali, da luoghi di produzione, si stanno progressivamente trasformando in centri di consumo e di fornitura di servizi avanzati, sia in ambito culturale sia economico. In tale quadro, le metropoli statunitensi (e non solo) stanno vivendo da alcuni decenni processi di profondo mutamento sul piano urbanistico e socio-demografico, che coinvolgono in particolar modo quartieri storicamente connotati dalla presenza di comunità a basso reddito. Ciò sta avvenendo mediante pratiche cosiddette di riqualificazione che mirano a far affluire nuovi abitanti a reddito più elevato e a espellere i vecchi, producendo quel processo definito fin dagli anni ’60 con il termine “gentrification” (Glass, R.). Tale processo ha l’obiettivo, attraverso nuove modalità d'investimento, di far riemergere quartieri considerati degradati o marginali e che, secondo una ristrutturazione delle relazioni socio-spaziali, vengono sottoposti a progetti di sostituzione funzionale e recupero edilizio. Le teorie sociologiche che spiegano il fenomeno seguono due approcci: il primo di tipo economico o property-oriented, dove cruciale è l’impulso di fattori legati all’offerta edilizia; e il secondo approccio di tipo sociale e di domanda di spazio espressa dai gentrifiers. Il primo approccio teorico è stato sviluppato da sociologi marxisti, i quali spiegarono la gentrification come un processo economico e strutturale conseguente al rapporto tra investimenti di capitale e ristrutturazione dello spazio urbano. Questo processo innesta un effetto che sfrutta le variazioni del
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valore dei terreni (rendita fondiaria) durante i periodi di fluttuazione dei prezzi ed una volta “sub urbanizzati” gli investimenti al di fuori della città , il vecchio nucleo urbano si svaluta producendo così un gap di rendita. L’antropologo e geografo urbano N. Smith, seguendo questo approccio economico, spiega come “la svalutazione del capitale nel centro città crea l’opportunità affinché la porzione di spazio urbano sottosviluppato si rivalorizzi”. Dunque, una volta riqualificate, le zone di degrado o le vecchie aree industriali rimaste inattive si trasformano in miniere d’oro per investitori (privati) e speculatori edilizi. Infatti, quando il gap di rendita è ampio, gli investitori immobiliari, i proprietari d’immobili e gli altri organismi interessati, percepiscono un profitto (potenziale) derivato dal re-investimento nelle proprietà del centro urbano e riqualificate per i nuovi residenti. Tale ristrutturazione diminuisce sostanzialmente il rent-gap aumentando gli affitti e il conseguente costo della vita e dei servizi accessibili, a questo punto, solo dai nuovi residenti e non più dagli inquilini storici, perché abituati a dei costi molto più bassi. La seconda teoria spiega invece come il processo urbano di gentrification tipico della città postindustriale sia molto più comprensibile se si analizzano le caratteristiche socio-culturali e le esigenze dei nuovi residenti (gentrifiers), invece di focalizzare l’analisi principalmente sulla produzione di aree svalutate. Se lo stile di vita e le forme di consumo della nuova classe media vengono messe in relazione allo spazio urbano, si è in grado di spiegare il ritorno della domanda residenziale verso i centri urbani. In questo quadro teorico di riferimento rientrano autori quali Beauregard, Ley, Zukin e Hamnett, ognuno dei quali però ha puntualizzato diversi aspetti. Il primo autore guarda al fenomeno focalizzandosi sull’emergere di una classe professionale e imprenditoriale internazionale, ad alto reddito e collegata in rete, che è in grado – per le sue risorse ed esigenze di consumo – di incidere sulla forma dell’ambiente urbano, non solo dei “sobborghi isolati”, ma anche di quelli che si potrebbero definire “ambienti di frontiera”, situati spesso a metà tra i distretti finanziari e i quartieri poveri. Ley parla di 2!
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una città post-industriale riabilitata, influenzata da una new middle-class che possiede al suo interno una sub-classe culturale denominata come una creative class composta da artisti, insegnanti ed amministratori culturali. Quindi, il fenomeno della gentrification è spiegato come una crescita ed espansione naturale dovuta all’aumento di occupazione professionale nei distretti affaristici centrali e ad una domanda di servizi della nuova sub-classe (che differisce dai gruppi che abitavano il quartiere precedentemente). Anche Zukin guarda al fenomeno in modo simile a Ley, enfatizzando però gli attori coinvolti positivamente nel processo, i gentrifiers e i loro stili di vita. Infine Hamnett volge lo sguardo verso il ruolo importante che ricoprono gli investitori e speculatori immobiliari nel processo di gentrificazione e spiega come esso non possa essere compreso nella sua totalità senza studiare il ruolo ed il fine di questi. Nel processo di rinnovo urbano sono coinvolti molteplici attori, i quali possono rivestire un ruolo positivo o negativo, diretto o indiretto ed occupare così, una posizione privilegiata o svantaggiata nell’intero processo in corso. Coloro che lo promuovo, i cosiddetti gentrifiers, sono solitamente investitori privati e/o istituzioni pubbliche, ma possono comprendere una nuova élite cosmopolita, tanto economica che intellettuale, caratterizzata dal vivere una condizione di massima libertà, che si insedia in un’area in cui è presente un tessuto sociale al quale però essi non appartengono e non sentono neppure di appartenere; la nuova élite cosmopolita costruisce per sé un mondo tracciando confini (urbanistici ed immaginari) che disegnano mappe di potere: le città pianificate dell’età contemporanea – globalizzate – sono caratterizzate dalla coesistenza di aree periferiche (in senso fisico, ma anche, e soprattutto, sul piano politico, economico e sociale) ed esclusivi quartieri residenziali. In tali realtà socio-spaziali che reciprocamente si escludono, i nuovi cosmopoliti, ovvero gli attori sociali che maggiormente godono dei processi di globalizzazione, tendono ad evitare gli “obblighi di confraternita” che il legame comunitario porta con sé. Privi di un sentimento comunitario, essi si caratterizzano attraverso categorie 3!
(estetico-comportamentali) estranee alle comunità storicamente insediate. I gentrifiers, dunque, basano la loro appartenenza sul riconoscimento reciproco dei propri (grandi o piccoli che siano) privilegi, costruiti cercando di massimizzare libertà ed autonomia economica e sociale. Per i nuovi insediati e per i promotori del ricambio urbano, non vi è la necessità di rispettare radici o appartenenze ai luoghi che, per le comunità precedentemente insediatesi, infondevano un forte sentimento identitario. Dall’altra parte, chi occupa una posizione svantaggiata nell’ambito del processo di gentrification, tende a rivendicare i legami sociali e le radici per affermare il diritto de facto a mantenere il proprio insediamento sul territorio conteso. Il risultato, insomma, è quello di una continua evocazione da parte di una comunità di appartenenza ad un luogo. È questa stessa appartenenza a essere individuata come sufficiente, a prescindere dalle condizioni economiche, sociali, culturali dei residenti e dalle differenze che queste generano all’interno delle comunità locali. L’evocazione alle radici funge da magnete dando spazio alle rivendicazioni, attraverso associazionismi e formazione di organizzazioni dal basso, nel momento in cui vi è il reale rischio di una diaspora provocata dal ridisegno urbano. L’uso concettuale del termine gentrificazione è la divisione economica e socio-culturale che perdura nelle città e che si esprime spesso attraverso la formazione o costruzione di spazi segregati o ben definiti, individuando zone in cui si concentrano ricchezza (gentrificazione) e povertà (ghettizzazione). Lo studio sociologico della gentrification e delle sue conseguenze in una città cosmopolita come New York può fornire chiavi di lettura e suggerire modelli risolutivi o che consentono di interpretare e comprendere ciò che sta avvenendo con sempre maggiore frequenza anche nelle metropoli europee, sempre più cosmopolite e sempre più colpite da processi di rinnovamento urbano. La rilevanza delle questioni poste risiede nel fatto che sempre più le politiche urbane devono ancorarsi ed integrarsi a processi spontanei per poter essere efficaci. L'individuazione dei fattori di "decollo" del fenomeno 4!
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potrebbe consentire l'implementazione di politiche urbane di promozione di “qualità” urbana, avendo però anche accorgimenti di controllo verso gli effetti negativi delle rendite nella rigenerazione, come ad esempio l’espulsione dei residenti originari e quindi la perdita di identità comunitaria e del senso del luogo sottoposto a “rigenerazione”. Tra le grandi metropoli teatro di queste dinamiche, ve n’è forse una che per mole d’investimenti nell’ambito della ristrutturazione urbana, per estensione spaziale degli interventi e, non da ultimo, per gli sviluppi simbolici che il fenomeno della gentrification assume a livello socio-culturale, rappresenta un laboratorio ottimale per l’osservazione: New York. In particolare il lavoro svolto si focalizza su alcuni quartieri tra Manhattan (Two Bridges) e Brooklyn (Dumbo, Downtown Brooklyn, Bedford Stuyvesant, Bushwick, Greenpoint, Fort Green, Brooklyn Height, Crown e Prospect Heights e East New York) considerati a seguito di attente ricerche quartieri a rischio di gentrificazione. Il presente lavoro è stato suddiviso in quattro capitoli. Nel primo descriviamo l’inquadramento teorico che ha fornito gli strumenti necessari per comprendere a pieno il suddetto fenomeno che si sta sempre più diffondendo, fino ad arrivare a casi a noi molto vicini come quello del quartiere Testaccio a Roma o del quartiere Isola a Milano. Il secondo capitolo espone il fenomeno all’interno dell’area geografica della quale ci siamo occupate, partendo dalla città di New York, con i relativi mutamenti demografici ed urbanistici, evidenziando le specifiche caratteristiche a livello economico (investimento e disinvestimento degli immobili nell’area), demografico (mutamento della popolazione in termini numerici ed etnici) e sociale. In seguito definiamo i diversi indicatori che ci hanno permesso di considerare un’area a rischio o meno di gentrificazione. Il terzo capitolo, interpreta una serie di dati che giustificano la scelta della specifica area di progetto attraverso il recupero di censimenti e articoli e l’elaborazione di mappe analitiche. 5!
Nel quarto e ultimo capitolo esponiamo quindi il progetto per la città. L’obiettivo è individuare una strategia che vada incontro alle necessità delle comunità di appartenenza di questi quartieri, cercando di ostacolare invece il fenomeno della loro espulsione da intere aree e l’omologazione di queste ultime a quartieri di medio/alto reddito.
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Capitolo I
Inquadramento teorico
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1.1 Globalizzazione e Urbanizzazione Il termine globalizzazione è stato introdotto nei primi anni ’60 del ‘900, in campo giornalistico, per identificare fenomeni di tipo economico e, a causa del progressivo ampliamento del suo significato, è diventato un tema molto più diffuso agli inizi degli anni ’80. Con questo termine si indicata un processo che molto rapidamente e con grande intensità interessa la crescita e l'accelerazione degli scambi che attraversano i confini degli Stati, lo sviluppo delle multinazionali e lo scambio internazionale di beni e servizi fino alle transazioni finanziarie, il cui effetto principale è una decisa corrispondenza economica tra i Paesi del mondo. A questo fenomeno è fortemente legato lo sviluppo tecnologico nel settore delle comunicazioni e dei trasporti, che porta alla propagazione di una quantità sempre crescente di dispositivi, materiali, tecniche, procedure, discorsi e prodotti potenzialmente fruibili su scala mondiale. Globalizzazione è un termine che può avere moltissime interpretazioni possibili. Si iniziò ad utilizzare questo termine con un’accezione rivolta al mondo dell’economia. A tal proposito si riporta la definizione che in termini ufficiali viene data da l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE): « la globalizzazione è un processo attraverso il quale mercati e produzione nei diversi Paesi diventano sempre più interdipendenti, in virtù dello scambio di beni e servizi e del movimento di capitale e tecnologia » Dizionari recenti che riportano il termine nell'accezione economica aggiungono che tale processo è dovuto anche allo sviluppo delle reti informatiche e della comunicazione: ad es. il Sabatini Coletti che lo definisce come un « fenomeno di integrazione e di interdipendenza delle economie e dei mercati internazionali, causato dalle più sofisticate tecniche informatiche e di telecomunicazioni. »
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! Si può collocare tale processo all’interno di un ambito più vasto se ci si riferisce ai cambiamenti sociali, demografici, spaziali, tecnologici e politici, e alle complesse interazioni su scala mondiale che in questi ambiti hanno subito una forte accelerazione. Con la globalizzazione si hanno interrelazioni globali attraverso le quali sostanziali trasformazioni che avvengono in una parte del mondo hanno conseguenze anche in un altro angolo del pianeta in tempi relativamente ristretti. I fenomeni che nascono dalla globalizzazione tendono a valicare le barriere fisiche e immateriali, la circolazione di persone, cose, informazioni, conoscenze e idee. Questi tendono a standardizzare le condizioni economiche, gli stili di vita e le ideologie in particolare sulla scia del modello occidentale. Alcune delle cause più importanti di questo macro-fenomeno sono l'avvio di un ciclo politicoeconomico nei paesi capitalisti di forte impatto sulla sfera economica, che si sviluppa molto spesso su scala mondiale, e il veloce progresso delle nuove tecnologie riguardanti le telecomunicazioni, sia nelle attività economiche che nella vita quotidiana, in grado di ridurre drasticamente i tempi ed i costi delle comunicazioni a grande scala. Moltissimi autori, economisti, sociologi e politici hanno dato il loro contributo per definire la “globalizzazione” con un approccio multidisciplinare come un insieme complesso di processi, un fenomeno dinamico (perché in continuo e rapido mutamento sia negli eventi che nei loro effetti), pervasivo (perché le sue conseguenze riguardano strati sempre più estesi della popolazione mondiale, incidono su sempre più numerosi ambiti di vita coinvolgendo sempre più stati sociali) e multidimensionale (a causa della sua stessa influenza). La letteratura riguardante la globalizzazione è attraversata da una controversia di fondo che all’interno della quale si possono raggruppare due tipi di interpretazioni. Un primo gruppo di autori sottolinea l'esistenza di una logica dominante di tipo economico, altri mettono in luce complesse logiche multicausali riguardanti. Ne consegue così la controversia tra una preponderanza della prospettiva economica e un insieme teorico che combina l'approccio economico con quello sociale e culturale. 10!
