Turismo e Golf in Italia

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Anno 4 - Numero 8

Dove i Golfisti si ritrovano per consolidare le conoscenze avviate sul Green e sulla Rete INTERNATIONAL TAX&Investments GOLF

SILVA2014

REPUBBLICA DOMINICANA IRLANDA

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GOLF & COUNTRY CLUB CASTELLO DI TOLCINASCO Marco Brunella

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Luca Fusar Poli

Diana Scrob



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TURISMO E GOLF IN ITALIA: UNA CRISI ANNUNCIATA I

Ennesima occasione mancata di sviluppo. Esistono però due eccezioni di ottimo livello organizzativo: Consorzio Marca Treviso Golf in Veneto e Golf District Apulia

l Golf in Italia rappresenta, al pari di altre attività, l’eterna opera incompiuta e l’ennesima occasione mancata per lo sviluppo economico, culturale e turistico del Paese. Come già riportato in precedenti articoli, (vedi www.golfpeople. eu/?p=56907), il settore del golf in Italia

risente in misura maggiore della gravissima crisi che attanaglia l’economia in quanto assolutamente impreparato e totalmente sprovvisto di risorse umane adeguatamente preparate e formate in materia di organizzazione aziendale, gestionale, marketing e finanza e capaci di saper affrontare un momento drammatico come quello attuale e riuscire a coglierne le indubbie enormi opportunità offerte. A riprova di quanto appena espresso nei mercati finanziari, e non solo, le grandi ricchezze si creano nelle situazioni di grandissima tensione e criticità, non a caso un vecchio adagio tramandato di generazione in generazione nel parterre della Borsa Valori di

Milano recita nel modo seguente: “Vendi quando si odono squilli di tromba e compra quando rombano i cannoni”. In Italia il prodotto turistico Golf avrebbe in teoria tutte le caratteristiche per essere il migliore in Europa, ma una serie di problematiche tipiche del Paese, quali gelosie, invidie, interessi locali, mancanza di professionalità, assenza di una strategia, nessuna politica centrale definita, burocrazia asfissiante, scarsità di risorse finanziarie ed umane, hanno fatto si che uno dei potenziali giacimenti naturali ed inesauribili nazionali non decollasse mai veramente ed a confermare queste parole sono i duri e crudi numeri delle rilevazioni. Nel 2012 il turismo del golf in Italia, secondo quanto elaborato da rinomate società, ha prodotto 3 milioni di pernottamenti,

-5,5% rispetto al 2011, e 274 milioni di euro nel settore ricettivo, -7%, per il 2013 le previsioni sono addirittura peggiori, con un decremento atteso della spesa turistica pari ad un -8%. Anche la FIG Federazione Italiana Golf che dal 1954 ad oggi, ad eccezione del 1978 e del 1994 ha sempre registrato una crescita costante dei tesserati, passati dai 1.000 del 1955 ai 100.000 del 2011, nel 2012 ha dovuto segnare una perdita di 3.000 iscritti e nel 2013 di ol-

tre 6.000, mai così male dal 1954, cioè da quando esistono le serie storiche. A confermare ulteriormente lo stato di crisi del settore in Italia e l’assoluta impotenza delle istituzioni preposte che dovrebbero, al contrario contrastare tale situazione con interventi mirati e risolutivi, è stata una notizia, che purtroppo, contribuisce ulteriormente a peggiorare la già non particolarmente brillante immagine della disciplina golfistica, percepita e reale, sia a Andamento Tesserati Federgolf in Italia nel decennio 2003-2013


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livello domestico che soprattutto all’estero. Il Consiglio Federale della FIG Federazione Italiana Golf in funzione delle estreme difficoltà nell’individuazione e relativo coinvolgimento degli sponsor, ha annullato la gara dell’Open d’Italia femminile in programma al Golf Club Dolomiti dal 5 al 7 Luglio 2013. Tale decisione è stata presa dopo aver ascoltato le relazioni sulla situazione dell’ufficio marketing del consigliere Antonio Bulgheroni e sul budget preventivo e provvisorio da parte di Alessandro Rogato e Barbara Zonchello, rispettivamente presidente e direttore del comitato Organizzatore Open Professionistici di Golf. Nel 2013 anche il Salone Italiano del Golf, unico evento settoriale di rilevanza nazionale, gestito da Golf Town in partnership con FIG Federazione Italiana Golf,Verona Fiere e Golf Town dopo sei edizioni non è stato organizzato e nel 2014, riesumato con non pochi sforzi, ha dovuto ripiegare su una piazza minore come la Fiera di Parma che fondamentalmente ha fatto notizia solo per la scarsa attrattività esercitata nei confronti di espositori e visitori,sia italiani, che, soprattutto internazionali. Interessante osservare i dati dei tesserati nell’arco temporale intercorrente tra il 2003 ed il 2103 per avere una conferma puntuale ed impietosa dei mali, riassunti in una sola frase, mancanza di visione strategica e di competenze professionali che unite ad una incapacità operativa, stanno mettendo in ginocchio lo specifico settore dove ci aspetta il fallimento e/o la chiusura di numerosi circoli e di strutture attive nell’organizzazione di manifestazioni golfistiche. Una crescita lenta, in particolare considerando l’ultimo lustro a cui ha fatto da

