NUMERO
34
Gennaio / Febbraio 2014 Magazine bimestrale a diffusione telematica a cura della Redazione del Motoclub Scoordinati, consultabile on-line al sito www.mcscoordinati.com. Non in vendita. No scopo di lucro.
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Difficile esprimere quello che in questo momento stia provando. Il dover manifestare concetti umani talmente radicati e profondi, non è affatto semplice. Questo sarà per me l’ultimo Numero di Scoordinati News in veste di Consigliere della Direzione Artistica del Motoclub Scoordinati. Ecco, in 4 righe sono riuscito a comunicare la grande e difficile scelta di lasciare il Consiglio Direttivo del nostro amato Motoclub, ma 4 righe non riescono ad esprimere quello che per me ha significato ricoprire questo ruolo per ben 6 anni. 6 anni fa tutto era nuovo, tutto era semplice, tutto era talmente un esperimento che ogni cosa veniva pensata e fatta quasi di getto. Ricordo benissimo la riunione in cui venni eletto come uno dei 7 Consiglieri del 1° storico Consiglio Direttivo, una riunione invernale del 2008, cazzo sembra ieri, eppure sono passati ben 6 anni. In punta di piedi mi misi subito a disposizione per ciò che sapevo fare bene, e cioè l’estro, la fantasia in due parole, la Direzione Artistica. Tutto iniziò così, quasi per gioco, e anno dopo anno continuai a dare sempre il massimo contributo raddoppiando le mie mansioni pur di dar maggior visibilità possibile a questo Motoclub. In anni ne ho
visti di Bikers entrare a far parte di questa famiglia, così come ho visto nuovi membri entrare a far parte del CD, prendendo il posto di altri valorosi ragazzi che hanno contribuito a far crescere le ambizioni di noi tutti. Ecco in questo momento mi soffermo a pensare a chi potrà mai prenderà il mio posto… forse rimarrà vacante, forse verrà occupato da una persona volenterosa e coscienziosa del fatto, che qui le cose vengono fatte per il solo spirito di farle e non per ottenere riconoscimenti, proclami o denaro. Si perché far parte di un Consiglio Direttivo, specie il nostro, è un impegno non indifferente, impegno che merita rispetto ed attenzione. Come un professionista non mi sono mai tirato indietro di fronte alle sfide che i miei colleghi amici mi hanno demandato, sempre dando il massimo, e proprio per la grande e nutrita stima che provo nei confronti di tutti loro, oggi devo lasciare. La mia vita privata e i continui, e sempre più soddisfacenti, impegni lavorativi, non mi permettono più di coniugare passione con dovere. Ultimamente avere il tempo per dedicarsi a se stessi sta diventando vera utopia, ma che ben vengano scelte e momenti del genere, specialmente per il mio lavoro, che dal 1996 è stata sempre e solo la Libera
Professione. In questi anni ho maturato una concezione del Motoclub che va molto vicino alla famiglia, ed anche se a volte non ho condiviso questo o quel concetto, mi sento di dire che 6 anni di Consiglio Direttivo mi hanno regalato gioie incredibili, ma anche inverosimili rodimenti di culo, momenti in cui vorresti mollare tutto, momenti di incomprensioni, momenti in cui ti domandi: «ma chi me lo fa fare», Eppure posso dire col senno di poi che ne è valsa la pena, ogni iniziativa, ogni articolo, ogni grafica, ogni proposta, ogni idea è stata portata a termine nel migliore dei modi, anche a costo di fare le 2 o le 3 di notte per consegnare questo o quel lavoro. Mi mancheranno i lunghissimi, e a volte pesanti, Consigli Direttivi, serate lunghissime, serate in cui alle 2 di notte ancora si decideva il colore di una T-Shirt, tanto per far capire, se mai ce ne fosse bisogno, di quanta attenzione mettiamo in ogni progetto. Prassi voleva che le mie Dimissioni fossero prodotte in una mail destinata al Presidente, ma non è bastato scrivere in 5 righe le motivazioni della mia scelta, bensì 5 pagine Word. Pagine nelle quali ho voluto personalmente, e lo faccio ancora adesso, ringraziare la Presidenza e tutto il CD del Motoclub Scoordinati per la grande
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Opportunità e fiducia ripostami in questi 6 anni. Fiducia che spero abbia ripagato con i miei sforzi e le mie idee. Posso facilmente affermare che gli sforzi profusi sono stati tanti. Ma posso anche dire che la Presidenza, la vice-Presidenza e gli altri del Direttivo non sono stati da meno, anzi tutt’altro. E’ bene che si sappia, è bene che venga detto e ribadito. Tutta questa mole di lavoro svolta da ogni singolo membro del CD è del tutto gratuita, nessuno di noi ha mai, e ripeto mai, avuto il benché minimo riconoscimento economico per svolgere tali mansioni, compiti ed incarichi che farebbero impallidire ben più di una persona.
moto, a stare tra amici e ritrovare se stessi, e perché no ritrovare quella linfa vitale dell’andare in moto che avevo un po’ perso negli ultimi tempi. Scoordinati News continuerà a vivere, ma ribadisco l’importanza che questo Magazine, nato dall’idea di Francesco Carlomagno, e successivamente reso possibile dal sottoscritto, è di proprietà di tutti noi, e tutti i Soci del Motoclub Scoordinati possono realizzarlo con i propri articoli, pensieri, poesie e/o fotografie. Ho voluto estrarre dalle 5 pagine di Dimissioni che ho presentato alla Presidenza, la quale le ha prontamente girate agli altri membri del CD, alcune righe e vorrei condividerle con ognuno di voi:
La mia decisione è stata assai ponderata, più volte mi sono detto che avrei potuto farcela, ma proprio per il rispetto che nutro nei miei amici/colleghi, non posso più continuare a scaldare una sedia che rimarrebbe vuota, sarebbe scortese nei loro confronti.
….Grazie, grazie per i meravigliosi anni passati insieme, grazie alle collaborazioni, ai litigi, alle incomprensioni, ai risultati, tutto per mandare avanti nel migliore dei modi questa macchina Scoordinata che si è messa in moto quasi per gioco.
Telefonicamente mi è stato comunicato che le Dimissioni sono state accettate da tutto il CD, e che tra breve verranno ufficializzate davanti a tutti i membri del CD stesso. Concludo nel dire che da oggi mi ritaglierò il nuovo ruolo di semplice Socio del Motoclub Scoordinati, un ruolo del tutto nuovo, un ruolo in cui devi solo pensare a viaggiare in
Noi tutti siamo diversi, c’è chi va avanti, chi rimane fermo a guardarsi attorno, chi rimpiange il passato, chi recrimina di non aver fatto. Beh, posso dire che nella mia vita gli obiettivi che mi sono preposto sono riuscito sempre in qualche modo a raggiungerli e con l’aiuto di Dio potrò guardare avanti con quell’entusiasmo che mi ha sempre caratterizzato.
Ognuno reagisce a suo modo alle problematiche, ed anche in questo credo mi sia sempre contraddistinto, se non altro per la pacatezza e risolutezza nell’arginare polemiche o altro, evitando inutili discussioni sterili, arginando per quanto possibile nella mia vita privata il fenomeno delle Combine, cercare di sorridere anche quando spaccheresti tutto, ma soprattutto, stando lontano dai riflettori anche quando li meritavo. Insomma credo di aver dato tanto e anche se a volte mi sono lamentato l’ho forse fatto per un eccesso di stress, ma nulla toglie la stima che provo per Maximiliano Vittorini e per tutti i membri del Consiglio Direttivo.
Bella pè me, Bella pè voi, Bella pè tutti!
WSBK Gp di Phillip Island Il Ritorno delle derivate di serie (a cura di Giovanni Yoyo Iodice)
sommario
Curiosità Opere da matti (a cura di Giovanni Yoyo Iodice) Slalom Cittadino Il delirio di Roma… (a cura Fabio Fabiok Mineri)
Inserto Speciale Insidie stradali (a cura del Coordinamento Italiano Motociclisti) Centaure L’affascinante mondo delle donne motocicliste (a cura Fabio Fabiok Mineri) Il Carnevale La feste delle maschere (a cura di Cristiana Nanà Supergirl Estel) La Cucina di Nanà Ricette Carnevalesche (Cap. 7) (a cura del Cristiana Nanà Supergirl Estel)
Una storia meravigliosa Realmente accaduta (a cura di Giovanni Yoyo Iodice) Moto Fast Ducati 1199 Panigale (a cura di Giovanni Yoyo Iodice) Quando la 125 faceva battere il cuore Gilera 125 MX1(a cura di Giovanni Yoyo Iodice) Un salto nella Storia Le mitiche sopraelevate di Monza (a cura di Giovanni Yoyo Iodice)
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a cura di Fabio Fabiok Mineri
Un nostro Socio qualche giorno fa ha postato questa immagine su Facebook. La realtà a volte oltrepassa la fantasia, più si guarda questa fotografia e più si ha la sensazione di entrare in un sogno incantevole, dove la nostra mente si perde immaginando di percorrerla. Come? Naturalmente in sella ad una due ruote… Ma una cosa appare subito strana? Osservate bene… Una strada deserta, nel bel mezzo di un polmone verde, dove il traffico massimo è di appena 3 veicoli ogni ora, tra cui potresti esserci tu! Dove? A Kangaroo Island, Australia. Però fate attenzione, potreste imbattervi in qualche Canguro lungo la strada…
a cura di Giovanni Yoyo Iodice a cura di Giovanni Yoyo Iodice
PHILLIP ISLAND REPORT
P
CLASSIFICA GARA 1
PUNTI GARA
CLASSIFICA GARA 2
GP PHILLIP ISLAND 2014
1°
LAVERTY
25
GUINTOLI
2°
MELANDRI
20
BAZ
3°
GUINTOLI
16
SYKES
4°
GIUGLIANO
13
GIUGLIANO
5°
BAZ
11
REA
6°
REA
10
HASLAM
7°
SYKES
9
DAVIES
8°
DAVIES
8
MELANDRI
9°
SALOM
7
ELIAS
10°
CANEPA
6
SALOM
11°
ALLERTON
5
CANEPA
12°
FORET
4
FORET
13°
CORTI
3
LOWES
14°
GUARNONI
2
MORAIS
15°
MORAIS
1
ALLERTON
Finalmente, era ora, i motori della Superbike sono tornati a ruggire regalandoci, come sempre, entusiasmanti emozioni. Come lo scorso anno Guintoli e la sua Aprilia l’hanno fatta da padrona, con il francese che porta a casa il 1° posto nel Mondiale grazie ai suoi risultati; 3° in gara 1 e 1° in gara 2, quest’ultima sotto regime di bandiera rossa a causa della presenza di olio in pista, perso dalla Suzuki di Laverty con l’esplosione del motore. I due della Kawasaki non brillano particolarmente in gara 1, per loro un 5° posto di Baz ed un 7° per il Campione del mondo Sykes, mai stato a suo agio sui questa pista. Meglio gara 2 con entrambi i piloti Ninja sul podio, con Baz 2° e Sykes 3°. Benino Melandri che chiude gara 1 con un eccellente 2° posto, mentre a causa di un dritto in gara 2 è costretto a chiudere 8°. Bene le Ducati di Giugliano e Davies, con il primo capace di portare la Panigale al 4° posto in entrambe le manche, mentre Davies deve accontentarsi del 8° e 7°, ma anche il giro veloce in gara siglato al 2° giro di gara 1! Laverty in gara 1 si mette dietro i due dell’Aprilia portando alla Vittoria la Suzuki che mancava dal 1° gradino del podio da molto tempo. Eccellente prestazione quella dell’irlandese, che sembra perfettamente a suo agio sulla Suzuki. Senza lode la Honda.
