LE POLITICHE GIOVANILI NELLA PROVINCIA DI VERBANIA (Tutti Gi첫 Per Terra, 14 febbraio 1998)
LE POLITICHE GIOVANILI NELLA PROVINCIA DI VERBANIA (Tutti Giù Per Terra, 14 febbraio 1998) 1. INTRODUZIONE Si è voluto effettuare una “mappatura” di ciò che esiste in termini di politiche giovanili nel V.C.O., raccogliendo dati su esperienze di politiche giovanili nei comuni della provincia. La documentazione è stata reperita direttamente presso le fonti competenti in materia a livello nazionale, regionale, provinciale (Dipartimento degli Affari Sociali, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Consiglio Regionale Problemi dei Minori, Presidenza della Giunta Regione Piemonte, Assessorati Politiche Sociali e sanità della Regione Piemonte, Prefettura di Novara, Democrazia in Erba, Commissione Europea). Raccogliere questi dati significa avviare un lavoro di osservatorio su quanto accade in provincia nel corso del tempo, offrirsi come Centro Documentazione sulle esperienze avviate, essere in grado di produrre informazioni utili a quanti si occupano di giovani. 2. LE POLITICHE GIOVANILI NEI COMUNI DEL V.C.O. Gli strumenti e le risorse operative su cui possono contare i singoli comuni per “fare” politiche giovanili, dall’ inizio degli anni ’90 sono legate ad alcune leggi nazionali in materia di prevenzione delle tossicodipendenze e lotta alla droga (D.P.R. 309/90 e Legge n° 216/’91). Quest’ anno é però entrata in vigore il 28 Agosto anche la legge per la promozione di diritti e di opportunità per l’ infanzia e l’ adolescenza (L. 285/’97) ed è stato presentato il disegno di legge sui giovani il 28 e 29 Novembre ’97 a Torino. Dallo scorso anno anche la Regione Piemonte ha finanziato la cosiddetta Legge Giovani (L.R. 16/’95) ed il Consiglio Regionale sui problemi dei minori, dal ’93, premia alcuni progetti giovani. Infine vi sono i programmi dell’ Unione Europea per i giovani (“Gioventù per l’ Europa”, “Socializzazione e creatività giovanile”, Iniziative contro il razzismo). Si presenta una serie di tabelle relative ai dati raccolti, suddivisi per anno. La prima (tab.1) riguarda i dati relativi ai progetti finanziati in attuazione al D.P.R. 309/’90 in Provincia di Verbania. Tab. 1:Dati relativi ai contributi concessi in base al D.P.R. 309/90
1994 Reg. Piemonte Azienda Reg. USL N.14 Omegna
Comune di Verbania
Sistema operativo per l’inserimento lavorativo a tempo determinato di persone con problemi correlati alla t.d e alcooldipendenza in aziende e imprese 1.Progetto di prevenzione al disagio nel quartiere S. Anna
Comune di Villadossola
2.Comunità locale prevenzione del disagio giovanile Progetto di intervento nel quartiere Peep di Villadossola
1995
1996
44.550.000
CONTRIBUTI NON ANCORA ASSEGNATI
45.110.000 42.320.000 (0,6 %) (0,6%) e non finanziato non finanziato non finanziato non finanziato
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Nel 1993 erano stati invece tre i progetti che avevano ottenuto il finanziamento in base al D.P.R. 309/’90: Comune di Baveno, Cannobbio, Verbania, tutti affidati al Gruppo Abele di Verbania. Confrontando i dati della distribuzione dei contributi della 309/’90 in Piemonte nelle varie province, si vede che negli anni ’94 e ’95 il VCO ha beneficiato dello 0,6% totale dei contributi, mentre la provincia di Novara rispettivamente del 5,3% e dell’ 8,3% e la nuova provincia di Biella rispettivamente del 12% e del 7,8%. La tab.2 riporta invece i dati forniti dalla Prefettura di Novara relativi ai progetti (tutti non finanziati) in Provincia di Verbania, in attuazione alla Legge n° 216/’91. Tab. 2: Dati relativi ai contributi concessi ex L. 216/’91
Anni 1994 1995 1996
Provincia di Verbania 0 (richieste da Baveno e Usl 56) 0 (richieste da Baveno, Meina, Usl 56) 0 (richieste da Baveno e Usl 56)
Fonte: Elaborazione del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
La tab. 3 confronta per gli anni 1996 e ’97 i dati relativi ai progetti finanziati in attuazione alla L.R. 16/’95 in Provincia di Verbania. Tab. 3: Dati relativi ai contributi concessi in base alla Legge Regione Piemonte n° 16/95
Anni 1996
Prov.di Verbania 7.000.000
1997
21.914.000
Soggetti beneficiati: Comunità Montana Valle Antigorio Formazza (Progetto Futura) e Comune di Villadossola (Progetto di prevenzione nel quartiere Peep): 2 Comuni di Villadossola (Progetto “La città della musica”), Verbania (servizio Informagiovani): 2
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Nei due stessi anni, mentre il VCO, con due progetti, ha beneficiato dell’ 1% del totale dei contributi, la provincia di Novara, rispettivamente con cinque ed otto progetti, ha beneficiato del 5,3% e del 5,2% e la nuova provincia di Biella, presentando rispettivamente sette e cinque progetti, ha beneficiato del 11,2% e del 4,1%. La successiva tabella 4 riporta invece i dati relativi agli anni 1996 e ’97 riguardo ai concorsi banditi dalla Regione Piemonte su proposta del Consiglio Regionale sui problemi dei Minori, sempre in Provincia di Verbania. Tabella 4: Concorsi Consiglio regionale sui problemi dei minori: la Provincia di Verbania
Anno 1996
Concorso: “Potenziare gli ambienti di vita dell’ adolescente, Progetti Progetti con particolare riferimento alla relazione con l’ adulto” presentati: 0 premiati: 0
Anno 1997
Concorso: “Promuovere il ruolo dell’ adolescente quale Progetti soggetto consapevole ed attivo nella vita della comunità” presentati: 2
Progetti premiati: 1
(Verbania:CCM) Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Il progetto premiato dal Consiglio Regionale sui Problemi dei Minori (20 Milioni) ha riguardato il “Consiglio Comunale dei Ragazzi” presentato dal Comune di Verbania, mentre la Comunità montana Antigorio Formazza ha presentato il “Progetto futura“. Dalle Province di Novara e di Biella sono stati presentati tre progetti dei quali, rispettivamente, ne sono stati premiati due ed uno. Nel 1996, a fronte di nessun progetto presentato dal
V.C.O., ne sono stati presentati rispettivamente due e cinque dalla provincia di Novara e Biella. Fig. 1: Comparazione dei contributi ricevuti in cinque realtà piemontesi in base alle leggi per i giovani
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Per quanto riguarda i progetti nell’ ambito del programma della U.E. “Gioventù per l’ Europa” sia nel ’96 che nel ’97 non sono stati presentati progetti da soggetti residenti nel V.C.O., contro rispettivamente i quattro e sei della Provincia di Novara. Secondo quanto riportato anche nel documento finale della Conferenza Nazionale degli Informagiovani , dal titolo “Le politiche giovanili verso il 2000” tenutasi a Torino dal 26 al 28 Novembre 1996, gli Informagiovani si sono dimostrati lo strumento principe, anche se non unico, per avviare le politiche giovanili territoriali e conferire loro un solido ancoraggio capace di stabilire un’ interlocuzione diretta tra i giovani ed il Comune, superando anche quelle barriere di linguaggio e di cultura che hanno sempre rappresentato uno dei maggiori limiti dell’ iniziativa istituzionale, in quanto il rapporto giovani e Comune è strutturale e fisiologico negli Informagiovani. Per questo è importante riportare i dati relativi agli Informagiovani e/o C.I.L.O. esistenti negli anni 1996 e ’97 in Provincia di Verbania. Si tratta di tre uffici, non separati da quelli dei Centro Iniziative Locali Occupazione (CILO), che non aderiscono al Coordinamento Regionale (sono invece passati da quattro a sei in provincia di Novara). Tab.6: Dati relativi al numero di Informagiovani e CILO in Provincia di Verbania, negli anni ’96 e ‘97
Anni 1996 1997
Cilo/ informagiovani 3 3
COMUNI Omegna, Verbania, Domodossola Omegna, Verbania, Domodossola
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
La “Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale” è stata adottata solo dal Comune di Verbania, unico tra tutti quelli del V.C.O. . Di nuovo, le uniche esperienze in provincia di “Consiglio Comunale dei Ragazzi” e di Consulta giovanile sono a Verbania; non esistono invece i “Forum intercomunale dei giovani” , né gli “Intercilo”. Il tema scelto dall’ Unione Europea per il 1997 è stato il razzismo: di conseguenza venivano finanziati progetti che sviluppavano questo tema, ma dalla Regione Piemonte solo il Comune di Torino ha beneficiato dei relativi contributi presentando tre progetti.