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contraltare una riduzione, molto rapida e netta nel biennio appena trascorso. Negli ultimi due anni l’Italia ha perso market share sui flussi stranieri, mentre il 2013, iniziato con buone prospettive, ha subito un vistoso calo delle prenotazioni causato dal perdurante maltempo. Si evidenzia invece un andamento positivo per le aree geografiche di prossimità all’Italia come Austria, Francia, Spagna, Germania e per quelle più distanti rappresentate da Olanda e Scandinavia. Il potenziale di crescita non manca, i turisti internazionali accomunati dalla passione golfistica in Italia oscillano tra i 50 ed i 60mila, per un totale di circa il 25% del giro di affari, ma esiste al contempo

una domanda latente, non soddisfatta a causa delle problematiche evidenziate sopra, che potrebbe elevare le presenze ad almeno 200mila unità. Ma per raggiungere tali obiettivi occorre una mentalità turistica manageriale ed internazionale. Un legame quello tra turismo e golf che le singole regioni o consorzi tentano di rafforzare, puntando alla creazione di pacchetti di offerta integrata che abbinino enogastronomia, wellness, cultura e vacanze attive, di cui Golf People Club Magazine, attraverso il proprio direttore di area, architetto Andrea Alpini, ha, ancora una volta prima ed unica testata di settore in Italia, ha sviluppato, fin dal primo numero, e conquistato con riconosciuto successo la leadership assoluta. I tentativi effettuati nel passato per destagionalizzare le presenze e valorizzare il Centro – Sud, come avvenuto invece, con ottimi risultati in Portogallo e soprattutto in Spagna dove alle già note e strutturate località di Marbella e Mallorca, si aggiungerà tra poco, con particolare aggressività, anche Ibiza, sono naufragati miseramente tra alti investimenti di realizzazione, elevati costi di gestione dei resort e dei circoli golfistici, autorizzazioni negate per la costruzione di nuovi impianti, approccio individualistico e localistico. La Spagna nel 2013 i capitali stranieri affluiti al fine di effettuare investimenti sono ammontati a 28 miliardi di euro, registrando una crescita del +37%, risultati che fanno impallidire e relegare nei titoli di coda l’Italia, che ha registrato solo 6,6 miliardi di euro. Nella penisola Iberica, il mattone, dopo


cinque anni drammatici è diventato, in alcune aree del Paese, in particolare in quelle località, come Marbella, rinomate per una offerta golfistica di primo livello, 150 campi da golf, è diventato, per i prezzi stracciati una vera e propria calamita. Sulla costa le case di prima fascia vengono vendute tra il 30 ed il 40% del prezzo di cinque anni fa, mentre quelle di seconda fascia anche ad un 10% al di sotto del puro costo di costruzione. Nonostante sia conosciuta più per l’atmosfera relativamente cosmopolita, specialmente d’estate, Ibiza offre molto di più di quanto si possa pensare, il clima mite incoraggia sempre di più i visitatori a provare questo sport praticato per 12 mesi. Ad Ibiza esistono attualmente due percorsi: il Club de Golf Ibiza ed il Roca Lisa Club. Club de Golf Ibiza inaugurato nel 1990 e progettato da Pepin Rivero & Dave Thomas si trova in uno dei luoghi più belli dell’isola e con le sue 18 buche offre un percorso di fairway lunghi e ampi e green ondulati. Il club si trova in una valle poco profonda vicino al mar Mediterraneo ed è molto ben collegato da strade. Club de Golf Roca Llisa avviato nel 1992 è un campo di 9 buche situato in una delle zone più belle ed esclusive dell’isola. Il programma futuro degli amministratori prevede di sviluppare sempre di più tale settore con l’ambizione di arrivare ad essere tra le migliori strutture europee, con l’obiettivo di poter ospitare i giocatori in hotel di lusso offrendo agevolazioni e servizi di altissima qualità durante tutto l’arco dell’anno, inoltre verranno costruiti appartamenti e residenze in prossimità dei campi da golf.