P
CLASSIFICA MONDIALE
PUNTI
1°
GUINTOLI
41
2°
BAZ
31
3°
MELANDRI
28
4°
GIUGLIANO
26
5°
LAVERTY
25
6°
SYKES
25
7°
REA
21
8°
DAVIES
17
9°
SALOM
13
10°
CANEPA
11
11°
HASLAM
10
12°
FORET
8
13°
ELIAS
7
14°
ALLERTON
6
15°
LOWES
3
16°
CORTI
3
17°
MORAIS
3
18°
GUARNONI
2
19° 20° 21° 22° 23° 24° 25° 26°
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
A volte mi soffermo a pensare su alcune sfide ingegneristiche che l’uomo vince contro la natura e contro se stesso. In questo caso siamo di fronte all’ennesimo tentativo, ben riuscito, di voler attraversare il fianco di una montagna scoscesa, aggrappandosi letteralmente alla sua parete. Opera incredibile, non v’è alcun dubbio, ma percorrerla quali sensazioni riesce a regalare? Il 1° mezzo, il più sicuro, potrebbe essere la bicicletta, le cui basse velocità permettono di distrarsi alla guida per gettare lo sguardo sul panorama circostante e sulla bellezza del tratto.
OPERE DA MATTI!
Probabilmente l’auto permetterebbe di rilassarsi e godere della visuale allo stesso modo, ma solo se si possiede una Cabriolet a disposizione. Infine la motocicletta… Noi ci andremo di corsa su tratti del genere, certo le pieghe con l’adrenalina in corpo stile Passo delle Capannelle o Passo del Muraglione si limiterebbero parecchio, ma credo che con un’andatura adeguata ci si potrebbe divertire in egual misura. Personalmente l’affronterei a 40 Km/h con la Zavorrina al seguito e gli occhi puntati sull’infinto.
a cura di Fabio Fabiok Mineri & Giovanni Yoyo Iodice
SLALOM CITTADINO... Cosa è raffigurato qui in alto? Un incrocio tra una Motocicletta ed un Carro Armato, residuato bellico di chissà quale conflitto… Ma cosa centra con le nostre belle, affascinanti, sexy, potenti e coinvolgenti motociclette? A cosa potrebbe mai servire un oggetto del genere se non all’interno di un Museo. E invece serve e come. Mai come in questo periodo per togliersi la voglia di moto, che attanaglia noi Bikers, sarebbe probabilmente l’unico mezzo che ci permetterebbe di attraversare indenni le nostre fragili, mal concepite e
soprattutto mal gestite, strade. Le strade, quelle cose di colore scuro nate all’inizio del secolo che dovrebbero accorciare le distanze nel modo più confortevole e veloce possibile. Ed invece, nella situazione attuale, basta una pioggia più intensa del normale per mandare il traffico in tilt a causa di voragini, buche, depressioni, laghi, smottamenti e torrenti. Si torrenti avete capito bene, perché l’acqua, che cerca sempre la via più breve, si serve della sede stradale liscia per creare un fiume in piena. Se la cementificazione selvaggia, senza controllo
alcuno non viene fermata, quello che è accaduto a Roma ai primi di Febbraio sarà solo l’inizio.
Purtroppo Roma e la sua periferia non hanno saputo pianificare e contenere un evento del genere. Eppure si sapeva con largo anticipo che sarebbe arrivata una forte perturbazione. Strano, in paesi come la Norvegia, Danimarca, Olanda o Germania piove il doppio rispetto al nostro, eppure i disagi li vengono contenuti o del tutto arginati.
Tuttavia gli appelli dei Geologi al rispetto del territorio continuano ad essere ignorati… Le fotografie a lato mostrano la reale situazione in cui ci siamo imbattuti, tutti, nessuno escluso. Eppure abbiamo subito due aumenti del RCA, rispettivamente nel 2013 e a Gennaio 2014, specificatamente per… Manutenzione Stradale! Sicuramente l’automobilista subisce notevoli disagi in questi casi, noi per primi quando piove siamo costretti a diventare per un attimo automobilisti. Ma chi è costretto su due ruote corre seri pericoli, e non si parla di pericoli relativi a danni tecnici o meccanici, ma rischi di lesioni anche gravi, per non andar troppo oltre… Le fotografie a lato mostrano uno spaccato della vita reale di quanto accaduto nell’ultimo nubifragio, e purtroppo non sarà l’ultimo. In Italia non cambierà mai niente questa è l’unica, mera e consapevole verità. Gli operatori dell’Anas fanno
quello che possono con i mezzi a loro disposizione, ma se si hanno appena 2 metri cubi di catrame e si devono rattoppare 15 km di buche e voragini ci vorrebbe Mago Merlino, anzi per rimanere nei giorni nostri, Dynamo. Quello che veramente manca nel nostro Paese è la prevenzione unita ad una buona dose di lungimiranza. Ma in fin dei conti si spendono molti più soldi per la Politica che per cose veramente utili al cittadino, e forse sarebbe finalmente ora che qualcuno si assumesse le proprie responsabilità di questo assurdo sfacelo.
Ma siamo in Italia, qui non è mai colpa di nessuno… al massimo di quello che c’era prima. Fine
Nelle pagine seguenti il nostro consueto articolo firmato CIM che interviene sullo stesso argomento.
a cura del Ufficio Comunicazione a cura del Ufficio Comunicazione CIM
Responsabilità da insidia stradale e buche per la Pubblica Amministrazione Nella vita quotidiana, può succedere di incorrere in piccoli o grandi infortuni ed incidenti, inciampando o finendo con la moto in una buca, cadendo da un percorso pubblico non in sicurezza: sono questi tutti eventi qualificabili come danni da insidia, poiché causati da pericoli occulti che possono ripercuotersi sull’utente del suolo pubblico ignaro del rischio in prossimità. E' la Pubblica Amministrazione, il gestore del bene dove si verifica l’evento dannoso, ad avere la custodia del bene, ed allora ci si chiede che responsabilità può configurarsi in capo a tale gestore, chi risponde dei danni in questi casi di cosiddetta insidia stradale e che possibilità si hanno di essere risarciti? Al riguardo infatti si è assistito nel corso
del tempo ad una evoluzione della giurisprudenza, volta alla salvaguardia degli interessi del soggetto danneggiato, che si ripercuote di fatto sulla responsabilità dell’ente pubblico tenuto quindi al risarcimento dei danni (fisici e materiali) patiti dai danneggiati. Dalla storica sentenza della Corte Costituzionale n. 156 del 1999 appare pacifico come la Pubblica Amministrazione risponda di ogni atto o fatto illecito connesso con gli obblighi cui è tenuto quale proprietario ed incaricato della gestione del bene. Resta solamente da inquadrare sotto quale ambito possa riscontrarsi tale responsabilità: se sotto il dettato dell’art. 2043 c.c. oppure dell’art. 2051 cc.,
distinzione questa, non meramente formale, ma dalla quale derivano conseguenze di ordine probatorio non poco rilevanti. La cosa importante è la visibilità o meno dell'insidia stradale, e questa va provata. La materia, come sempre in Italia è complessa e richiede sovente una adeguata assistenza legale, ma in sintesi, le sentenze fino a qui depositate ci indicano come i Giudici applichino questa equivalenza: insidia visibile = nessun risarcimento del danno. Nella vita quotidiana, può equivalenza: insidia visibile = nessun risarcimento del danno. Però, prima di fare questa equivalenza, bisogna sempre accertare se l’ente abbia un effettivo potere di custodia sulla strada. Se questo potere c’è, e se l’ente od il Comune sono custodi dell’area, la scusa dell’insidia visibile non vale più. Questa circostanza va accertata caso per caso ed è il Giudice ad effettuare l’accertamento, senza pregiudizio per il soggetto implicato nel tema della prova.
