Giornale del Cartolaio - Settembre 2017

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semplici, vari, democratici

La cultura del gioco

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uali sono i nuovi modelli educativi delle famiglie italiane, chi sono gli attori principali e qual è il ruolo del gioco nel percorso di crescita dei bambini? È l’argomento della ricerca “Liberi di Giocare, Liberi di Crescere”, commissionata da Globo Giocattoli ad AstraRicerche e presentata a Milano il 7 giugno scorso dal noto sociologo Enrico Finzi. L’analisi è stata condotta a febbraio 2017 tramite 611 interviste on line somministrate con il metodo C.A.W.I.

(Computer Aided Web Interviewing) su un campione di genitori, zii, nonni di età compresa fra i 20 e i 65 anni, che si occupano regolarmente di bambini sino a 12 anni. Ed ecco i risultati, a tratti sorprendenti. Chi si occupa dei bambini? Nella famiglia italiana – consolidata ormai nella sua accezione di “allargata” - sono solo il 60% i genitori (comprendendo anche il partner di uno dei due) coinvolti direttamente nell’educazione dei figli. Il restante 40% fa capo alle figure di tate, baby sitter, educatori (9%), ai nonni (7%) e ad una percentuale crescente di zii (21%). «Non solo il modello di famiglia è cambiato – ha evidenziato Enrico Finzi – ma negli ultimi anni si sono evoluti anche gli approcci educativi». Come ci si approccia ai più piccoli? Oggi è predominante l’approccio più “affettuoso”, rappresentato dagli adulti “empatici allegri” (42,4%), e il gioco viene considerato il modo per avvicinarsi al mondo in modo

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■ di Maria Eva Virga

lieve, esplorarlo senza fatica e senza paura, accompagnati da adulti affettuosi, allegri e pronti a mettersi nei panni del bambino. A seguire, quasi a pari merito, ci sono i “rispettosi attenti” (41.2%): aperti e in ascolto, rispettosi della “persona bambino”, complici e pronti a dare fiducia ai più piccoli. Per loro il gioco insegna a stare al mondo, a rapportarsi alla vita e alle sfide quotidiane. A conferma del forte cambiamento di rotta degli ultimi decenni, i “severi efficientisti” scendono al 16,4%: questi ultimi sono concentrati sul rispetto di regole e ruoli; per loro il gioco è quasi “un duro lavoro”, rappresentando, infatti, un fondamento per crescere e scoprire se stessi attraverso le proprie capacità e i propri limiti. Il gioco è cruciale nell’educazione Dalla ricerca emerge, inoltre, che il gioco è una cosa seria e ricopre un ruolo sempre più cruciale nell’educazione dei più piccoli. Il gioco è ritenuto quasi fondamentale per lo sviluppo intellettivo e motorio del bambino (61,4%), per lo sviluppo della capacità creative e cognitive (58,6%) e per la sua socializzazione (48,8%). Ma anche l’adulto riceve, per così dire, una

I mattoncini colorati della linea Legnoland di Globo sono un esempio di gioco “semplice”, che può essere apprezzato sia dagli adulti sia dai bambini.

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I dati di un’indagine di AstraRicerche individuano alcune tendenze in atto nell’attività di gioco tra adulti e bambini italiani: oltre ai genitori, sono importantissimi nonni, zii, tate; giocando insieme si rafforzano i legami; meglio scegliere giochi semplici per essere più “empatici” e “allegri” sorta di risposta educativa, giocando con il proprio figlio, nipote o “assistito”. Dalla ricerca emerge infatti l’importanza di giocare insieme ai bambini: nel 90,7% dei casi gli intervistati affermano che giocare col bambino di cui si occupano rafforza il legame che hanno instaurato con lui e per l’87,4% dichiarano di usare “giochi semplici”. Semplicità, la chiave di volta Si arriva, così, a parlare oggi di una vera e propria cultura del gioco, secondo la quale i bambini devono giocare tante ore al giorno (90%) e non sono necessari giochi costosi ed elaborati, ma oggetti semplici e capaci di stimolare la creatività (90%), non necessariamente nuovi (88%) o numerosi (86%). È preferibile che siano vari, colorati, stimolanti (86%), non imposti dagli adulti (61%) oltre che di prezzo contenuto e dunque accessibili (79%). All’interno del nucleo familiare i principali sostenitori dei giochi semplici che stimolano la creatività sono le donne e gli zii, così come i nonni, con focus tra gli appartenenti ai ceti medio-alto per cultura e tenore di vita. «In sintesi, dunque, una piccola rivoluzione - commenta Finzi - che sottrae il giocattolo all’eccezionalità, per farlo diventare un supporto quotidiano, perché è ogni giorno che si cresce e si fanno conquiste.». S E T T E M B R E

