Gli eventi all'orizzonte

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DICEMBRE 2019

Gli eventi all’orizzonte L’Italia raddoppia l’investimento in Europa, il 2020 è l’anno di Marte e Roma si candida a capitale della space economy

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La scienza è solo scienza... Finchè non viene applicata. Per 3M la scienza rappresenta il cuore di ogni scelta, è ciò che ci porta a esplorare, creare collegamenti e inventare. “Scienza applicata alla vita” racconta la nostra capacità di innovare per il benessere delle persone. Rendiamo più facile, ricca e migliore la vita. Questo è ciò che rende unica 3M.

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L

ultimo numero del 2019 non può non fare un consuntivo di quanto accaduto nell’anno appena concluso. E nel ripercorrere l’anno appena passato, ogni volta si resta sorpresi da quanto di inaspettato abbiamo vissuto. Come la fotografia del buco nero. Ci pensate? Come è possibile fotografare un buco nero? Sembra un ossimoro. Il buco nero, tale perché la sua forza di attrazione gravitazionale preclude alla luce di sfuggirgli, è un oggetto reale, ancora molto da capire, di dimensioni varie e comunque impressionanti, ma che sostanzialmente immaginiamo o, meglio, immaginavamo. Chi ha studiato astrofisica, chi ha letto Einstein e Kip Thorne, ma anche chi ha visto Interstellar, ha capito che esiste anche se non ha ancora capito fino in fondo come funzioni. Ebbene oggi almeno lo abbiamo visto. A dire il vero è stato immortalato il suo orizzonte degli eventi: l’anello di luce che circonda il buco nero situato al centro della galassia m87, tutto questo reso possibile dal programma Event horizon telescope. Altro evento che ha caratterizzato il 2019, anzi ne ha segnato il battesimo, l’arrivo della sonda cinese Chang’e-4 sul lato nascosto della Luna. Nascosto alla nostra vista ovviamente ma non alle nostre sonde. Un risultato storico nell’esplorazione dello spazio e soprattutto del nostro satellite. Il 2019 è stato anche l’anno di Luca Parmitano e della missione Esa Beyond, del suo ruolo di comandante della stazione, delle sue attività extraveicolari molto “italiane” dedicate alle operazioni di manutenzione dello strumento Ams. Partito il 20 luglio verso la Stazione spaziale internazionale, l’inizio della sua missione ha celebrato un altro avvenimento dell’anno, i 50 anni della conquista umana della Luna. Una ricorrenza che ha dato slancio ed entusiasmo al programma Artemis della Nasa che, nell’auspicio del presidente Trump, vedrà un’astronauta di genere femminile calpestarne il suolo nel 2024. E a proposito di astronauta di genere femminile la Ministeriale dell’Esa da poco svoltasi a Siviglia, non solo ha visto l’Italia incrementare in maniera considerevole il proprio contributo finanziario per le politiche spaziali europee, ma anche l’annuncio del ritorno nello spazio per Samantha Cristoforetti. Lo spazio di un editoriale non è altrettanto ampio dello Spazio e quindi ci accingiamo a concludere se non con un accenno al 2020:

L’EDITORIALE

L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI di Francesco Rea @francescorea

«Lo spazio di un editoriale non è altrettanto ampio dello Spazio»

Marte prima di tutto. Tre sonde intraprenderanno il lungo viaggio verso il pianeta rosso all’inizio dell’estate: un’americana, una cinese e una europea. Tutte e tre con l’ambizione di far “ammartare” un rover. Ad oggi ci sono riusciti e più volte, solo gli Stati Uniti. Senza nulla volerne ai cinesi, il mio augurio e, credo, quello di tutta Europa è che ci riesca il rover di ExoMars, missione europea a traino italiano con rilevante componente industriale del nostro paese.

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OMMARIO

N.19 - DICEMBRE 2019

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“L’editoriale” DI FRANCESCO REA

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“L’Italia dello spazio raddoppia” LO SPECIALE con le interviste a:

Riccardo Fraccaro DI SIMONE COLLINI Alessandro Profumo DI FRANCESCO REA Matteo Pertosa DI SIMONE COLLINI

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“CSG: primo satellite in orbita” DI REDAZIONE

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“Intervista a Lorenzo Guerini” DI FRANCESCO REA

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“Cheops, il misura-pianeti dal cuore italiano” DI ILARIA MARCIANO

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“Il racconto di fantascienza” DI MASSIMILIANO MALERBA

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“Anche l’Italia ha il suo ‘salone’ spaziale” DI REDAZIONE

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Global Science

direttore responsabile Gianni Cipriani direttore Francesco Rea progetto grafico Paola Gaviraghi grafica Davide Coero Borga

coordinamento redazionale Manuela Proietti redazione ASI - Globalist pubblicità Paola Nardella redazione@globalscience.it

“Dieci anni di E-Geos” DI MASSIMO CLAUDIO COMPARINI

TESTATA GIORNALISTICA GRUPPO GLOBALIST Reg. Tribunale Roma 11.2017 del 02.02.2017 online www.asi.it - globalscience.it

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“Altec, SpaceGate della New Space Economy” DI REDAZIONE

“Spazio ai libri” DI FABRIZIO ZUCCHINI


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models

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COSMO-Sky

Blockchain

IaaS

Data cub

Satellite/A

Insight

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ing

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PaaS

Artificial Intelligence

Elasticity

Deep learning

ormation

SaaD

chine learning

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Data Analytics

Big EO Data

satellites

optical

Radar

COSMO-SkyMed «Genetic Stacks»

social media

Neural networks Analysis Ready Data or Decision Ready Products

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GEOINFORMATION Application Platform

Other IoT

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L’Italia dello spazio raddoppia

«Un tessuto produttivo di grandi e piccole aziende»

… o quasi. Con un incremento di quasi un miliardo di euro rispetto al precedente consiglio dell’Agenzia Spaziale Europea a livello Ministeriale, il nostro Paese ha portato il proprio contributo nelle casse dell’Esa per i prossimi tre quattro anni a 2.282 miliardi di euro che rappresenta per il nostro Paese una quota del 16% del contributo globale dei 22 stati membri. La rappresentanza italiana, guidata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha puntato, si afferma nel comunicato a conclusione del vertice, «sui ritorni importanti per l’industria nazionale e garanzia di maggiori livelli occupazionali per tutta la filiera spaziale, rafforzando il suo posizionamento e ottenendo il ruolo di leadership e co-leadership di numerosi programmi europei». La scelta fatta dal nostro paese di incrementare in così larga misura il proprio contributo europeo in questo settore «conferma – si legge nel comunicato ufficiale – la forza e la capacità del nostro paese di essere tra le poche nazioni a fornire sistemi chiavi in mano in tutti i segmenti di attività per lo spazio. Una capacità espressa in un tessuto produttivo di grandi e piccole aziende, una rete di università e del mondo della ricerca in grado di manifestare elevate capacità industriali e progettistiche all’avanguardia». Con l’intento di approfondire le scelte fatte a Siviglia, città dove si è svolta la Ministeriale, e soprattutto anche le possibili ricadute industriali, abbiamo interpellato tre protagonisti di queste scelte: il protagonista diretto, il sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega allo spazio Riccardo Fraccaro, alla testa della delegazione italiana della Ministeriale e due amministratori delegati che, indirettamente, saranno o dovrebbero essere protagonisti delle scelte fatte ovvero il Ceo di Leonardo, la più grande azienda aerospaziale del paese e tra le più importanti al mondo, Alessandro Profumo e il Ceo di Sitael, azienda italiana che ha saputo costruirsi un futuro grazie alla democratizzazione dello spazio e alla space economy, Matteo Pertosa.

