Istituto scolastico Don Bosco di Borgomanero: lodevole esempio di trasformazione digitale. Introduzione di Alfonso Rubinacci* Una comunità scolastica (No), che, nella stessa cornice concettuale, riafferma la necessità di una discontinuità Sembra malata, la nostra scuola, ma non lo è: ferita dagli eventi, forse, ma viva e sana. Lo dimostrano l'articolo di R. Franchini, che il sito di TuttoScuola ha presentato nei giorni scorsi, e questo di G. Campagnoli ed E. Negri, del Don Bosco di Borgomanero (No), che, nella stessa cornice concettuale, riafferma la necessità di una discontinuità strategica nella progettazione didattica “per adottare con audacia i nuovi paradigmi della trasformazione digitale”. Una Scuola che a giugno 2020 è stata riconosciuta tra le cinque migliori in Italia proprio per la trasformazione digitale in atto, con il premio “Operazione Risorgimento Digitale” di Tim e Junior Achievement . TuttoScuola, nello sforzo continuo che la contraddistingue a sostegno della scuola, incanala la ricerca e la documentazione verso un confronto con le realizzazioni sul campo, perché pensiero ed azione, nella loro dinamica, generino nel sistema educativo modalità di essere e di operare sempre vitali. Campagnoli e Negri, a conferma dell'evoluzione dei paradigmi scolastici indicata da Franchini, riportano i dati di un'indagine tra gli studenti sull'impatto della didattica a distanza, che fornisce risultati ampiamente soddisfacenti nelle diverse classi di parametri adottati. Ma la didattica a distanza non è il banale trasferimento delle modalità di fare lezione “dal vivo” al “remoto”, declinato nei suoi vari aspetti. Nel caso dell'Istituto di Borgomanero si fonda su un modo diverso di “essere scuola”, caratterizzato, tra l'altro, dall'introduzione nella classe di un'ora straordinaria di formazione con due docenti per sviluppare condivisione e consapevolezza del cammino educativo, dalla contaminazione tra le diverse discipline nel percorso di apprendimento, nel coinvolgimento degli studenti nella creazione di strumenti a sostegno dello stesso apprendimento (ad es. il progetto “Barocco 2020”). Indubbiamente l'ampiezza dei problemi che si pongono nella fondazione della nuova scuola, qual è quella del dopo-virus, è tale da richiedere ulteriori riflessioni, raffronti e conferme, ed un ripensamento sui paradigmi in funzione dei quali creare e valutare l'istituto della scuola e la sua collocazione in una cultura ed una società che sembrano sfuggire a definizioni sicure. E sarà difficile anche raccogliere e documentare i passi man mano compiuti. A questo, con il contributo dei suoi lettori, continuerà a dedicarsi con passione TuttoScuola Coordinatore comitato scientifico di Tuttoscuola
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Trasformazione digitale nella scuola La fase di ravvio tra digitale e spazi flessibili di apprendimento Autori: Giovanni Campagnoli, Coordinatore didattico; per le esperienze; Emanuela Negri, vice coordinatrice didattica, docente di Arte e Immagine. Abstract: L'articolo prende spunto dal Documento di Roberto Franchini e Alfonso Rubinacci “Una crisi da non sprecare. Partire, invece che ri-partire”, pubblicato sulla rivista Tuttoscuola, dal 15 maggio 2020, v. www.tuttoscuola.com/coronavirus-una-crisi-da-non-sprecare-partire-invece-che-ripartire . Partendo dal “fare memoria” della Scuola rispetto ai mesi precedenti la fase di ’Emergenza Covid 19, si cerca di mettere in luce gli aspetti didattici ed educativi positivi sviluppati in questo periodo, da non perdere nel futuro, appresi da tutta la comunità scolastica. Alla fine dell'emergenza, dovremo infatti essere capaci di far emergere gli aspetti chiave sulle relazioni tra digitale, comunicazione (a distanza ed in presenza fisica) ed apprendimento. Per adottare con audacia i nuovi paradigmi della trasformazione digitale che consentono maggior inclusione, miglioramento dei livelli di apprendimento, maggior partecipazione attiva di studenti, genitori e territorio alla vita della Scuola, è necessaria una “discontinuità strategica”1 nella progettazione. Sarà anche necessario scartare invece quegli aspetti negativi che il digitale ha evidenziato in questi mesi, a partire dal rischio di esclusione. Il giusto mix tra il “nuovo” ed il “tradizionale” sarà la chiave per una formula di una scuola “irresistibile” ed appassionante per tutti2.
Indice 1. Scuola e conteso digitale: il docente 4.0 2. Costruire organizzazioni didattiche “irresistibili” a partire dai desideri di ragazze/i 3. Educarsi alla didattica digitale riscoprendo il valore di quella in presenza 4. La discontinuità strategica della progettazione didattica post Corona virus 5. La Risoluzione sulla modernizzazione dell'istruzione nell'UE. 6. Una Scuola che può imparare dall’ambiente: il benchmarking. 7. Conclusioni: dall’apprendimento per prudenza, a quello dell’audacia
1. Scuola e conteso digitale: il docente 4.0 In questo periodo la Scuola italiana ha affrontato una prova senza precedenti, sia per intensità (giorni di sospensione, incertezza, numero di persone coinvolte, ecc.), che per 1
Campagnoli G. (2014), Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali, Ilsole24ore, Milano. 2 Le riflessioni proposte e le esperienze segnalate, fanno riferimento ad aspetti teorici e metodologici della pedagogia di don Bosco, valorizzati nella loro contemporaneità, sviluppati nelle Scuole salesiane Secondarie di Primo e Secondo grado di Borgomanero (No, v. www.donboscoborgo.it) e ad alcune sperimentazioni condotte nel periodo di didattica a distanza relativo all’Emergenza Covid 19 (e costantemente raccontate sulla web TV della scuola, nel Canale Youtube, v. www.youtube.com/channel/UC5kyBsdViKeB6G7p5u4K_Ig ). Convinti che o la teoria funziona in pratica, o la teoria è praticamente sbagliata.
