SOCIAL CONNECTIONS_ Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana

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Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

Università degli Studi di Ferrara Dipartimento di Architettura_ A.A. 2015/2016 Laurenda_ Giuseppina Mazzarella Relatori_ Prof. Arch. Emanuele Piaia Prof. Arch. Federico Orsini Correlatore_ Prof. Arch. Roberto Di Giulio


INDICE ABSTRACT

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1_ LA CITTA’ DI BOLOGNA

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1.1_ Bologna in pillole

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1.2_ Muoversi a Bologna

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1.3_ La natura a Bologna

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1.4_ Le grandi polarità a Bologna

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2_ IL QUARTIERE 2.1_Il quartiere in pillole

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2.2_ Muoversi nel quartiere

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2.3_ La natura nel quartiere

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3_ L’ EX CASERMA STAMOTO

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3.1_ La caserma nel tempo

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3.2_ Le funzioni nella caserma

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3.3_ Gli edifici nella caserma

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3.4_ La caserma oggi

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3.5_ Il sistema militare in Italia

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4_ LA DISMISSIONE OGGI

4

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4.1_ Quadro normativo europeo

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4.2_ Strumenti di pianificazione a Bologna

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4.3_ Esempi di recupero in Europa

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4.4_ Obiettivi di recupero per l’ex Caserma Stamoto

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5_ RIQUALIFICARE, RICOLLEGARE, RIPOPOLARE

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5.1_ Problematiche principali

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5.2_ Strategie di intervento

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6_ IL PROGETTO A SCALA URBANA

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6.1_ Azioni progettuali

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6.2_ Mixitè funzionale

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6.3_ Masterplan di progetto

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6.4_ Il progetto nel tempo

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7_ IL NUOVO POLMONE VERDE

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7.1_Strategia di intervento

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7.2_ Le due aree verdi e i nuovi collegamenti

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7.3_ La morfologia del parco

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7.4_ Il sistema parco

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8_ IL NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE

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8.1_ L’edificio oggi

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8.2_ L’edificio domani

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8.3_ Strategia di intervento

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8.4_ Funzioni e servizi

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8.5_Efficientamento energetico

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9_ CONCLUSIONI

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9.1_ Bibliografia

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9.2_ Sitografia

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9.3_ Riferimenti progettuali

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10_ ELABORATI GRAFICI 10.1_ Tavola 0

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10.2_ Tavola 1

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10.3_ Tavola 2

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10.4_ Tavola 3

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10.5_ Tavola 4

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10.6_ Tavola 5

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10.7_ Tavola 6

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10.8_ Tavola 7

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10.9_ Tavola 8

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10.10_ Tavola 9

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11_ RINGRAZIAMENTI

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ABSTRACT Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Negli ultimi decenni, in Italia come all’estero, si è assistito al progressivo focalizzarsi del dibattito urbanistico verso il fenomeno della città diffusa. Questa dinamica (internazionalmente nota con il termine “sprawl”) porta con sé numerose conseguenze negative: spinge allo spreco, crea segregazione, stimola la tendenza all’inquinamento allungando le distanze tra i punti di interesse e si appropria del paesaggio naturale circostante.

Ultimamente, però, si sta verificando una decisa sensibilizzazione verso il tema del consumo di suolo, supportato da un estendersi della coscienza ecologica e da un moltiplicarsi di normative che invitano al recupero del patrimonio edilizio già costruito. Moltissime sono le aree ed i manufatti che versano in grave stato di abbandono e degrado che, qualora venissero recuperate, potrebbero dare nuovo slancio ad interi brani di città risollevandone lo spessore sociale e culturale, oltre che urbano. Principalmente, si tratta di ex fabbriche, ex edifici commerciali o ex caserme militari che vengono percepiti come veri e propri vuoti e che non interagiscono con il vicino tessuto urbano, ignorandolo se non danneggiandolo.

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Il progetto che è stato elaborato si configura quindi come una proposta di rigenerazione di una porzione di territorio ben definito, quello della periferia est di Bologna che soffre della negazione dell’ex caserma militare Stamoto e dell’isolamento causato da due vicine linee ferroviarie. La riattivazione ipotizzata insiste sugli attuali punti di debolezza, invertendo lo status quo e trasformando questi ultimi in trainanti punti di forza. Si è pensato di mettere a sistema l’area studio con altri due brani di città tramite una grande infrastruttura verde che riesca a risolvere la difficile accessibilità e di regalare nuovi spazi alla comunità così da coniugare sostenibilità economica, ambientale e sociale.

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1_ LA CITTA’ DI BOLOGNA Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Capoluogo della regione Emilia Romagna, Bologna è uno dei comuni più popolati d’ Italia: con i suoi 390.000 abitanti si posiziona al settimo posto tra le città italiane, al quarto tra le città settentrionali. Terra di storia, cultura e arte, Bologna ha sempre ricoperto un ruolo deciso nella diffusione e nelle difesa di un clima umanistico che universalmente la rende nota. A tangibile dimostrazione di ciò si ricorda il suo primato in ambito accademico: l’ Università di Bologna (Alma Mater Studiorum) rappresenta la più antica università d’Europa. Inoltre sin dagli 14

anni della sua fondazione, convenzionalmente fissata al 1088, la vita della città e dell’ Università sono risultate inscindibili, al punto da regalarle l’ appellativo di “Bologna la dotta”. La città viene anche etichettata con altri due eloquenti epiteti. Il primo, “Bologna la grassa”, è riferito alle grandi eccellenze enogastronomiche che venendo esportate in tutto il mondo costituiscono una delle principali fonti di guadagno per il Comune e non solo. Il secondo “Bologna la rossa” è di chiaro rimando alla cromia bruna dei laterizi con

cui dal Medioevo sono stati costruiti edifici e fortezze. Ma, certamente, non possono bastare pochi famosi appellativi per descrivere una città tanto variegata quanto complessa, che merita di essere indagata con attenzione e molto più in profondità.


1.1_ Bologna in pillole

Dati statistici relativi all’età della popolazione residente

Fonte: ISTAT 2015

La popolazione residente nella città di Bologna può essere suddivisa per fasce di età e secondo l’ultima rilevazione ISTAT, risalente al 2015, la fascia più ricca risulta essere quella che va dai 65 ai 79 anni, aggiudicandosi il primo posto con una percentuale pari al 28%. Al secondo posto, con il 22%, si impone la fascia tra i 45 e i 61 anni, mentre al terzo posto si attesta quella che comprende gli over 80 con una percentuale del 16%. Solo in proporzioni più ridotte si stimano le fasce di persone adulte, di adolescenti e di bambini, a seguire rispettivamente con una percentuale

del 13%, del 12% e del 9%. La popolazione residente risulta essere quindi decisamente sbilanciata, ma la condizione viene riequilibrata con i quasi 70.000 studenti fuori sede che frequentano l’ Università di Bologna. Continuando ad analizzare la popolazione della città sembra interessante studiare la composizione dei nuclei familiari. L’ assetto più frequente è quello che prevede la presenza di uno o due componenti, attestandosi con una percentuale pari al 27%, e le statistiche suggeriscono una tendenza inversamente proporzionale la quale prevede che all’au-

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mentare del numero di componenti familiari decresca la frequenza. In accordo con questa dinamica, le famiglie composte da 3 persone costituiscono il 21%, quelle composte da 4 il 17%, quelle composte da 5 il 5% e quelle molto numerose, composte da 6 o più membri,il 3%.

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Dati statistici relativi alle specializzazioni lavorative dei cittadini residenti

Fonte: ISTAT 2015

La città risulta essere molto variegata anche in ambito di funzioni e servizi. Secondo una stima del Comune di Bologna condotta nel 2014, le imprese maggiormente attive sul territorio sono quelle relative al settore commerciale che superano nettamente le altre con un abbondante 28%. Seguono le aziende del settore di edilizia, immobiliare, servizi, ristorazione e organi professionali, che si trovano nella stessa fascia percentuale oscillando tra il 12% e il 7%. Ancora oltre si posizionano quelle relative a manifattura, informazione e trasporti, assicurazioni (tra il 5% e il 4%). All’ultimo posto si collocano 16

le aziende agricole con uno scarso 2%, a testimonianza del declino del settore che riguarda Bologna ma anche buona parte del resto del mondo.


Dati statistici relativi alla provenienza di stranieri residenti

Fonte: ISTAT 2011

Multiculturalità è senza alcun dubbio una delle parole chiave di Bologna, che ospita sul suo territorio circa 59.000 cittadini stranieri residenti. L’ ultima rilevazione ISTAT del 2011 riesce a restituire una significativa risposta alla domanda sulla provenienza di questi cittadini. La prevalenza di stranieri viene dall’ Europa centro orientale: questi rappresentano il 29% dell’ intero gruppo, seguiti poi da cittadini provenienti da Africa settentrionale e Asia centro meridionale (rispettivamente con percentuali pari a 27% e 18%). Ancora in minori misura si stima la presenza su suolo bolognese di cittadini dell’

Asia orientale (13%), e con una percentuale identica si considera la somma di tutti i cittadini provenienti da altre località.