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INTERVISTA A RICCARDO FRACCARO

LA VOCE DEL GOVERNO: L’ITALIA ORA È PIÙ FORTE di Simone Collini @ASI_spazio

«Questo risultato rappresenta un successo della nuova governance nello spazio con l’istituzione del Comint», dice Riccardo Fraccaro parlando dell’incremento di quasi un miliardo per il budget dell’Esa da parte dell’Italia. Quanto deciso al Consiglio Ministeriale di Siviglia, aggiunge il sottosegretario con delega per il settore aerospazio, ha un importante significato: «Abbiamo raggiunto gli obiettivi strategici per il Paese accrescendo non solo il nostro ruolo in Esa ma anche nel mondo, rafforzando al tempo stesso le capacità nazionali. Possiamo assicurare un’offerta senza precedenti in termini di prodotti e applicazioni al servizio dei cittadini». Cosa si può fare a questo punto, concretamente, perché ci siano ritorni positivi per l’industria nazionale e la possibilità di un aumento dei livelli occupazionali nell’intera filiera dell’aerospazio? Bisogna lavorare in sinergia affinché la grande industria lavori in collaborazione con le Pmi e le realtà innovative del nostro Paese, incrementando il trasferimento tecnologico tra diversi settori. L’Italia ha l’obiettivo ambizioso di rappresentare il terreno fertile dove la sinergia tra industria, istituzioni ed enti di ricerca trova la sua espressione nello spazio. Quali sono i settori su cui si è investito e su cui si insisterà di più? Osservazione della Terra, telecomunicazioni, accesso allo spazio, esplorazione umana e robotica sono i settori sui quali l’Italia ha conquistato un ruolo di leadership. Siamo il secondo contributore del programma Copernicus e, con l’osservazione della Terra, puntiamo a mettere a punto una struttura permanente che potrà fornire strumenti preventivi sul piano del monitoraggio del territorio. Gli equilibri europei relativi al settore spaziale possono ora essere spostati verso una maggiore leadership del nostro Paese? La strategia di valorizzazione del comparto spaziale italiano ha intercettato la fiducia di molti Paesi europei, dalla Spagna al Belgio passando per Romania e Norvegia, dimostrando grande fiducia nei nostri programmi quali Space Rider e l’evoluzione di Vega sul quale ha investito anche la Francia. L’Italia contribuisce in maniera sempre più determinante a fissare l’agenda dei programmi spaziali. Nella corsa verso la Luna la statunitense Nasa sta giocando da protagonista con Artemis: e l’Europa? Nel programma Artemis ci poniamo come interlocutore privilegiato con la Nasa: la nostra industria sta già partecipando allo sviluppo del Mi-

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«Possiamo assicurare un’offerta senza precedenti»


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ni-Hub e attraverso l’investimento in Esa parteciperà con un ruolo da protagonista alla cooperazione con gli Usa. Un anno fa si iniziò a parlare di collaborazione con la Cina su progetti scientifici e tecnologici: si sta proseguendo su questa strada? In seguito all’accordo quadro tra Asi e Cmsa prosegue il programma di cooperazione scientifica relativo alla missione Cses: il primo satellite è stato messo in orbita e si prevede il lancio del secondo satellite per marzo 2021. Inoltre c’è lo sviluppo congiunto del progetto scientifico Herd, che prevede la realizzazione di uno strumento in grado di rivelare le particelle di materia oscura e osservare la composizione dei raggi cosmici. Qualche settimana dopo la Ministeriale di Siviglia si è svolta a Madrid la conferenza sul clima Cop25: il maggior budget dell’Esa, oltre ad avere ritorni economici e industriali, può portare anche vantaggi dal punto di vista ambientale? Parte del budget destinato ai programmi di osservazione della Terra sarà utilizzato per servizi e applicazioni che utilizzano i dati satellitari a vantaggio del Paese. Agricoltura di precisione, monitoraggio delle coste, tutela del paesaggio e delle risorse idriche e forestali: sono solo alcuni degli ambiti d’indagine nei quali lo spazio può fornire informazioni da cui può trarre benefici la collettività e che si pongono l’ambizioso obiettivo di mitigare l’effetto dei cambiamenti climatici sull’ambiente.

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INTERVISTA AD ALESSANDRO PROFUMO

UNA VISIONE CHIARA E DI LUNGO PERIODO di Francesco Rea @francescorea

Il governo italiano alla recente Ministeriale ha fatto più che un passo avanti quasi raddoppiando il proprio investimento nel settore spaziale europeo. Che cosa ritiene valga la pena sottolineare rispetto alle decisioni prese? Senz’altro il fatto che il nostro Paese si sia presentato in modo organizzato e coerente, con una visione chiara e di lungo periodo per il settore. Mesi di confronto, riflessioni e proposte in seno al Comitato interministeriale per lo spazio, attivato presso la Presidenza del Consiglio proprio per garantire una governance efficace e coinvolgere tutti gli stakeholder del settore, hanno quindi prodotto i risultati attesi. In un settore come lo spazio, che necessita di grandi investimenti e di scommesse di lungo periodo, questa capacità di orientamento e pianificazione è cruciale. Anche grazie alla lucidità con cui l’Italia ha rappresentato i propri interessi, siamo riusciti a assicurarci una posizione di leadership nell’osservazione della terra – e la centralità di questi programmi nell’intero budget dell’Esa – ma anche l’impegno per l’ulteriore sviluppo di settori fondamentali come telecomunicazioni e navigazione e accesso allo spazio. Tutti questi programmi, e i risultati che ne deriveranno, saranno linfa utile ad alimentare l’ulteriore crescita della space economy, che vede al centro proprio le aziende che forniscono servizi spaziali. Leonardo ha una leadership di livello internazionale in questo settore ed è pronta a contribuire con capacità, competenze e investimenti. Qualche particolare settore avrebbe meritato più attenzione? La Conferenza interministeriale dell’Esa è un appuntamento importante, dove si intersecano interessi diversi e che richiede una negoziazione attenta ed inevitabili compromessi e mediazioni. Detto questo, anche se ogni risultato può ritenersi perfettibile da qualche specifico punto di vista, credo che quanto ottenuto dalla delegazione italiana in occasione della Ministeriale del 2019 a Siviglia lasci pochi dubbi di interpretazione o possa suscitare perplessità di qualche genere. È certamente un successo importante che ha pochi precedenti in assoluto. Quanto contano le scelte dei singoli governi? Lo spazio ha molteplici valenze positive per un Paese: motore di crescita scientifica e industriale – con ritorni economici unici –, driver tecnologico di innovazioni con ricadute nella vita quotidiana, nuova frontiera di una visione sostenibile delle attività dell’uomo e, non meno importante, dominio strategico (a livello di Difesa e Sicurezza). Ormai riconosciuto come un elemento di prestigio internazionale per i Paesi in grado di sviluppare una industria spaziale competitiva, oggi lo spa-

