Il numero 1/2016 esordisce con una novità: i “2 minuti”, la rubrica curata da Alice MELZI che seleziona dati e informazioni da pubblicazioni delle ultime settimane diventa tematica e si ripropone tra una sezione e l’altra della rivista, a partire dalle prime pagine in cui si parla di minori. POLITICHE Giovanni CAMPAGNOLI esamina lo stato dell’arte delle politiche giovanili, con particolare riferimento alle azioni messe in atto dagli enti locali, esperienze spesso di qualità, ma difficilmente messe a sistema. La sfida? Connettere politiche diverse, uscire dall’ambito del disagio, valorizzare i giovani nei processi di cambiamento. Il welfare generativo e le persone fragili: Daniela BRUNO ci propone riflessioni ed esperienze su quando e come un problema può trasformarsi in una risorsa. Rigenerazione, resa e responsabilizzazione come ingredienti per lo sviluppo del capitale sociale. È Franca MAINO a parlarci di secondo welfare, che si sviluppa, integra il primo, lo affianca stimolandone l’innovazione. Tanti gli esempi di secondo welfare che si consolida e si amplia, ma non si tratta di una strada priva di ostacoli, dalle normative inadeguate alla scarsa consapevolezza. E ben sapendo che il secondo welfare fatica a svolgere il proprio ruolo di complemento dove il primo welfare è inadeguato. ESPERIENZE Altri “2 minuti” per parlare di lavoro con uno sguardo internazionale e si passa alle tante esperienze raccontate in questo numero. Valeria NEGRINI e Albero GOBBINI ci parlano dello sviluppo delle azioni di contrasto della povertà a Brescia, la progettazione dell’Help center presso la stazione ferroviaria diventa un’occasione per riflettere sul significato degli interventi di contrasto alla povertà estrema e di interrogarsi se siano ispirati a logiche di tutela del decoro urbano o di un diritto delle persone. Viene invece da Potenza il racconto di Lina BONOMO su un progetto che va oltre i canoni dell’invecchiamento attivo e diventa scambio tra generazioni che hanno molto da dare l’una all’altra. L’effetto è quello di diminuire la solitudine, di sentirsi utili agli altri: “Imparano e insegnano, stanno bene insieme, si mettono in gioco, si divertono”. A Napoli, come ci spiega Emilia COLOSIMO, Un consorzio di cooperative sociali introduce la pet therapy in una RSA e poi in altri servizi per anziani. Gli ospiti reagiscono bene, sono più motivati nelle terapie, ravvivano le capacità intellettive, migliorano umore e condizioni psicofisiche. E talvolta possono anche diminuire i farmaci. Il viaggio successivo ci porta in giro per il Paese alla scoperta di cittadini attivi e di un’Italia che non si arrende, che non si chiude in se stessa. Alcuni esempi di progetti, attività e servizi messi in campo dall’Auser e dai suoi volontari proposti da Giusi COLMO.
