Poste Italiane SpA - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 - Roma - n. 5/2011
Magazine della Federazione Italiana di Atletica Leggera
n. 3 mag/giu 2012
ASICS nasce come acronimo del motto latino “Anima Sana In Corpore Sano”
SONO I GIORNI DELL’ALLENAMENTO. NON QUELLO DELLA GARA. JAN FRODENO, CAMPIONE DI TRIATHLON
IO SONO LO SPORT E TU? ASICS.IT
Sommario F E D E R A Z I O N E I TA L I A N A D I AT L E T I C A L E G G E R A
n. 3 - mag/giu 2012 COMPEED GOLDEN GALA
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All’Olimpico profumo di Londra
Ostacoli 34 ricomincia una bella storia Giorgio Barberis
Giorgio Cimbrico
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Bum bum... Bolt Pierangelo Molinaro
Persone
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Da Lemaitre un messaggio giovane Fabio Monti
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Donne giovani etiopi
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Valerio Vecchiarelli
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La grande festa degli Studenteschi
Andrea Schiavon
Focus
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Alessio Giovannini
Helsinki 1 e 2 quanto azzurro
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Eventi
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Roberto L. Quercetani
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L’Europeo della svolta
INTERNAZIONALE
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Andrea Buongiovanni
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Diamond League grandi ritorni Marco Buccellato
Focus
Bentornata Panterita
Al passo della Russia Alessio Giovannini
Alessio Giovannini
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Jelimo l’ora del ritorno Giorgio Reineri
Giorgio Cimbrico
Finlandia gloria e tramonto
Le catapulte che sorridono Claudio Gregori
CAMPIONATI EUROPEI
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L’ottava prova di Natalia
RUBRICA
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Il medico risponde dott. Giuseppe Fischetto
Meucci ha scoperto l’America Guido Alessandrini
atletica n. 3 mag/giu 2012
Poste Italiane SpA - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 - Roma - n. 5/2011
Magazine della Federazione Italiana di Atletica Leggera
magazine della federazione di atletica leggera
In copertina: Emanuele Abate e Marzia Caravelli (Giancarlo Colombo/FIDAL)
Anno LXXVIII/Maggio/Giugno 2012. Autorizzazione Tribunale di Roma n. 1818 del 27/10/1950. Direttore Responsabile: Gianni Romeo. Direttore Editoriale: Stefano Mei. Vice Direttore: Marco Sicari. Segreteria: Marta Capitani. Hanno collaborato: Guido Alessandrini, Giorgio Barberis, Andrea Buongiovanni, Marco Buccellato, Giorgio Cimbrico, Alessio Giovannini, Claudio Gregori, Pierangelo Molinaro, Fabio Monti, Roberto L. Quercetani, Giorgio Reineri, Andrea Schiavon, Valerio Vecchiarelli. Redazione: Via Flaminia Nuova 830, 00191 Roma: Fidal, tel. (06) 36856173, fax (06) 36856280 Stampa: Tipografia Mancini s.a.s. - 00019 Tivoli (Roma) - tel. 0774.411526 - e-mail: tipografiamancini@libero.it Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 - Roma - n. 3/2011. Per abbonarsi è necessario effettuare un versamento di 20 euro sul c/c postale n. 40539009 intestato a Federazione Italiana di Atletica Leggera, Via Flaminia Nuova 830, 00191 Roma. Nella causale deve essere specificato “Abbonamento alla rivista Atletica”
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Usain Bolt, stella del Compeed Golden Gala, ha illuminato lo Stadio Olimpico vincendo i 100 metri, di fronte a quasi sessantamila persone, in 9.76. Record del meeting e mondiale stagionale. (foto di Giancarlo Colombo/FIDAL)
Editoriale
L’estate dell’atletica da Helsinki a Londra
“
Dalla fantastica serata del Compeed Golden Gala con lo straordinario Bolt, ma con tanti altri campioni e un pubblico che dimostra quanto sia vitale il nostro sport, agli appuntamenti in arrivo. Quest’estate ce n’è per tutti i gusti, a cominciare dagli Europei di Helsinki per andare alle Olimpiadi di Londra, senza dimenticare i mondiali juniores. Perché il nostro futuro è lì
”
Cari amici dell’atletica, ci avviamo verso i campionati europei con il cuore ancora gonfio di commozione per lo spettacolo al quale abbiamo assistito a fine maggio. Lo stadio Olimpico di Roma sembrava quasi piccolo per contenere la folla entusiasta che ha abbracciato il Golden Gala. E poi, spettacolo nello spettacolo, che tipo di spettatori hanno popolato le gradinate! Gente pulita, entusiasta, giovane, ragazzini accompagnati dalle mamme: gli sportivi che vorremmo sempre vedere, negli stadi. L’atletica leggera è un serbatoio inesauribile di emozioni, ma anche di sorprese. Appena sembra che questo nostro bellissimo sport si assopisca un po’, ecco che si riscuote più forte di prima. Anticipo subito due obiezioni che qualcuno, dopo aver letto le prime righe, potrebbe legittimamente porre. La prima: tutto merito di Bolt, il successo di quella serata romana. Ma è vero fino a un certo punto. Sappiamo tutti quale fascino eserciti il Fenomeno, come atleta e come simpaticissimo ambasciatore di se stesso, come showman che possiede doti di comunicativa rare. Ma il pubblico, compreso il sottoscritto, si era esaltato ben prima per altre gare di rara intensità, belle per l’agonismo che è scaturito da ogni episodio e per la qualità dei protagonisti. Senza Bolt sarebbe mancata la ciliegia sula torta, anzi la ciliegiona, ma la torta sarebbe stata egualmente saporita. Seconda obiezione: peccato che ci sia stato poco azzurro, in quella serata. Vero. Alcuni atleti di primo piano hanno problemi fisici da superare, per altri mancava la gara giusta in vista degli impegni successivi. La qualità della nostra atletica non
va certo misurata con il Golden Gala. Stiamo lavorando (bene, a giudizio mio e dei responsabili tecnici Fidal) per crescere, i giovani sono sempre più una realtà e il tempo ci darà presto ragione. Anzi, ci sta già dando ragione. Parecchi risultati hanno dato segnali significativi, in questa fase. Arrivano opportuni in questo senso i campionati europei di Helsinki, collocati nell’ultima settimana di giugno. E lì l’azzurro non scomparirà, statene certi. Anzi, sono un’occasione più «umana» dell’Olimpiade per il Vecchio Continente alle prese con problemi di ricambio e di stimoli da trasmettere ai giovani. Sono campionati un po’ particolari quelli che andiamo a onorare in Finlandia, quella che era un tempo la culla dell’atletica e oggi invece è alle prese con problemi difficili. Campionati particolari perché arrivano abbastanza a ridosso dei Giochi. Ma, come spiega il DT Uguagliati in queste stesse pagine, un mese di intervallo con Londra sarà del tutto sufficiente poi per rimettere in linea chi ha dovuto affrontare il doppio impegno. Con Helsinki l’atletica azzurra ha sempre avuto un rapporto particolare, e non mi riferisco soltanto al successo personale che ottenni nei 1500 metri, anno 1971. Un bell’articolo di Giorgio Cimbrico, in questo stesso numero della rivista, fotografa bene le vicende delle due edizioni già disputate, dove l’Italia si fece davvero onore. Parallelamente va avanti spedita l’attività dei giovani. Stiamo prestando tutte le nostre attenzioni in particolare ai campionati mondiali juniores che avranno luogo a Barcellona, nel periodo vuoto fra Europei e Olimpiadi. Ma di questo e altro avremo il tempo di riparlare. ■ atletica
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di Giorgio Cimbrico Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
All’Olimpico
profumo di Londra Il Compeed Golden Gala del 31 maggio, festeggiato da una cornice-record di quasi 60.000 persone, è stato nobilitato dal re Bolt, ma non soltanto. Molte gare hanno raggiunto vertici di qualità che anticipano il festival londinese in arrivo a fine luglio. Il Gala è d’Oro, la Lega è di Diamanti, i risultati sono Olimpici, il pubblico anche. E l’atmosfera non può che essere elettrica, ricca di vettori di forza, “capace di regalare energie fresche e forti”, dice e ringrazia Usain Bolt che si concede come non faceva da tempo: passi di danza, capriole, frecce scagliate verso una luna che incombe. “Tristezza, per favore va via”, era il tema di una vecchia bossa nova, e così il Lampo si scrolla di dosso i dubbi e gli interrogativi, strappa la gramigna nata rapidamente dopo Ostrava e, 4
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di pari passo, i 60.000 finiscono per rappresentare un’ennesima nuova alba per lo stadio che, dopo uno ieri di glorie ancora molto fresche, un oggi vibrante e un domani molto promettente, può mettere a libro e a sensato bilancio preventivo mezzo milione di presenze in otto eventi atletici e ovali. I conti sono presto fatti: quasi 48.000 un anno fa per la prima parte dell’effetto Bolt, 125.000 per i match contro Inghilterra e Scozia del 6 Nazioni, quasi 60.000 per il Gala pre-olimpico, 250.000 per la visita autunnale degli All Blacks e per i tre match
casalinghi del Torneo 2013, contro la Francia (che richiama forte per una rivalità con radici molto profonde), il Galles e l’Irlanda. Morale: del calcio, Moloch divoratore, rappresentazione di molti mali nazionali, si può fare comodamente a meno. La gente giusta sa ancora scegliere, abbandonare il tifo più becero e violento, ritagliare nel compensato un fulmine alto tre metri, sventolare una bandiera giamaicana, aspettarlo con il cuore in gola, stupirsi di vederlo con la maglia della nazionale di calcio. Il Pifferaio di Trelawny è stato meravigliosamente utile: ha fatto crescere tutti, ha riportato uno stadio e chi lo popola nella dimensione del luogo gradevole, non livido. E così, quasi quattro ore sono andate via veloci, piacevoli e lievi, e questo, al di là dei risultati, è il patrimonio da conservare. Riporta ai 68.000 dell’estate dell’80, promette un futuro ricco di lustrini non appiccicati alla bell’e meglio: l’Olimpico torna a essere quel che è stato e sempre avrebbe dovuto sempre essere, il luogo dello sport italiano, dove poter vivere tutti assieme appassionatamene uno spettacolo, un grande spettacolo, accarezzare la più genuina delle passioni. Essere felici. Il 31 maggio coincideva con il quarto anniversario del primo record del mondo di Bolt, il 9”72 newyorkese che diede la prima scossa, che annunciò la saga pechinese, che cambiò la storia dello sprint. Questa resurrezione romana (con una serie di particolari da tirare a polimento, come diceva Michelangelo dopo aver sbozzato una statua) può trasformarsi nel decollo verso il mito da stringere in pugno nello stadio di Stratford, giusto di fronte a Greenwich: nessun dubbio, se Usain ripeterà il 2008, lo chiameranno Meridiano Bolt. Ma quel che doveva essere un aperitivo a cinque cerchi, si è trasformato in antipasto, per scivolare, gara dopo gara, nell’aspetto e nella sostanza di un piatto principale, di un’anticipazio-
ne forte e coinvolgente. Non è vero, come sostengono analisti all’ingrosso o maligni di professione, che l’atletica si sia consegnata a Bolt, alle sue mirabilie. In un tempo lontano e prezioso, Marcel Hansenne scrisse che l’atletica poteva essere accostata a un grande organo con molte canne, capaci di offrire cadenze sacre e pastorali, drammatiche e dolcissime, di scandagliar l’anima. E’ quel che è avvenuto sin dalle prime battute con Valerie Adams, neozelandese di sangue tongano come Jonah Lomu, e con la boema Barbora Spotakova, capaci di offrire lanci lunghi e acuti perfetti per l’oro olimpico. Subito dopo, lo sviluppo è venuto attraverso un serrato succedersi di distanze che hanno portato il divino saltafossi Paul Kipsiele Koech a una spanna dal record mondiale delle siepi e hanno rivelato la nouvelle vague etiope, con le faticatrici rilevate dalle brillantezze di Fantu Megisa, Abeba Aregawi e dell’ultima arrivata dell’infinita progenie Dibaba, Gezebe. Hanno scoperto 800 e 1500 e, in fondo a vertici assoluti (olimpici, appunto...), kenyane e russe hanno trovato ossa durissime da rodere, con il rischio di metter a repentaglio la dentatura. Bolt è un titano, certo, ma non sa offrire le stesse emozioni, dilatandole in tempi assai più lunghi, una donnina timida, quaranta chili di coraggio e di resistenza alla fatica? Di tante immagini offerte da un’edizione che, come in una cantata di Bach, rimarrà nel cuore, nella mente, negli occhi, un posto speciale verrà occupato dal testa a testa tra Vivian Cheruyot e Meseret Defar, che sventola il mazzo di fiori prima di doverlo consegnare alla kenyana che asfissia e strangola con quella volata che si rinnova come una fenice. Vivian a Bolt rende quasi mezzo metro in statura. Ammettiamolo, l’altezza è diversa, ma la grandezza è la stessa.
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COMPEED GOLDEN GALA Roma, 31 maggio 2012 I VINCITORI DELLE DIAMOND RACE UOMINI – 100: Usain Bolt (JAM) 9.76 (-0.1) 400hs: Javier Culson (PUR) 48.14 3000st: Paul Kipsiele Koech (KEN) 7:54.31 Lungo: Greg Rutherford (GBR) 8,32 (0.0) Alto: Robbie Grabarz (GBR) 2,33 Asta: Renaud Lavillenie (FRA) 5,82 Disco: Ehsan Hadadi (IRI) 66,73 DONNE – 100: Murielle Ahoure (CIV) 11.00 (0.0) 800: Fantu Magiso (ETH) 1:57.56 1500: Abeba Aregawi (ETH) 3:56.54 5000: Vivian Cheruiyot (KEN) 14 :35.62 100hs: Dawn Harper (USA) 12.66 (-0.1) 400hs: Kaliese Spencer (JAM) 54.39 Triplo: Olha Saladukha (UKR) 14,75 (+0.1) Peso: Valeria Adams (NZL) 21,03 Giavellotto: Barbora Spotakova (CZE) 68,65 LE ALTRE GARE UOMINI: 100 (pre race A): Dontae Richards-Kwok (CAN) 10.32 (+0.6), (pre race B): Angel David Rodriguez (ESP) 10.26 (+0.5), 800: Leonard Kirwa Kosencha (KEN) 1:44.42, 4x400: Gran Bretagna (Levine-Williams-Clarke-Green) 3:01.76, 4x100: Canada (Richards Kwok-Smellie-Connaughton-Warner) 38.63; DONNE: 100 paralimpici: Marlou Van Rhijn (NED) 13.48 (-0.3)
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AZZURRI: ROMA VALE LONDRA PER TRE Il Compeed Golden Gala è stato anche la serata di tre mezzofondisti azzurri, Yuri Floriani (Fiamme Gialle) nei 3000 siepi e Silvia Weissteiner (Forestale) ed Elena Romagnolo (Esercito) nei 5000 metri, che sull’anello rosso dello Stadio Olimpico, hanno centrato lo standard di partecipazione per i Giochi Olimpici di Londra. 8:22.62 il crono del siepista trentino, ovvero più di sei secondi di primato personale e il tredicesimo posto nelle liste italiane all-time. Gara spalla a spalla e gioco di squadra per Weissteiner e Romagnolo che chiudono rispettivamente in 15:18.04 (12ª) e 15:19.78 (13ª). Brava Marzia Caravelli (CUS Cagliari) ottava nei 100hs in 12.96, la miglior prestazione mai realizzata da un’atleta italiana sul suolo nazionale, seconda crono di sempre dopo il fresco record italiano di 12.85 realizzato il 13 maggio a Montgeron e, comunque, di nuovo sotto il 12.97 del precedente limite di Carla Tuzzi. Nel peso la primatista nazionale Chiara Rosa (Fiamme Azzurre) all’ultimo lancio trova la miglior misura stagionale 2012 (18,63), assestandosi in classifica al sesto posto. Per entrambe le azzurre è la conferma del minimo olimpico A per Londra. Si migliora Mario Scapini (CUS Pro Patria Milano) negli 800 e con 1:46.95 stacca il pass per gli Europei di Helsinki.
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di Pierangelo Molinaro Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Bum bum... Bolt
Il re dello sprint ha conquistato Roma con una gara strepitosa firmata da un limite eccellente. Ma non è stata soltanto la prestazione tecnica a far innamorare gli spettatori: prima e dopo il giamaicano ha contagiato tutti con la sua esuberante simpatia, riuscendo a uscire dal guscio del personaggio ufficiale per essere soprattutto quello che è, un giovanotto simpatico e pieno di vita. 8
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Ci si chiede tante volte chi ci sia davvero dentro a un personaggio. Perché la popolarità ti cuce addosso un abito che spesso non riesci più a levarti. E forse non è quello vero, ma quello che ti impongono sponsor e manager, organizzatori e fans scatenati. Tutto, ma proprio tutto, molte volte è scritto in un contratto, dove devi essere, con chi devi parlare, quando devi sorridere. Usain Bolt sta al gioco, ma appena lo lasciano libero... La sua settimana romana ne è un esempio. Era arrivato nella capitale con le nubi di un flop sulla test. Flop... Insomma. Aveva corso in 10”04 a Ostrava vincendo, ma nessuno al mondo era soddisfatto. Il re deve sempre stupire, una condanna. Ne avessimo noi uno da 10”04. Usain in crisi? «No, non ci penso più, è stata solo una gara sbagliata, una sera così», diceva in conferenza stampa. Ma le domande erano tutte lì, a cercare di analizzare quel «fallimento». «La partenza, sì la partenza è stata una disastro, come la posizione delle spalle. Ne ho parlato con il mio alle-
natore, rimedieremo». Ma come Usain, non te ne rendi conto? Insomma, per il mondo doveva colpevolizzarsi, chiedersi perché non aveva incendiato la pista di Ostrava, perché non era corroso dai dubbi. E poi via, a presentare una nuova scarpa, a onorare un altro sponsor. Sempre circondato dai body guard, quelli voluti dal manager. Una corsetta ai Marmi e poi via, in camera, nella suite al Villa Pamphili, una prigione dorata. Perché ormai tutti al mondo conoscono la sua faccia e con un fisico da far invidia ai Bronzi di Riace non passa certo inosservato, specie alle signore. Due passi? Un gelato? Vietati, anche se Roma un po’ di turismo lo merita sempre. L’hanno portato in via Condotti su un furgone scuro per lo sprint fra i negozi della moda. Doveva fare lo starter alle sfide dei ragazzini come da contratto. Lo ha fatto, ha sparato quattro pistolettate e poi si è accoccolato sui blocchi, in jeans e maglietta. Ecco il vero Bolt, quello che fatica a imbavagliare l’istinto. In fondo è la cosa che sa fare meatletica
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glio. Invita sull’altro blocco il suo manager, Ricky Simms, che gli dà del matto. «Ma dai, prova anche tu, gioca con me», pare dirgli con quel mezzo sorriso. Poi accetta la sfida di uno spettatore. Lo lascia scappare allo sparo. Già, la partenza non è la sua specialità. Intanto non se ne accorge nessuno. Tutti gli occhi di via Condotti, diventata improvvisamente angusta, sono per lui, il re, l’uomo più veloce del mondo. E Bolt gode. Perché è un animale popolare, non ha paura della folla, anzi, ci sguazza, come ci sguzzava Tomba, come piace fare ancora a Valentino Rossi. «Dammi il cinque Usain», e lui ci sta, firma autografi, si ferma per posare nelle foto. Ma cosa c’è là in fondo, una pedana da disk jockey? Mia. Ecco l’Usain più vero, con le grandi cuffie verdi gialle e nere color Giamaica. Alza il volume, fa vibrare le vetrine, lui stesso comincia a vibrare. E la gente balla sotto i suoi occhi compiaciuti, non sono note di Rossini, ma ritmi techno. Bisogna avere vent’anni per capirla e forse meno. Comunque, se vogliono far sembrare Bolt un orso, ecco l’orso più socievole del mondo.