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zio è considerato forse il dominio più determinante a supporto della proiezione geopolitica di un paese, insieme al dominio cyber e, come testimoniato dalle recenti decisioni di Nato, Stati Uniti e Francia, è ormai a tutti gli effetti il quinto dominio ‘militare. Il ruolo dei Governi è quindi imprescindibile. E lo sarà ancor di più nell’ormai imprescindibile sviluppo di un sistema di regole condivise per garantire operazioni nello spazio che siano sicure e responsabili. Moretti prima, poi anche lei, ha confermato e rafforzato la centralità dello spazio per Leonardo. Quanto ritiene siano importanti per il futuro dell’azienda le opportunità della space economy? In realtà la scelta di costituire la Space Alliance risale a quasi 15 anni fa quando, prima di altri, il management di Leonardo comprese l’urgenza di perseguire una crescita dimensionale, di capacità e competitività, non sostenibili per un’azienda puramente nazionale. Il contesto industriale europeo fortemente integrato e i programmi di lungo periodo dell’Esa, hanno consentito alle nostre attività spaziali di consolidarsi. A 10 anni fa risale poi la creazione di e-Geos, la JV con Asi, precursore di un partenariato pubblico-privato che, da piccola esperienza italiana è diventata un player internazionale. Anche l’investimento in Avio, risalente al 2003, è stato

«Quanto ottenuto dall’Italia lascia pochi dubbi di interpretazione»

realizzato proprio per assicurarsi che le competenze fondamentali dell’accesso allo spazio rimanessero nel nostro Paese. Non è mai venuto meno il nostro impegno in programmi cruciali quali Galileo, Copernicus, o missioni su Marte, Venere, Giove, Saturno o verso la ormai famosa cometa Churyumov Gerasimenko. L’azione di Leonardo si è caratterizzata quindi per una forte visione basata su solide alleanze, eccellenza tecnologica e focalizzazione sui nuovi settori emergenti: servizi spaziali e accesso allo spazio. Il cosiddetto settore del downstream, anche grazie alla contaminazione tecnologica di intelligenza artificiale, big data analytics, remote online processing, uniti a infrastrutture abilitanti come le reti 5G o gli open source data lakes, rendono più facili alleanze internazionali e servizi mirati per singoli Paesi e addirittura per singoli clienti, permettendoci una agilità in termini di espansione geografica, di competitività, di scelta dei partner, e di accesso a nuovi settori di business più difficile in settori tradizionali quali la manifattura. La Finmeccanica di venti anni fa puntò su applicazioni, servizi spaziali e infrastrutture collegate, più che sulla realizzazione di satelliti tout court. Sicuramente realtà come Telespazio e le partecipate come e-Geos hanno avuto e hanno un forte potenziale, ma con l’accesso allo spazio democratico di quest’epoca la decisione di cedere la quota di maggioranza di un’a-

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zienda importante tecnologicamente come Alenia può rappresentare un limite. Come sta cambiando, se sta cambiando, la strategia di Leonardo rispetto all’azienda e ai partner francesi? Le attività storiche di Leonardo nella manifattura spaziale, delle quali controlliamo un’importante quota con il 33% non sono state marginalizzate, semmai si sono rafforzate grazie alla Space Alliance. Con i partner francesi abbiamo una governance congiunta strategica, tecnologica e commerciale che ci permette di lavorare in modo efficace e sinergico. Lo spazio democratico, quello sempre più affollato da nazioni e operatori privati, non necessita solo di produttori di piattaforme – attenzione, non necessariamente tecnologicamente avanzate o innovative – ma anche di capacità di mettere questi oggetti nello spazio, di assicurarne il corretto posizionamento, la gestione operativa e l’utilizzo. Grazie alle scelte operate in passato, Leonardo è l’unico operatore privato in Europa in grado di gestire la fase Leop di una missione satellitare sia presso il centro spaziale “Piero Fanti” del Fucino, il più importante teleporto al mondo per usi civili, e opera nel promettente settore del Leop di microsatelliti grazie a una struttura dedicata della sua controllata Telespazio Germania. A questo, poi, si aggiungono le capacità nel downstream che ho già illustrato. Quindi le nostre competenze nella manifattura, unite alla leadership nei servizi, ci posizionano nel modo migliore per cogliere le opportunità di crescita del settore, le cui prospettive sono ormai note a tutti.

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Il Direttore Generale Esa Jan Wöerner all’apertura della Ministeriale a Siviglia lo scorso novembre.


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INTERVISTA A MATTEO PERTOSA

PER L’ITALIA OCCASIONE DI SVILUPPO di Simone Collini @ASI_spazio

«Quanto deciso alla Ministeriale di Siviglia consentirà alle aziende italiane di compiere ulteriori progressi in termini di sviluppo e crescita». A parlare è Matteo Pertosa, Amministratore delegato della Sitael, la più grande impresa privata italiana operante in ambito spaziale e riconosciuta come leader mondiale nel settore dei piccoli satelliti. Cosa significa, dal punto di vista di un’azienda come la vostra, il fatto che l’Italia abbia destinato quasi un miliardo in più rispetto al passato come contributo al budget dell’Esa? Con questa Ministeriale l’Italia ha confermato la posizione di leadership nel settore e comunicato la strategicità dello spazio per la crescita del Paese. È un’importante occasione di sviluppo per il nostro sistema-Paese non solamente nel settore spaziale ma anche in quelli che indirettamente ne possono trarre beneficio. Concretamente, cosa bisognerebbe fare per rendere ancora più competitive le aziende italiane? Questa è l’era della cosiddetta New Space Economy, cioè ormai lo spazio non è solo la frontiera della ricerca, ma anche un business redditizio che può essere regolato da dinamiche tipiche del mercato e alimentato anche da capitali privati. Vanno quindi potenziati i sistemi che abbiano non solo un valore scientifico ma che rappresentino anche un valore per il mercato. Ed in questo il nostro Paese ha già un ruolo pionieristico, visti gli investimenti strategici in prodotti come la piattaforma multifunzione PLATiNO o come STRIVING, un servizio commerciale di validazione in orbita che riduce il Time-To-Market delle nuove tecnologie innovative, oppure come le iniziative legate all’aeroporto di Grottaglie e ai voli suborbitali. Quanto è importante la sinergia tra pubblico e privato? È sicuramente indispensabile. L’entrata del privato nel settore spazio, storicamente ad appannaggio solo di grandi istituzioni, ha consentito l’apertura di nuovi mercati, la nascita di nuove realtà e quindi a tutti gli effetti di una nuova economia, caratterizzata da un più veloce sviluppo tecnologico. Pensiamo ad esempio ai piccoli satelliti e alla propulsione elettrica. O pensiamo a un motore come RAM-EP, il primo in grado di generare spinta senza propellente ma “respirando”, ovvero catturando e ionizzando le particelle presenti nello spazio. Il suo funzionamento è stato dimostrato per la prima volta al mondo nei nostri laboratori.