Per quanto riguarda invece i progetti di “socializzazione e creatività giovanile” formazione professionale, programmi operativi multiregionali del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, ob. 3, asse 3 del F.S.E. - in Piemonte sono stati finanziati tre progetti per un totale di £ 1.962.610.000 su un valore complessivo del progetto quadro di £ 11.074.596.000, corrispondente al 17,7%), ma non ne hanno beneficiato soggetti del V.C.O. . Infatti i contributi sono stati assegnati alla città di Torino (progetto “Credito”, £ 970 milioni), al Comune di Monforte d’ Alba (progetto “Dal disagio alla proposta”, £ 605 milioni) e al Consorzio dei Comuni del Biellese (progetto “C’entro”, £ 387 milioni). Fig. 2: Comparazione dei contributi ricevuti in cinque realtà piemontesi in base alle leggi per i giovani
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
In conclusione - sulla base dei dati raccolti - ci si può azzardare a proporre una stima del numero dei Comuni che in Provincia di Verbania dal ’93 ad oggi hanno elaborato progetti giovani di qualità tale da ottenere (o richiedere) un contributo dalle leggi nazionali e regionali in materia (vedi tab. 7). A questa stima sfuggono i Comuni che investono solo ed esclusivamente risorse proprie. Tab. 7: Comuni che progettano per i giovani in Provincia di Novara (dai dati relativi alle leggi in materia)
Anni 1997
COMUNI della Prov. 77
COMUNI Baveno, Cannobbio, Domodossola, Meina, Omegna, Verbania, Villadossola
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Volendo così contare tutti i Comuni che (solo ed esclusivamente sulla base dei dati raccolti) in Provincia si occupano con una certa progettualità di giovani si arriva a sette, su
un totale di 77, che corrisponde al 9% (in Provincia di Brescia sono il 25%, in quella di Novara sono il 33%, in quella di Treviso invece sono l’ 80%). Tab. 8: quadro a livello provinciale • 3 Comuni offrono un servizio di C.I.L.O./ Informagiovani (Domodossola, Omegna, Verbania); • 6 Comuni hanno definito un progetto giovani per le loro politiche verso i giovani (Baveno, Cannobbio, Domodossola, Omegna, Verbania, Villadossola); • 1 Comune ha adottato la “Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale” (Verbania); • 1 Comune ha una Consulta giovanile (Verbania); • 1 Comune ha un C.C.R. (Verbania). Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
3. CONCLUSIONI Da tutto il lavoro svolto si può arrivare ad alcune conclusioni facilmente condivisibili: negli Enti locali del V.C.O. - in generale - deve aumentare innanzitutto la quantità degli interventi, con una attenzione particolare a quanto riguarda i risultati, la qualità della progettazione e della valutazione delle iniziative. Dai dati raccolti emerge anche un altro segnale: sembra che in provincia la carenza di progetti per i giovani sia anche dovuta allo scarso ruolo che gioca l’ associazionismo, la cooperazione sociale, il “terzo settore” in generale, visto che, escludendo certo l’ Associazione Gruppo Abele di Verbania, nessun altro soggetto del privato sociale dal ’93 ad oggi ha presentato un progetto perché potesse essere finanziato. Quindi, sempre dai dati raccolti, quella del V.C.O. sembra una situazione in cui la preoccupazione maggiore dovrà essere quella legata al proporre nuovi progetti, prima ancora che alla ricerca di le risorse. Sono infatti davvero ancora pochi i Comuni del V.C.O. dove le politiche giovanili vengono affrontate (sette su un totale di 77, che corrisponde al 9%, contro il 33% in Provincia di Novara, l’ 80% in quella di Treviso), anche se c’è una maggior sensibilità a questi temi rispetto agli anni passati. Così, a questi Comuni “ritardatari”, si può suggerire l’ avvio di esperienze in forma associata, con la costituzione di consorzi fra Enti Locali, magari con la Provincia impegnata a garantire un ruolo di consulenza e supervisione, avviando una “Agenzia Giovani” a disposizione degli Enti locali, seguendo il modello delle province di Biella, Vercelli, Brescia, le cui esperienze hanno permesso notevoli risultati. Per gli altri Comuni che da tempo investono per i giovani forse è maturo il tempo per passare dal “produrre azioni” al “produrre pensiero sull’azione”. Infatti se non si prevedono “tempi e luoghi” adeguati per fermarsi a riflettere e valutare quanto si è progettato e attuato si può correre il rischio di dare il valore a ciò che si fa: l’esperienza può così divenire area di sviluppo del proprio agire. Quindi ci si chiede: "come poter apprendere dall'esperienza realizzata?" (Da: CESMOG, “Le politiche giovanili ed il ruolo dell'ente locale: una riflessione su alcuni casi della provincia di Brescia”, Brescia, 31 Ottobre ’97). Probabilmente chi deve garantire ciò è ancora la Provincia, istituzionalizzando, come già detto prima, una funzione di Agenzia per il supporto e la consulenza alla progettazione degli Enti Locali, visto anche la nuova legislazione in materia. Infatti la legge 285/97 ha stanziato 900 miliardi per 3 anni per gli investimenti sui minori (mai successo!) ed i contributi transiteranno attraverso la Regione che svolge azione di programmazione. Ciò ricordando che fino ad oggi passano due anni tra presentazione della domanda e l’ avvio progetti (DPR 309 e Legge 216) e che comunque il progetto è uno strumento, non un fine, mentre la politica per i giovani deve coniugare le grandi finalità con gli strumenti (non solo i progetti, molto faticosi). Inoltre, sempre riguardo
ai progetti, va detto che non tutto ciò che è stato fatto per i giovani da parte delle amministrazioni comunali è raccolto in un progetto e non tutto ciò che è stato scritto su un progetto è stato fatto. Infine, ribadendo nell’ ottica per le Amministrazioni di lavorare molto di più sull’ agio rispetto al disagio, considerando i giovani come risorsa e non problema, gli interventi per i giovani dovranno venir affrontati in modo completo, in tutti i campi e non solo quelli di cultura, tempo libero e lavoro, così come prevede il nuovo disegno della prima legge nazionale sui giovani ed il relativo piano d’ azione, presentati a Torino il 27 e 28 Novembre ‘97. Vi sono due possibilità: 1. qualificazione operatori: formazione di soggetti adulti che hanno rapporti con giovani ( a questo proposito può essere utile per i Comuni medio piccoli andare a vedere le esperienze realizzate in altri Enti Locali; 2. per l’ organizzazione Ente Pubblico Territoriale (Comune e Provincia): capire come funzionano questi progetti/esperienze e come realizzarli traducendoli in atti amministrativi. 3.1 La documentazione “difficile”. E’ da notare come, per questo lavoro di documentazione e ricerca, non è stato molto semplice raccogliere dati, informazioni, notizie sul “settore giovani” in quanto sparpagliati in più Enti. Ciò evidenzia subito come questa non sia una materia trattata, almeno fin ora, in modo organico, a differenza, ad esempio, della Francia dove esiste un Ministero per i giovani. Questo fa si che le fonti competenti in materia siano suddivise a livello nazionale, regionale, provinciale (Dipartimento degli Affari Sociali, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Consiglio Regionale Problemi dei Minori, Presidenza della Giunta Regione Piemonte, Prefettura di Novara, Democrazia in Erba). Anche questo quindi contribuisce a creare quella difformità di esperienze che caratterizzante l' operare dei Comuni verso la popolazione giovanile, e quindi anche la difficoltà per le Amministrazioni di “etichettare” ciò che è da considerare esattamente come politiche giovanili. Infatti la stessa confusione a livello centrale si ritrova a livello di Ente Locale dove le competenze, le deleghe e le responsabilità sono “sparpagliate” tra più assessorati. Tutto ciò indica una difficoltà per gli Enti locali ad autodocumentarsi su questo settore, a creare al proprio interno una serie omogenea di dati, quindi anche a valutare progetti ed iniziative. 