Caltanissetta (ed 2001)

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Caltanissetta

Gruppo di azione locale “Sviluppo Valle dell’Himera”


Caltanissetta Indice Saluto del Presidente

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Caltanissetta

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Storia

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Il Centro storico

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L’Abbazia Santo Spirito

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La Settimana Santa

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Itinerari naturalistici e archeologici

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Innovazioni Culturali - CaltanissettaMensile di Innovazioni Culturali P.s.c. a r.l. Anno 1, Numero 2, Giugno 2001 Edito da Innovazioni Culturali P.s.c. a r.l. Caltanissetta - 0934556710 0934561196 Autorizzazione Tribunale di Caltanissetta n.172 del 12 gennaio 2001 Direttore Responsabile Maria G. Morreale Redazione, Innovazioni Culturali, Viale Sicilia, 67 - 93100 Caltanissetta Questo opuscolo, a diffusione gratuita, Ê finanziato dal programma LEADER II per la Regione Sicilia Foto in copertina di Giuseppe Cannavò.

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PRESENTAZIONE Dal 1998 la Provincia Regionale ed il Comune di Caltanissetta, insieme ad altre P.P.A.A. ed a due soggetti privati, partecipano la società mista consortile a r.l. Gruppo di Azione Locale "Sviluppo Valle dell'Himera" al fine di permettere, anche nella nostra città, la realizzazione degli obiettivi, largamente condivisi, del Programma di Iniziativa Comunitaria. LEADER II per la regione Sicilia 1994/1999. La sensibilità dei politici locali nei confronti delle esigenze del territorio ed un modico investimento da parte dei soci in termini di quota di partecipazione al G.A.L. "S.V.H.", hanno permesso l'utilizzo di fondi destinati dall'Unione Europea allo sviluppo di realtà depresse come la nostra, con il risultato entusiasmante di una ricaduta economica sul territorio comunale pari a circa il 40% di L. 7.094.362.000, intero finanziamento del Piano di Azione Locale "S.V.H." Con il LEADER II è nata una struttura tecnico-operativa di giovani professionisti, che grazie all'importante esperienza maturata in termini di conoscenza e monitoraggio del territorio, spesso affianca e sostiene le amministrazioni che la partecipano nella loro attività di programmazione, pianificazione e progettazione di interventi capaci di innescare processi di sviluppo sostenibile e coerente con le caratteristiche e le propensioni endogene del territorio stesso. La collaborazione con alcuni professionisti locali impegnati attivamente nel progetto, la formazione di nuove figure professionali, la realizzazione di studi propedeutici e funzionali al sostegno e alla creazione di piccole e mèdie imprese nei settori agricolo, artigianale e turistico, nonché gli scambi economicoculturali con diverse realtà nazionali, europee ed extra-comunitarie, sono tra i risultati più incisivi raggiunti dalla società nel breve arco di tempo della sua attività. Ci auguriamo, quindi, che le prassi consolidatesi e l'impegno profuso da parte delle PP.A.A. e dei privati nell'ambito del progetto LEADER II, possano trovare la loro naturale evoluzione non solo in LEADER +, ma anche e soprattutto, costituire un modello di progettazione e gestione delle future politiche di sviluppo territoriale così come auspicato dalla filosofia LEADER. Il Presidente del C.d.A. Ing. Pasquale Claudio Cortese