SUGGERIMENTI UTILI in caso di incidente provocato da una insidia: 1. Chiedere l’immediato intervento della Polizia Municipale, e far riscontrare sul verbale le condizioni della strada e l’esistenza della buca o del tombino sconnesso o della insidia/trabocchetto che ha provocato la caduta. Ritirate copia del verbale delle autorità intervenute appena disponibile. 2. Scattare alcune foto della insidia con il cellulare, mettere nella buca un oggetto per fare da riferimento nelle dimensioni e profondità, fare le foto prima dell’intervento dei Vigili urbani e anche, soprattutto, ed anche dopo, se l’area viene segnalata o si procede alla manutenzione. 3. Fornirsi di testimoni che abbiano assistito all’evento dannoso, necessari per poter intraprendere con maggiori probabilità di successo la procedura di risarcimento dei danni nei confronti della Pubblica Amministrazione. 4. Recatevi al Pronto Soccorso se avete affrontato un urto di una certa importanza, anche senza lesioni evidenti il cosiddetto “colpo di frusta” da' diritto al risarcimento danni alla persona per l’1%. 5. Affidatevi subito ad un legale che sovente ha convenzioni con le carrozzerie per la riparazione del danno ai mezzi senza anticipi, e che si occupa della perizia dei danni alla persona nel miglior modo, fornendogli appena disponibile copia del verbale dell’autorità intervenuta. 6. Non scrivete personalmente lettere alla vs assicurazione od al comune, lasciate fare ai legali che sapranno indicare la dinamica nel miglior modo e non creare equivoci scongiurando il rischio di rappresentazioni dell’evento che possono impedire il risarcimento.
CONCLUSIONE a cura di Giovanni Yoyo Iodice Sicuramente l’articolo inerente alle insidie stradali scritto dagli amici del CIM, ha aperto ulteriormente gli occhi sul da farsi in caso di incidente. E’ buona abitudine avere sempre la situazione chiara sul da farsi, ma una cosa tengo a ribadirla, opinione del tutto personale. Non credete che Italia ci sia troppa Burocrazia? Non sarebbe meglio evitare di prendersi un giorno di ferie dal proprio lavoro (già ce ne poco), perché giusto in un giorno intero si riuscirebbe a denunciare l’incidente, bensì contare sulle Forze dell’Ordine che vengono in tuo aiuto, quando veramente ne hai bisogno? Durante il delirio di Roma sono stato personalmente ed indirettamente, vittima di una di queste insidie, gomma squarciata a causa di un cratere a centro carreggiata, 2 ore e mezza sulla via Braccianese all’altezza de La Storta (periferia Nord di Roma). Chiamato la Polizia Municipale alle ore 18.30. Alle 21.00 ero ancora in mezzo alla strada ad aspettare… Poi, causa stanchezza fisica giunta all’inverosimile, sono rincasato. Mi hanno chiamato alle 23.15 dicendomi: Sig. Giovanni Iodice ma lei è ancora in strada ad aspettarci? Immaginate solo la mia risposta, ancora una volta ha vinto il Sistema…
a cura di Fabio Fabiok Mineri contributo motoblog.it & curiosando 708090
CENTAURE
Sarà colpa della cinematografia, o forse è un luogo comune, ma i motociclisti si immaginano sempre… maschi!
La 23 enne Ashley Fiolek vincitrice Pro WMX del 2008, 2009, 2011 e 2012.
Naturalmente (e fortunatamente) non è così, e noi Scoordinati lo sappiamo bene, vista l’ampia presenza femminile nel Motoclub. L’agenzia Kelton ha condotto uno studio in America riguardo alle donne motocicliste riscontrando un livello decisamente superiore di felicità ed autostima rispetto alle fanciulle che invece non guidano la moto. La ricerca, commissionata da Harley-Davidson e rilanciata da VisorDown, ha infatti rivelato che sono diverse le aree in cui le femalebikers vantano un maggior livello di soddisfazione rispetto alla media, e con scarti decisamente impressionanti. L’indagine è stata condotta on-line su un campione di 1.013 donne motocicliste e 1.016 donne nonmotocicliste, ed i risultati sono per certi versi sorprendenti: tanto per citare alcuni dati, il 37% delle motocicliste ha detto di «sentirsi sempre felice» contro il 16% delle non motocicliste; il 27% delle motocicliste ha detto di sentirsi sempre sexy contro il 18% delle nonmotocicliste, mentre il 35% delle donne Riders ha dichiarato di sentirsi sempre sicura di se stessa contro il 18% delle non-Riders che ha scelto questa opzione. Quasi il doppio.
Secondo lo studio, guidare una moto sarebbe benefico anche per le relazioni di coppia: il 60% delle motocicliste infatti ha detto di essere soddisfatta della comunicazione con il proprio partner contro il 35% delle non-motocicliste, ed una simile proporzione si ripete per quanto riguarda la soddisfazione in termini di intimità fisica con la propria dolce metà: 35% contro 16%. L’incidenza della moto su questi risultati si evince anche da altri dati: il 53% delle motocicliste ha infatti dichiarato che la moto è uno dei fattori fondamentali della propria felicità, ed il 74% crede che la propria vita sia migliorata da quando hanno iniziato a guidare una motocicletta. Purtroppo non è chiaro se la ricerca sia stata
condotta solo tra «Harleyste» o anche tra chi guida moto di altre marche, ma questo non inficia quelli che sono gli esiti dello studio. A tal proposito, Claudia Garber, Responsabile per la clientela femminile di HD, ha dichiarato: «Guidare una moto è l’ultima forma di libertà e di espressione di sé stessi, quindi ha senso che le donne motocicliste siano più felici nella loro vita e, in generale, più soddisfatte. Quando fai le cose che vuoi fare, per te, e ti senti felice, questo va a toccare ogni aspetto della tua vita, incluso il modo in cui ti rapporti con te stesso. Ti senti più a tuo agio con la tua persona».
a cura di Fabio Fabiok Mineri contributo motoblog.it & curiosando 708090
E molte ragazze non si fermano certo dopo qualche km… leggetevi la storia di Elspeth Beard! ELSPETH BEARD la pioniera del giro del mondo in moto (1980). Elspeth Beard è una di un gruppo selezionato di donne coraggiose a guidare una moto in giro per il mondo, ed è stata la prima donna inglese a farlo. Ha raggiunto questa impresa più di un quarto di secolo fa…. La moto che scelse per il viaggio fu una BMW R 60/6 bicilindrico boxer usata del 1974 e per la quale sborsò 900 sterline nel 1980, una somma considerevole, al momento,
soprattutto per una moto che aveva già 30.000 miglia sul tachimetro! Elspeth usò la sua bike per i suoi primi giri lunghi da solista in Scozia e in Irlanda per poi spostarsi in Europa continentale e in Corsica, raccogliendo oltre 10.000 miglia nei suoi primi due anni di proprietà. Poi arrivò il momento per The Big One. A 24 anni, Elspeth aveva terminato i primi tre anni di studi di architettura ed aveva risparmiato più di 1.000 sterline lavorando dietro il bancone del suo Pub a Marylebone nel centro di Londra, in preparazione per il suo giro del mondo.
a cura di Fabio Fabiok Mineri contributo motoblog.it & curiosando 708090
La prima tappa del suo viaggio, New York: «Mi costò 175 sterline inviare la moto là e 99 sterline servirono per il mio biglietto aereo», ricorda Elspeth.
Trascorse intere settimane costruendo la propria attrezzatura, top-box e borse laterali piegando e rivettando lamiera di alluminio prima di partire per i suoi viaggi ancora una volta.
Dalla Grande Mela guidò fino in Canada, poi giù per via del Messico prima di raggiungere Los Angeles con altri 5.000 miglia sotto le ruote del Beemer. Da Los Angeles spedì la moto a Sydney, ma si fermò a vedere la Nuova Zelanda a piedi, mentre la moto era in transito.
Lei guidò per tutta l’Australia, e lì ebbe il suo primo grande incidente su una strada sterrata nei pressi di Townsville, nel Queensland.
Elspeth quindi trascorse sette mesi a lavorare in uno studio di architettura di Sydney vivendo in un garage e maturando nuove esperienze, tempo necessario per ricostituire parte dei suoi fondi che erano drasticamente diminuiti.
Una forte commozione cerebrale, ma fortunatamente senza ossa rotte. Ancor oggi possiede il casco Bell cupola ossea che lei è convinta possa avergli salvato la vita (casco che indossò per il resto del viaggio!).
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Scossa ma imperterrita, Elspeth trascorse due settimane in ospedale prima di continuare verso nord lungo la costa orientale di Oz poi attraverso l’entroterra di Ayers Rock, e, infine, attraverso la pianura Nullabor a Perth, sulla costa occidentale. Lì, caricò la BMW su una nave per Singapore ed esplorò l’Indonesia, mentre la moto era in viaggio.
Chiang Mai e il Triangolo d’Oro. Con il percorso via terra verso l’India (via Birmania) fuori limite si diresse verso sud per caricare la moto su una barca da Penang a Madras. Lungo la strada ebbe il suo secondo e ultimo grande incidente quando colpì un cane che gli attraverso davanti sulla pericolosa strada principale a sud. La moto colpì un albero e Elspeth uscì ancora una volta malconcia ma miracolosamente intatta. Elspeth riparò da sola anche il motore danneggiato del R 60. Una volta in India guidò fino a Calcutta e poi a Kathmandu dove incontrò i suoi genitori che volarono fuori dall’Inghilterra per vederla per la prima volta dopo quasi due anni. Essi rimasero scioccati da quanto era dimagrita, situazione che la portò a cadere vittima anche di epatite e dissenteria. A Kathmandu Elspeth incontrò un olandese su un altra BMW Boxer con il quale poi tornò indietro verso l’Europa ma non prima che lei avesse fatto un trekking in Himalaya esplorando gran parte dell’ India sulla sua moto in solitaria. Uscire dall’India si dimostrò essere un vero incubo ma alla fine Elspeth riuscì nell’impresa e, finalmente, attraversò il confine con il Pakistan con un gran sospiro di sollievo.