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vastità (l’intero territorio nazionale). Il passaggio alla didattica a distanza non è stata una scelta condivisa frutto di un percorso accompagnato, ma l’unica modalità possibile per mantenere una relazione di apprendimento tra i soggetti della scuola. Probabilmente la scuola italiana non avrebbe scelto di passare alla didattica on line così velocemente (ed in generale neanche il resto del Paese avrebbe scelto smartworking…), se non si fosse determinata questa situazione. Da anni la Scuola pur avendo utilizzando fondi, attivato sperimentazioni, sviluppato progetti, introdotto figure ad hoc (es. “Animatore digitale”) stava procedendo – a parte eccellenze a “macchia di leopardo” nel Paese - con un ritmo blando verso la cosiddetta “trasformazione digitale”. La LIM ed il registro elettronico sono stati i primi cambiamenti importanti, anche se generalmente sempre sottoutilizzati rispetto alle potenzialità di apprendimento (la LIM), sia di strumento di comunicazione, sia soprattutto per un approccio data driven. Così finalizzati questi strumenti permetterebbero infatti di condurre la Scuola verso la raccolta dati (e successiva trasformazione in informazioni utili) dei caratteristici processi di lavoro (valutazione, partecipazione, livelli di apprendimento). Fino a prima di questa crisi da Covid 19, le scuole si erano attivate per introdurre interventi di contrasto al cyber bullismo, percorsi di educazione all’uso consapevole dei nuovi media, corsi sulla sicurezza in rete, progetti di prevenzione da dipendenze da gaming ed e-sports… Insomma, fino a febbraio 2020 la rete ed il digitale erano ancora rappresentati nella scuola, più come “luoghi pericolosi” che ambienti capaci di offrire opportunità educative e/o di apprendimento…. Lo spazio scuola era visto come luogo fisico, aule, pareti ed edifici, tra abbandono e rinascita (si pensi all’innovazione degli “spazi flessibili di apprendimento”), con un rapporto contenuto contenitore che al denominatore non ipotizzata altro che non muri… Sembrava anche la scuola stesse in una dimensione di “bolla” dove il digitale era escluso (v. ad es. le Circolari dei Dirigenti Scolastici per limitare l’uso di uso di smartphone durante il tempo scuola, le Ordinanze pre esami di divieto, l’inserimento di sanzioni nei Regolamenti di Istituto, i sequestri e le confische, ecc…). Polarizzando un po', sembrava quasi una Scuola impegnata in una lotta impari per preservarsi da tecnologie e strumenti (v. le LIM, Registro Elettronico, spesso sottoutilizzati, l’informatica confinata nei laboratori…), senza ricordare l’accelerazione di cui ognuno è testimone rispetto a questi fatti (v. Fig. 1). Fig. 1: Numero di anni necessari a connettere 50 milioni di persone nel mondo
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Poi, a colpi di Decreti ed Ordinanze (classico processo “top down”), rivedendo accordi lavorativi e superando i Collegi Docenti, in rigoroso ordine sparso, la Scuola è partita a più velocità con la didattica a distanza. La Scuola, fatto straordinario, ha riconosciuto lo “smartworking”, tradotto come “lavoro agile”3 (nella P.A. si era parlato di telelavoro, ma con poco successo), superando le prefigurazioni che riguardano ancora il lavoro del secolo scorso4. Eppure i docenti e gli studenti “4.0” esistevano già prima ed esistono tutt’oggi, così come nell’impresa esisteva ed esiste l'operaio 4.05. Anche per gli insegnanti si potrebbe parlare (come dell’Industria 4.0) di professionalità aumentata6 (la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale” nelle fabbriche). Si tratta (e questo dovrebbe valere molto per i docenti) di lavoratori in grado di gestire i dati, compiere una pluralità di opera7zioni, connettersi agli altri, condividere, creare contenuti, mettendo al servizio del lavoro quelle stesse abilità di “nativi digitali” che si utilizzano nella vita privata (non solo “navigare” in internet, ma anche creare, ascoltare musica, assistere ad eventi, scaricare video, effettuare acquisti, scrivere, organizzare immagini e contenuti, postarli, ecc.). Con la tecnologia, cambieranno quindi le mansioni e l’istruzione del lavoratore, operaio o tecnico, impiegato o dirigente o docente, che potrà interpretare il lavoro in modo più creativo, responsabile e coinvolgente. Ciò in un contesto di responsabilità ed interconnessioni maggiori, anche nella Scuola, dove la sfida diventa oggi costruire organizzazioni / attività didattiche “irresistibili” (v. Cap. 2). Si sviluppa una cittadinanza creativa di docente che aspira ad avere uno “spazio affettivo” di lavoro: che sia una didattica in aula o a distanza, sincrona o asincrona, deve essere un luogo /fisico o digitale) che mette insieme fatica, impegno, bellezza (etica ed estetica), passione e condivisione8 e che, a partire da questi temi, ne sia generativo dando senso, costruendo reti e comunità di lavoro creativo che nessun algoritmo, tutorial, piattaforma e/o tecnologia potrà rendere conveniente sostituire9 (v. Fig. 2). I dirigenti scolastici dovranno imparare a valorizzare (e/o innescare) e favorire questi processi, sviluppando team di lavoro (all’inizio anche solo uno), in quanto contagiosi e “portatori sani” di innovazione didattica, sia in presenza che digitale. 3
un aggettivo che non rende giustizia al tipo di lavoro, sia perché ai docenti è stato chiesto (o imposto) un ulteriore sforzo di autoformazione in situazioni non sempre facili (ad esempio per non avere connessioni veloci a casa), sia perché l’agilità (intesa come contrapposta al lavoro lento, pesante), potrebbe rimandare ad un minor peso e quindi valore. 4 Campagnoli G. (2016), Scuola Aperta, Fab Lab, Imprese Studentesche, Alternanza Scuola lavoro: innovazione verso una scuola più contemporanea e motivante, in Ricerca Azione (2016), Semestrale n° 8/2016 di Iprase, Provincia Autonoma di Trento Editore. 5 Magone A, Mazali T (2016), Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale, Guerini, 2016. 6 Campagnoli G. (2017), in AAVV, La (quasi) impresa. Manuali per operatori culturali, Il sole 24ore, Milano. 7 Asincrona quando si pubblica materiale su una piattaforma o canale, ma gli studenti non possono interagire in tempo reale con il docente e ricevere feedback istantanei. In questo modo ciascuno può apprendere secondo i suoi ritmi. 8 Campagnoli G. (2017), Il miracolo del riuso, in Cogliati Dezza V. Alla scoperta della green society, Edizioni Ambiente, Roma. 9 Il sito https://willrobotstakemyjob.com è una piattaforma previsionale capace di indicare le probabilità che intelligenza artificiale / robot sostituiranno il lavoro umano, per ogni professione. Il docente ha però una bassa possibilità di essere sostituito da robot / IA (0,8%) nei prossimi anni. Alcune funzioni potranno essere automatizzate (circa il 30%, ad esempio attività come correzione prove, archiviazioni voti, spiegazioni a distanza, ecc.), ma non quelle più direttamente connesse alla relazione di apprendimento (capire le difficoltà, incoraggiare e motivare gli studenti, rimuovere dubbi, comprendere situazioni, ecc.).
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Fig. 2: Le probabilitĂ di sostituzione del lavoro del docente (v. Nota 8)
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2. Costruire organizzazioni didattiche “irresistibili” a partire dai desideri di ragazze/i Quanto detto nel Cap. 1, viene qui ripreso rispetto alla costruzione di scuole con identità e missione didattica forte (v. Tab. 1). Tab. 1: Scuola e missione didattica forte. 1. Non c’è Scuola autentica senza missione forte; 2. Senza missione è più difficile sviluppare una identità distintiva, necessaria sia internamente (per creare appartenenza, comunità, team), sia in un contesto esterno caratterizzato da eccesso di offerta e tagli delle risorse pubbliche; 3. È più difficile avere studenti motivati senza missione forte; 4. Le risorse sono più difficile da raggiungere senza missione forte, ed è più faticoso attrarre e trattenere docenti appassionati e studenti motivati; 5. É più difficile sviluppare partecipazione dei genitori ed alleanze con il territorio senza missione forte, che chiedono invece di conoscere quanto bene fa l’organizzazione e come loro possono contribuire; 6. Vi è un “vincolo ed una finalità di missione” che sostiene il “vincolo economico” e alimenta la ricerca dell’eccellenza tecnico organizzativa, in un contesto che necessita di un approccio progettuale competente.