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1.2_ Muoversi a Bologna

Binario ferroviario Autostrada

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Dati statistici relativi all’utilizzo di mezzi di trasporto e alle lunghezze dei principali percorsi

Fonte: Comune di Bologna 2007

Bologna si presenta come un importante punto di interscambio: sono circa 2milioni al giorno gli spostamenti che interessano l’area comunale, e di questi circa la metà sono di scambio tra diverse aree comunali. Questi ingenti numeri possono essere raggiunti solo grazie all’efficienza del nodo infrastrutturale che Bologna ha saputo costruire negli anni dotandosi, tra l’altro, di una stazione per l’ alta velocità e di un aeroporto. Ma la rete infrastrutturale risulta essere ben distribuita anche nello stesso territorio comunale, assicurando ai cittadini facilità di spostamento anche attraverso l’utilizzo di mezzi pubblici: il percorso coperto dalle varie linee di

autobus è circa pari a 840 km, mentre quello ferroviario ammonta a circa 350 km. Secondo una stima condotta dal Comune, solo il 20% dei cittadini utilizza mezzi pubblici, mentre la prevalenza della popolazione si avvale dell’auto personale. Il 24% dei bolognesi invece dimostra di interessarsi all’ambiente preferendo spostarsi a piedi o in bicicletta, potendo usufruire di una linea ciclo-pedonale che copre parte del territorio comunale con i suoi circa 170 km e che, probabilmente, meriterebbe di essere potenziata per contribuire a diminuire il problema dell’inquinamento e migliorare la vivibilità della città stessa.

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Dati statistici relativi alla densità di piste ciclabili

Fonte: Istat 2015

Bologna è anche una città a misura d’uomo, che ha a cuore il benessere dei suoi abitanti e punta ad accrescere continuamente i suoi standard abitativi. In questa ottica, fondamentale risulta la progettazione degli spazi pubblici (intesi prevalentemente come luogo di aggregazione e socializzazione) e la dotazione di sistemi di collegamento che stimolino all’abbandono di mezzi inquinanti. Nel quadro appena tracciato sembra importante approfondire il tema dei collegamenti, in particolare nel sottogruppo delle piste ciclabili. Da alcune statistiche si mette in evidenza come questo sia un tema a cui Bologna presti 20

realmente attenzione, molto più di quanto non avvenga a livello nazionale. La tendenza, inoltre, appare in costante crescita negli anni esaminati, e la media di densità di piste ciclabili a Bologna risulta essere circa 3 volte quella della media nazionale.


Dati statistici relativi alla densità di aree pedonali

Fonte: Istat 2015

Sulla scia delle stesse considerazioni in ambito di sostenibilità e vivibilità sembra interessante approfondire il tema delle aree pedonali. Se nel caso della densità di piste ciclabili la media bolognese risultava nettamente vincente rispetto alla media nazionale, qui la tendenza viene capovolta ma con un distacco molto meno eclatante. I dati raccolti nella statistica Istat del 2015 presentano scenari simili per tutti gli anni considerati, con un distacco di pochi punti percentuali (tra i 4 e i 5). Le due analisi forniscono quindi dati interessanti sulla sensibilità che la città dimostra in riferimento a certe tematiche e in riferimento alla volontà di

costruire una Bologna nuova, più vivibile e più eco friendly, che sappia coniugare le più svariate esigenze pratiche con una visione green in costante crescita.

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1.3_ La natura a Bologna

Ambito di valore naturale ed ambientale Ambito agricolo di rilievo paesaggistico Principali parchi e giardini

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Dati statistici relativi alla tipologia del verde e alle percentuali di verde urbano

Fonte: Comune di Bologna 2007

La condizione di importante snodo infrastrutturale, quale è la città, non ha fatto dimenticare a Bologna l’interesse verso l’ambiente e il rispetto della natura. A testimonianza di ciò interviene uno studio, realizzato dal Comune nel 2007, che certifica la buona percentuale di verde urbano sul suolo bolognese: 8,2%, nettamente superiore alla tendenza regionale (3,1%) e nazionale (2,7%). Si riscontra la presenza di 4 parchi naturali: Parco Abbazia di Montevoglio, Parco dei Gessi bolognesi e Calanchi

dell’Abbadessa, Parco di Monte Sole, Parchi dei laghi di Suviana e Brasimone. Inoltre sono presenti diversi parchi e giardini distribuiti all’interno del territorio urbanizzato. Tra questi si evidenziano i Giardini Margherita, un parco posto al limite del centro storico che con i suoi 26 ettari circa costituisce il più importante polmone verde della città.

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1.4_ Le grandi polaritĂ a Bologna

Principali polaritĂ

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Dati statistici relativi al passaggio giornaliero di flussi di utenze e capienza di alcune polarità

Fonte: Comune di Bologna 2007

In quanto importante nodo infrastrutturale, Bologna è sede di consistenti transiti giornalieri e per lo stesso motivo molte delle sue principali polarità sono legate all’ambito dei trasporti. Il principale catalizzatore di flussi risulta essere la Stazione Ferroviaria che, essendo interessata dal passaggio della linea di Alta Velocità, ospita una media di 80.000 persone al giorno, seguita dall’Aeroporto Internazionale Guglielmo Marconi per cui si stima il transito di circa 12.000 persone al giorno.

Seguono poli minori, capaci di raggiungere comunque numeri consistenti pure attirando flussi con una costanza minore, essendo legate principalmente ad occasioni giornaliere o eventi. Il polo fieristico vede la presenza di circa 3.600 persone al giorno, mentre l’ Ospedale Maggiore segue con 400 persone al giorno pur restando il principale polo ospedaliero della città. Infine si ricorda lo Stadio Renato dall’Ara capace di ospitare 38.279 persone in caso di partita e 55.000 in caso di eventi.

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2_ IL QUARTIERE Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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2.1_ Il quartiere in pillole L’area oggetto di studio è collocata nella periferia est della città, nel quartiere San Donato- San Vitale. Più nello specifico, si tratta della porzione compresa tra Viale Felsina e Via Massarenti, due delle arterie stradali più importanti di quel determinato brano di città, e seppure si tratti di una zona periferica l’area non è difficilmente raggiungibile dal centro storico, al quale è collegata tramite mezzi pubblici e da cui dista circa 2,9 km. Il tessuto urbano risulta essere decisamente variegato, nella coesistenza di edifici la cui costruzione risale a periodi differenti e che appartengono a tipologie edilizie differenti. Dato, quest’ultimo, che si impone immediatamente all’attenzione creando una disarmonia di fondo riscontrabile nell’intera periferia. Nell’immediato intorno si tratta principalmente di edifici ad isolato, con sviluppo verticale compreso tra i 2 ed i 4 piani, ed edifici in linea o a torre, i quali arrivano anche ad un altezza di 10 piani. 28

Nella zona è presente uno degli ospedali principali della città, il Policlinico Sant’Orsola Malpighi, il quale si impone come notevole polarità attirando abbondanti flussi di utenti ed arrivando ad ospitare in media 400 persone al giorno. Nella prospettiva di dover rigenerare l’ex Caserma Stamoto si è reso necessario approfondire e studiare alcune tematiche, necessarie a comprendere le dinamiche della zona e spiegate in seguito.


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2.2_ Muoversi nel quartiere A livello infrastrutturale il quartiere è interessato dalla presenza di un sistema carrabile di cui Viale Felsina e Via Massarente sono i due elementi principali. La zona è anche attraversata da un tratto dell’Autostrada Adriatica A14 (Bologna-Taranto). Come precedentemente accennato, è presente un servizio di trasporto pubblico che riesce a garantire un collegamento efficace anche rispetto al centro storico ed inoltre, in linea con l’approccio eco-friendly della città, si testimonia la presenza di un tratto della più ampia rete ciclabile bolognese. In particolare, l’area è attraversata dalla linea “San Lazzaro di Savena” che il PSC prevede in espansione. Nello studio della viabilità, specialmente avvicinandosi all’area di progetto, acquistano importanza le 3 linee ferroviarie che segnano e modellano il territorio circostante. Si tratta a nord della linea ferroviaria regionale che permette anche il servizio della metropolitana di superficie; in direzione nord30

est nord-ovest corre la linea Bologna-Padova, mentre invece ad ovest, in senso nord-sud corre la linea Bologna-Firenze. La presenza di questi binari è determinante nell’analisi del quartiere, in quanto questi si configurano come veri elementi di cesura all’interno del tessuto urbano ostacolando il normale fluire dei flussi di utenza e lasciando l’area in uno stato di isolamento che ne aumenta inevitabilmente il degrado.


