Intervista Giovanni Re

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di Valeria Teruzzi

Una vita da Re Forse perché con lui tutto sembra possibile, basta volerlo e crederci, forse perché lui è uno che ci mette il cuore in ogni cosa. Fatto sta che lui, Giovanni Re, arcinoto Community Manager di Roland DG Mid Europe, è un innovatore di professione e un appassionato di natura, e qui, ancora una volta, ce lo dimostra

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eguire le proprie passioni e fare un lavoro di successo non sono mete impossibili e in contraddizione, anzi sono le basi da cui partire. Se poi aggiungiamo il coraggio di sperimentare, la condivisione delle esperienze, la comunicazione, il gioco è fatto: la vostra attività sarà un trionfo. È questo che con un palpabile e contagioso entusiasmo Giovanni Re, Community Manager di Roland DG Mid Europe, trasmette con una carica davvero unica, che uno starebbe ore a sentirlo parlare.

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CARTA D’IDENTITà Nome Giovanni

Il suo motto

Cognome Re Professione Community

Sapere, fare, saper fare, far sapere Partiamo parlando un po’ di lei. Quando e come è approdato in Roland? Che cosa ricorda con maggiore affetto di quel periodo? “È stato un momento molto particolare e decisivo per la mia vita. Tutto è derivato dal fatto che Corel, azienda per la quale lavoravo allora, decise di spostare gli uffici a Londra, così ho fatto la lista delle 10 aziende che mi piacevano di più e al primo posto c’era Roland (con cui ero già in contatto per corsi di formazione). Nel frattempo anche Mario Picchio della Roland mi stava cercando perché voleva trovare idee nuove per comunicare e fare cultura sull’utilizzo dei plotter con training appositamente studiati e organizzati. Ci siamo cercati e ci siamo trovati. Era il 2003. Nel 2004 ha aperto il ‘mio’ training center, partendo da zero e con carta bianca ho creato un luogo in cui si imparava insieme, un punto di riferimento, di integrazione. Mi sono accorto che era la strada giusta e per creare una rete di contatti mi sono inventato un forum su yahoo con il marchio dell’Artigiano ottobre 2011

Manager Azienda Roland DG Mid Europe Segni particolari della sua azienda E’ il più bel posto dove andare a lavorare

Il posto più strano dove ha parl ato di lavoro In un bagno turco a Istanbul Il viaggio di lavoro più bello La prim a volta in visita alla Roland in Giappone La fiera preferita Viscom Paese dove piacerebbe lavorare In Italia. Sempre Il libro preferito La mucca viola. Farsi notare (e fare fortuna) in un mondo tutto mar rone di Seth Godin Stato d’animo attuale Extrapositiv o Da piccolo sognavo di fare Senza dubbio il Community manager (!) Sogno nel cassetto Inventare qua lcosa di rivoluzionario per il mercato

Tecnologico di Roland, forum che poi si è allargato ed è diventato quello che, con orgoglio, è oggi con quasi 6000 aziende iscritte”. Chi sono i frequentatori del "suo" forum? “In realtà si tratta di iscrizioni trasversali, artigiani che per completare un ciclo produttivo si accostano a noi. Il bello delle nostre macchine consiste nel fatto che ogni nicchia può essere toccata, il mio lavoro è orientato proprio ad ampliare e a tradurre in opportu-

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nità concrete idee e intuizioni, dare spinte, far capire le eccellenze di ognuno per emergere. Passione e perseveranza sono un connubio vincente che fa funzionare tutti i progetti. La chiave è percepire il talento di ognuno e spronarlo a coltivarlo affinché dia i suoi migliori frutti. Conoscere i nodi per connetterli e fare diverse combinazioni, verticalizzare la propria offerta e renderla unica”. E come si fa a trovare la propria nicchia? “Direi che è il contrario: è la nicchia che arriva a te. Chi ha già le macchine e vuole espandersi in altri mercati può farlo attraverso di noi.