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Discutere di globalizzazione, dunque, e darne una definizione univoca non è semplice in quanto esso è un fenomeno dalle numerose sfaccettature. E’ opportuno quindi rifarsi ad autori che rappresentano differenti scuole e correnti di questo macro processo a partire dalla teoria di Marshall Mc Luhan. Lo studioso canadese delle comunicazioni di massa, infatti, introdusse il concetto di "villaggio globale" che divenne il presupposto per tutte le successive teorie sulla globalizzazione. Già a metà degli anni ’60, lo studioso parlava di due epoche distinte: la modernità (che va dall’invenzione della stampa sino a metà ‘800) con la caratteristica della frammentazione dell’esperienza, dovuta ai caratteri specifici della trasmissione di dati attraverso la stampa, per i quali l’apprendimento avviene in assenza di interlocutori e l’atto conoscitivo diviene individuale. L’altra epoca è la contemporaneità (inaugurata dall’uso dell’energia elettrica) che delinea, al contrario, un ritorno a condizioni di vita pre-moderne: attraverso il telefono e la televisione viene recuperata la voce e la presenza del soggetto parlante ricreando cosi una modalità di esperienza più continua ed immediata. L’uomo contemporaneo diventa, in tal modo, l’abitante di un nuovo mondo planetario, il «villaggio globale». Questo ossimoro usato dallo studioso canadese, descrive la situazione contraddittoria in cui viviamo. I due termini dell'enunciato si contraddicono a vicenda: ma proprio dalla loro apparente contraddizione genera il fascino ed il successo di tale definizione. E così, mentre il concetto di "villaggio" esprime una dimensione piccola, l’aggettivo "globale" indica la dimensione dell’intero mondo toccato dal fenomeno. Quello che prima era gigantesco, grazie alle nostre potenti invenzioni tecnologiche, è diventato piccolissimo e percorribile in lungo e in largo. La globalizzazione agisce a molti livelli che interagiscono e si rinforzano reciprocamente, investe ogni campo ed il risultato di questo fenomeno è che ciò che accade in un punto qualsiasi del pianeta è come se avvenisse sotto casa, accanto a noi come se vivessimo in un immenso villaggio.1
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M. McLuhan, 2008 11!
! Altri autori come George Ritzer e Kenichi Ohmae pomgono la loro attenzione più che sul conflitto culturale, sull’omologazione. Per i sostenitori di questa teoria la globalizzazione non è altro che un processo di colonizzazione/omologazione planetaria sul modello americano. Secondo tali prospettive, l’unica realtà globale è quella statunitense, con la diffusione e l’estensione dei propri modelli che stabilisce cosi l'affermazione dell'egemonia americana. Non è un caso, dunque, che nell'ambito del sistema culturale, l'analisi della proliferazione su scala mondiale di catene di fast-food, parchi di divertimento, club-vacanze, ecc., ha suggerito al sociologo Ritzer di identificare la globalizzazione con la Mcdonaldizzazione. Ritzer ha brillantemente analizzato gli effetti di questo processo utilizzando la catena di fast food McDonald come un paradigma per studiare l'intera società capitalistica contemporanea, metodo perfetto per comprendere lo stile di vita che ha omologato tutta la società. Lo studioso usa il termine McDonaldizzazione, come sinonimo di globalizzazione, per enfatizzarne l’aspetto omologante e standardizzante.2 Prende spunto dalla politica del lavoro attuata dalla società di fast-food McDonald's in varie parti del mondo. McDonaldizzare significa sviluppare ristoranti economici concepiti come catene di montaggio, facili da esportare in altri luoghi tramite la vendita di diritti d’uso o di royalty (quota sul profitto). Ma in realtà, il termine rappresenta "un processo profondo e di ampia portata di cambiamento globale" che coinvolge gran parte delle istituzioni sociali, basato su un modello che presuppone la riproducibilità universale dei principi di efficienza, calcolabilità, prevedibilità e controllo, attraverso la "sostituzione di tecnologia non-umana a quella umana" e la realizzazione della "irrazionalità della razionalità”3. La McDonaldizzazione è considerata parte di un processo più vasto, chiamato Americanizzazione e definito da Ritzer come «propagazione di idee, usanze, modelli sociali, industria e capitale americani nel mondo».
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Ritzer, 1997 Ibidem
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Americanizzazione e McDonaldizzazione apparirebbero come una proiezione delle ambizioni capitalistiche di nazioni le cui forze motrici sono, per le aziende, una crescente redditività, mentre per gli Stati, l’espansione ideologica mirata all’egemonia politica. Ritzer è convinto che la Mcdonaldizzazione non si limiti alla ristorazione ma sia ormai estesa «alla scuola, al mondo del lavoro, ai viaggi, all'alimentazione, alla politica, alla famiglia» ovvero ad ogni settore della società. La Mcdonaldizzazione occupa un posto di primo piano nella cultura di massa: i principi che sottostanno al dilagante processo di Mcdonaldizzazione e che sono anche le ragioni principali del successo di questo paradigma, vengono oggi utilizzati come parametri valutati in tutte le sfere della vita umana: dall'informazione alla scuola, dal sistema sanitario a quello del tempo libero, dallo sport fino ai fenomeni di nascita e morte.4 I cittadini contano in quanto consumatori e i loro consumi devono essere labili, temporanei. Proprio su tali basi si ridisegna la stratificazione sociale nella quale, mentre tutti possono voler essere consumatori, non tutti possono davvero diventarlo.5 Abbiamo sin qui visto come uno stesso fenomeno possa avere interpretazioni molto differenti, in alcuni casi discoste tra loro. In altri termini, differenti autori individuano molteplici cause e conseguenze (attuali e potenziali) della globalizzazione, focalizzandosi via via su differenti ambiti: da quello socio-culturale a quello economico e politico.
Questo processo che racchiude
insieme molteplici dinamiche su scala globale e che lega e trasforma vari ambiti del nostro vivere quotidiano, dall’economia alla politica, dalla cultura alla tecnologia, appare maggiormente visibile nelle grandi città o metropoli del pianeta. Il processo di globalizzazione coinvolge l’urbanizzazione, le città e i cittadini. Sul piano urbano i meccanismi socio-economici connessi alla globalizzazione hanno favorito un processo di ri-territorializzazione. Si può parlare di una «ridefinizione dei legami che connettono i sistemi sociali allo spazio»6, la quale è relazionata con i nuovi significati assunti dallo spazio urbano e
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ritzer, 2007 Bauman, 2007 6 Mela, 2000 4 5
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! con nuova richiesta di città che va sviluppandosi, producendo mutamenti sempre più condizionati dalle necessità della competizione, per attirare dall’esterno o localmente il maggior numero di investimenti economici. I movimenti di capitali circolanti nel mercato finanziario globale trovano nel settore immobiliare un ottimo canale d’investimento per la creazione di plus-valore al punto che le città diventano i nodi privilegiati dell’economia globale e quindi il luogo in cui sono maggiormente visibili gli effetti creati da tale processo. In altri termini, le città rappresentano i luoghi storici di intersezione tra globale e locale, centri di comando nell’organizzazione dell’economia globale, luoghi e mercati essenziali per le industrie di punta attuali (finanza e servizi alle imprese), sedi in cui queste industrie producono innovazione. Queste città esistono in quanto nodi di una rete globale e non in quanto singole entità. Numerose metropoli mondiali si sviluppano all’interno di mercati transnazionali ed esprimono più caratteri in comune tra loro che con i rispettivi contesti regionali o nazionali.7
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Sassen, 2006
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1.2 Il fenomeno della gentrificazione nella metropoli globale
Le moderne metropoli occidentali da luoghi di produzione si stanno progressivamente trasformando in centri di consumo e di fornitura di servizi avanzati, sia in ambito culturale che economico. Le metropoli statunitensi stanno vivendo da alcuni decenni processi di profondo mutamento sul piano urbanistico e socio-demografico, che coinvolgono in particolar modo quartieri storicamente connotati dalla presenza di comunità etnico-nazionali a basso reddito. Ciò sta avvenendo mediante pratiche di riqualificazione che mirano a far affluire nuovi abitanti a elevato reddito e ad espellere i vecchi, producendo quel processo definito fin dagli anni ’60 con il termine «gentrification» (Glass, R.). Tali processi hanno l’obiettivo, attraverso nuove modalità d'investimento, di risollevare quartieri considerati degradati e periferici e che, secondo una ristrutturazione delle relazioni socio-spaziali, vengono sottoposti a progetti di sostituzione funzionale e recupero edilizio. La città di New York, per la sua centralità economica a livello mondiale e la sua eterogenea composizione socio-economica-etnicaculturale, appare essere un luogo ottimale per osservare e cercare di comprendere i processi di gentrification urbana in un momento di transizione dell’intero sistema economico e politico globale. L’economia globale contemporanea è l’esito dell’interazione tra lo sviluppo di nuove tecnologie dell’informazione e dei trasporti. Telecomunicazioni e spostamenti non avvengono però in uno spazio continuo ma coinvolgono prevalentemente punti distanti sul globo. In questo quadro, il pianeta appare solcato da sistemi a rete che collegano tra loro luoghi dove vengono svolte attività simili o complementari. Alcuni di questi luoghi fungono da centrali di comando dell’intero sistema: le metropoli. Questa rete mondiale delle città è il veicolo fondamentale attraverso cui la crescita economica si diffonde. In tale contesto la rete transnazionale delle città, della sua natura ed evoluzione, nonché del grado di coinvolgimento, dei ruoli e delle forme di partecipazione in essa delle diverse
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! metropoli e centri internazionali, torna ad essere essenziale nell’analisi dello sviluppo capitalistico mondiale e delle minacce e opportunità che si aprono alle diverse economie locali. Se è vero che i grandi centri urbani hanno da sempre svolto il ruolo di attori politici anche indipendentemente dai propri Stati Nazionali, negli ultimi quindici anni dello scorso secolo, con la fine dell’ordine mondiale bipolare e l’emergere di una nuova forma di governante mondiale e insieme alle riflessioni relative alla postmodernità, viene introdotto il concetto di “città globale”. Il termine città globale differisce da megalopoli in quanto quest’ultimo si riferisce a città di enormi dimensioni, mentre il primo, stando ad una definizione di Sassen, è una metropoli di grande potere o influenza, collegata con altre città globali che tendono ad assumere tratti simili tra loro più che con altre città coesistenti nella medesima nazione. Ad esempio sul piano del mercato immobiliare, si osserva che i prezzi per gli immobili nel centro di New York sono molto più simili a quelli del centro di Londra piuttosto che ai prezzi che caratterizzano l’area metropolitana newyorkese. Antony D. King (1991) è tra i primi a utilizzare il termine città globali attribuendo ai centri urbani, come altri dopo di lui, un ruolo centrale in relazione alla nuova distribuzione dei flussi di capitale e di informazioni nell’economia globale. Per King le città globali sono infatti «basi delle grandi banche e delle corporazioni multinazionali. Da queste basi si irradia una rete di comunicazioni elettroniche e di corridoi aerei lungo cui il capitale viene dispiegato e attraverso cui sono spedite le decisioni fondamentali sulla struttura dell'economia mondiale.»8 Quelle che oggi sono città globali per King sarebbero state in precedenza città ‘imperiali’, come Parigi, Londra o in misura minore Lisbona. Centri di imperi coloniali e dunque crocevia di commerci, capitali e informazioni. A queste si vanno ad aggiungere quelle che King definisce città ‘coloniali’ come Hong Kong, New York, Sidney, non centri delle potenze imperiali ma fondamentali snodi politici e commerciali per il controllo delle colonie. La città globale non sorge dal nulla ma dalla posizione
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8!King, 1991! 16!