Ibiza possiede due volti e due anime: una è la Party Island, l’altra è l’isola tranquilla ed incontaminata dove sono la natura ed il mare a dominare. Altrettanto duplice è il mercato immobiliare, il fantasioso complesso disegnato da Jean Nouvel ubicato nel porto raggiunge quotazioni da record con gli 11mila euro a metro quadrato, l’altro mercato, quello delle ville immerse nel verde o affacciate sul mare va da 1,5 milioni di euro fino ai 10 milioni ed oltre. I vertici del Club de Golf Ibiza unitamente a quelli del Roca Llisa Club stanno dialogando al fine di poter realizzare un complesso unico da 27 buche su di un terreno relativamente piano dotato di piste larghe e veloci. Ibiza è stata riconosciuta dagli acquirenti internazionali di immobili come una destinazione di lusso, un vero paradiso del lusso con un verde incontaminato, acqua trasparente e spiagge di sabbia bianca protette da leggi molto severe. L’interesse è rivolto soprattutto per la fascia alta del mercato, dove la domanda è elevata ma l’offerta limitata. i limiti alla nuova edilizia e la mancanza di terreni edificabili garantiscono un buon investimento. Alcune ville vengono affittate anche a 100mila euro alla settimana nel periodo estivo. Per attirare il golfista straniero è assolutamente necessario sviluppare, consolidare e mantenere una rete di percorsi vicini l’uno all’altro che abbiano intorno un nucleo di ospitalità, di infrastrutture e di servizi adeguati ed all’altezza del Made in Italy. In Italia vi sono 410 campi attivi, con 14 progetti in corso d’opera tra Liguria, Trentino Alto Adige, Toscana, Piemonte,

Umbria, Sardegna e Sicilia. Il valore di investimento previsto per il prossimo quinquennio è pari a 200 milioni di euro. Il progetto di maggior rilevanza riguarda Villafranca, in Lunigiana, dove, guarda caso a riprova dei mali endemici italiani del settore, una società finlandese ha deciso di investire 100 milioni di euro. Tra le operazioni più recenti si ricorda il Golf Club Toscana Resort Castelfalfi, la ristrutturazione dei Monasteri Golf Resort di Siracusa, nuove costruzioni a siena, nelle Marche ed ai piedi delle colline piacentine, in Sardegna è stato invece inaugurato il 18 buche integrato al 5 stelle Is Arenas di TH Resort, che ha conquistato così il primato di primo luxury resort dell’isola. Ogni regola ha la sua eccezione e neppure il golf si sottrae a questo assioma, per quanto riguarda l’avvio di iniziative di successo nell’ambito della promozione golfistica territoriale si devono menzionare due importanti strutture che agli antipodi, Veneto e Puglia, e con connotazioni giuridiche diverse, pubblica la prima e rigorosamente privata la seconda, stanno creando dei modelli che nel futuro potranno essere utilizzati, si tratta del Consorzio di Promozione Provincia di Treviso e Marca che sotto l’autorevole regia del direttore Alessandro Martini ha creato il progetto Golf in Veneto Treviso e del Golf District Apulia, www.golfdistrictapulia. it, guidato dal direttore generale Giuseppe Germano, già direttore Area Sud Golf People Club Magazine. Il Consorzio Marca Treviso punta a promuovere la propria offerta golfistica, che conta 45 campi in Veneto e nello specifico distretto trevigiano di un percorso a 27 buche, 3 da 18 e altri 5 campi da 9 buche in particolare in Brasile, India, Emirati Arabi e Cina. Nel settembre del 2013 è stata accolta una delegazione di operatori turistici brasiliani a cui è stato fatto conoscere il territorio, ed istituire delle partnership, ma anche l’occa-