È fondamentale andare oltre la stampa e dare soluzioni. La vendita di una macchina è solo l’inizio del rapporto, tutto quello che viene dopo è più importante. Il Creative Center, ad esempio, diventa in tal senso un momento essenziale del nostro lavoro per coinvolgerci in prima persona e creare un circolo virtuoso di ricerca, idee, intuizioni. Di progetti interessanti ne vedo molti, ma spesso la paura è la commercializzazione, noi cerchiamo di essere un supporto anche in questo”. Il momento più bello della sua carriera? “Sono due i momenti che ricordo con un sorriso. Il primo risale al 1989, anno fortu-

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nato perché mi sono sposato e ho avuto la mia prima figlia, quando in Sicilia ho aperto un’azienda per corsi di computer grafica, ho partecipato al primo concorso della Corel e dopo qualche tempo ho ricevuto per posta un assegno di 1000 dollari perché avevo vinto il primo premio in Italia, ma non solo, dopo poco mi è arrivato un altro assegno di 5000 dollari perché ero arrivato secondo a livello mondiale. L’altro momento di grande soddisfazione è stato il primo seminario per la fiera Visual Communication organizzato con Brigitte Hunt che mi bacchettò durante la preparazione dandomi consigli sull’esposizione. Io seguii i suoi consigli e il seminario si concluse con una standing ovation. Indimenticabile”. Oggi tutti parlano di eco sostenibilità. Ma la stampa digitale lo è? “In realtà la stampa non può essere totalmente ecosostenibile. Certo, c’è una ricerca in tal senso da parte di tutti per sviluppare inchiostri, materiali, macchine il più possibili ecocompatibili, ma quello che è realmente necessario è richiamare l’importanza sulla globalità dei comportamenti. Molto spesso sono più rispettose dell’impatto ambientale azioni semplici e coordinate, che ottimizzino lavori e progetti. Ad esempio si può tranquillamente oggi stesso smettere di ‘intasare’ le strade con i poster 6 X 3, ai quali ormai nessuno presta più attenzione, e cercare invece una soluzione, anche una sola, ma davvero bella che sostituisca, con maggior effetto, tutte le altre iniziative insignificanti e inquinanti”. Secondo lei quali sono le armi per combattere la crisi? ottobre 2011


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“Saper fare e mettersi in gioco. La passione è la chiave di tutto, io dico sempre di riflettere se quello che fai lo fai perché sei pagato o lo faresti ugualmente. Se si tratta solo di un lavoro o se ce l’hai nel cuore: ecco solo in questo caso cambia qualcosa”. Il mercato dell’interior design sta emergendo. Le possibilità offerte dalla stampa digitale in termini di materiali e macchine sono conosciute e sfruttate per queste applicazioni particolari di interior decoration? “È un mercato in crescita e in divenire. La domanda c’è, il problema è che la risposta è ancora un po’ vaga. Mi spiego: ci sono tante, ottime soluzioni legate alla personalizzazione degli ambienti, ma manca ancora un’identità comune, un punto di riferimento univoco per tutti; si tratta di una nuova professionalità che fatica a farsi conoscere in modo chiaro”. Ci traccia un identikit dello stampatore in grande formato italiano? Che consiglio sente di dargli? “È difficile tracciare una linea comune in quanto c’è una gran diversificazione all’interno degli operatori della visual communication. Quella che incontro io è gente semplice che si mette in gioco, a cui piace ‘smanettare’ - ma non altrettanto leggere i manuali - gente che autonomamente sviluppa progetti originali e inediti, e fa tanta ricerca e sviluppo da far invidia alle multinazionali. Dall’altra parte però ci sono anche coloro i quali, invece, puntano a fare sempre gli stessi lavori con la clientela acquisita negli anni, giocano a lamentarsi, ma non hanno la forza di dire basta o di cambiare sul serio. Io credo che sia necessario raggiungere una massa critica di innovatori, raggiunto questo numero poi sarà come un’onda che si propaga, inarrestabile, che scatena una reazione a catena, finché non saranno tutti, ma proprio tutti, inno-

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vatori, ricercatori. Succederà un po’ come è accaduto per il forum di Roland, fino al raggiungimento delle mille aziende è stato un incremento graduale, dopo le mille la crescita è stata a dir poco esponenziale”. Se potesse che cosa cambierebbe di questo mercato? “Cambierei l’atteggiamento delle agenzie di pubblicità, cioè come le agenzie di pubblicità percepiscono ancora la stampa digitale: in modo vecchio. Personalmente ho tentato, ma c’è una prevenzione di fondo, tanti pregiudizi che creano barriere”. Come vede il futuro? “All’insegna dell’interattività. Sto cercando di dare dinamica alla stampa, facendo un passo proprio verso l’interattività, i primi prototipi di soluzioni concrete li vedrete a Viscom. Ma è una sorpresa”. Facciamo scherzosamente il gioco della torre. Che cosa chiede di più il mercato. Tecnologia o creatività? "Creatività". Qualità o quantità? "Nessuna delle due perché la qualità ha raggiunto un livello talmente alto che nemmeno la si nota più, è data per scontata e la quantità di per sé non significa nulla". Green o tradizionale? "Interattiva".

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