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occupata nello scenario globale in secoli di storia. La sociologa focalizza l’attenzione sulle città globali in quanto luoghi materiali di concentrazione di beni e servizi che nell’economia globale non si sono virtualizzati ma riposizionati. «La combinazione di dispersione spaziale e integrazione globale ha creato un nuovo ruolo strategico per le grandi città. Anche senza considerare la loro lunga storia di centri internazionali commerciali e finanziari, queste città operano oggi in quattro nodi: si comportano come punti direzionali di organizzazione dell’economia globale, come località chiave per le società di servizi finanziarie e specialistiche, come luoghi di produzione, comprendendo in ciò anche la produzione di innovazione in questi settori avanzati e infine come mercati per i prodotti e le innovazioni create.»9 A partire da un’analisi sociale, economica e urbanistica l’autrice osserva come grandi metropoli quali New York, Tokio o Londra presentino tra loro più affinità di quanta ne esistano tra le stesse città e lo stato-nazione di cui fanno parte o di cui spesso sono capitali. Ne conclude quindi che «si può osservare la formazione, quanto meno incipiente, di un sistema urbano transnazionale»10. Secondo Castells la città è globale in virtù del suo ruolo di nodo nella rete globale di flussi informativi. La città globale è una rete di nodi urbani, a differenti livelli e con diverse funzioni, che si estende su tutto il pianeta e funge da centro nervoso della nuova economia, in un sistema interattivo di geometria variabile a cui le aziende e le città si devono adattare in modo costante e flessibile. Il sistema urbano globale è una rete, non una piramide. E i mutevoli rapporti con questa rete determinano, in larga misura, il destino di città e cittadini.11 Castells afferma quindi che non esistono global cities così come individuate da Sassen in centri come Londra, New York o Tokyo, ma esiste un «sistema urbano globale che configura di per sé un’unica e reticolare global city». In questo quadro quindi la città potrebbe perdere la sua dimensione di ‘luogo peculiare’, con la sua storia e le sue caratteristiche tanto geografiche quanto socioculturali.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Sassen, 1991 Sassen, 1996 11 Castells, 2002 9
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! Castells non ritiene che queste caratteristiche si siano del tutto diluite nella globalità del sistema urbano, ma sottolinea l’esistenza di una tensione tra la globalità dello «spazio dei flussi e la dimensione fisica della città». Nella nuova economia la grande disparità fra il passo di crescita dei servizi finanziari e quello dei settori economici tradizionali sta creando una divaricazione netta, a livello sociale ed economico, fra le città globali e le regioni limitrofe. Questo genera una distorsione nelle operazioni dei mercati in particolare di quello immobiliare e del lavoro. Questa è’ una delle cause per cui nelle metropoli, sia dei paesi ricchi che di quelli poveri, si stanno concentrando, accanto ai luoghi delle ricche èlite affaristiche, aree di residenti working-class o low-class che vanno a saturare le zone periferiche incrementandone la segregazione. Si assiste così ad un aumento ed espansione di distretti composti da case e centri direzionali lussuosi al costo di dislocazioni e sfratti di residenti meno abbienti insieme alle loro attività. I residenti meno abbienti si trovano così spesso a dover affrontare il dislocamento oltre a far fronte alla disoccupazione e mancanza di welfare. In questo modo il nuovo ordine urbano della città globale presenta un centro inflazionato nei prezzi e nella saturazione degli spazi e un altro intorno con zone ben definite sia a livello spaziale che sociale con le caratteristiche del ghetto. New York è per questo la città che farà da sfondo per la nostra tesi, perché considerata come ‘la città globale per eccellenza’. Essa infatti racchiude i tre punti salienti caratteristici della città globale in quanto è punto di comando nell’organizzazione dell’economia globale con il suo mercato borsistico di Wall Street, ed insieme a Londra e Tokyo è una delle tre capitali della finanza mondiale. I principali pilastri dell’economia cittadina sono le maggiori banche d’affari mondiali e finanziarie, le assicurazioni, le società di revisione contabile e le grandi e potenti agenzie del mercato immobiliaristico; è una città che si regge sul terziario avanzato e sui servizi; è uno dei maggiori centri di produzione ed innovazione nel campo dell’alta tecnologia e della ricerca. Inoltre vi hanno sede numerose multinazionali operanti in tutti i settori produttivi, oltre ad essere la città che ospita il maggior numero di aziende estere che
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Theoria!per!New!York!•!Il!fenomeno!della!gentrificazione!nella!metropoli!globale! !
operano a New York. Un ruolo economico importante è svolto dal turismo ed anche dall'industria culturale: dagli studi televisivi (Abc, Cbs, Nbc) e cinematografici, ai numerosi gruppi editoriali (The New York Times Company, Time Warner). Ci sono diversi interessi per studiare le città e le dinamiche che vi avvengono, in particolare New York, più propriamente una zona di questa metropoli, non solo come oggetto di studio quanto più come lente per cercare di comprendere i processi e le soluzioni possibili per frenare il fenomeno della gentrification.
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Capitolo II
New York e la gentrification
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Theoria!per!New!York!•!Linee!storiche!di!sviluppo!a!partire!dagli!anni!Sessanta! !
2.1 Linee storiche di sviluppo a partire dagli anni Sessanta Una porzione prevalentemente bianca di cittadini newyorkesi, nel decennio tra il 1950 e il 1960, una volta ricevuto il diploma presso le istituzioni universitarie, lasciò New York City alla ricerca di una vita più sicura in periferia. I quartieri del centro come Times Square, Harlem, e il Lower East Side e altri quartieri di Brooklyn rappresentavano ai tempi dei veri e propri ghetti. Erano considerati molto pericolosi, al punto che nelle loro vie era difficile trovare persone rassicuranti. Questi quartieri racchiudevano però generazioni che da lungo tempo risiedevano nelle loro abitazioni e che nel corso degli anni avevano radicato le loro abitudini e la loro cultura. Oggi invece questi quartieri sono la patria degli immobili più desiderabili, alla moda e preziosi di New York City. Il termine gentrification, coniato nel 1964 da Ruth Glass riferendosi alle alterazioni che osservò nella struttura sociale e nel mercato immobiliari in alcune zone del centro di Londra, rappresenta a pieno questo processo di trasformazione. Le definizioni iniziali di gentrification, come quella della Glass, tendevano a concentrarsi sul mercato immobiliare residenziale e sul ripristino delle proprietà esistenti. Tuttavia, da allora la definizione si è allargata per includere terreni liberi, di solito di uso industriale, e dintorni di nuova costruzione, così come i quartieri di edilizia popolare. Inizialmente limitato alle città occidentali, il fenomeno della gentrificazione si è diffuso a livello mondiale. «Queste persone non sono necessariamente i ricchi», spiega Sharon Zukin, autrice di Naked City e professoressa di sociologia presso il Brooklyn College e il CUNY Graduate Center, la quale ha raccontato l'evoluzione della gentrificazione attraverso i decenni. «Sono persone con capitale culturale: artisti, scrittori, insegnanti, professori. A partire dal 1950 fino ai primi anni '60, questo gruppo di persone cominciò ad apprezzare l'ambiente urbano in un modo in cui le altre persone della classe media non 23!
! facevano: le vecchie case, le strade affollate, la diversità sociale, la possibilità di essere bohemien, e anche di essere circondati da persone di classi meno abbienti e di diverse provenienze, sono alcuni dei fattori molto che guidarono la classe media più alta fuori dalle città» .12 L’integrità architettonica di queste aree subì un forte calo al punto da renderle più attraenti per coloro che vollero occupare e restaurare le abitazioni e gli spazi presenti. «Tenete a mente che negli anni ’60 e ‘70, le case in pietra arenaria nell’ Upper West Side o a Brooklyn Heights, sono state considerate come obsolete. La classe operaia ha messo rivestimenti in alluminio nelle case con il tentativo di modernizzarle.»13 Non ci volle molto alle agenzie immobiliari per rendersi conto che si potevano ottenere larghi guadagni dai quartieri occupati dai proto-gentrifiers. E questo non accadde solo in città come Londra o New York: uno studio del 1976 realizzato da Urban Land Institute ha rilevato che quasi la metà delle 260 città con una popolazione di oltre 50.000 abitanti era stata sottoposta a gentrification. «Dopo cinquant’anni, penso che ci sia la grande e spaventosa possibilità che, a seguito di lunghe ondate di investimento e disinvestimento, ci saranno vaste aree della città, dove i ricchi si stabilizzeranno, e un’altra gran parte in cui la povera gente può permettersi di vivere, dove nessuno vorrà stare. »14 Dal 1980, New York e altre grandi città hanno visto la ripresa del mercato immobiliare che ha provocato lo spostamento di molti individui nei quartieri centrali. Sempre più ricchi e giovani professionisti hanno deciso di voler chiamare brownstones e loft le proprie case. Gli artisti sono stati quindi sostituiti dagli appassionati d'arte, attratti da quello che Zukin chiama «l'ABC della gentrification: gallerie d'arte, boutique e caffè.»
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Zukin, 2010 Ibidem 14 Ibidem! 12 13
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Prendiamo ad esempio un quartiere di Manhattan che ha subito durante il secolo scorso un forte cambiamento causato dalla gentrificazione: l’ East Village. Se volessimo definire il periodo di conversione da una posizione passiva ad una di grandi investimenti dovremmo evidenziare gli anni tra il 1976 e il 1985. L’East Village sperimentò infatti la gentrification già verso la metà degli anni Settanta, e negli anni Ottanta divenne uno dei maggiori obiettivi degli investitori. Ciò fu dovuto alla dimensione immaginaria che l’East proiettava in quel periodo: uno dei luoghi più ferventi dal punto di vista culturale, per molti aspetti simile ai quartieri di Montmatre a Parigi o Soho a Londra, che infatti avevano già vissuto il loro processo di riconversione e riabilitazione economica. Nella percorso di gentrification dell’East Village le gallerie d’arte, i club e gli studios rappresentarono gli strumenti del reinvestimento. Proiettato nell’emisfero immaginifico come ‘nuova frontiera’, le sue attrazioni derivavano dalla miscela di povertà, degrado, rock, droga e libertà sessuale. L’influsso artistico del territorio, frutto del suo background, iniziò ad essere istituzionalizzato dopo il 1981 con l’apertura di moltissime gallerie e l’ambientazione nel quartiere di dozzine di romanzi e film. D’altra parte, non poteva essere considerato un caso che la nuova scintillante proiezione del quartiere gentrificato nascondesse al contempo la dura realtà dei senzatetto e della povertà dei nuovi abitanti di Tompkins Park. Dal 1970 al 1980 l’East Village sperimentò un calo della popolazione del 30,2%. Nello stesso decennio il costo medio degli affitti crebbe tra il 128% ed il 172%, in misura molto maggiore rispetto all’aumento medio del 125% relativo alla città di New York. La gentrification dell’East ha avuto nelle sue attività culturali un elemento fondamentale, innanzitutto come motore generatore e produttore di immaginario grazie alla scena bohemien degli anni Settanta, poi con l’affermazione, nel corso degli anni Ottanta, di fenomeni culturali istituzionalizzati che stanno ancora prendendo forma e che contribuiscono a rendere il quartiere appetibile per nuovi percorsi economici. 25!