Riprendendo le tematiche educative, dopo tutta questa esperienza di mesi di didattica d distanza, è chiaro che la media education sarà l’educazione del 21° secolo10 e, come è già avvenuto per l’istruzione, potrà essere un potente strumento di inclusione. È evidente l’interesse delle giovani generazioni nei confronti di queste dimensioni, che non possono essere lasciate solo al mercato. Media educational center, Digital Lab, E-sports Palace sono oggi spazi di aggregazione interessanti per i ragazzi: va allora ricercato e promosso il potenziale educativo di questi mezzi, le passioni che accendono e le aggregazioni che sviluppano per trasformarle in opportunità ed etica di apprendimento. Lo insegna anche il mercato: se nel secolo scorso si pensava che fosse l’offerta a generare la domanda (con relative crisi da sovrapproduzione e di eccesso di beni sul mercato), oggi è la domanda che genera l’offerta. Questo significa non buttarsi e produrre sempre più elaborati, condividere di tutto e di più, attivare canali su tantissime piattaforme, rincorrere l’ultimo aggiornamento… I ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine già ci dicono che esiste un interesse ed una predisposizione naturale all’uso delle tecnologie11 (si parla appunto di “nativi digitali”, di “vita davanti agli schermi”, ecc.) e di questi strumenti, oltre ad una motivazione generalmente alta all’apprendimento di competenze. Si è quindi già in presenza di una domanda, che va aggregata, socializzata ed alimentata di contenuti. Ed è per questo che la funzione del docente è ancora più importante, in quanto ne è garante dell’autenticità, sa selezionarli, condividerli, aggregarli, fornirli (in più forme, anche multimediali) anche a seconda degli interessi individuali, verificarne gli apprendimenti. Ed ha in questo nuovo “ambiente creativo / irresistibile”, anche la possibilità di farne “assaporare il profumo”.
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Campagnoli G. (2019), Spazi giovanili trentini, tra strategie europee di sviluppo e innovazione sociale, in Bazzanella A, “CRESCERE IN TRENTINO. Rapporto biennale sullo stato di attuazione del sistema integrato delle politiche giovanili”, Agenzia per la Famiglia - Provincia Autonoma di Trento Editore. 11 Floridi L. (2017), La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina editore, Milano, 2017.
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Ancora un approfondimento sulla “domanda dei ragazzi”: in questi mesi in generale gli studenti hanno saputo stare nella situazione, si sono dimostrati molto migliori di quanto li si è rappresentati fino ad ora (ultimamente erano tutti cyberbulli, prima solo bulli, prima ancora dipendenti, ritirati sociali, in preda ad alcolismo giovanile, passando per le baby gang e la violenza di quartiere…). Le indagini svolte in questo periodo sui giovani12, hanno rilevato di una ricerca di risposte a domande di senso, uno sguardo a tempi esistenziali, una capacità di saper ritrovare relazioni autentiche a partire da famiglia e amici, la fatica per la mancanza dell’incontro con l’altro, del non essere a Scuola (v. Fig. 3). Fig. 3. I risultati della ricerca sui desideri dei ragazzi delle Terze Media
L’idea di questa ricerca nasce dall’interazione tra ragazzi, docenti e scuole. La Scuola Media ha nel quadro orario settimanale un’ora straordinaria di Formazione in cui la classe con la compresenza di due docenti lavora sulla condivisione e sulla consapevolezza del cammino educativo. Nel periodo di sospensione dalle attività didattiche, quest'ora si è resa ancora più importante perché mezzo per innescare dialogo con i ragazzi che sentono la necessità di avere spazi di comunicazione e relazione. Partendo quindi da un incontro in videoconferenza del Liceo delle Scienze Umane con lo scrittore/videomaker Saverio Tommasi, si è cercato di far riflettere i ragazzi sul periodo che stanno affrontando ed è nata l’idea di raccogliere i risultati di queste considerazioni: quei ragazzi che fino a qualche mese fa sembravano solo capaci di vivere rapporti social-web ci dimostrano invece di desiderare relazioni autentiche ribaltando ancora una volta i preconcetti degli adulti13.
Non solo: in questo periodo i ragazzi ci hanno insegnato anche al rispetto delle regole imposte dall’emergenza (basti vedere il numero di sanzioni dei minorenni…), all’affrontare la paura anche con un po' di ironia e soprattutto, al fatto che per loro la distanza fisica non per forza ha segnato una distanza sociale. Infatti, per loro, il gioco seppur a distanza avveniva in presenza e con i propri amici, connessi insieme alla stessa partita, allo stesso evento… Il concetto di partecipazione, di presenza, di condivisione per loro è più ampio. 12
V. www.rapportogiovani.it . Floridi L. (2017), La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina editore, Milano, 2017.
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“Andare ad un concerto” vuol dire anche assisterlo insieme agli amici, ma su Fortnite (v. i concerti di Travis Scott del 24 aprile seguito da 12 milioni di persone in diretta e del dj Steve Aoki del 10 maggio con milioni di spettatori). I ragazzi hanno imparato dai giochi quelle competenze per stare nella situazione che la pandemia ha imposto14 (per dirla alla moda, si sono dimostrati “resilienti” anche rispetto alle relazioni di amicizia e di amore). Gli stessi ragazzi, probabilmente anche un po' ex “cyber-stupidi” (più che cyber bulli…) hanno posto la questione della netetiquette (le regole di come di si comporta nella didattica a distanza, v. qui il “Manifesto della Scuola don Bosco” www.facebook.com/dbborgo/photos/a.1696746437204584/2618617665017452/?type=3&t heater ) ed hanno dimostrato forti capacità di apprendere dall’esperienza competenze digitali, di cittadinanza, creative, riflessive, tutte molto spendibili sul mercato del lavoro ai fini dell’occupabilità15 … In poche parole, questo periodo è servito anche per rendersi conto che i ragazzi sono molto meglio di quanto li si sia spesso rappresentati fino ad ora (ora il nuovo tormentone è “copioni digitali”). E sono pronti per nuove forme di didattica (v. Cap. 3).
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De Gregorio C. (2020), Coronavirus, la forza dei ragazzi: hanno imparato dai giochi a vivere nella trincea del virus, La Repubblica, 02.04.2020 (v. www.bibliotecafabricadiroma.it/wpcontent/uploads/2020/04/concita_030420.pdf ) 15 Rivoltella P.C. (2019) Tecnologie di comunità, ELS.