3.2 Chi si occupa di giovani nell’ Ente Locale. Le deleghe in materia sono quindi affidate a diversi assessorati a seconda dell’ immagine-percezione che l’amministrazione ha dei giovani. Infatti per alcuni Comuni, investire sulle politiche giovanili significa occuparsi della devianza e del disagio giovanile. L'Assessorato ai Servizi sociali diviene spesso il riferimento delle iniziative e della progettualità per i giovani. Ciò potrebbe indurre a pensare alla semplice equazione: giovani=problemi=servizi sociali, denotando una "lettura" del mondo giovanile come prioritariamente problematico. Una riflessione concerne come sia possibile passare da un’ottica socio-assistenziale ad un'ottica progettuale, che permetta di sostenere i "'normali" processi di crescita dei giovani, attraverso modalità educative e formative che li sollecitino ad essere protagonisti dei loro diventare adulti. (Da: CESMOG, “Le politiche giovanili ed il ruolo dell'ente locale: una riflessione su alcuni casi della provincia di Brescia”, Brescia, 31 Ottobre ’97) 3.3 Le figure professionali. Nelle Amministrazioni chi lavora per e con i giovani sono molti educatori, assistenti sociali, volontari ed obiettori di coscienza, animatori di centri estivi, operatori di Informagiovani e CILO, funzionari comunali, consulenti e, proporzionalmente, molti meno coordinatore di progetti, dato questo che potrebbe
pregiudicare la qualità dell’ intervento. Quindi, soprattutto, si pensa a chi ha funzione educativa e normativa e forse un po' meno alle funzioni di raccordo e di coordinamento. 3.4 Gli ambiti di intervento. Non essendo ben specificata la fascia di età dei destinatari, nel termine “politiche giovanili” le Amministrazioni inseriscono tutto ciò che ha a che fare con i minori ed i giovani: così, ad esempio, da una ricerca curata da noi in Provincia di Novara nel ’97, gli Enti hanno segnalato come aree di loro competenza nell’ intervento rispetto ai giovani, come principale, l'area della socializzazione (nel senso si attività che sollecitino ed offrano occasioni ai giovani per stare insieme), poi quella del lavoro, formazione e informazione (servizi a supporto delle scelte lavorative, scolastiche e professionali dei giovani, oltre che di quelle del tempo libero). Ecco comunque per intero ciò che gli Enti Locali novaresi hanno indicato: si va dai centri estivi ai prescuola e/o doposcuola (promossi direttamente, appaltati o sostenuti attraverso contributi); dai centri di aggregazione giovanile ai contributi alle Associazioni Giovanili a fondo perduto o per concerti, teatri, incontri; dall’ organizzazione da parte dell’ Amministrazione stessa di eventi, al mettere a disposizione degli spazi per i giovani (per sale prove, attività sportive, ecc.); dai contributi ad associazioni sportive alle varie “Feste dello sport”, fino ai contributi alla banda musicale del paese Inoltre dagli Informagiovani e/o Cilo all’ alternanza scuola/lavoro; dall’ organizzazione di corsi di formazione (musica, lingue straniere, informatica, ginnastica) ai contributi per la biblioteca. Da tutto ciò nascono due riflessioni: la prima riguardo all’ individuazione di nodi critici rispetto a questa mole di lavoro degli Enti Locali Novaresi, la seconda rispetto ai destinatari. 3.4.1. Nodi critici. A fronte di questa enorme varietà e difformità di interventi ed iniziative, sono davvero pochi i Comuni che riescono a dotarsi di un progetto a almeno di un servizio continuativo pensato appositamente per gli adolescenti/giovani. Dalla lettura dei dati, una sfida che attende le Amministrazioni novaresi sembra essere quella di far si che la varietà -e spesso anche l’ originalità degli sforzi - riesca a sfociare, oltre che in continuità, anche nello sviluppo di un ruolo di coordinamento dell’ Ente Locale rispetto sia alle risorse che alle relazioni che via via instaura con soggetti con i quali viene ad interagire nella realizzazione di iniziative/attività/progetti. Si tratta di altri Enti, del Privato Sociale, di giovani in genere, di professionalità esterne, operatori sociali, insegnanti, animatori, educatori. Per svolgere questa funzione di coordinamento in Provincia di Novara solo nel capoluogo vi è un consulente esterno che ricopre l’ incarico di coordinatore, mentre negli altri 87 Comuni sembra non sia prevista questo ruollo. 3.4.2 I destinatari: età e sesso. Un'ulteriore riflessione è rivolta ai destinatari delle politiche giovanili degli enti locali. E' difficile definire i confini di questa età: spesso nell'ambito di un progetto si trovano utenti giovani con fasce di età disomogenee. Per esempio sono considerati da uno stesso Ente facenti parte delle politiche giovanili i C.A.G. o i Centri estivi che sono destinati a minori fino 14 anni, insieme agli Informagiovani o C.I.L.O. pensati per utenti fino a 30 anni. Probabilmente perché non è facile sviluppare una funzione di coordinamento e suddivisione di responsabilità all’ interno i dello stesso Ente e poi anche con le altre istituzioni che si occupano degli stessi destinatari (la scuola, il SERT, il consultorio. la parrocchia). Infine dai dati raccolti sembra che i giovani non abbiano sesso: infatti nessun Comune in Provincia ha indicato una differente progettazione (o programmazione) di attività o servizi a seconda dei sessi diversi, nel senso che la sessualità non viene considerata come un valore in sé, come esperienza caratterizzante, ma invece scompare per quel che riguarda gli interventi. Per esempio parlare di città sicura per una ragazza è probabilmente diverso che per un ragazzo (Da: CESMOG, “Le politiche giovanili ed il ruolo dell'ente locale: una riflessione su alcuni casi della provincia di Brescia”, Brescia, 31 Ottobre ’97). Da ciò probabilmente risulta l’ importanza del lavoro che sta svolgendo il sevizio - istituito dalla Provincia - inerente le