A Singapore una nuova disgrazia in quanto tutti i suoi oggetti di valore furono rubati, tra cui il suo passaporto con tutti i visti per i paesi che aveva ancora da visitare e i documenti di immatricolazione e di spedizione per la sua moto. Dopo una sosta forzata di sei settimane necessarie per rifare tutta la documentazione perduta riprese il viaggio guidando dalla penisola Thai-Malaysia a Bangkok e oltre a
Dopo aver attraversato in sicurezza il Pakistan, (per lo più su strade sterrate) Elspeth e Robert giunsero nell’Iran post-rivoluzione con soli sette giorni per attraversare il paese da un capo all’altro. Questo fu agevolato dalle piste ben preservate delle strade principali, ma ostacolato dal fatto che Elspeth era così malata di epatite che riusciva a malapena a stare in piedi, figuriamoci a guidare.
a cura di Fabio Fabiok Mineri contributo motoblog.it & curiosando 708090
Il tamburo del freno posteriore si era guastato a causa di un paraolio che perdeva e la frizione aveva anche smesso di funzionare per mancanza di una molla che sarebbe costato solo pochi centesimi da sostituire se solo ne avesse potuto ottenerne una.
Elspeth Beard trascorse qualche tempo in Turchia orientale per recuperare le sue forze e per avere una riparazione fidata della sua R60. Da quando aveva lasciato l’Inghilterra come una donna sana e forte e che pesava più di 65 kg aveva già perso oltre 20 kg e al momento in cui si trovava in Turchia pesava appena 41 kg. Con la sua batteria personale metaforicamente ricaricata, il viaggio di ritorno attraverso la Grecia e in tutta Europa per raggiungere il Regno Unito fu
relativamente semplice a parte la nota e pericolosa autostrada della morte in tutta la Jugoslavia. «Era solo una strada asfaltata a due corsie con lo sporco su entrambi i lati e che faceva passare a malapena due camion che si incrociavano. Più volte finì nel fossato che costeggiava la strada che era disseminata di croci e fiori in commemorazione di viaggiatori morti». Il suo viaggio lontano da Londra era durato 3 anni e aveva aggiunto 48.000 miglia al contachilometri del suo R60 che quindi passò a 88.000. Nel tempo ha personalmente smontato, ripulito e ricostruito il motore della R60 tanto bene che ancora oggi ha la moto in ordine di marcia. Tragicamente gettò le sue borse laterali in alluminio fatte in casa quando si trasferì fuori Londra. Elspeth ancora guida moto ed è stata proprietaria di vari modelli di BMW. Dopo un flirt con una R1100 GS pochi anni fa ha comprato una R80 GS Basic del 1998, l’ultimo della razza, nel 2001 e che lei usa ancora come la sua moto di tutti i giorni. Ha trovato la R1100 GS un po‘ troppo pesante per i suoi gusti, anche se da allora è stato tentata dal nuovo e più leggero R 1200 GS. Elspeth ha anche
una immacolata R75/5 del 1973 e una Yamaha Serow.
Quando tornò dal suo giro del mondo a metà degli anni ’80, Elspeth Beard completò i suoi studi di architettura e trascorse 7 anni a trasformare completamente la torre abbandonata dell’acqua vittoriana in una casa unica e bellissima mentre lavorava a tempo pieno a Londra crescendo anche un figlio da sola.Nella Torre ha progressivamente istituito il proprio studio di architettura e ora vanta molti premi al suo attivo. Il suo lavoro è stato descritto in diversi programmi televisivi e in innumerevoli riviste. Ha avuto anche due documentari televisivi giapponesi dedicati alla sua vita e al suo lavoro.
a cura di Fabio Fabiok Mineri contributo motoblog.it & curiosando 708090
Elspeth Beard La prima donna inglese a circumnavigare il mondo con una motocicletta Ed ovviamente ancora oggi e’ sempre in sella
a cura di Fabio Fabiok Mineri contributo motoblog.it & curiosando 708090
Le sorelle Adeline e Augusta Van Buren sono le prime due donne americane che, nel 1916, rispettivamente all’età di 22 e 24 anni, affrontano l’impresa del coast to coast , da New York alla California, su due ruote. Partono il 4 luglio dalla Grande Mela, in sella a due Indian Power Plus, e arrivano a Los Angeles l’8 settembre. 5.500 miglia di strade dissestate, barriere naturali e, non di meno, sociali: le sorelle Van Buren, vengono infatti fermate e arrestate diverse volte con l’accusa, in linea con l’epoca, di indossare abiti maschili. Siamo alla vigilia della I° Guerra Mondiale, Adeline e Augusta vestono con giacca e pantaloni di pelle e uno dei loro maggiori intenti è dimostrare, attraverso la riuscita dell’impresa, che le donne potrebbero contribuire in maniera diretta all’imminente conflitto diventando motostaffette. Possibilità che verrà comunque loro negata una volta tornate alla base. Il loro destino di pioniere non intende piegarsi ai pregiudizi e alla misoginia di inizio ’900: dopo essere entrate nella storia del motociclismo al femminile, Adeline ottiene una laurea in Giurisprudenza, mentre Augusta diventa aviatrice. Per chi volesse approfondire la realtà delle bikers italiane consiglio l’ottimo sito motocicliste.net tutto al femminile.
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Cos’altro aggiungere, quando leggi storie del genere ti rendi conto che la volontà dell’uomo, in questo caso delle donne, è di gran lunga la cosa che più strabilia il mondo delle due ruote e non. Si perché qui non si sta solamente parlando di motociclette, ma di imprese umane vere e proprie, imprese che oggi suonano un po’ come
leggende. Fatiche e sforzi d’altri tempi, tempi in cui la tecnologia era lontana anni luce da quella odierna, e la meccanica era la primaria forza trainante. Decidere di lasciare tutto per partire in spedizioni che hanno del magico, mi riporta vagamente ai ricordi letti nel viaggio del nostro Socio Daniele Did Infante nella Terra
del Fuoco in Islanda. Avere il coraggio di compiere queste gesta non ha prezzo, persone così dovrebbero essere d’esempio per tutto il mondo Bikers e che sia anni ‘20, anni ‘60 o anni 2000, poco importa, l’importante è avere il coraggio di compierle.
a cura di Nanà Supergirl Estel
Le maschere tipiche italiane cosa indossano, il costume e il loro carattere. Quasi ogni regione in Italia ha la sua maschera. Ogni maschera oltre ad un costume particolare ha un carattere che lo caratterizza. Storia della maschera L'uso della maschera è antichissimo e si può già ritrovare all’origine della storia degli uomini. Venne utilizzata fin dalla preistoria per rituali religiosi, rappresentazioni teatrali o feste popolari come il carnevale. probabilmente deriva dal latino medioevale màsca, strega, tuttora utilizzato in tal senso nella lingua piemontese. Si trova traccia dell'origine del termine nell'antico alto tedesco e nel provenzale masc, stregone. Dal significato originale si giunge successivamente a quello di fantasma, larva, aspetto camuffato per incutere paura. Alcuni la fanno derivare dalla locuzione araba maschara o mascharat, buffonata, burla. Originariamente era indossata per nascondere le fattezze umane e, nel corso di cerimonie religiose, per allontanare gli spiriti maligni. In seguito, prima nel teatro greco, successivamente in quello romano la maschera venne usata regolarmente dagli attori per sottolineare la personalità e il carattere del personaggio messo in scena, fino al fiorire in Italia della "Commedia dell'Arte". Arlecchino è un servo di Bergamo, lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone. Il suo nome deriva dal medioevo francese: Harlequin, o Herlequin o Hellequin. Ha un carattere stravagante e scanzonato, ma furbo. Costume Indossa un vestito di pezze colorate fermate da una cintura, pantaloni larghi e comodi, un cappellaccio sformato con pennacchio di coda di coniglio o una piuma e
IL CARNEVALE una maschera nera sugli occhi. Balanzone Il dottor Balanzone, nasce a Bologna, e deve il suo nome alla “balanza”, cioè la bilancia, simbolo della giustizia dei tribunali. È un personaggio pedante e brontolone; parla tanto e non conclude niente, ma anche dotto e sapiente. Costume Cappello nero a larghe falde, toga lunga e nera, panciotto, pantaloni neri, merletto bianco sui polsi e, sul collo, un colletto di pizzo, calze bianche e scarpe nere con tacco. Ha i baffetti all’insù. Molto spesso tiene un libro sotto il braccio che completa la sua immagine. Brighella Con Arlecchino sono i servi della commedia dell'arte, ed entrambi sono nati a Bergamo. Fa un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti, ritrovandosi sempre in mezzo a svariati intrighi. Caratteristica del carattere è la prontezza e l'agilità della mente, nell'escogitare inganni e trappole in cui far cadere il prossimo. È intrigante, molto furbo, e bugiardo. Costume Indossa la giacca e i pantaloni decorati di galloni verdi e con scarpe nere con pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri. Colombina Servetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non sembra volerla sposare. È molto vanitosa, un po’ civetta e ci tiene ad avere sempre un bell’aspetto. È giovane e arguta, dalla parola facile e maliziosa, abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate.