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Può fare qualche esempio di come ciò che avviene nello spazio incide concretamente e sempre più inciderà sulla vita quotidiana delle persone? Intanto, pensiamo ai servizi di telecomunicazione e navigazione. Poi grazie alle costellazioni di satelliti si potrà ottenere un tempo di ri-acquisizione dei dati dallo spazio molto più breve rispetto a quello attuale. Avremo mappe aggiornate quasi in tempo reale (e pensiamo a cosa questo potrebbe significare ad esempio in termini di parcheggi). Oppure, pensiamo al monitoraggio dei rifiuti, sia ordinari che speciali, al controllo delle emissioni inquinanti in aria ed in acqua, alla verifica della stabilità degli edifici e delle infrastrutture come ponti e viadotti, al monitoraggio di coste, attività dei vulcani, circoscrizione di aree in caso di esondazioni o terremoti. Con la Virgin Galactic avete siglato un accordo per portare i primi turisti nello spazio: qual è il senso dell’operazione, visto il così alto costo dei biglietti? Il turismo spaziale è la naturale estensione del “sogno del volo” che l’uomo ha coltivato da sempre. Negli anni ’30, la trasvolata atlantica non era meno pericolosa e costosa di quanto non sia oggi un viaggio nello spazio. E poi è vero che i voli suborbitali di oggi sono attività di divertimento, ma questa tecnica promette di realizzare collegamenti da un capo all’altro della terra estremamente veloci, ad esempio da Singapore a New York in meno di un’ora. Quello che oggi consideriamo un passatempo per eccentrici danarosi potrebbe divenire la normalità domani.

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«Questa è l’era della New Space Economy»


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The first-ever commercial doorway to the International Space Station, and now part of the Italian space ecosystem.

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Il primo satellite CSG decolla nel cielo di Kourou il 18 dicembre 2019.

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ono le 9.54 in Italia, le 5.54 alla base spaziale europea di Kourou nella Guyana francese, quando, dopo un rinvio di 24 ore il vettore Soyuz prende la via dello spazio. A bordo il primo satellite Cosmo-SkyMed di Seconda Generazione (CSG), dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e del Ministero della Difesa. Dopo un viaggio di poco più di 25 minuti i segnali acquisiti dalla stazione di terra del Fucino di Telespazio, confermano che il primo satellite Cosmo di seconda generazione ha raggiunto la sua orbita polare eliosincrona a circa 620 chilometri di quota dove, prima di essere operativo, sarà sottoposto ai test previsti. Al termine di questa fase, Cosmo-SkyMed SG diventerà il quinto satellite operativo della costellazione, il cui primo lancio è avvenuto nel giugno del 2007. «La nuova generazione dei satelliti Cosmo-SkyMed permette al nostro Paese di confermare un’eccellenza tecnologica Italiana, riconosciuta a livello mondiale». Ad affermarlo, pochi minuti dopo il segnale di corretta immissione in orbita del satellite, il Presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia che aggiunge: «La nuova generazione rafforzerà la leadership del nostro Paese nel settore dell’Osservazione della Terra da satellite e dei suoi servizi ed applicazioni, quale efficace strumento di crescita economica e benessere sociale. La nuova generazione Cosmo-SkyMed sarà caratterizzata, grazie ai significativi investimenti dell’Asi e della Difesa Italiana, da nuove funzionalità, migliori prestazioni e maggiore flessibilità di utilizzo. Il successo di questo primo lancio della seconda generazione di satelliti Cosmo-SkyMed è un importante passo volto a garantire la continuità e il consolidamento di una straordinaria infrastruttura unica al mondo capace di garantire i più sofisticati servizi di monitoraggio e osservazione del nostro pianeta». I satelliti Cosmo-SkyMed di Seconda Generazione rappresentano lo stato dell’arte nel settore dei radar ad apertura sintetica, in grado di garantire alte prestazioni ed affidabilità uniche nel panorama internazionale. Il nuovo sistema di controllo d’assetto, la possibilità di acquisire i dati in quadrupla polarizzazione, il raddoppio dei moduli di trasmissione e ricezione, sono solo alcuni esempi delle innovazioni introdotte dalla nuova generazione, sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista delle modalità operative. Tali innovazioni permetteranno una mag-

COSMO-SKYMED DI SECONDA GENERAZIONE

PRIMO SATELLITE IN ORBITA di Redazione @ASI_spazio

«Da oltre 10 anni un servizio per ambiente e sicurezza nazionale»

giore capacità operativa e nuovi e più efficaci servizi ed applicazioni a favore di una vasta utenza istituzionale e commerciale. Al primo Cosmo-SkyMed di Seconda Generazione si affiancherà tra circa un anno il secondo satellite, che sarà lanciato con il vettore europeo, a leadership Italiana, Vega C. Cosmo-SkyMed di seconda generazione realizzato da Thales Alenia Space Italia ha in Telespazio il gestore del controllo da Terra dalla loro base del Fucino, mentre la raccolta dati sarà coordinata dalla base Asi di Matera dove sorge il centro e-Geos, impresa co-partecipata da Asi e Telespazio. Alla realizzazione di questo nuovo satellite hanno poi contribuito sia la principale azienda aerospaziale del paese, Leonardo, e un consi-

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INTERVISTA A LORENZO GUERINI

DIFESA: SPAZIO FONDAMENTALE di Francesco Rea @francescorea

stente numero di piccole e medie imprese Italiane. La costellazione Cosmo-SkyMed garantisce da oltre dieci anni un servizio, unanimemente riconosciuto in ambito internazionale, ormai essenziale per la gestione delle emergenze, per il monitoraggio ambientale e per la sicurezza nazionale. Con l’avvio della seconda generazione, l’Agenzia Spaziale Italiana ed il Ministero della Difesa confermano per il futuro il loro impegno a garantire alla comunità nazionale la continuità dei servizi già disponibili, oltre ad introdurne di nuovi, per la gestione del territorio e la prevenzione dei disastri, per la sicurezza nazionale, per la protezione dell’ambiente e del patrimonio archeologico, per la gestione delle infrastrutture, ed in generale per la cura del nostro pianeta.

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L’esplorazione spaziale porta da sempre i colori italiani, dai primi tentativi di accesso ai moderni voli umani spaziali. Oggi la tecnologia spaziale pervade ogni attività della Difesa. È una semplice evoluzione tecnologica o un cambio di paradigma? L’esplorazione dello spazio è un capitolo affascinante della storia della scienza moderna in cui la Difesa ha sempre svolto un ruolo primo piano. Nel 1964, le visionarie intuizioni del Generale dell’Aeronautica Luigi Broglio fecero dell’Italia il terzo Paese al mondo a conquistare un accesso autonomo allo spazio, dopo Usa e Urss, con il lancio del Satellite San Marco 1. Una storica impresa a metà strada tra audacia e ricerca tecnologica. Oggi l’Italia dello spazio, oltre ad essere terzo Paese finanziatore dell’Esa, è primo per numero di astronauti dell’European Astronaut Corps: Roberto Vittori, Paolo Nespoli, Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, quest’ultimo attualmente al Comando della Stazione spaziale internazionale. Ma per la Difesa lo spazio non è soltanto un ambiente fisico da esplorare: è un ambiente abilitante, operativo e d’intelligence. Le infrastrutture spaziali sono la rete neurale attraverso la quale transitano gran parte delle applicazioni a supporto dell’azione delle Forze armate. L’osservazione degli scenari operativi, le telecomunicazioni verso i teatri di operazioni, la navigazione e l’ingaggio di precisione sono erogati e garantiti quasi esclusivamente da assetti basati nello spazio. All’ultimo Summit della Nato svolto a Londra, lo Spazio è stato definito “il quinto dominio operativo, insieme a quello terrestre, navale, aereo e cibernetico”. Si tratta, effettivamente, di un cambio di paradigma reso possibile dall’evoluzione tecnologica e reso necessario dall’evoluzione, anche geopolitica, di questi ultimi anni. Il volo suborbitale rappresenta la nuova frontiera della scienza. Quali sono gli sviluppi in Italia e qual è il ruolo della Difesa al riguardo? La Difesa ha contribuito a definire recentemente tramite un pionieristico progetto dell’Aeronautica Militare - una roadmap che consentirà di studiare e di svi-