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sione per sviluppare in parallelo la creazione di un prodotto che consenta ai turisti di oltreoceano di soggiornare in Italia per un periodo compreso tra i 10 ed i 15 giorni. L’idea del Consorzio Marca Treviso è di sviluppare un club di prodotto per il golf in sinergia con altre regioni italiane, mentre nella marca trevigiana, su 800 strutture presenti verranno incluse nel pacchetto turistico per il golfista non più di 20 – 25 complessi, tra hotel di fascia alta, alberghi di charme e dalla connotazione caratteristica, ubicati in prossimità dei circoli, ad una distanza non superiore ai 7 – 1° chilometri. Nella provincia di Treviso il turismo conta una presenza straniera per circa il 60% con una permanenza media di 4 – 6 giorni, interessante notare che che per quanto riguarda il golf l’incidenza internazionale è pari all’85% del totale, con una preponderanza di viaggiatori provenienti da Germania, Scandinavia, Inghilterra ed Irlanda. A regime tale progetto, denominato Golf in Veneto, per il quale la Regione ha stanziato un milione di euro, permetterebbe di generare un indotto per l’intero territorio interessato equivalente a 95 milioni di euro, con un valore medio di spesa giornaliera di circa 200 euro a persona. Da segnalare che la IAGTO International Association Golf Tour Operators, organismo internazionale di rappresentanza degli operatori turistici del golf ha assegnato al Veneto il premio quale Golf Destination Undiscovered of the Year 2013. Golf District Apulia è il primo distretto di golf presente nel Sud Italia e rappresenta un modo nuovo di concepire tale disciplina in Italia ed in particolare nella Regione Puglia. È un marchio che identifica un modello di qualità e di eccellenza per trascorrere una vacanza all’insegna del golf, che partendo dall’abbigliamento da indossare e dalla scelta del circolo, comprende le migliori proposte turistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio pugliese. Golf District Apulia è un potente strumento di comunicazione e di marketing del territorio, il cui obiettivo finale è quello di creare un’offerta turistica organizzata e di promuoverla in Italia e all’estero. Questa importante e prestigiosa iniziativa nasce dall’incontro di intenti di due operatori che hanno un alto profilo di esperienze tra loro complementari per il successo del progetto: Golf People Club Magazine e DoYouGolf ed annovera i seguenti patrocini istituzionali: Regione Puglia – Assesso-

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rato al Mediterraneo Cultura e Turismo, Provincia di Bari, Provincia di Foggia, Provincia di Brindisi, Provincia di Taranto, Provincia di Lecce, Provincia di Barletta – Andria – Trani, Comune di Bari, Camera di Commercio di Bari. Golf District Apulia nel corso del settembre del 2011 ha ospitato per una oltre una settimana circa una ventina di dirigenti

in rappresentanza dei più importanti tour operators statunitensi organizzando un particolare ed originale percorso enogastronomico, turistico, culturale e golfistico in Puglia che ha registrato un incredibile successo in termini di apprezzamento e gradimento sia per la qualità dei siti prescelti che per l’impeccabile organizzazione operativa. Golf District Apulia nel corso della stagio-

La Zagaleta, immersa nel verde delle colline,a nord di Marbella, a Benahavís, è diventata il rifugio di grandi patrimoni anonimi, e soprattutto discreti. Di quelli che muovono le fila del mondo mentre le telecamere puntano in altre direzioni. Banchieri, imprenditori, politici, uomini d’affari, molti inglesi e tedeschi, poi svizzeri, nordici e qualche arabo. Per un totale di 240 ville. Il prezzo medio è di 8 milioni di euro. La villa più cara ne costa 30. Per comprare una proprietà a La Zagaleta non basta però essere ricchi: i vicini pretendono aspiranti dirimpettai con un patrimonio dieci volte superiore al prezzo dell’immobile. E soprattutto che siano riservati, qui, è stato negato l’accesso perfino all’occhio di Google Maps. La zona fa gola a molti importanti politici russi. Uno dei residenti è l’ex sindaco di Mosca Yuri Luzhkov, la cui proprietà ospita alveari, un frutteto e un terreno di caccia privato. L’interesse della comunità russa per la Spagna della Costa del Sol però non è una novità. María Wibberley è direttrice di Rus Radio, una radio di Marbella che trasmette in lingua cirillica. Il palinsesto è pieno di notizie d’attualità, cultura, servizi, musica spagnola e come ovvio russa. Ma soprattutto informazioni immobiliari. Perché i moscoviti ormai non vengono solo per trascorrere qualche giorno di vacanza. Nel Triángulo de oro – Marbella, Benahavís ed Estepona – il numero dei resi-

ne 2012 ha organizzato un prestigioso ed importante circuito golfistico che ha coinvolto oltre 1.000 golfisti e relativi ospiti svoltosi nei tre campi pugliesi più blasonati, partito da Bari Alto e proseguito all’Acaya si è concluso al San Domenico con una spettacolare cena di gala a base di eccellenze enogastronomiche locali e la presenza di numerosi protagonisti del mondo del jet set.