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Ma quello vero lo si vede nella notte dell’Olimpico al Golden Gala. Un altro «disastro» come a Ostrava? Il giamaicano non sembra preoccupato. Gioca, scherza, anche quando, unico fra i campioni, prima della gara lo fanno sfilare su una vettura elettrica. In piedi, come un imperatore. Gli oltre cinquantamila spettatori paganti dell’Olimpico impazziscono. Ce ne sarebbero stati altrettanti con un grandissimo meeting senza Bolt? L’Olimpico 2012 è praticamente pieno, tanto da dover riaprire le parti alte delle curve chiuse per «compattare» gli spettatori. Certo che per un ragazzo di 25 anni è una bella responsabilità. «Sono tutti qui per me», un pensiero che potrebbe terrorizzare. Ma terrorizzati sembrano solo i suoi avversari. Già, forse questo dio d’ebano riesce a vincere le gare ancora prima di partire. Borzov nelle finali di Monaco 1972 salutò uno per uno i suoi avversari e li esorcizzò. Bolt dietro ai blocchi gioca. E chi non ci crede lo metta a confronto con i suoi avversari, dall’espressione concentrata di Collins agli occhi terrorizzati di Lemaitre, nessun altro sorriso se non il suo. E poi Usain improv-
visa. Non solo il suo marchio di fabbrica, quando mima la freccia tesa nell’arco, non solo i passi di danza. La vestizione ad esempio all’Olimpico l’ha preparata: si è sfilata la maglietta, quella che gli azzurri del calcio indossano agli Europei. Non ha mancato all’ingresso in campo di baciare lo scudetto tricolore, rivolto verso la tribuna e l’«oooohhh» di ragazze e signore è rimbombato sin oltre il Tevere, poi si è messo a parlare con la ragazzina che reggeva la cesta con la sua tuta e le scarpe da riposo. Lei, emozionatissima, ha balbettato, poi quando si è voltato per accoccolarsi sui blocchi non ha levato gli occhi dal suo fondoschiena. Come ipnotizzata. Ma quando Bolt si accoccola sui blocchi fa sul serio, fa il segno della croce e guarda avanti, verso quei 100 metri che deve divorare. Non importa se allo sparo qualcuno scappa via, lui è l’uomo più veloce del mondo. Basta tenere ordine nell’azione. Perché nessuno come lui al momento possiede questa velocità massima. Gli avversari scivolano dietro come marionette. Altro che in crisi... 9”76, miglior prestazione dell’anno. I 100 metri questo ragazzo di Trelawny li interpreta come nessun sa fare,
complimenti al tecnico Mills. Perché i 100 metri sono tutt’altro che una brutale esplosione di forza. C’è la partenza, la coordinazione dell’accelerazione, il rapporto fra frequenza e ampiezza del passo, la scioltezza muscolare da conservare il più a lungo possibile. E Bolt è un manuale. Ci fa pure dimenticare che è alto 1.96, che gente di questa stazza sino a poco tempo fa veniva indirizzata ai 400 perché l’accelerazione sarebbe stata troppo laboriosa. Usain ha stravolto tutto, davanti alle sue volate ci sono montagne di testi metodologici da buttare al macero. Ma a Bolt non basta, forse si chiede perché la gente paga il biglietto per vederlo all’opera per meno di 10 secondi dopo aver aspettato ore. E così chiede agli organizzatori in zona mista di rientrare in campo. Abbozza un defaticamento, accenna ad un po’ di stratching, poi corre in mezzo al campo, si lancia in una capriola sul prato verde dell’Olimpico con la gioia di un bambino nel Paese delle Meraviglie e va sotto le curve a salutare ancora. Certo è che fra lui e Roma c’è feeling. Però, diciamoci una cosa, come si fa a non voler bene a questo ragazzone con la velocità di un dio? atletica
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di Valerio Vecchiarelli Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Donne giovani gioveni etiopi La nazione che ha scritto una lunga storia nel fondo, da Abebe Bikila a Roma ‘60 in poi, aggiorna la carta d’identità: Fantu Magiso (19 anni, 800 metri) e Abeba Aregawi (19 anni, 1500) sulla pista dell’Olimpico hanno preso la ribalta e obbligano a rivedere i pronostici in vista dei Giochi. E in campo maschile c’è Mohammed Aman (21 anche lui), l’unico che ha già battuto Rudisha... Nella notte dell’allegria contagiosa, della festa giovane in uno stadio Olimpico mai così colorato per la serata di Gala dell’atletica leggera italiana, della freccia nera che incanta oltre centodiecimila occhi che sono lì solo per lui, dei 9 secondi e 76 centesimi di apnea generale prima di prendere aria, e ossigeno, e nuova speranza a pieni polmoni, dalle specialità della fatica veloce sbocciano tre fiori preziosissimi, il futuro (o forse già il presente) del mezzofondo breve, la bellezza del gesto atletico trasformata in spietata capacità agonistica. L’attesa per l’accelerazione istantanea di Bolt ha monopolizzato l’attenzione, ma certo quello che hanno combinato su 12
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800 e 1500 metri tre poco più che teenager d’Etiopia è un’anteprima che lascerà il segno, una nuova sfida al Kenia padrone della corsa fatta fatica, una promessa in prospettiva olimpica. All’alba della stagione si erano fatte notare Fantu Magiso, 19 anni e un record nazionale (1.57.56) del doppio giro di pista polverizzato sotto alla tribuna Monte Mario, e Abeba Arigawe, 21 anni e 1500 metri corsi a tempo di primato del proprio Paese e di miglior prestazione mondiale dell’anno (3.56.54) con la determinazione di una vecchia volpe della pista, seguace di Genzebe Dibaba, 20 anni, ultimo gioiello di una dinastia al femminile santificata alla pista.
L’Olimpico ha tenuto a battesimo una nuova era dell’atletica, perché l’Etiopia ha da sempre saputo regalare alla leggenda volti entrati nell’immortalità, da Abebe Bikila a Mirus Yfter, il militare senza età che fece doppietta olimpica a Mosca, dal sorriso di Haile Gebrselassie al volto triste di Kenenisa Bekele, dalle falcate leggere di Derartu Tulu all’eleganza di Tirunesh Dibaba, ma ora c’è del nuovo, perché queste perle appena uscite dall’ostrica della grande Africa hanno dimostrato di essere leggere e velocissime, e in più dei loro illustri predecessori hanno una innata capacità di cambiare passo e mettere tutti in riga sul rettilineo finale. Razza padrona al fem-
minile nel mezzofondo veloce, quello che ha fatto Fantu Magiso in 800 metri stellari può davvero aprire una nuova era. A leggere la starting list si poteva avere l’impressione di aver anticipato i tempi di due mesi, una finale olimpica in anteprima, con Semenya e Jelimo ad attrarre attenzioni e pronostici e tutte le altre a sgomitare per un posto al sole. Poi gli ultimi 150 metri hanno raccontato un’altra storia, riscritto il copione e lanciato in orbita questa ragazzina dal finale mortifero, finalmente capace di fare tesoro delle ultime esperienze per scendere a patti con la tattica di gara: «Vincere qui? Non pensavo di riuscirci dopo aver letto sulla carta il nome delle mie avversarie, ma mi sentivo in condizione e volevo provarci. Anche a Doha stavo bene, ma là ho attaccato troppo presto la Jelimo e nel finale non ho trovato più le forze per oppormi al suo ritorno. Così ho imparato la lezione, d’altronde devo andare ancora molto a scuola per capire come regolarmi con gente che conosce a menadito i segreti della pista, in una distanza in cui la scelta della giusta tattica spesso sposta gli equilibri». Già primatista nazionale dei 200 metri (23.90) e del giro di pista (52.09), all’Olimpico ha chiuso un trittico da record che non ha paragoni. Il volto nuovo del mezzofondo al femminile si è presentato al mondo nella notte di Bolt. E di un pezzo di Etiopia giovane. L’altro pezzo lo impersona Abeba Aregawi che sui 1500 metri ha oscurato la connazionale Genzebe Dibaba, 41 anni in coppia, andando a fermare il cronometro su 3.56.54, là dove nessuna era ancora riuscita a fermarlo in stagione. Altro cambio di passo mortifero, altra giovanissima con solo possibilità di miglioramento di fronte a sé, altra pagina di storia appena aperta che potrebbe diventare lunghissima: «Genzebe è stato il mio riferimento in questi anni in cui ho imparato a lavorare in allenamento per un obiettivo». Un punto di riferimento che adesso per il mondo sta diventando un intero Paese, l’Etiopia dei corridori leggendari e delle giovanissime che potrebbero portare a termine una rivoluzione culturale nel modo di intendere il mezzofondo. Di certo adesso hanno anche un settore tecnico in grado di aprire lo scrigno dei segreti delle distanze brevi del mezzofondo. Quel settore che al maschile ha già proposto Mohamed Aman, l’unico talento del panorama mondiale che, durante il cammino di avvicinamento a Londra, potrebbe disturbare il sonno di Re David Rudisha. Lo ha già battuto e potrebbe ripetersi con quel finale da capogiro che sta diventando un marchio di fabbrica per i corridori etiopi. «La vittoria di Roma mi ha fatto capire che l’oro olimpico non è poi un sogno irrealizzabile». Il sogno non più proibito è apparso sulla bacheca facebook di Fantu Magiso, 19 anni e un profilo da social network asciutto e ridotto all’essenziale. A lei piace la disco music, quella che all’Olimpico ha acceso la festa dei sessantamila e di una serata che più bella di così era difficile immaginarla. atletica
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di Alessio Giovannini Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
La grande festa degli Studenteschi Lo Stadio della Farnesina di Roma ha di nuovo accolto la Finale Nazionale dei GSS con oltre 600 giovani studentiatleti di tutto il Paese. Tre frizzanti giornate di atletica concluse con le coinvolgenti emozioni del Compeed Golden Gala A Roma, 623 giovani da tutta Italia sono stati per tre giorni (29-31 maggio), i protagonisti della Finale Nazionale dei Giochi Sportivi Studenteschi per gli Istituti di 1° grado. 13 e 14 anni l’età dei partecipanti, in arrivo da 20 regioni, 319 i ragazzi e 304 le ragazze, tra i quali 81 atleti paralimpici. La rassegna si è svolta nella storica cornice dello Stadio della Farnesina organizzata dalla FIDAL e dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), con la collaborazione del Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e il supporto di Kinder+Sport ancora una volta main sponsor dell’evento. Tutto è iniziato con una festosa cerimonia di apertura presenziata dal Ministro per lo Sport, Piero Gnudi e con tre testimonial d’eccezione come l’ostacolista azzurra, Marzia Caravelli, neo-primatista italiana dei 100hs, e due campioni paralimpici, i velocisti Oxana Corso e Matteo Gizzi. E poi, il via alle sfide tra pista e pedane. Per molti giovani è stato uno dei primi incontri con l’atletica. L’emozione della gara, la spensieratezza di una giornata speciale, il sogno di una medaglia, 14
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il brivido che si prova sui blocchi di partenza o prima di un salto o di un lancio. Gli Studenteschi ogni anno raccontano storie come queste dalle quali poi, nel tempo, potranno nascere anche lunghe e fortunate avventure sportive. Intanto, nella tre giorni capitolina a mettersi in luce è stato, tra gli altri, Joane Alain Goury - nativo di Boussoukro in Costa d’Avorio e 14 anni da compiere a novembre - che nello sprint ha battuto tutti i 9.53 (+0.8). Cinque centesimi meno del record del mondo di Usain Bolt sui 100 metri, ma il giovane velocista dell’Istituto Bravi Cologno al Serio (BG) di metri a Roma ne ha corsi soltanto 80. Resta il fatto che si tratta di un crono promettente per questo ragazzo che gioca a calcio nelle giovanili dell’Inter. Una piccola catapulta, invece, il veneto, classe 1999, Stefano Censi (SM Grava Conegliano TV) capace di spedire il vortex - il missiletto di plastica e spugna che emette un fischio mentre è in aria - a 86 metri e 64 centimetri. Non da meno il concorso femminile vinto sempre da un veneta, Giorgia Gugole (IC B. Barbarini San Martino VR) con una spal-
GIOCHI SPORTIVI STUDENTESCHI Finale Nazionale Istituti di 1° grado Roma, Stadio della Farnesina 29-31 maggio I PODI 2012
lata da 61,15. Curiosità, ma non casualità, entrambi giocano a baseball. Alla fine la classifica per Istituti ha evidenziato la doppietta vincente, sia tra i cadetti che tra le cadette, della Scuola Media Ricci di Rieti, premiata dal presidente federale Franco Arese. E al termine delle fatiche sportive, c’è stato un premio uguale per tutti da vivere sugli spalti dello Stadio Olimpico: lo spettacolo del Compeed Golden Gala.
IL PALIO DEI COMUNI ACCEDENDE L’OLIMPICO Il sorriso e l’entusiasmo di oltre 1500 giovani (cifra record!) hanno illuminato la festosa anteprima del Compeed Golden Gala con il Palio dei Comuni. La mega staffetta 12x200 ha messo in pista le formazioni under 15 di ben 125 Comuni d’Italia grazie al supporto di Kinder+Sport. Sin dalle prime ore del pomeriggio lo Stadio Olimpico si è tinto dei colori dei giovanissimi mini-atleti impegnati in gara, per correre tutta d’un fiato la loro frazione, per poi accomodarsi in tribuna e seguire da vicino le imprese dei grandi campioni della Samsung Diamond League. Ad imporsi sono stati gli umbri del Comune di Cannata (PG) davanti ai portacolori di Rieti e Firenze. CLASSIFICA FINALE: 1. Cannara (PG) 5:42.2, 2. Rieti 5:44.0, 3. Firenze 5:46.0, 4. Municipio XV Roma 5:47.2, 5. Castelgandolfo (RM) 5:56.1, 6. Frascati (RM) 5:59.4, 7. Bari 6:01.2, 8. Cittaducale (RI) 6:04.5, 9. Municipio XX Roma 6:05.0, 10. Nettuno 6:05.8, 11. Montevarchi (AR) 6:06.7, 12. Velletri (RM) 6:08.2, 13. Aosta 6:08.6
CADETTI - 80 metri: 1. Joane Alain Goury (Bravi Cologno Al Serio) 9.53, 2. Andrea Variola (Cardovado) 9.66, 3. Federico Florio (Venos IC Trichiana) 9.68; 80hs: 1. Michele Brini (IC Lugo) 11”39; 2. Lorenzo Irrera (SMA Ricci Rieti) 11”55; 3. Lorenzo Conti (ICS Volta) 11”65; Alto: 1. Simone Busnardo (IC G. Giardino Mussolente VI) 1,71, 2. Federico Bragetti (IC Castelfranco PI) 1,68, Alberto Lanza (IC Leopardi PU) 1,65; Lungo: 1. Salvatore Orlando (SM Siniscola NU) 6,16 (+0.3), 2. Luca Gobbato (Guinizzelli Castelfranco MO) 5,76 (-0.1), 3. Gheorghe Ciolacu (IC Riva Ligure-S.Lorenzo IM) 5,64 (-1.6); Peso: 1. Lorenzo Pegoraro (Scamozzi) 14.20; 2. Giulio Bernardi (Costiglione Saluzzo) 13.80; 3. Leonardo Barsacchi (Capannoli) 13.70; Marcia 2000 metri: 1. Nicolas Panelli (Manzoni Cisternino) 9’26”39; 2. Giuseppe Pantera (Emilio Segre Tivoli) 9’38”16; 3. Davide Rovaris (IC Villa Di Serio) 9’49”29; 1000: 1. Ademe Cuneo (SS Bramante di Vigevano) 2:45.86; 2. Mirko Cocco (IC E. Fermi di Vicenza) 2:46.17; 3. Samuele Angelini (ISA 11 Vezzano Ligure) 2:48.21; staffetta 4x100: 1. SMS Lanfranco di Modena (Castellito - Toselli - Boldrini - Ligabue) 48.80; 2. IC Bagnolo Mella (Morè - Florio - Braione - Guerrini) 49.64; 3. SMA A.M. Ricci di Rieti (Proietti Maccioni - Fioravanti - Irrera) 49.92 CADETTE - 80 metri: 1. Laura Fattori (Pertini Reggio Emilia) 10”27; 2. Alice Zecchin (Campi Elisi Trieste) 10”39; 3. Sofia Bonicalza (SM Moro Cernusco sul Naviglio) 10”57; 80hs: 1. Elisa Maria Di Lazzaro (IC Bojano Gretta Triesta) 12”37; 2. Sara Poggeri (IC Cavalcanti Firenze) 12”50; 3. Ilaria Verderio (IC Gandhi Trezzano Rosa) 12”51; Alto: 1. Alessia Pavese (IC Villa di Serio BG) 1,63; 2. Anna Tranchin (SM Roncade VR), 1,57; 3. Martina Millo (IC Commerciale Trieste) 1,54; Peso: 1. Francesca Raffaello (Bilottamarone Francavilla) 11.79; 2. Letizia Tadiotto (Scamozzi) 10.30; 3. Matilda Chelli (Sartolena Livorno) 10.17; Marcia 2000 metri: 1. Tinca Gardenghi (IC Di Zola Pedrosa) 10’01”49; 2. Virginia Donadini (Valmorsa) 10’12”30; 3. Nicoletta Anton (S. Tommaso Priverno) 10’15”95; Vortex: 1. Giorgia Gugole (Barbarani) 61.13; 2. Francesca Iacuzzo (Fagagna) 54.93; 3. Beatrice Castraberti (IC Minerbio) 54.05 1000: 1. Micol Majori (SMS Monteverdi - Colorni di Milano) 3:04.81; 2. Alessandra Cinotti (IC Rossello di Roma) 3:06.98; 3. Sara Casasola (IC Majano di Udine) 3:08.91; Lungo: 1. Ilaria Bettin (ICS Saonara di Padova) 5.16; 2. Eleonora Cardarelli (IC O.Orsini di Castiglione) 5.12; 3. Beatrice Bartolozzi (IC Castelgandolfo) 4.71; staffetta 4X100 - 1. SMA A. M. Ricci di Rieti (D’Angeli - Conenna - Faraglia - Scappa) 53.84; 2. SS 1° Grado I. Nievo di Belluno (Dal Bianco - Bristot - Campisi - Zanella) 54.12; 3. HG St. Antonius Franziskaner di Bolzano (Menz - Carmignola - Calliari - Brandt) 54.50 LA CLASSIFICA FINALE PER ISTITUTI CADETTI - 1. SMA A.M. Ricci di Rieti (Lazio), 7642 punti; 2. IC 3 Brustolon di Conegliano Veneto (Veneto) 7349; 3. SMS Lanfranco di Modena (Emilia Romagna), 7175 CADETTE - 1. SMA A.M. Ricci di Rieti (Lazio), 7796 punti; 2. SS Primo Grado I. Nievo di Belluno (Veneto), 7709; 3. HG St. Antonius Fransziskaner di Bolzano (Alto Adige), 7398 CIP - MASCHILI: Lungo DIR AM: 1 Justin Mangutti (Premariacco) 4.98; 2 Vincenzo Castiglione (Custonaci) 4.86; 3 Federico Vaccarella (Giordani Manfredonia) 4.26; Lungo HFD M: 1 Andrea Dodai (Cardano Lega Gallarate) 3.31; 2 Federico Campus (Terralea) 2.20; Vortex DIR AM: 1 Valerio Molarella (Dante Alighieri Bellona) 54.89; 2 Antonio Guarino (ICMarco Polo Cartoceto) 53.42; 3 Lorenzo Fullinder (IC Bagni di Lucca) 51.54; 80 metri DIR AM: Alessandro Lopez (Consolino Vittoria) 10.73; 2 Luca Zanelli (Bagnolo Mella) 11.12; 3 Giovanni Valletta (Dante Alighieri Bellona) 11.26; 80 metri BM: 1 Giacomo Giuliano (Delfico Montesilvano) 12.09; 2 Salvatore Cacciatore (ST Roch Aosta) 17.26; 80 metri HFD M: 1 Mattia Fortunati (IC Diotti Casalmaggiore) 22.84; 80 metri HFC M: 1. Faran Hadafo (Manzoni Torino) 22.73; 80 metri NU M: 1 Antonino Spartà (IC Verga Nisceni) 12.62; 2 Marco Sanna (IC Mandas) 13.75 FEMMINILI: Lungo DIR AF: 1 Alessia Vasta (Musco Catania) 3.27; Lungo DIR AF: 1 Jasmine Serra (Terralba) 2.50; Vortex DIR AF: 1 Maria Marzia Di Blasi (Bregorio Russo Palermo) 35.73; 2 Maria Cernetoni (IC Leopardi Pesaro) 31.32; 3 Daniela Castellin (Cardano Lega Gallarate) 29.80; Vortex HFC F: 1 Gloria Zanco (Franchini Sant’Arcangelo) 3.02; Vortex HFD F: 1 Michela Tonetto (Schiavinato San Donà) 9.08; 2 Valentina Vernice (Frassati) 7.02; 3 Maria Pia Bonanno (Ignazio Florio Palermo) 5.24; 80 metri DIR AF: 1 Alessia Messina (Vittorino Da Feltre Catania) 12.25; 2 Martina De Rensis (Montini Cambobasso) 12.56; 3 Francesca Santacroce (S. Giovanni Teatino) 13.10. STAFFETTA 4x100 ACD - 1. Sicilia (Alessia Messina - Vincenzo Castiglione - Giuseppe Palmieri - Alessandro Lopez) 55.84; 2. Marche (Mariam Jouaou - Davis Letizi - Antonio Guarino - Stefano Famoso) 59.94; 3. Sardegna (Marius Ledda - Mirko Canu - Samuele Meli - Fabio Pisanu) 1:01.76
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Campionati Europei di Giorgio Cimbrico Foto: archivio FIDAL
Helsinki 1 e 2
Marcello Fiasconaro, bronzo della 4x400 di Helsinki ’71 con Cellerino, Puosi e Bello
quanto azzurro Le edizioni dei Campionati Europei disputati in Finlandia che da tempo sono andate in archivio furono scritte dalle imprese di tanti grandi nomi dell’atletica italiana. Nel 1971 occuparono la prima fila Arese a Fiasconaro, ma anche le staffette maschili e ci fu l’esordio di due giovani che avrebbero contrassegnato un’epoca, Mennea e Simeoni; nel 1994 l’exploit di Andrea Benvenuti, talento degli 800 poi frenato da tanti infortuni, l’accoppiata Lambruschini-Carosi nelle siepi, le due splendide minidonne Sidoti e Curatolo. E altre belle cose ancora. 16
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Campionati Europei
Franco Arese, campione europeo dei 1500 nel 1971
È sempre piacevole camminare sotto gli ippocastani della Mannerheim, sull’asfalto calpestato sessant’anni fa da Pino Dordoni e, più di mezzo secolo dopo, da un giovanissimo Alex Schwazer, lasciarsi sulla sinistra, procedendo verso lo stadio, la statua di Lasse Viren, accarezzare con lo sguardo, e magari con una mano, il bronzo eretto in onore e in ricordo di Paavo Nurmi, finire all’ombra della torre dedicata a Matti Jarvinen. In Finlandia quelli dell’atletica si stanno trasformando in una tribù o in un’antica razza in via di estinzione, ma atterrare a Vantaa, l’aeroporto di Helsinki, significa che di lì a poco sarà il momento di andare in quell’incomparabile luogo di sport, confidando nella luce e nelle nuvole fuggevoli dell’estate scandinava: sette anni fa invece, ai Mondiali, la pioggia cadde così spietata da ricordare un racconto di Ray Bradbury e il buio era profondo come in una notte senza fine. Londra ha avuto per la terza volta l’Olimpiade, Helsinki sta per calare il suo tris con gli Europei. Quelli del ’71 furono un confine tra l’antico e il moderno: la bella Heidi Rosendahl e Faina Melnik, la meteora Juha Vaatainen e l’imperscrutabile Valeri Borzov, il re del Baltico Janis Lusis e Ludwig Danek che