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luppare la capacità di volo suborbitale. In particolare l’Aeronautica ha avviato, a marzo scorso, uno studio per valutare la possibilità di far decollare e atterrare, su alcuni aeroporti militari selezionati, velivoli suborbitali in piena sicurezza. Sono stati presi contatti con la società Virgin Galactic per l’acquisto di un servizio di volo suborbitale dedicato da effettuarsi presso lo Spaceport America di Las Cruces, in Nuovo Messico. Il volo permetterà di effettuare esperimenti di medicina aerospaziale a cura di personale medico della Difesa e di personale ricercatore del Cnr, con il pieno coinvolgimento dell’Asi, e di acquisire informazioni tecniche per supportare l’Enac nella regolamentazione degli spazi aerei suborbitali. Oggi lo spazio ha un uso sempre più “duale”, dove aspetti di sicurezza e difesa convivono con interessi civili. Il sistema satellitare Cosmo-SkyMed si pone in questa ottica. Questo doppio “mandato” è una scelta strategica o la presa atto di un sistema Paese? In merito all’utilizzo dello spazio, i recenti “Indirizzi del Governo in materia spaziale e aerospaziale” e la discendente “Strategia nazionale di sicurezza per lo spazio”, hanno individuato un percorso chiaro e di sinergia tra mondo militare, accademico, industriale, diplomatico, pur salvaguardando le prerogative di ciascun Ministero e le rispettive competenze. Negli anni scorsi abbiamo assistito al passaggio dalla “corsa spaziale” per ragioni di prestigio politico e rafforzamento strategico, all’allargamento delle potenzialità dello spazio in attività militari, civili, commerciali e di sviluppo economico. Oggi la piena affermazione della strategia del dual use consente di condividere e mettere a fattor comune le risorse destinate a programmi militari e civili, puntando sull’identità delle tecnologie necessarie. È una scelta giusta perché permette economie di scala, tanto più apprezzabili in tempi di bilanci in costante riduzione. Oggi lo spazio è sempre più un bene comune, che appartiene a tutti. È partendo da questa consapevolezza che dipenderà direttamente la nostra capacità di saperne sfruttare tutte le potenzialità.

«Lo spazio è un ambiente abilitante, operativo, di intelligence»

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isurare con precisione le caratteristiche fisiche ancora sconosciute di pianeti in sistemi planetari diversi dal sistema solare. Questo l’obiettivo primario di Cheops (CHaracterizing ExOplanet Satellite), la missione dell’Agenzia spaziale europea, decollata il 18 dicembre dalla base spaziale di Kourou, in Guyana Francese, a bordo di un razzo Soyuz-Fregat. La missione è frutto di una partnership tra Esa e Svizzera, con un importante contributo internazionale, tra cui spicca quello italiano. Il cuore di Cheops è il telescopio di bordo, dotato di un fotometro estremamente sensibile, progettato dai ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica di Padova e Catania e realizzato grazie al supporto dell’Agenzia spaziale italiana, con la partecipazione delle industrie, in particolare Leonardo, Media Lario e Thales Alenia Space. L’Italia ha un ruolo significativo anche nel team scientifico internazionale che vede la presenza di ricercatori di Inaf e dell’Università di Padova. Il telescopio spaziale - un riflettore di 320 mm di diametro molto compatto - indagherà la struttura di pianeti extrasolari, con raggi che vanno tipicamente da 1 a 6 volte quelli della Terra e con masse fino a 20 volte quella del nostro pianeta. Compito della missione sarà quello di misurare con altissima precisione la luminosità di un campione di stelle per le quali è già nota la presenza di pianeti, registrando attraverso la fotometria di transito le variazioni di luminosità della stella a causa del passaggio del pianeta davanti al disco stellare. Questa misura, estremamente precisa, permette di determinare la dimensione del pianeta di cui si conosce già approssimativamente la massa ma non il

LA NUOVA MISSIONE EUROPEA

CHEOPS, IL MISURA-PIANETI DAL CUORE ITALIANO

20 20 -- global global science science

di Ilaria Marciano @ASI_spazio

diametro. Un passo importante per migliorare la conoscenza dei processi di formazione dei sistemi planetari e per identificarne le varie tipologie. Scopo ultimo della missione è quello di scovare pianeti potenzialmente abitabili dove in futuro, con le prossime missioni

oggi in fase di sviluppo, potrebbero essere rilevati segni di vita. «Determinare con estrema accuratezza le dimensioni di questi mondi», - spiega Mario Salatti, Program Manager Asi Hardware Cheops - «ci permetterà di avere una misura molto più precisa della loro densità, grazie alla quale sarà possibile fare stime più accurate circa la loro struttura interna, ovvero stabilire se si tratta di pianeti rocciosi simili alla Terra o gassosi come Giove e Nettuno. Si potrà


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Cheops è un telescopio spaziale per lo studio di pianeti extrasolari tramite il metodo dei transiti.

in alcuni casi ipotizzare la composizione delle loro atmosfere e determinare se potrebbero avere acqua liquida sulla loro superficie. La missione Cheops è la prima di classe small del programma Cosmic Vision dell’Agenzia spaziale europea. È una missione di follow-up che intende caratterizzare meglio alcuni tra i più curiosi esopianeti già noti, ma potrebbe scoprirne anche di nuovi». Il percorso per arrivare alla concretizzazione della missione è sta-

to lungo e non privo di ostacoli: per ben cinque anni Cheops è stato sottoposto ad ogni genere di test, da quelli ambientali - per verificare le performance della sonda nel duro ambiente spaziale - fino a quelli strutturali - per testare la resistenza dei sistemi di bordo nella fase critica del lancio in orbita. I pannelli solari, il modulo di propulsione e tutti gli strumenti scientifici sono stati verificati in ogni loro componente, passando attraverso diverse fasi di test nei centri Esa in Francia, in Svizzera e nei Paesi Bassi. Cheops ha condiviso il viaggio nello spazio con il primo satellite italiano della costellazione italiana Cosmo-SkyMed di seconda generazione, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana con il contributo del Ministero della Difesa, il cui scopo è il monitoraggio della Terra e delle emergenze ambientali.