denti di classe medio-alta cresce di anno in anno. E in tempi di crisi, i russi sono soprattutto sinonimo di denaro sonante. A conferma di quanto espresso le agenzie immobiliari spagnole, hanno subito colto l’occasione organizzando il Russian Meeting Point, una grande fiera dell’immobile: 29 grandi banche e imprese spagnole e oltre 70 investitori giunti da Mosca, San Pietroburgo, Samara, Sochi, Krasnodar, Daguestán e perfino da Kiev, in Ucraina. I russi vanno matti per la Spagna: amano la spiaggia, il cibo, la movida. Il turismo russo è quello che è più cresciuto negli ultimi anni in Costa del Sol, proprio perché hanno comprato una parte importante di stock immobiliare che è disponibile nella zona, spiega Enrique Lacalle, presidente del Marbella Meeting Point. «C’è una grande richiesta da parte della fascia medio-alta. Per loro, in questo momento, il mercato immobiliare spagnolo è molto conveniente». A Malaga si contano già sulla carta 4.171 residenti di lingua russa, ma le stime parlano di almeno 20mila cittadini dell’ex Repubblica sovietica che hanno messo radici in provincia. La comunità russa è d’altronde la più numerosa a venire in Spagna: nel 2013 più di 1,2 milioni, quasi quattro volte tanto rispetto alle cifre del 2007. Ma un nuovo record di presenze è già previsto per la fine del 2014. Perciò non sorprende che le autorità locali abbiano deciso di aprire, proprio questo mese, un ufficio turistico permanente a Mosca, dove è già possibile prenotare dei voli diretti per Almeria e Malaga. Insomma, non solo i russi portano qualcosa di prezioso per il settore turistico, cioè spendono di più (in media 1.600 euro per un soggiorno), ma vogliono investire del capitale. E con il crollo dei prezzi in terra iberica ci sono molte opportunità. Secondo le prime stime del mercato, il valore medio dei loro acquisti supera di gran lunga i 500mila euro, soprattutto a Marbella. Guardano con interesse non solo La Zagaleta, ma anche Sierra Blanca e Villapadierna, altre due oasi di lusso della costa, dove i prezzi delle ville si aggirano attorno ai 6 milioni di euro. Come conferma Ricardo Arranz, presidente dell’Associazione Nazionale di Turismo Residenziale, la maggior parte di quelle proprietà in vendita, oggi appartiene a famiglie russe. In Costa del Sol quindi non ha sorpreso molto l’annuncio fatto dal Governo spagnolo nel dicembre 2013: il premier Mariano Rajoy ha promesso la cittadinanza agli stranieri extracomunitari a patto che acquistino un immobile dal costo superiore ai 500 mila euro. Insomma un modo per dire ai turisti russi che il loro interesse per il sofferente mercato immobiliare iberico piace, eccome.