Gaetano MERRONE invece descrive RE.LIG, un progetto che a Savona unisce attori con diversa provenienza e mission che si mettono in rete per un progetto di prevenzione e di recupero a favore di minori a rischio o già coinvolti in procedimenti penali. Le persone con disagio psichico riescono a trovare lavoro, si chiede Luigi NAVA partendo dalla valutazione di un progetto in Lombardia? Un “coach” può aumentare l’occupabilità? Quanto conta la frammentazione delle politiche? Che rapporto c’è tra successo nell’inserimento e benessere psichico? Ci trasferiamo quindi a Padova per conoscere grazie a Alice ZORZAN e Antonio DI DONFRANCESCO Casa Viola, che ospita donne vittime di maltrattamenti, in particolare lavorando per recuperare una delle conseguenze distruttive della violenza, quello di isolare la vittima, lavorando ricostruirne i legami sociali e professionali. In sei regioni del nostro Paese è attivo il progetto Yepp, un programma internazionale di promozione del protagonismo giovanile che si sta diffondendo – coinvolge oggi ottanta comuni - e sta diventando un metodo per promuovere percorsi partecipati di cittadinanza attiva, come ci spiega Simone RICCI. STRUMENTI Ancora Alice MELZI ci invita a dedicare “2 minuti” alla povertà e alla disabilità e si passa alla sezione Strumenti. Maurizio MOTTA analizza la valutazione multidimensionale della non autosufficienza. Si parte da una riflessione sul ruolo della valutazione nel nostro welfare per poi esaminare in modo analitico il funzionamento degli strumenti di valutazione, le varie “scale valutative”. Sullo sfondo tutti gli interrogativi sul senso del ricercare una valutazione uniforme in un sistema di profonde diseguaglianze regionali e territoriali. Paolo PECCI, Linda PELLIZZOLI e Francesca LAMBERTINI ci illustrano una proposta per studiare e valutare le politiche giovanili sviluppata a partire da un’esperienza in Emilia-Romagna: un metodo per chiedersi, sulla base di dati concreti, in che misura le azioni attivate e le risorse allocate corrispondano ai bisogni dei giovani. Cosa accade quando le organizzazioni non profit cercano di comunicare il sociale, si chiede Riccardo GROZIO, quanto riescono a farlo oltrepassando i recinti del “socialese”? Quali gli errori più comuni da evitare e quali le prassi positive da diffondere? È possibile comunicare il sociale in modo efficace senza scadere nella “pornografia del dolore”? Quale rapporto con i professionisti della comunicazione? I Social Impact Bond spiegati da Giulio PASI: un ente pubblico paga sulla base dell’effettivo risultato conseguito e gli investitori privati che scommettono sulla capacità di un soggetto di riuscire nell’intento, con un valutatore indipendente che verifica gli effettivi risultati. Quando l’oggetto del contratto non è la prestazione erogata ma il cambiamento sociale effettivamente generato. L’OPERATORE SOCIALE Ultimi 2 minuti con dati dedicati a migrazioni e anziani e lo spazio conclusivo è dedicato all’operatore sociale. Giusi PALERMO ci racconta cosa significa fare l’operatore sociale nel Mezzogiorno ai tempi della crisi, tra voglia di riscatto nonostante tutto e tutti, tra fatiche con la pubblica amministrazione e il tentativo di far leva sui beni comuni per promuovere lo sviluppo del territorio. http://www.welfareoggi.it/ - https://www.periodicimaggioli.it/welfare-oggi.html
POLITICHE
1|2016 ∙ 7
POLITICHE GIOVANILI OGGI: A CHE PUNTO SIAMO Giovanni Campagnoli *
Accanto ad alcuni programmi nazionali come Garanzia Giovani, la parte prevalente delle politiche giovanili è realizzata a livello comunale grazie alla collaborazione tra enti locali e terzo settore. Esperienze ricche e spesso di qualità, che difficilmente però vengono messe a sistema. La sfida? Connettere politiche diverse, uscire dall’ambito del disagio, valorizzare i giovani nei processi di cambiamento PREMESSA Le pagine che seguono, danno conto della fotografia aggiornata all’oggi rispetto alle politiche giovanili nazionali, tralasciandone in parte sia la storia1, sia i riferimenti alla normativa europea ed assumendo la difficoltà di procedere in uno studio che non ha saldi ancoraggi nazionali, né definizioni uniche e condivise, né ricerche aggiornate. Le fonti sono quindi atti normativi, letteratura “grigia” in materia, saggi e convegnistica, il web. Nel nostro Paese infatti non vi è una legge nazionale sulle po-
*] Docente di economia, si occupa di ricerca come direttore della Rete Informativa Politichegiovanili.it. Autore di diversi articoli e saggi in materia, ha pubblicato – per IlSole24Ore – il testo “Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali”. Lavora in Hangar Piemonte (www.hangarpiemonte.it), un programma di accompagnamento all’innovazione culturale giovanile.