a cura di Nanà Supergirl Estel
Costume Indossa una cuffietta, un corpetto verde stretto in vita, con una profonda scollatura ed ampie maniche a sbuffo, la gonna arricciata a righe e rialzata sul davanti da un nastro di raso rosso, un grembiule bianco e scarpine bianche a punta con nastro rosso. Gianduia È la maschera di Torino. Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino "Gianduiotto". È un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie. Galantuomo allegro e dotato di buon senso ama, oltre al buon vino, anche la buona tavola. Costume Indossa un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le calze rosse. La maschera è nata alla fine del '700, in pieno regime bonapartista. Pantalone Nasce a Venezia intorno alla metà del '500 e rappresenta il tipo del vecchio mercante avaro e lussurioso, vizioso e che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, e più spesso le servette della commedia. Il nome Pantalone deriva da “Pianta Leone”, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, piantavano la bandiera di San Marco su ogni terra che trovavano. Costume Indossa uno zucchetto, giubba e calzamaglia rossi, con babbucce e mantello nero. Pierrot L’innamorato malinconico e dolce. La pigrizia gli impedisce di muoversi come gli altri personaggi della Commedia; è sicuramente il più intelligente dei servi, svelto nel linguaggio, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, eseguendoli al contrario, non per stupidità, ma perché li ritiene sbagliati. Costume Indossa larghi pantaloni di lucida seta bianca, lunga casacca guarnita di grossi bottoni neri, ampio colletto,
papalina sul capo, volto pallido e triste, spesso, una lacrima gli scende sul viso. Meneghino È di Milano, lo spiritoso Meneghino (diminutivo di Domeneghin), servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici. "Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Costume Porta un cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese, una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche. Pulcinella Figura buffa e goffa. È una delle maschere italiane più popolari. Probabilmente originaria di Napoli: il suo nome deriverebbe dal napoletano “polene” (pulce o piccolo pulcino). Impertinente, pazzerello, chiacchierone, ama il dolce far niente escluso il mangiare e il bere. È spesso oggetto di pesanti bastonate che suscitano ilarità. Costume Ha la gobba, porta un cappello a punta, una maschera nera con il naso adunco, un camiciotto e i calzoni molto larghi e bianchi. Porta con sé un mandolino. Le sue scarpe sono nere e lunghe con dei calzini rosa scuro.
E ricordate.. a carnevale ogni scherzo vale.. ma chi la fa.. l’aspetti!
a cura di Crstiana Nanàsupergirl Estel
DOLCEZZE CARNEVALESCHE LE ZEPPOLE SARDE… Buonissime
CAPITOLO 6
Ingredienti (per circa 2 Kg di Zeppole) 1 kg di farina 00, 50 gr zucchero e dell'altro da parte per inzuppare, 300 gr patate lesse e ben schiacciate, 400 ml di latte, 1 paneto di lievito di birra (25 gr), 1 arancia scorza e succo, 1 bustina vanillina, 2 bustine di zafferano, 1 bicchiere di liquore (io metto maraschino), 1 pizzico di sale, olio per fritture
PREPARAZIONE: ALCUNI CONSIGLI E SEGRETI PER LA RICETTA: Una cosa molto importante è impastare in una terrina preferibilmente di terra cotta, ma se non l'avete potete utilizzare un contenitore di plastica, ceramica o vetro, l'importante è che sia GRANDE, SPAZIOSO E ALTO (tipo ½ lt) in modo che l'impasto, raddoppiando il suo volume durante la lievitazione, non fuori esca dal recipiente, un segreto molto importante è far riscaldare il recipiente prima dell'utilizzo per far si che agevoli la lievitazione, potete sciacquarla con abbondante acqua calda e lasciarla in ammollo con essa o lasciarla vicino ad una fonte di calore, MI RACCOMANDO NON DEVE ESSERE BOLLENTE MA SOLO INTIEPIDITA E NON FREDDA! Il lievito di birra fatelo sciogliere in un bicchiere di latte caldo. E’ sempre meglio essere in 2 a farle, per
darsi una mano, perché ci sono troppi passaggi da fare velocemente soprattutto se non siete pratiche e non avete la mia stessa manualità altrimenti vi si bruceranno, perciò potete dividervi i compiti come facevo io da bambina con la mia mamma, una gettava l'impasto e l'altra aiutava a girarle, mia madre le toglieva ed io le inzuppavo nello zucchero. Per chi ha difficoltà a prendere l’impasto e creare le zeppole a ciambella, ho un’altra versione, LE ZEPPOLE A FILO, cioè con UN SAC A POCHE usa e getta o in stoffa (meglio usa e getta) da utilizzare senza nessun beccuccio solo con un foro in cima non troppo largo, create un aspirale dal dentro al fuori.. come la chiocciolina “@“ solo con più giri. Quando le scolate a caldo cospargetele di zucchero..
LE CASTAGNOLE BUONE BUONE Ingredienti (dosi per 10/12 persone) 450 g di farina, 3 uova, 200 g di zucchero, 75 gr di burro, 1 cucchiaino colmo di lievito in polvere per dolci, 2 cucchiai di rum, olio per friggere, un pizzico di sale
Preparazione: Rompete le uova in una terrina, unite 150 gr di zucchero e un pizzico di sale e lavorate gli ingredienti con una frusta fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Sciogliete il burro in un pentolino senza farlo friggere, lasciatelo intiepidire e unitelo alle uova insieme al rum. Aggiungete la farina setacciata con il lievito, mescolate il composto, quindi trasferite sulla spianatoia e impastate con le mani fino a renderlo omogeneo. Dividete l'impasto in piccoli
panetti, formate con questi tanti rotolini di 2 cm circa di diametro e tagliateli a tocchetti grandi come una grossa nocciola; arrotolateli tra le mani e friggete le castagnole in abbondante olio caldo. Scolatele con un mestolo forato e fatele sgocciolare sulla carta assorbente; cospargetele con lo zucchero rimasto e servitele calde o fredde.
a cura di Cristiana Nanàsupergirl Estel
LE FRAPPE DI CARNEVALE Ingredienti (dosi per 10/12 persone) 200 g farina, 40 gr burro o strutto, 2 uova, 1 cucchiaio abbondante di zucchero, 1 limone , olio di arachide , zucchero a velo q.b. sale un pizzico. Le frappe sono il dolce più caratteristico del Carnevale. Avrete sicuramente assaggiato quelle di pasticceria ma provate a farle voi in casa e vi leccate le dite dalla goduria...
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PREPARAZIONE: Impastare rapidamente su di una spianatora la farina, le uova, il burro, lo zucchero, una presa di sale e la scorza grattugiata del limone. Impastare fino ad ottenere un impasto liscio, omogeneo e non appiciccoso e dategli la forma di una palla. Lasciar riposare la pasta per 30 minuti coperta da pellicola in un luogo fresco. Riprendere l’impasto e tirarlo col mattarello fino ad ottenere una sfoglia sottile di circa 3/4mm. Tagliarla a striscioline di circa 4/5 cm di larghezza con l’aiuto di una rotella dentellata.
cottura si gonfino troppo. Portare a temperatura abbondante olio di arachide in un tegame e friggere le frappe per alcuni minuti fino a quando diventeranno belle dorate. Scolarle su carta assorbente e spolverarle con zucchero a velo. Chi preferisce evitare la frittura può cuocere le frappe al forno adagiandole su una teglia ricoperta di carta da forno precedentemente bagnata e strizzata delicatamente. Cuocere a 200°C per circa 10 minuti o comunque fino a che la superficie risulti colorita. A fine cottura cospargere di zucchero a velo e servire calde.. ma anche fredde sono buone..
NB: Prima di cuocerle, cercate di arrotolarle a treccia o su se stesse per evitare che in
Concludendo.. Vi lascio con una filastrocca carnevalesca.. È febbraio monellaccio molto allegro e un po' pagliaccio; ride, salta, balla, impazza, per le vie forte schiamazza; per le vie e per le sale accompagna il Carnevale. Se fra i mesi suoi fratelli ve ne sono dei più belli, il più allegro e birichino, sempre è lui, ch'è il più piccino. i sorrisi non si pagano
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Anni fa fui protagonista di un’esperienza che per anni è rimasta sepolta in me, senza che nessuno, nemmeno le persone a me più care, ne siano mai state a conoscenza. Accadde in un ormai lontano 13 Novembre 1994.
Una storia meravigliosa
ragazzi (lo chiamerò Mario). Il posto, incantevole e molto isolato, offriva un paesaggio unico nel suo genere, con boschi fitti e prati smisurati.
Era il giorno del mio 20esimo compleanno, ed io in sella alla mia Honda NSR 125 R, raggiungevo un gruppo di amici ad Oriolo Romano, paese della Periferia Nord di Roma.
Dopo pranzo, com’era mio solito (mi succede ancora oggi), mi allontanai dal gruppo per starmene un po’ per i cazzi miei, gruppo che nel frattempo se ne stava allegramente conversando sotto l’effetto di cannabis in lunghi dialoghi alla Quentin Tarantino.
Una volta giunto all’appuntamento mi invitarono ad andare a visitare delle rovine nella zona della bassa Tuscia. Quel giorno c’era un bel sole, anche se la temperature cominciavano a presagire un inverno anticipato ed imminente.
Mentre camminavo potevo vedere la vastità della proprietà in cui ero stato invitato. Dopo circa 10 minuti giunsi dinnanzi ad un capannone, ben tenuto, anche se molto datato.