! Alphabet City, Tompkins Park, St. Marks Place sono luoghi che trascendono il percorso vitale di un quartiere, delineando nuove forme e contenuti per gli abitanti del territorio. La storia dell’East Village è costellata di avvenimenti che testimoniano la ricchezza sociale e la povertà economica di una comunità anche se per l’East Village parlare di una comunità sarebbe scorretto. Dagli ebrei dell’est Europa fino ai nuovi, ricchi abitanti di oggi, molto è cambiato, quasi tutto è stato trasformato. Così come per casi come quelli di Manchester e Berlino, anche per l’East Village la crescita e il cambio demografico mettono in evidenza il ripopolamento che ha coinvolto il territorio nell’ultimo ventennio e l’afflusso di popolazione etnicamente molto lontana dagli abitanti di inizio secolo. Oggi la popolazione residente è tra le più giovani di tutta New York City ed è caratterizzata da persone istruite, impiegate nei settori dei servizi, soprattutto educativi e ricreativi, che per la stragrande maggioranza vive in case non di proprietà e paga affitti dal valore inimmaginabile fino a pochi anni fa.
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Theoria!per!New!York!•!Dibattito!teorico!sulla!gentrification! !
2.2 Dibattito teorico sulla gentrification Le teorie sociologiche che affrontano il tema della gentrification seguono due correnti: il primo di tipo economico, dove è messo al centro dell’attenzione l'avvio di fattori legati all’offerta edilizia, e il secondo di tipo sociale e di domanda di spazio espressa dai gentrifiers.
In questi ultimi anni c'è stata una notevole discordanza su come definire il termine gentrification; se da un lato deve fare riferimento alla riabilitazione residenziale descritta da Ruth Glass dall’altro si riferisce ad una produzione molto più vasta all’interno della scala dello spazio urbano per i consumatori della classe media, coinvolgendo un grande sviluppo di nuove costruzioni tra in terreni abbandonati (Davidson e Lees 2005). E 'un peccato che quelli insistendo sul fatto che non si va oltre i piccoli dettagli Ruth Glass definizione originale (Boddy 2007) non ha consultato le parole di Smith e Williams scritto oltre 20 anni fa:
«Se guardiamo indietro ai tentativi di definizione di gentrification, dovrebbe essere chiaro che siamo interessati a un processo molto più ampio di quello di riabilitazione meramente residenziale ... il processo è continuato, è diventato sempre più evidente e la riabilitazione residenziale è solo un aspetto ... di una più profonda ristrutturazione economica, sociale e territoriale. In realtà la gentrification residenziale è integralmente legata al declino all'interno delle città di impianti di produzione, all'ascesa di hotel, complessi residenziali e uffici nel centro città, alla nascita di moderni quartieri e di ristoranti
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! alla moda ... La gentrification è un componente spaziale visibile di questa trasformazione sociale. Un processo altamente dinamico, non soggetto a definizioni eccessivamente restrittive.»15
E 'anche interessante notare l'account fornito da Saskia Sassen in un libro che è stato influente ben oltre il campo di gentrification:
«Il fenomeno della gentrification è stato inizialmente inteso come la riabilitazione di abitazioni a basso reddito da parte di estranei appartenenti alla classe media nelle città. Alla fine del 1970 una concettualizzazione più ampia del processo ha cominciato ad emergere, e dai primi anni Ottanta nuovo studio aveva sviluppato un significato molto più ampio di gentrification, collegandolo con processi di ristrutturazione territoriale, economica e sociale.»16
Etichettare come qualcosa di diverso dalla gentrification la costruzione di alloggi esclusivi rivolti a giovani professionisti in o su spazi industriali appartenenti alla ex classe operaia (ad esempio, cantieri vuoti o depositi), e usare un termine come ‘rivitalizzazione’ o ‘rigenerazione’ per Kate Shaw è scorretto. Kate Shaw fornisce un resoconto particolarmente utile e chiaro di quello che è oggi lei chiama gentrification:
«Una ristrutturazione della zona rendendola borghese, che comprende la trasformazione da quartieri a basso reddito a parchi giochi per borghesi. Le residenze dei gentrificatori non sono più case appena ristrutturate, ma case di nuova costruzione e appartamenti in alti grattacieli. La gentrification estende a locali commerciali di vendita al dettaglio e può essere visto in comuni rurali e costieri, come anche nelle città ... negozi di design, gallerie d'arte, bar e ristoranti formano lo sfondo di un paesaggio di persone
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Smith e Williams, 1986 Sassen, 1991
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Theoria!per!New!York!•!Dibattito!teorico!sulla!gentrification! !
nello spazio semi-pubblico che guardano la parata di passaggio e sorseggiando Chardonnay in una enoteca, birra da un microbirrificio, chicchi di caffè biologici coltivati nel paese in via di sviluppo.»17
La ricerca sul tema della gentrification è stata principalmente ispirata dagli eventi a partire dal 1980. Inizialmente molti tentarono di sostituire il termine gentrification con altri come ‘rinascimento urbano’ o ‘risanamento del quartiere’. Hamnett (1991) sottolinea il fatto che il dibattito dalle sue origini espone una polemica politica che si riflette all'interno del dibattito scientifico: mentre alcuni vedendo la ‘fuga dei bianchi’ in aree urbane centrali vedono la gentrification come un fatto positivo, gli altri lo descrivono come una minaccia per i quartieri popolari, in cui le famiglie più povere vengono costrette a spostarsi a favore di stili di vita bohemien inaccessibili ai primi.
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Shaw, 2008 29!
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Theoria!per!New!York!•!Cause!del!fenomeno!e!relative!conseguenze:!aspetti!positivi!e!negativi!! !
2.3 Cause del fenomeno e relative conseguenze: aspetti positivi e negativi
Perché alcuni quartieri si imborghesiscono e altri no? Gli studiosi concordano sul fatto che prima che un territorio possa essere gentrificato, questo deve passare attraverso una fase di disinvestimenti, durante la quale gli edifici più vecchi vengono lasciati in disuso, i livelli di reddito medi diminuiscono costantemente e le imprese si trasferiscono lontano dal centro. Tra questi alcuni quartieri riescono a conservare una cultura sociale vivace e un forte senso di comunità, altri invece si trasformano in aree urbane dismesse. Poi arrivano i pionieri urbani, giovani, istruiti, avventurosi, prevalentemente bianchi, spesso individui appassionati d’arte che non rientrano negli aspetti tradizionali del quartiere. Costruiscono loft per artisti in spazi industriali abbandonati, prono locali con musica nei sotterranei e iniziano a lasciare l'impronta dei loro gusti alternativi e stile di vita bohémien sul quartiere. Una volta che alcuni pionieri hanno lasciato il loro segno, il quartiere comincia a guadagnare una nuova reputazione nelle menti delle agenzie immobiliari e nella gente della classe media superiore che ha sempre considerato certi quartieri non sicuri e poco accoglienti. Quando i prezzi delle case aumentano nelle parti più belle della città e della periferia, gli investitori più avventurosi sono attratti dal carattere di alcuni degli edifici fatisceni del quartiere e dai loro bassi prezzi di vendita. Cominciano così a trasformare vecchi palazzi convertendoli in condomini di lusso. Per un breve periodo di tempo si crea un equilibrio instabile. I residenti di lunga data sono scontenti per l’arrivo di cittadini tanto diversi, ma ammettono che il nuovo parco giochi rende il parco molto più sicuro per i bambini. Ma poi il contratto di locazione scade. Il nuovo proprietario vuole aumentare l'affitto del 50 per cento. Quelli che erano proprietari degli immobili da lungo tempo hanno venduto a investitori esterni e sono andati a vivere lontano dalla città.
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! Le agenzie immobiliari acquistano 4, 5 condomini in un blocco unico e nel tempo sfrattano tutti gli inquilini. Poi accade l'inevitabile: il primo Starbucks apre. Questa può essere definita come la storia standard del processo di gentrification: l'invasione dei ricchi e lo spostamento dei poveri. La gentrification è un segno di crescita economica. A causa del denaro che comincia a fluire all’interno del quartiere, molti aspetti della vita di tutti i giorni sono cambiati in meglio. Edifici e parchi sono stati ristrutturati e abbelliti. Il tasso di criminalità si abbassa. Mentre la tassa di proprietà di base aumenta, aumentano anche i finanziamenti per le scuole pubbliche locali. Ma i benefici della crescita economica sono equamente suddivisi tra vecchi e nuovi residenti? E quale è il costo sociale della crescita economica? Con il fenomeno della gentrificazione i nuovi arrivati traggono grandi vantaggi a scapito dei residenti a basso reddito. I nuovi arrivati trovano accessibili i prezzi dei servizi offerti dal quartiere urbano di tendenza (boutique, librerie, caffetterie, club e altro). Mentre i residenti di lunga data possono beneficiare inizialmente solo delle strade più pulite, più sicure e delle scuole migliori. Mentre i nuovi arrivati impongono la loro cultura sul quartiere, i residenti a basso reddito diventano economicamente e socialmente emarginati. Questo può portare a un forte risentimento e conflitto comunitario che alimenta tensioni razziali. Anche se in alcuni casi le disparità economiche non sono così forti come possono sembrare, un effetto fortemente negativo della gentrification è che distrugge l’anima di un quartiere. Il carattere, la diversità etnica e lo spirito eclettico che ha attirato i pionieri urbani iniziali è sostituito dalle vetrine di negozi hipster, dai menu dei brunch costosissimi, dai passeggini parcheggiati fuori dai bar. Questi sono alcuni degli effetti sociali palpabili che non possono essere quantificati dalle statistiche, ma alimentano un disprezzo crescente per la gentrification e gentrifiers. 32!
Theoria!per!New!York!•!Cause!del!fenomeno!e!relative!conseguenze:!aspetti!positivi!e!negativi!! !
Uno dei cambiamenti più evidenti del processo di gentrification è l'infrastrutturazione di un quartiere. In genere, le aree che stanno per essere gentrificate sono deteriorate e vecchie , anche se strutturalmente sane , e spesso hanno un fascino storico che attira i potenziali gentrifiers. Anche se questo l’aumento del valore immobiliare è la nota dominante nel processo di gentrification , è importante notare come un grande numero di effetti meno visibili vengano portati dai gentrifiers all’interno del quartiere. Citiamo ora alcuni aspetti positivi portati dal fenomeno: i proprietari delle abitazioni sono fortemente incentivati a migliorare e risanare i propri immobili, c’è un forte calo della criminalità, il valore di un bene immobiliare aumenta. Di fronte a questi esigui vantaggi, vediamo ora le conseguenze negative:
i prezzi degli affitti
aumentano drasticamente, così come I costi dei servizi all’interno della comunità, sparisce la possibilità di trovare alloggi a prezzi accessibili, nascono forti risentimenti e conflitti all’interno del quartiere, aumenta il numero dei senza tetto, le aziende si spostano, si perdono le differenze sociali e cresce sempre di più la domanda in aree più povere, che quindi tendono a creare ghetti.
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Theoria!per!New!York!•L’arte!come!mezzo!di!trasformazione! !
2.4 L’arte come mezzo di trasformazione
La gentrification si mostra come un processo semplice e lineare ma in realtà è suddivisa in momenti diversi nel corso del tempo: il primo passo è tracciato dai cosiddetti pionieri, persone che si spostano in aree degradate, attratte dal basso costo della vita, dal folclore spesso collegato a quartieri di questo tipo, dalla cultura e dalle tradizioni che si respirano. Questi pionieri urbani sono in genere artisti o gruppi che si mostrano tolleranti nei confronti dei problemi presenti, proprio perché l’area in cui hanno sede i loro studi deve essere stimolante e d’ispirazione. La prima generazione di artisti ha un ruolo cruciale nella rivitalizzazione del quartiere e nella sua ripopolazione, facendone emergere il carattere bohemien, prima sconosciuto. Essi sono quasi delle “forze in spedizione” e giocano un ruolo fondamentale per il recupero delle zone in cui si insediano. Un primo segno della presenza di artisti in un quartiere sono i graffiti sui muri, che vengono ad essere un motivo di attrazione per tutte quelle persone che ricercano nella street art una forma artistica incontaminata e quindi non ancora influenzata dalle leggi del mercato. Nel momento in cui alcuni luoghi vengono frequentati da artisti, essi diventano automaticamente popolari, rendendo la zona più frequentata e ovviamente più vivibile. In questo modo si attrae l’ interesse imprenditoriale per il risanamento e si attiva la seconda fase della gentrification che porta ad un aumento dei prezzi e all’abbandono della zona da parte di alcuni residenti. Nella terza fase si parla di secondo dislocamento poiché anche le aree limitrofe subiscono lo stesso fenomeno e le case esistenti vengono distrutte per essere rimpiazzate da abitazioni adatte all’ alta società. Sono perciò gli stessi pionieri, che involontariamente fanno diventare il quartiere alla moda, i principali responsabili della gentrification. La prima fase però è positiva, poiché riattiva il capitale fisico inutilizzato e degradato della città attraverso la dimensione immateriale dell’arte e della cultura; saranno proprio la cultura e la rappresentazione sociale che ne deriva, le basi del passaggio dal capitale culturale al capitale 35!