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3. Educarsi alla didattica digitale riscoprendo il valore di quella in presenza Come visto nel Cap. 2, ragazze/i rappresentano una “domanda” di nuova didattica, manifestando una predisposizione (o come minimo una “non avversione”) verso le nuove tecnologie, ma anche un bisogno di socialità che la Scuola ha sempre garantito. In effetti i più giovani hanno proprio richiamato la comunità scolastica sull’assunto che l’apprendimento è un fatto collettivo e pubblico. Di conseguenza, i processi di educazione all’uso della didattica digitale, possono essere attivati in modo cooperativo, in assetto di ricerca e sperimentazione. Ci si educa (ragazzi e docenti) a questo uso, si procede con test (ad esempio per software e prodotti ad hoc), si verifica (ad es. utilizzando Moduli Google per le percezioni / indicazioni di studenti rispetto agli interventi attivati ed alla efficacia delle modalità vedi Fig. 4), ci si responsabilizza come “comunità educante”. Anche i genitori vanno coinvolti in questi processi: devono essere presenti (seppur non sarà più pensabile così tanto come in questo periodo), osservanti ed in grado di produrre feed back utili alla scuola. Se in questi mesi alcuni sono stati “suggeritori” occulti durante le interrogazioni a distanza dei figli, con il riavvio diventeranno parte attiva dei processi di comunicazione scuola famiglia. Si potranno pensare modalità più smart di colloquio genitori, figli, docenti, di sportello, di ascolto, di incontri con gruppi di genitori, anche a distanza su piattaforme come Meet, Zoom, Skype, ecc. Fig. 4. - Questionario di verifica dell'impatto della Didattica a Distanza
In questo periodo di "didattica a distanza" è cambiato qualcosa? • Sì, ho avuto modo di capire quanto mi mancano le relazioni con le persone • Sì, ho capito meglio come fare a studiare e capire le lezioni • No, non è cambiato molto, è un po' tutto come prima
I professori sono disponibili ad ascoltare eventuali dubbi al di fuori dell'orario stabilito? • Sì, sono sempre pazienti e si mettono a disposizione • Sì, ma vorrei che spiegassero di più alcune cose • Non ho avuto la necessità di chiedere informazioni aggiuntive
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La media education può mettere al centro gli attori del processo di apprendimento: studenti, allievi, alunni, insegnanti e docenti, genitori. Ma anche prodotti da realizzare, i cosiddetti “compiti di realtà”. Non invece gli strumenti (il digitale, il PC, tablet, ecc.), come è stato con l’oggetto libro, da cui è conseguita una impostazione organizzativa dove il sapere e gli attori si misuravano in base alla conoscenza lì contenuta. Ecco il docente (che ne rappresentava l’intera conoscenza e quindi “saliva in cattedra”), l’organizzazione didattica basata su banchi, penne e orari (il mantra prevalente nella scuola è ancora “aprite il libro a pagina…”), compiti a casa e valutazioni (proporzionali al successo di conoscenza trasferita dal libro allo studente) sempre su prestazioni individuali. Polarizzando i modelli, questa scuola della “didattica trasmissiva / enunciativa” (dove il docente è “colui che sa” e lo studente è “colui che assimila”, non che rielabora, sperimenta, produce, sviluppa un pensiero critico…). Più ricerche longitudinali16 hanno segnalato il rischio di una scuola così rappresentata, rispetto al venir meno di competenze chiave richieste invece nella società attuale: il collaborare, la creatività17, l’essere cittadino attivo, saper comunicare (anche in lingua straniera e quindi essere motivato ad esprimersi, ecc.), piuttosto che le STEAM18. La standardizzazione dei processi di apprendimento (sul modello della fabbrica, con orari e campanelli per separare una materia dall’altra ambienti divisi per età o sesso). Una didattica di questo tipo (v. Cap.4) prende vita ad esempio nei progetti di reinterpretazione da parte dei ragazzi di opere famose, ideato da una designer francese e riproposto nelle Scuole durante questo periodo. Quelle discipline più pratiche che sembrano non affrontabili a distanza, in realtà presentano elementi di estremo interesse: la domanda “come alimentare la passione per l’arte?”, trova come risposta il coinvolgimento attivo dello studente. Un esempio è il progetto “Barocco 2020” curato da ragazze/i delle Seconde Medie don Bosco di Borgomanero (No). Nel caso della pittura Barocca il lavoro è stato immersivo ma non resta un’esperienza isolata: i docenti di Musica chiedono agli alunni di realizzare dei tutorial per aiutare i compagni nell’apprendimento dello strumento e di costruire delle playlist per comprendere storia della musica adattando un linguaggio noto agli adolescenti ad una materia di studio. La contaminazione è immediata: gli studenti creano dei cartoni animati per raccontare l’architettura Romanica, realizzano sessioni di allenamento con circuiti di esercizi per Scienze Motorie (v. Fig. 5)19.
Fig. 5. Il progetto Barocco 2020
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Si pensi agli studi di Ken Robinson, poi nominato “Sir”. non è una dimensione di secondo piano, in Italia contribuisce al 10% del PIL, ma sembra non esserci una strategia educativa intenzionale per avvicinare giovani a questa competenza chiave. Campagnoli G. (2010), Verso un New deal delle politiche giovanili, in Bazzanella A, Campagnoli G. “Investire nelle nuove generazioni. Modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa”. Editore Provincia Autonoma di Trento, Iprase del Trentino, Trento. 18 Le competenze in Science, Technology, Engineering, Arts and Mathematics. 19 Repubblica e La Stampa hanno pubblicato il progetto “Barocco 2020” del liceo don Bosco di Borgomanero, v. qui: https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/05/23/foto/novanta_studenti_interpretano_i_capolavori_de lla_pittura_barocca-257444893/1/?ref=twhl&timestamp=159022896800 ). 17
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4. La discontinuità strategica della progettazione didattica post Corona virus L’approccio didattico del coinvolgimento attivo dello studente (descritto nel Cap. precedente), richiede un focus ancora maggiore su ragazze/i, messi al centro dei processi di apprendimento. Qui i giovani sono responsabilizzati ed “adultizzati” e non resi dipendenti o comunque considerati dei minus cioè soggetti “non più... e non ancora...” ed in perenne attesa di trasformarsi in qualcosa d’altro, né tantomeno soggetti da ospitare nell’attesa che “passi la nottata giovanile”, in modo che possano accedere ad una società sana, perfetta e formata da adulti maturi20. Neppure sono da considerarsi soggetti che non sanno mai abbastanza rispetto al docente onnisciente ed infallibile. È un approccio invece valorizzante, che ricerca il talento in ciascuna/o e che rende i ragazzi/e capaci di accettare sfide che percepiscono come motivanti ed alla loro portata, dove spesso c’è anche una “dimensione del fare” (magare anche un fare digitale viste le possibilità offerte), che si esprime anche nell’andare a bottega (come nel Rinascimento e che oggi ad esempio può essere un Fab Lab21 o l’idealtipo del “garage” di Steve Jobs22). Su queste dimensioni si dovrà concentrare il focus e non - come detto - sugli strumenti (v. la scuola del tablet, senza libri, senza zaino, ecc.). Il “design del processo” è simile a quello rappresentato in Fig. 6, dove appaiono bene evidenziate le fasi recessive (A) e di ricrescita (C), dopo la discontinuità23 strategica (B)24. Fig. 6. La discontinuità strategica della progettazione didattica post Corona virus
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Bazzanella A, Campagnoli G. (2010), Investire nelle nuove generazioni. Modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa, Iprase - Provincia Autonoma di Trento Editore. 21 laboratorio di fabbricazione digitale con stampa 3D, laser cut, ecc. 22 Campagnoli G. (2016), Scuola Aperta, Fab Lab, Imprese Studentesche, Alternanza Scuola Lavoro: innovazione verso una scuola più contemporanea e motivante in RICERCAZIONE, N°1/2016, Vol. 8, Iprase-Trentino, Trento. 23 Evangelicamente si potrebbe dire “Vino nuovo in otri nuove”. E in un momento di trasformazione digitale, questo potrebbe riguardare anche modalità di narrazione dei progetti didattici (in particolare quelli di DaD) che necessitino di nuovi strumenti ed approcci (il don Bosco di Borgomanero ha optato per video brevissimi ed un palinsesto di web tv che li contiene tutti, v. https://www.youtube.com/channel/UC5kyBsdViKeB6G7p5u4K_Ig ). 24 Campagnoli G (2014), Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali, Ilsole24ore, Milano.