2.3_ La natura nel quartiere Nel centro storico e nella prima periferia intorno a via Massarenti appare fondamentale valorizzare i giardini esistenti e non disperdere le residue possibilità di nuove realizzazioni negli spazi aperti sopravvissuti all’espansione urbana, anche attraverso la definizione di percorsi verdi di collegamento; in questo contesto un’opportunità da non trascurare sono anche gli spazi verdi a parziale fruizione pubblica, come i cortili e gli altri spazi verdi dell’Università e del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Nella parte più periferica il tessuto urbano del quartiere si apre su due significative porzioni di territorio agricolo (Campagna tra l’antica via Rimesse e via Scandellara, Campagna tra via San Vitale e gli Stradelli Guelfi ). Il vasto settore della zona San Donato, invece, che si protende verso nord conserva ancora un aspetto prevalentemente rurale, con ampie superfici agricole produttive. I molteplici e variegati elementi naturalistici che si ritrovano nella zona

rappresentano un importante patrimonio di biodiversità e un insieme di valori ecologici, naturalistici e paesaggistici che hanno fatto nascere, già negli anni ’90, l’ipotesi di un “parco campagna” per preservare e valorizzare questo territorio periurbano.

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3_ L’EX CASERMA STAMOTO Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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3.1_ La caserma nel tempo La caserma fu fondata dal Generale Angelo Pugnani nella prima metà del ‘900. Nacque con l’obiettivo di ospitare officine meccaniche e locali per la riparazione di mezzi militari, e si affermò tra le tre più grandi officine di riparazione in Italia. La sua attività prosegue fino ai primi anni ’90 quando, a causa delle modifiche del sistema militare nazionale, il suo funzionamento è sempre meno richiesto. Viene quindi ufficialmente dismessa. Nel Giugno del 2015, la caserma fu occupata dai collettivi aderenti alla campagna “Noi restiamo”, sgomberata poi dopo soli tre giorni di presidio; ciò avvalora la tesi dell’importanza che ha il recupero di questa area, e la voglia da parte dei cittadini di riappropriarsene. Fonti: documentazione storica di archivio

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3.2_ Le funzioni nella caserma Come già accennato, la caserma nasce con la funzione di officina e riparazione di mezzi militari. Gli spazi destinati a questa attività occupano quindi una buona percentuale della totalità dell’edificato, ma accanto alle officine si rendevano necessari spazi dedicati ad altri servizi complementari. Dalla documentazione raccolta, si è dedotto che alcuni edifici erano destinati a deposito (quindi una funzione ancora molto legata a quella principale) ma altri avevano una caratterizzazione che si potrebbe definire più “civile”, trattandosi di uffici, residenze e servizi vari (tra cui emerge la presenza di un locale di preparazione cibi e mensa). Si tratta dunque di uno spazio in cui la tipologia edilizia riflette la funzione che veniva originariamente svolta. Fonti: documentazione storica fornita dall’ Esercito

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3.3_ Gli edifici nella caserma La necessità di avere a disposizioni grandi spazi, liberi quanto piÚ possibile da ostacoli ed intralci vari, si è riversata sulla tipologia edilizia dei diversi manufatti. La maggior parte di questi sono infatti costruiti con un sistema intelaiato di travi e pilasti in calcestruzzo armato. Solo pochi presentano un sistema in muratura portante, ed in questo caso si tratta degli edifici destinati a ricevere le funzioni accessorie (quali, ad esempio, la mensa). Una ulteriore differenza, a scala macroscopica, è quella che riguarda la tipologia edilizia ed in particolare il sistema di copertura. A tal proposito, si documenta la presenza di edifici con copertura a falda (doppia o composta), copertura a shed e copertura piana. Risultato di una valutazione a seguito di sopralluogo e consultazione di documentazione storica

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3.4_ La caserma oggi Tramite la documentazione raccolta e grazie anche alle informazioni ottenute a seguito di un sopralluogo è stato possibile proporre un giudizio relativamente al livello di manutenzione dei diversi edifici. Alcuni presentano condizioni critiche (al punto tale che stanno iniziando le operazioni di demolizione a seguito di valutazioni e crolli), altri richiedono operazioni di risanamento e bonifica specialmente da amianto (operazioni pressoché concluse ad inizio 2016), altri ancora presentano condizioni buone per cui si prevede la rifunzionalizzazione. Per elaborare una valutazione sono stati presi in considerazione 5 parametri, e per ciascuno di essi è stato formulato un giudizio derivante dalla loro media. Si riporta la valutazione specifica di ogni edificio nelle pagine seguenti.

Risultato di una valutazione a seguito di sopralluogo basata su 5 parametri

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Parametri di valutazione (risultato come media ponderata) STRUTTURE (incidenza 50%)

INTONACI (incidenza 30%)

1_Assente 2_Pessimo 3_Sufficiente 4_Buono

Crollo della struttura Importanti lesioni e distacchi Non evidenti segni di degrado Struttura di recente realizzazione senza evidenti segni di degrado

1_Assente 2_Pessimo 3_Sufficiente

Mancanza di intonaci Importanti segni di degrado Non evidenti segni di degrado ma necessità di rimaneggiamenti Finitura senza segni di degrado

4_Buono

SERRAMENTI (incidenza 5%)

1_Assente 2_Pessimo 3_Sufficiente 4_Buono

COPERTURE (incidenza 5%)

IMPIANTI (incidenza 10%)

1_Assente 2_Pessimo 3_Sufficiente 4_Buono

Crollo della copertura Mancanza di parti o strati di pacchetto Integrità ma con segni di degrado Integrità senza con segni di degrado

1_Assente 2_Pessimo

Mancanza di allaccio Segni di degrado e mancanza di continuità della rete Integrità ma con segni di degrado Integrità senza con segni di degrado

3_Sufficiente 4_Buono 40

Presenza della sola bucatura Rottura di telaio o tamponamento Integrità ma basse prestazioni energetiche Integrità e buone prestazioni energetiche


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3.5_ Il sistema militare in Italia Nel corso degli anni il sistema militare ha dovuto confrontarsi con condizioni differenti. Dal periodo della Prima Guerra Mondiale ad oggi risulta evidente come lo scenario sia cambiato, e sia passato da momenti da grande crisi a momenti di maggiore tranquillità . Parallelamente al mutare delle vicissitudini si è modificato il sistema militare: dal 1914 (anno in cui venne istituita la leva obbligatoria) ad oggi (con leva volontaria) i numeri dei cittadini militari sono esponenzialmente diminuiti, e cosÏ anche gli spazi richiesti dai vari organi interessati. Proprio queste dinamiche sono responsabili del degrado e della dismissione che oggi interessa varie sedi militari in tutta Italia e ha conseguentemente condotto allo sviluppo normativo in materia di recupero, considerando il patrimonio edilizio già costruito come una risorsa per il territorio,restituendogli nuova vita con una identità differente ed adatta alle contemporanee esigenze. 58


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4_ LA DISMISSIONE OGGI Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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4.1_ Quadro normativo europeo Direttiva europea e ddl consumo suolo

L’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo è stato definito a livello europeo già con la Strategia tematica per la protezione del suolo del 2006, che ha sottolineato la necessità di porre in essere buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo e, in particolare, della sua forma più evidente e irreversibile: l’impermeabilizzazione (soil sealing). Entro il 2020 le politiche comunitarie dovranno, perciò, tenere conto dei loro impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio

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e questo obiettivo generale è stato ulteriormente richiamato nel 2011, con la Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, nella quale si propone il traguardo di un incremento dell’occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050. Lo stesso obiettivo è oggetto della legge sul contenimento del consumo del suolo, approvata dalla Camera, ma ancora in esame al Senato, proposta dal parlamento

italiano, che prevede inoltre: la tutela delle aree agricole, incentivi per la rigenerazione urbana attraverso regimi fiscali di vantaggio, la semplificazione delle procedure per gli interventi di riqualificazione e agevolazioni per una maggiore efficienza energetica del costruito attraverso demolizioni e ricostruzioni.


Contenimento del consumo di suolo: la riqualificazione urbana Per centrare l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo vergine entro il 2050 si punta sulla rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità che saranno incentivate anche sul piano fiscale. La legge introduce il principio secondo cui i Comuni, nelle loro scelte di pianificazione, dovranno fornire un’adeguata motivazione rispetto a nuove scelte di espansione, dando priorità assoluta alla rigenerazione delle aree già urbanizzate. Si prevede di semplificare le procedure per gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate, e stabilire un regime di favore sugli oneri di urbanizzazione per gli interventi di ristrutturazione edilizia.

Consumo di suolo: censimento delle aree dismesse Il provvedimento inoltre, riprendendo una proposta di Legambiente, prevede che i Comuni facciano un censimento degli edifici sfitti e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate, per creare una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso, in alternativa al consumo di suolo non edificato. In tal modo sarà più facile per le amministrazioni locali monitorare quanto avviene nel territorio. La norma istituisce anche un albo dei Comuni virtuosi, che acquisiscono priorità nell’accesso a finanziamenti pubblici per progetti di rigenerazione urbana, bonifica e di agricoltura in città.

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Consumo di suolo: riqualificazione energetica e qualità edilizia Allo scopo di favorire la sicurezza e l’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, per gli edifici residenziali in classe energetica E, F o G, o inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico, sarà consentita la demolizione e ricostruzione, all’interno della medesima proprietà, di un edificio di pari volumetria e superficie utile, che preveda prestazione energetica di classe A o superiore e un’occupazione e un’impermeabilizzazione del suolo pari o minore rispetto a quelle antecedenti la demolizione.