! economico. Non si può affermare che sia esattamente la presenza di artisti a cambiare la zona bensì il valore attribuito alla produzione artistica e culturale di attirare il capitale economico. “In a three-stage process, the location of artists becomes the place of gentrification: artists‟ networks establish proximity, their amenities of galleries and cafes are integrated into the cultural practices and aspiring cultural consumers, and the media enhances the value of the artists‟ district through buzz”.18 La presenza di artisti può cambiare la domanda abituale di un quartiere determinando la creazione e la crescita di istituzioni culturali, come desidera la nuova classe media. “Like the loft buildings in which they were often located, artists‟ studios appealed to the public‟s imagination. But in contrast to the buildings that appeared obsolete, the studios seemed dynamic”.19 Per dare una ragione all’ affermazione che la presenza degli artisti e quindi che l’ arte in generale sia una delle cause della gentrification, Zukin studia la domanda culturale e la fornitura dei loft ristrutturati in America. Alla studiosa interessa il cambiamento del valore di questo tipo di abitazione, partendo dal fatto che gli artisti vivono nei loft dagli anni ‘30, diventati così richiesti solo negli anni ‘70. Le abitazioni degli artisti divengono un modello culturale per la classe media proprio in quel periodo e le vecchie fabbriche sono un mezzo d’espressione per la post-industrial civilization, infatti in economia la domanda deve uguagliare l’offerta. La naturale conseguenza della gentrification è l’evoluzione del quartiere da area malfamata a zona naiv, a cui consegue l’aumento dei prezzi degli affitti che le famiglie a basso reddito non possono sopportare. L’emergenza del rent-gap inizia a manifestarsi come un allarme sia per i gentrificanti (le persone attratte dalla nuova faccia del quartiere), sia per i residenti, artisti compresi, che vedono i loro affitti aumentare. Il quartiere perciò cambia la sua destinazione da luogo di produzione culturale a luogo di consumo culturale. Questo comporta il rischio di diminuire o eliminare del tutto quella novità che l’ha
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Zukin, 1982
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reso popolare: infatti, nel momento in cui la seconda fase del processo inizia, l’area stessa diventa quasi inaccessibile a quei giovani portatori di innovazione e creatività. Se la cultura inizialmente viene vista come un mezzo per produrre partecipazione, facendo nascere nuovi stili di vita, socialità e un senso di comunità e appartenenza, nel momento in cui la si riduce a un ruolo strumentale al profitto, implica ingenti costi economici e sociali. La gentrification, come visto, si lega strettamente alla cultura, all’arte e agli stili di vita delle persone, in quanto influenza, modificando l’assetto preesistente, non solo gli spazi per così dire “rinnovati”, ma anche, indirettamente, il contesto socio-economico-culturale delle zone limitrofi: il resto della città. Il ruolo dell'artista come un pioniere di gentrification è forse più fortemente associato con il lavoro di David Ley. Ley è stato considerato come uno dei principali sostenitori del modello di gentrification che si concentra sul gentrifier e, in particolare, sui valori culturali ed estetici della 'nuova classe media' come il cardine del processo di gentrification (Ley, 1996). In tali processi Ley suggerisce che l’ artista urbano è di solito il corpo di spedizione per i gentrifiers del centro città. Ciò che l'artista per eccellenza offre come motore di gentrificazione è il capitale culturale che identifica l'attrazione verso zone residenziali devalorizzate. In parte, si tratta di una valorizzazione estetica del tessuto urbano dei quartieri storici cariati: l’artista è l'occhio estetico che trasforma qualcosa di brutto in una fonte di ammirazione. Tale sensibilità estetica si trova soprattutto tra i gruppi sociali ricchi di capitale culturale, ma poveri di capitale economico. (Ley, 1996, p. 301). Ciò che gli affascina gli artisti è qualcosa di diverso dal centro storico urbano. La società e la cultura di un quartiere operaio, soprattutto se ciò include la diversità etnica, attira l'artista in quanto respinge le classi medie convenzionali. L'identificazione con i diseredati, la libertà dalle convenzioni borghesi e dai vincoli, e la vitalità della vita della classe operaia sono stati tutti a lungo associati con il patrimonio artistico e con lo stile di vita bohémien (Caulfield, 1994).
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Capitolo III
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3.1 Il fenomeno della migrazione Il processo di gentrificazione, per cui nuclei familiare ad alto reddito in quartieri a basso reddito, ha significativamente alterato il paesaggio urbano americano negli ultimi 40 anni. In nessun luogo questo cambiamento è più evidente che a New York City. Basti passeggiare attraverso l'East Village, il Lower East Side, o numerosi altri quartieri fuori Manhattan per vedere gli effetti della gentrification in tutta la loro forza: la costruzione di imponenti grattacieli di lusso in vetro adiacenti a case a schiera costruite 70 anni fa o boutique di marchi internazionali realizzate al posto di convenzionali negozi a conduzione familiare. La parola gentrification può essere considerata come un codice per definire tra le righe lo spostamento della povertà? In un quartiere in fase di gentrification, l’upper class porta con sé nuovi investimenti in abitazioni, servizi culturali e spazi commerciali (come ristoranti, caffè, gallerie, e altri servizi che si rivolgono a una clientela con reddito più alto), e un miglioramento delle infrastrutture. L’aumento degli affitti inoltre accompagna questi cambiamenti. L'afflusso nuovi residenti altera non solo la struttura fisica di un quartiere, ma ovviamente anche tessuto sociale. Per le persone che già vivono in queste comunità la possibilità di essere espulsi dalle proprie case diventa una vera e propria preoccupazione. Rapidamente l’aumento degli affitti spinge il valore anche di sistemazioni modeste fuori dalla portata degli affittuari a basso reddito. Queste famiglie hanno il più alto rischio di essere dislocate dalle loro case e comunità e costrette nelle strade a causa della crescente ondata di gentrification. Nel 2006, l'Istituto per l'infanzia e povertà esaminato il rapporto tra gentrification e senza fissa dimora in alcuni quartieri dell’ Upper Manhattan e a Brooklyn. Questo studio ha mostrato che la gentrification è già in atto in tutti i quartieri evidenziati e a questo è legato un numero di famiglie senza dimora.20
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 20 The Institute for Children and Poverty, “The Cost of Good Intentions: Gentrification and Homelessness in Upper Manhattan,” The Institute for Children and Poverty, March 2006.
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! Le aree del centro di Brooklyn e del Queens hanno avuto alcune delle più alte incidenze di famiglia senza casa a New York negli ultimi dieci anni. Per realizzare questo rapporto, la relazione esamina gli indicatori principali di gentrification: reddito, livello d'istruzione, valore immobiliare, affitto, e etnia. Un aumento del reddito medio delle famiglie in una comunità è uno degli indicatori principali di gentrification. Quando un quartiere subisce una fase di reinvestimento e di rivitalizzazione, i nuclei a reddito superiore vengono attratti dall'area. La tabella 1 presenta la variazione del reddito medio familiare per un periodo di sedici anni a East New York, Canarsie, e Far Rockaway. Dopo un periodo di inflazione, solo Far Rockaway sperimenta una crescita del reddito reale dal 1990. Canarsie non vede alcun cambiamento significativo del reddito medio familiare, mentre East New York ha visto una diminuzione del 14% del reddito reale tra il 1990 e il 2006. Anche se queste tendenze indicano che questi quartieri non stanno attraendo le famiglie ad alto reddito, il cambiamento del reddito da solo non è sufficiente per identificare una zona gentrifying e spesso segue cambiamenti nei valori di riuscita e delle abitazioni. Nel contest della gentrification lo spostamento dalla propria comunità è definito nella letteratura come «una migrazione forzata della classe povera e dei lavoratori da spazi e luoghi in cui questi hanno legittime rivendicazioni sociali e storiche.» 21 Si tratta di uno degli aspetti negativi più studiati della gentrification. Gli studi hanno anche dimostrato che sembrano esserci due ondate di sfollamento di questi residenti originali. Nelle prime fasi, gli affittuari sono in gran parte cacciati a causa dell’ aumento del costo di affitto da parte dei padroni di casa. Con il fascino crescente nei confronti di un particolare quartiere, non hanno motivo di mantenere gli attuali inquilini ma ne cercano di nuovi, disposti a pagare affitti più costosi. Questo processo tocca anche però i proprietari delle singole unità abitative che con l'aumento
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Lees, (2010)
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dei valori immobiliari portano a un aumento degli accertamenti fiscali. Spesso i redditi non possono continuare a coprire questi sempre più alti costi e alla fine sono semplicemente costretti a lasciare le loro case per colpa dell’incapacità di resistere al processo di gentrificazione.
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3.2 Quanto costa oggi vivere nel quartiere ‘giusto’ Abitare a New York, sogno di tantissime persone di tantissime parti del mondo è molto dispendioso: soprattutto nel borough di Manhattan, uno dei cinque grossi quartieri che costituiscono la città. Gli appartamenti disponibili sono molto pochi e affittare o comprare casa è sempre più caro: negli ultimi quattro mesi del 2014 il costo medio di un appartamento a Manhattan è arrivato a 1,7 milioni di dollari (1,4 milioni di euro) sorpassando il precedente record del 2008, precedente alla crisi economica e al crollo del mercato immobiliare. Secondo Carcoran Group, la principale agenzia immobiliare di New York, il costo medio degli appartamenti di Manhattan è 916 mila dollari (791 mila euro) mentre il costo medio dei bilocali, sempre a Manhattan, è 710 mila dollari (613 mila euro). Per il sito HSH che calcola e compara mutui e i tassi ipotecari, il costo mediano di una casa a New York è di 410 mila dollari (350 mila euro): per comprarne una bisogna guadagnare almeno 92 mila dollari all’anno, al netto delle tasse (circa 79 mila euro), con un mutuo a 30 anni a tasso fisso, tenendo anche conto delle spese di gestione dell’immobile. Negli ultimi anni sono nati moltissimi servizi online per aiutare le persone a districarsi tra gli innumerevoli fattori da tenere in conto per comprare o affittare casa in città. Il sito Curbed ha una rubrica, Curbed Comparison, che confronta le case che si possono affittare nei vari quartieri di New York a una data cifra. Per esempio con 1.700 dollari al mese, circa 1.400 euro, si può affittare un bilocale non arredato nell’Upper West Side o un bilocale con un bagno molto piccolo ad Astoria, nel meno centrale Queens. Sul sito del New York Times è possibile calcolare se sia più conveniente comprare casa o restare in affitto, tenendo conto del costo della casa, del tempo in cui si prevede di abitarci, e del tasso di mutuo richiesto dalla banca. Secondo alcuni dati raccolti dal censimento sulla città di New York, si evidenzia il reddito medio di Manhattan e Brooklyn. I dati del censimento mostrano a Brooklyn redditi molto più bassi di quanto si
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! pensi. Il reddito medio annuo delle famiglie di Manhattan è pari a 66.739 dollari, mentre a Brooklyn è pari a 44.850 dollari. Mentre il costo della vita è molto alto a Manhattan, dove l'affitto mensile medio è di 3.100 dollari, nei quartieri del quadrante nord occidentale di Brooklyn è l’affitto medio è pari a 2.800 dollari. Negli ultimi quindici anni il valore delle case ha subito un aumento del 137%. Ancora una volta, questo aumento sostanziale del valore immobiliare presenta una sfida per i residenti di New York i cui redditi non sempre sono aumentati con i valori delle case. Mentre molti proprietari di casa possono aver beneficiato di questo forte incremento del valore delle loro abitazioni. Dopo Manhattan Brooklyn è il quartiere più alla moda e ambito di New York: negli ultimi tempi la zona più cara è Kings County, dove i prezzi delle case raggiungono a volte quelli di Manhattan. Brooklyn risulta comunque più vantaggiosa: a fine 2014 il prezzo mediano di un appartamento era di 690 mila dollari, il 7% in più del 2013 ma decisamente meno di Manhattan, dove arriva a 1,4 milioni di dollari. A Brooklyn ci sono case molto simili a quelle costruite a Manhattan: di fatto per la stessa cifra si può comprare lo stesso tipo di casa ma più grande. Nella Williamsburgh Saving Tower, il più alto e famoso edificio di Williamsburg, quartiere hipster e alla moda di Brooklyn, un appartamento di due stanze costa 1,65 milioni di dollari (1,4 milioni di euro), mentre uno studio arriva a quasi 600 mila dollari (510 mila euro). Come si evince dalla figura 1, se si considera il periodo compreso tra il 1974 e il 2006, si può affermare che il valore immobiliare delle case a New York è aumentato del 250%.