tutti chiamavano il fabbro boemo e che, sotto la canottiera, non mancava di indossare la maglia della salute. Era il tempo in cui gli Europei erano il secondo appuntamento dopo i Giochi. Proprio Helsinki, dodici anni dopo, avrebbe ospitato l’esordio della rassegna, i Mondiali, che li avrebbe “retrocessi”. Non nel cuore di chi continua ad amarli di un affetto profondo. Quarantun anni sono tanti, invitano a osservare che, inevitabilmente, i nostri vecchi eroi sono diventati vecchi quanto noi. Marcello Fiasconaro oggi ha 63 anni e di sicuro non ha dimenticato gli analisti che, quando la finale dei 400 si avvicinava, gli consigliarono: “Devi marcare Jan Werner”. Lui eseguì, come un attento trequarti-centro che non deve perdere d’occhio l’avversario che cerca il buco e, se lo trova, può planare in meta. Nessuno aveva pensato o preso in considerazione David Jenkins, bello, roseo, potente, confinato in una corsia estrema, lontano, quasi invisibile. “Atletica Leggera” del povero Dante Merlo e di un giovane Gianni pubblicò una bella foto, lunga, stretta, in cinemascope, il luogo del verdetto tra Dave, britannico di Trinidad, e Marcello, italiano del Sudafrica. Quattro centesimi a dividerli, 45”45 a 45”49. Non male per un esordiente, per un neofita come March, anche se il rammarico ha una vita batteriologica che giunge sino ad oggi. Il futuro dei due sarebbe stato molto diverso: Fiasconaro avrebbe allungato e sarebbe stato il primo ad infrangere il muro degli 1’44”, Jenkins avrebbe conosciuto il carcere messicano (che non è un obiettivo augurabile...) per remunerativo traffico di steroidi. Anche Francesco Arese doveva marcare un polacco, il finisatletica
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Campionati Europei Furono giorni agitati al villaggio di Otaniemi, tanto che le ragazze che all’ingresso controllavano gli accrediti si stupivano che i giornalisti italiani frequentassero così costantemente il bosco disseminato di case, dal ’52 luogo di residenza degli atleti. Non se ne poteva fare a meno, a meno di finire per passare per cronisti così distaccati da finire per disattenti e, alla fine, inattendibili: lo scontro con offese razziste a Ashi Saber, la formazione di un comitato d’atleti, la gestione assembleare dei problemi, la stesura di comunicati, le esternazioni di Giovanni Evangelisti (obiettivi, il presidente Gianni Gola e il possibile candidato premier Pietro Mennea) la tellurica vulcanicità del professor Carlo Vittori erano gli argomenti che riempivano, tutte intere, le nostre mattine per esondare spesso nel pomeriggio, e per interrompersi giusto per le competizioni. Sara Simeoni, esordiente con Mennea ad Helsinki ’71
seur Henrik Skordikowski, e lo fece in maniera egregia, con l’aiuto di un paio di amici britannici, Brendan Foster e Ian Kirkbride, conquistando quella corona dei 1500 che, nell’edizione di apertura, nel ’34 a Torino, era finita sul capo di Nini Beccali. La foto dell’arrivo, a magrissime braccia spalancate, fa parte della galleria di quelle immagini che Augusto Frasca, transitato nella categoria degli storici, ama definire preziose. Furono i giorni di due promettenti ragazzini: Sara Simeoni, classe ’53, aveva ancora i capelli lisci, divisi in due bande, come la Giulietta disegnata da Franco Zeffirelli o come certe dame dipinte da Pisanello; Pietro Mennea, classe ’52, era magro come un chiodo, spiritato. Sara aveva noie all’anca, finì nona e quell’1,78 rimane una pietra miliare perché permise alla veronese di riprendersi il record italiano che le era stato strappato dalla graziosa biondina torinese Silvia Massenz. Da quel momento, e sino all’avvento di Antonietta Di Martino, quel limite sarebbe rimasto nelle sue mani: un regno paragonabile a quello di Vittoria. Pietro fu sesto in 20”9 (20”88 elettrico) nei 200 che segnarono la doppietta di Valeri Borzov: l’ucraino si avviava ad ottenere altrettanto ai Giochi di Monaco di Baviera. Pietro avrebbe scalato il suo primo podio, in fondo a una 4x100 dai cambi tumultuosi e dal verdetto imprevisto: vittoria cecoslovacca e bronzo azzurro con il piccolo Guerini, con il simpatico Abeti, con il deciso e a volte ruvido Preatoni. C’è una certa commozione a scrivere questi nomi, favoriscono un viaggio nel tempo perduto e ritrovato, esattamente come quelli della 4x400, pure sul podio, terzo scalino: Cellerino, Puosi, Bello e, naturalmente, Fiasconaro. E non c’è commozione, ma solo nostalgia, riesumando la medaglia di bronzo di Renato Dionisi, divino saltimbanco, in fondo alla gara conquistata per la terza volta consecutiva da una delle più dure e pietrose facce da poker che abbiano calcato una pedana, il ddr Wolfgang Nordwig. Ventitré anni dopo, ancora in quel vecchio teatro, con una medaglia sin dal primo giorno: venne dalla piccola Maria Curatolo, seconda nella maratona, e un caro amico, Dino Pistamiglio, non fece che ripetere che quel giorno l’atletica azzurra era stata salvata dalla casa del Rubatà, la casa del grissino, in italiano: quello era il nome del primo gruppo sportivo grazie al quale la piccola Maria, di radice siciliana, di crescita torinese, aveva scoperto un nuovo mondo. 18
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Andrea Benvenuti, campione continentale degli 800 nel 1994
Per l’atletica azzurra furono gli ultimi fuochi di un’età dell’oro del mezzofondo, veloce, prolungato, inframmezzato da ostacoli, che aveva preso il via nel ’78 a Praga con Venanzio Ortis e, capitolo dopo capitolo, avrebbe offerto i giorni felici di Alberto Cova, Stefano Mei, Salvatore Antibo, Francesco Panetta, Giuseppe D’Urso che, giusto un anno prima, era andato vicino a sfruttare la chance che gli era stata offerta nella più equilibrata finale mondiale degli 800. Toccò al veronese Andrea Benvenuti, di Beppino amico fraterno, regalare un momento alto ed emozionante con una vittoria che appariva così scontata da obbligare, forse per motivi scaramantici, ad aprire una riffa che, è bene ricordarlo, vide la vittoria di
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Alessandro Lambruschini ed Angelo Carosi, oro e argento dei 3000 siepi ad Helsinki ’94
Giovanna Nebiolo che di atletica ne capiva e ne capisce. Quasi vent’anni dopo non resta che ricordare con rabbia la sfortuna fisica che sempre lo perseguitò. Capita rileggendo l’ordine d’arrivo: Andrea davanti a Vebjorn Rodal, il norvegese appassionato di caccia che due anni dopo, ad Atlanta, avrebbe messo le mani sulla preda più grossa e ambita, l’oro olimpico, in fondo alla gara che avrebbe portato quattro uomini sotto gli 1’43”. Il momento più coinvolgente della spedizione venne dalle siepi: toccò al campione uscente Francesco Panetta sorreggere Sandro Lambruschini, impedire che il favorito uscisse di scena sin dalle prime battute per l’accidente di una banale caduta. Fini in doppietta (dietro il cittadino più famoso di Fucecchio dopo Indro Montanelli finì Angelo Carosi) per allargare una collezione di medaglie che andava avanti dai Mondiali di Roma ’87 e che proprio Alessandro avrebbe continuato ad arricchire ad Atlanta (il toscano è l’ultimo europeo ad esser salito sul podio olimpico) e a Budapest. L’argento di Annarita Sidoti dietro la finnica Essayah, il bronzo di Giovanni Perricelli (allegro, disinvolto, intelligente) nella 50 km, quello della 4x100 ligure e sarda di Madonia, Nettis, Marras e Floris, l’esordio di Fiona May, terza con 6,90, che avrebbe aperto l’era della nostra azzurra Aida sono gli ultimi ricordi che passano nella clessidra. E ora ancora Helsinki: allo stadio si arriva anche scavalcando una collinetta morenica che, per un attimo, trasporta nel profondo nord, quello di magnifici silenzi: fu la strada che scegliemmo la sera in cui Andrea Longo giocò l’unica carta che aveva disposizione per guadagnare un posto ai Mondiali e lasciare il limbo in cui era stato rinchiuso per 26 mesi. Quello stadio possiede i cancelli del cielo.
1994: Annarita Sidoti, seconda nei 10km di marcia
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Campionati Europei di Roberto L. Quercetani Foto: Giancarlo Colombo e archivio FIDAL
Finlandia gloria e tramonto Nel Paese che ospita per la terza volta gli Europei il cuore dell’atletica ha battuto sempre forte e generoso. Ma i tempi dei Nurmi, dei Viren e del grande giavellottista Jarvinen sono ormai molto lontani. Nella Nazione che considerava l’atletica quasi una religione e nel passato scrisse pagine indimenticabili nel mezzofondo mondiale, oggi il migliore sulle lunghe distanze è un keniano residente nella Capitale… Helsinki si appresta a ospitare la ventunesima edizione dei Campionati Europei. La capitale finlandese diventerà così la prima città ad avere organizzato per tre volte questa manifestazione, dopo le edizioni del 1971 e del ‘94. Questo onore – curiosamente lo stesso che toccherà appena un mese dopo a Londra come prima città padrona di tre eventi Olimpici – riflette indubbiamente la nobiltà atletica della capitale di una nazione, la Finlandia, che ha un glorioso passato in questo sport. Specialmente negli anni fra le due guerre mondiali, cioè i Venti e i Trenta del secolo scorso, la Finlandia – largo Paese abitato da poco più di 5 milioni di abitanti – fu una delle grandi potenze dell’atletica, avendo come principali punti di forza le corse medie e lunghe e alcuni concorsi, in particolare il giavellotto. Nomi come quelli di Paavo Nurmi, Lasse Viren e Matti Järvinen sono fra i più famosi nella storia del nostro sport. Il bilancio finnico negli annali degli Europei ancor oggi ha un peso notevole: in campo maschile, 27 medaglie d’oro, 27 d’argento e 31 di bronzo; in campo femminile, 4 d’oro, 2 d’argento e 5 di bronzo. Purtroppo il flusso si è gra20
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dualmente attenuato in anni recenti, fino a ridursi ad una modesta entità nell’ultima edizione degli Europei, Barcellona 2010, dai quali i rappresentanti del Suomi uscirono con una sola medaglia di bronzo: quella di Tero Pitkämäki nel giavellotto. Questa decadenza della «patria dell’atletica» si spiega con due motivi principali: il primo e più importante è quello che tocca molti altri Paesi europei, cioè l’inserimento progressivo di numerosi talenti di altri continenti, soprattutto del Centro America e dell’Africa, nelle alte sfere di questo sport. L’altro motivo è ravvisabile in una certa disaffezione dei giovani finlandesi verso questo bellissimo sport. Le liste mondiali dei primi 100 di ogni specialità per il 2011 non mostrano nessun finlandese nei 5000 e 10.000 metri, dove il migliore del Suomi, Matti Räsänen, è a libro con non meglio di 13:44.46 e 28:25.29. Gli statistici di lassù mostrano un keniano residente in Finlandia, Lewis Korir, con tempi come 13:27.91 e 27:41.33,l limite che basta a dargli il 51° posto nella suddetta lisa mondiale. Siamo al punto in cui occorrerebbero «acquisti» da altri Paesi, come sono riusciti benissimo a fare gli
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Stati Uniti e la Gran Bretagna, rispettivamente con Bernard Lagat e Mo Farah. Il nostro amico Matti Hannus, oggi il più celebre relatore della Finlandia per le cose dell’atletica, auspicava poco tempo fa proprio questa eventualità, in uno scambio di opinioni con noi! Nella specialità finlandese per eccellenza, il giavellotto, le cose vanno un po’ meglio, ma non molto. Tero Pitkamäki, con 85.33, è sesto nella lista mondiale 2011. Qui sono otto i finlandesi fra i Top 50. I Paesi “nuovi” o quasi, come la Giamaica e il Kenia, si sono concentrati per ora sulle gare di corsa. I concorsi e i lanci in particolare, legati strettamente alla tecnica, verranno dopo... A proposito dei campionati europei in arrivo c’è poi da dire che i finlandesi sembrano assillati da un altro problema: l’estrema vicinanza fra questa manifestazione e i successivi Giochi Olimpici di Londra (27 luglio - 12 agosto). Temono che il grande “appeal” del secondo appuntamento possa giocare a danno del primo, cioè della loro manifestazione. Questo problema assilla del resto tutte le nazioni europee che hanno seri candidati alle medaglie per ambedue questi grossi impegni, in particolare quelle che vanno bene nelle corse. Ad esempio, un velocista che volesse partecipare, a Helsinki e poi a Londra, ai 100 e 200 metri e alla 4x100, avrebbe da assolvere, fra turni di qualificazione e finali, fino a 22 corse nel complesso delle due manifestazioni, nel giro di cinque settimane circa! L’estrema vicinanza fra i due massimi impegni rappresenta inoltre un aggravio per un problema oggi molto sentito, il rischio degli infortuni. Detto ciò, ci saranno anche atleti che sceglieranno di concentrarsi solo su un obbiettivo. Ma questo vorrà dire per Helsinki ospitare gare tecnicamente più povere?
Tero Pitkamäki
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Campionati Europei di Alessio Giovannini Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
L’Europeo della svolta Il DT Francesco Uguagliati
Dieci domande al DT Francesco Uguagliati che spiega questo 2012 molto impegnativo, con i Giochi Olimpici alle porte: “La rassegna continentale sarà un buon collaudo per tutti e una grande opportunità per i giovani azzurri”. Francesco Uguagliati, padovano, 57 anni, da quattro direttore tecnico della FIDAL, è il capocordata dell’atletica azzurra che in questo 2012 deve scalare un sesto grado: nel giro di due mesi, Campionati Europei di Helsinki (27 giugno - 1° luglio) e Olimpiade di Londra (3-12 agosto) e in mezzo i Mondiali Juniores di Barcellona (10-15 luglio). Gli azzurri sono pronti a tenere il campo con dignità su tutti i fronti? In particolare cerchiamo di analizzare con il contributo del DT il primo impegno in ordine di tempo, la rassegna continentale in Finlandia.
«Assolutamente sì. Dalla fine degli Europei alle gare di atletica a Londra passa un buon mese, più che sufficiente per ricaricare le pile. Il problema non sarà certamente fisico o di programmazione tecnica. Semmai per qualcuno potrebbe essere mentale al momento in cui affronta gli Europei con la testa già troppo portata avanti verso i Giochi...».
Gli Europei un mese prima dell’Olimpiade che cosa rappresentano? Un impaccio, un buon collaudo, oppure una bella opportunità per fare bella figura su un terreno meno accidentato di quello olimpico? «L’occasione degli Europei per gli atleti di prima fascia è senz’altro importante, in ogni caso positiva. È un passaggio che può dare molto, anche in fatto di soddisfazioni personali. Ma questa scadenza sarà anche l’occasione di collaudare una squadra abbastanza giovane. Qualcuno potrà trovare l’ispirazione giusta per arrivare all’Olimpiade».
L’assenza di Antonietta di Martino priva gli azzurri del personaggio più atteso. Come va il recupero? L’avremo a Londra all’altezza delle giornate migliori? «Inutile negare che mentalmente quello stop abbia rappresentato un bel macigno, per Antonietta. La stagione indoor l’aveva galvanizzata con un argento mondiale che era anche un premio alle sue doti di combattente. L’Europeo sarebbe stato una prova eccellente in vista dei Giochi, ma in primo luogo un traguardo importante e gratificante di per sè. Sicuramente ha accusato il colpo, ma sapete tutti di quale pasta sia fatta la Di Martino. La ripresa sta procedendo bene di pari passo, nel fisico e nella mente. Gli Europei sono andati, ma a Londra arriverà sicuramente bene, anche se è presto per quantificare le sue possibilità e le nostre speranze».
Chi avrà raggiunto una forma ottimale agli Europei, potrà poi mantenere la condizione, o recuperarla allo stesso livello, al momento dell’Olimpiade?
Ma a Helsinki chi sarà in grado di sostituire Antonietta nel ruolo di Numero Uno? «Non c’è, oggi, un leader chiaramente identificabile. Penso
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Daniele Greco
Emanuele Abate
alla staffetta 4x100 maschile come possibile fiore all’occhiello, è una squadra collaudata che con qualche innesto giovane potrà ancora migliorare. Ma, senza fare elenchi o nomi, la mia soddisfazione più grande sarà arrivare alle medaglie europee o molto vicino ad esse con dei nomi nuovi. Dopo tanto seminare si comincia a intravvedere un raccolto, l’atletica italiana cresce e si rinnova».
esplorare il futuro, il «dopoLondra»? «Nomi potrei farne tanti, mi limito a certi esempi significativi come quello di Daniele Greco che nel triplo ha ritrovato lo slancio giusto per raggiungere misure come il 17,47 di Potenza che sicuramente aveva da tempo nelle corde e che ora possono proiettarlo nell’elite internazionale della specialità. Nella velocità c’è Michael Tumi già componente della 4x100 quinta a Daegu, mentre a livello junior Tricca e Lorenzi sono quattrocentisti di qualità assoluta. E poi Manenti, Marani e la Hooper sui 200, tutti atleti che potranno dare il loro contributo anche in staffetta come l’emergente Amidei. Helsinki potrà essere l’occasione giusta per una nuova dimostrazione del talento e del valore agonistico di Josè Bencosme sui 400hs. Capitolo salti: la 19enne Alessia Trost è salita ad 1,92 nell’alto con Elena Vallortigara, in netta ripresa dopo un infortunio che l’aveva bloccata lo scorso anno. Al maschile, invece, troviamo tra gli altisti un Chesani esaltato dal 2,31 indoor e un Tamberi “rampante” senza dimenticare un altro valido atleta come Fassinotti. Nell’asta Claudio Stecchi ha tutte le carte in regola per crescere e trovare il suo spazio nelle gare che contano. Per chiudere i lanci dove non passa certo inosservato il bel progresso della 23enne discobola Tamara Apostolico e i 3000 siepi che hanno trovato in Giulia Martinelli una promettente interprete. Diciamo più in generale che si lavora per il presente e per il futuro, per cui vorrei definire il prossimo impegno continentale come l’”Europeo della svolta”».
Con Daniele Meucci nel mezzofondo abbiamo trovato un atleta che ci riporta alla grande tradizione degli Ortis, Cova, Mei, Antibo? «Meucci è un ragazzo intelligente e motivato in continuo miglioramento, sia nei 10.000 metri che nella corsa su strada. Ma non è il solo in quel settore, non dimentichiamo Lalli e La Rosa. Non andrei ancora a scomodare i campioni del passato, ma indubbiamente a quei tempi ci stiamo ricollegando». Nella prima parte della stagione hanno dato significativi segnali di vitalità e progresso atleti come gli ostacolisti Emanuele Abate e Marzia Caravelli, entrambi al record italiano. Possono fare altri passi in avanti? «Sia l’uno che l’altra avevano potenziamente dentro di sè fin da giovanissimi questi risultati. Hanno attraversato dei momenti particolari, come spesso capita nell’evoluzione degli atleti. Ho parlato a lungo con tutti e due, le loro prestazioni da record li hanno aiutati a trovare motivazioni più solide, a prendere in pieno coscienza di sè. Non credo che si fermeranno dove sono arrivati». Ci parli dei giovani. Questa lunga estate sarà anche l’occasione giusta per
Marzia Caravelli
Facciamo il punto sulle staffette? «Della 4x100 maschile ho già detto, ma c’è anche una 4x400 femminile molto interessante, con la Grenot e tre ragazze in atletica
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Campionati Europei
LA SQUADRA AZZURRA PER GLI EUROPEI DI HELSINKI Sessantuno atleti (33 uomini e 28 donne) chiamati dal DT Uguagliati a vestire l’azzurro in occasione della rassegna continentale in Finlandia Il Direttore tecnico delle squadre nazionali, Francesco Uguagliati, ha comunicato l’elenco dei convocati alla XXI edizione dei Campionati Europei, in programma dal 27 giugno all’1 luglio a Helsinki (FIN). Sono 61 gli atleti che vestiranno l’azzurro (33 uomini e 28 donne), in quella che sarà la prima edizione biennale della rassegna continentale. Una squadra dai numeri considerevoli, Josè Bencosme raggiunti nonostante il programma tecnico ridotto (cinque gare in meno rispetto agli standard olimpici: in questa edizione non si svolgeranno infatti le due gare di maratona e le tre di marcia). Ben undici gli esordienti con la maglia della nazionale assoluta (8 uomini e 4 donne): Bencosme, Boni, Claudio Stecchi Cerrone Obrubanskyy, Haidane, Manenti, Marani, Tamberi, Amidei, Apostolico, Draisci e Hooper. Nella lista dei convocati (al momento di andare in stampa con questo numero della rivista) figurano anche due atleti la cui partecipazione all’Europeo è però ancora da ufficializzare: sono gli astisti Marco Boni e Anna Giordano Bruno (attesi a verifica tecnico-agonistica nel corso della settimana precedente alla rassegna continentale). Di seguito l’elenco degli azzurri per Helsinki 2012.