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Le nuove tecnologie digitali permettono un grado maggiore di libertà, di cooperazione e condivisione, rendono facili e più smart approcci multidisciplinari, possono personalizzare molto più facilmente la didattica sulla base di interessi, curiosità, passioni di ragazze/i. L’apprendimento per scoperta ne viene facilitato ed il “naufragar m’è dolce in questo mare” indica la modalità di ricerca attraverso la rete, seguendo “tag” ed altri indicatori significativi, a significare che oggi il sapere non è più contenuto solo nel libro (e quindi dal docente), ma assume una forma molto più orizzontale e vasta. Ciò non significa “sposare” la didattica on line (la voglia ed il bisogno di relazionalità, aggregazione, socialità, relazioni tra pari ed anche con adulti è emersa in modo importante), ma sicuramente passare alla didattica digitale, che può essere anche in presenza. Sono i finalmente gli attori ed i processi di apprendimento da valorizzare, non – come detto – tecniche od approcci ideologici. Oggi l’internet delle cose già ci indica che il focus è il processo legato alle informazioni e non il luogo in cui queste sono utilizzate. Significa che grazie al web anche da casa, appunto con la didattica a distanza, gli studenti hanno la possibilità non solo di condividere informazioni, dati, immagini, musica e video, ma anche per realizzare degli oggetti, pur stando a distanza. Nel periodo della pandemia, il corso di Innovazione del Liceo Economico e Sociale don Bosco di Borgomanero (No) - che abitualmente fa lezione nel Fab Lab25 - ha svolto un “compito di realtà”. Si è trattato di rispondere alla richiesta di medici ed infermieri del Reparto di Rianimazione dell’Ospedale cittadino, di realizzare degli elastici per il supporto delle mascherine. Qui il video racconto del progetto: www.youtube.com/watch?v=P5o46Af2Jp4 .
Questa riprogettazione potrà avvenire se, già ora nella cosiddetta fase di "emergenza" sappiamo essere capaci di riprendere ed agire proprio secondo l’etimologia latina della parola emergenza. È infatti un termine che rimanda a ciò che esce all’improvviso da una superficie in cui era stato immerso (il verbo "mergere"): non si vuole quindi considerare qui il significato più diffuso comunemente che rimanda al pericolo ed alla catastrofe. Non per puro gusto intellettuale, ma come primo antidoto a farsi trascinare dal pessimismo e dal nichilismo: una buona base per postulare un futuro praticabile e sostenibile è la capacità di assumere un punto di vista differente su ciò che nel presente appare ovvio e scontato. Da qui in poi, al termine della fase di “emergenza”, dovremo far affiorare aspetti chiave sulle relazioni tra digitale, comunicazione ed apprendimento. Diventare più “digital” per una Scuola, non deve però rischiare di dimenticare quelle persone che sono dietro agli schermi. Sperimentare la didattica sul web e lo “smartworking”, ha senso se ci si continua ad interrogarsi sul ruolo educativo e formativo, sia dentro una situazione surreale che non ha precedenti nel Dopoguerra, sia alla fine dell’emergenza. In questo senso, lo “smartworking” è diventato nella fase acuta della pandemia il modo di “restare vicini anche da lontani”, senza perdere la relazione. “Distanti, ma uniti”. Si è anche capito che forse per la Scuola attendere il corso degli eventi, l’ennesimo Decreto o Ordinanza, aspettare dichiarazioni e Conferenze stampa non è più la soluzione. Stiamo in una transizione, in un “frattempo” tra un “prima” del coronavirus e un “dopo” coronavirus. Si perché prima o poi la fine della pandemia arriverà ed anche se tutto ciò ci ha stravolto la vita, alla fine noi non saremo le stesse persone di qualche mese fa. Abbiamo capito l’importanza ed il valore della relazione, dell’incontro, dell’accoglienza, quali modi più preziosi che abbiamo per “vivere la vita”. Se all’inizio un po' di smarrimento c’è stato, progressivamente si è scoperto che queste dimensioni non sono state messe in “stand by”: 25
V. Nota 21.
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molte scuole si sono scoperte (o riscoperte) comunità educanti, insieme (o “community”), un concetto da portare avanti sicuramente anche dopo. Questi sono giorni difficili, ma non inutili. Quando passerà dovremmo ricordarcene. E avere vivo il ricordo del nostro sforzo, del camminare in questo “frattempo” interpretandolo in modo creativo, tenendosi strette le nuove cose imparate in questi giorni duri, così come le nuove competenze messe a punto, i nuovi strumenti che ci hanno aiutato a stare in questa situazione. In questo modo ci sentiamo anche meno soli nell’attraversare insieme questa transizione: è l’esercizio di cooperazione più bello che una comunità possa fare e non dobbiamo assolutamente averne paura. Dobbiamo smettere di inseguire il Virus, bensì anticiparlo e questo tempo non deve essere inutile. Nessuno degli sforzi che stiamo facendo dovrà essere vano alla fine del percorso, per farci trovare pronti a settembre, per qualunque scenario26. La progettazione del riavvio dovrà tener conto della situazione, ma non poggiarsi su logiche di straordinarietà. Dovrà invece essere l’occasione - emersa durante la pandemia - per una tensione ad un miglioramento di situazioni (appunto spazi, tempi e metodologie della didattica), di cui ci si sarebbe comunque occupati e che ora richiedono una accelerazione27. Per occuparsi, come Dirigente scolastico, dell’attuazione di queste strategie, può essere utile fondare l’agire su dei riferimenti legislativi. A questo scopo, molto interessante è la Risoluzione del Parlamento europeo del 12 giugno 2018 sulla modernizzazione dell'istruzione nell'UE (v. Cap. 5)28.