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Theoria!per!New!York!•!Quanto!costa!oggi!vivere!nel!quartiere!‘giusto’! ! Figura 1: indice di apprezzamento del valore delle abitazioni in New York City
Sorgente: New York City Department of Finance, Furman Center
Nel 1970, New York City era devastata dalla crisi economica. Il livello di criminalità, di disoccupazione e di povertà , insieme alla mancanza di servizi sociali, rese molti quartieri inospitali. La popolazione della città diminuì di più di 800.000 persone, e molti quartieri svantaggiati furono disseminate di edifici abbandonati. Tra il 1974 e il 1980, i prezzi di vendita degli alloggi sono diminuiti del 12,4% in tutta la città. Ci vollero quasi dieci anni prima che I prezzi ricominciassero a salire tra il 1980 e il 1989, con un incremento del 152% . Questo boom si concluse nonappena la nazione entrò in recessione nel 1989. Al contrario, in questo periodo i prezzi delle case rimasero piuttosto regolari nelle dieci maggiori aree metropolitane, in calo solo il 4% . Nel 1996 la città intraprese la forte salita che continua sino ad oggi. I prezzi di vendita sono aumentati in tutti i borhood di vicinato, e l'aumento medio dei prezzi per la città è pari al 124,2%. In questi anni l’edilizia esplode. I permessi di costruzione quadruplicano tra il 1996 e il 2006, vedi figura 2 e la popolazione della città cresce significativamente.
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! Figura 2.Autorizzazioni ai permessi di costruzione
Sorgente: New York City Department of Finance, Furman Center
Il governo della città ha reagito alla mutevole panorama economico con programmi di investimento della città. Nel 1970, come edifici vuoti e pignoramenti fiscali sono aumentate, la città New York Department of Housing Conservazione e sviluppo è diventato il secondo più grande padrone di casa in città. Nel 1979, il Comune aveva assunto la proprietà di 100.000 unità abitative. In definitiva, la città impresa ha preso un massiccio programma di ristrutturazione alloggi a prezzi accessibili, di riabilitazione e di nuova costruzione. Il programma è iniziato nel 1985 con il lancio del Piano quinquennale, che è stato subito ampliato e ribattezzato Piano Decennale. I fondi sono stati concentrati nel South Bronx e Alta Man- Hattan-alcune delle aree più in difficoltà della città.
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Figura 3: percentuale di crescita dei prezzi degli immobili (1974-80)*
Figura 4: percentuale di crescita dei prezzi degli immobili (1980-1989)*
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Figura 5: percentuale di crescita dei prezzi degli immobili (1996-2006)*
Figura 6: percentuale di crescita dei prezzi degli immobili (1989-1996)* *Sorgente: New York City Department of Finance, Furman Center
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! 3.3 ABC della gentrification: arte, boutique e caffè
Il punto di vista sociologico di Sharon Zukin riguardante le strade dello shopping, incentrato sulla migrazione e i problemi della gentrification, e la prospettiva di Mark Brearley, hanno evidenziato l'importanza delle vie dello shopping nelle metropoli e i diversi esempi di progetti di ristrutturazione per dare loro nuova vita. Anche se entrambi sono d'accordo sulla funzione vitale di diverse vie dello shopping nella città, la prima vede la ristrutturazione come una possibile minaccia , il secondo come una soluzione. Per prima la Zukin ha parlato di questo argomento in Global Cities, Local Shops. La ricerca ha previsto alcuni casi di vie dello shopping a New York, Toronto, Amsterdam, Berlino, Shanghai e Tokyo. Esempi come Orchard Street (New York) e Javastraat (Amsterdam) dimostrano che le vie dello shopping non sono solo spazi di transazioni economiche, ma forniscono a che li osserva segni della cultura locale. In realtà accade che gli stessi negozi e stili dell’emisfero nord e di quello sud si trovino nella stessa strada. Spesso, diversi gruppi etnici si trovavano negli stessi luoghi in periodi diversi, fino a quando la ABC (galleria d'arte, boutique e caffè) è arrivata, e la gentrification ha avuto inizio. Zukin ritiene che solo con politiche urbane molto attente possa essere mantenuta una mescolanza di etnie nel trasformare le vie dello shopping. Le minacce più importanti per questi fragili ecosistemi sociali sono la mancanza di capitale delle piccole imprese e il loro bisogno di attrarre clienti, i conflitti sugli affitti tra i proprietari di negozi e proprietari di immobili, la concorrenza di negozi on-line e la vulnerabilità per quanto riguarda le politiche di rigenerazione urbana. In uno straordinario esempio di Shanghai, dimostra che anche con la conservazione degli edifici locali e della popolazione originaria
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! non è sempre possibile evitare la gentrificazione. Un uomo d'affari locale ha colto l'occasione di una crisi immobiliare a Shanghai per evitare la demolizione del quartiere storico e avviare un processo di trasformazione lenta con i proprietari stessi. Oggi vivono ai piani superiori di un palazzo e affittano gli altri piani a gallerie d'arte e negozi costosi. Intendono proseguire poi per le restanti vie.
Almeno dal 1970, alcuni tipi di ristoranti, caffè e negozi sono emersi come i segni altamente visibili di gentrification nelle città di tutto il mondo. Queste enoteche e boutique di abbigliamento di design, questi spazi commerciali alla moda rappresentano un potente segno di cambiamento nel quartiere. I nuovi spazi di consumo forniscono i bisogni materiali dei residenti più ricchi e dei nuovi arrivati (Dowling, 2001). Nuovi negozi, caffè e bar, diventano mete sia per bohémien sia per gentrifiers cacciando via artisti disoccupati e scrittori (Zukin, 1995, pp 153-156). L'arrivo di catene di negozi in aree che in precedenza si affidavano a piccoli negozi di proprietà individuale interrompe i legami sociali. quando i vecchi negozi non sono in grado di pagare l'aumento dei canoni di locazione scompaiono nonappena il loro contratto d'affitto finisce. E se i negozi sono sostituiti da nuovi condomini I vecchi cittadini npn hano nemmeno più un’alternativa. Alcuni vecchi negozi e bar riescono a cambiare marcia, aggiornare la loro merce e l'ambiente, e attirare una nuova clientela. Ma nel processo, rischiano di perdere i vecchi clienti (Lloyd, 2006).
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3.4 Indicatori e censimenti
In questo lavoro hanno un ruolo rilevante le fonti statistiche e, in primo luogo, il censimento della popolazione. L’uso che viene fatto di quest’ultimo è duplice. Se la ricerca mira alla individuazione dei quartieri gentrificati in un
città (Meligrana, Skaburskis 2005), allora viene operata una selezione
preventiva dei parametri ritenuti significativi (reddito, professione, livello di istruzione e così via). Ammessa la validità dei parametri scelti, si pone il problema di sezioni censuarie che non coincidono con forma e dimensione effettiva dei quartieri Lo studio dei dati censuari consente di stimare l’intensità del ricambio sociale associato alla gentrification e fornisce utili indicazioni sulla territorialità del fenomeno. Attraverso un approfondito studio dei dati ottenuti tramite il censimento della città di New York, sono state ridisegnante mappe che mettessero in luce i diversi indicatori che ci hanno permesso di individuare l’area di intervento. Sono stati selezionati gli specifici indicatori e di ciascuno di questi è stata realizzata una mappa che sulla base di una griglia di 150 m x 150 m andasse a coprire la città di New York. Per ogni punto evidenziato dalla griglia è stato posto un “pixel” la cui dimensione, indicata in legenda tra 4 diverse grandezze, evidenziava un particolare ambito dell’ indicatore selezionato. Di seguito vengono riportate le mappe realizzate dei seguenti indicatori:
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Valore immobiliare ($/ft)
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Edifici dismessi (n° per area definita)
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Reddito annuo per famiglia
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Gallerie d’arte (n° per area definita)
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Distribuzione dei gruppi raziali ed etnici
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Livello educazione (percentuale di popolazione laureata)
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Livello di criminalità (n° dei crimini all’anno per distretto di polizia)
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Livello di gentrification 1990’s
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Livello di gentrification 1960’s
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Distribuzione aree verdi per area definita
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Densità di popolazione per distretto
Una volta realizzata ciascuna mappa il passaggio successivo è stato quello di sovrapporre ogni immagine alle altre, processo che verrà meglio spiegato nel capitolo successivo legato alla fase progettuale.
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Capitolo IV
Strategia di progetto
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4.1 Presentazione dei quartieri d’interesse tra Brooklyn e Manhattan Come precedentemente anticipato i quartieri su cui siamo andate ad intervenire fanno parte di Brooklyn ad eccezione di uno che appartiene invece a Manhattan. Brooklyn è il secondo quartiere multirazziale di New York, dopo il Queens, e ha la più alta percentuale di residenti neri (33,4%). Questa percentuale è stata relativamente stabile fino al 2000. Mentre il tasso di povertà di Brooklyn è sceso di 3,1 punti dal 25,1% del 2000 al 21,9% nel 2007, il tasso rimane il secondo più alto nella città dopo il Bronx. Il quartiere è anche il secondo più densamente popolato della città. Dei cinque distretti, i residenti di Brooklyn utilizzano maggiormente i mezzi pubblici e trascorrono il più lungo tempo di percorrenza medio per andare al lavoro (circa 44 minuti). È inoltre uno dei due soli quartieri a vedere un aumento dei nuovi permessi di costruzione residenziale nel 2007. Vediamo ora i quartieri interessati a all’area di intervento.
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! Two Bridges Two Bridges è un quartiere newyorkese di Manhattan, situato all'estremità meridionale di East Side e Chinatown sul lungomare del East River, nei pressi delle fondamenta del ponte di Brooklyn e del Manhattan Bridge. Il quartiere è stato considerato come una parte del Lower East Side per gran parte della sua storia.
Il quartiere ha due sezioni: l'area tra il Ponte di Brooklyn e il Manhattan Bridge che confina con Chinatown, e una zona ad est del Ponte di Manhattan che costeggia il Lower East Side. A ovest del quartiere Two Bridges vi è il Centro Civico e quartiere finanziario. Two Bridges è stato tradizionalmente un quartiere di immigrati, già popolato da immigrati dall'Europa, e più recentemente da persone provenienti dall’America Latina e dalla Cina. Il distretto storico di Two Bridges è stato iscritto nel Registro Nazionale dei luoghi storici nel settembre 2003. É stato storicamente un quartiere 80!
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irlandese e italiano , ma dopo la guerra e la costruzione di edilizia residenziale pubblica e di grattacieli nel 1950 , gli abitanti neri e ispanici si spostarono da questa. Più di recente Two Bridges, è stato popolato da immigrati cinesi di prima e seconda generazione. Dumbo Quartiere di Brooklyn, il suo nome è un acronimo per ‘Down Under the Bridge Overpass Manhattan’. Comprende due sezioni: una si trova tra il ponte di Manhattan e il ponte di Brooklyn, che collega Brooklyn a Manhattan attraverso l'East River, l’altra che continua ad est dal Ponte di Manhattan arriva fino alla zona Vinegar Hill . Nel 1890, la parte occidentale del quartiere era conosciuta come Fulton Landing, nome della fermata del traghetto che lo collegava a Manhattan prima che il ponte di Brooklyn fosse aperto. A quel tempo, era soprattutto un distretto produttivo, con magazzini e fabbriche.
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! Con la deindustrializzazione è diventato un quartiere prevalentemente residenziale con l’arrivo soprattutto di artisti e altri giovani in cerca di spazi ampi e poco costosi. L 'acronimo Dumbo è nato nel 1978, quando i nuovi residenti coniarono il nome con la convinzione che un nome così poco attraente avrebbe scoraggiato gli investitori. Verso la fine del XX secolo è diventato sempre più costoso e sempre più signorile. Eppure, nel 1997 Dumbo era in gran parte sconosciuto e la zona molto esclusiva al punto da diventare un’area ricca di artisti situati lungo l'East River e sotto il ponte di Manhattan. Downtown Brooklyn É il terzo più grande distretto degli affari di New York City dopo Midtown Manhattan e Lower Manhattan ed è situato nella parte nord-occidentale del distretto di Brooklyn. Il quartiere è noto per i suoi uffici e edifici residenziali, come la Williamsburgh Savings Bank Tower e il complesso di uffici MetroTech Center. Dal 2004 l'area è stata oggetto di una grande trasformazione con 9.000 milioni dollari di investimenti privati e 300 milioni di dollari pubblici.