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4.2_ Stumenti di pianificazione a Bologna Obiettivi e strategie Dal 2008 il comune di Bologna si è dotato di un Piano Strutturale Comunale (PSC) che fosse in grado di promuove lo sviluppo economico, sociale e culturale della popolazione, il miglioramento della qualità della vita e l’uso consapevole e appropriato delle risorse non rinnovabili. La Bologna che il Psc immagina fra vent’anni è una città europea di medie dimensioni, sostenuta da un’area metropolitana fortemente integrata: luogo di passaggio, di incontro e scambio da una parte e luogo abitabile dall’altra. Per dare concretezza a questa “visione” del territorio di Bologna, il PSC individua alcune grandi strategie di trasformazione che descrive attraverso le “Sette Città”. Ognuna delle “Sette Città” corrisponde ad un insieme di trasformazioni da realizzare nella catena di luoghi in cui sono presenti caratteristiche simili (dal punto di vista territoriale, sociale ed urbanistico).

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Le Sette Città: •Città della Ferrovia: è la città a vocazione internazionale dove nei prossimi anni si verificheranno le trasformazioni più rilevanti; •Città della Tangenziale: è il progetto di recupero di abitabilità dell’area nord di Bologna, che comprende la sequenza di insediamenti addossati alla grande barriera autostradale; •Città della Collina: intende affermare una nuova identità per il “giardino di Bologna” che nel tempo ha subito una progressiva riduzione e privatizzazione degli usi; •Città del Reno: riconquista il rapporto con il fiume che scorre a ovest, attraverso la costituzione di un parco fluviale metropolitano ad elevata qualità ambientale; •Città del Savena, riprende il tema del doppio parco fluviale (ad est e a ovest), intercalato da aggregati residenziali e produttivi di qualità; •Città della Via Emilia Ponente e Città della Via Emilia Levante: con le due città della via Emilia, Bologna aggiorna la sua strategia di intervento nella città storica, aprendo il nucleo antico, allungandolo e articolandolo. Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Sistemi Il PSC inoltre, individua, nel quadro delle regole, tre grandi sistemi che permettono il funzionamento della città. La progettazione dei 3 Sistemi (mobilità, città pubblica, ambiente) è volta a garantire dotazioni e prestazioni ritenute irrinunciabili per l’abitabilità. La visione proposta, di ampio respiro, è quella di tre Sistemi che dialogano e si compongono con quelli di altre scale.

1_ Mobilità

Il sistema della mobilità poggia su una rete metropolitana, regionale e nazionale, per il trasporto sia pubblico sia privato, e si qualifica per l’adeguamento degli spazi stradali allo scopo di accogliere nuove forme di trasporto pubblico, creare una maglia di percorsi ciclabili e pedonali, aumentare la sicurezza e la vivibilità. L’integrazione tra diversi sistemi di trasporto pubblico su ferro, con elemento portante il Sistema ferroviario regionale-metropolitano,

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realizza una rete che caratterizza la Città della Ferrovia. Metrotranvia e Civis cambiano le condizioni nelle due Città della via Emilia. Le principali stazioni Sfr-Sfm (Stazione centrale, Prati di Caprara e San Vitale) sono al centro di importanti trasformazioni; i nodi di interscambio tra differenti sistemi di trasporto pubblico si distribuiscono in tutto il territorio urbanizzato; quelli tra il trasporto pubblico e privato intercettano la rete stradale di attraversamento e attestamento ai margini della parte densa della città. Il riordino complessivo della rete stradale poggia sulla realizzazione del Passante autostradale a nord per allontanare il traffico di attraversamento; su intermedia di pianura, prolungamento a ovest della Nuova Galliera e a est della Lungo Savena (con soluzione del nodo di Rastignano) per sostenere i tragitti di media percorrenza.


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2_ Città pubblica Il sistema della città pubblica integra le attrezzature e i servizi, pubblici e di uso pubblico, di rango sovracomunale. Riconosce l’importanza della diversificazione dell’offerta, della sua aderenza al tipo di domanda espressa dalle diverse popolazioni metropolitane, si preoccupa di creare relazioni tra quel che già esiste e il nuovo che dovrà essere realizzato: tutti presupposti affinché gli spazi possano diventare luoghi della vita in pubblico, riconosciuti e curati dagli abitanti. Con l’applicazione della perequazione urbanistica e con gli accordi, negli Ambiti per i nuovi insediamenti, di sostituzione, di riqualificazione e storici, il Psc consentirà di acquisire alla proprietà pubblica oltre 3 milioni di mq di aree. Nel Piano strutturale l’offerta complessiva di superficie di proprietà pubblica ammonta, dunque, complessivamente a quasi 20 milioni di mq cui si aggiungono le quote

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di interesse pubblico e di proprietà privata. Una dotazione che è in grado di soddisfare la domanda prevedibile considerando gli scenari demografici e le ipotesi di crescita più dinamica dei city users. Ciò che può cambiare, invece, e’ la distribuzione delle quote di città pubblica che tende a compensare con le scelte del Piano le carenze presenti nella parte più densa della città, in particolare nelle periferie storiche, e la qualità che migliora con la valorizzazione dell’esistente e la creazione di connessioni. Centralità come recapiti della vita di quartiere, parcheggi, varchi, percorsi sicuri per la mobilità lenta sono alcune delle componenti che qualificano il nuovo sistema capillare della città pubblica rappresentato nelle schede di Situazione che corredano il Quadro normativo.


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3_ Ambiente Il sistema ambientale si connette alla più ampia rete regionale di spazi aperti naturali e mira a recuperare tutti i materiali, a diversi gradi di naturalità, che permangono all’interno dell’urbanizzato, allo scopo di ricostruire continuità fondamentali per gli equilibri ecologici. Gli orientamenti ambientali e paesaggistici del Psc si esprimono come salvaguardia e valorizzazione dei paesaggi collinari (Collina urbana, del Reno e dei Calanchi) e dei 4 grandi cunei rurali (Campagna di Olmetola, Rigosa e Borgo Panigale; Campagna di Lavino di Mezzo; Campagna tra Reno e Navile; Campagna di Calamosco e Villola), come risanamento delle acque e recupero degli ambienti fluviali, come difesa e integrazione del patrimonio di alberi siepi e prati, individuando i luoghi salienti delle Città della Collina e del Reno e ciò che costituisce ecosistema e connettivo ambientale. Le dotazioni ecologiche e ambientali spesso sono

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anche fruibili per lo svago e lo sport: così il nuovo parco urbano ai Prati di Caprara e gli altri spazi pubblici da reperire nelle aree industriali e militari dismesse (a Saffi e Bolognina, alla Staveco); i varchi trasversali lungo la tangenziale, il parco lungo il Navile e il Parco Nord; i grandi parchi collinari quelli fluviali del Reno e del Savena.


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4.3_ Esempi di recupero in Europa La problematica dell’abbandono e della dismissione si pone oggi, più che mai, come uno dei temi più gravi e penalizzanti per molte città europee. Da anni, però, iniziano ad essere messi in pratica concreti programmi di recupero di comparti urbani ed edilizi. Il recupero viene dunque affrontato su scale differenti, ma accomuna la forte volontà di riappropriazione degli spazi e l’ambizione di renderli nuovamente vivibili e stimolanti. Sono stati esaminati una serie di casi esemplari, ciascuno caratterizzato da approcci e visioni progettuali differenti ma che sono riusciti nell’intento di creare città armoniose e sostenibili.

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4.4_ Obiettivi di recupero per l’ex Caserma Stamoto Tenuto conto delle direttive europee e dei disegni di legge appena citati e supportati da una serie di casi studio presi ad esempio in quanto efficaci interventi di recupero edilizio ed urbano, sono stati fissati 4 parametri che saranno decisivi nella definizione progettuale e che saranno fissati come guide fondamentali. Affinchè l’intervento di riqualificazione sia efficace, infatti, bisognerà agire con l’obiettivo di creare delle atmosfere ben precise per dare concreta realizzazione a una nuova visione di città.

1_ A misura d’uomo Una città che abbia a cuore il benessere del cittadino e che ne favorisca gli spostamenti a piedi tramite una progettazione ad hoc. 2_ Eco- friendly Una città che riconosca l’importanza della natura, che garantisca spazi verdi e che sia attenta al risparmio energetico 3_ Inclusiva Una città che stimoli la socializzazione e l’aggregazione tramite la progettazione degli spazi e la relazione di diverse funzioni. 4_ Integrata Una città che non trascuri l’interrelazione delle parti e che garantisca un sistema di connessioni carrabili, ciclabili e pedonali.

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5_ RIQUALIFICARE, RICOLLEGARE, RIPOPOLARE Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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5.1_ Problematiche principali

In una fase di studio preliminare, l’ area dell’ex caserma Stamoto è stata analizzata per comprenderne i più importanti punti di debolezza e per cercare di effettuare un intervento mirato che punti a trasformare questi ultimi in punti di forza. Principalmente, le criticità di questa area sono state ricondotte a 4 tematiche, spiegate a seguire. 80

1_Isolamento L’ ex caserma militare si trova nella periferia est di Bologna in una posizione altamente problematica che si caratterizza per l’ingombrante presenza di due linee ferroviarie. Queste si configurano come vere e proprie cesure all’interno del tessuto urbano e, a causa dei pochi punti di attraversamento,

determinano gli spostamenti e l’intensità dei flussi di utenze che gravitano attorno a questa area, che trovandosi all’intersezione di queste due risulta altamente danneggiate e difficilmente raggiungibile da entrambi i lati.