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Il concetto di “rinforzo positivo” In questa direzione si afferma un aspetto determinante della moderna cultura del gioco. L’80% degli intervistati, infatti, promuove l’approccio premiante, o meglio definito come “rinforzo positivo”: un approccio fondato sull’idea di sostenere il bambino con apprezzamenti verbali su quanto ha fatto, con giochi o svolgendo attività insieme come gratificazione per le sue piccole e grandi conquiste quotidiane. Nulla a che vedere con una sorta di “pagamento”, bensì un vero e proprio rinforzo di autostima attraverso l’attivazione di un circolo virtuoso che riconosce le conquiste (piuttosto che punire le mancanze) capace di portare il bambino a rinforzare i suoi comportamenti positivi, a darsi degli obiettivi e a fare piccoli passi verso essi. «I risultati di questa ricerca sono molto interessanti – ha affermato Massimo Rossi, direttore generale di Globo – e ci permettono di capire che il percorso che abbiamo intrapreso, in questi anni, che vede il gioco come elemento fondamentale nella crescita dei bambini, è quello giusto e si rispecchia nella società moderna. Il gioco deve essere semplice e vario, stimolare la creatività e deve avere un prezzo “democratico”: sono tutti elementi chiave della nostra mission, in cui crediamo molto e che portiamo avanti con passione».

Un ponte tra realtà e fantasia

Nella collana Tecniche Nuove Junior il libro Mamma, papà giochiamo insieme? di Donatella Celi intende offrire a genitori ed educatori stimoli e proposte di attività ludiche da vivere con i bambini, in modo da creare, con leggerezza e divertimento, un ambiente favorevole all’ascolto, alla condivisione, alla comprensione e alla conoscenza reciproca. Il gioco infatti rappresenta un ponte tra realtà e fantasia, è il campo privilegiato dove i bambini scoprono e si misurano con il mondo, esprimono i propri vissuti, le proprie paure, i propri talenti e desideri. Attraverso la magia del gioco i bambini possono scoprire se stessi, raccontarsi, superare eventi difficili e apprendere cose nuove. Un percorso che gli adulti possono incoraggiare e semplificare, conoscendo meglio la grammatica di questo linguaggio.

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Il futuro “multiplo” della cartoleria Il sociologo Enrico Finzi risponde alle domande di Gec sulla destagionalizzazione degli acquisti e sul ruolo della cartoleria nelle varietà delle vendite Il sociologo Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche Dai dati che ogni anno diffonde Assogiocattoli, l’associazione dei produttori di giocattoli, si nota che gli acquisti dei giochi per bambini sono sempre concentrati sotto Natale. Secondo lei come si può modificare questa “abitudine” italiana? «Non è facile, ma credo che stia emergendo una certa sensibilità e attenzione al gioco dei bambini, in questi ultimi tempi, dimostrata anche da questa ricerca. Mi chiedo: “Perché sui settimanali d’opinione o sui femminili non esiste una rubrica sul gioco?” Se ci fosse, così come avviene per la cucina, ad esempio, anche il giocattolo diventerebbe un prodotto “di tendenza”. Fino a qualche anno fa non si parlava così tanto di “food” se ci pensate. Teniamo conto, inoltre, che ormai la maggior parte delle testate ha anche una versione on-line o social che ben si presterebbe alla diffusione della cultura del gioco. Non solo bisognerebbe “par-

larne di più”: io credo che si dovrebbero incentivare anche la realizzazione di premi e sponsorizzazioni, non solo di advertising». Che ruolo può svolgere la cartoleria nell’incremento dell’acquisto di giocattoli, soprattutto di quelli “semplici” di cui si parla nella ricerca? «Innanzitutto alcune cartolibrerie sono ancora troppo piccole e perciò hanno troppo poca pedonabilità. Quelle che “funzionano” meglio hanno una location vicino alle scuole e sono in grado di diversificare la loro offerta, includendo anche libri non scolastici e giochi. Alcune tipologie di giocattoli – piccoli, colorati, realizzati con materiali sicuri ed ecologici, come ad esempio il legno – sono più “trendy” e si prestano a una certa modulabilità. Sono inoltre molto coerenti con il resto dell’offerta presente naturalmente in quel canale, come ad

esempio le matite colorate o la carta stessa. Si tratta di cercare ed esporre prodotti realizzati con materiali più “congrui”. La cartoleria inoltre deve essere “colorata”. Non deve essere una “edicola” sovraccarica di gadget, ma uno spazio ampio, molteplice e propositivo. Il cartolario vero è un imprenditore che sa essere anche un consulente, sa proporre e consigliare i prodotti migliori, anche tra i giocattoli. Tra l’altro bisogna guardare anche la frequenza di visita nelle cartolerie, che, soprattutto in alcuni periodi dell’anno o in determinate fasce orarie, fa la differenza. Mi verrebbe da dire che il futuro delle cartolerie è quello di essere “multiple”: se penso all’orario in cui sono obbligate ad aprire la mattina presto per poter accogliere le richieste degli studenti prima che entrino a scuola, mi verrebbe da pensare che potrebbero persino offrire il cappuccino!».

La ricerca “Liberi di Giocare, Liberi di Crescere”, è stata presentata a giugno a Milano da Massimo Rossi, direttore generale di Globo (a sinistra), ed Enrico Finzi, presidente di AstraRicerche.

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