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Questa area è stata abitata dai nativi americani fino al XVII secolo. A quel tempo gli olandesi acquisito il controllo del territorio, lo chiamarono Breuckelen. Fino al 1814 il centro di Brooklyn rimase scarsamente popolato. Il traghetto a vapore di Robert Fulton iniziò poi a offrire la possibilità di un trasporto facile verso il centro di Manhattan. Ciò premise di porre Downtown Brooklyn sulla buona strada per diventare il cuore del distretto di Brooklyn. Nel 1960 è stato avviato un piano per proteggere i Central Business District dal deterioramento. Nel 1969 è stato completato un piano per l'intera città e nella relazione della City Planning Commission si legge che l’economia di Downtown Brooklyn è vitale per il quartiere e importante per l'intera regione metropolitana. Un momento importante nella storia di Downtown Brooklyn si è presentato nel 1983 con la pubblicazione di un rapporto regionale secondo cui Downtown Brooklyn sarebbe potuto diventare il terzo distretto di affari della città per la sua vicinanza a Lower. Storicamente, Downtown Brooklyn è stato principalmente un centro commerciale e civico, con un esiguo sviluppo residenziale. Dopo la trasformazione di parti del quartiere nel 2004 ci fu un aumento della densità di popolazione e così crebbero i condomini, le villette a schiera, le torri e i grattacieli per uffici. Bedford-Stuyvesant Quartiere composto da 153.000 abitanti è situato nella parte centrale del nord del quartiere newyorkese di Brooklyn. Bedford-Stuyvesant è delimitata da Flushing Avenue, a nord (confinante Williamsburg), Classon Avenue, a ovest (al confine con Clinton Hill), Broadway ad est (confinante Bushwick), e Atlantic Avenue, a sud (confine Crown Heights e Brownsville). La principale arteria nord-sud è Nostrand Avenue, ma la strada principale dello shopping è Fulton Street. Bedford-Stuyvesant è in realtà composto da quattro quartieri: Bedford, Stuyvesant Heights, Oceano Hill e Weeksville. Parte di Clinton Hill era considerato parte di Bedford-Stuyvesant.
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! Per decenni è stato un centro culturale per la popolazione afro-americana di Brooklyn. Nel 1936 gli afroamericani avevano lasciato un Harlem sovraffollato e per una maggiore disponibilità di alloggi si trasferirono a Bedford-Stuyvesant. Oggi gli afro-americani si sono spostati in zone circostanti come East New York, Crown Heights, Brownsville, e Fort Greene. Bedford-Stuyvesant possiede molti brownstones storici. Queste furono realizzate da speculazioni speculativi a causa dell’espansione della classe medio-alta a partire dal 1890 fino alla fine del 1910.
Nel corso del 1930, grandi cambiamenti hanno avuto luogo a causa degli anni della Grande Depressione. Molti dei proprietari originali erano diventati troppo vecchi o troppo poveri per mantenere i loro ampi quartieri. Sempre più dimore furono vendute ai neri. Oggi però, nonostante la
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grande recessione ha colpito gli Stati Uniti negli ultimi 70 anni, la gentrification continua costantemente a invadere tutto il quartiere. Le attraenti case brownstone contribuiscono ad aumentarne fascino. Dal 2008 una ventina di nuovi bar, ristoranti, panetterie, negozi, gallerie, e wine bar sono sorti nella zona, con una crescita concentrata lungo la parte occidentale e meridionale del quartiere; i blocchi a nord dell'intersezione Nostrand Avenue e Fulton Street e ad ovest di Fulton Street e Stuyvesant Avenue sono stati particolarmente influenzati. Un mix eterogeneo di studenti, hipsters, artisti, professionisti creativi, architetti e avvocati di tutte le razze continuano a muoversi verso il quartiere.
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! Bushwick Quartiere operaio situato nella parte settentrionale di Brooklyn, confina con Ridgewood, Queens, a nord-est, ed è legato ai quartieri di Brooklyn di Williamsburg a nord-ovest; East New York e ai cimiteri di Highland Park a sud-est; Brownsville a sud; e Bedford-Stuyvesant a sud-ovest. La popolazione di Bushwick nel 2007 era pari a 129.980. Il 38,9% di quella popolazione era nato all'estero. Anche se è un quartiere etnico, la popolazione di Bushwick è, per un quartiere di New York City, relativamente eterogenea. La maggior parte dei residenti vengono dall'isola caraibica di Porto Rico e dalla Repubblica Dominicana, ma gli anni più recenti hanno visto un aumento di nativi americani così come di altri gruppi latini, in particolare immigrati dal Messico e da El Salvador.
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Nel 2008 il reddito medio delle famiglie del quartiere era pari a 28.802 dollari. Il 32% della popolazione rientra nella soglia di povertà, rendendo Bushwick il 7° quartiere più povero di New York City. Oltre il 75% dei bambini del quartiere nascono nella povertà. Nel 2007 ci sono stati 25 delitti ogni 1000 abitanti, ciò ha reso il quartiere uno dei più criminosi della città. I residenti hanno creato molte aziende per sostenere le loro diverse tradizioni nazionali e i distinti prodotti alimentari così come altri oggetti. Greenpoint È il quartiere più a nord di Brooklyn. È delimitato a sud-ovest da Williamsburg e Bushwick, a sud-est della Brooklyn-Queens Expressway e East Williamsburg, a nord dal Newtown Creek e Long Island City e ad ovest dall’ East River. Originariamente vi erano campi agricoli. Il nucleo residenziale di Greenpoint è stato costruito su appezzamenti divisi nel corso del XIX secolo, con fabbriche e cantieri per la produzione di legname che costeggiavano il fiume. E noto per la sua grande presenza di comunità polacche ed è spesso definito come ‘piccola Polonia’.
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! Anche se gli immigrati polacchi e le persone di origine polacca sono presenti con forza, vi è una significativa popolazione latina che vive per lo più a nord di Greenpoint Avenue e che ha un numero significativo di abitanti provenienti dall'Asia meridionale e dall'Africa settentrionale. Fort Greene Il quartiere prende il nome da un periodo della Guerra d'indipendenza americana del periodo intorno al 1776 sotto la direzione del generale Nathanael Greene di Rhode Island. Fort Greene contiene molti esempi di architettura in stile italiano della metà del XIX secolo la maggior parte della quale ben conservata.
Noto per i suoi numerosi viali alberati ed eleganti alloggi, Fort Greene è anche la sede del Williamsburgh Savings Bank Tower, che, da oltre 80 anni, è stato l'edificio più alto di Brooklyn.
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La fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni 2000 hanno visto l'afflusso di molti nuovi residenti e imprese a Fort Greene. Mentre i problemi della gentrification si espande, Fort Greene rimane uno dei migliori esempi di quartiere diversificato dal punto di vista razziale ed economico. Brooklyn Heights È un quartiere residenziale di Brooklyn. Originariamente indicata come Brooklyn Village, è stata una zona importante di Brooklyn dal 1834. Il quartiere è noto per la sua e le sue numerose case a schiera in arenaria, la maggior parte costruite prima della guerra civile. Ha una grande varietà di chiese degne di nota e di altre istituzioni religiose. La prima galleria d'arte di Brooklyn, la Brooklyn Arts Gallery, è stato inaugurato proprio nel quartiere di Brooklyn Heights nel 1958. A partire dal 2000, Brooklyn Heights aveva una popolazione di 22.594 persone. La divisione razziale di Brooklyn Heights è composta da17.397 abitanti (77%) Bianchi, 1.581 (7%) afro-americani, 1.129 (5%) Asiatici, 225 (1%) di altre razze. Il censimento indica che delle 22.593 unità abitative, 12.426 (57%) sono affittate, 9.037 (40%) sono ad uso proprio e 677 (3%) sono sfitte.
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! Crown Heights e Prospect Heights Crown Heights è un quartiere nella parte centrale di Brooklyn. A partire dal 2010, dei circa 150.000 abitanti di Crown Heights, il 74,7% erano neri, il 19,1% erano bianchi, il 4,2% erano ispanici, e il 2% era asiatico e di altri gruppi etnici. Rispetto ad altri quartieri di Brooklyn, Prospect Heights è relativamente piccolo e si distingue per la sua diversità culturale e le sue strade alberate. Prospect Heights ha visto cambiamenti demografici rapidi negli ultimi dieci anni, e le sue variazioni sono esemplificate da una miscela di vecchi edifici in fase di ricostruzione, case del 1890 in arenaria e condomini di lusso di nuova costruzione.
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East New York East New York è un quartiere residenziale posto nella parte orientale del distretto di Brooklyn. Durante l'ultima parte del ventesimo secolo East New York è stata prevalentemente abitata da afroamericani e latini.
East New York ha una popolazione di circa 183.000 (2010), la popolazione in più rapida crescita a Brooklyn. Oltre la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e riceve assistenza pubblica A causa della gentrification di altri quartieri di Brooklyn, più vicino al centro di Brooklyn e di Manhattan, come Bushwick, East New York sta subendo una forte crescita di abitanti neri, ispanici e asiatici.
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Theoria!per!New!York!•!Analisi!e!approfondimento!degli!indicatori!di!gentrification! !
4.2 Analisi e approfondimento degli indicatori di gentrification Nel capitolo precedente, parlando degli indicatori utilizzati, è stato anticipato il lavoro di mappatura che è servito per evidenziare i quartieri a rischio di gentrificazione e quindi l’area d’intervento del progetto. Per ottenere un risultato evidente, le mappe sono state disposte lungo una ‘diagonale generatrice’. Ciascuna di esse è stata quindi sovrapposta a tutte le altre secondo delle coordinate precise. Incrociando così l’ascissa e l’ordinata sono state realizzate 90 mappe differenti. Da qui si è quindi ricavata una specifica area di intervento del progetto, che disegnando la forma di una mezza luna, parte dal quartiere posto a sud di Manhattan, Two Bridges, attraversa Brooklyn fino ad arrivare a Bushwick. Di seguito una riproduzione della mappa.
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Riferimento a mappa 3_7 97!
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Riferimento a mappa 7_2
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Nella mappa viene evidenziata l’area d’interesse che da sud di Manhattan, Two Bridges arriva fino al quartiere di Bushwick, Brooklyn 105!
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Sono state rappresentate in color antracite le aree gentrificate nel corso dei decenni accanto alle zone che ancora non hanno risentito del fenomeno della getrification, di colore grigio chiaro.
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4.3 Resistenze ai gentrificatori Una volta individuata l’area in cui intervenire per contrastare la gentrificazione è stata disegnata su di essa una griglia rigida che attraverso un procedimento di ‘attrazione’ verso le aree già gentrificate si è deformata andando quindi a riprodurre delle linee guida che sono poi servite allo sviluppo del planivolumetrico. Questa griglia, deformandosi ‘tende’ appunto verso i quartieri già toccati dal fenomeno infittendo così le sue parabole in corrispondenza dei quartieri e dei sobborghi più a rischio di trasformazione. Si noterà quindi un infittimento delle tracce lungo le aree confinanti a quartieri fortemente gentrificate e invece un indebolimento di queste nelle aree più interne e protette perché circondate da zone non gentrificate.
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Rappresentazione della griglia deformata
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Vista aerea con inserimento della griglia generatrice
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Theoria!per!New!York!•!!Resistenze!ai!gentrificatori! !
Rappresentazione assonometrica del processo di generazione della griglia
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Theoria!per!New!York!•!Attività!lavorative!per!gli!abitanti!del!neighborhood! !
4.4 Attività lavorative per gli abitanti del neighborhood
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Prima di essere passate alla fase progettuale è stato importante valutare quali fossero gli approcci possibili per tentare di frenare il fenomeno della gentrification e al tempo stesso sostenere i cittadini prossimi all’essere colpiti dal fenomeno. Come già chiarito una della conseguenze più drammatiche di questa trasformazione è lo sfratto da parte dei proprietari di immobili dei propri affittuari che da generazioni vivono in questi quartieri e che improvvisamente vedono incrementati i costi degli affitti e dei beni di prima necessità. Gli abitanti trovano trasformate le proprie vie , caratterizzate da odori, negozi, ristoranti etnici in veri e propri viali alla moda omologati agli standard delle grandi metropoli. Per far fronte a queste problematiche e a tali cambiamenti le scelte fondamentali sono state due: realizzare un progetto che ‘occupasse la strada’ come fosse una vera e propria armatura al fine di difendere i quartieri illesi e far fronte al fenomeno attraverso la realizzazione di presidi urbani e in secondo luogo, trovare una funzione da svolgere all’interno di queste strutture che potesse rassicurare la permanenza dei cittadini nelle loro case. A seguito di una ricerca riguardante gli ambiti e settori lavorativi in cui sono impiegati i cittadini di queste aree e avendo appreso grazie allo studio degli indicatori dati come il livello di educazione abbiamo realizzato uno schema sull’esempio della Sezione di Patrick Geddes che mostrasse i possibili campi di intervento.