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Storia I ritrovamenti archeologici di Sabucina e Gibil Gabib testimoniano l’esistenza di antichissimi insediamenti umani nella zona circostante l’attuale Caltanissetta. Le prime notizie sulla città ci giungono dallo storico greco Tucidide che narra di un piccolo centro abitato, posto nel cuore della Sicilia chiamato Nissa e presidiato dai Siracusani. Divenuta colonia romana nel 123 a.C., Nissa sotto Costantino viene annessa all’Impero d’Oriente. Passata sotto il dominio dei saraceni, che le impongono il nome di Kalat Nissa, l’abitato comincia a svilupparsi intorno al castello di Pietrarossa eretto sopra una rupe che domina l’intera vallata del Salso. Nel 1087, a seguito della conquista normanna, Ruggero I dona Caltanissetta al figlio Giordano. Con il matrimonio fra Costanza d’Altavilla ed Enrico VI la città diventa dominio degli Svevi, raggiungendo, in questo periodo, grande prosperità e prestigio. A conclusione della successiva dominazione angioina, Caltanissetta passa, nel 1282, agli Aragonesi che la nominano Contea. Tra il XIII e il XIV secolo ha inizio un periodo che vedrà alternarsi alla guida della città le signorie delle famiglie dei Randazzi, dei Peralta e nel 1406 dei Moncada, questi ultimi signori della città per oltre quattro secoli. Nel 1818 Ferdinando III di Borbone la eleva a capoluogo di provincia. Tra miseria e nobiltà, si arriva agli inizi del Novecento quando Caltanissetta conosce, fino alla fine degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, un momento di grande fortuna economica grazie allo sfruttamento dei giacimenti di zolfo. Dalle miniere nissene si ricavavano i 4/5 della produzione zolfifera mondiale, una quantità tale da farle meritare il titolo di capitale dello zolfo.

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Caltanissetta Il centro storico Il passato di una città trova per il visitatore una fondamentale e visibile chiave di lettura grazie al prezioso contributo offerto dal suo antico impianto urbanistico, dagli edifici, dai monumenti e dagli arredamenti urbani. Elementi questi, ancora presenti, per lo più, nel centro storico di Caltanissetta, il cui nodo centrale è rappresentato da Piazza Garibaldi. In origine sappiamo, tramite lo storico nisseno Luciano Barrile, che tale luogo “ era stato un tempo bosco d’ulivi uno dei quali durò sino agli anni del 1600”. Al posto di un alto lampione, in posizione centrale e sollevata di qualche gradino dal livello stradale troviamo una fontana risalente alla seconda metà del Novecento e composta da una vasca di forma quadrangolare con quattro sculture in bronzo emergenti dall’acqua raffiguranti la divinità pagana Tritone, un cavallo terminante con una lunga pinna di pesce e due mostruosi esseri marini. Tra le costruzioni che sorgono attorno al perimetro di Piazza Garibaldi, si erge, massiccia e chiusa tra due alte torri, la bianca facciata di Santa Maria La Nova, ovvero la Cattedrale, propriamente detta per distinguerla da Santa Maria degli Angeli denominata la Vetere e situata più a valle, ai piedi del Castello di Pietrarossa. Costruita nell’anno 1570, subisce, durante l’ultimo conflitto mondiale, i danni dei bombardamenti a seguito dei quali iniziano i lavori concernenti il suo ripristino ed un ulteriore ampliamento comprendente l’area terminale dell’edificio stesso. Nel suo interno, a croce latina e a tre navate, si possono ammirare gli affreschi che decorano la volta principale, risalenti al 1720 e realizzati dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans. Prospicente alla cattedrale si trova la chiesa di San Sebastiano la cui attuale bicromia della facciata e della torre campanaria di stile neogotico incuriosiscono e catturano immediatamente lo sguardo del visitatore.

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Caltanissetta La facciata, disposta su tre ordini e animata dalle sporgenze delle colonne e dei cornicioni, é elegantemente impreziosita dalla presenza di tre statue a cui si aggiungono, ai lati, quelle raffiguranti due angeli, pregevoli esempi della maestria di Biangardi, scultore di origine napoletana, che a lungo operò nel capoluogo nisseno. Le statue poste più in basso, ai lati della grande finestra bifora, riproducono i SS. Apostoli Pietro e Paolo, mentre la terza, raffigurante San Sebastiano, trova collocazione in grande evidenza nella sovrastante nicchia centrale. L’interno della chiesa, ad una sola navata, presenta una decorazione di stampo neoclassico. Poco distante, e malgrado si trovi ad un livello inferiore rispetto a quello stradale, si scorge la chiesa di Santa Croce, cui si accede mediante un’ampia e scalinata che immette in un piccolo piazzale antistante il suo ingresso. Costituita da una sola navata, custodisce un frammento del Sacro Legno sul quale è stato crocifisso il Cristo, come pure una curiosa pietra sulla cui superficie si è formata naturalmente una venatura di colore nerastro riproducente una croce che si eleva su di un colle. A tale proposito Francesco Nicotra spende qualche parola di carattere storico informandoci che la sua presenza si deve ad un ritrovamento casuale, avvenuto nella seconda metà del Seicento nelle vicinanze di Santo Spirito, ad opera di Giacomo Marchese, dopo avere spaccato una pietra. Aggiunge poi lo storico che nel convento annesso a Santa Croce per un certo periodo di tempo è stato gelosamente custodito un dipinto su tavola raffigurante il cosiddetto “Spasimo di Sicilia”, oggi esposto al Museo Diocesano di Caltanissetta. Lungo lo stesso corso che congiunge Piazza Garibaldi alla chiesa di Santa Croce, troviamo il Teatro Margherita, recentemente restituito, grazie ad un’intensa opera di restauro, al suo antico splendore.