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Guerriero Masai di Massimiliano Malerba @m_malerba

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La linea dell’orizzonte tagliava il cielo come un rasoio di sale. Il lago Natron scompariva nel crepuscolo, simile a una replica in miniatura di un altopiano lunare. Guardai l’orologio, le lancette esitavano sulle 21, mancavano due giorni al venti giugno 1969. “Quando intende intervistare M’Gwemba?”. La dottoressa Gonzalez si era approssimata con passo silente, sorprendendomi. “Domani mattina” risposi, continuando a pulire l’obiettivo della Hasselblad. “Lui dice che è pronto” insistette lei nel suo italiano approssimativo. “Lui dice che può essere anche stanotte”. Guardai distrattamente la Luna. Una falce sottile. In poco più di un mese, quella distesa di polvere e pietra sarebbe stata solcata da navi umane. Due uomini americani vi avrebbero camminato sopra. O sarebbero morti nel tentativo. Non avevo dormito molto. Le tratte aeree sul territorio africano mi avevano stroncato. “Per me va bene” proposi, “ma vorrei visitare il razzo, domattina”. Gonzales fece un cenno secco con la testa, poi si allontanò. Restai impietrito a guardare le luci moribonde del giorno che lambivano il lago salato arrossandolo nella imminente sera. Avevo preso una mole di appunti sul taccuino ormai logorato dalla sabbia. Partire, staccare l’anima da terra ghermiti dalle mandibole possenti del motore a reazione, divorare l’aria, elevarsi come un’offesa al cielo; una verticale, invertita caduta verso il nero ostile del cosmo, governato dalla gravità e dalle maree dei pianeti; farlo con supponenza e compunzione, dettati della cieca volontà umana in preda ad ascesi mistica: questo era volare nello Spazio. Il National Geographic aveva dubbi sul fatto che gli Stati Uniti sbarcassero sul suolo lunare. Non aveva alcun dubbio sul fatto che, se un tanzanese Masai affermava di poter battere sul tempo gli americani,

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io dovessi essere presente per un reportage. Così avevo fatto le valigie, vomitando lo stomaco su una nave e su un Piper Cherokee fino a quest’angolo di Africa dimenticato dal sodalizio umano. [...]

«Lui battere americani. Arriverà prima. Un mese prima, sulla faccia della Luna»

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Lumbumbu M’Gwemba sedeva di fronte a me, illuminato da una fiamma, con una faccia da demonio. Una teoria di intrecci e tessuti Masai ondeggiava al calore della fiaccola. Intorno a noi, i bambini Kisonko sciamavano impazziti. Qualche giovane donna, nel buio della notte, rideva. Solo in quel momento notai i tratti mongoloidi del ragazzo. “Lui andare domani notte” tradusse Gonzales. “Lui non ha paura. Vincere. Vincere la forza della Terra”. Lumbumbu sorrise, i suoi denti come una staccionata di pietre aguzze infitte nel deserto. Gli occhi a mandorla si fecero fessure, contundenti punte di freccia aperte su un abisso. “Andare dove?” chiesi, scattando una foto. Lumbumbu indicò verso l’alto. I bambini, facendogli eco, lo imitarono. Presi nota. Il rullo della pellicola scorreva impazzito mentre scattavo alla sua silhouette illividita dalle torce. “Non può fallire” continuò Gonzales. “Lui battere americani. Arriverà prima. Un mese prima, sulla faccia della Luna”. Uno stuolo di anziane si avvicinò. Recavano nelle mani indumenti Masai, colorati di vivido rosso. Lumbumbu, ridendo in preda a febbrile eccitazione, indossò il vestito. Una maschera tribale, intagliata in un casco di legno duro, gli cinse la testa. Tubi di caucciù sparivano contorti alle sue spalle, innestandosi su quello che mi sembrò uno scafandro di lamiera arrugginita rivettato alla meno peggio con chiodi e serrato da guaine di foglie essiccate. Una vecchia gli cinse i piedi con stivali di cuoio duro.

“Respirare nello Spazio” tradusse la dottoressa. “Atterrare”. Prima di coricarsi, sotto il silenzio assoluto delle acacie trafitte da coltelli di stelle, la dottoressa Gonzales mi gettò un’occhiata fugace. Fece il numero ‘sette’ con le dita, a indicare l’ora. Poi si picchiò in testa, con un gesto che non lasciava alcun dubbio. Mi addormentai. [...] I tralicci di padouk e viticci composti di enormi foglie intrecciate sostenevano la rampa, simile nei fumi dell’alba al totem contorto di una divinità dimenticata. Toccai la dura corteccia di baobab che formava il primo stadio del motore. L’odore di gasolio mi stordì. Lo scudo termico del motore era costituito da un rivestimento di gomma e copertoni di auto, simile alla materia che i Masai usano per confezionarsi le tipiche ciabatte. Feci due giri. Gonzales mi osservava ammutolita. “È un pazzo” disse poi. Non risposi. In alto, il secondo stadio era rastremato, di legno livido, forse ebano. La struttura era colma fino all’orlo di propellente. Benzina di camion, probabilmente rubata a Nairobi. A venti metri d’altezza, sospesa nella bruma del mattino, una aerea navicella sembrava attendere paziente il suo temporaneo abitante, promettendo oscuri recessi siderali oltre l’atmosfera. Gli ugelli, fatti di contenitori per il latte innestati con rivetti di ottone e serrati da anelli di legno, erano stati sagomati con un certo raziocinio in forma convergente-divergente. Accarezzai la struttura. “Si ucciderà” dissi. “Meglio dire: lo uccideranno” suggerì Gonzales. I clan Masai, questo lo sapevo, non accettano facil-


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mente le persone diverse. Di solito, questi individui vengono allontanati. Non sono degni di diventare guerrieri. Ma per M’Gwemba era differente. In lui vedevo una luce particolare, una ossessiva ostinazione, un solco di crudele e insana pervicacia. Scattai qualche foto, poi recedemmo verso il villaggio, abbandonando la rampa all’incipiente fiamma del mattino. [...] Non mi permisero di assistere al lancio. Avevo salutato Lumbumbu col pollice verso l’alto, guardando le trincee vivide dei suoi occhi ammiccare nerissime e felici. Mi degnò di un enorme, sconfinato e arrogante sorriso. Come a dire: vado su. Non puoi più fermarmi. Nessuno può. “Godspeed, Lumbumbu” sussurrai. Quella notte, all’ora del lancio, le donne pregavano. O forse era uno strano modo Masai di contare all’indietro. Non lo so. Restai disteso nel letto, fremente. Gonzales non si presentò. Il silenzio fu squarciato da un lampo prolungato, un mantra di ombre e luci che si rifletterono violente sulla sabbia di fronte alla mia capanna. Rimasi con gli occhi sbarrati: il rombo di tuono che ne seguì fece crepitare l’aria fredda della notte. Più in alto, la Luna era cresciuta di fase, sembrava riempire la volta celeste. La notte si fece giorno, poi il giorno cedette di nuovo alla notte. I latrati delle iene riempirono le distanze da lungi. Era andato. Non dormii, non riuscivo. Aspettai trepidante l’alba. Con la prima luce del mattino corsi a perdifiato verso l’area di lancio. Gli alberi erano stati sradicati dalla violenza del fuoco. La roccia era stata fusa. Del razzo, neanche l’ombra. Pezzi di rampa di lancio erano ancora in fiamme. Le braci rilasciavano fumo da una vasta area