“Pari Opportunità” 3.5. Alcuni suggerimenti. Alla luce dei dati raccolti attraverso questo lavoro di ricerca e documentazione, ci sembra di poter suggerire alcune direzioni di lavoro a quegli Enti Locali che vogliono investire sulle nuove generazioni, considerandole risorse (e non problema) in quanto capitale prezioso ed indispensabile alla modernizzazione ed allo sviluppo del Paese. Innanzitutto lavorare molto di più sull’ agio, rispetto al disagio, riconoscendo ai giovani l’ importanza della dimensione gruppale ed aggregativa rispetto a quella di singolo, soprattutto in quella fase delicata della vita che segna il passaggio dalla fanciullezza all’ età adulta. Inoltre, per quanto riguarda la dimensione progettuale e dell’ intervento, gli Enti Locali intenzionati ad investire sui giovani devono fare in modo che l’ investimento esca dall’ episodicità, dalla opzionalità, dalla maggior o minor sensibilità di una Amministrazione verso le tematiche in oggetto per assumere sempre più caratteristiche di continuità e stabilità. Come ? Ecco qualche suggerimento: 1. promuovere l’adozione della “Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale” da parte del Consiglio Comunale. 2. istituire negli enti locali la "delega alle politiche giovanili". 3. Nei comuni medio-piccoli si potrebbe individuare un' area trasversale ai diversi assessorati, con l'obiettivo di creare le condizioni per lavorare in modo più sinergico e concertato. 4. Individuare un interlocutore all' interno dell’ amministrazione comunale (oltre all'assessore di riferimento, potrebbe essere individuato un funzionario alle politiche giovanili) che si pone come "coordinatore" di tutte le risorse istituzionali ed extraistituzionali presenti sul territorio, con l'obiettivo di sollecitare la creazione di "spazi di dialogo” (Da: CESMOG, “Le politiche giovanili ed il ruolo dell'ente locale: una riflessione su alcuni casi della provincia di Brescia”, Brescia, 31 Ottobre ’97). 5. Aprire contemporaneamente dei capitoli di bilancio ad hoc, rifinanziandoli ogni anno. Si è visto in precedenza infatti che il vero problema è la mancanza di una chiara progettualità prima ancora che una carenza di risorse (sono infatti poche le Amministrazioni che si preoccupano di ricercarle altrove, al di fuori cioè dei propri bilanci). 6. Pensare alla realizzazione di Consorzi di Enti Locali anche per la gestione delle politiche giovanili vista la dimensione tipica del Comuni del V.C.O. (anche se non bisogna dimenticare che in Italia il 73% degli 8.100 Comuni ha meno di 5.000 abitanti). Bisogna saper superare i localismi (o campanilismi) e lavorare integrando progetti su bacini di utenza più ampi (si pensi ad esempio alla gestione degli impianti sportivi, presenti in ogni Comune – grande e piccolo – solitamente poco sfruttati da un singolo Ente). 7. Iniziare ad elaborare progetti coinvolgendo tutte le risorse che dentro e fuori l’ Ente Locale sono disposte a lavorare per e con i giovani, includendo tra queste anche i giovani stessi (vedi paragrafo 4). 4. Un modello di progetto adolescenti/giovani per Comuni medio-piccoli Un’amministrazione che decide di re-investire risorse per e con i giovani, e che entra in relazione con un ente specializzato nel settore, attiva un processo di contrattazione progettuale che può essere per ora delineato precisando: • il modello di politiche giovanili • il ruolo degli operatori specializzati • i criteri operativi • la molteplicità di microprogetti per e con i giovani
• fasi di lavoro • luoghi di verifica-riprogettazione Il lavoro ha come orizzonte programmatico un modello di politiche giovanili ben preciso, la “Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale” approvata dal Consiglio d’Europa e deliberata dalla Regione Piemonte e da vari Comuni piemontesi. Un modello di intervento che immagina il ruolo di un operatore specializzato a metà fra l’animatore culturale e l’animatore di strada: ovvero, un operatore capace di far gestire ai giovani iniziative culturali-ricreative (più legate alle strutture già esistenti), ma anche in grado di contattare e mettersi in relazione con i gruppi informali di giovani nei punti ove essi si ritrovano in compagnia. Da una parte è sicuramente un elemento estraneo, straniero, diverso che entra in contatto con il mondo giovanile: diversità che è in grado di suscitare cambiamento, di far interagire gruppi, di inserire un carattere di novità. Diversità ulteriore per il fatto che è un operatore inviato dall’Amministrazione, e pagato per questo. Dall’altra, proprio per questi stessi aspetti riceve dall’istituzione la certificazione di garanzia: è a disposizione degli adolescenti/giovani, è una risorsa in più che abita ed anima le possibili strutture a disposizione. Un lavoro che parte da alcuni criteri, che derivano da uno sguardo positivo verso la realtà: • i giovani sono una risorsa da promuovere: con i giovani per i giovani; • la comunità è competente: se c’è un problema di distanza con i giovani, ha le energie per affrontarlo e risolverlo insieme; • occorrono dei mediatori, dei facilitatori: l’animatore ha questa funzione rispetto ai vari soggetti che formano la comunità; • altra funzione dell’animatore è non quella di fare, ma di far fare: creare un contesto ricco di progettualità e di iniziativa giovanile; • intercomunalità dell’intervento Un lavoro che sogna in un prossimo futuro di attuare una molteplicità di microprogetti, legati ai bisogni ed agli interessi degli adolescenti/giovani: • dal punto di vista relazionale il contatto con i gruppi informali, la creazione di gruppi di interesse, la rete di contatti intergruppo con il territorio, l’avvio di attività continuative che portino ad un minimo di strutturazione (associazioni giovanili); • dal punto di vista culturale, la realizzazione di attività legate alla biblioteca (supporto a ricerche, internet, fanzine, scambi europei), alla comunicazione (cinema, musica: laboratori di apprendimento), al gioco-sport (tornei), ecc. Un lavoro da una parte continuativo e paziente (per un periodo almeno biennale), ma regolato in fasi ben definite e verificabili nei risultati e che ha una cura estrema nella fase di avvio: la modalità della ricerca-intervento, che ha la finalità di raccogliere dati, restituire informazioni, creare relazioni. Una possibile metodologia prevede: • raccolta ed analisi dei dati (bisogni/interessi emergenti); • restituzione dei dati ai ragazzi stessi (e ai referenti dell’Amministrazione Comunale): esplicitazione dei bisogni/interessi; • costituzione di gruppi di lavoro composti dagli adolescenti/giovani, condotti dall’animatore; • lavoro per progetti di interesse: impossibile predeterminarne con precisione la durata, le modalità, il numero di partecipanti, le collaborazioni;
• verifiche periodiche ipotesi di continuazione del gruppo durante l’anno successivo. Un lavoro che non crede ai grandi progetti scritti, ma pensa all’esperienza di contattorelazione-produzione culturale continuamente verificata in luoghi di verificariprogettazione specifici: • la supervisione settimanale garantita da Vedogiovane; la creazione di un gruppo di lavoro politico-tecnico (formato da Assessore, funzionario, supervisore, operatore) con la funzione di verifica-riprogettazione formato da rappresentanti delle Istituzioni. 6. LOTTA ALLA DROGA IN PROVINCIA DI VERBANIA NEL 1996 Dalla relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, sulle strategie adottate e sugli obiettivi raggiunti nel 1996, il Dipartimento degli Affari Sociali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il 30 Aprile ’97 ha presentato una sintesi in materia sull’ anno ’96, così come prevede il D.P.R. 309/90. Visto che uno dei canali principali di finanziamento per progetti giovani anche in provincia è proprio il D.P.R. 309/90, può essere interessante presentare alcuni dati inerenti il traffico di droga in Provincia di Verbania (tab. 7), insieme al numero dei decessi correlati all’ uso di sostanze stupefacenti (tab. 8) ed il numero di casi di AIDS accertati in provincia (tab. 9). E’ interessante tenere sotto osservazione questi dati anche negli anni futuri. Tab. 7: Sequestri rilevanti di stupefacenti in Provincia di Verbania nel ’96.