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Ricordiamoci che non è una cosa nuova procedere per ipotesi, ad esempio “Di doman non c’è certezza”, è un verso della “Canzona di bacco” scritta da Lorenzo Dè Medici (il Magnifico”) già nel 1490... 27 Campagnoli G. (2020), Don Bosco community: abitare il “frattempo” tra il prima ed il dopo corona virus, in Good Morning Don Bosco, NewsLetter n° 5/2020, v. https://us20.campaignarchive.com/?u=69de363367842ae16a3c37d05&id=7700da241c 28 https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2018-0247_IT.html
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5. La Risoluzione sulla modernizzazione dell'istruzione nell'UE. Come detto nel Cap. 4, è importante fondare l’agire strategico innovativo nella Scuola, su basi giuridiche. A questo scopo, può essere d’aiuto, avere come riferimento le linee guida della Risoluzione del Parlamento europeo del 12 giugno 2018 sulla modernizzazione dell'istruzione nell'UE29. Secondo questo Eurodocumento, altre fonti di informazioni accessibili affiancano la Scuola. Le tecnologie moderne hanno liberato l’istruzione, aperto opportunità per attività educative multidimensionali e creato uno spazio educativo. Una sfida importante consiste nel rendere la scuola il luogo più interessante di questo spazio. Il ruolo dei sistemi di istruzione è quello di formare una persona completa, che si realizzi in ambito professionale, sociale, culturale e civico in un ambiente diversificato e globale. La Raccomandazione sinteticamente richiama un cambiamento sia negli obiettivi (dai contenuti alle competenze, dall’istruzione all’educazione) che nel metodo (attività educative multidimensionali, v. di seguito Tab. 2). Tab. 2. Risoluzione sulla modernizzazione dell'istruzione nell'UE 1. La conoscenza quale risorsa economica chiave e fonte di benessere per i cittadini e l'istruzione europea deve porsi come obiettivo fondamentale lo sviluppo del ragionamento, della riflessione e della curiosità scientifica, e deve essere in grado di approfondire gli elementi fondamentali di una cultura umanistica, artistica, scientifica e tecnica; ribadisce che essa deve formare, a partire dalla realtà concreta della vita locale, regionale, nazionale ed europea, per risolvere i problemi nazionali ed europei, nonché sensibilizzare sui problemi della comunità internazionale; 2.Cambiamenti nell'istruzione e sfide connesse, tra cui coinvolgimento nella società e dei genitori nella Scuola, disporre di risorse didattiche e metodi di insegnamento di qualità e moderni, insegnanti motivati e competenti, apprendimento permanente, piattaforme cooperative per l’apprendimento a distanza, nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), in quanto strumenti per offrire nuove opportunità di istruzione, personalizzazione della didattica (tra cui i bisogni educativi speciali), motivazione degli allievi alla didattica digitale in quanto l’apprendimento delle competenze correlate dovrebbero essere un aspetto essenziale delle politiche di istruzione e riguardare anche le competenze civiche e il pensiero critico (rispetto ad es. alla valutazione delle fonti), con lo sviluppo di approcci interdisciplinari, cooperativi e creativi ed il lavoro di squadra dei docenti volti a trasmettere ad alunni e studenti conoscenze e abilità, nonché competenze professionali, trasversali, generali, sociali e civiche, competenze linguistiche, con un accesso paritario ad un'istruzione inclusiva di qualità, dove il miglioramento dei risultati è compatibile, in media, con la promozione dell'eccellenza tra gli studenti di talento (da cui l’importanza di promuovere il potenziale delle persone); favorire la mobilità degli studenti ed attribuire importanza all'alfabetizzazione visiva quale nuova competenza per la vita, riconoscendo che nell'epoca attuale le persone comunicano molto di più attraverso le immagini che attraverso i mezzi tradizionali, promuovere la consapevolezza della propria salute, nonché il benessere fisico (sport) ed emotivo 3. Istruzione scolastica Nonostante l'impatto delle nuove tecnologie sull'istruzione, la scuola debba rimanere un ambiente di apprendimento fondamentale in cui si sviluppino le potenzialità e in cui ogni individuo possa trovare spazio e tempo per la propria crescita personale e sociale, va promossa l’autovalutazione e l’uso di strumenti di feedback, il riconoscimento dell'apprendimento non formale e informale, volontariato ed attività socialmente utili, transizioni più agevoli tra i diversi percorsi educativi, l’apprendimento delle lingue, incoraggia inoltre le iniziative educative e le attività extrascolastiche al fine di sostenere la realizzazione dei bisogni e degli interessi individuali degli studenti, creando al tempo stesso collegamenti con le comunità locali. 4. Istruzione superiore Creazione di un ambiente europeo di istruzione superiore, promozione degli ISS e maggiore attenzione ai programmi di studio interdisciplinari e promozione, in parallelo, delle discipline della 29
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scienza, della tecnologia, dell'ingegneria, dell'arte e della matematica (STEAM) nonché delle scienze umane e sociali, con un ruolo dell'istruzione basata sulla ricerca e della ricerca pedagogica. 5. L'insegnante come garante di un insegnamento di qualità Gli insegnanti e le loro competenze, il loro impegno e la loro efficienza siano alla base dei sistemi di istruzione e l'importanza di riformulare e investire nella formazione permanente degli insegnanti di tipo pedagogica, psicologica e metodologica di alta qualità, anche attraverso la cooperazione internazionale e la collaborazione tra insegnanti, ricercatori e accademici. L'insegnante ha un ruolo chiave nel fornire un ambiente di apprendimento inclusivo che richiede l'adozione di una serie di metodi e approcci per soddisfare le diverse esigenze, consentendo così a tutti gli alunni di partecipare alla progettazione, alla realizzazione e alla valutazione dei loro risultati di apprendimento, riconoscendo la funzione essenziale degli insegnanti quali guide e tutori proattivi che insegnano a valutare le informazioni, assumono un ruolo di sostegno di fronte alle sfide e preparano i discenti alla vita. Va garantito a i docenti un ambiente scolastico favorevole, un funzionamento e uno sviluppo scolastici efficienti e una governance collaborativa, riconoscendo l'importante ruolo degli educatori e della cooperazione tra genitori, insegnanti e autorità scolastiche nell'ambito dell'istruzione formale, non formale o informale a sostegno delle generazioni attuali e future. Si raccomanda di: - potenziare la formazione linguistica ed interculturale dei docenti; - creare sinergie tra la conoscenza degli insegnanti e il potenziale tecnologico degli alunni per ottimizzare i risultati di apprendimento; - inserire tirocini, guidati da tutori formati, nell'intero corso di studi degli insegnanti; - incoraggiare gli insegnanti e i dirigenti scolastici a promuovere e assumere un ruolo di guida nell'attuazione dell'innovazione nell'ambiente scolastico e nella promozione del relativo sviluppo.