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Theoria!per!New!York!•!Attività!lavorative!per!gli!abitanti!del!neighborhood! !
Sono state fatte così delle scelte molto nette. Le attività da inserire all’interno dei presidi devono essere adatte allo standard degli abitanti dei diversi quartieri, in modo da rispondere alla domanda e produrre così un guadagno. Inoltre devono essere attività che i cittadini possano svolgere, i livello di educazione di queste aree infatti è spesso molto basso al punto che molti non parlano nemmeno la lingua del paese in cui si trovano. Per questo motivo abbiamo rappresentato, secondo uno schema, le diverse occupazioni e per ciascuna di esse gli eventuali benefici, sia che siano salutari, sociali, economici o ecologici.
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! Abbiamo quindi pensato a spazi per l’artigianato, spazi per l’infanzia e la didattica rivolta sia ai più piccoli sia agli adulti, per le piccole attività commerciali rivolte al quartiere, come quelle rivolte alla cura della persona e alla ristorazione. Durante lo studio riguardante le occupazini svolte nella città di New York, è stato interessante riscontrare una forte congruenza con il disegno della nostra area ottenuto in seguito alla stesura delle mappe degli indicatori. Di seguito la tavola che mostra la corrispondenza. Ad ogni punto della mappa corrispondono 50 occupazioni. In particolare in color senape sono rappresentate le attività professionali, in verde chiaro le attività inerenti la tecnologia, in viola quelle manifatturiere e in verde scuro i servizi. È evidente come le attività manifatturiere e i servizi si estendano dall’estremo sud-est di Manhattan e attraversino Brooklyn.
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! Sorgente:!Pratt!Center!for!Community!Development!
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
! 4.5 Strategia Affrontiamo in questo capitolo la fasi progettuali che sono state affrontate per contrastare la gentrification. Come anticipato nei capitoli precedenti, la scelta è stata quella di realizzare dei volumi che andassero ad occupare lo spazio della strada e che, sulle tracce della griglia generatrice deformata, disegnassero una theoria di presidi urbani alternati da spazi aperti disegnati per accogliere piccoli parchi e attività ricreative. Questa scelta è stata possibile grazie alle ampie sezioni stradali che caratterizzano l’area e che hanno permesso di inserire i volumi mantenendo lo spazio necessario all’accesso pedonale e, in modo controllato, a quello veicolare. Gli edifici sono stati quindi disposti uno dopo l’altro lungo la strada secondo le direttive date dalla griglia, infittendosi e sfoltendosi a seconda del pericolo di gentrificazione. Osservando la sezione stradale si nota che i presidi sono posti in modo asimmetrico lungo la sezione permettendo così il passaggio di un’unica corsia veicolare che consentirà un accesso controllato dei mezzi di proprietà degli abitanti del quartiere.
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Planivolumetrico
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Sezioni trasversali
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Lo sviluppo della pianta al suolo mostra l’alternarsi tra gli spazi chiusi e quelli aperti. Questi ultimi, di pertinenza dei cittadini, avranno la funzione di accogliere attività ricreative e talvolta permetteranno l’ampliamento delle funzioni svolte all’interno dei presidi verso lo spazio aperto, come nel caso dei mercati che potranno essere coperti e allo stesso tempo affacciarsi sul parco. Gli edifici, strutture reversibili, hanno un altezza pari a 9,50 m. Le architetture circostanti non superano i 4-5 piano, a eccezione di rari casi, per questo motivo è stato importante non superare un’altezza che producesse un’ ombra sulle facciate delle abitazioni adiacenti. Ciascuno presidio è costituito da tre principali elementi: una copertura realizzata in un materiale tessile sintetico idrorepellente il cui volume ricorda l’immagine di una capanna, in secondo luogo lo scheletro realizzato con travi in acciaio e infine un unico blocco in calcestruzzo armato che accoglie gli impianti di risalita. I volumi sono suddivisi tra piano terreno, primo e secondo piano. I primi due racchiusi da pareti vetrate a tutta altezza rappresentano ambienti riscaldati a differenza del secondo piano che invece non è condizionato e all’interno del quale verranno accolti gli impianti. Per far sì che durante la stagione estiva e quella invernale il clima all’interno dei presidi sia controllato sarà possibile modificare l’aspetto della tenda alzandola o abbassandola in corrispondenza delle aperture e delle parti più alte dell’edificio così da creare correnti ascensionali che apportino un riciclo d’aria continuo. Negli elaborati successivi vengono mostrate le piante di cinque tipologie differenti di presidio ciascuno dei quali accoglierà sui interno una differente funzione. In particolare il ‘tipo A’ accoglie attività didattiche che potranno essere rivolte a un pubblico adulto così come anche a bambini, la seconda tipologia è realizzata invece per ospitare attività artigianali come quella sartoriale, per questo motivo saranno presenti ampi spazi con tavoli da taglio e postazioni da cucito. La terza tipologia rappresenta il presidio dedicato all’educazione infantile e al nido, per questo motivo al piano terreno è presente una piccola cucina e uno spazio ricreativo e di ristoro mentre al paino superiore il reparto notte in cui sono disposti i lettini e le culle. 128!
Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Visto il ruolo importante che l’arte riveste all’interno di questo tema ci è sembrato fondamentale creare anche spazi dedicati ad atelier ed esposizioni. Per questo motivo, una delle tipologie di maggior metratura è stata dedicata proprio a questa funzione creando ampi spazi in cui sono inserite installazioni per organizzare mostre ed eventi e per permettere agli artisti che da tempo vivono in questi quartieri di mettere in luce le proprie opere. Infine nella quinta tipologia sono stati inseriti spazi per artigiani meccanici che accolgono quindi postazioni con ampi tavoli e scaffalature.
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Pianta al suolo_tipo A
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Piano terra
Piano Primo
Piano secondo
Copertura
Sviluppo piani_tipo A
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Pianta al suolo_tipo B
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Piano terra
Piano Primo
Piano secondo
Copertura
Sviluppo piani_tipo B
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Pianta al suolo_tipo C
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Piano terra
Piano Primo
Piano secondo
Copertura
Sviluppo piani_tipo C
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Pianta al suolo_tipo D
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Piano terra
Piano Primo
Piano secondo
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Sviluppo piani_tipo D
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Pianta al suolo_tipo E
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Piano terra
Piano Primo
Piano secondo
Copertura
Sviluppo piani_tipo E
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Pianta al suolo_spazio apert
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
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Prospetto Sud
Prospetto Nord
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Sezione trasversale_tipo A
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Sezione trasversale_tipo B
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Sezione trasversale_spaio aperto
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Theoria!per!New!York!•!Strategia!
Sezione trasversale_tipo C
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Sezione trasversale_tipo D
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Sezione trasversale_tipo E
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Prospetto ovest_edificio tipo A
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Prospetto ovest_edificio tipo B
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Prospetto ovest _ edificio tipo
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Prospetto ovest_edificio tipo D
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Prospetto ovest_edificio tipo E
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Prospetto ovest _ spazio aperto
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Theoria!per!New!York!.•!Conclusioni! !
Conclusioni
Prima di esporre le conclusioni del lavoro ci sembra utile riprendere la prima definizione di gentrification data da Ruth Glass nel 1964, vale a dire quel processo che vede l’arrivo, e quindi l’insediamento di una popolazione appartenente alla classe medio-alta in quartieri cittadini (centrali o semi-centrali) abitati originariamente da popolazione a basso reddito; un fenomeno che progredisce finché il quartiere non sia stato completamente “svuotato” dai residenti originari meno abbienti per fare spazio ai nuovi, così da poter cambiare l’intero carattere sociale del quartiere.
“One by one, many of the working-class quarters of London have been invaded by the middle-class – upper and lower. Shabby, modest news and cottages –two rooms up and two down – have been taken over, when their leases have expired, and have become elegant, expensive residences. Larger Victorian houses, downgraded in an earlier or recent period – which were used as lodging houses or were otherwise in multiple occupation – have been upgraded one middle again ... Once this process of “gentrification” starts in a district it goes on rapidly until all or most of the original working-class occupiers are displaced and the whole social character of the district is changed.” 22
Accade, infatti, che famiglie o individui della “middle class” vadano ad insediarsi in alloggi e quartieri dai quali precedentemente sono state espulse famiglie della “working class”. Dal punto di vista residenziale, il processo riguarda vecchie abitazioni in condizioni di degrado, le quali attraverso processi di recupero sono ammodernate dai nuovi residenti con evidenti ripercussioni sul valore immobiliare.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 22!Ruth!Glass,!1964! 161!
! Come afferma N. Smith (2002), se negli anni in cui Glass studia il fenomeno della gentrification esso era un’eccezione marginale nel mercato immobiliare, oggi è diventato un obiettivo centrale per la policy urbana: è enfatizzato il ruolo attivo ed intenzionale, che tanto le agenzie pubbliche quanto i promotori immobiliari svolgono nei processi di gentrification; se prima erano le popolazioni e upper-middle class i gentrifiers, oggi gli attori del rinnovamento urbano sono le partnership del governo, le corporations ed i grandi investitori privati; infine se prima la gentrification era un fenomeno fortuito che avveniva in modo non programmato, oggi è pianificato e sempre più sistematico ed è importante sottolineare come questo fenomeno si sia rapidamente evoluto, divenendo un fenomeno contemporaneo urbano di significative dimensioni. Per questo, il nostro tentativo è stato quello di studiare ed elaborare un progetto che potesse dare forza ai residenti originari del quartiere, offrendo loro la possibilità di riappropriarsi dei commons urbani, in primo luogo della strada anche attraverso l’aumento dei posti di lavoro, cosi da contribuire a generare un reddito che permetta loro di rimanere nel luogo in cui vivono. Quella che viene definita theoria per New York si riferisce a una costellazione di presidi sociali che occupano e al tempo stesso si prendono cura della strada, grazie all’inserimento in essi di spazi multifunzionali, intervallati da aree verdi e piazze che saranno di competenza degli stessi cittadini. L’interesse a gentrificare queste aree è quindi attenuato grazie al down grade viario che inibisce i grandi investimenti all’interno di queste zone. I presidi funzionano come veri e propri check-point gestiti dai cittadini stessi, i quali dirigono l’accesso veicolare. Questi volumi architettonici si stagliano pertanto come teorie di manufatti lungo le strade dei quartieri di Brooklyn. Caratteristica di queste installazioni è di essere all’ occorrenza reversibili: per tale motivo la scelta tecnologica applicata si basa su una composizione di elementi leggeri tali da permettere un facile e rapido montaggio/smontaggio; si tratta infatti di un telaio in acciaio rivestito da una membrana tessile in poliestere. !
Theoria!per!New!York!.•!Conclusioni! !
La loro disposizione nasce dal disegno di una griglia inizialmente regolare e in seguito deformata secondo l’azione di attrazioni che insistono nelle aree maggiormente gentrificate, ovvero quei punti da cui la contaminazione potrebbe attecchire verso i quartieri non ancora intaccati dal fenomeno.un processo di attrazione verso le aree maggiormente gentrificate che avrebbero favorito la contaminazione di questi quartieri non ancora intaccati dal fenomeno. In conformità a questo disegno, la theoria per la città infittisce i suoi volumi nelle zone più a rischio e diventa invece più rarefatta nelle zone più protette. Questi presìdi avranno quindi l’arduo compito di mantenere unito il quartiere, offrendo ai propri abitanti originari la speranza di non dover un giorno essere espulsi con tutte le consegguenze negative del fenomeno. Quello tra i nativi e la costellazione è quindi un rapporto reciproco in quanto i presìdi proteggono i cittadini dall’avanzamento della gentrification, e allo stesso tempo gli abitanti si prendono cura della loro città, della strada, degli spazi aperti e del buon funzionamento della theoria di New York.
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Spike Lee speaks on Brooklyn NY gentrification, hipsters, and more https://www.youtube.com/watch?v=DaoEECayPLc
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There gous the neighborhood https://www.youtube.com/watch?v=FzsOl5zVw-8
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