Sostanze M.D.M.A.
Quantità sequestrata 5.883
Data e località Provenienza Implicati
Note
11 Ottobre ’96, Domodossola
4° sequestro per quantità di sostanza, in Italia
?
2 Italiani
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani. Tab. 8: Decessi correlati all’ uso di sostanze stupefacenti in Provincia di Novara nel ’96.
Età tra 18 e 24 Prov. di Verbania Piemonte Italia
Età tra 25 e 29 3M+1F
Età tra 30 e 39 2M+1F
Totale 7 160 1394
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Tab. 9: Casi accertati di AIDS in Provincia di Verbania
Prov. di Verbania Piemonte
Totale 90 2.713
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
A cura di Giovanni Campagnoli - Centro Documentazione Vedogiovane sulle politiche per e con i giovani. Vedogiovane - via dei frassini 16 - 28021 Borgomanero (No) - tel. 0322 - 83.64.49 r.a.
sito internet Centro documentazione: www.cdnet.it/vedogiovane
ALLEGATO
LE POLITICHE GIOVANILI NELLA PROVINCIA DI VERBANIA PERCHE’ RACCOGLIERE DATI: significa avviare un lavoro di osservatorio su quanto accade in provincia nel corso del tempo, offrirsi come Centro Documentazione sulle esperienze avviate, essere in grado di produrre informazioni utili a quanti si occupano di giovani. FONTI: Dipartimento degli Affari Sociali, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Consiglio Regionale Problemi dei Minori, Presidenza della Giunta Regione Piemonte, Assessorati Politiche Sociali e sanità della Regione Piemonte, Prefettura di Novara, Democrazia in Erba, Commissione Europea. Dati di contesto: comparazione tra alcune province piemontesi LA PROVINCIA: N° COMUNI: 77 N° ABITANTI: 161.248 (31/12/’95) di Verbania % ISCITTI AL COLLOCAMENTO SUL TOT. ABITANTI: 5,2% LA PROVINCIA: di Novara
N° COMUNI: 88 N° ABITANTI: 339.375 (31/12/’95) % ISCITTI AL COLLOCAMENTO SUL TOT. ABITANTI: 7,0%
LA PROVINCIA: di Biella
N° COMUNI: 83 N° ABITANTI: 190.728 (31/12/’95) % ISCITTI AL COLLOCAMENTO SUL TOT. ABITANTI: 3,2%
LA PROVINCIA: di Torino
N° COMUNI: 315 N° ABITANTI: 2.220.724 (31/12/’95) % ISCITTI AL COLLOCAMENTO SUL TOT. ABITANTI: 9,5%
Tab. 1: Dati relativi ai contributi concessi in base al D.P.R. 309/90
1994 Reg. Piemonte Azienda Reg. USL N.14 Omegna
Comune di Verbania
Sistema operativo per l’inserimento lavorativo a tempo determinato di persone con problemi correlati alla t.d e alcooldipendenza in aziende e imprese 1.Progetto di prevenzione al disagio nel quartiere S. Anna 2.Comunità
locale
1995
1996
44.550.000
CONTRIBUTI NON ANCORA ASSEGNATI
45.110.000 42.320.000 (0,6 %) (0,6%) e non finanziato non finanziato
Comune di Villadossola
prevenzione del disagio giovanile Progetto di intervento nel quartiere Peep di Villadossola
non finanziato non finanziato
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani. Tab. 2: Dati relativi ai contributi concessi ex L. 216/’91
Anni 1994 1995 1996
Provincia di Verbania 0 (richieste da Baveno e Usl 56) 0 (richieste da Baveno, Meina, Usl 56) 0 (richieste da Baveno e Usl 56)
Fonte: Elaborazione del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani. Tab. 3: Dati relativi ai contributi concessi in base alla Legge Regione Piemonte n° 16/95
Anni 1996
Prov.di Verbania 7.000.000
1997
21.914.000
Soggetti beneficiati: Comunità Montana Valle Antigorio Formazza (Progetto Futura) e Comune di Villadossola (Progetto di prevenzione nel quartiere Peep): 2 Comuni di Villadossola (Progetto “La città della musica”), Verbania (servizio Informagiovani): 2
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Tabella 4: Concorsi Consiglio regionale sui problemi dei minori: la Provincia di Verbania
Anno 1996
Concorso: “Potenziare gli ambienti di vita dell’ adolescente, Progetti Progetti con particolare riferimento alla relazione con l’ adulto” presentati: 0 premiati: 0
Anno 1997
Concorso: “Promuovere il ruolo dell’ adolescente quale Progetti soggetto consapevole ed attivo nella vita della comunità” presentati: 2
Progetti premiati: 1
(Verbania:CCM) Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Tab.5: Dati relativi al numero di Informagiovani e CILO in Provincia di Verbania, negli anni ’96 e ‘97
Anni 1996 1997
Cilo/ informagiovani 3 3
COMUNI Omegna, Verbania, Domodossola Omegna, Verbania, Domodossola
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Tab. 6: Comuni che progettano per i giovani in Provincia di Novara (dai dati relativi alle leggi in materia)
Anni 1997
COMUNI della Prov. 77
COMUNI Baveno, Cannobbio, Domodossola, Meina, Omegna, Verbania, Villadossola
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Volendo così contare tutti i Comuni che (solo ed esclusivamente sulla base dei dati raccolti) in Provincia si occupano con una certa progettualità di giovani si arriva a sette, su un totale di 77, che corrisponde al 9% (in Provincia di Brescia sono il 25%, in quella di Novara sono il 33%, in quella di Treviso invece sono l’ 80%). Tab. 7: quadro a livello provinciale • 3 Comuni offrono un servizio di C.I.L.O./ Informagiovani (Domodossola, Omegna, Verbania); • 6 Comuni hanno definito un progetto giovani per le loro politiche verso i giovani (Baveno, Cannobbio, Domodossola, Omegna, Verbania, Villadossola);
• 1 Comune ha adottato la “Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale” (Verbania); • 1 Comune ha una Consulta giovanile (Verbania); • 1 Comune ha un C.C.R. (Verbania). Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani. Fig. 1: Comparazione dei contributi ricevuti in cinque realtà piemontesi in base alle leggi per i giovani
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Fig. 2: Comparazione dei contributi ricevuti in cinque realtà piemontesi in base alle leggi per i giovani
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
LOTTA ALLA DROGA IN PROVINCIA DI VERBANIA NEL 1996
Tab. 8: Sequestri rilevanti di stupefacenti in Provincia di Verbania nel ’96.