CAMPIONATI EUROPEI 2012 Helsinki (FIN), 27 Giugno - 1° Luglio UOMINI (33) 100m-4x100m .......................Fabio ....................................CERUTTI .....................................................................G.A. Fiamme Gialle 100m-4x100m .......................Simone ..............................COLLIO ........................................................................G.A. Fiamme Gialle 100m-4x100m .......................Jacques .............................RIPARELLI .................................................................C.S. Aeronautica Militare 200m-4x100m .......................Davide ................................MANENTI ..................................................................C.S. Aeronautica Militare / Atletica Piemonte 200m-4x100m .......................Diego ...................................MARANI......................................................................G.A. Fiamme Gialle / Atletica Riccardi MI 4x100m ...........................................Emanuele........................DI GREGORIO.......................................................C.S. Aeronautica Militare 400m-4x400m .......................Lorenzo .............................VALENTINI ...............................................................Atl. Studentesca CA.RI.RI 400m-4x400m .......................M. Francesco ...............VISTALLI.....................................................................G.S. Fiamme Oro / Bergamo 1959 Creberg 4x400m ...........................................Andrea ...............................BARBERI .....................................................................G.A. Fiamme Gialle 4x400m ...........................................Luca .......................................GALLETTI ..................................................................C.S. Carabinieri Sez. Atletica 4x400m ...........................................Isalbet .................................JUAREZ .......................................................................G.S. Fiamme Oro Padova 4x400m ...........................................Claudio ..............................LICCIARDELLO....................................................G.A. Fiamme Gialle 800m...................................................Mario ....................................SCAPINI ......................................................................Cus Pro Patria Milano 1500m ...............................................Abdellah ..........................HAIDANE ..................................................................N.Atl. Fanfulla Lodigiana 5000m ...............................................Maksym ............................CERRONE OBRUBANSKYY ....................Asd Enterprise Sport & Service 5000-1000m .............................Stefano ..............................LA ROSA ....................................................................C.S. Carabinieri Sez. Atletica 5000-10000m .........................Daniele ..............................MEUCCI ......................................................................C.S. Esercito 110hs .................................................Emanuele........................ABATE ..........................................................................G.S. Fiamme Oro Padova 110hs .................................................Paolo ....................................DAL MOLIN ............................................................Athletic Club 96 Ae Spa 400hs .................................................Jose R. .................................BENCOSME DE LEON .................................G.A. Fiamme Gialle / Atletica Cuneo 3000st ...............................................Yuri .........................................FLORIANI ..................................................................G.A. Fiamme Gialle 3000st ...............................................Patrick .................................NASTI ............................................................................G.A. Fiamme Gialle / Marathon Trieste Alto .......................................................Silvano ...............................CHESANI....................................................................G.S. Fiamme Oro Padova Alto .......................................................Gianmarco .....................TAMBERI....................................................................G.A. Fiamme Gialle / Bruni Pubbl. Atl. Vomano Asta ......................................................Claudio M.......................STECCHI .....................................................................G.A. Fiamme Gialle / Assi Giglio Rosso FI Triplo..................................................Fabrizio .............................DONATO ...................................................................G.A. Fiamme Gialle Triplo..................................................Daniele ..............................GRECO .........................................................................G.S. Fiamme Oro Padova Triplo..................................................Fabrizio .............................SCHEMBRI ...............................................................C.S. Carabinieri Sez. Atletica Disco ...................................................Giovanni...........................FALOCI ........................................................................G.A. Fiamme Gialle Martello ..........................................Marco ..................................LINGUA .......................................................................G.A. Fiamme Gialle Martello ..........................................Lorenzo .............................POVEGLIANO .......................................................C.S. Carabinieri Sez. Atletica Martello ..........................................Nicola ..................................VIZZONI .....................................................................G.A. Fiamme Gialle Asta ......................................................Marco ..................................BONI* ............................................................................C.S. Aeronautica Militare
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Campionati Europei
4x400 – Grenot, Milani, Spacca, Bazzoni
4x100 – Di Gregorio, Tumi, Collio, Cerutti
continua crescita. Al momento in cui facciamo questa chiacchierata la 4x400 maschile non ha ancora ottenuto la qualificazione per Londra, ma anch’essa è ben proiettata verso il futuro e credo che agli Europei farà bene».
sappiamo che è un fuoriclasse. Non dico altro. Elisa ha ripreso il suo cammino di vertice, dopo la maternità, e sarà protagonista. Nella maratona donne possiamo schierare tre ragazze competitive. Peccato non ci siano gli Europei in questo senso, perchè saremmo stati protagonisti assoluti. Fra tutte e tre le azzurre in ogni caso mi aspetto un piazzamento importante da Valeria Straneo, a 36 anni più che mai carica spirito e motivazioni dopo che un’operazione importante le ha risolto seri problemi fisici. Come atleta e come persona è del tutto positiva e matura».
Guardiano oltre Helsinki. Agli Europei non ci saranno le gare di marcia, nè quelle di maratona. Schwazer e la Rigaudo stanno camminando spediti? E le donne dei 42 km? «È chiaro che la marcia si porta dietro le nostre aspettative più concrete, in chiave olimpica. Alex si è ritrovato in pieno e
DONNE (28) 100m-4x100m .......................Audrey ...............................ALLOH .........................................................................G.S. Fiamme Azzurre 100m-4x100m .......................Martina ..............................AMIDEI ........................................................................C. U. S. Torino 200m-4x100m .......................Gloria ...................................HOOPER.....................................................................G.S. Forestale 4x100m ...........................................Ilenia .....................................DRAISCI ......................................................................C.S. Esercito / Audacia Record Atletica 4x100m ...........................................Martina ..............................GIOVANETTI ..........................................................G.S. Forestale 4x100m ...........................................Jessica .................................PAOLETTA ...............................................................C.S. Esercito 400m-4x400m .......................Chiara ..................................BAZZONI ...................................................................C.S. Esercito 400m-4x400m .......................Libania ...............................GRENOT .....................................................................G.A. Fiamme Gialle 400m-4x400m .......................Maria Enrica .................SPACCA ......................................................................G.S. Forestale 4x400m ...........................................Giulia ....................................ARCIONI .....................................................................G.S. Forestale 4x400m ...........................................Elena Maria ...................BONFANTI ...............................................................Atl. Lecco-Colombo Costruz. 4x400m ...........................................Marta....................................MILANI.........................................................................C.S. Esercito 5000-10000m .........................Nadia....................................EJJAFINI .....................................................................C.S. Esercito / Runner Team 99 5000-10000m .........................Elena.....................................ROMAGNOLO .....................................................C.S. Esercito 5000m ...............................................Silvia .....................................WEISSTEINER........................................................G.S. Forestale 100hs .................................................Marzia .................................CARAVELLI ..............................................................C.U.S. Cagliari 100hs .................................................Micol.....................................CATTANEO .............................................................C.S. Carabinieri Sez. Atletica 100hs .................................................Giulia ....................................PENNELLA ...............................................................C.S. Esercito / Audacia Record Atletica 400hs .................................................Manuela ...........................GENTILI .......................................................................A.S.D. C.U.S. Palermo 3000st ...............................................Giulia ....................................MARTINELLI ...........................................................G.S. Forestale / Atl. Stud. CA.RI.RI Triplo..................................................Simona...............................LA MANTIA.............................................................G.A. Fiamme Gialle Peso .....................................................Julaika .................................NICOLETTI ...............................................................G.S. Forestale / Audacia Record Atletica Peso .....................................................Chiara ..................................ROSA .............................................................................G.S. Fiamme Azzurre Disco ...................................................Tamara ...............................APOSTOLICO .......................................................Camelot Disco ...................................................Laura ....................................BORDIGNON.........................................................G.S. Fiamme Azzurre Martello ..........................................Silvia .....................................SALIS .............................................................................G.S. Fiamme Azzurre / Cus Genova§ Giavellotto..................................Zahra ....................................BANI ...............................................................................G.S. Fiamme Azzurre Asta ......................................................Anna .....................................GIORDANO BRUNO* ...................................Assindustria Sport Padova
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Focus di Andrea Buongiovanni Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL e ufficio stampa Fiamme Gialle
Bentornata Panterita La primatista italiana dei 400 metri, Libania Grenot ha cambiato vita: si è trasferita in Florida dal coach Loren Seagrave, dove ha scoperto una nuova realtà stimolante che la sta caricando. «Credo che questa sia stata la scelta giusta, dice, e spero di dimostrarlo agli Europei e alle Olimpiadi». Le prime gare sono state confortanti, il progetto va avanti.
Libania Grenot con i compagni di club Claudio Licciardello e Matteo Galvan
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Focus Quanto Libania Grenot tenga all’Olimpiade è presto detto: in occasione di Pechino 2008, sulla spalla sinistra, si fece tatuare i cinque cerchi... Per lei, quella, fu un’edizione acciuffata per i capelli: fino a meno di un paio di mesi prima, la sua partecipazione rimase in forte dubbio. Colpa dei nuovi regolamenti adottati allora dalla Iaaf circa i cambiamenti di nazionalità. L’ex cubana, in Cina, nei 400, finì con un doppio record italiano (prima 50”87, poi 50”83), un’eliminazione in semifinale e più di un rimpianto: con il decimo tempo complessivo, non entrò tra le otto ammesse all’ultimo atto per soli 20/100. Ma la ragazza, italiana dall’aprile 2008 grazie a un matrimonio poi concluso, in vista di Londra 2012 ha fatto ben altro: alla seconda grande svolta della sua vita e a nove mesi dall’appuntamento britannico, grazie all’interessamento diretto delle sue Fiamme Gialle e di Nike, s’è trasferita armi e bagagli negli Stati Uniti. A Bradenton, località di poco più di 50.000 abitanti non lontana da Tampa, sulla costa occidentale della Florida, dove ha sede l’Img Performance Institute del guru Nick Bollettieri. Insieme a lei, i compagni di club e di specialità Claudio Licciardello e Matteo Galvan. L’Accademia, nota nel mondo per il tennis (da lì sono per esempio usciti campioni come Andre Agassi e Maria Sharapova), nel tempo s’è aperta ad altre discipline, dal football al baseball. E all’atletica. Dove a coordinare il programma specifico c’è coach Loren Seagrave, uno tra i più rinomati tecnici statunitensi per la velocità e non solo, già guida tra i tanti di stelle come Donovan Bailey, Justin Gatlin, Angelo Taylor e Dwight Phillips. Libania in pochi mesi, dopo un 2011 per tanti motivi da dimenticare, è atleticamente rinata e, soprattutto, ha cambiato mentalità. «Ho scoperto una realtà meravigliosa – dice l’azzurra, 29 anni il 12 luglio – dove alla base di tutto c’è grande professionalità. Sono concentrata, serena e tranquilla come mai sono stata. Merito dell’esperienza che sto vivendo: sono convinta che la scelta fatta sia stata quella giusta». Arrivata in Florida a inizio novembre dopo una lunga vacanza a Cuba, da Seagrave è stata in qualche modo adottata: «Nemmeno ci conoscevamo – spiega lei – mi ha solo detto che mi aveva visto gareggiare da qualche parte e che pensava fossi brasiliana... Quando sono arrivata non avevo un posto preciso dove stare, così insieme a sua moglie mi ha invitato nella sua grande casa, dove giù risiedeva Joyce Maduaka, 38enne sprinter inglese, altra sua allieva. Mi ha dato una stanza e non me ne sono più andata. Spes-
so noi facciamo la spesa e lui cucina...». In un inverno di duro lavoro, ha messo su muscoli (impossibile non notarlo) e certezze. Panterita, insomma, è tornata. Mai aveva debuttato così brillantemente: il 21 aprile, al Tom Jones Invitational di Gainsesville, nella stessa Florida, sul giro di pista è subito scesa a 51”19, tempo sostanzialmente ribadito il 5 maggio a St. Martin, in Guadalupa (51”42) e poi migliorato a 50.92, il 10 giugno a Clermont (USA). «A Bradenton atletica
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Focus la situazione logistica è perfetta – racconta – l’ambiente è ideale e molto tranquillo. In più il clima meteorologico è quello che piace a me, caldo e secco. Siamo a cinque minuti a piedi dalle palestre e la pista è a venti. Spesso si corre sull’erba, i chiodi li abbiamo calzati tardi, tutto sembra studiato per farti andar forte. Mai avevo svolto una preparazione fisica così accurata: la prevenzione agli infortuni, con tante terapie di ghiaccio, viene prima di tutto. Il programma, il più delle volte, prevede due sessioni di allenamento quotidiano, dalle 7 alle 9 e dalle 14 alle 17. Siamo seguiti in tutto e per tutto da fior di professionisti, c’è un’organizzazione perfetta. Si pensa solo a lavorare, ma viene spontaneo, lo si fa volentieri. Uscite extra ne abbiamo fatte ben poche. Sto rinunciando anche a ballare, la mia passione. Ma non mi pesa». Il più assiduo compagno di fatiche è niente meno che il campione olimpico dei 400, LaShawn Merritt, tornato in scena lo scorso anno (con l’argento iridato di Daegu), dopo una controversa squalifica per doping. «L’Italia e Tivoli, dove è rimasta mia mamma Olga, mi mancano – ammette Libania –. Ma Claudio e Matteo, che pure hanno dovuto combattere con tanti acciacchi, sono stati molto carini con me, soprattutto all’inizio mi hanno dato una grande mano ad inserirmi. Anche perché il mio inglese è quello che è, anche se ora sta migliorando. Comunque sono molto determinata. Dopo un anno di “lutto”, durante il quale ho anche dovuto fare i conti con l’addio a Riccardo Pisani, che mi aveva tecnicamente seguita sin dal giorno del mio arrivo a Roma, adesso mi sento di nuovo quella del 2009, quella che ai Giochi del Mediterraneo portò il limite italiano a 50”30 e poi raggiunse la semifinale dei Mondiali di Berlino. E credo di avere ampi margini di crescita anche sui 200». In Italia è tornata a metà maggio: «Ho trascorso una decina di giorni a Tivoli – sorride – ed è stato bello perché sono atterrata la domenica della festa della mamma... In quei giorni ho anche dovuto occuparmi di diverse vicende burocratiche lasciate in sospeso ed è per questo che al meeting di Ostrava, dove peraltro le condizioni non erano certo ideali, con quell’anonimo 52”16, non ho reso come speravo. Con il senno di poi avrei fatto meglio a non gareggiare». Libania, l’indomani, dalla Repubblica Ceca è volata direttamente in Florida. Ha nel mirino gli Europei di Helsinki, gli Assoluti di Bressanone e, appunto, l’Olimpiade di Londra. «Ho solo da perdere un paio di chili per arrivare al mio peso forma di 57 – spiega – ma non è un problema. E poi rifinire la condizione, smaltire i carichi. Sto bene, so di valere certi tempi e voglio togliermi tante soddisfazioni. Senza dimenticare la 4x400: abbiamo già di fatto conquistato il pass per i Giochi. Sono convinta che potremo tornare ad andare forte». atletica
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Focus di Guido Alessandrini Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Meucci ha scoperto l’America Il pisano, bronzo europeo a Barcellona, ha scelto Portland, Oregon, per la preparazione primaverile. Negli Stati Uniti ha vinto un 10.000 con un tempo (27’32’’86) che lo colloca al quarto posto di sempre in Italia, trovando la giusta convinzione per crescere ancora.
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Focus Dev’essere una coincidenza, però è strana questa cosa dei Meucci che funzionano in America. Probabilmente a Daniele andrà meglio che ad Antonio, che un secolo e mezzo fa rivoluzionò le comunicazioni senza però che glielo riconoscessero. A Daniele invece è bastato andare qualche giorno negli States e tutto è successo in fretta, chiaramente, senza discussioni. Non una rivoluzione ma stavolta una resurrezione, giacchè la storia dei 10.000 – intesi come classica distanza del mezzofondo – qui da noi si era fermata a vent’anni fa abbondanti dopo che negli Ottanta s’era visto un bell’andare. Basterebbe Cova e la sua tripletta Europei-Mondiali-Olimpiadi, oppure Antibo con le sue battaglie e la sua sfortunata caccia al record (voleva essere il primo a scendere sotto i 27’ ma non c’è riuscito), o ancora Panetta e Mei. Protagonisti appena prima che arrivasse lo tsunami africano. Dopo, nient’altro, a parte qualche sparsa sortita appena sotto i 28 minuti. C’è voluto Meucci “faccia d’angelo” Daniele, da Pisa, insomma, e la sua “prima” assoluta oltreoceano a fine aprile per ritrovare il gusto di vedere un italiano su tempi di un certo valore con quel 27’32”86 che lo porta – ad esempio – verso l’Europeo di Helsinki ma soprattutto verso i Giochi di Londra. Luogo dell’operazione è stato Palo Alto, o meglio la pista del campus della Stanford University. Lui tranquillo in mezzo a uno sterminato gruppone di diecimilisti (oltre 35 soltato nella sua serie) e bravo a tenere il
ritmo dei migliori fino alla fine. La conseguenza è che adesso è il quarto italiano di sempre dopo Antibo, Panetta e Ortis. Bello. Quella gara è stata allo stesso tempo conclusione ma anche inizio. Cerchiamo di riassumere. All’inizio del 2011 Daniele non si divertiva più. Già, perchè in barba a chi sostiene che lo sport e soprattutto l’atletica e di più ancora il mezzofondo equivale a lavoro e sofferenza, mica è vero. Cioè, non è soltanto quella la laboriosa e dolorosa strada per arrivare a qualcosa di buono. L’ingegner Meucci, a quel punto della propria vita, ha capito che di routine non aveva più voglia e sotto sotto ha intuito che da qualche parte doveva esserci qualcosa di meglio. Ne ha parlato con Marcello Magnani, il suo manager, e da quello sfogo è nata l’idea di cambiare allenatore passando al papà di Marcello, ovvero Massimo, grande ex della maratona azzurra. Ha funzionato. Da quel punto in avanti Meucci ha cambiato rotta e preparazione e ha cominciato a ritrovare gusto e piacere nell’atletica. Il primo scatto è arrivato a fine estate, con le due finali (5 e 10.000) ai Mondiali di Daegu e con la graziosa gentilezza della sorte che l’ha sistemato in camera con Ruggero Pertile. Vedendo che nella pista sotto l’alloggio, al villaggio atleti, c’era gente che s’allenava già alle sei di mattina e imparando da Pertile – esperto di altura e di Kenya – che la via dei grandi risultati era differente da quella frequentata fino a quel
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Focus momento, Daniele ha cominciato a riflettere. Tra una riflessione e l’altra si è laureato a pieni voti (110 e lode) in ingegneria dell’automazione (tesi: “Un algoritmo cooperativo per la stima di grandezze oceanografiche con una squadra di veicoli subacquei autonomi”) ed è diventato padre. Si può sostenere che il suo 2011 sia stato davvero la prima vera svolta della vita e non soltanto della sua carriera d’atleta. La seconda svolta si è materializzata appunto in primavera, con quell’opportunità di dare un’occhiata a quel che succede negli Stati Uniti. O meglio a Portland, Oregon, dove la Nike ha la sede, il centro ricerche, i campi e i percorsi e dove lavora il gruppone di mezzofondisti pilotato da Alberto Salazar, altro ex grande della maratona. Tanto per dire: Mo Farah – inglese di origini somale – ha costruito lì il record europeo dei 10.000. Nella decina di giorni trascorsi là, Daniele ha messo a fuoco cosa combina una delle comunità che davvero va forte in pista. Sarà stato l’ambiente, le riflessioni, la precedente preparazione fatta in Italia o tutte le cose insieme, il fatto è che è immediatamente arrivato il tempone di Palo Alto. Altro luogo illuminante per Daniele, che ha scoperto cos’è un campus fornito di tutto e come si organizza una giornata che ha messo in pista una settantina di competizioni di sole corse. La seconda conseguenza, una sorta di “bonus” supplementare, è stata la vittoria dei 10.000 su strada a New York, battendo nientemeno che i keniani. La trasfertona dovrà essere metabolizzata con calma. Magari con l’aiuto della squadra che adesso circonda, aiuta, sostiene e supporta Meucci in questo suo secondo capitolo agonistico. C’è la fisioterapista che, oltre a occuparsi del suo corpo, lo segue in pista quando Magnani è in giro per il mondo. Ci sono i medici. C’è insomma un gruppo. Che gli consente di allenarsi bene. La laurea e il passaggio al dottorato di ricerca ha anche alleggerito i suoi impegni di studio, quindi c’è modo di pensare all’Europeo e all’Olimpiade. Difficile immaginare che a Londra sia già in grado di battersi per le medaglie: nell’atletica non s’inventa nulla e ogni tappa va raggiunta al momento giusto, ma di sicuro Daniele ha riacceso la luce. Se poi riuscisse a fare una scappata di qualche settimana sugli altopiani sopra la Rift Valley per vedere e capire un’altra realtà importante, un altro passo avanti sarà fatto. atletica
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Focus di Giorgio Barberis Foto: Giancarlo Colombo e archivio FIDAL
Ostacoli
Emanuele Abate
ricomincia una bella storia I record di Emanuele Abate sui 110 e di Marzia Caravelli sui 100 fanno ripartire una specialità che soprattutto in campo maschile aveva dato medaglie e soddisfazioni all’atletica azzurra. Ricordiamo Eddy Ottoz bronzo olimpico, ma prima di lui Svara, Mazza, Cornacchia. Fra le donne il top con Valla-Testoni a Berlino 1936, poi una lunga serie di atlete di valore, dalla Ongar alla Vettorazzo, Tuzzi e Macchiut. 34
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Marzia Caravelli
L’esistenza di una pista atletica a Montgeron – cittadina di poco più di 23 mila anime che fa parte dell’hinterland di Parigi (le mappe Michelin ne collocano il centro a 23 km da quello della Ville Lumière), esattamente all’opposto rispetto alla ben più nota (almeno per lo stadio ma anche per la omonima basilica) Saint-Denis – probabilmente i più l’hanno scoperta sul far della sera di una domenica di maggio di buon auspicio per chi crede nella cabala (era il giorno 13), quando è rimbalzata tramite le agenzie di stampa la notizia che proprio su quella pista erano stati migliorati ben due primati ita-
liani, curiosamente legati visto che si tratta dei 110 ostacoli maschili e dei 100 ostacoli femminili. Ossia gara analoga sulle barriere cosiddette alte (106 cm per gli uomini, 91 cm per le donne), seppur nella differenza dello sviluppo metrico. Autori delle imprese, nel giro di pochi minuti ed entrambi in batteria, Emanuele Abate e Marzia Caravelli. Il 26enne savonese di Alassio correndo in 13”32 (vento +0,7) e limando ben 22 centesimi al limite personale, ha migliorato di 3 centesimi il precedente record che Andrea Giaconi aveva stabilito durante la Coppa Europa ad Annecy il 23 giugno 2002, mentre atletica
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Focus Eddy Ottoz, bronzo ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968
la 30enne pordenonese (che però ormai da tempo vive a Roma) con 12”85 (vento +1,8) ha tolto 12 centesimi al precedente annoso primato che Carla Tuzzi aveva stabilito a Trento il 16 giugno di 18 anni fa e 16 centesimi al personale. Poi nelle rispettive finali Abate, preceduto sul traguardo di un centesimo dal francese Pascal Martinot Lagarde, si è ancora migliorato (13”31, ma il vento spirava leggermente troppo forte, +2,1), mentre la Caravelli ha comunque chiuso con dignitoso quarto posto in 13”05 (prima la francese Sandra Gomis in 12”94). Per Abate, però, quel crono è divenuto una barriera da abbattere presto. E così, prima lo avvicina con 13”35 (-0.4) il 5 giugno a Bellinzona, e poi cinque giorni dopo al Memorial Nebiolo di Torino, in una sorta di prova generale di finale europea con il russo Shubenkov (13”21) e il francese Garfield (13”24), ferma il cronometro a 13”28. Ed è ancora record. Tempi importanti, dunque, quelli dei due azzurri che – ottenuto anche il pass per l’Olimpiade – si candidano per un piazzamento di eccellenza agli Europei di Helsinki e, quanto meno, a non essere solo anonimi protagonisti nei successivi Giochi londinesi: basta pensare che prendendo come riferimento le graduatorie mondiali della passata stagione, con i rispettivi primati, Abate occuperebbe il 15° posto e la Caravelli il 21°, entrambi però dentro liste che comprendono ben 9 statunitensi (e all’Olimpiade, come si sa, ogni Paese può schierare un massimo di tre atleti per gara). In campo maschile, sui 110 hs, Abate vanta illustri predecessori e, a livello assoluto, miglior risultato di sempre rimane quel bronzo che Eddy Ottoz conquistò a Città del Messico nel 1968, a corollario dei titoli continentali vinti due anni prima a Budapest e nella stagione successiva ad Atene. Ottoz – “figlio” prediletto di quel grande maestro che fu Sandro Calvesi (del quale sposò la figlia Liana), un tecnico che ebbe altri allievi illustri arrivati da tutto il mondo, primo fra tutti il francese Guy Drut olimpionico di Montreal 1976 – non è comunque l’unico azzurro ad aver centrato la finale olimpica: a Tokio 1964 furono ben tre i finalisti italiani, lo stesso Ottoz quarto, Giovanni Cornacchia settimo e Giorgio Mazza ottavo. E ancor più corposo è l’elenco dei finalisti continentali: Albano Albanese 4° nel 1950 a Bruxelles, Mazza 5° nel 1958 a Stoccolma, Cornacchia 2° e ancora Mazza 5° nel 1962 a Belgrado, Cornacchia 5° e Sergio Liani 6° nel 1966 a Budapest, ancora Liani 8° nel 1969 ad Atene e 6° due anni dopo ad Helsinki, Giuseppe Buttari 5° nel 1974 a Roma e 4° nel 1978 a Praga e, infine, Devis Favaro sorprendente 6° nel 2002 a Monaco di Baviera. Insomma una bella sfilza di risultati che ponevano gli ostacolisti azzurri ai vertici continentali e, in pratica, mondiali visto che al di là degli statunitensi ben scarno era allora il panorama di valore assoluto. E lo testimoniano anche a livello olimpico, dopo aver ricordato le semifinali corse da Daciano Colacchini nel 1912 e nel 1920, quelle raggiunte da Nereo Svara nel 1960 e quindi da Liani nel 1968 e nel 1972 (in compagnia di Marco Acerbi), da Buttari e da Gianni Ronconi nel 1976, da Daniele Fontecchio nel 1984 e da Laurent Ottoz, figlio di Eddy e Liana Calvesi, nel 1992, nonché la semifinale iridata corsa da Andrea Giaconi, 36
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L’ostacolista Ondina Valla, prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici (Berlino 1936)
Focus L’ex primatista italiana dei 100hs, Carla Tuzzi
l’uomo al quale Abate ha sottratto il primato italiano, nel 2003 a Parigi. Da questa sfilza di nomi è evidente come, dopo il boom propiziato dalla scuola di Calvesi nella seconda metà del secolo scorso, l’Italia non fosse più riuscita a trovare un protagonista assoluto, capace di una certa continuità di risultati. Emanuele Abate oggi si propone come tale, visto che ottimo prologo al risultato di Montgeron è stato il 6° posto ottenuto in
marzo ai Mondiali indoor di Istanbul. Passando alle donne, non si può fare a meno di ricordare i grandi successi ottenuti sugli 80 hs – distanza progenitrice degli attuali 100 – da Ondina Valla, olimpionica a Berlino nel 1936, nonché da Claudia Testoni in quella stessa occasione ingiustamente quarta (una corretta lettura del fotofinish avrebbe collocato anche lei sul podio) e poi due anni dopo campionessa continentale. Quindi sulla nuova distanza dei 100 vanno ricordate Ileana Ongar Rinaldi ottava ai Giochi di Montreal nel 1976 e Patrizia Lombardo semifinalista ai Mondiali di Helsinki nel 1983. Ma non solo perché a livello continentale meritano quanto meno citazione le semifinali raggiunte dall’eclettica Magalì Vettorazzo nel 1969, dalla Ongar nel 1971 e 1978 (che testimoniano la qualità di una carriera durata nel tempo), da Carla Tuzzi nel 1994 e da Margaret Macchiut nel 2006. Adesso il testimone passa a Marzia Caravelli, semifinalista in marzo ai Mondiali indoor di Istanbul, che pare davvero in grado di rilanciare una specialità e trascinare con il suo esempio giovani interessanti come Veronica Borsi. Infine una curiosità. Il 13 maggio 2012 con un doppio record sugli ostacoli alti ha, per così dire, un precedente: infatti il 13 settembre 1958 a Roma, con cronometraggio allora ancora manuale, Giorgio Mazza corse i 110 hs in 14”3, Letizia Bertoni e Milena Greppi gli 80 hs in 11”2. Per tutti loro significò eguagliare il record italiano ed entrare così nell’elenco dei primatisti.