litiche giovanili, né un’Agenzia nazionale per il loro sviluppo, mancano sia un Piano Nazionale Giovani (vi è quello per le quattro regioni a Obiettivo Convergenza), che un Coordinamento degli Informagiovani e/o dei Centri giovanili2. Solo nel 2006 vengono istituiti il Ministero delle politiche giovanili e l’Agenzia Nazionale Giovani (che oggi si occupa in parte di Erasmus+) e nel 2004 un ente di rappresentanza giovanile nazionale (Forum Nazionale dei Giovani). Il Programma “Garanzia Giovani”3, il Jobs Act, il Bonus giovani di 500 euro ed il Servizio Civile non sono qui trattati. Le politiche giovanili sono quindi “il resto”, ciò di cui normalmente, appunto, non si parla, al di fuori anche dell’Istruzione, del Lavoro, del Sociale. Un “resto” che però potrebbe contribuire in modo decisivo allo sviluppo del Paese, se solo si riuscisse ad andare oltre le dichiarazioni di circostanza (I giova-
ni sono una risorsa, sono il futuro, sono il presente, sono una scommessa, ecc.), smettere di preoccuparsi per loro ed invece occuparsi di loro. In realtà, emblematico a tal proposito è l’andamento della ricerca del termine “politiche giovanili” su Google (figura 1). Da notare che questo andamento ha seguito quello del calo di risorse (vedi tabella 2). UN QUADRO ISTITUZIONALE Nel nostro Paese esiste oggi un “Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale”, quale struttura di supporto al Presidente del Consiglio dei Ministri per la promozione e il raccordo delle azioni di Governo volte ad assicurare l’attuazione delle politiche in favore della gioventù ed in materia di servizio civile nazionale e di obiezione di coscienza4 (v. tabella 1). La tabella individua i contenu-
POLITICHE
8 ∙ 1|2016
mano poi in programmi che coinvolgono le province (oggi Enti di area vasta e città metropolitane) per poi ricadere sui comuni. I COMUNI
Figura 1 – L’interesse per le politiche giovanili su Google, nel tempo Fonte: Google Trends (consultato il 1° marzo 2016)
ti delle politiche giovanili, divenute – con le riforme costituzionali – materia a “competenza concorrente tra Stato e Regioni”. Per questo l’assegnazione e le finalità delle risorse del “Fondo per le politiche giovanili” sono concordate in sede di Conferenza Stato, regioni, autonomie locali. Le risorse di questo Fondo hanno però visto un calo clamoroso, passando da 130 milioni del 2007, ai 5.761.589 euro nel 2015… (vedi tabella 2). LE REGIONI In assenza di un quadro normativo nazionale, le regioni – anche alla luce del nuovo ruolo assegnato dalle leggi di riforma costituzionale – hanno agito da policy maker
in materia, tanto che tutte (tranne Sicilia e Puglia) hanno legiferato in materia, ed alcune più volte (es. l’Umbria con la legge “Norme in materia di politiche giovanili” del 19 gennaio 2016). Nel rapporto con lo Stato centrale, si è proceduto per un primo periodo (2007/2009) attraverso accordi di programma quadro, per poi arrivare ad intese multi obiettivo e specifiche per ciascuna regione, fino – dal 2013 – ad individuare invece una comune finalità, che consiste nel promuovere “interventi che agevolino le condizioni e le modalità di incontro e di aggregazione dei giovani, tramite attività culturali e formative e appositi Centri e/o Spazi e/o Forme aggregative”5. Queste Intese si trasfor-
Oltre alle regioni (e per certi aspetti anche le province con una azione di coordinamento), chi da sempre ha gestito l’intervento a favore dei giovani sono stati i comuni il cui impegno (in seno all’Anci) emerge addirittura fin dall’Anno Internazionale della Gioventù (1985), quando si posero come obiettivo quello di generalizzare a livello nazionale “l’esperienza degli assessorati ai Progetti giovani, con capitoli specifici per i problemi giovanili, a cui destinare almeno l’1% dell’intero bilancio di ogni singolo Comune (e Provincia), a partire dal 1985”6. L’impegno degli Enti locali è proseguito con la costituzione della Commissione giovani di Anci, dal 2007 con le intese tra questo ed il Governo sulla ripartizione del Fondo Nazionale e, più recentemente, anche con Ancigiovane, il network degli amministratori under 35. L’obiettivo dell’1% non è però mai stato raggiunto: la media destinata ad interventi per i giova-