Sostanze M.D.M.A.
Quantità sequestrata 5.883
Data e località Provenienza Implicati
Note
11 Ottobre ’96, Domodossola
4° sequestro per quantità di sostanza, in Italia
?
2 Italiani
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Tab. 9: Decessi correlati all’ uso di sostanze stupefacenti in Provincia di Novara nel ’96.
Età tra 18 e 24 Prov. di Verbania Piemonte Italia
Età tra 25 e 29 3M+1F
Età tra 30 e 39 2M+1F
Totale 7 160 1394
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
Tab. 10: Casi accertati di AIDS in Provincia di Verbania
Prov. di Verbania Piemonte
Totale 90 2.713
Fonte: Elaborazione a cura del Centro di Documentazione Vedogiovane sulle Politiche per e con i Giovani.
CONCLUSIONI • negli Enti locali del V.C.O. deve aumentare innanzitutto la quantità degli interventi, con una attenzione particolare a quanto riguarda i risultati, la qualità della progettazione e della valutazione delle iniziative: proporre nuovi progetti, prima ancora che ricercare risorse; • carenza di progetti per i giovani anche dovuta allo scarso ruolo che gioca l’ associazionismo, la cooperazione sociale, il “terzo settore” in generale, escludendo certo l’ Associazione Gruppo Abele, infatti: nessun altro soggetto del privato sociale dal ’93 ad oggi ha presentato un progetto perché potesse essere finanziato; • pochi i Comuni del V.C.O. dove le politiche giovanili vengono affrontate (sette su un totale di 77, che corrisponde al 9%, contro il 33% in Provincia di Novara, l’ 80% in quella di Treviso). Per i Comuni “ritardatari”, avviare esperienze in forma associata, o consorzi fra Enti Locali, con la Provincia impegnata a garantire un ruolo di consulenza e supervisione, avviando una “Agenzia Giovani” a disposizione degli Enti locali, seguendo il modello delle province di Biella, Vercelli, Brescia, - e prossimamente Novara - le cui esperienze hanno portato notevoli risultati; • Per gli altri Comuni forse è maturo il tempo per passare dal “produrre azioni” al “produrre pensiero sull’azione”. Infatti se non si prevedono “tempi e luoghi” adeguati per fermarsi a riflettere e valutare quanto si è progettato e attuato si può correre il rischio di dare il valore a ciò che si fa: l’esperienza può così divenire area di sviluppo del proprio agire. Quindi ci si chiede: "come poter apprendere dall'esperienza realizzata?" [es.: Verbania e CCR]; • Provincia deve garantire una funzione di Agenzia per il supporto e la consulenza alla progettazione degli Enti Locali, visto anche la nuova legislazione in materia. Infatti la legge 285/97 ha stanziato 900 miliardi per 3 anni per gli investimenti sui minori (mai successo!) ed i contributi transiteranno attraverso la Regione che svolge azione di programmazione e da questa alle Province che avranno funzione di raccordo dei progetti; • PROGETTI: fino ad oggi passano due anni tra presentazione della domanda e l’ avvio progetti (DPR 309 e Legge 216) e comunque il progetto è uno strumento, non un fine, mentre la politica per i giovani deve coniugare le grandi finalità con gli strumenti (non solo i progetti, molto faticosi). Inoltre non tutto ciò che è stato fatto per i giovani da parte delle amministrazioni comunali è raccolto in un progetto e non tutto ciò che è stato scritto su un progetto è stato fatto. • Le Amministrazioni devono lavorare molto di più sull’ agio rispetto al disagio, considerando i giovani come risorsa e non problema, gli interventi per i giovani dovranno venir affrontati in modo completo, in tutti i campi così come prevede il nuovo disegno della prima legge nazionale sui giovani ed il relativo piano d’ azione, presentati a Torino il 27 e 28 Novembre ‘97. Vi sono due possibilità:
1. qualificazione operatori: formazione di soggetti adulti che hanno rapporti con giovani; 2. per l’ Ente Pubblico Territoriale (Comune e Provincia): capire come funzionano progetti/esperienze attuati da altri Comuni, come realizzarli traducendoli in atti amministrativi; 3.1 La documentazione “difficile”. Per questo lavoro di documentazione e ricerca, non è stato molto semplice raccogliere dati, informazioni, notizie sul “settore giovani” in quanto sparpagliati in più Enti. Ciò evidenzia come questa non sia una materia trattata, almeno fin ora, in modo organico, a differenza, ad esempio, della Francia dove esiste un Ministero per i giovani. Anche questo quindi contribuisce a creare quella difformità di esperienze caratterizzante l' operare dei Comuni verso la popolazione giovanile, e quindi anche la difficoltà per le Amministrazioni di “etichettare” ciò che è da considerare esattamente come politiche giovanili. Infatti la stessa confusione a livello centrale si ritrova a livello di Ente Locale dove le competenze, le deleghe e le responsabilità sono “sparpagliate” tra più assessorati. Tutto ciò indica una difficoltà per gli Enti locali ad autodocumentarsi su questo settore, a creare al proprio interno una serie omogenea di dati, quindi anche a valutare progetti ed iniziative. 3.2 Chi si occupa di giovani nell’ Ente Locale. Le deleghe in materia sono quindi affidate a diversi assessorati a seconda dell’ immagine-percezione che l’amministrazione ha dei giovani. Infatti per alcuni Comuni, investire sulle politiche giovanili significa occuparsi della devianza e del disagio giovanile. L'Assessorato ai Servizi sociali diviene spesso il riferimento delle iniziative e della progettualità per i giovani. Ciò potrebbe indurre a pensare alla semplice equazione: giovani=problemi=servizi sociali, denotando una "lettura" del mondo giovanile come prioritariamente problematico. Una riflessione concerne come sia possibile passare da un’ottica socio-assistenziale ad un'ottica progettuale, che permetta di sostenere i "'normali" processi di crescita dei giovani, attraverso modalità educative e formative che li sollecitino ad essere protagonisti dei loro diventare adulti. 3.3 Le figure professionali. Nelle Amministrazioni chi lavora per e con i giovani sono molti educatori, assistenti sociali, volontari ed obiettori di coscienza, animatori di centri estivi, operatori di Informagiovani e CILO, funzionari comunali, consulenti e, proporzionalmente, molti meno coordinatori di progetti, dato questo che potrebbe pregiudicare la qualità dell’ intervento. Quindi, soprattutto, si pensa a chi ha funzione educativa e normativa e forse un po' meno alle funzioni di raccordo e di coordinamento. 3.4 Gli ambiti di intervento. Non essendo ben specificata la fascia di età dei destinatari, nel termine “politiche giovanili” le Amministrazioni inseriscono tutto ciò che ha a che fare con i minori ed i giovani: così, ad esempio, da una ricerca curata da noi in Provincia di Novara nel ’97, gli Enti hanno segnalato come aree di loro competenza nell’ intervento rispetto ai giovani, come principale, l'area della socializzazione (nel senso si attività che sollecitino ed offrano occasioni ai giovani per stare insieme), poi quella del lavoro, formazione e informazione (servizi a supporto delle scelte lavorative, scolastiche e professionali dei giovani, oltre che di quelle del tempo libero). Ecco ciò che hanno indicato: centri estivi, prescuola e/o doposcuola (promossi direttamente, appaltati o sostenuti attraverso contributi); centri di aggregazione giovanile, contributi alle Associazioni Giovanili a fondo perduto o per concerti, teatri, incontri; organizzazione da parte dell’ Amministrazione stessa di eventi, mettere a disposizione degli spazi per i giovani (per sale