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Il Golf, con le sue criticità sistemiche ed endemiche, rispecchia esattamente e pedissequamente tutti i peggiori mali che attanagliano l’Italia in una morsa micidiale da quando nel 1999 è entrata a far parte dell’Unione Monetaria Europea il cui finale prevede un brusco risveglio dopo tre lustri di riposo sugli allori dell’euro, gli interventi strutturali andranno fatti: nell’interesse del Paese, altrimenti verranno imposti. Di sicuro il rapporto di cambio con il quale la Lira è entrata nell’Euro non ha favorito il Paese. Da quel matrimonio però sono ormai trascorsi 15 anni. E allora quando si scopre che dal 1999 ad oggi l’Italia è stato l’unico Paese dell’eurozona dove il Pil pro-capite è regredito del 3% quando persino in Portogallo e Grecia è aumentato, rispettivamente dello 0,8 e del 2,7%, quando in media è salito del 10,7% e ci sono Paesi come Germania e Finlandia nei quali si è addirittura impennato del 21,3 e del 20,9%, diventa inevitabile guardarsi allo specchio e concludere con un sonoro mea culpa. Perché non si è capito, o non si è voluto capire, che il biglietto di ingresso nell’ Euro non rappresentava una conquista in sé ma il principio di una rivoluzione culturale, politica, sociale ed economica che, se non cavalcata con prontezza e lungimiranza, avrebbe finito per sommergere tutto. Come in parte è accaduto. Raggiunta la meta, il Paese si è invece seduto su un compiaciuto immobilismo, nell’illusione che comunque Roma restasse “caput mundi” e il riposo del guerriero fosse più che meritato dopo le dure fatiche per rincorrere la moneta unica. Quel riposo è durato 15 anni: niente serie riforme strutturali, troppo costose politicamente. E poi la nuova era dei bassi tassi di interesse alimentava l’errata impressione che non fossero poi così necessarie o urgenti. La crescita economica sempre più piatta? Passerà. Questo è esattamente ciò che è successo nel Golf in Italia un cullarsi nell’acqua tiepida posta sul fuoco senza capire da parte dei vertici preposti, privati ed istituzionali, che a lungo andare l’acqua avrebbe cominciato a scaldarsi troppo ed a bollire senza scampo chi fosse rimasto a crogiolarsi in un tempo che fu e che mai più sarebbe ritornato. Il risveglio è stato violento. Brutale. Al contrario di Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Cipro l’Italia è riuscita finora a evitare l’arrivo della “troika”, il commissariamento internazional-europeo, le riforme su diktat altrui. Ma sarebbe illusorio credere per la seconda volta di poter restare nell’Euro cullandosi nel dolce far quasi nulla con il debito in aumento, la competitività alla deriva, la crescita condannata a vivacchiare nel torpore strutturale. Anzi, sarebbe suicida per il Paese e i suoi partner: siamo troppo grandi per fallire in solitudine. Le riforme, non a chiacchiere, dunque s’hanno da fare. Altrimenti, prima o poi, verranno imposte da qualcuno. Prima che nell’interesse europeo le riforme però vanno fatte nell’interesse nazionale: alla fine l’ha capito anche la Francia socialista di François Hollande, che «se l’economia non cresce, se aziende e sistema-Paese non producono ricchezza, non c’è più niente da redistribuire». Nel mondo globalizzato e sempre più mobile, la concorrenza

è senza quartiere: vince chi è più competitivo cioè chi innova di più, investe su cervelli e materia grigia a tutti i livelli, forma manodopera sempre più qualificata, si adatta ai cambiamenti a ciclo continuo con sistemi organizzativi, prodotti, servizi e mercati, del lavoro e non, sempre più flessibili. Perde, invece, chi si ostina a sognare palliativi da deficit spending senza rinnegare modelli di sviluppo superati, sclerotici, inefficienti e abbarbicati alle mille rendite di posizione che hanno creato. A furia di far finta (quasi sempre) di fare le riforme, a differenza degli altri partner dell’Euro, l’Italia è finita nel club del potenziali perdenti: non solo da oltre un decennio è scivolata in fondo alla classifica Ue della crescita economica ma si ritrova molto in basso anche in quella mondiale della competitività: secondo l’indice IW 2013, su 50 Paesi è 34ma nel gruppo delle location di scarsa qualità (con Grecia, Portogallo, Turchia, India, Messico e Sudafrica) e 40ma per dinamismo da ansia di recupero. Nemmeno nell’ultimo rapporto EuroPlus Monitor, pubblicato nel dicembre 2013 a Bruxelles, il giudizio è confortante: « L’Italia ha un’economia matura con molte debolezze e pochi punti di forza. La situazione fiscale appare stabile nonostante la crescita tendenziale molto bassa. Per le sfide da affrontare, le riforme strutturali sono però troppo modeste e irregolari. La spinta alla crescita potenziale troppo debole». Holger Schmieding, capo economista della banca Berenberg e autore dello studio, aggiunge che «le riforme in Italia sono cominciate più tardi senza raggiungere per ora intensità e ambizioni di quelle di Grecia e paesi iberici. Per questo la competitività non è migliorata, l’export sta facendo un po’ meglio ma i costi del lavoro e l’eccesso di regolamentazione per prodotti e servizi si sono ulteriormente deteriorati». Non a caso su 20 Paesi (i 17 dell’euro più Svezia, Gran Bretagna e Polonia ) il Paese risulta ultimo per crescita tendenziale e costi del lavoro, penultimo per iper-regolamentazione dei mercati, diciottesimi per competitività, tassi di occupazione, elasticità delle pratiche di assunzione e licenziamento dove, con la Francia, occupa addirittura il 143mo e 144mo posto nelle graduatorie mondiali. In fondo in classifica anche per la valorizzazione del capitale umano, ormai la discriminante fondamentale di crescita e competitività. «I problemi dell’Italia si accumulano irrisolti da oltre 30 anni. Nascono dall’elefantiasi di un settore pubblico invasivo, inefficiente e improduttivo e dalla caduta della produttività» riassume un funzionario europeo. Per questo, insiste, sbaglia chi insegue la competitività limitandosi a tagliare i salari: oggi in Italia i salari sono già bassi ma la produttività lo è ancora di più. Se non la si aumenta, non ci sarà crescita economica perché la competitività degli altri restringe la torta a disposizione: quindi o la si amplia con le riforme oppure si declina. Non basta. Il precariato ha interrotto il legame tra salario e formazione professionale, il flusso dai settori vecchi a quelli nuovi perché chi ce l’ha si inchioda al proprio lavoro e questo irrigidisce tutto il sistema.