Dopo circa 20 km arrivammo a Blera, un caratteristico borgo, a pochi km dalla via Cassia, poco prima di Vetralla. Ricordo che eravamo una decina di ragazzi, tra cui moto, vespe e motorini dell’epoca. Quando giungemmo a Blera andammo a visitare la Necropoli Rupestri di S. Giovenale e Terrone nella zona del Ponte del Diavolo. Dopo una mattinata di arrampicate, lunghe camminate e improvvisate scalate, andammo a mangiare nel vicino Borgo di Puntoni presso l’abitazione di uno dei
La grande porta metallica a due ante mezza arrugginita era semi-aperta, così gettai un occhio dentro. Mi parve di scorgere qualcosa che mi incuriosì, e senza volevo varcai la soglia ed entrai. Nonostante fossero le 14 del pomeriggio, il capannone era abbastanza buio, e i pochi finestroni che c’erano era parzialmente coperti da plastiche scure.
Era enorme, circa 300 mq, con un soffitto alto più di 7 metri, mentre
camminavo sentivo il rumore sommesso di alcuni uccelli nei loro nidi ricavati nelle travi del grande tetto in eternit. Mentre proseguivo vedevo davanti a me, sempre più nitidamente, dei mezzi a 4 ruote in disuso e probabilmente abbandonati. Quando vi fui veramente vicino qualcosa rapì la mia mente ed il mio cuore, io che poco prima non vedevo altro che due ruote, fui soggiogato da quello che avevo dinnanzi, automobili antiche polverose ed arrugginite che mi guardavano con un’espressione malinconica… Voi direte… ma che t’eri fumato quel giorno? Niente, all’epoca se i ricordi non mi tradiscono, non fumavo nemmeno le sigarette. Comunque continuiamo la mia storia. Mi avvicinai ad una di esse, ricordo che c’era scritto Fiat sulla calandra anteriore, mentre cercavo di capire cosa avevo davanti una voce da dietro le spalle pronunciò: «E’ nà 1100 Ballila, pè esse precisi na’ 508C Nuova Balilla».
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Mi girai di scatto e vidi una persona anziana, leggermente ricurva su se stessa che mi veniva incontro. Speravo di non averla fatta grossa introducendomi senza permesso in quel capannone.
potesse avere il paese delle meraviglie. Mentre ci facevamo largo tra chincaglierie e altri utensili molto datati mi trovai di fronte un vecchio Pick Up Ford. Che spettacolo, nemmeno nei miei più lontani desideri immaginavo di festeggiare un compleanno simile.
Ma ben presto mi accorsi che la persona che avevo dinnanzi era il proprietario di tutto quel ben di Dio, cordiale e gentile.
Lui si compiacque e continuò a farmi vedere altre meraviglie, si perché da quel giorno in poi, scoprì che aspetto
Ma torniamo a noi. Il Vecchio si mise seduto su una poltrona vecchia, rotta e polverosa, mentre io, su di un barile sporco d’olio. In quella posizione ascoltai i racconti del vecchio riguardo le sue piccolette, così le chiamava. Ero rapito, incuriosito ed emozionato, completamente assuefatto dalle sue parole. Gesta di una persona che nella sua lunga vita né passò di tutti i colori e le sue auto erano lì per testimoniarlo.
Mi venne vicino e, in chiaro dialetto romano mi disse: «Tè piaceno?». Risposi che ancora non lo sapevo, non sapevo se quello che avevo davanti mi stava colpendo a tal punto da dimenticare per un attimo le tanto amate motociclette. Poi continuò: «Viè qua che te fò vede n’artra cosa». Così lo seguii e dietro ad un carretto pieno di cianfrusaglie sbucò fuori quella che lui chiamò a’ bomba ammericana. Una Chevrolet Corvette Roadster del 1965. Cazzo che spettacolo! Mai provata una sensazione simile prima d’ora, mi lasciai scappare tutto il mio incontrollato entusiasmo, manco avessi visto nà bella figa.
Boss 429! Cazzo ma quante persone c’hanno una Mustang Boss 429 in Italia!
Ogni tanto le guardavo mentre lui mi narrava di luoghi che aveva visitato, di guasti meccanici che aveva subito questa o quella auto, delle prestazioni che raggiungevano. Dietro al Pick Up c’era una Triumph TR7, tenuta meglio rispetto alle precedenti, ma pur sempre bisognosa di cure. Porcamiseria che friccicore ner core che sentivo. Tutto immaginavo tranne di provare quelle sensazioni, sensazioni che ancora oggi sento quando vedo un pezzo raro o d’epoca, tempo fa mi girai sulla via Pontina per osservare ammaliato una Mustang
Il tempo volava via che era una bellezza, sentivo il chiaro profumo d’olio e benzina attorno a me, lo stesso odore che sento oggi, ogni volta che vado al Museo di piana delle Orme di Latina. Il tutto creava un fascino particolare nei racconti stessi.
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Per un attimo mi balenò il pensiero dei miei amici che forse mi stavano cercando, ma me ne fregai immediatamente quando il vecchio, durante un suo racconto, indicò col dito un punto del capannone.
Una storia meravigliosa
ancora non sapevo cosa avevo dinnanzi… Cominciò a raccontarmi che all’epoca vennero usate un paio, forse tre Kawasaki Z900 per completare il film, e che una di quelle era lì davanti a me con tanto di fari supplementari.
ma non lo vidi. Arrivato dai ragazzi li trovai ancora intenti in discorsi alla Cramer contro Cramer, e senza pronunciare una sola parola mi accomodai tra di loro. Giorni dopo pensai e ripensai a quel magico incontro avuto tra le campagne di Blera, e come un virus che estende il proprio contagio, fui assalito da una miriade di pensieri. La cosa che più mi rimase nella mente erano le sue parole, tanto semplici quanto uniche, e quei pezzi rari a 4 ruote, per non parlare di quel 4 cilindri in linea cromato, probabile causa del mio amore sviscerato per Kawasaki.
Aguzzai la vista e vidi in un angolo una vecchia motocicletta stile Naked. Mi alzai, mi avvicinai, e quando le fui vicino lessi sul serbatoio Kawasaki. Mentre la osservavo incuriosito il vecchio mi disse: «A’ vedi quaà moto? Quella è a’ moto che hanno usato pè alcune scene der film Er giustiere sfida a’ città con tomas millia» (Il giustiziere sfida la città con Thomas Milian). Era una Kawasaki Z900, la Kawanove, il top che poteva incontrarsi all’epoca. Ma ero giovane e spensierato ed
Che spettacolo, anche se all’epoca ero meravigliato, non oso immaginare come potrei sentirmi oggi se mi ricapitasse di nuovo davanti una scena del genere… Dopo un intero pomeriggio a raccontare storie su storie, il vecchio mi salutò e se ne andò da dove era venuto (dal nulla?) lasciandomi li nel capannone da solo. Rimasi un altro paio di minuti prima di rientrare verso casa di Mario. Strada facendo mi voltai più volte indietro per vedere se il vecchietto era nei paraggi,
Le immagini riportate in questo racconto, hanno carattere puramente didascalico, anche se la foto qui la lato, moto a parte, descrive molto bene lo stato del Capannone..
Ma anche per le 4 ruote antiche e d’epoca, prima di quell’incontro vedevo una Alfa Romeo Giulia del ’68 come un’auto vecchia da mettere da parte o rottamare, mentre dopo le custodivo gelosamente nella mia mente, opere d’arti senza le quali oggi non avremmo il progresso tecnologico raggiunto.
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Anni dopo, molti anni dopo, ebbi la fortuna di conoscere, tramite il nostro Motoclub, Michele Romeo, alias Kawamichele. L’amicizia, dapprima distante e poco sentita, divenne in breve tempo un affiatamento sempre più in sintonia, ed i nostri modi di pensare, di lavorare e di trascorrere il tempo erano sulla stessa lunghezza d’onda. Quel poco tempo libero che avevamo a disposizione, lo passavamo volentieri in un grande garage attorniato da 2 e 4 ruote, lasciandosi andare tra ricordi ed esperienze vissute. Questo mi fece tornare alla mente l’avvenimento del 1994, riportandomi con la mente in quel capannone. Quei ricordi crebbero in me a tal punto, da passare in quel di Blera per andare a trovare il mio vecchio amico Mario, e magari andare insieme in quel capannone… L’emozione fu tanta nel rivederlo dopo così tanto tempo, mi invitò a prendere un caffè in quella, che fino a 16 anni prima era una semplice casa di campagna, e che invece ora era un villa con piscina… Mentre parlavamo del passato, mi venne in mente di domandargli del capannone non molto distante da casa sua, e del vecchietto (probabilmente scomparso), che mi venne a far visita quel giorno. Mi rispose di non aver mai sentito parlare di capannone con auto e moto antiche lì nei paraggi, né tanto meno di vecchietti, così decidemmo di andar a far un giro per controllare.
Mi ricordai perfettamente il sentiero percorso 16 anni prima, sebbene la vegetazione in così tanto tempo delineò un paesaggio del tutto nuovo. «Eccolo!» esclamai con veemenza, tanto ero contento dalla visione, il che maturò in me il concetto che non era stato frutto della mia fantasia dell’epoca. Il capannone c’era eccome, e stavolta era completamente avvolto da rampicanti di ogni genere che ne occultavano la visuale. Oh mio Dio, pensai! Già fantasticavo sulla, seppur remota, probabilità che quei cimeli fossero ancora lì dentro… Una volta giunti dinnanzi alla grande porta, che nel frattempo era crollata a terra, entrammo nel Capannone. Quello che i miei occhi videro fu un misto tra emozioni e delusione allo stesso tempo, constatando che il Capannone era completamente vuoto. Che peccato pensai tra me e me, chissà dove saranno finiti tutti quei gioielli d’altri tempi. Mi avvicinai dove era parcheggiata la Z900, ma il mio sguardo si perdeva solamente ed inesorabilmente nel vuoto. Trascorsi altri minuti con Mario, poi ci scambiammo i rispettivi numeri di cellulare salutandoci calorosamente. Deluso ed amareggiato tornai a casa, interrogandomi se 16 anni prima ero stato vittima di una circostanza fine a se stessa e niente più, tutto apparve improvvisamente così lontano e distante, quasi fosse stato un sogno, fino ad una Domenica di primavera del 2011.