2_Inaccessibilità La seconda problematica risulta essere indissolubilmente legata alle funzioni che venivano svolte all’interno del complesso edilizio. Il carattere militare, infatti, prevedeva di limitare l’accesso ai soli addetti ai lavori escludendo la restante parte di popolazione. Di questo carattere persistono ancora

oggi i retaggi, concretamente visibili sul contorno dell’area nella forma di muri e cancellate che chiudono l’area in se stessa.

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3_Viabilità Un ulteriore problema che è stato riscontrato riguarda il sistema della viabilità carrabile. Come appena spiegato, l’accesso è sempre stato negato al personale non addetto. L’area risulta quindi racchiusa all’interno di un sistema di barriere che ne hanno sempre vietato non solo il transito pedonale, 82

ma anche quello veicolare. Si evidenziano quindi vari cul de sac, strade senza uscita che vanno ad interrompersi in corrispondenza del confine della caserma.


4_Percorsi Qualora si risolvesse il problema dell’inaccessibilità e si entrasse all’interno della caserma, ci si ritroverebbe davanti uno scenario che ripropone la stessa problematica: edifici sviluppati in lunghezza che talvolta curvano su loro stessi senza interrompersi. Manufatti che si configurano come veri e

propri edifici barriera, che ostacolano i flussi e creano difficoltà negli spostamenti, creando zone morte e netta compartimentazione.

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5.2_ Strategia di intervento Dopo aver esaminato l’area ed il tessuto urbano, dopo aver individuato principali debolezze e criticità, è stata elaborata una strategia generale che ha guidato l’intero processo progettuale. Desiderando sovvertire lo status quo è stato fissato fin da subito il modello che si ambisce ad ottenere, modello che permetta la riappropriazione da parte dei cittadini di questo specifico brano di città, che trasformi questa area dimenticata in un nuovo centro per l’aggregazione e che quindi non dimentichi le necessità sociali della collettività. Il progetto si pone l’obiettivo di promuovere un intervento di ricucitura della “trama verde”, superando le cesure configurate dai fasci infrastrutturali, e creando dunque una nuova polarità urbana che sia in grado di attirare flussi di utenze capaci di restituire nuova vita ad un’area attualmente dismessa. La strategia progettuale elaborata potrà essere quindi semplificata attraverso 3 step. 84

Abbattere barriere e integrare l’area nel tessuto della città


Creare sistema di connessioni tra aree selezionate dell’intorno e ricucire la cesura dei binari

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Densificare e attirare flussi di utenti verso il nuovo polo catalizzatore

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6_ IL PROGETTO A SCALA URBANA Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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6.1_ Azioni progettuali Per dare concreta realizzazione alla strategia appena mostrata e passare da ragionamenti teorici alla proposta di intervento è stato necessario ipotizzare delle azioni progettuali, ognuna delle quali insiste su tematiche differenti. Si è lavorato sul tema del margine, inteso sia come margine esterno che come interno, andando a creare maggior permeabilità e facilitando gli spostamenti, e sono stati risolti i cul de sac creando un sistema di mobilità carrabile a doppio anello che crei due grandi aree pedonali. Si è lavorato sul tema dei percorsi interni, creando due percorsi principali in senso nord-sud ed in senso est-ovest per bilanciare i flussi in maniera uniforme. Infine, si è lavorato sul nuovo costruito creando due macroaree indipendenti, costituite da edifici della tipologia edilizia ad isolato d isolato aperto.

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Rottura della continuitò degli edifici per facilitare gli spostamenti

Risoluzione dei vari cul de sac con creazione di due anelli carrabili

Creazione di due percorsi principali in senso nord sud ed est ovest

Creazione di due macroaree edilizie con diversa caratterizzazione


6.2_ Mixitè funzionale Nell’ipotesi di rigenerazione si è tenuto conto di come le funzioni che vengono svolte all’interno di un’area abbiano diretta risonanza su vivibilità e sicurezza. Pertanto, si è cercato di immaginare un nuovo brano di città che possa servire da nuovo polo catalizzatore di flussi e che sia vitale in ogni momento della giornata. Puntando dunque alla mixitè funzionale sono state ipotizzate molteplici funzioni, tra loro complementari. I nuovi edifici funzioneranno con il medesimo schema, con commercio e ristorazione al piano terra e residenze nei piani superiori. Saranno presenti uffici e start up, ma non mancheranno gli ambienti destinati a soprt e svago. Un edificio sarà completamente destinato ad attività di volontariato, viste le esplicite richieste di spazio di associazioni attive nel territorio bolognese. Sarà poi presente un centro polifunzionale, nuovo polo di aggregazione per gli utenti di tutte le aree limitrofe.

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6.3_ Masterplan di progetto I ragionamenti fin qui espressi trovano concreta manifestazione nel masterplan di progetto, nel quale si è trattata l’area dell’ex caserma militare nella sua interezza. Sono stati creati due macroare, ciascuna delle quali racchiusa dentro un anello carrabile che cambiando la sua matericità in corrispondenza di alcuni punti segnala il percorso trasversale principale e mantiene pedonale il nucleo interno. In posizione centrale si colloca la grande infrastruttura verde che ha il compito di ricucire la cesura dei binari e riconnettere porzioni di una ritrovata “trama verde”, e che viene attrezzato in ogni settore in maniera differente nell’ambizione di creare spazi vivibili che stimolino alla socializzazione. Ad ovest si trova il nuovo cuore dell’area. Il nuovo centro polifunzionale, ottenuto dal recupero e dalla rifunzionalizzazione di un ex capannone, viene inserito all’interno di una piazza di nuova realizzazione. I due elementi vengono pensati

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in sinergia, in modo tale che siano uno la continuazione dell’altro, ed in modo tale che entrambi siano percepiti come luoghi della collettività e per la collettività. Spazi pubblici che siano catalizzatori di flussi e che contribuiscano, in tal senso, a rigenerare l’intero contesto.

Masterplan Progetto


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6.4_ Il progetto nel tempo Non trattandosi di un intervento puntuale da effettuarsi su singoli manufatti o ristrette porzioni di territorio, si è ritenuto necessario proporre un cronoprogramma che regolamenti le fasi di lavoro. Le macrocategorie che vengono qui prospettate sono 4, alcune delle quali scomponibili ulteriormente. L’ordine temporale deriva dalla volontà di rendere immediatamente fruibile l’area, attualmente inaccessibile e in stato di abbandono. La prima fase consiste in attività di demolizione, in modo tale da abbattere tutti quei manufatti che versano in pessimo stato di conservazione, le superfetazioni e quelle parti di edifici come previstoda progetto. La seconda fase si concentra invece sulla creazione della grande spina centrale, l’infrastruttura verde che hai il principale compito di ricucire la cesura delle due linee ferroviarie. Questo parco lineare potrà rendere più agevole il raggiungimento dell’area, portando giovamento all’intero contesto

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rivitalizzandolo con un accresciuto flusso di utenza. La terza fase si focalizza sul comparto ovest, vero nucleo aggregativo del progetto. Questa potrà essere scomposta a sua volta in 3 periodi. Il primo si occuperà di mettere in sicurezza tutti gli edifici esistenti e di recuperare quello che diventerà il nuovo centro polifunzionale. Il secondo sarà concentrato sul tema di viabilità e parcheggi in modo da rendere facilmente raggiungibile il comparto ed ,infine, il terzo ed ultimo periodo sarà utile per realizzare il nuovo edificato e definire il nuovo spazio pubblico. Sullo stesso schema si definisce la quarta fase del cronoprogramma, questa volta concentrato sul comparto est. Ugualmente, si potrà scomporre la serie di interventi in 3 momenti per la messa in sicurezza, la definizione del sistema di viabilità e parcheggi ed infine per il nuovo costruito ed il nuovo spazio pubblico. Il cronoprogramma così immaginato avrebbe il van-

taggio di rendere immediatamente accessibile l’area, e creare già nella sua seconda fase un notevole punto di interesse. Inoltre, risulta evidente come la creazione di due macroaree tendenzialmente indipendenti faciliti l’intervento: non si tratta di un intervento che trova il suo senso unicamente nella sua totale realizzazione, ma si tratta di un progetto che si manifesta come una successione di interventi edilizi autosufficienti, facilitando così le opere di costruzione potendo contare sulla possibilità di diversi investitori o su una eventuale dilazione nel tempo.