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Proseguendo ancora lungo Corso Umberto si nota, già a distanza, la chiesa gesuita di Sant’Agata più comunemente detta del Collegio. Fra gli edifici nobiliari del centro storico, Palazzo Moncada, oltre ad essere il più antico, è sicuramente quello che maggiormente suscita, tra i visitatori, grande curiosità ed interesse per il senso di incompletezza di cui è fortemente pervaso. Infatti, i lavori di edificazione iniziati nel 1635 vennero improvvisamente e definitivamente interrotti. Malgrado il corso degli eventi e gli evidenti segni lasciati dal tempo conserva ancora all’esterno, nei sostegni dei balconi, l’originale e ricca ornamentazione di sapore tipicamente barocco. Nell’estrema periferia orientale del capoluogo nisseno sorge il castello di Pietrarossa così chiamato per il colore rossastro delle sue pietre. Emblema della città, dell’antica fortezza oggi rimane purtroppo solo qualche superstite rovina, a causa del suo improvviso crollo, dovuto probabilmente ad una frana verificatasi nella notte del 27 febbraio 1567. Sulla sommità del Monte San Giuliano e dominante la città si erge il monumento dedicato al Redentore, opera di Ernesto Basile, e attualmente sottoposto a lavori di restauro a cura della Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Caltanissetta. Eretto nel 1900 è costituito da una cappella sopra la quale si eleva un’alta statua bronzea raffigurante il Cristo trionfante con la Croce. BIBLIOGRAFIA: Pulci F., Guida di Caltanissetta e suoi dintorni, Caltanissetta 1901, Mulè G., Caltanissetta nei tempi che furono e nei tempi che sono, Caltanissetta 1906; Nicotra F., Dizionario illustrato dei comuni siciliani, Palermo 1907; Azienda Autonoma Provinciale Incremento Turistico di Caltanissetta, Caltanissetta (guida).

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Caltanissetta L’Abbazia di Santo Spirito In un suggestivo paesaggio collinare si erge l’abbazia medievale di Santo Spirito. Immersa in un’atmosfera quasi rarefatta e tra colori che armonicamente si fondono e fanno da ricca cornice al tempio, recentemente oggetto di restauro da parte della Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Caltanissetta. Si tratta, indubbiamente, di uno degli edifici di culto più affascinanti e ricchi di storia di questo capoluogo anche se, purtroppo, non si conosce la data esatta della sua realizzazione. Unico elemento cronologico ci è offerto da una piccola iscrizione in lingua latina scolpita su marmo e collocata sullo spessore di muro che separa l’abside laterale dalla centrale. Attraverso la sua lettura si evince che l’Abbazia viene fatta consacrare dal conte Monte Caevoso all’arcivescovo di Bari. Nell’XI secolo con l’arrivo dei Normanni ed il rapido ripristino della fede cristiana, Santo Spirito assume finalmente un ruolo di grande centralità e rilievo per l’Ecclesia nissena. Entrando nell’abbazia si coglie immediatamente la voglia nostalgica di ritornare indietro nel tempo, verso un’epoca antica dalla fiorente cultura, durante la quale la Sicilia ha saputo interpretare da protagonista un ruolo di grande centralità ed importanza.

