Effetti di senso
“Determinare i confini di una forma è dare una dimensione, e non è più un accidentale rivestimento del contenuto, piuttosto essa modella e scolpisce il senso del contenuto stesso”.
Robert Bringhurst, Gli elementi dello stile tipografico
Introduzione Per un graphic designer la scrittura è la configurazione spaziale degli elementi. La grafica è fatta tanto dalle immagini quanto dal testo, e questi non sono da considerarsi come due elementi dicotomici. Chiunque abbia sviluppato una minima abitudine alla comunicazione visiva che ci circonda, ormai “legge” le immagini, e “guarda” le lettere. Questo significa che c’è una compenetrazione tra le azioni del guardare e del leggere.
Due approcci, letteratura e grafica, in apparenza divergenti, che risultano meno distanti se si considera il primo caso come una delle possibilità del secondo. La scrittura, organizzata nello spazio, guadagna in sintesi,e si configura come un elemento capace di stabilire analogie visive sia evocative che descrittive. Quindi è possibile generare degli effetti di senso nella progettazione grafica usando le variabili visive,
M. Perfetti, 1969
A.G. Fronzoni, 1979
Modulo, 1969
F. Marinetti, 1909
E. Isgrò, 1968
Mallarmè, 1898
U. Carrega, 1967
Cenni storici I primi archetipi di “effetti di senso” vanno ricercati nel testo “Filosofia della composizione” di E.A. Poe, al quale Mallarmè si è ispirato per la composizione delle sue poesie, che sono le prime dimostrazioni dell’effetto che la disposizione spaziale del testo può avere sul contenuto. Successivamente tutto il Novecento è stato interessato da una forte sperimentazione su questo argomento; in particolare il movimento futurista ne ha fatto uno dei temi principali. Negli anni ‘60 e ‘70 si nota una particolare attenzione verso questo tema, infatti molte riviste di cultura sono state teatro di una forte sperimentazione grafica.
Generazione Nel suo libro “Il Mestiere di Grafico”, Albe Steiner dice che “La parola scritta, l’equilibrio della pagina, l’equilibrio della forma, la ricerca di effetti particolari non solamente statici ma anche dinamici, lettere che possono diventare dei segni meravigliosi, che vivono di per sé, parole che acquistano un valore tutto particolare perché sono piccole piccole perché sono messe in un posto e non può essere altro che quel posto, perché ha una ragione esatta di essere. È la scoperta del rapporto tra letteratura e tipografia, tra poesia e tipografia, tra estetica e tipografia: la scoperta e la ricerca attenta dell’effetto che si può ottenere o raggiungere tra la parola detta, quindi la metrica, la ritmica e la tipografia, i toni dei colori, il rapporto tra colore e grafica, grafica pura, grafica di composizione sola, non grafica con i segni, non grafica con il segno chiesto in prestito al pittore”.
A. G. Fronzoni
In questo senso l’interpretazione tipografica assume una funzione estetica: manipolando le componenti estetiche di un artefatto si genera una pressione comunicativa verso un destinatario per ottenere un effetto di senso. La tipografia è lo strumento più adatto a creare un significato attraverso il significante. Ogni carattere suggerisce, infatti, per mezzo delle sue caratteristiche e forme, una visione, uno stile, un significato, un’interpretazione diversa e il compito del designer è scegliere quel carattere che renda più evidente il significato di quel testo rispetto a un altro: che lo onori, lo condivida, oppure lo travisi, se richiesto.