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7_ IL NUOVO POLMONE VERDE Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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7.1_ Strategia di intervento Per migliorare l’accessibilità all’area e per ricucire la cesura delle vicine linee ferroviarie si è pensato di creare una grande infrastruttura verde che definisca un percorso continuo tra due aree preventivamente individuate, poste oltre i binari. In questo modo, facilitandone l’attraversamento, si potrà convogliare un maggior numero di utenti realizzando un’immediata rigenerazione. Oltre a trarre valore in quanto grande infrastruttura, il nuovo parco acquista valore per la sua specifica caratterizzazione. Dividendosi in settori la nuova fascia verde potrà accogliere diversi servizi, pensati in relazione al contesto, alla posizione all’interno del tessuto urbano e alle funzioni contenute all’interno del vicino edificato. La strategia adottata per la progettazione del parco potrà essere esposta in 4 step.

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7.2_ Le due aree verdi e i nuovi collegamenti E’ quindi stato necessario decidere quali aree mettere a sistema con il nuovo parco così da realizzare l’intervento maggiormente efficace. Per concretizzare questa scelta sono stati presi in considerazione 3 parametri, considerati come requisiti minimi necessari delle due aree nella loro configurazione attuale. I parametri considerati sono quelli relativi alla distanza ala versatilità e all’integrabilità in un più ampio sistema di viabilità. La ricerca si è concretizzata nella scelta di due aree, attualmente attrezzate ma prive di una specifica e decisa caratterizzazione. Tali aree coincidono con i Giardini Arcobaleno e il Giardino Guelfa Lenin.

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collegamenti


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Si è poi posta la questione del superamento dei binari. Il problema è stato risolto con la realizzazione di un doppio sottopasso ciascuno posto rispettivamente in corrispondenza del binario della linea Bologna-Padova e Bologna-Firenze. La scelta è stata suggerita dal salto di quota esistente tra il terreno e i binari. I binari della linea Bologna-Padova, in particolare, presentano un costante abbassamento in senso ovestest e pertanto si è preferito realizzare il collegamento nel punto più ad ovest nell’area di interesse, dove i binari si trovano ad una quota di circa 1,50 m. Il sottopasso che consentirà di superare i binari della linea Bologna- Firenze verrà invece realizzato laddove questi si presentano ad una quota di circa 3 m. Considerato il salto di quota, dunque, le operazioni di sbancamento si potranno rivelare meno invasive e più economiche di quelle realizzate in un qualsiasi altro punto in cui i binari si avvicinano alla quota del terreno. Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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7.4_ La morfologia del parco Il rapporto con edificato e viabilità Il nuovo parco dovrà inserirsi in un comparto urbano rigenerato decisamente variegato nella sua espressione finale, caratterizzato dalla compresenza di nuovo e vecchio edificato e da un sistema di viabilità carrabile e tranviario. La sua forma non potrà dunque astrarsi, ma dovrà instaurare un dialogo con ciascuno di questi elementi facendo sì che nessuno prevarichi sull’altro e mantenendo costantemente uno sguardo di insieme. Nella definizione del margine il parco dovrà dunque confrontarsi con alcuni edifici e con alcuni tratti stradali. In particolare, nel suo accostarsi al vecchio costruito manterrà un bordo sfaccettato in modo da lasciare un ampio spazio di pertinenza e di espansione a questi ultimi; dal lato opposto, vista la presenza del sistema carrabile, il parco manterrà un bordo più semplificato, destinato al solo transito e non anche alla sosta.

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Il rapporto con la linea ferroviaria Certamente, il nuovo parco dovrà anche confrontarsi con i vicini binari, elementi di cesura del tessuto urbano su cui si è molto ragionato già dalla definizione degli obiettivi progettuali di rigenerazione. Nello specifico, si è deciso di estendere l’area di intervento oltre i confini dell’ex Caserma Stamoto, mossi principalmente da due considerazioni: la prima è legata alla normativa vigente espressa da Regolamento Edilizio del Comune di Bologna il quale, testualmente, prescrive che rispetto ai nuovi edifici “dovrà essere garantita una fascia di rispetto avente una profondità minima di ml 30 per le ferrovie di competenza statale e di ml 20 per le restanti ferrovie”; la seconda risulta essere indissolubilmente legata a questa ultima, e vista dunque l’impossibilità di prevederne un altro uso, si è usata questa fascia come punto di ricucitura urbana e come zona filtro tra binari e costruito. Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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7.3_ Il sistema parco I percorsi

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I 5 scenari La nuova fascia di verde, però, non è stata intesa solo come mezzo di collegamento e la sua progettazione è stata indirizzata a far sì che questo non sia unicamente un luogo di transito ma anche un luogo di sosta. In questa ottica si è pensato di caratterizzarne tutti gli spazi in modo tale da renderne vitale ogni punto e distribuire in maniera omogenea i fruitori. Il parco è dunque stato suddiviso in settori, ognuno dei quali destinato ad ospitare funzioni differenti legate alle condizioni dell’intorno, secondo la morfologia e alla distribuzione dei servizi rispetto al nuovo costruito e rispetto alle preesistenze. Si è pensato a spazi da destinare ad utenti appartenenti a diverse categorie di età e legate a diverse condizioni sociali, spaziando dall’area gioco per bambini a zone relax per gli utenti più adulti, così da creare un ambiente adatto alla comunità dove condivisione e aggregazione siano le parole chiave. Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Gli elementi polifunzionali Se una fascia di parco è caratterizzata dall’alternanza di servizi specifici e ben determinati, l’altra fascia è invece arricchita dalla presenza di elementi polifunzionali che potranno essere vissuti dalla comunità in maniera sempre nuova adattandosi alle diverse esigenze. Questi nuovi oggetti urbani, posti in prossimità dei diversi punti di interesse, saranno caratterizzati da una serie di gradonate (atte a favorire e stimolare l’aggregazione fornendo numerosi punti di sosta) e da una serie di gradini e rampe che consentiranno a qualsiasi utente un comodo raggiungimento del livello superiore, da intendersi come punto panoramico e come vero punto di arrivo. Alla quota zero questi elementi saranno ugualmente flessibili e versatili ma saranno cavi così da contenere funzioni accessorie ai vari settori del parco e potranno dunque adattarsi alle diverse esigenze anche con il passare del tempo ed al mutare delle necessità.

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Il sistema ecologico Le nuove essenze arboree Il nuovo impianto verde impone un approccio mirato in alcuni punti. Pertanto sono state scelte due essenze autoctone che per le loro qualità sono adatte alla zona margine (barriera acustica e visiva) e al bordo del percorso (rapidità di crescita). Per le restanti zone si potrà mantenere parte della vegetazione esistente.

Il recupero delle acque E’ stato poi pensato un sistema per ridurre i consumi di acqua per la gestione del parco. Dopo essere state filtrate al fine di eliminare eventuali impurità quali sabbia e ghiaia, le acque saranno convogliate in cisterne di raccolta che alimenteranno dunque il sistema di irrigazione puntuale.

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8_ IL NUOVO CENTRO POLIFUNZIONALE Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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8.1_ L’edificio oggi L’edifico destinato a diventare nuovo centro di aggregazione per la comunità ospitando un centro polifunzionale è il manufatto che si trova nella parte a nord ovest del comparto edilizio. Prima di proporre una strategia di intervento è stato necessario compiere delle indagini preliminari sullo stato di fatto e documentarsi sul passato dello stesso manufatto, così da essere guidati nelle azioni future.

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Dalla documentazione raccolta è stato possibile ricostruire l’evoluzione storica dell’intero comparto edilizio. L’edificio che verrà trasformato in nuovo centro polifunzionale, nello specifico, presenta una datazione incerta, circoscrivibile al periodo compreso tra l’anno 1985 e l’anno 1990. Rientra dunque tra i manufatti di più recente costruzione. In seguito è stata eseguita una valutazione dello stato manutentivo.

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La documentazione a disposizione non fornisce dati precisi in merito alla funzione che veniva svolta all’interno dell’edifcio, ma a seguito di un sopralluogo si è ipotizzato che tale manufatto fosse sede di riparazione di mezzi militari, ipotesi supportata

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dalla tipologia edilizia e dalla mancanza di partizioni, da tracciati e scassi nella pavimentazione e perfettamente in linea con la funzione dell’intera caserma militare.


8.2_ L’edificio domani Affinchè quello proposto potesse essere un intervento efficace, si è ritenuto necessario operare sul singolo edificio mantenendo però uno sguardo di insieme sull’intero comparto edilizio, mettendo dunque a sistema l’edificio con il suo contesto. Nello specifico, il centro polifunzionale andrà ad inserirsi in una piazza di nuova realizzazione. Nell’ambizione di regalare nuovi spazi di aggregazione alla comunità, l’obiettivo è quello di ottenere una compenetrazione tra i due elementi, facendo in modo che l’edificio sia percepito come un’estensione della piazza e viceversa. Lo spazio, dunque, andrà inteso come spazio pubblico, come vera e propria piazza coperta che potrà essere utilizzata però con accezioni differenti rispetto a quella aperta, e dunque regalerà alla comunità ulteriori spunti di socializzazione.