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«Nessun uomo poteva sopravvivere a quella follia»

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incenerita. Presi le mie cose, a mezzogiorno mi aspettava l’aereo sull’aviosuperficie di terra battuta accanto al lago. Gonzales non venne a salutarmi, e forse è stato meglio così. Mentre il piccolo Piper prendeva quota, virando, potei guardare meglio l’estensione dell’area di lancio, cauterizzata dal fuoco. Nessun uomo, pensai, poteva sopravvivere a quella follia. Eppure. Eppure continuavo a pensare a lui. Lumbumbu non c’era più. Sospinto dalla fame e dalla brama feroce del razzo, era asceso verso la sua traiettoria cieca, e al contempo, sublime. Ancora oggi, dopo tanti anni, guardando le foto dell’Apollo, non posso fare a meno di ricordare i suoi occhi gravidi di miraggi. Non penso che sia morto. Non l’ho mai pensato. Credo invece che ce l’abbia fatta: entrare in orbita, rallentando la caduta nel pozzo gravitazionale della Luna. Controllare con ruvide mani Masai la manetta e l’assetto, manovrando leve di legno e cavi di radice; toccare il suolo in qualche remoto cratere, forse sulla faccia lontana del satellite, con zampe di corteccia. Molto prima degli americani. Propulso non già dall’impulso specifico del motore intagliato nella carcassa di un baobab, ma dalla contundente azione ipergolica dei suoi sogni, entrati in combustione con la vita. Il servizio sul Geographic fu un enorme successo. Ma oggi, a distanza di tanto tempo, pochissimi sanno qual è la verità sul primo uomo che scese sulla Luna.

Massimiliano Malerba Ingegnere aerospaziale, è nato nel 1971 ad Arpino. Vive a Roma, dove lavora nel trasporto aereo. È appassionato di fotografia, viaggi, tango, osservazioni al telescopio. Ha vinto il XVII trofeo RiLL col racconto Il Funzionario. Coi racconti Nella notte assetata e La conquista è stato fra i premiati di SFIDA, altro concorso curato da RiLL, nel 2011 e nel 2013. Sue opere sono apparse su Mondi Incantati di RiLL e su antologie di Alia Evo, Edilet, Tangram. Nove suoi racconti compongono la silloge L’ostinato silenzio delle stelle (ed. Wild Boar, 2013).


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NSE EUROPEAN EXPOFORUM

ANCHE L’ITALIA HA IL SUO “SALONE” SPAZIALE di Redazione @ASI_spazio

Lo scorso dicembre Fiera Roma ha ospitato la prima edizione dello New Space Economy European ExpoForum.

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Nell’Europa dello spazio, a maggior ragione dopo l’ultima Ministeriale svoltasi a Siviglia, mancava una manifestazione internazionale dedicato a tale settore in Italia. La Francia ha il salone di Le Bourget, l’Inghilterra quello di Farnborough, la Germania l’Ila di Berlino, l’Italia niente. O meglio, fino ad ora. Certo non poteva il nostro Paese replicare saloni internazionali aeronautici prevalentemente. Sono manifestazioni radicate nella storia, che si alternano annualmente, una competizione con questi eventi non avrebbe avuto senso. Ha scelto la via più innovativa: quella della Space Economy. Già perché fino a tre anni fa una sola manifestazione era dedicata a questo settore, quella di Colorado Springs, a cui si è aggiunta recentemente lo SpaceCom di Houston e, ora, il New Space Economy European Expo Forum di Roma, la prima fiera dello spazio a essere organizzata in Italia. L’evento è stato ideato e organizzato da Fiera Roma insieme alla Fondazione Amaldi, quest’ultima nata da un progetto di ricerca applicativa tra l’Agenzia spaziale italiana e il Consorzio di Ricerca Hypatia. Il forum, che nella sua prima inaugurale edizione ha visto la presenza dei principali attori del settore spazio, dai vertici delle agenzie spaziali, a quelli del governo, ai rappresentanti delle istituzioni regionali e a quelli delle industrie, si configura come momento importante per lo spazio italiano, soprattutto alla luce degli ottimi risultati ottenuti dalla delegazione italiana durante l’ultima Ministeriale Esa di Siviglia. Il forum, secondo il Presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia, non deve essere visto solo come un luogo per gli addetti ai lavori ma anche come uno strumento di divulgazione generale. In Italia non avevamo questo spazio e ora finalmente possiamo presentare il nostro mondo a tutti. Un ecosistema all’interno del quale pubblico e privato propongono nuovi modelli di business e nuove sfide globali. L’obiettivo è quello di coinvolgere i vari stakeholder del settore spazio dalle agenzie alle istituzioni locali, fino ad arrivare all’industria e al mondo dell’università e della ricerca.


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10 ANNI DI E-GEOS

I NOSTRI OCCHI SULLA TERRA di Massimo Claudio Comparini @massimoc_square

La joint venture tra Agenzia spaziale italiana e Telespazio, società Leonardo e Thales, ha compiuto dieci anni.

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Osservare la Terra dallo spazio non ha confini, le splendide immagini che vediamo riprese dagli astronauti dalla cupola, la finestra spaziale della stazione internazionale, e le “foto” che i satelliti di osservazione fanno dall’orbita bassa non conoscono linee di confine, ci restituiscono unicamente la splendida tela colorata del nostro pianeta a grande scala e nei dettagli che le risoluzioni spaziali di oggi consentono. L’osservazione della Terra è uno strumento essenziale per comprendere le evoluzioni globali del pianeta e per monitorare quanto avviene localmente con una capacità di discriminare dettagli impensabile fino a pochi anni fa. Nell’immaginare un evento che fosse di giusto contorno alle celebrazione “istituzionale” dei 10 anni di e-Geos il pensiero è andato quindi alla rappresentazione del concept di globalità insito nella geoinformazione e nello sviluppo dei servizi relativi. Da qui nasce l’idea di un forum di discussione che consentisse di fare uno stato dell’unione di questo dominio nell’era della trasformazione digitale e che rappresentasse al meglio il posizionamento internazionale di e-Geos con il suo eco sistema di clienti, partner ed anche competitor. Né è scaturito un High Level Forum dall’impatto internazionale con più di 80 manager C-level da tutto il mondo riunitisi a Roma per un approfondimento che avuto tre momenti di dibattito con presentazioni e tavole rotonde. La dimensione degli operatori globali, quella dei nuovi attori nella costruzione della space economy e quella degli attori che estraggono informazione dai big data spaziali partendo da quelli di osservazione.Per una riflessione sugli assetti spaziali e sulle infrastrutture di Terra si sono alternati quindi sul palco i grandi gruppi industriali quali Airbus, Maxar ed e-Geos quale player industriale geospaziale di Telespazio/Leonardo; le nuove imprese che stanno realizzando nuovi assetti spaziali basati su costellazioni di mini/micro satelliti e gli attori che operano a Terra al fine di rendere fruibile nel tempo più rapido possibile i dati attraverso reti globali e con