Non ricordo il giorno, ma stavamo tornando da una Gita Sociale con Il Motoclub Scoordinati, ed al ritorno ci fermammo presso il Bar Caffetteria Cancellieri di Cura di Vetralla, ad appena 8 Km da Blera… Li i miei occhi si soffermarono su una visione estemporanea, una Chevrolet Corvette Roadster del 1965 perfettamente restaurata di colore nero e capote color crema! Mi avvicinai per osservarla meglio, ma ancora non collegavo il collegabile… Quando le fui vicino, tanto da riuscire a scorgere gli interni, una voce dietro di me mi disse: «Te piace?», mi voltai e vidi un ragazzo sulla trentina rasato con occhiali scuri ed un giubbetto di pelle beige. Risposi di Si, che era una assoluta meraviglia. Quello che disse dopo lo porterò sempre con me, ed ogni volta che mi fermerò davanti ad una moto o auto d’epoca il mio pensiero volerà li, in quel capannone. «L’ho appena restaurata, era di mio nonno…».
Fine
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Ducati 1199 panigale
La nuova nata di casa Panigale, la consacrazione del nome scelto non poteva essere diversamente; Ducati 1199 Panigale.
La versione White risulta molto elegante, anche se il colore che più si addice ad una Ducati è rigorosamente il rosso. Disponibile anche la versione Black, che da un aspetto molto aggressivo alla Panigale.
Un coraggioso passo in avanti, un salto nel buio che nel suo primo anno di SBK ha raccolto poco, ma che in Superstock ha dato del filo da torcere alle più collaudate BMW e Kawasaki. Una moto rivoluzionaria in tutto, un progetto ambizioso, un concentrato di tecnologia e potenza in una moto ridotta ai minimi termini. Ingombri ridottissimi, pilota appollaiato e costretto in una posizione di assoluta fortuna, il tutto per ottenere il massimo prestazionale da una motocicletta spinta come sempre dal suo bicilindrico da 195 CV dichiarati. Le soluzioni sono avveniristiche, e probabilmente si è osato troppo, ma chi vuole riprendersi lo scettro di moto più veloce della SBK deve pur azzardare!
Specifiche tecniche
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
La "Panigale S Tricolore" differisce dalla "Panigale S" per la colorazione a tricolore ed il sistema ABS di serie e di conseguenza pesare 2,5 kg in più. La "Panigale R" differisce dalla "Panigale S" per il sistema ABS di serie e pesare solo 1 kg in più, per il serbatoio in parte color alluminio naturale, per le bielle in titanio che fanno guadagnare 500 giri/minuto (adesso il limitatore è a 12.000 rpm) e per gli scarichi Termignoni con mappatura dedicata, che fanno guadagnare 5 CV (ora 200, ma dichiarati sempre 195) e "limano" il calo di coppia ai 56000 giri. Motore: Bicilindrico, 4 tempi di 1.198 cc raffreddato a liquido Alesaggio x corsa: 112,0 x 60,8mm Distribuzione: Desmodromica 4 valvole per cilindro Coppia Max: 132,0 Nm (13,5Kgm) a 9.000rpm Rapporto di Compressione: 12,5:1 Cambio: Sequenziale a 6 rapporti sempre in presa Frizione: Multidisco in bagno d’olio con comando idraulico, sistema di asservimento ed anti saltellamento Telaio: Monoscocca in lega di alluminio Freni: Anteriore doppio disco da 330 mm Brembo, pinze monoblocco Brembo Evo M4.30 ad attacco radiale a 4 pistoncini; Posteriore: disco singolo da 245mm Pneumatici: Anteriore da 120/70 ZR17 su cerchione con canale da 3,5"; Posteriore da 200/55 ZR17 su cerchione con canale da 6 Sospensioni: Anteriore forcella teleidraulica pressurizzata a steli rovesciati 50mm "MARZOCCHI", completamente regolabile (Versione S = Öhlins NIX30 a steli rovesciati 43mm con TiN, completamente regolabile. Freno idraulico in estensione e compressione gestito elettronicamente) Posteriore monoammortizzatore "SACHS", completamente regolabile (Versione S = Öhlins TTX36 completamente regolabile. Freno idraulico in estensione e compressione gestito elettronicamente) Interasse: 1.425mm Altezza sella: 825mm Peso: 164 Kg, la versione ABS + 2,5 Kg Serbatoio: 17 L Velocità Max: 292 Km/h
Incredibili le dimensioni ridotte del propulsore della Panigale, un V che impressiona per compattezza ed ingombri. In basso l’opera d’arte targata Termignoni per permettere al piccolo motore di scaricare la giusta potenza in condotti sempre più particolareggiati, sia per dimensioni che per struttura.
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Prodotta dall'88 all'89 ha una carenatura avvolgente, ma che lascia scoperto il telaio e che si rifà molto alle moto che partecipano al motomondiale in quell’epoca.
Quando la 125 faceva battere il cuore squadrato. Il parafango anteriore ha una forma che copre i foderi degli steli, le ruote sono a cinque raggi e da 16 pollici, il forcellone posteriore è a doppio braccio e ha un sistema Gilera per regolare la distanza della ruota, il freno posteriore è a disco, l'espansione è completamente nascosta alla vista e termina sotto il codone, con una coppia di silenziatori che rimangono nascosti dal codino sotto la sella del passeggero. Il telaio in acciaio è di tipo Twinbox, mentre il forcellone è in alluminio. Il motore è l'evoluzione del gruppo della Gilera KK 125, dove viene adottato un'evoluzione del sistema APTS (Automatic Power Tuning System), che viene rinominato APTS 2, dove viene adottato una valvola diversa e si cambia regime di commutazione, inoltre si adotta una nuova espansione.
Gilera mx1 Il serbatoio della benzina si trova al di sotto del motore ed è dotato di pompa elettrica, soluzione che permette di abbassare il baricentro e di ricavare nel finto serbatoio un vano portacasco! Il cupolino della moto è molto protettivo, munito di 2 prese d'aria frontali e laterali, gli specchietti, il cui disegno si ispirava a quelli della Ferrari Testarossa, sono semplici e piatti ed offrono un'ottima visibilità, il faro è formato da 2 elementi trapezoidali, sulle carenature laterali della moto ci sono delle grandi bocche rettangolari di sfiato per il radiatore, mentre per quanto riguarda il codino della moto, risulta essere snello e
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Non c’è che dire, la particolarità di questa moto era il serbatoio, guardate le immagini a sinistra… La MX-1 era disponibile nelle colorazioni bianco/rosso, e bianco/blu, vendute a 4.955.000, che diventavano 5.250.000 con l’avviamento elettrico. Rimase in produzione fino alla fine del 1989, quando venne sostituita dalla MXR. Come molte 125 dell’epoca ebbe anche un suo sviluppo agonistico nella Sport Production. Nel 1988 stabilì un record mondiale sulla pista di Nardò, a seguito del quale venne introdotta la MX-1 Record.
Venne presentata al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano (allora si chiamava così) nel 1987 ed entrò in commercio nell’Aprile del ‘88. L’erede delle KZ e KK presentava una carenatura completamente ridisegnata che riprendeva il doppio faro quadrato (in realtà un faro singolo con cornice doppia) della KZ Endurance. La carena era frutto della matita di Pininfarina e di uno studio nella galleria del vento. Il motore, alimentato con carburatore Dell’Orto PHBH 28mm, era praticamente identico a quello delle sue antenate, con 26 CV dichiarati a 9.000 rpm e 2 kgm di coppia a 8.500 rpm, anche se dotato di una nuova valvola di scarico APTS 2 e di una nuova marmitta a espansione, per una velocità massima prossima ai 160 km/h. Gli pneumatici erano: Pirelli MT 75, 100/80 e 120/80, mentre i freni Grimeca erano da 260mm anteriore e 240mm posteriore.
