Storia Contemporanea 1 L’impiego della tecnologia per il controllo USA‐MESSICO di Marco Leofrigio
L’impiego della tecnologia per il controllo del confine USA-MESSICO
Di Marco Leofrigio
Storia Contemporanea |I droni per il controllo delle frontiere 1
Storia Contemporanea 2 L’impiego della tecnologia per il controllo USA‐MESSICO di Marco Leofrigio
La Repùblica de Mèxicoha ben 3.185 chilometri di confine in comune con gli Stati Uniti e quest’ultimi per il controllo del confine impiegano anche le tecnologie più recenti, una su tutte: i droni. Il controllo del confine vede difatti l’impiego di tecnologie sempre più sofisticate al fine di contrastare i cartelli della droga, che hanno nel gigante nordamericano uno dei principali mercati di sbocco per la cocaina e le droghe sintetiche. Dagli anni Novanta i cartelli dei narcotrafficanti si sono evoluti in vere e proprie “holding del crimine”, strutturate per sfruttare tutti i business illegali con una notevole capacità, purtroppo, di sfruttare tutte le opportunità offerte dalla corruzione, dalla tecnologia e dall’uso spietato della brutalità. Per contrastare con più efficacia la narco-criminalità gli Stati Uniti collaborano da molti anni con il Plan Meridaun mix di aiuti economici, aiuti tecnologici e aiuti nel campo dell’addestramento.Le note Agenzie statunitensi quali la DEA (DrugEnforcement Agency) e la ICE (Immigrations and CustomsEnforcement) sono in prima linea sia sulla lunghissima frontiera tra i due paesi sia all’interno degli Stati Uniti visto l’entità crescente della diffusione di piantagioni di cannabis coltivate in zone remote o all’interno di grandi abitazioni, spesso acquisite a poco prezzo a causa della pesante crisi che ha colpito il settore immobiliare statunitense. In questo ambito cercare di proteggere gli oltre tremila chilometri del Border Mexico-Usasi è rivelata una impresa di fatto impossibileconsiderata la sua enorme estensione. Sul versante americano si è provveduto, oltre all’aumento nell’impiego delle pattuglie della BorderPatrol, alla massiccia installazione di videocamere e di una lunghissima recinzione metallica.Si è tentato con un progetto,rivelatosi però un insuccesso, di predisporre ‘muro virtuale’ basato su centinaia di sensori, questo progetto alla fine ha prodotto solo un consumo di risorse pari a oltre un miliardo dollari, divenendo quindi solo una grossa grana da gestire. Cosa è accaduto ? alla prova delle prime installazioni il ‘muro virtuale’ non ha funzionato, su circa 85 km, il clima aspro del deserto ha reso subito molto difficile l’operatività dei sensori elettronici, gli effetti del vento non permettevano di distinguere un albero da una persona ed i dati raccolti giungevano al centro di monitoraggio, in gran parte dei casi, con troppo ritardo. D’altro canto si è rivelato un notevole successo l’impiego dei droni che integrano la sorveglianza condotta da terra.Sono circa una decina di droni Predator (dotati di radar, sette video camere, un Storia Contemporanea |I droni per il controllo delle frontiere 2
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potente zoom e sensore all’infrarosso, dal costo ognuno di 20 milioni di dollari), che con il logo della US Custom and BorderProtection pattugliano i cieli di Arizona, Florida, Texas e North Dakota. Ma gli investimenti e i progetti proseguono dato che il Department of Homeland Security ha indetto una gara per poter disporre entro il 2020 di un sistema integrato radar e torri con videocamere atte a rilevare una persona anche fino ad otto chilometri di distanza. Anche il governo messicano ha deciso di fare utilizzo dei droni. Per prima cosa ha messo a disposizione uomini e basi per i droni Predator per gestire le operazioni di sorveglianza in proprio. Seconda cosa, in base a quanto ha scritto la rivista Wired,sono stati acquisiti un certo numero di droni di produzione israelianagli Hermes 900, nella variante senza armi, per una spesa di almeno 50milioni di dollari per combattere in modo ancora più sofisticato i cartelli dei narcos. L’Hermes 900 è il drone di ultimissima generazione, gioiello della tecnologia israeliana,progettato dalla Elbit Systems, già produttrice del Hermes 450, può stare in volo fino a 40 ore consecutive, anche a quote di 10 mila metri.
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