A. G. Fronzoni
Per generare effetti di senso vengono usate le “Features” che sono procedure di “manomissione” tipografica, grazie alle quali si ottengono effetti di senso nelle composizioni grafiche. Possiamo considerarle delle “mosse teoriche”. Queste procedure vengono descritte da algoritmi, e mediante la strutturazione di sistemi parametrici, possono dare vita a molteplici configurazioni del testo. Esse, di fatto, rappresentano una “palette strumenti”, metodologica, la base per un successivo sviluppo informatico nella direzione dei contenuti generati dagli utenti, su una base di regole. Generazione glifi
Costruzione mediante ductus Manipolazioni precedenti alla composizione
Ombreggiatura Taglio singoli glifi Manipolazioni successive alla composizione
Riflessione sull’asse verticale Taglio dei caratteri Sottolineature Linea di base ad angolo variabile Cancellatura (morbida) Composizione come maschera Riflessione verticale
Jamie Mitchel
Gรถtz Gramlich
Manifesto PCI
“In un libro composto senza voglia le lettere stanno sulla pagina come gli avanzi raffermi del giorno prima. In un libro ben fatto le lettere sono vive. Danzano al loro posto. A volte si alzano danzando sui margini e negli spazi di passaggio�.
Roland Barthes, Il piacere del testo
La campagna elettorale di Bersani per le primarie del PD è stata progettata dallo studio barese FF3300, che ha pensato di esprimere i dieci punti fondamentali tramite effetti di senso tipografico. Questo è un chiaro esempio della “forza” che questo tipo di disposizione spaziale del testo può avere.
Le Città Invisibili, Alessandro Tartaglia ANALOGIA VISIVA
OBIETTIVI
INTERVENTO
Le due città convivono, la specularità è imperfetta, perché lo specchio d’acqua si muove, e muovendosi si deforma, vibra.
Rendere il concetto del doppio, della simmetria imperfetta e vibrante.
Le lettere troncate verticalmente, alcune specchiate con la spaziatura corretta in modo da lasciare dei vuoti, danno la sensazione di stare davanti ad uno specchio d’acqua sul quale la luce si muove in maniera imprevedibile.
ANALOGIA VISIVA
OBIETTIVI
INTERVENTO
La difficoltà di comunicazione viene tradotta in un lettering che non si lascia leggere, perché i glifi non sono lettere ma segni costruiti con pezzi di lettere.
Comunicare la difficoltà di comprensione e comunicazione, oltre che l’inganno, intrinseco al linguaggio.
Ogni lettera è sostituita da un glifo costruito con pezzi dello stesso alfabeto, e il testo è impaginato in colonne che si leggono dall’alto in basso, da sinistra verso destra.
Conclusioni Credo che questa configurazione spaziale del testo debba essere esplorata a fondo in modo tale da farne un maggior uso, non solo in riviste specializzate e libri di design, ma anche e soprattutto in libri comuni, magari facilitando l’apprendimento di persone che hanno problemi di percezione. L’uso del segno tipografico quanto l’uso della lingua devono tendere congiuntamente ad un effetto espressivo. In generale, l’intenzionalità espressiva si può riconoscere qualora il collegamento tra lingua e il disegno interessi non solo il piano linguistico del significato, ma anche quello del significante.
Ma l’interpretazione tipografica apre solo la strada per un’altra interpretazione che spetta al destinatario: un’attività inferenziale del lettore che attraverso gli indizi che prende dall’osservazione dell’artefatto traduce “ciò che si vede in ciò che si immagina possa accadere”. L’azione inferenziale rende possibile la prima relazione tra il destinatario e l’artefatto, definito da James Gibson Affodance, ovvero l’invito, in questo caso mosso da una tipografia congeniale, oltre che da un formato maneggevole e un’impaginazione coerente, che offre al lettore la modalità per cogliere il senso del testo.
Giovanna Sandri
SITOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
www.aiap.it www.agfronzoni.com www.ff3300.com www.bloggokin.it www.politesi.polimi.it www.slideshare.net
Il mestiere di grafico, Albe Steiner Da cosa nasce cosa, Bruno Munari Design e comunicazione, Bruno Munari Le cittĂ invisibili, tesi di laurea di Alessandro Tartaglia Manuale di impaginazione poetica, tesi di laurea di Federica Marziale
Giuseppe Esposito 779727 Politecnico di Milano Design della Comunicazione Corso di Typographic Design C2 Prof. Giangiorgio Fuga / Sonia Mion A.A. 2012/13