prove, attività sportive, ecc.); contributi ad associazioni sportive, varie “Feste dello sport”, contributi alla banda musicale del paese, Informagiovani e/o Cilo, alternanza scuola/lavoro; organizzazione di corsi di formazione (musica, lingue straniere, informatica, ginnastica), contributi per la biblioteca. 3.4.1. Nodi critici. A fronte di questa enorme varietà e difformità di interventi ed iniziative, sono davvero pochi i Comuni che riescono a dotarsi di un progetto a almeno di un servizio continuativo pensato appositamente per gli adolescenti/giovani. Dalla lettura dei dati, una sfida che attende le Amministrazioni novaresi sembra essere quella di far si che la varietà -e spesso anche l’ originalità degli sforzi - riesca a sfociare, oltre che in continuità, anche nello sviluppo di un ruolo di coordinamento dell’ Ente Locale rispetto sia alle risorse che alle relazioni che via via instaura con soggetti con i quali viene ad interagire nella realizzazione di iniziative/attività/progetti. Si tratta di altri Enti, del Privato Sociale, di giovani in genere, di professionalità esterne, operatori sociali, insegnanti, animatori, educatori. Per svolgere questa funzione di coordinamento in Provincia di Novara solo nel capoluogo vi è un consulente esterno che ricopre l’ incarico di coordinatore, mentre negli altri 87 Comuni sembra non sia prevista questo ruolo. 3.4.2 I destinatari: età e sesso. Un'ulteriore riflessione è rivolta ai destinatari delle politiche giovanili degli enti locali. E' difficile definire i confini di questa età: spesso nell'ambito di un progetto si trovano utenti giovani con fasce di età disomogenee. Per esempio sono considerati da uno stesso Ente facenti parte delle politiche giovanili i C.A.G. o i Centri estivi che sono destinati a minori fino 14 anni, insieme agli Informagiovani o C.I.L.O. pensati per utenti fino a 30 anni. Probabilmente perché non è facile sviluppare una funzione di coordinamento e suddivisione di responsabilità all’ interno i dello stesso Ente e poi anche con le altre istituzioni che si occupano degli stessi destinatari (la scuola, il SERT, il consultorio. la parrocchia). Infine dai dati raccolti sembra che i giovani non abbiano sesso: infatti nessun Comune in Provincia ha indicato una differente progettazione (o programmazione) di attività o servizi a seconda dei sessi diversi, nel senso che la sessualità non viene considerata come un valore in sé, come esperienza caratterizzante, ma invece scompare per quel che riguarda gli interventi. Per esempio parlare di città sicura per una ragazza è probabilmente diverso che per un ragazzo, lo stesso per il lavoro.
3.5. Alcuni suggerimenti. Alla luce dei dati raccolti attraverso questo lavoro di ricerca e documentazione, ci sembra di poter suggerire alcune direzioni di lavoro a quegli Enti Locali che vogliono investire sulle nuove generazioni, considerandole risorse (e non problema) in quanto capitale prezioso ed indispensabile alla modernizzazione ed allo sviluppo del Paese. Innanzitutto lavorare molto di più sull’ agio, rispetto al disagio, riconoscendo ai giovani l’ importanza della dimensione gruppale ed aggregativa rispetto a quella di singolo, soprattutto in quella fase delicata della vita che segna il passaggio dalla fanciullezza all’ età adulta. Inoltre, per quanto riguarda la dimensione progettuale e dell’ intervento, gli Enti Locali intenzionati ad investire sui giovani devono fare in modo che l’ investimento esca dall’ episodicità, dalla opzionalità, dalla maggior o minor sensibilità di una Amministrazione verso le tematiche in oggetto per assumere sempre più caratteristiche di continuità e stabilità. Come ? Ecco qualche suggerimento: 1. promuovere l’adozione della “Carta di partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale” da parte del Consiglio Comunale. 2. istituire negli enti locali la "delega alle politiche giovanili". 3. Nei comuni medio-piccoli si potrebbe individuare un' area trasversale ai diversi assessorati, con l'obiettivo di creare le condizioni per lavorare in modo più sinergico e concertato. 4. Individuare un interlocutore all' interno dell’ amministrazione comunale (oltre all'assessore di riferimento, potrebbe essere individuato un funzionario alle politiche giovanili) che si pone come "coordinatore" di tutte le risorse istituzionali ed extraistituzionali presenti sul territorio, con l'obiettivo di sollecitare la creazione di "spazi di dialogo” . 5. Aprire contemporaneamente dei capitoli di bilancio ad hoc, rifinanziandoli ogni anno. Si è visto in precedenza infatti che il vero problema è la mancanza di una chiara progettualità prima ancora che una carenza di risorse (sono infatti poche le Amministrazioni che si preoccupano di ricercarle altrove, al di fuori cioè dei propri bilanci). 6. Pensare alla realizzazione di Consorzi di Enti Locali anche per la gestione delle politiche giovanili vista la dimensione tipica del Comuni del V.C.O. (anche se non bisogna dimenticare che in Italia il 73% degli 8.100 Comuni ha meno di 5.000 abitanti). Bisogna saper superare i localismi (o campanilismi) e lavorare integrando progetti su bacini di utenza più ampi (si pensi ad esempio alla gestione degli impianti sportivi, presenti in ogni Comune – grande e piccolo – solitamente poco sfruttati da un singolo Ente). 7. Iniziare ad elaborare progetti coinvolgendo tutte le risorse che dentro e fuori l’ Ente Locale sono disposte a lavorare per e con i giovani, includendo tra queste anche i giovani stessi.
Novara, 2 marzo 1998 Incontro con la Ministra alla SolidarietĂ sociale Livia Turco Presentazione della ricerca (di Giovanni Campagnoli)
PROVINCIA DI NOVARA Assessorato alle Politiche Giovanili
LE POLITICHE GIOVANILI IN PROVINCIA DI NOVARA
A CURA DI
PROVINCIA DI NOVARA Assessorato alle Politiche Giovanili
“RICERCA ADOLESCENTI E ISTITUZIONI NEI COMUNI NOVARESI”
A CURA DI
I 15 Comuni in cui risiedono i 430 adolescenti intervistati:
Arona, Bellinzago Novarese Boca, Briga, Cavallirio, Fontaneto, Galliate, Ghemme, Gozzano, Grignasco, Invorio, Novara, Oleggio , Trecate, Varallo P.