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l’emergere di concetti quali il Ground-as-a-Service. Una panoramica che ha consentito di focalizzare il dispiegamento degli assetti di diversa tipologia e nei prossimi anni 2020-2022 e di comprendere quanto la generazione esponenziale di dati di osservazione della Terra sarà l’elemento più rilevante per disegnare il futuro di tale settore. Tutto ciò è già oggi e lo sarà sempre di più funzionale ad estrarre informazioni utili per indirizzare le esigenze degli utenti tradizionali ma anche delle nuove classi di utenti dei servizi geospaziali. Particolarmente interessante è stato quindi l’approfondimento con le start up, molte nate negli ultimi due anni, di Data Analytics che sviluppano ed utilizzano a tal fine nuove classi di algoritmi e tecniche di Intelligenza Artificiale applicate ai big data spaziali. Una panoramica completata dalle testimonianze delle istituzioni europee, Agenzia Spaziale Europea, Commissione, entrusted entities, attori essenziali nel consolidamento e sviluppo della leadership europea nel settore e dalla riflessione sulla collaborazione attraverso la filiera e con il mondo delle piccole e medie imprese, particolarmente rilevante nel contesto ad alto tasso di innovazione della geoinformazione. Ne è seguito un momento istituzionale con i messaggi di saluto di Gianni De Gennaro, Presidente di Leonardo, Luigi Pasquali, AD di Telespazio, Giorgio Saccoccia, Presidente ASI e il panel Space for Citizen, con Alessandro Profumo, AD di Leonardo, l’Ammiraglio Carlo Massagli, Consigliere Militare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Angelo Tofalo, Sottosegretario al Ministero della Difesa, Roberto Morassut, Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, e Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali.

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ALTEC ECCELLENZA ITALIANA

SPACEGATE DELLA NEW SPACE ECONOMY di Redazione @ASI_spazio

Il prototipo di ExoMars 2020 nei laboratori Altec di Torino, sede del centro di controllo missione.

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Altec (Aerospace Logistics Technology Engineering Company) è il centro italiano di eccellenza per la fornitura di servizi ingegneristici e logistici per l’utilizzazione della Stazione spaziale internazionale e per il supporto alle missioni di esplorazione planetaria. Al fine di cogliere al meglio le opportunità offerte dalla New Space Economy, Altec si propone con un ruolo da protagonista con il progetto SpaceGate, agendo cioè come «sportello per clienti» europeo, nell’offerta di servizi chiavi in mano per accesso flessibile a varie piattaforme e servizi end-to-end per payload ed esperimenti. Dalla necessità di permanere per pochi minuti in condizioni di microgravità, a missioni scientifiche di media-lunga durata, dall’accesso a piattaforme per volo spaziale umano, alla possibilità di recupero post volo per esperimenti e payload. I servizi offerti da Altec sono rivolti al supporto al cliente fin dalle fasi iniziali di concept e studio di fattibilità del sistema. Successivamente il servizio si esplicita nella progettazione e sviluppo del payload ed esperimenti, con relativa integrazione, verifica e test, fino ad arrivare all’esecuzione delle operazioni in orbita ed al recupero e processamento dati. Le attività di test vengono supportate sia utilizzando infrastrutture esistenti in azienda sia attraverso una rete di partners in grado di coprire le varie esigenze. Altec ospita il Rover Operations Control Center, che si compone tra le altre cose di un Mars Terrain Simultor, affiancato da un Moon Mars Terrain Demonstrator dedicato alle attività di ricerca e sviluppo, elementi che rappresentano asset strategici per il supporto alle attività di esplorazione europea. «Altec ricopre un ruolo chiave nell’implementazione della New Space Economy» ha detto Fabio Massimo Grimaldi, Presidente di Altec. «L’esperienza ventennale di Altec nei servizi al cliente di accesso allo spazio per payload ed esperimenti – afferma Vincenzo Giorgio, amministratore delegato di Altec – e la varietà di soluzioni offerte grazie alle partnership dell’azienda consentiranno di soddisfare tutti i requisiti del cliente attraverso un’unica interfaccia, lo SpaceGate»


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SPAZIO AI LIBRI

GEOPOLITICA DELLO SPAZIO di Fabrizio Zucchini @ASI_spazio

Prove di cooperazione spaziale: gli astronauti Donald Slayton, Thomas Patten Stafford e Vance Brand con i cosmonauti Alexei Leonov e Valeri Kubasov, membri dell’Apollo-Soyuz Test Project.

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Il titolo del nuovo libro di Marcello Spagnulo, Geopolitica dell’esplorazione spaziale (Rubettino, pp 258), potrebbe indurre il lettore a pensare che parli di argomenti complessi e lontani da noi. Invece il libro espone in termini semplici una realtà avvincente, le cui prospettive di crescita in un contesto di mutazione costante degli scenari internazionali ci appartengono molto più di quello che noi possiamo immaginare. Il libro, che vanta la prefazione dell’astronauta Luca Parmitano e postfazione dell’economista Carlo Pelanda, racconta come l’esplorazione dello Spazio sia stata influenzata più dalle ambizioni politiche degli stati che da una genuina spinta scientifica. Dagli anni 60, gli esseri umani esplorano lo Spazio, dodici astronauti hanno calpestato il suolo lunare, la Stazione Spaziale Internazionale è abitata in modo continuativo da oltre venti anni e molte sonde hanno inviato informazioni importanti su corpi del sistema solare, atterrando su alcuni di essi. Tutto questo ci dovrebbe mettere di buon umore e far pensare che gli esseri umani abbiamo imparato attraverso il settore spaziale, che per fare grandi progressi è necessaria una collaborazione internazionale, conditio sine qua non di una possibile futura colonizzazione di altri pianeti. Esplorando mondi lontani in realtà abbiamo anche capito l’enorme fragilità del nostro Pianeta. I satelliti e le fotografie, spesso scattate dagli stessi astronauti testimoni “umani”, hanno messo in luce un sistema fortemente compromesso dall’azione “antropica”. Non solo, l’era della collaborazione internazionale che era seguita alla corsa allo spazio degli anni 60, con la competizione delle potenze Usa/ Urss, secondo le riflessioni dell’autore, potrebbe lasciare il passo ad un nuovo periodo di conquista spaziale di alcune nazioni al fine di imporre il loro predominio sulla Terra. In questa nuova corsa allo Spazio, oltre agli Stati Uniti e alla Russia, si aggiungerebbe la Cina, sempre più consapevole dei propri mezzi, mentre l’Europa starebbe facendo un passo indietro, restando lontana dagli altri competitor. Le aspettative dell’umanità di colonizzare Marte potrebbero infrangersi contro l’interesse di alcune nazioni che utilizzerebbero le conoscenze e le tecnologie del settore spaziale per creare nuovi scenari bellici, dove super-potenze si combatterebbero con l’ausilio di stazioni spaziali, droni creati per accecare i satelliti avversari e altri macchinari. Collaborazione o competizione? Quale sarà il futuro del settore spaziale? Lo sviluppo tecnologico e le ricadute sociali, saranno a favore di tutta l’umanità o di soli pochi privilegiati? Se volete farvi un’idea delle possibili risposte, allora non dovete far altro che leggere Geopolitica dell’esplorazione spaziale di Marcello Spagnulo.


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