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La navata unica presenta nella sua semplicità le nude pareti in pietra, unitamente a sobri elementi architettonici offerti da tre archetti corrispondenti ad altrettante absidi illuminate da anguste e piccole finestre ogivali. L’arcata centrale, la più ampia, delinea il margine superiore di un affresco raffigurante il Cristo benedicente. Più in alto e prospiciente ad esso, si erge un piano rialzato aperto in corrispondenza della navata centrale dal quale si accede al campanile. In posizione leggermente elevata vi è l’antichissimo fonte battesimale, scolpito in pietra con una decorazione ad archetti. Le pareti laterali dell’edificio sono adornate dalla presenza di tre affreschi raffiguranti: il Cristo nel sepolcro, Sant’Agostino e il Salvatore benedicente. Il primo si caratterizza per l’affollata presenza dei simboli della Passione e di due minuscole figure poste in basso e sotto l’altare. Il secondo affresco, in parte rovinato, mostra, affiancato da due Angeli, Sant’Agostino. Infine l’ultimo dipinto, sulla scia di echi stilistici che ricordano più da vicino la pittura bizantina, raffigura il Cristo benedicente. Nella zona presbiteriale, esattamente sul muro sinistro, si scorge la presenza di un importante reperto archeologico: una piccola urna cineraria, di epoca romana, la cui iscrizione fa riferimento ad uno schiavo liberato, un liberto di Tito Flavio, di nome Diadumeno.

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Caltanissetta La Settimana Santa I riti della Pasqua a Caltanissetta iniziano il Mercoledì Santo con il corteo della Real Maestranza. Unica nel suo genere tra le tradizioni religiose siciliane, la Real Maestranza é composta da circa quattrocentocento uomini. Fu Ferdinando IV, nel 1806, ad attribuirle l’appellativo di “Reale”. Guidata da un capitano, eletto ogni anno tra i componenti delle varie categorie artigiane, la sfilata del corteo è segnata da due momenti, due diverse e contrapposte atmosfere: la mestizia per la Passione e Morte di Nostro Signore e la gioia per la sua Resurrezione. Sentimenti riflessi nei “segni” che la Maestranza reca nel corso della sua processione. In un primo tempo, infatti, il capitano, che indossa marsina e feluca, porta un Crocifisso velato di nero ed inoltre, così come tutti gli altri componenti della Real Maestranza, indossa cravatta, calze e guanti neri. Dopo avere raggiunto e sostato all’interno del Duomo per l’adorazione del SS. Sacramento, la solenne processione riprende a sfilare al suono di allegre marce, in un clima di festosa gioia simboleggiata anche dalla scomparsa dei “segni del lutto”. La giornata del Mercoledì Santo prosegue e si conclude con la processione delle “varicedde”, gruppi statuari che riproducono in miniatura i sedici gruppi a grandezza naturale che sfilano la sera del Giovedì Santo. La tradizione delle “vare” risale al 1780 e nacque per iniziativa della Congregazione di San Filippo Neri. Secondo la ricostruzione fatta dallo storico Michele Alesso, in quel tempo: “ Era uso a due ore di notte circa, di uscire in processione con grande entusiasmo religioso portando in giro per le vie della città cinque barette, su cui stavano delle statuette di cartapesta dell’altezza di due palmi, raffiguranti cinque dei principali Misteri della Passione e Morte di Gesù Cristo, e con esse visitare i sepolcri, entrando in cinque chiese poste nelle vie ch’essa percorreva”. La processione nel corso degli anni successivi perse d’importanza. Ripresa nel 1840, fu soltanto a partire dal 1882 che essa iniziò ad assumere alcune delle attuali caratteristiche, anche per opera degli “zolfatari” scampati dalla tragedia della miniera di Gessolungo.