Il Dipartimento provvede: • agli adempimenti giuridici e amministrativi, allo studio e all’istruttoria degli atti concernenti l’esercizio delle funzioni in materia di gioventù, con particolare riguardo all’affermazione dei diritti dei giovani all’espressione, anche in forma associativa, delle loro istanze e dei loro interessi e del diritto di partecipare alla vita pubblica; • alla promozione del diritto dei giovani alla casa, ai saperi e all’innovazione tecnologica; • alla promozione e al sostegno del lavoro e dell’imprenditoria giovanile; • alla promozione e al sostegno delle attività creative e delle iniziative culturali e di spettacolo dei giovani e delle iniziative riguardanti il tempo libero, i viaggi culturali e di studio; • alla promozione e al sostegno dell’accesso dei giovani a progetti, programmi e finanziamenti internazionali ed europei alla gestione del Fondo per le politiche giovanili; • alla gestione dei Fondi di competenza (tra cui accesso a casa, giovani genitori; • alla rappresentanza del Governo negli organismi internazionali ed europei istituiti in materia di politiche giovanili. Tabella 1 – Le funzioni del Dipartimento in materia di gioventù Fonte: www.gioventuserviziocivilenazionale.gov.it
POLITICHE
1|2016 ∙ 9
FONDO NAZIONALE PER LE POLITICHE GIOVANILI Anno
Fondo nazionale per le politiche giovanili
Legge Finanziaria
Quota Regioni e Province autonome
Intesa Conferenza Unificata
2007
Legge 296/2006 (Finanziaria 2007)
€ 130.000.000 (a)
€ 60.000.000,00
14/6/2007
2008
Legge 296/2006 (Finanziaria 2007)
€ 130.000.000 (b)
€ 60.000.000,00
29/1/2008
2009
Legge 296/2006 (Finanziaria 2007)
€ 130.000.000 (c)
€ 60.000.000,00
29/1/2008
2010
Art. 2, comma 245, Legge 191/2009 (Finanziaria 2010)
€ 81.087.000,00
€ 37.421.650,50
7/10/2010
2011 (d)
€0
€0
2012
€0
€0
2013
Legge 228/2012 (Legge di stabilità)
€ 5.278.000
€ 3.298.447,16 (e)
17/10/2013
2014
Tabella C) – Legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014)
€ 13.665.714
€ 7.106.171 (f)
10/7/2014
2015
Tabella C) – Legge 190/2014 (Legge di stabilità 2015)
€ 5.761.589
3.924.690, 47
7/5/2015
a) L’art. 1, comma 1290 della legge 296/2006 integra il fondo di 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. b) V. nota sopra. c) V. Nota sopra. d) L’art. 2, comma 1 del d.l. 78/2010 convertito in legge 122/2010 a decorrere dall’anno 2011 ha disposto una riduzione lineare del 10% delle dotazioni finanziarie, iscritte a legislazione vigente nell’ambito delle spese rimodulabili di cui all’art. 21, comma 5, lettera b), della citata legge 196/2009. e) Per il 2013 la quota ripartita alle Regioni ammonta al 62,49% del totale del Fondo. Ai Comuni il 12,50% e alle Province il 5,01%. f) Per il 2015 la quota ripartita a Comuni, città metropolitane ed Enti di Area Vasta, ammonta al 24% del totale del Fondo (1.220.677,92 euro). Quella alle Regioni ammonta al 30% del totale del Fondo, a cui si aggiungono le risorse non erogate alle Regioni negli anni 2013 e 2014 (circa 2,4 milioni), per un totale di 3.924.690,47 euro. Tabella 2 – Le risorse del Fondo nazionale per le politiche giovanili 2015 Fonte: rielaborazioni su dati Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
ni nel nostro Paese è stata dello 0,1% delle uscite correnti dei bilanci comunali contro un dato europeo che va dall’1,5% al 2,25%7. IL RESTO… Ben più interessante è studiare “il resto”, cioè quei contenuti in cui le politiche giovanili hanno preso forma nei Comuni, grazie in particolare a questi enti ed al terzo settore. Infatti buona parte degli operatori che lavorano con i giovani (youth workers) ed il know how in mate-