CRONOLOGIA RECENTE DEI PRIMATI ITALIANI DEGLI OSTACOLI ALTI 110hs 13.5 13.5 13.5 13.5 13.5 13.5 13.5 13.5 13.4 13.4 13.46 13.42 13.35 13.32 13.28 100hs 13.6 13.5 13.5 13.3 13.3 13.2 13.1 13.56 13.24 13.19 13.10 13.08 12.97 12.97 12.85
tempi manuali Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Zurigo 4 Lug 67 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Roma 18 Mag 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Torino 2 Giu 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Mi) ...........................................................................................Monaco B. 27 Giu 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Brescia 21 Lug 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Cittd.M. 5 Ott 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Cittd.M. 16 Ott 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Cittd.M. 17 Ott 68 Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Cittd.M. 17 Ott 68 Daniele Fontecchio ...............................................(Fiamme Oro Padova) .............................................................................................................Nizza 16 Lug 85 tempi automatici Eddy Ottoz ....................................................................(Pro Patria San Pellegrino Milano) ................................................................................Cittd.M. 17 Ott 68 Laurent Ottoz .............................................................(Fiamme Gialle) ............................................................................................................................Berlino 30 Ago 94 Andrea Giaconi .........................................................(Fiamme Gialle) ............................................................................................................................Annecy 23 Giu 02 Emanuele Abate.......................................................(Fiamme Oro) .................................................................................................................................Montgeron 13 Mag 12 Emanuele Abate.......................................................(Fiamme Oro) .................................................................................................................................Torino 8 Giu 12 tempi manuali Rita Bottiglieri .............................................................(Snia Milano) ...................................................................................................................................Milano 14 Giu 75 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Mantova 14 Giu 75 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Firenze 23 Lug 75 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Roma 7 Mag 76 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Zagabria 31 Mag 76 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Furth 13 Giu 76 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Torino 7 Lug 76 tempi automatici Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Ludensch. 12 Lug 75 Ileana Ongar-Rinaldi.............................................(Bruno Zauli Lazio) .....................................................................................................................Furth 13 Giu 76 Patrizia Lombardo ..................................................(Snia Bpd Milano) ........................................................................................................................Mosca 8 Lug 76 Patrizia Lombardo ..................................................(Snia Bpd Milano) ........................................................................................................................Livorno 30 Mag 87 Carla Tuzzi .....................................................................(Cises Frascati) ...............................................................................................................................Neubrandeburg 10 Lug 88 Carla Tuzzi .....................................................................(Cises Frascati) ...............................................................................................................................Valencia 12 Giu 94 Carla Tuzzi .....................................................................(Cises Frascati) ...............................................................................................................................Trento 16 Giu 94 Marzia Caravelli.........................................................(Cus Cagliari)...................................................................................................................................Montgeron 13 Mag 12
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Persone di Fabio Monti Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Da Lemaitre un messaggio giovane L’Europa è un continente che invecchia e va a bassa velocità? Il francese, primo bianco sotto i 10’’, fa coraggio a tutti e dimostra il contrario. Qualità e allenamento lo hanno portato a sfidare i mostri sacri dello sprint mondiale. E Christophe ha anche migliorato il carattere: «Ho scoperto il piacere di vincere e non voglio più rinunciarvi. L’atletica ha cambiato la mia vita, mi ha fatto uscire dal guscio. Ora mi trovo quasi simpatico...». 38
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Persone Non si vive di solo spread. L’Europa che zoppica avrebbe bisogno di idee, di vivacità e di velocità: è per questo che l’immagine migliore per pensare all’Europeo di Helsinki (campionato anomalo e innovativo con scadenza biennale, come era già accaduto nel ’71, dopo Atene ’69) sembra ancora il volto di Christophe Lemaitre. A 22 anni appena compiuti (è nato ad Annecy, Alta Savoia, il 22 giugno ’90), il ragazzo che ha dato una lucidata alla scuola francese dello sprint si presenta in Finlandia carico di medaglie: a Barcellona, due anni fa, ha vinto l’oro dei 100, dei 200 e della 4x100 (davanti all’Italia), dopo essere diventato il primo bianco al mondo a scendere sotto i 10” nei 100 (9”98, 9 luglio 2010, Valence). Dalla Corea del Sud (Daegu 2011, campionati del mondo), è tornato a casa con l’argento della 4x100, con il bronzo dei 200 (ma dopo aver corso in 19”80, che significa correre a 36,363 km/h) e la medaglia di legno dei 100 (quarto posto, ma con 9”92). Nello sport il passato non conta, ma pesa. Non deve essere facile per lui ripartire nell’anno olimpico con risultati così importanti alle spalle. Nell’inverno Lemaitre è andato in Portogallo ad allenarsi al caldo; ha lavorato molto, al Golden Gala di Roma ha cominciato a crescere (10’’04, terzo dietro a Bolt e Powell), a Helsinki dovrebbe cominciare il momento del raccolto. Ma ha l’Olimpiade in testa, perciò agli Europei non va a cercare il tris, rinuncia ai 200. Lemaitre è l’uomo che ha lanciato la sfida alla dittatura dei neri nello sprint, una situazione che ha spinto molti a gettare la spugna e a cercare altre strade. Lui invece ha moltiplicato energie, voglia di sacrificarsi, passione per l’atletica. Ha accettato la sfida e adesso vuole provare a salire sul podio di Londra, per dimostrare, una volta di più che l’atletica è il più democratico degli sport, perché contano solo il talento e la capacità di accettare fatica e sofferenza. Ma Lemaitre è anche l’immagine dell’atletica europea, che vuole tornare a contare, come accadeva in passato, prima di essere sorpassata dal resto del mondo, accontentandosi, malinconicamente, di sopravvivere a se stessa e al proprio pericolosissimo complesso di superiorità. Il senso della sfida è nelle parole che Lemaitre ha consegnato durante un forum all’Equipe: «Molte cose sono cambiate; non sono più il ragazzo che si sentiva impaurito, quando mi mettevo sui blocchi. Adesso le sensazioni sono molto diverse, anche se qualcosa dei vecchi timori è rimasto. Prima di una finale importante, come quella di un Europeo o di un Mondiale, ho l’impressione che le gambe non abbiano più voglia di girare; mi sento molle, come se avessi soltanto voglia di dormire. Poi, al pronti dello starter, trattengo il fiato e aspetto il colpo di pistola. Quando arriva, ritrovo tutte le vecchie energie, mi lascio andare ed è in quel momento che è come se avvertissi la sensazione di volare». Lemaitre, che l’Italia ha conosciuto nel settembre 2009, al meeting di Chiuro in Valtellina, ha ammesso che «l’atletica mi ha cambiato la vita. Ho studiato in collegio e questo ha portato a isolarmi; correre mi ha atletica
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aperto nuovi orizzonti, mi ha aiutato a crescere, mi ha fatto capire la vita. Adesso mi trovo quasi simpatico. Sono un ragazzo che va forte e che ha la possibilità di girare il mondo, facendo qualcosa che gli piace davvero». Correre non basta: «Ho scoperto l’immenso piacere di vincere. “Gagner”, ecco la mia ossessione. Ho il terrore di restare indietro. Correre è magnifico, vincere è ancora più bello. È quella la vera motivazione che mi spinge ad allenarmi ogni giorno. La pista mi dà sensazioni uniche. A Barcellona, ad esempio, dopo le semifinali, mi sentivo così bene che non vedevo l’ora di tornare in pista per le finali. Anche per questo ho sempre paura di farmi male. Anche per questo penso che la mia vita, senza l’atletica, sarebbe molto triste». Lemaitre si è fatto notare per la prima volta quando di anni ne aveva 15: alla festa dello sport di Bellery, ha corso i 50 metri e Jean Pierre Nehr, che lo osservava, gli aveva fatto firmare il primo tesseramento. Anno 2008: il ragazzo ha fatto car-
riera; vince l’oro dei 200 al Mondiale juniores di Bydgoszcz, in Polonia e brucia le tappe, perché arriva secondo ai campionati francesi assoluti. Un infortunio gli impedisce di gareggiare a Pechino nella 4x100 francese. Londra sarà il primo appuntamento con l’Olimpiade. È il 2009: in tanti lo aspettano con curiosità al Mondiale di Berlino, dopo quanto ha fatto all’Europeo juniores (10”04): vince la batteria, ma nei quarti si fa squalificare per doppia partenza falsa. Deve consolarsi con l’ottavo posto nella 4x100. Nonostante tutto, il mondo ha capito che il ragazzo ha un talento straordinario. Strada facendo ha trovato un allenatore, Pierre Carraz, che ne ha plasmato il talento e che vuole portarlo sul podio olimpico, nonostante la concorrenza spietata, fra dittatura giamaicana, tentativi di restaurazione statunitense, sorprese del Caribe. Ce n’è per tutti i gusti, ma l’atletica dà sempre una speranza a chi ha voglia di fare fatica. Anche per un bianco, che sa correre forte. atletica
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Persone di Andrea Schiavon Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
L’ottava prova di Natalia
La Dobrynska, campionessa olimpica di eptathlon a Pechino, poi mondiale indoor a Istanbul nel pentathlon lo scorso marzo, sembrava in grado di poter oscurare a Londra le speranze dell’attesissima inglese Ennis. Ma la morte del marito-allenatore l’ha gettata in una crisi profonda. Ora tutti si chiedono se riuscirà a metabolizzare il dramma personale prima della grande sfida che l’attende. 42
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Restare senza allenatore a quattro mesi dai Giochi è già difficile. Quando poi il coach in questione muore, dopo due anni di lotta contro il cancro, i problemi non sono più solo tecnici. E se quell’allenatore era pure marito e guida, la domanda diventa: vale la pena andare avanti? La risposta di Natalia Dobrynska è stata sì. Fino al giorno in cui Dmytro Polyakov è rimasto in vita lei ha continuato a vincere e a fare nuovi record. Nei mesi successivi alla scomparsa di Polyakov, per la campionessa ucraina non è stato semplice riprendere, come confermato dall’anonimo ottavo posto di Gotzis a fine maggio, un piazzamento ottenuto senza mai essere realmente in gara. Tutto quello che le era venuto facile ai Mondiali indoor
di Istanbul – dove aveva cancellato il record di Irina Belova, vecchio di 20 anni – di colpo è diventato complicato. La prima donna capace di superare il muro dei 5 mila punti nel pentathlon (al coperto) si è trasformata nella vedova incapace di andare oltre il dolore. Riuscirà a elaborare il lutto prima dei Giochi di Londra? Nella risposta a questa domanda sta l’esito della prova olimpica di eptathlon, una delle gare più attese dal pubblico inglese. JESSICA E TATYANA – Da mesi il pubblico britannico vede il volto di Jessica Ennis dappertutto: la campionessa europea è una delle testimonial di Londra 2012 più gettonate (e più atletica
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Persone pagate: con un contratto da 400 mila euro a stagione dalla sola Adidas). E la ragazza di Sheffield è pure una delle avversarie più titolate di Natalia. Il confronto con la Ennis ha portato sinora l’ucraina alle sue migliori performance, sia all’aperto, sia al coperto: era accaduto agli Europei di Barcellona, dove aveva vinto l’inglese, ma Natalia aveva comunque fatto festa per un argento che le era valso il primato personale (6.778 punti). Il copione si è ripetuto ai Mondiali indoor di Istanbul, a ruoli invertiti: stavolta la vittoria è andata alla Dobrynska, mentre la Ennis – che pure dopo l’arrivo degli 800 credeva di avere vinto – si è dovuta accontentare di un nuovo record personale. Ci sarà un altro ribaltone a Londra? Di certo le quotazioni della Ennis sono risalite dopo Gotzis. «Non mi piace arrivare ai grandi eventi da favorita – aveva detto la Dobrynska dopo il trionfo di Istanbul – preferisco emergere dall’ombra». Accontentata. Tanto più che la corsa all’oro non è una gara a due: l’eptathlon sarà una delle prove più incer-
te a Londra, con Tatyana Chernova che già a Daegu aveva dimostrato di sapersi inserire con disinvoltura tra le due contendenti. La russa, che a livello giovanile è riuscita a riscrivere i primati di Carolina Kluft, ha solo 24 anni, ma è già alla sua seconda Olimpiade. A Pechino fu protagonista di un 800 da mezzofondista (2’06”50) che lì per lì non servì a mandarla sul podio, ma fu premiato “a posteriori” (dopo la squalifica della Blonska per doping) con una medaglia di bronzo. Non proprio un’avversaria con cui arrivare a giocarsi la vittoria nell’ultima prova dell’eptathlon. CON VALERIE ADAMS – La forza della Dobrynska non sta certo negli 800. Competitiva come lunghista, da mamma Lyubov – ex giocatrice di pallamano (e campionessa di braccio di ferro!) – Natalia ha ereditato un fisico che le permette grandi cose pure nei lanci. Non a caso nel 1999 ai Mondiali di Bydgoszcz, si ritrovò nella pedana del peso con una non ancora 15enne Valerie Adams: niente finale per la futura eptathleta, che però così fece il suo esordio con la maglia dell’Ucraina in una grande manifestazione internazionale. Nel 2004, a Budapest, è argento ai Mondiali indoor, ma la svolta nella carriera di Natalia arriva tre anni dopo, quando Dmytro Polyakov comincia a seguirla. All’inizio sono in molti a storcere il naso perché Dima (come lo chiama lei) viene da esperienze come allenatore nel mondo della boxe. «Nessuno credeva che potesse essere un buon tecnico per me» ricorda la Dobrynska, che a Pechino fu fatta viaggiare senza il proprio coach. «Lo chiamavo tra una gara e l’altra: gli bastava dirmi una parola e io sapevo ciò che dovevo fare». Una guida a distanza che funziona: Natalia conquista l’oro olimpico e l’unione vincente viene sancita con le nozze, celebrate quattro mesi dopo. L’OTTAVA PROVA – Sembra di stare dentro una favola: è una sposa e campionessa richiesta da tutti. Al ritorno in Ucraina la Dobrynska viene premiata con un piccolo appartamento a Kiev e una Jaguar, dono del suo club. E poi ancora le proposte per farsi fotografare come modella e le presenze in tv, con la partecipazione all’edizione ucraina di
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Persone Ballando con le stelle. Da quel momento, anche se non arrivano altri successi, lei è sempre sul podio o nei dintorni: quarta ai Mondiali di Berlino nel 2009, nel 2010 è seconda sia ai Mondiali indoor di Doha sia agli Europei di Barcellona. Quello però è anche l’anno della diagnosi a Dima del cancro intestinale. E lì la coppia inizia un altro tipo di preparazione, quella alla morte. Un countdown spietato, ma che permette di condividere un‘ultima gioia. Quando Natalia parte per i Mondiali indoor di Istanbul, suo marito è troppo malato per accompagnarla e può solo seguirla in tv e consigliarla via sms. «Se non vinco, non me lo perdonerò mai», si ripete Natalia, nei momenti più difficili del pentathlon. Conquista l’oro e lo porta a Dmytro, che muore 16 giorni dopo quel successo. Ora resta da mantenere una promessa olimpica. A supportare e indirizzare la Dobrynska verso Londra si è inserito Mikhail Medved, che lei stessa definisce «il miglior tecnico ucraino di eptathlon... ma non è Dima». In quell’assenza sta la difficoltà più grossa, che la separa da un bis olimpico riuscito in passato solo a Jackie Joyner-Kersee. Quel lutto da superare è l’ottava prova dell’eptathlon di Natalia.