Il “riavvio” della scuola potrà avvenire (e sarebbe importante) con una maggior consapevolezza del valore della presenza e delle relazioni (umane e di apprendimento), ma anche dei vantaggi di questa sperimentazione. C’è ora la grande possibilità di far decantare gli esiti (in termini di apprendimenti didattici, organizzativi, progettuali, etici) di questo tempo di emergenza e riportare quanto di positivo è stato ottenuto, in una scuola “normalizzata” (o quasi). Educarsi ai media permette ad esempio un mix tra didattica on line ed in presenza che non spaventa ad esempio rispetto ad una organizzazione più flessibile del tempo scuola o di alcune sue modalità (es. attività di recupero, sportelli individuali, ma anche colloqui di approfondimento per eccellenze, valorizzazione di percorsi di approfondimento sulla base di interessi personali degli studenti, ecc.). Una didattica on line asincrona per quanto riguarda le “spiegazioni”, con supporti di qualità ed una presenza per approfondimenti, esercitazioni e verifiche, potrebbe essere una buona soluzione, con – in itinere – web in air di monitoraggio del percorso. Ma, esempi a parte, sarà la non standardizzazione del tempo scuola, la flessibilità degli spazi fisici di apprendimento (superando anche la disciplinarietà) e la personalizzazione dei percorsi, alcune tra le dimensioni chiave della fase di riavvio. Accompagnare i docenti quindi su strategie di qualità, efficaci, innovative, di engagement e più contemporanee rispetto ad una domanda di relazione, cooperazione, digitale e di creatività ben espressa dagli studenti. Questo percorso di progettazione, programmazione ed accompagnamento con i docenti può guardare anche a prassi già sviluppate in altri ambienti: università on line, dual diploma, formazione aziendale, e-learning, Academy di imprese, video educational in streaming, da anni hanno sviluppato know how sul tema di questa didattica e sarebbe un peccato non considerare quanto già appreso (v. Cap. 6).
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6. Una Scuola che può imparare dall’ambiente: il benchmarking. Come detto nel Cap. 5, la Scuola dovrà imparare a confrontarsi con altri attori e settori dove l’apprendimento a distanza è già stato sperimentato da anni. Significa cioè che la Scuola, i questa fase, deve uscire dal proprio edificio ed imparare ad imparare, facendo benchmarking. Si tratta di attivare una comparazione con attori anche di altri settori sulla base dei benchmark, cioè di prestazioni di eccellenza verso cui tendere nel porre in essere le azioni di cambiamento. È un processo che presuppone che, all’individuazione delle aree che consentono margini di miglioramento, seguano azioni capaci di creare un processo virtuoso di miglioramento continuo di prestazioni, con l’eventuale adozione dei modelli delle aziende leader. Un primo esempio di benchmarking può essere il confronto con la Academy aziendale di Ninja, sui corsi di formazione on line sul marketing non convenzionale (v. Fig. 7). Fig. 7. La SWOT di Ninja Academy (Milano, Palazzo delle stelline, 20 marzo 2014)
Fonte: Ninja Academy e-Learning 2.0
I docenti dovrebbero quindi utilizzare le tecnologie digitali, concentrandosi sui contenuti di qualità, selezionati, autoprodotti o selezionati dal web, adattati, rielaborati. Le tecnologie – riprendendo il concetto di docente (e studente 4.0 del Cap. 1) – non sono più nuove, ma sono quelle utilizzate nel quotidiano per altre attività (es. lettura, montaggio video, condivisione contenuti ed immagini, ecc.). I docenti, come detto, dovrebbero lavorare sui contenuti disciplinari (v. Tab. 3), coinvolgendo i ragazzi. 17
La creazione di contenuti (o co-creazione) può infatti partire da quelli scientifici, artistici, linguistici, culturali, visto che ora la grande maggioranza delle persone (docenti compresi, studenti anche…) ha a disposizione tecnologie estremamente potenti, economiche e usabili per la produzione semi-professionale di contenuti di qualunque tipo: immagini in movimento, fisse, musica, testi multimediali, e sempre più anche videogiochi, che girano anche su dispositivi non più grandi e ingombranti di un quaderno o persino tascabili e liberano il lavoro creativo da qualunque vincolo spaziale. Con un modesto investimento economico e una sufficiente costanza nello sperimentare e nell’apprendere, si può passare a un livello produttivo professionale con una rapidità un tempo impensabile e naturalmente i contenuti prodotti possono essere distribuiti in modo sia generico che mirato con modalità impensabili prima dello sviluppo dei social media contemporanei. In questo nuovo scenario si sta abbattendo la distinzione tra audience e creatori, aprendo la strada a nuove forme dirompenti di co-creazione culturale collettiva che può generare valore sociale e, in prospettiva, anche economico. Così si possono quindi ulteriormente ridurre le barriere all’accesso ai mezzi di produzione, ad esempio rendendone gratuita la fruizione e condividendone l'uso, soprattutto per quelle fasce sociali più deboli e meno garantite30. Diventa possibile innescare processi partecipativi con percorsi sempre più concreti ed efficaci di cittadinanza attiva nella Scuola, che possono essere personalizzati e fatti propri da studenti e docenti, genitori e territorio, dove ci si educa reciprocamente all'uso e si diventa sempre più abili col tempo. Tab. 3. Le funzioni del Docente 4.0 - Creare contenuti immediati, innovativi, concreti; - Progettare sessioni didattiche uniche e specifiche; - Sintetizzare i contenuti in sessioni di 1-2 ore, ovvero le tempistiche adeguate ad un on line (web in air) sincrono o di 20/30 minuti se asincrono (es. video streaming); - Prevedere “question dime” in diretta per circa il 20% del tempo del percorso didattico, per rispondere a dubbi e domande (raccolte in precedenza o all’istante), avvicinando docenti e studenti; - survey in tempo reale durante lo svolgimento della didattica, per monitoraggio dell’apprendimento, oltre a garantire feed back costanti; - incentivare la condivisione di idee, proposte, approfondimenti attraverso la relazione umana; - agevolare l’interazione tra docente e aula per lanciare news, home works, attualità, cambi di programma, gestire emergenze; - in generale creare community d’aula digitale e reale, che sono comunque in relazione dove appunto la distanza fisica non è per forza distanza sociale e le piattaforme sono un modo per condividere ed archiviare le informazioni quando non si è in presenza. Stessa cosa per gli strumenti: così come si utilizza uno smartphone per leggere o scrivere (in realtà per conversare, meno per produrre testi complessi…), non dovrebbe essere visto con sospetto chi ad esempio legge testi scolastici su questi strumenti, sempre più mezzi per il supporto di contenuti, utilizzati ai fini dell’apprendimento, ancora una volta proporzionale alla qualità dei contenuti. Per questo gli strumenti possono essere utilizzati in aula, all’aperto, a casa, in viaggio, di giorno, di notte, nel week end, pensando proprio a quanto le tecnologie di fatto siano pervasive nel nostro vivere (v. Fig. 8). Educarsi ai media oggi – vista la percezione delle nuove famiglie da parte degli stessi ragazzi – significa aiutarsi ad utilizzare in maniera
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Sacco P.L. (2017), Partecipazione inclusiva, Nova 24 (Ilsole24ore, 10.09.2017).