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I sedici gruppi statuari sono opera di Vincenzo e Francesco Biangardi, due scultori napoletani che a lungo lavorarono in questa provincia. Così come avviene per i “pasos” di Murcia, anche le “vare” appartengono ai vari ceti della città. Seppure abbia perso parte della suggestione originaria e attualmente l’aspetto folkloristico prevalga sul sacro, la processione conserva un grande fascino. Ecco come la descrive un viaggiatore della prima metà del secolo scorso: “ Durante le due o tre fermate che fa la statua del Cristo Morto, nei piazzali più larghi si vedono ad un tratto cento braccia stendersi verso un uomo che è salito sulla “vara”. Che fa? Egli spezza del pane, lo comprime ancora caldo sulle piaghe del Crocifisso e lo getta a piene mani alla moltitudine”. Spettacolare è il momento della “spartenza”, quando alle prime luci dell’alba i gruppi, riuniti tutti in Piazza Garibaldi, dipartono velocemente e in direzioni diverse. I riti pasquali a Caltanissetta continuano il Venerdì con la struggente processione del Cristo Nero. Di piccole dimensioni il Crocifisso di legno nero, fino al 1625 venerato quale patrono della città, secondo la leggenda venne ritrovato in una grotta tra due candele accese. In un’aria pregna dell’odore acre di incenso, una lunghissima fila di fedeli a piedi “nudi” segue il simulacro in un silenzio rotto solo dalle “lamintanze ” dei “fogliamari”. Le “lamintanze”, tipici canti pasquali, vengono eseguiti da gruppi di cantori, giovani o anziani ma comunque solo uomini. I testi, spesso frammentari e incomprensibili,vengono eseguiti con modularità e stili diversi.

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Caltanissetta Itinerari naturalistici e archeologici Al visitatore che desideri approfondire la conoscenza del paesaggio della Sicilia centrale, il territorio di Caltanissetta offre diverse opportunità, tra cui in primo luogo la Riserva Naturale Orientata “Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale”, che si sviluppa all’interno dei Comuni di Caltanissetta, Enna e Pietraperzia. La presenza di 150 specie di uccelli, di cui almeno 60 nidificanti, rari mammiferi quali il gatto selvatico, l’istrice, il riccio, la donnola, il coniglio selvatico e la volpe, particolari fenomeni geologici, quali la serie evaporitica o gessososolfifera, l’area archeologica di Capodarso, la presenza di masserie ed esempi di archeologia industriale rappresentati dalle miniere di zolfo (Trabonella e Giumentaro) e di sali potassici (Pasquasia), trasformano l’escursione in un’occasione di godimento e arricchimento culturale. Prossima alla riserva, la zona archeologica di Sabucina, sulla s.s. 122 che da Capodarso porta a Caltanissetta, a circa 1km. dal villaggio minerario S.Barbara, consente un vero e proprio tuffo nel passato alla scoperta delle antiche civiltà che abitarono questa sponda del fiume Imera Meridionale, antica via di comunicazione di grande importanza dal punto di vista commerciale e militare. L’insediamento, occupato a fasi alterne dall’età del bronzo all’epoca romana, testimonia ancora oggi la civiltà agro-pastorale ed artigianale dell’area, attraverso i numerosi reperti della vita quotidiana e militare in mostra presso il Museo Archeologico, mentre un Antiquarium iconografico è visitabile direttamente presso l’area degli scavi. Per concludere l’itinerario storico-naturalistico e archeologico-industriale, raccomandiamo una visita alla miniera Trabonella, che fu uno tra i maggiori siti minerari siciliani, sia per la quantità della produzione che per il numero degli operai impiegati. Immersa nel bellissimo paesaggio della riserva “Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale”, e in attività tra il XIX e il XX secolo, venne dismessa nel 1988, dopo un inesorabile declino dovuto alle mutate condizioni della produzione dello zolfo, che misero fuori mercato il prodotto delle miniere siciliane. I fabbricati e gli impianti, oggi inutilizzati, raccontano di un mondo di contrasti, di floridezza e abbandono, di sviluppo e arretratezza tecnologica, solidarietà e sopraffazioni. Un viaggio dalle forti emozioni che certo non lascerà indifferente chi avrà l’occasione di visitare questi luoghi.

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LEADER II

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Gruppo di azione locale “Sviluppo Valle dell’Himera” Sede legale - Via San Domenico, 5 - 94016 Pietraperzia Sede operativa - Via Kennedy, 21 - 93100 Caltanissetta Telefono 0934 547164 -0934 542235 fax 0934 581752 www. galsvh.it e-mail galsvh@galsvh.it

Questo opuscolo é finanziato dal programma LEADER II per la Regione Sicilia1994/99


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