LA SCHEDA Natalia Dobrynska nata il 29 maggio 1982 1,82x75 Primati personali Eptathlon: 6.778 punti (2010) (13”59/-1.6 - 1,86 - 15,88 - 24”23/-0.2 / 6,56/ +0.3 - 49,25 2’12”06) Pentatlon (indoor): 5.013 punti (2012) – record del mondo (8”38 - 1,84 - 16,51 - 6,57 - 2’11”15) 200 - 24”23 (2010) 800 - 2’11”15 (2012 - indoor) 100hs - 13”43 (2011) Alto - 1,86 (2006) Lungo - 6,63 (2008) Peso - 17,29 (2008) Giavellotto - 49,25 (2010) Progressione (eptathlon): 2000 - 5.322 punti 2001 - 5.742 2002 - 5.936 2003 - 5.877 2004 - 6.387 2005 - 6.299 2006 - 6.356 2007 - 6.327 2008 - 6.733 2009 - 6.558 2010 - 6.778 2011 - 6.539
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Focus di Claudio Gregori Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Le catapulte che sorridono Due storie molto diverse ma entrambe con il punto d’arrivo a Londra per Rosa e Legnante, le atlete che hanno scritto una storia lunga una dozzina d’anni del peso azzurro. Chiara ha partecipato al film «A 100 metri dal paradiso», che racconta di una squadra del Vaticano impegnata verso i Giochi; Assuntina non vede più ma ha accettato la nuova realtà e si è tuffata nelle sfide paralimpiche.
Le catapulte sorridono. Le pesiste sembrano macchine da guerra. Ultime eredi delle Amazzoni incarnano la Forza. Il loro gesto esplosivo, però, non ha a che fare con la meccanica, ma con la vita. E la vita, nonostante tutto, ha a che fare col sorriso. La storia di Assuntina Legnante e Chiara Rosa lo dimostra. Assuntina e Chiara hanno rappresentato gli ultimi 12 anni del peso femminile azzurro. Assuntina ha vinto ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi nel 2001 e agli Europei Indoor di Birmingham nel 2007, è stata la prima italiana a superare il muro dei 19 metri nel peso – 19,04 il 23 settembre 2006 – e vanta ancora il lancio più lungo mai effettuato da un’italiana, 19.20, primato indoor. Chiara detiene il record italiano outdoor con 19.15, stabilito il 24 giugno 2007, e, poi, rifatto due anni dopo. Grandi amiche, erano insieme a Pechino. Ora vanno a Londra. Sarà un ingresso un po’ speciale sulla scena olimpica. Divise, ma unite nel cuore. La vulcanica Chiara è la “crazy girl” dell’atletica azzurra, una mattacchiona, che ama Del Piero e Michael Jordan, che, con 46
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gli amici di San Michele delle Badesse, canta e gioca a biliardo, si fa uno spritz o un boccale di birra. L’ultima sua “performance” è una recita da attrice. Chiara ha avuto il ruolo di “Suor Adele” in un film che ha per oggetto proprio i Giochi Olimpici di Londra: «100 metri dal Paradiso». Il film, regista Raffaele Verzillo, con Giulia Bevilacqua e Giorgio Colangeli, racconta un sogno. Mons. Angelo Paolini e Mario Guarrazzi sono amici d’infanzia. Il primo vorrebbe una Chiesa più moderna, capace di aggiornare il suo linguaggio. Il secondo, un centometrista, che ha vinto tutto, tranne l’Olimpiade, sogna per il figlio Tommaso, veloce come il vento, l’oro olimpico. Tommaso, però, è folgorato dalla vocazione e si fa frate. Mario è distrutto. Mons. Paolini lo tira su con un’idea: creare la nazionale del Vaticano per i Giochi di Londra con religiosi di tutto il mondo. Il progetto fiorisce. E il 27 luglio 2012, nella cerimonia d’apertura della trentesima Olimpiade, sfila la squadra del Vaticano: c’è anche Chiara Rosa nei panni di “Suor Adele”.
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Chiara Rosa
Assunta Legnante
Anche Assuntina ha recitato. Su quella scena ardua che è la vita. Sette mesi fa è diventata cieca. Come Omero, il primo cronista di gare di atletica della storia. Come Cavanna, il mentore che ha fatto volare Fausto Coppi. Come Jorge Luis Borges, il poeta. Assuntina ha sempre avuto problemi alla vista. È nata con un glaucoma congenito a entrambi gli occhi. Per quel problema non era stata ritenuta “idonea” per i Giochi di Atene 2004 e per quelli del Mediterraneo 2005. Vedeva pochissimo con l’occhio sinistro. Usando le lenti vedeva meglio con l’occhio destro. Ma, nell’agosto 2009, mentre andava al meeting di Padova, all’improvviso calò la notte sull’occhio destro, che non vide più nulla. Smise di gareggiare, aggrappata alla luce crepuscolare del suo occhio “cattivo”, il sinistro, che, però, lo scorso novembre ha patito il distacco della retina. L’ultima operazione, il 9 marzo, non è servita a nulla. Da sette mesi Assuntina è cieca. Ha solo una tenue percezione della luce dall’occhio sinistro e niente di più. Invece di chiudersi nella conchiglia come il paguro quando è minacciato, Assuntina ha rimesso la testa al sole. Dopo oltre due anni ha ricominciato a lanciare. Quando, il 4 marzo 2007, aveva vinto gli Europei indoor di Birmingham, aveva dichiarato: «Dio mi ha dato il braccio d’oro». Si è riaffidata a quel dono. Il 13 e 14 maggio a Torino ha gareggiato agli Assoluti paralimpici e si è qualificata per Londra nel peso e nel giavellotto. Nel peso, già al primo lancio ha polverizzato il record del mondo dei non vedenti (cl. F11) della cinese Zhang Liangrim, 11.84, inanellando questa serie da ferma: 13,22, 12,51, 13,20, 13,23 e 13,27. Il giorno dopo nel giavellotto con 30,37 ha stabilito il nuovo primato italiano, una misura che la colloca al sesto posto nel ranking mondiale. C’è bellezza in questo ritorno, eleganza. C’è il coraggio di chi non si arrende, ma c’è anche il sorriso invincibile di una ragazza amata. Lo dice il nome stesso: Assuntina è il vezzeggiativo affettuoso usato dai suoi compagni di squadra per una ragazza, che ha sempre comunicato ottimismo. Un gigante – 1.87 per 118 chili – arguto, ricco di gioia di vivere. Non una torre di muscoli opaca, ma un’atleta sensibile, elastica, che viene dalla pallavolo, agile come una gazzella. Più fionda che catapulta. E una donna. Una donna che la fragilità ci rende ancora più cara. atletica
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Assuntina gareggia alle Paraolimpiadi, Chiara alle Olimpiadi. Vanno a Londra, dove 64 anni fa la torinese Edera Cordiale, nel disco, e l’alessandrina Amelia Piccinini, nel peso, conquistarono le prime e uniche medaglie olimpiche dei lanci dell’atletica femminile azzurra. Furono battute dalla francese Micheline Ostermeyer, una pianista, che al Villaggio Olimpico festeggiò le vittorie suonando Beethoven. Londra è musicale. Chiara canta e Assuntina va matta per la musica. La loro avventura va oltre le medaglie. Chiara pro48
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muove il suo film, Assuntina il suo futuro. Vanno lì per aggiungere qualche nota preziosa a quella sinfonia unica che è la vita. Con simpatia. Hanno sempre scherzato insieme. Due allegre burlone. Non hanno rinunciato al sorriso. «I miei occhi ora sono quelli di Andrea, il mio compagno», dice Assuntina, rassicurante, e scherza sulla sua nuova dimensione: «Mi sa che non vedrò mai una finale di getto del peso per non vedenti». Anche se la vedrà con gli occhi del cuore. Vedrà tutto. Come Omero che, nell’Iliade, ha raccontato in
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modo mirabile le gare dei giochi funebri in memoria di Patroclo. Meglio di qualunque cronista moderno. Borges ha scritto che la cecità è «una liberazione, una solitudine propizia alle invenzioni, una chiave e un’algebra». Nel “Poema de los dones”, anzi, non la vede come una maledizione, ma come espressione della «maestría / De Dios, que con magnífica ironía / Me dio a la vez lo libros y la noche. / De esta ciudad de libro hizo dueños / A unos ojos sin luz, que sólo pueden / Leer en las bibliotecas de los sueños…» (come «mae-
stria di Dio, che con magnifica ironia / mi diede insieme i libri e la notte. / Di questa città di libri fece padroni / occhi privi di luce, che solo possono / leggere nelle biblioteche dei sogni...». Oggi Assuntina dice: «Sogno, anche se non vedo». È già nella biblioteca di Borges. La cecità è fertile. Borges ci ha donato versi memorabili. Cavanna, con le sue “mani che vedevano”, ha creato Coppi. Così noi oggi guardiamo ad Assuntina con curiosità. Certi che qualcosa ci regalerà. Non perdiamoci Londra e “le catapulte che sorridono”. atletica
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Focus di Giorgio Reineri Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Jelimo l’ora del ritorno Pamela aveva fatto un ingresso trionfale nell’atletica dominando gli 800 ai Giochi di Pechino quando aveva poco più di 18 anni. «Ciò che ammiro di lei – aveva dichiarato allora Sebastian Coe – è la semplicità tattica, avanti dal primo all’ultimo metro». Ma la keniana non aveva digerito il successo improvviso, era praticamente sparita di scena. Ora si è sposata, ha ingentilito i tratti: la ragazzaccia è diventata donna. E in questa stagione si sta riproponendo alla grande. È cresciuta donna, la ragazzaccia che era. Tre anni ci sono voluti e un marito, Peter Murray, per completare la trasformazione. Nel frattempo, l’universo atletico che a Pechino aveva celebrato la travolgente ascesa di Pamela Jelimo alla gloria olimpica, quando non aveva ancora compiuto 19 anni, s’era quasi scordato di lei. Disperse tra le nebbie dei pettegolezzi le previsioni che, al termine della stagione 2008, la indicavano sicura erede di Jarmila Kratochvilova, dal 1983 primatista del mondo degli 800 in 1’53’’28. Riposte in archivio le di50
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chiarazioni di Lord Sebastian Coe: «Ciò che ammiro di Jelimo è la semplicita’ tattica: all’attacco, dal primo metro all’ultimo. Questa diciottenne keniana ha rivalutato l’espressione ‘front runner’, non concedendo alle avversarie nessuna opportunità di entrare nella gara, to get in the race. A Zurigo è finita a sette-otto passi dal record del mondo. In prospettiva, potrà colmare quel divario e, chissà, staccare la Kratochvilova di altrettanti». Sbucando improvvisa da quelle nebbie, Pamela Jelimo, già
Focus data per svanita, è adesso ricomparsa. Lo ha fatto una prima volta a Istanbul, il marzo scorso, per conquistare il titolo mondiale indoor degli 800 in 1’58’’83; si è ripetuta a Doha, con una sorprendente vittoria nel primo meeting di Diamond League in 1’56’’94; si è riconfermata a Ostrawa, stracciando la sudafricana Castor Semenya; e, al Golden Gala di Roma, ha superbamente duellato con il meglio della concorrenza: l’attuale campionessa del mondo, Mariya Savinova; la medaglia d’argento olimpica, ex campionessa mondiale Janeth Jepkosgei; e ancora Castor Semenya. Ma soprattutto Fantu Megiso, 19 anni, etiope, che l’ha battuta allo sprint. Pamela ha capito che dovrà essere al 100 per 100, a Londra, per domare questa concorrenza. Così, a poche settimane dai Giochi di Londra, quella che fu la prima donna keniana a conquistare la medaglia d’oro olimpica, si candida per un’altra “prima volta”: rivincere il titolo degli 800 metri. Ma ove accadesse, sarebbe forse esagerato sostenere che non della stessa Pamela si tratta? In verità, la storia di Jelimo è tutta una giravolta. Nata poverissima, il 5 dicembre 1989 da madre “single” e da padre sconosciuto, è la quarta di cinque sorelle e tre fratelli. La famiglia, presto migrata di pochi chilometri, dal villaggio di Kaptamok alla cittadina di Kapsabet, stentava a sopravvivere, e la madre a pagare le rette scolastiche per i figli. Con una sola mucca a produrre latte, e uno striminzito orto per la verdura, il cibo doveva esser razionato. Per i bambini non c’erano scarpe, e Pamela aveva appreso l’arte di correre a piedi nudi. Correre per giocare, correre per andare a scuola, correre a tirar su l’acqua dal pozzo. E correre, qualche volta, per dimenticare i morsi dell’appetito. Una storia abbastanza comune, nei villaggi e nelle città keniane. Ma a Kapsabet, dove la tribù dei Nandi è dominante, girava per l’aria qualcosa di differente: la corsa come passione e mezzo per la crescita economica e sociale. Dai giorni lontani dei primi anni sessanta, quando Kip Keino e Ben Jipcho gareggiavano nel piccolo stadio locale, e un adolescente Moses Tanui si faceva 80 chilometri a unghie per assistere a quelle competizioni, molti campioni erano spuntati in città: Wilson Kipketer, Wilfred Bungei, Janeth Jepkosgei, solo per citare gli ultimi e i migliori. Quei buoni esempi erano stati il nutrimento per i sogni e i muscoli di Pamela. Improvvisamente sbocciata all’agonismo, con la medaglia d’oro juniores ai campionati africani sui 400 metri nel 2007, aveva stupito tutti all’inizio del 2008, vincendo in Addis Abeba il titolo africano assoluto sugli 800 (1’58’’70) davanti a Maria Mutola; migliorando il primato mondiale juniores il 24 maggio a Hengelo (1’55’’76), e ripetendosi il 1° giugno a Berlino (1’54’’99). Il trionfo di Pechino (1’54’’87) e la vittoria di Zurigo (1’54’’01), oltrechè nuovi primati, erano le ultime tappe di un anno culminato con la vincita del jackpot di un milione di dollari in Golden League. Ritornata in Kenia dalla campagna olimpica ed europea, Pamela era stata accolta come una diva: feste a Nairobi, ricevimenti al palazzo del governo, procesatletica
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sione trionfale dall’aeroporto di Eldoret a Kapsabet, dove la strada che conduce allo stadio “Kip Keino” era intanto stata battezzata “viale Wilfred Bungei e Pamela Jelimo”. A tanta gloria e improvviso benessere aveva fatto seguito uno stordimento. A Janet Jepkosgei, sua compaesana e concorrente, Pamela sembrava vivere in un mondo separato, lontana dalle compagne e dai compagni d’atletica. In giro, si mormorava di una Jelimo troppo mascolina per esser donna. Come spesso succede, il governo della fama e della ricchezza appariva più arduo della vertiginosa scalata verso il successo. Tre anni, difatti, è durata la penitenza di Pamela Jelimo. Tre anni di guai, di sofferenze e di profondi mutamenti. Tre anni durante i quali la Jelimo ha cambiato allenatore – dal kenia-
no Zaid Aziz, il suo primo coach, a un giovane tecnico americano – e addolcito comportamenti e immagine. «Si è fatta socievole, gentile, aperta alla compagnia. Spesso, adesso, stiamo assieme, chiacchieriamo e Pamela ascolta con attenzione, s’informa, cerca di essere non soltanto una collega ma anche un’amica. Proprio con me, che sono forse la sua più pericolosa rivale, in Kenia», osservava Janeth Jepkosgei. E la correzione del carattere, anche se Janeth lo tace, è stata anche la correzione del fisico. Pamela ha addolcito i tratti del viso, reso smagliante il sorriso, arrotondato la spigolosità dei fianchi, ammorbidito la prepotenza dei muscoli. Al posto della ragazzaccia che conquistò Pechino, correrà a Londra una signora in fiore. atletica
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Eventi di Alessio Giovannini Foto: Giancarlo Colombo/FIDAL
Al passo della Russia In Coppa del Mondo di marcia a Saransk, i padroni di casa monopolizzano tutte le classifiche a squadre, ma le sue stelle Kaniskina e Borchin non brillano. L’Italia, a tratti in chiaroscuro, promuove la Rigaudo, il cinquantista De Luca e il quinto posto dello junior Fortunato. Nell’aria surriscaldata – e non solo a livello agonistico – di Saransk, l’Italia della marcia ha affrontato la venticinquesima edizione della Coppa del Mondo tra luci e ombre. Sotto i raggi di un sole, a tratti davvero cocente, Elisa Rigaudo settima nella 20km, Marco De Luca nono nella 50 e Francesco Fortunato quinto tra gli juniores, hanno firmato le migliori prestazioni della squadra azzurra. Meno brillante la 20km maschile con il ventiduesimo posto di Giorgio Rubino, mentre al femminile Eleonora Giorgi si è confermata in crescita, quattordicesima con il personale (1h32:57). Colpiscono – come a Cheboksary nel 2008 – il tutto esaurito e il tifo da stadio sulle numerose tribune che costeggiano il perimetro del percorso. L’anello di gara si distendeva nel cuore della città – 600 km ad est di Mosca e trecentomila abitanti – tra la monumentale cattedrale dalle cupole dorate e gli imponenti cantieri dei modernissimi edifici che daranno un volto nuovo al centro anche in vista dei Mondiali di calcio di Russia 2018. Ma la regina qui, il 12 e il 13 maggio, è stata solo la marcia che proprio a Saransk ha visto nascere stelle internazionali come l’olimpionica e triplice iridata Olga Kaniskina e Valeriy Borchin, un oro olimpico e due mondiali nella 20km, specialità della quale qui nel 2007 è stato stabilito il record del mondo, 1h17:16 di Vladimir Kanaykin. E a proposito di primati, quello della 50km (3h34:14 nel 2008) appartiene ad un altro “nativo” della capitale della Mordovia: Denis Nizhegorodov, bronzo a Pechino e argento a Daegu. 20KM, RIGAUDO OK – “È stata forse la gara più dura della mia vita!” Le parole della Rigaudo al traguardo sull’impegnativo tracciato. Praticamente 1000 metri tutti in salita ed altri 1000 di recupero. Condizioni che hanno costretto il bronzo olimpico di Pechino a rinunciare fin dalle prime battute alla strategia “d’attacco” da lei preannunciata alla vigilia. Per lei, 54
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alla fine, il settimo posto (1h31:25) in rimonta. La gara in testa si è risolta ad un giro dal termine con la fuga della russa Elena Lashmanova, 20 anni appena, ma in bacheca già le medaglie d’oro di Mondiali Allievi (2009) e Juniores (2010). La titolatissima Kaniskina non è sembrata in condizione di reagire e così la sua giovane connazionale, sorridente e un po’ incredula, si è presa la vittoria e la soddisfazione di quasi un minuto di vantaggio: 1h27:38 a 1h28:33. Terza la spagnola Poves (1h29:10). Ma il calendario dice da qui all’Olimpiade mancano ancora due mesi. E, intanto, al maschile anche il neoprimatista asiatico (1h17:36 a Taicang a fine marzo), Zhen Wang, cinese allenato da Sandro Damilano, ha ribadito le sue serissime intenzioni per Londra. A Saransk ha vinto in 1h19:13, lasciandosi dietro una sfilza di russi con Borchin soltanto decimo. Una giornata no, invece, quella in cui è incappato l’azzurro Rubino, ovviamente non soddisfatto della sua performance (1h22:42) come Matteo Giupponi, trentottesimo in 1h24:23, ma che quest’anno aveva portato il personale a Lugano ad un probante 1h20:58. DE LUCA, REGALO DI COMPLEANNO – Nella 50km, De Luca, all’indomani del suo trentunesimo compleanno, si è fatto un bel regalo. Il finanziere azzurro ha saputo ben fronteggiare con una condotta di gara sempre presente, il duro percorso e il caldo, chiudendo nono in 3h49:50. Un risultato ottenuto “con il minimo sforzo possibile” che lo proietta verso l’appuntamento olimpico. La dedica è alla figlia Sofia e alla sorellina Noemi che nascerà tra qualche mese. Da segnalare in chiave italiana anche il progresso del campano Teodorico Caporaso, ventottesimo con il primato personale migliorato di oltre un minuto e mezzo (3h59:19). 53° Lorenzo Dessi 4h14:56, mentre più indietro sono finiti Jean Jacques Nkouloukidi (63°/4h21:46) e tricolore assoluto Federico Tontodo-
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XXV COPPA DEL MONDO DI MARCIA Saransk (Russia), 12-13 maggio RISULTATI – UOMINI 20km: 1. Zhen Wang (Cina) 1h19:13, 2. Andrey Krivov (Russia) 1h19:27, 3. Vladimir Kanaykin (Russia) 1h19:43, ... 22. Giorgio Rubino 1h22:42, 38. Matteo Giupponi 1h24:23, 49. Riccardo Macchia 1h26:10 (PB), 63° Vito Di Bari 1h27:26. Team: 1. Russia (10 punti), 2. Cina (21), 3. Ucraina (24), ... 9. Italia (109) 50km: 1. Sergey Kirdyapkin (Russia) 3h38:08 (WL), 2. Ivan Erokhin (Russia) 3h38:10, 3. Jared Tallen (Australia) 3h40:32, ... 9. Marco De Luca 3h49:50, 28. Teodorico Caporaso 3h59:19 (PB), 54. Lorenzo Dessi 4h14:56, 63. Jean Jacques Nkouloukidi 4h21:46, 64. Federico Tontodonati 4h22:26. Team: 1. Russia (8 punti), 2. Cina (36), 3. Ucraina (52), ... 7. Italia (91) 10km Juniores: 1. Eider Arevalo (Colombia) 41:17, 2. Alexander Ivanov (Russia) 41:42, 3. Jesus T. Vega (Messico)
41:56, ... 5. Francesco Fortunato 42:13 (PB), 18. Vito Minei (43:27). Team: 1. Russia (6 punti), 2. Colombia (10), 3. Cina (14), ... 5. Italia (23) RISULTATI – DONNE 20km: 1. Elena Lashmanova (Russia) 1h27:38, 2. Olga Kaniskina (Russia) 1h28:33, 3. Maria José Poves (Spagna) 1h29:10, ... 7. Elisa Rigaudo 1h31:25, 14. Eleonora Anna Giorgi 1h32:57 (PB), 21. Ferraro Ferraro 1h33:21, 55. Antonella Palmisano 1h40:17, Sibilla Di Vincenzo (DQ). Team: 1. Russia (9 punti), 2. Spagna (19), 3. Cina (35), ... 5. Italia (42) 10km juniores: 1. Sandra Arenas (Colombia) 45:57, 2. Alejandra Ortega (Messico) 46:00, 3. Nadezhda Leontyeva (Russia) 46:02, ... 14. Anna Clemente 48:25, 22. Elena Poli 50:28. Team: 1. Russia (7 punti), 2. Cina (15), Ucraina (15), ... 7. Italia (36)
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Eventi
LA CORUNA: RUBINO QUARTO, GIORGI 1h31:18
20KM: FERRARO E TONTODONATI CAMPIONI
Il 9 giugno, nella 20km di marcia del XXVI Gran Premio Cantones di La Coruña (valido per lo IAAF Race Walking Challenge 2012), il finanziere romano Giorgio Rubino, nel gruppo di testa fino al 17° km, ha chiuso quarto in 1h21:30 davanti al carabiniere Matteo Giupponi, quinto in 1h22:07. Al femminile, passi in avanti per la marciatrice Eleonora Giorgi (Fiamme Azzurre) che ha notevolmente migliorato il primato personale sulla 20km. Per la 22enne lombarda sesto posto in 1h31:18, crono che rappresenta un ulteriore progresso rispetto all’1h32:57 da lei ottenuto, meno di un mese prima, in Coppa del Mondo. Entrambi cinesi i leader delle due prove. In campo maschile il successo finale è andato a Li Jianbo (1h20:55) davanti allo spagnolo Miguel Ángel López (1h20:59) e al connazionale Yu Wei (1h21:04). Solo metà gara, invece, per l’atteso Zhen Wang che aveva fatto l’andatura nella prima parte. Tra le donne netta affermazione in 1h27:32 della viceiridata e primatista asiatica, Liu Hong che ha preceduto le spagnole Beatriz Pascual (1h29:53) María Vasco (1h30:05).