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DITORIALE

Stefano Masullo con Ivo Volpi di Misurata fondatore e presidente Real Time srl

Relazioni & Investimenti Internazionali

olf People Club Magazine sviluppa e consolida quotidianamente concrete e fattive relazioni di affari contribuendo in modo fondamentale al lancio ed al successo dell’eccellenza italiana e non solo, annoverando tra il proprio pubblico il 10% delle famiglie italiane più facoltose e influenti, quelle che detengono un patrimonio globale superiore agli 800.000 euro, equivalenti al 47% della popolazione in possesso del totale della ricchezza nazionale, 1milione e 208mila unità, la metà dei 2,4 milioni di nuclei più ricchi. Golf People Club Magazine, grazie a questo posizionamento strategico perseguito fin dal concepimento della testata, ha accolto con piacere nella propria compagine azionaria, con una quota del 10%, LB Holding

Group AG, una importante e riservata società holding basata a Ginevra e in Lussemburgo, dotata di una sede operativa di oltre 1.000 metri quadrati e di uno staff di 15 risorse umane, attiva nell’esercizio di ogni attività di carattere fiduciario e finanziario. Golf People Club Magazine, con tale strategica operazione inaugura una sezione speciale della rivista in lingua Francese, ed in seguito anche in lingua Tedesca in modo tale da poter essere diffusa nelle importanti ed esclusive piazze finanziarie di Ginevra, Montecarlo, Beirut e Zurigo.

Nino Calogero, Ambassador of Friendship of the Rotary Club of New York, The Host Club of America, to the clubs of the East Mediterranean basin, Nicosia – Cyprus – Tripoli – Lebanon, direttore Kalosnetwork nonché direttore generale Area Libano Golf People Club Magazine, ha realizzato, come prima iniziativa strategica, la presentazione, nella cornice del Boat Show di Beirut 2014, organizzato da Albert Aoun, presidente IF& P, dell’esclusivo progetto DeLuxeClub IFM, circolo dell’eleganza e del lusso italiano promosso dalla Fondazione Isotta Fraschini e dal network Kalosnetwork.

Maria Grazia Borelli con Raffaele Morelli psichiatra, psicotarapeuta e scrittore italiano sopra da sinistra: Bianca Maria Miola Vecelli,Yulia Shesternikova, Caterina Prearo De Vecchi presidente Golf Club Ca’ della Nave, Luisa Fortuny stilista internazionale

Stefano Masullo, Bianca Maria Miola Vecelli, Lioness Paw, super premium vodka, Pinot Nero Oltrepo Pavese, Azienda Agricola Cavallini 1919 Maria Grazia Borelli con Nicola Fiasconaro pasticcere pluripremiato, ambasciatore in tutto il mondo dell’eccellenza dolciaria italiana

a lato: Francesco Gardin presidente Golf dei Laghi Travedona Monate, Yulia Shesternikova sopra: Maria Grazia Borelli con Tommaso Chiarella presidente Premio Internazionale Excellence a lato da sinistra: Maria Grazia Borelli, Raffaella Corsi Berini presidente Salotti del Gusto, Yulia Shesternikova

a lato da sinistra: Maria Grazia Borelli, Emiliano Usai EMEA Jeep Market Italia Events Manager, Yulia Shesternikova

sotto: Maria Grazia Borelli con Roberto Tavecchio presidente La Pinetina Golf Club a destra: Maria Grazia Borelli con Saul Kgomatso Molobi console generale del Sudafrica a Milano


sotto: Jean-Louis Tourtoulon presidente e direttore Golfmoov, il più importante giornalista sportivo di Golf in Francia, già colonna portante di Canal Plus, giocatore di Footgolf, David Bermudez Villamarin consulente strategico Rum Santiago de Cuba,Villamarin, Maria Grazia Borelli, Frédéric Dèhu campione francese di calcio, Barcellona, Olympique Marsiglia e Nazionale Francese, giocatore di Footgolf

a destra: Maria Grazia Borelli con Livia Colantonio proprietaria Tenuta e Cantine Castello delle Regine

sopra da sinistra: Maria Grazia Borelli, Paul Grilli Portigliotti direttore Luxury in The World, Stefano Masullo, Luca Rivelli presidente IKEMilano, Vlada Kurilova modella