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sostenibile, etica ed efficace, tecnologie e strumenti 4.0. L’apprendimento per scoperta è la metodologia didattica funzionale a ciò (v. Cap. 7). Fig. 8. Korem Shadmi: Il mondo moderno
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7. Conclusioni: dall’apprendimento per prudenza, a quello dell’audacia Le tecnologie non hanno più le “istruzioni per l’uso”, o meglio non c’è solo un modo per ottenere un risultato, ma più percorsi, che vengono selezionati sulla base delle proprie “mappe mentali” (un esempio è chiedere alle persone come inseriscono un nuovo contatto nella rubrica o come condividono un numero di telefono…). Questo è un grande insegnamento: vi è la possibilità di non valutare più più la “conformità” ad un’unica procedura (magari selezionata da una persona sola), ma la capacità di produrre risultati. Con questo approccio, l’apprendimento può partire anche dalla scoperta, dalla necessità di conoscenza per svolgere un compito che richiede una produzione vera e propria e questa diventa un “fatto pubblico” in quanto viene restituito e reso visibile alla comunità scolastica e territoriale. Un esempio può essere il partire da un fatto oggettivo di questo periodo (le scuole vuote) e chiedere a ragazze/i di trovare strategie per riempirle. Un esempio è questo video rendering dove i ragazzi della Media del don Bosco di Borgomanero (No) sono stati i curatori di una mostra su Magritte e Avanguardie, andando a riempire i vuoti delle aule con creatività, competenze, arte e passione, v. https://youtu.be/5XT5GhZoMlc (v. Tab. 4) Tab. 4. Compito di realtà: Riempire il vuoto della scuola Il progetto è nato con il lockdown, la necessità di coinvolgere gli studenti nell’apprendimento rendendoli parte attiva genera un percorso estremamente interessante e innovativo: le classi lavorano sull’argomento selezionato in una sorta di flipped classroom a distanza che permette di introdurre la proposta. Successivamente si lavora sulle abilità descrittive chiedendo agli studenti di realizzare le audioguide di un’ipotetica mostra realizzando contenuti digitali. Le competenze vengono mobilitate inconsapevolmente: si chiede agli studenti di modulare la propria voce e di correggere la pronuncia e riascoltandosi iniziano lavorare sulle competenze comunicative. Contemporaneamente si chiede di pensare a percorsi tematici: il docente prosegue le lezioni teoriche ma la sintesi viene richiesta ai ragazzi che devono trovare dei legami di senso in un percorso, come se fossero curatori di una esposizione museale. Il lavoro si sarebbe concluso con una valutazione degli elaborati prodotti ed una prova di valutazione rispetto alla rielaborazione dei contenuti (già complesso nella didattica a distanza). La vera competenza è la produzione di un prodotto finale che metta in gioco creatività, ingegno e cooperazione: gli studenti a cui viene richiesto “come valorizzare il percorso svolto” rispondono in modo straordinario andando a costruire un “Museo virtuale” con sale tematiche proprio negli spazi oggi vuoti della scuola. Non si tratta di un docente illuminato che guida gli alunni-ammaestrati verso l'apprendimento ma di una scuola che fornisce a dei ragazzi di terza media la libertà di espressione che, ancora una volta stupisce gli adulti. La barriera della distanza non ha frenato la progettazione e la cooperazione tra studenti e tra docenti: condivisione, dialogo e cooperazione si innescano rapidamente per la costruzione di un percorso straordinario che, nella sua fase finale diventa anche bilingue, coinvolgendo i docenti di Lingua Straniera che considerano il progetto come una opportunità per correggere la pronuncia e lavorare sulla traduzione.
In conclusione, la didattica è finalizzata ad innalzare i livelli di apprendimento e all’inclusione; la Scuola sviluppa socialità, i docenti qualità e relazioni di apprendimento, gli studenti sono protagonisti dell’apprendimento, genitori e comunità sono co-autori/ co-attori dei percorsi scolastici. Rispetto alla dicotomia tra didattica in aula e a distanza, sempre più sarà necessario un mix sulla base di quanto detto in precedenza, stando però sempre attenti a non escludere nessuno sia rispetto alle persone (la mission della scuola è l’inclusione e l’attenzione alle difficoltà di apprendimento), sia a sicurezza e privacy, sia alle infrastrutture (già oggi c’è un divide di connessione, si immagina cresca con l’arrivo del 5 G, la “quinta generazione”). Riprendendo le parole di Alessandro Baricco, si può ipotizzare che anche nella Scuola ora “Stiamo facendo pace col Game, con la civiltà digitale (…) In questo senso il caso Covid 19 20
ci permette di passare dalla fase 1, quella della prudenza, alla fase 2, che dovrà essere quella dell’audacia”31. Tab. 5: Dalla prudenza all’audacia (v. Nota 14) Stiamo facendo pace col Game, con la civiltà digitale: l’abbiamo fondata, poi abbiamo iniziato a odiarla e adesso stiamo facendo pace con lei. La gente, a tutti i livelli, sta maturando un senso di fiducia, consuetudine e gratitudine per gli strumenti digitali che si depositerà sul comune sentire e non se ne andrà più. Una delle utopie portanti della rivoluzione digitale era che gli strumenti digitali diventassero un’estensione quasi biologica dei nostri corpi e non delle protesi artificiali che limitavano il nostro essere umani: l’utopia sta diventando prassi quotidiana. In poche settimane copriremo un ritardo che stavamo cumulando per eccesso di nostalgia, timore, sospetto o semplice fighetteria intellettuale. Ci ritroveremo tra le mani una civiltà amica che riusciremo meglio a correggere perché lo faremo senza risentimento. Chiunque si è accorto di come gli manchino terribilmente, in questi giorni, i rapporti umani non digitali.
Un vantaggio è che a differenza di altre tipologie di innovazioni, oggi quelle digitali sono gratis (o comunque “lowcost”32), condivise e contano “solo” sull’impegno all’uso delle persone… I docenti che hanno sperimentato questo periodo dovranno fare l’inventario delle nuove competenze acquisite e capire, in team, “cosa tenere e cosa buttare” di questa esperienza intensiva. Dovranno probabilmente “disintossicarsi” un po' da questa “dieta digitale” durata dai tre ai quattro mesi (ci sono anche gli esami di fine ciclo…) e poi valutare quanto è stato efficace questo “smartworking”, quali modifiche ha comportato (di atteggiamenti, comportamenti, stili cognitivi, dimensione relazionale, affettiva ed emotiva, di identità professionale33 e di auto rappresentazione), analizzare eventuali nuovi stili di apprendimento e di cognizione (da analogico a digitale proprio e degli studenti), quali gli effetti della continuità tra “reale e virtuale”, i rischi della “connessioni continua”, h. 24, molto pervasiva (i docenti che lavorano a distanza lavorano di più), ma anche lo sviluppo di relazioni – all’interno della comunità professionale - di legami e lo stare in un ambiente che offre nuove dimensioni del concetto di presenza e partecipazione.
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Baricco A. (2020), Virus, è arrivato il momento dell'audacia, La Repubblica, 25 marzo 2020,. V. https://medium.com/@bariccoale/virus-è-arrivato-il-momento-dellaudacia-4cba63fcb77d . 32 Da non dimenticare le tante azioni di “solidarietà digitale” di questo periodo: Gigabytes, software e APPS regalati dalle aziende (che hanno sentito la responsabilità sociale del momento), abbonamenti in omaggio a riviste e quotidiani on line, così come a piattaforme. 33 Il docente che afferma “Mi ritrovo a parlare utilizzando probabilmente gli stessi termini che usa uno Youtuber…”.
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