CHILOMETRAGGIO 2014 Conteggio chilometrico aggiornato a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Il conteggio chilometrico qui presente consiste nella somma dei chilometri effettuati per singolo Socio del Motoclub Scoordinati. Il Calendario comprende: uscite, gite sociali e Motoraduni presenti nel Calendario Turistico Scoordinati 2013 (TTS), appositamente redatto dal nostro addetto al Turismo Claudio «Capitan Uncino» Negri e Alessandro «Desmosandro» Carpani in
collaborazione con il Consiglio Direttivo del Motoclub Scoordinati e la partecipazione di alcuni Soci. Il Calendario può essere visionato all’apposita sezione denominata Eventi e Gite del nostro sito Web www.mcsccordinati.com A fine anno motociclistico, che coinciderà con la scadenza di quello solare, il Motoclub Scoordinati
premierà i primi 3 classificati, per ogni categoria (Uomini, Donne e Zavorrine/i), che avranno accumulato più chilometri durante l’anno. Un modo carino per premiare gli sforzi chilometrici dei Bikers e delle loro due ruote.
a cura di Giovanni Yoyo Iodice
Ecco come si presenta il vecchio tratto di una delle 2 sopraelevate del Circuito di Monza. Un’immagine emblematica, la reale scena dello stato attuale del mitico anello dove nei anni ‘50 e ‘60, l’uomo spingeva la macchina ad oltre la fisica! L'impianto, circuito classico più anello di velocità pari a 10 km, fu inaugurato con il GP d'Italia del 1955 su una distanza di 500 km. Le sollecitazioni centrifughe e di schiacciamento verticale contro il suolo nei due tratti sopraelevati, evidenziarono problemi di sollecitazioni fisiche ai piloti e guasti meccanici alle vetture, che indussero i piloti ed i team a disertare l'anello nelle edizioni ‘57, ‘58 e ‘59. L'ACI nel ‘57 e ‘58, organizzò la 500 Miglia di Monza abbinato alla 500 miglia di Indianapolis, in collaborazione con l'United States
Auto Club e l'Indianapolis Speedway Corporation, gara articolata su 3 manches, per un totale di 189 giri. Nel 1961 si svolse l'ultimo GP d'Italia nella configurazione di 10 km. A seguito dell'incidente mortale in cui perse la vita il pilota Ferrari Wolfgang von Trips, insieme a 12 spettatori sul rettilineo prima della Parabolica, il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, emanò nuove regole sulla sicurezza dei circuiti a cui il circuito brianzolo dovette adeguarsi. Dall'anno successivo si è sempre corso sulla sola pista stradale di 5.750 mt. circa. Il 25 Aprile 1965, si corse la 1° edizione della 1000 km di Monza e venne posizionata una chicane prima dell'imbocco della Sopraelevata Sud per rallentare la velocità in entrata delle auto in curva. L'ultima
gara ufficiale sulle sopraelevate fu la 1.000 km del 25 aprile 1969, da allora si sono corse solo rievocazioni storiche. L'anello d’alta velocità venne riprogettato nel 1955, dopo i nefasti bombardamenti della 2° Guerra Mondiale: le nuove tecniche costruttive e l'uso del cemento armato, in sostituzione dei vecchi terrapieni, permisero di costruire un ovale di 4.250 mt, dotato di 2 curve sopraelevate con un raggio di circa 320mt. La loro pendenza massima raggiunge l'80%, consentendo una velocità teorica di percorrenza di 285km/h. Ultimamente, voci del settore, profilano per la pista lombarda un futuro roseo… Che vi sia all’orizzonte la rivalorizzazione del vecchio anello?
STRUTTURA DEL MC SCOORDINATI Organizzazione del nostro Consiglio Direttivo
MAXIMILIANO MAX214 VITTORINI (Presidente) Email: max214@libero.it Telefono: 339/3674434 MANSIONI: Organizzazione Logistica e Manageriali; Responsabile Convenzioni; Intermediario FMI; Intermediario Presidenza di altri Motoclub; Organizzazione Eventi; Supporto Tecnico TTS; Responsabile Tesseramento Soci; Intermediario con gli Sponsor; Potere decisionale doppio nel CD.
MARCA MOTOCICLISTICA: Ducati
GIOVANNI GIANDARK AMICO (Vice-Presidente) Email: yumanirvana.g@libero.it MANSIONI: Traffic Manager; Intermediario con gli Sponsor; Addetto agli articoli sportivi (motovelocitĂ ) del Forum; Consulenza Interna, Organizzazione Logistica; Capo della Sicurezza. MARCA MOTOCICLISTICA: Ducati
FRANCESCA PORCU (Segretaria) Email: francesca_porcu@yahoo.it MANSIONI: Segreteria e Tesoriere del Motoclub Scoordinati; Tenuta del registro Verbali d'Assemblea e Consiglio Direttivo; Revisore Conti e Bilancio. MARCA MOTOCICLISTICA: Ducati
GIOVANNI IODICE (Responsabile ai mezzi di Comunicazione) Email: redazionescoordinati@libero.it MANSIONI: Redattore Scoordinati News; Grafiche Ufficiali del Motoclub; Aggiornamenti Sito Web, Responsabile FSS e FSTM (giochi interni); Responsabile Scoordinati United (squadra di calcio); Articoli Ufficiali Motoclub; Aggiornamento TTS; Montaggi Video (Yes video production team), Responsabile Gadget Scoordinati. MARCA MOTOCICLISTICA: Kawasaki
STRUTTURA DEL MC SCOORDINATI Organizzazione del nostro Consiglio Direttivo
ELISABETTA ELIDUCATI CONTE (Revisore Conti) Email: eliducati620@libero.it MANSIONI: Revisore Conti del Motoclub, Consulenza Interna, Intermediario Attività Solidali, Responsabile ed Organizzatrice dello Scoordinati Flashmob Dance (corpo di ballo del Motoclub). MARCA MOTOCICLISTICA: Ducati
CLAUDIO CAPITAN UNCINO NEGRI (Responsabile al Turismo) Email: cla.negri@alice.it MANSIONI: Responsabile ed Organizzatore TTS (uscite turistiche); Esperienza nel settore Turismo (Itinerari e percorsi); Collaboratore Web; Supporto Fotografia alla fotografa ufficiale (Delfina); Consulenza Interna. MARCA MOTOCICLISTICA: BMW
ALESSANDRO DESMOSANDRO CARPANI (Turismo e Consulenza) Email: generalsandro@hotmail.com MANSIONI: Collaboratore al Turismo; Consulenza Interna; Collaboratore Scoordinati News e Slide di presentazione eventi; Attività extra (maestranza).
MARCA MOTOCICLISTICA: Ducati
MICHELA PESCIOMANCINO PETRACCA (Comunicazione Interna ai Soci) Email: pesciomancino@hotmail.it MANSIONI: Intermediario con i Soci del Motoclub; Consulenza Interna; Responsabile alla comunicazione interna (notifiche, reclami, richieste ecc...); Organizzazione eventi; Collaboratore Logistica. MARCA MOTOCICLISTICA: Suzuki
Ovunque tu sia, qualsiasi moto tu abbia, ricordati Non sei solo! NORME COMPORTAMENTALI ON THE ROAD MOTOCLUB SCOORDINATI 1.
Ogni Socio del Motoclub è responsabile in solido di danni arrecati a cose o persone, è quindi consigliabile tenere un comportamento disciplinato e corretto durante le manifestazioni e/o percorsi organizzati.
2.
In fase di sorpasso di un altro Biker, sono tassativamente proibiti i passaggi radenti ad alta velocità e soprattutto a destra.
3.
Segnalare al Biker che ci segue eventuali pericoli lungo la strada previo alzata di mano o fuoriuscita della gamba dalla moto. Gamba destra se un pericolo proviene da destra (es: auto ferma ad un incrocio, ciclista, pietrisco ecc), viceversa se il pericolo viene da sinistra.
10. Come da Codice Stradale, il sorpasso di un veicolo, anche tra motociclette, deve essere eseguito rispettando la distanza laterale della moto che ci precede (almeno 1,5 mt.). 11. E’ proibito il sorpasso del serpentone (gruppo) ad alta velocità. Si consiglia di effettuare un sorpasso alla volta a velocità consone alla strada, al gruppo e all’andatura che si sta tenendo. 12. Rispettare la puntualità negli appuntamenti, negli orari e con il pieno di benzina già fatto. In caso di ritardo avvisare tempestivamente l’organizzatore di turno dell’Uscita Sociale.
4.
In fase di allungo dal gruppo attendere quest’ultimo in prossimità del primo incrocio principale utile, questo per ricompattare il serpentone evitando problemi di smarrimento.
13. Nel parcheggiare la vostra moto assicurarsi di aver posizionato bene il cavalletto, questo per evitare un effetto domino con le moto parcheggiate accanto nel caso di caduta.
5.
E’ vietato effettuare sorpassi in curva od in prossimità di essa (staccata), questo per evitare cambi repentini della linea di traiettoria di chi ci precede con conseguenti frenate al limite della sicurezza.
14. Rispetto per sé stessi, Rispetto per il Biker accanto, Rispetto per il Passeggero, Rispetto per la moto! a)
Evitare di andare oltre il proprio limite fisico e mentale. Massimo riguardo e attenzione al Biker accanto. Ricordati che se sei in due, devi pensare per due persone. Se credi che le moto abbiano un’anima, allora credi anche possano soffrire…
6.
La testa del gruppo deve sempre attendere la coda del serpentone in prossimità degli incroci principali.
b) c)
7.
Il penultimo della fila del serpentone deve sempre sincerarsi della presenza dell’ultimo (coda).
d)
8.
Nel traffico gettare lo sguardo sempre due o tre auto davanti a voi, il pericolo viene sempre da lontano.
9.
In viaggio in caso di caduta (scongiuri dovuti) o problematica alla moto, è nostra abitudine fermare il gruppo per soccorrere il Socio. Se il problema è risolvibile si riparte, altrimenti si formeranno 2 gruppi, il primo continuerà il giro, il secondo rimarrà sul posto fino alla risoluzione del problema.
La mancata osservazione delle Norme sopra indicate comporterà in primo luogo ad un Ammonimento, in secondo luogo all’Allontanamento definitivo dal Motoclub Scoordinati.
Queste sono regole comportamentali che il MC Scoordinati adotta da quando è stato costituito (Dicembre 2008), ogni membro è consapevole e responsabile delle proprie azioni e delle conseguenze che può portare. Qui si va in moto non in bicicletta, la sicurezza quindi viene prima di tutto. In passato le Regole Comportamentali sopra riportate non erano Vincolanti, ma dal 2012 il Consiglio Direttivo, in accordo con la Presidenza, ha deciso di renderle obbligatorie in seguito a spiacevoli situazioni/inconvenienti che si sono purtroppo verificati, pertanto, per una migliore convivenza all’interno del Motoclub, si consiglia calorosamente di osservarle. Non pecchiamo di presunzione, ma se sei giunto sino a noi e sei un nuovo iscritto un motivo deve pur esserci.
Qui sei tra amici centauri non solo tra motociclisti.