I campioni tricolore 2012 della 20km di marcia sono Federico Tontodonati e Federica Ferraro. A decretarlo è stata, domenica 17 giugno, la 55ª Coppa Città di Sesto San Giovanni, tappa italiana dello IAAF Race Walking Challenge. Il marciatore del CUS Torino, tricolore 2011 della 50km, è finito settimo assoluto in 1h28:37 nella gara vinta, in un caldo pomeriggio, dal messicano Eder Sanchez (1h24:52) che, negli ultimi due giri, ha rimontato e staccato il russo Trofimov (1h25:22) e il giapponese Suzuki (1h26:42). Sugli altri due gradini del podio della rassegna nazionale sono saliti nell’ordine i cinquantisti Jean Jacques Nkouloukidi (Fiamme Gialle/1h29:04) e Teodorico Caporaso (Libertas Amatori Benevento/1h29:16). Nella prova femminile, la 23enne savonese dell’Aeronautica ha bissato il titolo della passata stagione, chiudendo in sesta posizione nel tempo di 1h37:43. Successo della russa Tatiana Sibileva in 1h30:35 seguita dall’irlandese Loughnane (1h31:33) e dall’australiana Tallent (1h32:30). Argento tricolore a Federica Curiazzi (Bergamo 1959 Creberg/ 1h44:51) a nemmeno 48 ore di distanza dal titolo sui 10000 Promesse in pista a Misano Adriatico, mentre terza delle italiane al traguardo è stata Cecilia Stetskiv (GS Valsugana Trentino/1h48:37).
nati (64°/4h22:26). Vittoria al russo Sergey Kirdyapkin, iridato di Helsinki 2005 e Berlino 2009, che ha fermato il cronometro a 3h38:08, il più veloce dell’anno. Secondo il connazionale Erokhin 3h38:10 e terza piazza del podio per l’australiano, argento a Pechino 2008, Jared Tallent (3h40:32). Quarto il cinese Si (3h43:05) davanti al russo iridato in carica Bakulin (3h46:14). JUNIORES, BRAVO FORTUNATO – Le due 10km giovanili, gare di apertura dell’evento, si sono chiuse nel segno del colombiano Eider Arevalo (41:17), già leader dell’edizione 2010, e della connazionale Sandra Arenas (45:57). In chiave italiana, bravo il pugliese Fortunato che ha conquistato il quinto posto a suon di primato personale (42:13), miglior piazzamento di sempre di un azzurrino in Coppa del Mondo. Con Vito Minei diciottesimo (43:27), l’Italia raggiunge il quinto posto a squadre. Settima, invece, la formazione femminile con Anna Clemente quattordicesima (48:25) ed Elena Poli ventiduesima (50:28). 56
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RUSSIA POTENZA DI SQUADRA – La Russia non concede sconti, almeno a squadre. A Saransk i padroni di casa vincono tutto quello che c’era da vincere nelle classifiche per team, merito dei due successi individuali dell’esperto Kirdyapkin nella 50km e della giovane Lashmanova nella 20km e di altri sei atleti (4 argenti e 2 bronzi) sui restanti gradini del podio delle cinque gare in programma. Alla corazzata russa sfuggono, però, i primi posti individuali della 20km maschile conquistata dal cinese Zhen Wang e delle due 10km juniores appannaggio dei colombiani Arevalo e Arenas. Meno brillanti, invece, quelle che dovevano essere le due stelle annunciate di questa edizione, ovvero Olga Kaniskina e Valery Borchin, rispettivamente seconda e decimo nelle due 20km. Targata Russia anche l’unica migliore prestazione mondiale stagionale realizzata nel corso della manifestazione, le 3h38:08 di Kirdyapkin nella 50km che spodestano le 3h40:58 marciate a marzo da Alex Schwazer. All’olimpionico azzurro resta in compenso la leadership stagionale della 20km, l’1h17:30 del record nazionale assoluto.
Recensioni di Gianni Romeo
L’ATLETICA SICILIANA, UNA STORIA PREZIOSA Sergio Giuntini, Giuseppe Clemente: «Storia dell’Atletica siciliana (dai miti Eraclei al 2006». Ready-made, Foro Bonaparte44A, 20121 Milano, www.ready-made.net; pagg. 315, Euro 40,00 Che cos’è? Un libro, un volume, un trattato? Non si può definire in una sola parola il colossale lavoro che Sergio Giuntini e Pino Clemente hanno realizzato per mandare alla storia e al futuro la «Storia dell’atletica siciliana, dai miti Eraclei al 2006». Un libro pesante anche a reggerlo, da libreria, grande formato, ma pesante soprattutto nei suoi contenuti fatti di storia e di storie, di personaggi, di società e di citazioni, dove non è stato dimenticato nessuno, dove c’è Totò Antibo di Altofonte ma ci sono anche i campionati studenteschi, e la Coppa Sicilia e i siciliani che hanno raggiunto la maglia azzurra. È una efficace testimonianza di quanto la generosa terra di Sicilia abbia dato allo sport più nobile e difficile, una testimonianza sottratta abilmente all’aridità pur efficace delle cifre e offerta agli appassionati in un linguaggio gradevole. Sergio Giuntini, milanese, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Storia di Sport e autore in passato di numerose pubblicazioni a carattere storico e Pino Clemente, palermitano, insegnante, docente in atletica, giornalista, direttore di «CorriSicilia», il mensile dell’atletica regionale, hanno dato vita a un connubio perfetto. Un bel lavoro.
I MAGNIFICI OTTO, DA OWENS A BOLT Marco Franzelli, «Ottox100»: da Owens a Bolt, la sfida impossibile di otto medaglie d’oro. Biancoenero Edizioni (www.biancoenero edizioni.com), pagg. 120, Euro 10,00 La scadenza dell’Olimpiade stimola, ogni quattro anni, la bibliografia sportiva. Non poteva essere immune dal contagio Marco Franzelli, che dirige la redazione «Società e sport» del Tg1 ma non ha dimenticato il lungo periodo in cui fu brillante telecronista delle vicende atletiche. Franzelli ha mirato verso l’argomento che sarà il più consumato, nei giorni di Londra 2012: la sfida nello sprint, con Bolt uomo da battere. Ma se il giamaicano è naturalmente il personaggio del capitolo che chiude il libro «Ottox100», ci sono i suoi sette precedessori con storie altrettanto importanti da raccontare. Otto velocisti per 100 metri, otto storie della gara più breve, più intensa e più drammatica dell’atletica leggera. Otto personaggi pescati nel corso del tempo a cominciare dal lontano 1924 (Parigi) dove la vicenda di due atleti britannici, Harold Abrahams ed Eric Liddell, ispirò poi un film bello e commovente come «Momenti di gloria». Otto storie sportive ma non solo, alla ricerca dell’uomo che c’è in ogni atleta. Vicende raccontate con la prosa chiara ed efficace dell’autore, che vuole indirizzarsi soprattutto ai giovani. Owens, Hary, Borzov: chi sono questi campioni da leggenda per le nuove generazioni? Franzelli ci accompagna per mano alla scoperta. Tutto ciò in un’edizione economica e pratica.
QUANDO NACQUE IL FLIRT FA ROMA E LO SPORT Enrico Castrucci, Francesca Monzone, Carlo Santi: «Nel mondo di Roma». Editore Italia Mararhon Club, pagg. 156, Euro 15,00 La riscoperta, e per molti la scoperta vera e propria delle radici. Come, dove e perchè nacque lo sport a Roma. «Nel mondo di Roma», questo il titolo del libro, racconta o per meglio dire indaga l’approccio della città diventata da poco Capitale con i primi slanci sportivi. Hanno lavorato insieme in tre: Enrico Castrucci che è un dirigente sportivo molto noto che fra l’altro ha fatto decollare alla grande negli ultimi anni la Maratona di Roma; Francesca Monzone, collaboratrice di molte testate romane e appassionata di storia dello sport; Carlo Santi, giornalista sportivo del Messaggero impegnato in particolare nelle aree atletica-basket-nuoto. Gli autori definiscono le loro pagine «cartoline dell’Ottocento, momenti di vita della città in un periodo che va definito di passaggio». E infatti il periodo preso in esame va dal 1870, la breccia di Porta Pia, fino ai primi due decenni del Novecento.
STORIE DI DONNE DELLA NOSTRA ATLETICA Roberto Corsi «Donne di fiori, di cuori, di (ri)picche - Quadri di atletica al femminile». Società Editrice Fiorentina, pagg. 170, Euro 15,00 La letteratura del nostro sport, forse mai così ricca come in questo periodo incerto dell’atletica italiana, ha acquisito un nuovo libro, veramente originale nella sua concezione. Lo stesso autore Roberto Corsi, attualmente collaboratore del “Corriere Fiorentino”, riconosce la sua “marginalità rispetto all’atletica”, essendosi avvicinato ad essa solo in anni assai recenti, dopo aver scritto quattro libri di tema socio-politico. Questo lavoro mette a fuoco la vicenda delle più celebri protagoniste dell’atletica azzurra, da Giuseppina Leone a Paola Pigni e altre, fino ad Antonietta Di Martino. Questo per quanto riguarda le personalità vincenti, “le donne di fiori”. Fa seguito un altro gruppo, “le donne di cuori”, e un terzo, “le donne di (ri)picche”, così catalogate in rapporto alle loro vicende, nello sport e nella vita. L’autore ha fatto visita a tutte, in svariati angoli della nostra penisola, raccogliendo dalla loro voce informazioni, racconti di vita e impressioni preziose, di una vivezza spesso sorprendente. Questo simpatico lavoro ha una prefazione di Mabel Bocchi, (basket) e una postfazione di Claudia Giordani (slalom). atletica
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Internazionale di Marco Buccellato Foto: Samsung Diamond League e Giancarlo Colombo/FIDAL
Diamond League grandi ritorni Liu Xiang
Prima del Compeed Golden Gala, il circuito mondiale aveva visto a Doha (Jelimo 1’56’’94 negli 800) e a Shangai (Liu Xiang 12’’97 nei 110 hs) ripresentarsi ad altissimo livello due campioni. Fuochi pirotecnici nel ricco calendario Usa di primavera, maratone sempre velocissime e Calcaterra ancora iridato della 100 km. 58
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Internazionale Sanya Richards-Ross entusiasma alle Texas relays – Come ogni anno, le gare di Austin (28-31 marzo) sono state condizionate da folate di vento generoso di cui ha beneficiato anche la fresca iridata indoor dei 400 Sanya Richards-Ross, tornata per una volta centometrista e cronometrata in un eccellente 10”89 (e “anchor-woman” della staffetta texana in 3’27”93, mondiale stagionale). Nella gare universitarie ha brillato anche Kimberlyn Duncan (10”94 e poi al mondiale stagionale con la 4x100 in 42”99). Il quartetto maschile di Auburn si è espresso a 38”30. Nella staffetta del miglio, Jeremy Wariner (44”58 lanciato) ha portato una selezione texana al mondiale stagionale di 3’01”54. In pedana curiosità per il ritorno, dopo tre stagioni di inattività, di Amy Acuff, che con 1,95 ha scoperto le carte per la quinta partecipazione olimpica della carriera. Vola Carmelita in 22”31 – Carmelita Jeter ha esordito al Rafer Johnson/Jackie Joyner-Kersee Invitational di Westwood (1214 aprile) con un ottimo 22”31 nei 200 metri. Sulla pista californiana si sono ritrovate due star dei 100 ostacoli made in USA, la due volte iridata Michelle Perry e la già campionessa olimpica Joanna Hayes, ora 36enne, finite in quest’ordine in 12”75 e 12”96. Altri risultati: 10”88 ventoso di Alexandria Anderson (seconda la Moore in 10”93), 42”65 del quartetto che porta il nome del tecnico Bob Kersee, con Allyson Felix in ultima frazione. A Hoffa il round di Lawrence – Nelle Kansas Relays (18-21 aprile) si sono sfidati, nella prima di una nuova lunga serie di confronti, due ex-campioni del mondo di getto del peso, Reese Hoffa e Christian Cantwell. C’erano anche gli altri migliori specialisti USA e il canadese Amrstrong, autore di un
debutto a sei zeri (solo lanci nulli). Si è imposto Hoffa all’ultimo lancio con 21,73, 2 centimetri più di Cantwell e si è registrato il gran progresso del canadese ex-statunitense Rodhe, arrivato a 21,11. Nei 400 hs Bershawn Jackson ha portato il mondiale stagionale a 48”20. Walnut, la Reese e Dix in evidenza – Nelle Mount SAC Relays californiane (19-21 aprile) la due volte campionessa del mondo outdoor (e indoor a Istanbul) di salto in lungo Reese ha prodotto la prestazione tecnica più eclatante con un balzo da 7,12. Walter Dix ha corso il primo 100 metri della stagione in 9”85 ventoso (il rientrante Rodgers a 9”97). Il britannico bianco Martyn Rooney ha abbassato il mondiale stagionale a 44”92 battendo di quattro centesimi di secondo Jeremy Wariner. In gran forma anche la novità inglese del disco Lawrence Okoye, 66,67, e il mezzofondista francese Ahrass, al mondiale stagionale sul miglio in 3’52”21. Tra gli ostacoli, ancora il duo Perry-Hayes a dettare legge in 12”70 e 12”72 con 2,5 metri di vento. Chaunté Lowe subito a 2,00 – Il debutto all’aperto della campionessa mondiale indoor Chaunté Lowe-Howard non poteva essere migliore. A Auburn (20-21 aprile): due metri al primo tentativo dopo essere ricorsa a tutte le prove disponibili per superare l’1,96. Sotto i dieci secondi, sui 100 maschili, Mookie Salaam (9”98). Con vento entro la norma è andata molto bene anche la giovane Shanique Ferguson, di Bahamas, cronometrata in 11”07. Gatlin 20”11, Grenot esordio ok – L’ex-campione olimpico Justin Gatlin ha vinto i 200 metri del Tom Jones Memorial Classic di Gainesville (21 aprile) in 20”11. La britannica Tiffany
Sanya Richard-Ross
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Internazionale Porter si è invece affermata sui 100 ostacoli in 12”47 con tre metri di vento a favore. Nei 110 maschili 13”17 di Oliver (mondiale stagionale). Nei 400 piani femminili esordio e vittoria per l’azzurra Libania Grenot in un promettente 51”19. In pedana, 8,25 di Will Claye e 6,87 ventoso della francese Lesueur, giò approdata a 7,04 pochi giorni prima, sempre con l’aiuto del vento eccessivo. Sanya Richards-Ross 50”18 – Prosegue la striscia di imbattibilità stagionale di Sanya Richards-Ross che al Michael Johnson/Dr. Pepper Classic di Waco (21 aprile) domina in 50”18. Nello stesso giorno in Louisiana 11”05 di Kimberlyn Duncan, mondiale stagionale. Yohan Blake all’arrembaggio: 9”90 – Nell’UTech Invitational di Kingston (14 aprile) un’ottima frazione di Bolt porta il quartetto comprendente anche Forsythe, Blake e Roach alla miglior prestazione mondiale stagionale della staffetta 4x100 con 37”82. Asafa Powell, che aveva ricevuto il testimone da Nesta Carter nell’altra formazione di assi (in squadra anche l’inglese Chambers e Mike Frater), è stato battuto sul lanciato e ha desistito a metà rettilineo, pur chiudendo in 38”27. Nel 100 individuali, il campione mondiale Blake ha marchiato 9”90 con un metro e sei di vento favorevole. Gli USA dominano le staffette di Philadelphia – Nell’edizione numero 118 delle Penn Relays (28 aprile), Stati Uniti al colpo grosso con en-plein di sei successi nel confronto USA vs The World. Mondiali stagionali nella 4x400 uomini (3’00”15) e donne (3’21”18) e nella 4x100 donne (42”19 con Madison, Felix, Knight e Jeter). Nella frazione del grenadino Kirani James si è registrato il miglior tempo (43”8), mentre tra le donne in bella evidenza ancora Sanya Richards-Ross (49”5). Nella 4x100 uomini Rodgers, Gatlin, Patton e Dix hanno vinto in 38”40. A Kingston si vola: Bolt 9”82, Jeter 10”81 – Nel Jamaica International Invitational di Kingston (5 maggio) Usain Bolt ha aperto la stagione delle gare individuali sfrecciando in 9”82, il miglior esordio della carriera. Bolt ha largamente preceduto Frater (10’’ netti).Nella sfida a distanza con Yohan Blake (i due non si affronteranno prima dei Giochi), la risposta dell’iridato dei 100 ha riportato la cifra di 19”91 (secondo Ashmeade in 20”09, terzo l’emergente Weir in 20”21). Nella gara dei 100 donne, sfavillante 10”81 di Carmelita Jeter in casa della giamaicane, relegate a un ruolo di secondo piano anche dalla prova della sprinter di Trinidad Baptiste, seconda in 10”86. Vittoria USA anche sui 200, con Bianca Knight a 22”49, quattro centesimi meglio dell’olimpionica dei 100 FraserPryce. Nei 400 si è registrata la prima sconfitta dell’anno per Sanya Richards-Ross, battuta in 50”11 dal miglior abbrivio di Novlene Williams-Mills (49”99). Grandioso 12”51 della veterana degli ostacoli alti Brigitte Foster-Hylton (37 anni). Il campione mondiale universitario Parchment, nei 110 hs maschili, ha migliorato il personale in 13”19. Festival dei 10.000, c’è anche Meucci – In Giappone il kenyano Martin Mathathi (Kobe, 21 e 22 aprile) ha corso a tempo di mondiale stagionale in 27’35”16. Ancora incerto sulla partecipazione ai Trials olimpici, sta invece progettando il debutto da maratoneta in dicembre, a Fukuoka. Sud Africa: ai campionati nazionali di Port Elizabeth (13-14 aprile) 27’40”73 di Stephen Mokoka. Nel Payton Jordan Cardinal Invitational 60
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di Palo Alto (29 aprile) Daniele Meucci ha riportato un brillante quarto posto portandosi a 27’32”86, preceduto dal canadese Levins (27’27”96, mondiale stagionale), dall’ex-campione universitaio Sammy Chelanga (27’29”82) e dal ventunenne Derrick (27’31”38, primato NCAA). Ventiduesimo Stefano La Rosa in 28’13”62. Spearmon 20”02 alle Drake Relays – A Des Moines (26-28 aprile, edizione numero 103) Walalce Spearmon onora l’appuntamento, in condizioni poco favorevoli di tempo, in 20”02, fallendo il primato della manifestazione per una partenza decisamente lenta. Nel peso 21,31 del campione del mondo indoor Whiting (poi a 21,50 a State College). Una altra iridata di Istanbul, la Lowe-Howard, ha superato 1,98 nel salto in alto. Sud America: Caterine Ibargüen a 14,95 – Il 28 aprile a Medellín nel Gran Prix Ximena Restrepo esordio micidiale della triplista bronzo di Daegu Caterine Ibargüen, che con vento nella norma ha portato il mondiale stagionale a 14,95. Doha, la Diamond League in orbita – Kenya, tanto Kenya, non solo Kenya. L’avvio della Samsung Dimond League a Doha (11 maggio) ha portato risultati esaltanti e, in alcuni casi, di livello tecnico mostruoso. Pamela Jelimo è tornata ai livelli di quattro anni fa, quando cambiò le carte in tavola nell’anno olimpico realizzando una striscia di cinque record mondiali junior e dominando l’Olimpiade. A Doha è stata travolgente sugli 800 metri in 1’56”94, inseguita quasi fino al traguardo dalla giovane etiope Fantu Magiso, al record nazionale in 1’57“90. Nell’omologa gara maschile, David Rudisha si è imposto in 1’43”10 trascinando il mai domo Kinyor al personale di 1’43”76. Sui 1500 uomini, Asbel Kiprop è rimasto a bocca asciutta dopo una gara spettacolare: in rettilineo, lanciato verso la vittoria, ha urtato la scarpetta all’indietro contro l’arrembante Silas Kiplagat, e perso il passo per un istante. Kiplagat si è involato in un favoloso 3’29”63, e Kiprop, pur danneggiato dalla fatalità, ha chiuso in un eccezionale 3’29”78, primato personale. Nella gara più bella del programma, i 3000 piani femminili, Vivian Cheruiyot ha battuto con un finale allo spasimo la rivale di sempre Meseret Defar, in 8’46”44. Nei 3000 siepi, prestazioni-monstre di Paul Kipsiele Koech in 7’56”68 su Matelong, sceso per la prima volta sotto gli otto minuti in 7’56”81. Poi 3000 piani a Augustine Choge in 7’30242, con Kenenisa Bekele relegate solo in settima posizione al traguardo: Kenya dittatore. Le vittorie maschili non-kenyane: un Gatlin tornato ai livelli prima della sospensione ha sopraffatto Asafa Powell di un centesimo, 9”87 contro 9”88. Nei 200 l’americano Dix ha vinto in sicurezza in 20”02. Straordinario LaShawn Merritt, autore di un roboante 44”19 sui 400. Nel lungo, prima uscita poco esaltante per Andrew Howe dopo il grave infortunio della scorsa stagione. Per il reatino un 7,16 che lo tiene lontano dai migliori (vittoria al russo Menkov con 8,22). Tra le donne, eccezionale Allyson Felix, una morbida freccia nei 100 in 10”92, personal best, e soprattutto con Veronica Campbell-Brown (10”94) messa alla frusta e battuta sul suo punto di forza, la partenza. Nei 100 ostacoli 12”60 della giamaicana FosterHylton su Kellie Wells (12”72). Il primo scontro al vertice tra le migliori giavellottiste del pianeta ha decretato la vittoria della combattente russa Abakumova (66,86, mondiale stagionale) sulla ceka Spotáková (66,17) e sulla tedesca Obergföll (64,59).