ria sono fuori dalle istituzioni, ma – spesso in ottica di sussidiarietà orizzontale – insieme a queste, in Italia si è sviluppato negli anni un percorso di implementazione degli interventi per i giovani, pur disomogeneo e “a macchia di leopardo”, con “navigazioni a vista”, con poco coordinamento tra enti di livello diverso ed anche all’interno dello stesso ente (creando molte sovrapposizioni), che comunque arrivò a sviluppare oltre 300 best practice italiane8 già nel 2005. Questo modello nazionale di ec-
cellenze diffuse, la “via italiana” alle politiche giovanili, ha avuto difficoltà a fare sistema, in assenza di un forte ruolo assunto da istituzioni di livello regionale e nazionale. Si può dire che c’è stata una consistente proliferazione di progetti senza però una sistematizzazione delle eccellenze. Situazione che dura fino ai giorni nostri e che vede 550 progetti attivi nelle Aree Obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), un assessorato ai giovani presente nel 90% dei Comuni italiani ed una prolife-
POLITICHE
10 ∙ 1|2016
Tabella 3 – Gli oggetti delle politiche giovanili in Italia, oggi
razione di progetti inviati a enti e fondazioni che supera i 30.000 dal 2007 ad oggi… Diventa interessante scoprire quali sono i contenuti delle politiche per i giovani: una possibilità è la ricerca sul web che, attraverso appositi strumenti, può diventare da
luogo di ricerca di informazioni a luogo di informazioni per la ricerca. Così, monitorando il web per un periodo preciso (in una settimana 705 clips) con un sistema di ascolto (“talkwalker”) e rielaborando i dati, si ottengono una serie di informazioni che rappresentano la
frequenza delle categorie lessicali associate al termine “politiche giovanili”, così come vengono pubblicate on line. Sono oltre 40, rappresentano le azioni in cui si concretizzano nella vita delle persone, i programmi delle istituzioni (v. tabella 3). Se al primo posto c’è il servizio civile (ed in effetti rispecchia la realtà a partire dalle deleghe del Dipartimento), non si può non notare come invece “eventi/incontri” abbiano un ruolo importante, così come le nomine di assessori. In effetti, in ogni Comune o quasi esiste un assessore con delega. Una sintesi di quanto emerge è la tabella 4. Ad esempio tra i Comuni ex capoluogo di provincia (cinque dei quali commissariati a gennaio 2016), su 114, ben 109 attribuiscono deleghe alle politiche giovanili assegnate. Anche questa materia è quindi divenuta una “carica” ed entra nelle fasi caratteristiche delle assegnazioni, trattative, dimissioni, ecc. Un breve approfondimento riguarda il fatto che nel nostro Paese, i temi riportati nella tabella 3 sono sviluppati anche nell’ambito di programmi europei sulla gioventù: sono infatti 30.000 i giovani mobilitati con gli scambi (Erasmus, Youth in action), 1.200 i volontari9, mentre il programma “Gioventù in azione”, dal 2007, ha coinvolto oltre 50 mila giovani in scambi di giovani in Europa e SVE. In generale si assiste quindi ad una frammentazione dei contenuti e ad una polverizzazione degli interventi sul territorio nazionale. D’altro canto si assiste anche nel nostro Paese ad una serie di azioni nel campo dell’educazione non formale (quindi al di fuori dell’istruzione, formazione, lavoro, ecc.) che prende il nome di “youth work” inteso come
POLITICHE
Elemento
1|2016 ∙ 11
Criticità
Positività
Varietà qualitativa azioni
Assenza di “mainstreaming”
Progettazioni locali (v. più avanti)
Ricerca di senso delle azioni
Nazionale Poca fondatezza nella ricerca
Alta flessibilità e dinamismo
Linee guida europee
Poco conosciute e seguite
Presenti nelle “buone pratiche”
Le otto competenze chiave