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8.3_ Strategia di intervento

Eliminare i tamponamenti esistenti e mantenere la struttura

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Inserire i nuovi volumi con servizi e sistema distributivo

Inserire i nuovi volumi contenenti i laboratori creativi


Agire sui nuovi volumi variandone Aggiungere gli elementi di chiusura l’interpiano e l’allineamento in pianta orizzontale e verticale (curtain wall)

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Operare sull’involucro dell’edificio con un sistema di schermatura solare

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Dopo aver stabilito una strategia generale, si è pesato di mettere a punto il nuovo intervento tenendo in considerazione vari parametri. Per quanto riguarda il sistema di facciata sono principalmente due gli elementi che la caratterizzano: il sistema di seconda pelle (utile anche in quanto schermatura solare) e i nuovi volumi aggettanti. Questi sono stati pensati in simbiosi, così che le scelte progettuali relative a uno avessero un riverbero positivo anche sull’altro. In particolare, il sistema di seconda pelle dovrà contribuire a slanciare l’edificio, accentuandone l’orizzontalità insistendo sui caratteri dell’edificio esistente. Inoltre, la seconda pelle dovrà essere “discreta”, configurandosi quindi come uno sfondo neutro che metta in evidenza i nuovi volumi.

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Secondariamente si è pensato di fissare dei parametri chiave per determinare per l’edificio un’atmosfera e un’identità che fossero il più chiare possibile. In questo senso, sono stati fissati due parametri, uno legato alla tipologia edilizia del manufatto, l’altro legato invece ad una precisa scelta progettuale. Si vuole dunque creare un edificio che faccia della versatilità una delle sue caratteristiche principali, e che si manifesti sia nella variabilità dei percorsi, sia nella variabilità di funzioni, trattandosi di spazi estremamente flessibili vista la mancanza di qualsiasi partizione fissa. Parallelamente, le azioni progettuali derivano dalla volontà di dar vita ad uno spazio per la socializzazione, che si configuri come una vera e propria piazza coperta e che in quanto tale potrà essere interpretata come un luogo pubblico e che potrà ospitare funzioni che siano uno stimolo per l’aggregazione.

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Considerando il contesto, ci si è concentrati principalmente sul rapporto tra edificio e piazza, e sulle potenzialità che un eventuale dialogo tra i due avrebbe potuto apportare. Sono quindi stati fatti ragionamenti relativi a tutto ciò che si pone al margine tra interno 124

ed esterno, quindi sistema di seconda pelle e nuovi volumi aggettanti. Per garantire una buona permeabilità (visiva e di flussi di utenze) tra edificio e piazza si è pensato di mantenere completamente vetrato il primo livello, avvolgendo solo i piani superiori.

Per creare un dialogo ancora più deciso tra interno ed esterno si è deciso di far sporgere sulla piazza i nuovi volumi che, dotati di duplice affaccio, si potranno configurare come vere e proprie vetrine su entrambi i sistemi.


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8.4_ Funzioni e servizi L’ edificio può essere scomposto in due diversi sistemi. Il primo corrisponde al volume esistente, e viene trattato come piazza coperta. Qui potranno trovar vita tutte quelle attività che potrebbero essere svolte in un qualsiasi spazio pubblico, ma trattandosi di un ambiente protetto si avranno diversi vantaggi dovuti, ad esempio, ad un miglior comfort climatico e alla possibilità di limitare o controllare i flussi di utenza per determinati momenti. Vengono quindi proposte diverse funzioni che potrebbero essere utili a realizzare un nuovo importante centro ricreativo per la comunità.

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Volume esistente _ piazza coperta


Il secondo sistema è quello che trova realizzazione nei nuovi volumi aggettanti. Se la piazza coperta a quota 0 viene progettata e quindi vissuta come vero e proprio spazio pubblico, gli ambienti interni alle nuove scatole verranno percepiti come spazio semi-pubblico, e saranno raggiungibili avvalendosi dei sistemi di collegamento verticale contenuti nei blocchi che corrono da cielo a terra all’interno dell’edificio. Nell’ambizione di voler dare vita ad uno spazio utile per la collettività si è pensato di mettere a disposizione degli spazi destinati alla sperimentazione ma soprattutto all’apprendimento: su questa linea di pensiero, nei nuovi volumi verranno predisposti dei laboratori creativi dove potrà essere svolta attività di svago ma dove si potranno anche imparare dei mestieri dando, in questo modo, una connotazione socialmente utile all’edificio.

Nuovi volumi _ laboratori creativi

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8.5_ Efficientamento energetico Negli ultimi decenni si è assistito ad una forte sensibilizzazione verso il tema della tutela ambientale. L’inquinamento e tutti i fenomeni ad esso collegati vengono oggi percepiti come una problematica seria, all’ordine del giorno, su cui è impossibile passar oltre con indifferenza, ma è soprattutto a causa della gravità della questione che questa ha ormai catturato l’attenzione di organi di controllo nazionale ed internazionale che regolamentano la normativa anche nel settore edilizio. Infatti, una progettazione architettonica in linea con i criteri dell’architettura bioclimatica , che soddisfi i requisiti di comfort con un controllo passivo del microclima, al fine di minimizzare l’uso di impianti meccanici e massimizzare l’efficienza degli scambi energetici tra edificio e ambiente naturale circostante può contribuire a ridurre i consumi e dunque combattere l’inquinamento. Con l’obiettivo di promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli

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edifici, la direttiva Europea 31/2010/CE quale parte integrante del Pacchetto Clima Energia varato dall’Unione Europea introduce il concetto di edificio a energia quasi zero a cui dovranno uniformarsi tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 31 dicembre 2020. La stessa direttiva definisce quest’ultimo come “un edificio ad altissima prestazione energetica”, e precisa “il fabbisogno energetico molto basso, o quasi nullo, dovrebbe essere coperto in misura significativa da energia proveniente da fonti rinnovabili, compresa quella da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”. Tuttavia, alla lentezza delle normative nazionali ed europee, si è contrapposta negli ultimi anni una forte sensibilità locale verso il tema dell’efficienza energetica degli edifici, che ha portato all’introduzione di standard e metodi di certificazione orientati all’nZEB e a un’affermazione della progettazione intelligente dell’involucro edilizio al fine di minimizzare i fabbisogni

energetici per riscaldamento, raffrescamento e illuminazione, andando a coprire il rimanente fabbisogno con un’impiantistica efficiente, possibilmente derivante da fonti rinnovabili. Nel caso specifico, la progettazione architettonica del nuovo centro polifunzionale è stata portata avanti parallelamente a considerazioni di tipo energetico-climatico soffermandosi su alcuni aspetti particolarmente importanti, spiegati a seguire.


Protezione solare passiva Nella progettazione dell’edificio sono state fatte considerazioni relative alla captazione del calore, che non può prescindere dallo studio dello specifico sito, e dunque dalle condizioni ambientali legate alla fascia climatica e all’esposizione. Per diminuire i consumi è quindi necessario tener conto del contributo del sole, ma è fondamentale garantire una corretta risposta in regime sia estivo che invernale. A tal proposito si è agito in corrispondenza dei nuovi volumi aggettanti: questi, esposti a sud sud-ovest, presentano un fronte vetrato che è stato protetto con uno sporto, opportunamente dimensionato in modo da lasciar filtrare i raggi solari nelle stagioni fredde e creare ombreggiamento nelle stagioni calde.

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Parallelamente, è stato creato un sistema di doppia pelle per realizzare un sistema di schermatura solare composto da profili in alluminio anodizzato. Si tratta di un sistema modulare, in cui ogni elemento andrà fissato ad una sottostruttura di montanti che potrà essere gestita in maniera differente sui vari fronti. In questo modo, la schermatura potrà essere più densa sul lato esposto a sud e potrà essere più rarefatta sul front est, ovest e nord. Inoltre, in linea con gli obiettivi architettonici già espressi, il primo livello sarà lasciato 140

completamente trasparente per garantire una permeabilità totale tra piazza interna e piazza esterna e l’intero sistema di frangisole verrà allontanato dalla facciata vetrata di una distanza utile a consentire la manutenzione.


L’involucro dell’edificio sarà quindi caratterizzato da una facciata vetrata che è stata studiata per evitare una dispersione del calore eccessiva e dunque un abuso degli impianti di climatizzazione. E’ stato scelto di operare tramite una facciata vetrata strutturale a telaio (Schuco USC 65), caratterizzata da struttura portante a cellule indipendenti, con sezione a vista interna di 65mm e profondità scelta in conformità al calcolo statico. Il tamponamento sarà costituito da doppio vetro e camera d’aria riempita tramite argon e il particolare modello, presentando già una predisposizione utile a questo scopo, consentirà di fissare la struttura per il rivestimento in lamelle di alluminio.