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COPPA EUROPA 10000: EJJAFINI 31:45.14, AZZURRE SECONDE Il 3 giugno a Bilbao (Spagna), Nadia Ejjafini (Esercito) protagonista. L’azzurra è giunta quinta in 31:45.14, primato personale (aveva 32:14.63, stabilito lo scorso anno a Oslo) e quarta prestazione italiana all-time, a soli 14 centesimi dal minimo olimpico “A” (31:45.00) per Londra. Sesta la primatista italiana di maratona Valeria Straneo (Runner Team 99) in un ottimo 32:15.87 (PB e undicesima di sempre in Italia), mentre Elena Romagnolo (Esercito) chiude decima (32.39.12 PB). Così le altre azzurre: Claudia Pinna (Cus Cagliari), dodicesima in 33:02.37 (anche per lei primato personale, ma minimo per gli Europei mancato di 2.37 secondi!), Silvia Weissteiner (Forestale), diciassettesima in 33:13.67, e Federica Dal Ri (Esercito), 29esima con 34:12.88. Nella classifica a squadre, la Gran Bretagna, vincitrice, succede alle azzurre (oro un anno fa a Oslo); l’Italia è seconda, precedendo il Portogallo della prima classificata Sara Moreira. Note meno liete in campo maschile. Ritirato, dopo cinque chilometri, l’atteso Andrea Lalli (Fiamme Gialle). In assenza del molisano, Stefano La Rosa (Carabinieri) è stato il migliore degli azzurri, con il 28:34.54 che gli è valso il quinto posto assoluto (vittoria al turco Polat Arikan in 27:56.28); più indietro il maratoneta Ruggero Pertile (Assindustria Padova), che si è ben difeso realizzando il personale (28:54.45) e finendo all’undicesimo posto della prima serie. Nella seconda serie (vittoria al danese Abdi Hulad in 28:57.06), settimo posto per Simone Gariboldi (Fiamme Oro) in 29:45.70, e nona piazza per Daniele Caimmi (Fiamme Gialle), 29:56.10. Italia quarta, con le tre piazze del podio occupate nell’ordine da Spagna, Portogallo e Francia (il bronzo sfugge agli azzurri per 41 secondi). RISULTATI UOMINI: 1. Polat Kemboi Arıkan (TUR) 27:56.28, 2. Ayad Lamdassem (ESP) 28:04.22, 3. Carles Castillejo (ESP) 28:07.50, ... 5. Stefano La Rosa 28:34.54, 11. Ruggero Pertile 28:54.45 (PB), 24. Simone Gariboldi 29:45.70, 29. Daniele Caimmi 29:56.10, Andrea Lalli (rit.); SQUADRE: 1. Spagna, 2. Portogallo, 3. Francia, 4. ITALIA, 5. Svezia, 6. Danimarca, 7. Turchia; DONNE: 1. Sara Moreira (POR) 31:23.51, 2. Jo Paveay (GBR) 31:32.22, 3. Christelle Daunay (FRA) 31:35.81 (NR), ... 5. Nadia Ejjadini 31:45.14 (PB), 6. Valeria Straneo 32:15.87 (PB), 10. Elena Romagnolo 32:39.12 (PB), 12. Claudia Pinna 33:02.37 (PB), 17. Silvia Weissteiner 33:13.67; SQUADRE: 1. Gran Bretagna, 2. ITALIA, 3. Portogallo, 4. Bielorussia, 5. Spagna
100KM, TRIS IRIDATO DI CALCATERRA Il trionfo di Giorgio Calcaterra ai Campionati del Mondo e d’Europa dei 100 chilometri disputati a Seregno (22 aprile) è avvenuto senza discussioni, e segue quelli di Tarquinia (2008) e Winschoten (2011). Il podista romano, tassista nella vita e maratoneta-no stop sulle strade di tutto il mondo, si è laureato per la terza volta campione del mondo in 6h23’20”, precedendo lo svedese Jonas Buud ( al record in 6h28’57”) e l’altro azzurro Alberico Di Cecco (6h40’30”), consentendo all’Italia, grazie anche al sedicesimo posto di Daniele Palladino (7h02’52”) di affermarsi anche nella classifica a squadre, superando i team di Stati Uniti e Francia. Nella classifica femminile, oro alla statunitense Amy Sproston in 7h34’08” sulla svedese Kajsa Berg (anche lei al record nazionale in 7h35’23”) e sulla russa Irina Vishnevskaya (7h36’01”). Le italiane: settima l’esordiente Marina Zanardi (7h58’07”), iscritta al campionato mondiale master-WMA, dodicesima Francesca Marin (8h03’53”), che con l’apporto di Roberta Orsenigo (8h23‘27”), consente all’Italia il quarto posto mondiale nella classifica a squadre (prime le statunitensi, seconde le giapponesi, terze le russe) e di cogliere la medaglia d’argento della classifica continentale.
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Internazionale Caraibi: Il “caimano” Blake a 9”84 – La risposta di Blake al 9”82 di Bolt è arrivata pochi giorni dopo a George Town, Isole Cayman (9 maggio). Blake ha onorato in 9”84 la prima edizione del Cayman Invitational. Nei 200 è progredito ancora Weir (20”13). Pochi giorni dopo, a Ponce in Portorico (12 maggio) l’ostacolista Javier Culson ha frantumato il mondiale stagionale in 48”00, Dayron Robles è stato sconfitto da Ryan Wilson e Jason Richardson. A livello femminile i risultati migliori li ha ottenuti Tianna Madision, doppietta-sprint in 11”05 e 22”37.
no di Valeria Straneo che in 2h23’44” toglie tre secondi al precedente limite di Maura Viceconte. Piccole cronache: a metà gara i leader della corsa maschile erano in vantaggio di sei secondi sulla tabella che avrebbe permesso di migliorare il primato mondiale di Patrick Makau, incrementato poi al passaggio al 25° chilometro (ben 18 secondi). Il patrimonio è stato dilapidato nei successivi 10 km con una frazione di 29’33”. Perfetto il passo, invece, della Gelana, che ha corso due frazioni di 69’31” e 69’27”, mostrando grande facilità di corsa fino al traguardo.
A Shanghai trionfa Liu Xiang – Pioggia e condizioni difficili non hanno fermato Liu Xiang, tornato alla seconda fase della carriera motivatissimo dopo l’eclissi fisica ed emotive di Pechino. Nella seconda tappa della Samsung Diamond League di Shanghai (19 maggio), Liu Xiang è tornato prepotentemente sotto i 13 secondi in 12”97, affibbiando un metro e mezzo ad Oliver (13”13) e quasi due a Richardson (13”16). Altrettanto eccezionale la piccola delle sorelle Dibaba, Genzebe, che nei 1500 ha chiuso col nuovo record nazionale di 3’57”77 davanti alla connazionale Abeba Aregawi (3’59”23). Un altro etiope, lo junior Gebrehiwot, ha portato il mondiale stagionale dei 5000 a 13’11”00. Nelle altre gare femminili, 9’15”81 della keynaya Chemos nelle siepi e gran lancio della croata Perkovic nel disco (68,24, nuovo record nazionale).
Parigi: Kenya, Etiopia e...Turchia – Nella capitale francese (15 aprile) vincono Stanley Biwott (2h05’12” con la prima metà troppo rapida) sugli etiopi Assefa (2h06’24”) e Jisa (2h06’27”, un atleta-novità), e Tirfe Tsegaye (etiope) in 2h21’40”, che precede la turca Sultan Haydar, ex-oro agli euro junior 2008 nei 1500, che arriva al record nazionale di 2h25’09”, e si lascia dietro ben cinque etiopi.
Sulla ruota di Halle esce il 70 – Robert Harting ha superato la soglia dei 70 metri nel meeting di lanci di Halle (19 maggio), stabilendo con 70,32 il nuovo limite mondiale stagionale. Harting ha battuto il polacco Malachowski (68,94) e il britannico Okoye, al record nazionale con 68,24. Una gara di grande livello. Nel peso prima uscita di un altro tedesco campione del mondo, David Storl, che con 21,13 ha lasciato a 2 centimetri il campione olimpico Majewski. Strada, Atsedu Tsegay 58’47” – Il 20enne etiope Atsedu Tsegay ha vinto la mezza maratona di Praga del 31 marzo in 58”47, alla seconda esperienza sulla distanza, in condizioni climatiche di freddo con forti folate di vento, su un percorso cittadino difficile. Altrettanto brillante il responso cronometrico per la kenyana 23enne Joyce Chepkirui, che ha tagliato il traguardo in 67’03” precedento Lydia Cheromei (67’26”). Denis Koech, alias Kimetto – Dennis Koech (60’40” a Ra’s AlKhaymah in gennaio) ha vinto la mezza maratona di Berlino del primo aprile in 59’14”, su Wilson Kiprop (59’15”). Per settimane si è ritenuto che questa prestazione fosse la migliore a livello junior, poi informazioni più attendibili hanno svelato che Koech, in realtà, ha 28 anni. Il 6 maggio, iscritto col nome di Denis Kimetto, il kenyano ha compiuto un’altra impresa a Berlino, stabilendo il record del mondo sui 25km in 1h11’18”. Le grandi maratone: a Rotterdam Straneo-record – Primavera di maratone, alcune con esiti di grande caratura. A Rotterdam (15 aprile) vincono due etiopi: Yemane Adhane, decimo in gennaio a Dubai in 2h06’29”, ha corso in 2h04’48” precedendo di due secondi il connazionale Getu Feleke. Entrambi hanno rigettato le amizioni da record del mondo di Moses Mosop, terzo in 2h05’03”. Nella 42km femminile sensazionale 2h18’58” (primato etiope) di Tiki Gelana, che con questa prestazione si piazza al quarto posto nelle graduatorie di sempre, e grandioso secondo posto con primato italia62
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A Boston domina il caldo – La giornata estiva e irrespirabile (16 aprile) ha impedito agli atleti il bis della eccezionale gara dell’anno scorso. Il successo kenyano è stato doppio: nella corsa maschile si è imposto Wesley Korir in 2h12’40”, con podio completato dai connazionali Matebo e Kipyego. Nella gara delle donne, ritirata la vincitrice uscente Kilel, il successo è andato a Sharon Cherop (terza un anno fa) in 2h31’50” su altre due kenyane, Jelagat e Rono. Profondo nero a Londra – Il Kenya, all’ultimo test valido per le selezioni olimpiche, manda un messaggio chiarissimo, con un uno-due in campo maschile e addirittura un pokerissimo in quello femminile. La 42 uomini è stata vinta da Wilson Kipsang in 2h04044”, con due metà corse in 62’12” e 62’32”, in un finale implacabile vicino a Buckingham Palace che l’ha visto prevalere su Martin Lel (2h06’51”) e sull’etiope Kebede (2h06’52”). Quarto e quinto due marocchini, Annani in 2h07’43” e l’eterno Gharib, quasi quarantenne, che ha chiuso in 2h07’44”. A seguire il due volte campione mondiale Abel Kirui (2h07’56”), vistosamente affaticato negli ultimi 5km, e il vincitore uscente Emmanuel Mutai. Makau, il recordman mondiale, si è ritirato. Nella gara femminile Mary Keitany ha ancora trionfato in un eccezionale 2h18’37”, primato kenyano e africano, grazie a una seconda parte di gara coperta in un incredibile 67’44”! Seconda Edna Kiplagat in 2h19’50”, terza Priscah Jeptoo in 2h20’14”. A seguire Florence Kiplagat (2h20’57”) e Lucy Kabuu-Wangui (2h23’12”). Cose mai viste. L’azzurra Ejjafini si è ritirata dopo aver raggiunto il 25° km in 1h26’30”. Marcia, Wang Zhen e Liu Hong al primato asiatico – Nel Race Walking Challenge IAAF di Taicang (Cina, 29-31 marzo), il cinese Wang Zhen ha migliorato il record asiatico sui 20km in 1h17’36”, precedendo di quattro secondi il connnazionale Chen Ding. Quarto posto e brillante prestazione di Giorgio Rubino (1h20’10”, 40’04” al decimo chilometro), preceduto da un terzo marciatore cinese, Cai Zelin (1h18’47”), ma davanti al medagliato olimpico australiano Tallent (1h20’34”). Anche nella 20km femminile è stato migliorato il record del continente, da Liu Hong (1h25’46”). La cinese è la prima atleta, nella graduatorie all-time, di nazionalità non russa. Il trionfo orientale è stato completato da Lu Xiuzhi, che in 1h27’01” ha stabilito il primato asiatico junior. Terza, in 1h27’04”, Qieyang Shenjie.
Il medico risponde dottor Giuseppe Fischetto
CERTIFICATO DI IDONEITÀ PER ATTIVITÀ PODISTICA Domanda Vi scrivo per avere un chiarimento in merito alla partecipazione ad una mezza maratona. Gli organizzatori, a seguito del mio invio del pagamento fidal giornaliero per non tesserati e del certificato medico per attività agonistica, sostengono, in buona fede, che il certificato che ho presentato non è valido per il tesseramento giornaliero; ciò in quanto l’articolo 12 delle Norme per l’Organizzazione delle Manifestazioni dispone che “La loro partecipazione è comunque subordinata alla presentazione di un certificato medico di idoneità agonistica all’atletica leggera che dovrà essere conservato agli atti della Società, la cui scadenza corrisponde alla validità del cartellino gare rilasciato”. Il certificato che ho inviato io, invece, indica la pratica del PODISMO...ora, mi sembra naturale che, partecipando ad una mezza maratona, lo sport è quello del podismo, che rientra nell’attività dell’atletica leggera. Potreste farmi sapere (in tempi brevi data la scadenza ravvicinata della competizione...), se la mia interpretazione è valida oppure se l’organizzazione farebbe bene ad escludermi (cosa che non mi è successa in altre competizioni...), in base alla loro stretta interpretazione?
Risposta Purtroppo questo problema ritorna alla ribalta fin troppo frequentemente, tanto da averci indotto, dopo inutili tentativi fatti direttamente con i Centri autorizzati di alcune Regioni, ad interessare la Commissione del Ministero della Salute sul tema. In caso di partecipazione occasionale a gare su strada la FIDAL prevede, appunto per soggetti non tesserati, il cartellino di partecipazione giornaliero. In molte occasioni come questa, è capitato di ritrovarsi, sulla certificazione sanitaria, con il termine di “podismo”, anziché quello proprio di “atletica leggera”. Diverse definizioni sono state usate altre volte, come ad esempio “corsa” oppure “campestre”. Tale termine non ha corrispondenza con le discipline sportive presenti negli elenchi normativi, in riferimento al tipo di visita di idoneità cui devono sottoporsi atleti dei vari sport; oltretutto tali elenchi sono stati aggiornati nel 2008 da CONI e Ministero della Salute, in relazione alla età di accesso alla attività agonistica nelle singole discipline sportive. Il DM 18.02.1982 su Norme per la tutela della attività sportiva agonistica cita: “Ai soggetti riconosciuti idonei viene rilasciato il relativo certificato di idoneità secondo il modello di cui all’allegato 3, la cui validità permane fino alla successiva visita periodica. La presentazione, da parte del-
l’interessato, dei predetto certificato di idoneità è condizione indispensabile per la partecipazione ad attività agonistiche. Detto certificato deve essere conservato presso la sportiva di appartenenza”. Teoricamente una certificazione “potrebbe” essere richiesta anche individualmente ai centri autorizzati, ma la prescrizione della conservazione del certificato presso la “società sportiva di appartenenza” ha reso relativamente ambiguo il problema, gravandolo di responsabilità. In alcune Regioni è stato conseguentemente previsto che la richiesta di visita specialistica medico sportiva al centro autorizzato, ai fini della idoneità agonistica, venga fatta dalla stessa Società sportiva. Sono all’uopo stati predisposti dei moduli di richiesta specifici, a firma del Presidente di Società, così come è stato previsto che non si possa fare richiesta prima dei trenta giorni dalla scadenza della precedente certificazione. Ciò è per certi versi un po’ singolare, dal momento che un atleta formalmente potrebbe essere tesserato soltanto dopo aver ricevuto un certificato di idoneità, e pertanto fino a quel preciso momento, lo stesso atleta non è un tesserato di quella Società, che pertanto non potrebbe fare formale richiesta di visita. Lo scopo del deliberatore regionale, però, è stato probabilmente quello di razionalizzare la tempistica delle visite di idoneità, ed oltretutto, obbligando alla presentazione del certificato in scadenza o scaduto, di evitare doppioni di visite nel medesimo anno di validità di una certificazione. In particolare, però, il fine principale è stato quello di prevenire che atleti recatisi autonomamente a visita, e giudicati non idonei in un centro, si rechino sempre autonomamente in un altro centro per ottenere l’idoneità. Evento purtroppo non infrequente. Infatti, sempre il DM del 1982 prevede che l’eventuale esito negativo di una visita venga comunicato non soltanto, e con diagnosi all’interessato ed al competente ufficio regionale, ma anche, e senza diagnosi, alla Società sportiva di appartenenza. Pertanto, il coinvolgimento della Società sportiva nella richiesta di visita, e nella informazione dell’eventuale esito negativo, impedirebbe una visita in altro centro (la Società non potrebbe richiederla), ed eviterebbe altresì che un certificato negativo diventi occasionalmente positivo: tutto ciò ai fini della tutela della salute del soggetto. In caso di esito negativo della visita di idoneità, è infatti consentito soltanto il ricorso ad apposita Commissione regionale entro 30 giorni. atletica
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Il medico risponde dottor Giuseppe Fischetto
In qualche Regione i medici delle strutture autorizzate sottopongono egualmente a visita specifica per attività sportiva agonistica l’aspirante atleta che ne faccia richiesta autonoma , rilasciando la certificazione corretta. In altre Regioni, invece, supportati da alcune Circolari regionali, in assenza di richiesta di un Presidente di Società, pur sottoponendo egualmente l’atleta a visita, viene rilasciata soltanto una certificazione aspecifica (podismo, appunto, in caso di corse su strada), salvo poi rettificare la terminologia, ed usare successivamente il modello certificativo ufficiale e numerato di quella Regione, e la dizione corretta (atletica leggera nel nostro caso), al ricevimento della richiesta del presidente di una Società. Nelle situazioni di cartellino di partecipazione gare, la Società organizzatrice autorizza a partecipare, soltanto a quella specifica manifestazione (corsa su strada, corsa campestre o corsa in montagna), soggetti non preventivamente tesserati con altra Società sportiva, e lo può fare solamente dietro presentazione di un certificato di idoneità alla attività sportiva di “atletica leggera”, conformemente alle tabelle Ministeriali. “Premesso che ciascuna Società organizzatrice, in quanto associazione sportiva dilettantistica regolarmente affiliata alla Federazione, può tesserare alla FIDAL tutti coloro che
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desiderano avere un rapporto organico con la Società stessa, ed avere pertanto la possibilità di partecipare a tutte le manifestazioni dell’anno agonistico di tesseramento”(regolamento FIDAL), la stessa Società organizzatrice può comunque rilasciare il “cartellino di partecipazione gara” singolo, sempre con l’obbligo di conservare agli atti il certificato valido. Per quanto apparentemente il termine podismo possa assimilarsi alla corsa, che è parte di atletica leggera (ma non tutto), l’organizzatore formalmente non può accettare una documentazione non conforme, salvo assumersene la responsabilità. In futuro, probabilmente, nella speranza di chiarimenti ministeriali e regionali, il problema potrà essere affrontato con maggiore facilità ed operatività da parte degli atleti, e minor responsabilità degli organizzatori. Restano sempre validi il consiglio di praticare attività agonistica in modo organizzato all’interno di una Società sportiva, fatto che consente una pratica sportiva certamente più regolare e l’incoraggiamento ad una attività motoria più controllata dal punto di vista della salute e della prevenzione. La “corsa della domenica” si è statisticamente dimostrata molto più a rischio di eventi avversi, rispetto alla attività controllata e svolta con regolarità.