Indicazioni poco seguite in generale
Presenti nelle innovazioni
Forte presenza di tradizione
Blocco dell’innovazione
Emerge un know how specifico
Progettazione e coinvolgimento
Basso coinvolgimento giovanile
Giovani ricercati per realizzazione
Scuola (Superiori e Università)
È contenitore di giovani, non luogo
Spesso è presente nelle reti
Servizi tradizionali
Crisi di IG, CAG, Forum, ecc.
Più contemporaneità nelle azioni
Politica e amministrazione
Molte nomine e questioni locali
Questioni giovanili sono “polis”
Servizio Civile
I 100.000/anno vanno raggiunti...
Grande azione nazionale
Partecipazione attiva
Non è più l’unico obiettivo
Si cercano nuove forme (es. i “co”)
Nuovi bandi del Dipartimento
Tempi lunghi e incerti
Inclusione e talento insieme
Tabella 4 – Un commento alla web analysis
Tabella 5 – L’incremento di competenze chiave nei progetti di Youth Work Fonte: Youth work and non-formal learning In Europe’s education landscape, Commissione Europea - DG EAC, Bruxelles 2016
percorsi di apprendimento di competenze spendibili sul mercato del lavoro, acquisibili per il 70% al di
fuori dalla scuola (v. tabella 5, che dà conto della potenza dell’apprendimento non formale nelle po-
litiche giovanili). L’animazione giovanile (o “youth work”) può infatti contribuire allo sviluppo dello spiri-
POLITICHE
12 ∙ 1|2016
to imprenditoriale dei giovani, della creatività, della consapevolezza culturale e sociale, dell’innovazione dei giovani10. La recente introduzione del sistema duale della formazione, con accordi tra Regioni e Dipartimento, conferma questa tendenza. Auspicabile sarebbe finalmente garantire una trasversalità di tutti i settori che hanno a che fare con i giovani (dall’urbanistica al sociale, dai trasporti alla cultura, dal lavoro agli scambi europei, dall’impresa al servizio civile, ecc.) a livello comunale, regionale, nazionale e garantire politiche che sappiano costruire opportunità per le giovani generazioni. Detto in altre parole, bisogna “fare politica con le politiche giovanili”: quindi il facilitare gli accessi a lavoro, casa, credito, sostenere l’innovazione sociale dei giovani significa costruire percorsi di autonomia verso l’adultità. Ed oggi vi è una larga parte della società italiana che sente crescere il bisogno di esprimere il proprio talento, di uscire dall’opacità, di immaginare un futuro più brillante. È da queste energie che l’Italia deve ripartire. Perché il compito di un
paese moderno e avanzato è quello di sostenere i propri cittadini non solo nel momento del bisogno, ma anche nella realizzazione delle proprie ambizioni e delle proprie potenzialità. Volendo riconoscere un orientamento dell’attuale Dipartimento alla Gioventù, è proprio questo, cioè unire le dimensioni dell’esclusione/marginalità giovanile, con quelle della promozione del talento e del merito11 (v. tabella 6). Infatti per anni le politiche giovanili sono intervenute concentrandosi spesso sulle ali (ed in particolare su quella delle marginalità/fragilità) e non su “ventre”, occupandosi prima di tutto degli esclusi e, poco, delle eccellenze (vedi ad esempio il fenomeno della “fuga di cervelli”12). Oggi l’intenzionalità del Dipartimento è quella di unire i benefici di una società che punta proprrio su inclusione e talento. Da quanto detto fino a qui emerge che la sfida del futuro delle politiche giovanili sarà quella di connettere politiche sociali, urbane, culturali, ambientali ed economiche, uscendo una volta per tutte dalla sfera del sociale, della marginalità,
Tabella 6 – Una rappresentazione dell’universo giovanile in termini di competenze ed inclusione
del disagio. Ciò, appunto, sempre valorizzando il ruolo dei giovani nei processi di cambiamento e creando una infrastruttura sociale aperta in grado di promuovere e vitalizzare altre nuove connessioni sociali.