IL RAPPORTO ADOLESCENTI ISTITUZIONI I NUOVI BISOGNI DI ADOLESCENTI E GIOVANI CHE I DATI HANNO EVIDENZIATO
Gli adolescenti: si tratta di adolescenti ben inseriti nel contesto socio-economico in cui risiedono, ed inoltre il 79% di loro esce almeno una volta a settimana.
Le cose importanti della vita (% di coloro che hanno indicato molto importante ciascun valore)
Comuni
Italia
Novaresi
L’amore
81.3
77
La famiglia L’amicizia
80 79
81 76
La libertà la democrazia Il lavoro Lo svago nel tempo libero L’autorealizzazione
61.5 59.7 57.6 56.2
64 50 61 55
Il successo e la carriera personale
49.3
46
L’eguaglianza sociale La solidarietà
48.3 44.3
54 56
La vita confortevole e agiata Le attività sportive
42,0 40.3
38 33,3
Lo studio e gli interessi culturali L’impegno sociale L’impegno religioso
38.2 15.6 13
38 21 13
L’impegno politico
3.8
3.7
Cio’, se e’ peraltro coerente con la particolare fascia di eta’, e’ comunque sintomo di una evidente non-tensione verso un impegno “civile”.
Questi dati fanno ancor piĂš riflettere perchĂŠ gli stessi intervistati sono adolescenti ben inseriti nella vita della cittĂ o del paese, ma si sentono poco appartenenti al territorio in cui abitano (15%), e per piĂš del 30% poco o per nulla orgogliosi di vivere nel loro Comune.
Orgoglio di vivere nel proprio Comune.
Poco 23,2%
Per niente 7,2% Molto 12,9%
Abbastanza 56,6%
Questi adolescenti non sono interessati alla vita politica nazionale e neanche a quella locale e quindi ad entrate in rapporto con le istituzioni pi첫 vicine.
Quali di queste frasi esprime meglio il Suo atteggiamento nei confronti della politica?
Mi considero politicamente impegnato Mi ritengo al corrente ma senza parteciparvi personalmente
5.3 40.8
Penso che si debba lasciare la politica a chi ha pi첫 competenza di me
26.2
Sono del tutto disinteressato
27.2
E nei confronti della politica locale?
Partecipo personalmente
1.9
Mi tengo al corrente ma senza parteciparvi personalmente 24 Non mi interesso particolarmente
47.2
Sono del tutto disinteressato alla politica locale
26.6
Questa situazione di insoddisfazione deriva:
1. Dalla scarsa attenzione che le istituzioni risevano nei loro confronti.
Considerazione in cui sono tenute le opinioni dei cittadini dalla amministrazione comunale
Sono tenute in considerazione
% risposte
Molto Abbastanza
1,7 37,4
Poco Per nulla
50,2 10,1
2. Dalla valutazione delle iniziative e strutture rivolte agli adolescenti che sono giudicate “mediocri” dal 44% ed “insufficienti” dal 25% , che sommati danno un preoccupante 69%.
Valutazione in generale delle attivita’ e delle strutture per i giovani predisposte dal proprio Comune. 43,9%
26,8% 24,9%
3,9%
3. Dalla scarsa percezione di possibilita’ che vi siano buone possibilita’ per fruire di offerte culturali (26%) e di trovare lavoro (soprattutto per le ragazze, che indicano un 13%).
“Adolescenti che pensano che nel loro Comune esistano buone possibilita’ per...” 36,5% 31,5%
26,5%
10,4%
“Adolescenti che pensano che nel loro Comune esistano buone possibilita’ per...�. (I Ragazzi sono evidenziati in bianco, le ragazze in tratteggio). 78,7
78,1 61,9
67,7
62,1 56,1
33,9 13
I Comuni della provincia di Novara che hanno risposto al questionario sono stati: Agrate C, Bellinzago Novarese Boca, Borgolavezzaro, Borgomanero, Borgoticino, Briona, Cameri, Carpignano S, Castellazzo N, Castelletto T, Cavallirio, Colazza, Divignano, Dormelletto, Fontaneto, Galliate, Ghemme, Gozzano, Granozzo, Grignasco, Invorio, Landiona, Massino V, Meina, Momo, Novara, Oleggio C, Pisano, Pombia, Prato S, Recetto Tornaco, Varallo P, Veruno e Vicolungo.
Una volta descritto come gli adolescenti novaresi vedono le istituzioni, si cercherĂ di capire come invece gli enti locali novaresi rispondono ai bisogni dei giovani
Quanto alle risorse gli Enti Locali possono investirne di proprie che richiederne presentando progetti in base a normative regionali, nazionali, europee.
D.P.R. 309/90 Ripartizione nelle provincie piemontesi dei contributi per anno ‘95 concessi in base al DPR 309/90
D.P.R. 216/91 Ripartizione nelle provincie piemontesi dei contributi per anno ‘95 concessi in base al DPR 216/91.
Regione Piemonte: legge giovani (L.R. 16/’95) Ripartizione nelle provincie piemontesi dei contributi per anno ‘97 concessi in base al L.R 16/95.
Comparazione ‘96-’97 in Piemonte e Prov. di Novara dei contributi concessi in base alle leggi in materia.
Infine si riporta una comparazione grafica relativa a cosa è successo negli anni 1996 e ’97 per quanto riguarda progetti e servizi inerenti le politiche giovanili attivati dai Comuni Novaresi Comparazione anni ‘96/’97 di progetti ed iniziative per i giovani
In conclusione - sulla base dei dati raccolti dalle leggi in materia e dal questionario di rilevazione annuale - si può proporre una stima del numero dei Comuni che in Provincia di Novara dal ’95 ad oggi hanno elaborato progetti o iniziative per i giovani, grazie a risorse proprie e a contributi nazionali e regionali: si tratta di 29 Comuni sugli 88 totali (33%, contro, ad esempio, l’ 80% in Provincia di Treviso, 9% in Provincia di Verbania).
Alessandria, 28 maggio 1998 Report di giovanni Campagnoli
IL QUADRO DEGLI INTERVENTI A LIVELLO PROVINCIALE Gli strumenti e le risorse operative su cui possono contare i singoli comuni per “fare” politiche giovanili dall’ inizio degli anni ’90 sono legate ad alcune leggi nazionali in materia di prevenzione delle tossicodipendenze (D.P.R. 309/90) e di prevenzione da disagio, devianza e criminalità minorile (Legge n° 216/’91). La Regione Piemonte, attraverso il Consiglio Regionale sui problemi dei minori, dal ’93, “premia” alcuni progetti giovani e, dallo scorso anno, ha anche finanziato la cosiddetta Legge Giovani (L.R. 16/’95).
I NUOVI BISOGNI DI ADOLESCENTI E GIOVANI CHE I DATI HANNO EVIDENZIATO
Gli adolescenti: si tratta di adolescenti ben inseriti nel contesto socio-economico in cui risiedono, escono spesso di sera. Frequentano locali, cinema, palestre, impianti sportivi, musei, biblioteche, si recano nelle cittĂ vicine anche per fare acquisti e partecipare a concerti e manifestazioni.
Le cose importanti della vita (% di coloro che hanno indicato molto importante ciascun valore) Italia L’amore La famiglia L’amicizia La libertà la democrazia Il lavoro Lo svago nel tempo libero L’autorealizzazione
77 81 76 64 50 61 55