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Protezione solare attiva L’edificio, seppur realizzato secondo le logiche della progettazione ambientale, dovrà confrontarsi con dei consumi più o meno consistenti al variare di alcuni parametri. Allineandosi alle prescrizioni della direttiva Europea 31/2010/CE sarà però appropriato pensare a dei sistemi di produzione che sfruttino energie rinnovabili. A tal proposito, il nuovo centro polifunzionale sarà dotato di un impianto solare fotovoltaico, i cui moduli andranno posizionati sulla copertura. La scelta della tipologia di impianto ha tenuto conto di diversi parametri, ed in particolare: fattori climatici, caratterizzati dal raggiungimento di elevate temperature durante le stagioni calde e dalla presenza di nebbia e foschia nelle stagioni fredde; fattori caratteristici dell’edificio caratterizzati dall’assenza di ombreggiatura sulla superficie della copertura e 142

buona disponibilità di spazio; fattori energetici,condensati in una stima degli ipotetici consumi e nella stima del fabbisogno energetico; fattori economici, preferendo un risparmio nell’immediato nella scelta del prodotto e considerando la possibilità di ricevere detrazioni fiscali per ammortare i costi iniziali. Sono quindi stati eseguiti una serie di calcoli per realizzare un predimensionamento dell’impianto e per guidare nella scelta del prodotto. A seguito di vari ragionamenti è stato scelto un sistema fotovoltaico in silicio policristallino. Questa tipologia di pannello è infatti più economica ma meno performante della tipologia in silicio monocristallino. Per ottenere la stessa potenza saranno quindi necessari più moduli, ma la disponibilità di spazio che l’edificio offre ne rende possibile l’installazione. Inoltre, la tipologia scelta si adatta meglio alle condizioni

climatiche che spesso raggiungono alte temperature (che abbassano l’efficienza del fotovoltaico), mentre la scelta di usare un sistema ad accumulo garantisce maggiore efficienza all’edificio anche in caso di scarso irraggiamento. E’ stato elaborato uno schema distributivo dell’impianto, considerando la geometria della copertura e i dati relativi all’altezza minima del sole durante le stagioni fredde. I moduli sono stati posizionati in modo tale da non oscurarsi a vicenda, mantenendo alta l’efficienza energetica. In questo modo sarà possibile installare complessivamente 960 moduli che saranno in grado di garantire 250 KWp.


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Impianto aeraulico Al fine di garantire le idonee condizioni termoigrometriche all’interno dei locali è stato ipotizzato un impianto a tutta aria, le cui unità esterne verranno collocate in copertura. E’ stato eseguito un predimensionamento dei diversi componenti in relazione alla funzione prevista da progetto. Si distingueranno due impianti, dedicati rispettivamente al condizionamento del grande volume esistente (piazza coperta) e ai nuovi volumi (laboratori creativi). Si riportano a seguire i calcoli effettuati.

Sistema piazza coperta Affollamento massimo previsto: 0,7 persone/mq → 0,7 p/mq x 4200 mq= 2940 persone Portata di aria di estrazione: 5,5 x 10-3 m3/s persona Portata di aria effettiva (15<V/m> 45): 5,59 x 10-3 m3/s persona= 20 m3/ h Velocità aria canali: principali: 5 m/s secondari: 3 m/s

Predimensionamento Griglie mandata In corrispondenza dei pilastri esistenti Velocità: 1 m/s Dimensioni: 45x80 cm Bocchette ritorno Inserite in controsoffitto impiantistico, 4 per campata Velocità: 0,5 m/s Dimensioni: 50x20 cm

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Predimensionamento Canali mandata Condotte principali Installate in copertura, 5 canali Dimensioni: 125x65 cm Condotte secondarie In corrispondenza dei pilastri esistenti, 45 canali Dimensioni: 50x30 cm

Canali ritorno Condotte principali Inserite in controsoffitto impiantistico, 4 canali Dimensioni: 125x65 cm Condotte secondarie Inserite in controsoffitto impiantistico, 4 canali per campata Dimensioni: 30x15 cm Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Allaccio alla rete di teleriscaldamento Per diminuire ulteriormente i consumi si è pensato di predisporre un allaccio alla rete di teleriscaldamento. Nello specifico, si ricorda di quanto Bologna sia dotata di 10 sistemi di teleriscaldamento tra centrali di cogenerazione e centrali termiche, e l’area servita da questo servizio risulta in costante espansione. Immediatamente a ridosso del luogo dell’intervento, nel quartiere Fossolo, si trovano un impianto di cogenerazione e due centrali termiche.

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REATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

1.00 0.60

C.O.E.1

C.O.E.2

1.00 0.60

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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

3.00

3.00

+0,00

+4,65

21 Dicembre_ ore 12:00 Altezza solare: 22°

P.I.O.1

C.O.E.3

3.00

P.I.O.2

3.00

0.65

3.00

0.65

3.50

C.V.E.1

21 Giugno_ ore 12:00 Altezza solare: 68°

4.00

4.25 5.00

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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

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9_ CONCLUSIONI Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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9.1_ Bibliografia 1 vol. in - 4 br., c. V. (2000). Michel Corajoud. Paysagiste. Parigi: Hartmann Edition. Ave, G. (2004). Città e strategia, Urbanistica e rigenerazione economica delle città. Rimini: Maggioli Editore. Clèment, G. (2005). Manifesto del terzo paesaggio. Ascoli Piceno: Quodlibet Corbellini, G. (2007). Ex libris, perole chiave dell’architettura contemporanea. 22Publishing. Ginocchini, G. (2007). Il Mercato: una storia di rigenerazione urbana a Bologna. Ferrara: Edisai. Marot, S. (1996). Desvigne & Dalnoky. Il ritorno del paesaggio. 24 Ore Cultura. MetroGrammA. (2001). 4 Città, ipotesi di densificazione urbana a Bolzano. Bolzano: Comune di Bolzano. Moneo, R. (2007). Costruire nel costruito. Torino: Umberto Allemandi & C. Piano, R. (2007). Che cos’è l’architettura? Milano: Luca Sossella Editore Piano, R.(2004). La responsabilità dell’architetto. Conversazione con Renzo Cassigoli, Firenze:Passigli Editori. Proap. (2010). Architettura del paesaggio, Arquitectura paisajista. Lisbona: Note. Reale, L. (2008). Densità- città - residenza, tecniche di densificazione e strategie anti-sprawl. Roma: Gangemi Editore. Rogers, R. (2000). Città per un piccolo pianeta. Kappa. Venturi, R. (2010). Imparare da Las Vegas, Il simbolismo dimenticato della forma architettonica. Mit Press. West8. (2000). West 8. Skira.

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9.2_ Sitografia http://divisare.com/ http://europaconcorsi.com/ http://urbanpromo.it/ http://student.archmedium.com/en/competitions/ http://www.theplan.it/ https://landscapearchitecturemagazine.org/ http://www.big.dk/#projects http://www.archilovers.com/ http://www.urbego.org/ https://it.pinterest.com/ https://issuu.com https://www.facebook.com/EventiPaesaggioER/?fref=ts http://www.comune.bologna.it/ http://www.urbancenterbologna.it/ http://www.istat.it/it/ http://www.agenziademanio.it/opencms/it/

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9.3_ Riferimenti progettuali

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10_ ELABORATI GRAFICI Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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10.1_ Tavola 0

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10.2_ Tavola 1

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10.3_ Tavola 2

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10.4_ Tavola 3

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10.5_ Tavola 4

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10.6_ Tavola 5

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10.7_ Tavola 6

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10.8_ Tavola 7

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10.9_ Tavola 8

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10.10_ Tavola 9

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11_ RINGRAZIAMENTI Luoghi per la comunità come metodo di rigenerazione urbana nell’area dell’ex caserma militare Stamoto a Bologna

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Alla fine di questi cinque lunghi anni è inevitabile sentire di ringraziare tutti coloro che hanno arricchito le mie giornate e hanno reso più semplice questo percorso. Quindi Grazie. Grazie al Prof. Piaia e al Prof. Orsini, per avermi aiutato con assoluta disponibiltà e pazienza durante la preparazione della tesi e per avermi insegnato che si può sempre migliorare. Grazie alla mia famiglia. Grazie ai miei genitori, per tutto e per aver capito 3 anni fa quale era la cosa giusta per me. Grazie a Francesco per le consulenze, le installazioni e i momenti di crisi casalinga. Grazie ai Panda, incredibile ritornare giù e ritrovarvi sempre. Grazie a Federica, Emanuela e Valentino per aver fatto follie pur di essere con me in questo momento così importante. Grazie ad Alessandro, insostituibile compagno di vita e per la vita. Perdonami se non ti dico mai quella cosa, ma sai che lo penso! Grazie a Daniele, perchè nonostante tutto resti sempre un costante punto di riferimento. Grazie ai colleghi di Reggio, perchè tra aliscafi e “ipotizzi” se sono sopravvissuta ai primi anni e non ho mollato è anche grazie a voi. Grazie agli amici di Ferrara, grazie a chi c’è stato per un giorno e grazie a chi c’è da anni. Grazie alle mie 3 coinquiline, perchè da un anno o poco più sembra davvero di essere a casa. Scusate per la recente latitanza.. recupereremo! Grazie a “Quelli delle melenzane”, fantastico gruppo di terroni. Non saprei immaginare una vita universitaria senza di voi, quindi grazie per questi 3 anni. E, infine, grazie a quella che è diventata un vero e proprio quartier generale e da cui ovviamente sto scrivendo queste ultime poche righe. Grazie a Casa Patanelli per aver avuto sempre le porte aperte ad ogni evenienza e per averci accolti in qualunque caso!

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