1] Si rimanda a ARIANNA BAZZANELLA, GIOVANNI CAMPAGNOLI, Giovani e politiche giovanili in Italia, in “Autonomie locali e servizi sociali”, 3/2014, pp. 379-402. 2] Si stima che i Servizi maggiormente diffusi per i giovani, siano circa 2.000 in Italia, tra IG e CAG. Fonte: G. CAMPAGNOLI (2010), La situazione italiana, in A. BAZZANELLA (a cura di), Investire nelle nuove generazioni: le politiche giovanili in Italia e in Europa (pp. 148 e ss.),Trento: IPRASE del Trentino. 3] l’Italia (Ministero e Regioni) ha attivato il programma “Garanzia giovani”, una nuova sfida per i Paesi in cui la disoccupazione giovanile supera il 40%, ai quali l’Ue ha riservato ben 1,5 miliardi per il 2014 ed il 2015. 4] http://www.gioventuserviziocivilenazionale.gov. it/sx/dipartimento/competenze.aspx (consultato il 29.2.2016). 5] Intesa Stato, Regioni, Enti locali del 7 maggio 2015. 6] F. MONTANARI (1984), Gli Enti locali per una politica a favore dei giovani, in AA.VV., Dalle esperienze degli Enti locali, le idee di una politica nazionale per i giovani, Vicenza, Convegno Anci (15-16-17 novembre 1984). 7] Fonte: G. CAMPAGNOLI (2009), L’evoluzione dei compiti e dei ruoli delle politiche giovanili in Italia, in R. GRASSI (a cura di), Esperienze di politiche giovanili in provincia di Milano (pp. 17-31), Milano, Iard RPS Provincia di Milano. 8] In base ad un censimento che nel 2005 l’Osservatorio del Veneto ha svolto e riportato da Maurizio R. (2006) al Meeting, in “Giovani senza frontiere. Costruiamo insieme il nostro futuro – Meeting regionale dei giovani del Veneto”, Jesolo, Regione Veneto (16 settembre 2006). 9] In 20 anni di SVE sono stati 100.000 i giovani europei partecipanti. 10] Risoluzione del Consiglio sull’animazione socioeducativa, (2010/C 327/01), GUUE 4.12.2010. 11] Ciò in linea anche con gli obiettivi della UE per il 2018, inerenti il creare per tutti i giovani, all’insegna della parità, maggiori opportunità nell’istruzione e nel mercato del lavoro ed il promuovere fra tutti i giovani la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e la solidarietà (Fonte: Risoluzione del Consiglio su un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018), 29.11.2009). 12] Con 27.616 giovani tra i 20 ed i 40 espatriati lo scorso anno, ma secondo AIRE sono il doppio gi italiani all’estero rispetto a questo numero ufficiale.