Colazione esclusiva organizzata da Saul K. Molobi console del Sudfarica e da Lance Littlefield direttore Ente Turismo Sudafrica svoltasi al Cracco Peck riservata a 12 giornalisti di testate come Golf People Club Magazine, Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale

sotto da destra: Maria Grazia Borelli e Carlo Cracco chef executive Cracco Peck , tra i 50 migliorei ristoranti al mondo, conduttore televisivo Masterchef Italia e chef due stelle Michelin

sopra: Maria Grazia Borelli con Claudio Sadler chef due stelle Michelin fondatore ristorante Sadler Milano

sopra da sinistra: Maria Grazia Borelli, Luisa Fortuny stilista internazionale, Caterina Prearo De Vecchi presidente Golf Club Ca’ della Nave a lato: Maria Grazia Borelli, Heinz Beck, lo chef più stellato d’Italia nonchè, probabilmente il più famoso e prestigioso al mondo master chef Ristorante La Pergola, ubicato al nono piano dell’Hotel Hilton Cavalieri di Roma, Adolfo Panfili, medico chirurgo specializzato in ortopedia, opinionista RAI, medico di celebrità internazionali, docente universitario, presidente AIMO Associazione Internazionale Medicina Ortomolecalore, disciplina introdotta in Italia proprio da lui su incarico del premio Nobel professor Linus Pauling, suo maestro personale.

a sinistra: Maria Grazia Borelli con Nicola Mendotto direttore Villa Montepoldi Università degli Studi di Firenze

a lato da sinistra: Maria Grazia Borelli , Giorgio Meroni presidente Scuderia Ferrari Erba, Alessandro Pollio Salimbeni direttore marketing territoriale Comune di Milano, Carlo Piazzoli co-fondatore Luxury in The World

a destra: Gerolamo Valle presidente Golf Tennis Club La Pineta di Arenzano, Maria Grazia Borelli


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DITORIALE

Dario Bartolini vincitore dello Slam dei Giornalisti Golfisti Italiani

Dario Bartolini direttore editoriale Golf People Club Magazine, nonché vincitore per ben 5 anni consecutivamente, dal 2007 al 2011, del titolo di campione italiano dei giornalisti golfisti, dopo il successo ottenuto da Barbara Zonchello nel 2012, con l’edizione 2013, nella splendida cornice del Verdura Golf & Spa Resort, a iscrivere per la sesta volta, primo ed unico tra i giornalisti golfisti a vantare un simile primato, il proprio nome nell’albo d’oro del torneo organizzato dalla AIGG (Associazione Italiana Giornalisti Golfisti), struttura fondata nel 1975 e presieduta da Marco Dal Fior, capo redattore Corriere della Sera ed editorialista Golf & Turismo. Da segnalare che Dario Bartolini con questa vittoria si aggiudica lo Slam dei titoli italiani della categoria avendo vinto, il 15 Ottobre 2013 al Golf Club Chervò Golf Hotel & Resort San Vigilio, anche il titolo di campione italiano di doppio giocando in coppia con Giorgio Piccaia, noto ed eclettico artista, nonché collaboratore Golf People Club Magazine. Dario Bartolini ha preceduto Prisca Taruffi (18 Golf) e Roberto Roversi (Gazzettino), i titoli italiani di seconda e terza categoria sono andati invece a Giuseppe Negri (Foro Parmense) e Roberto Coramusi (FIGC) che hanno preceduto rispettivamente Sandro Marini (RAI) e Salvatore Brancati (free lance), secondi, e Stefano Nava (Tribuna di Treviso) e Emiliano Crespi (ANSA), terzi. I migliori risultati al netto dell’handicap sono stati invece realizzati da Giuseppe de Filippi (TG5), Giuliano Sadar (Rai) e Stefano Spisani (Notiziario Agricolo).

Il premio per la miglior giocatrice è andato a Beatrice D’Ascenzi editorialista Golf People Club Magazine, testata che si evidenzia

Dario Bartolini con Giorgio Piccaia

Maria Beatrice D’Ascenzi socio Parco di Roma Golf Club

per aver trionfato nella stessa gara in due categorie diverse con altrettanti componenti dei vertici editoriali, e quello per il miglior senior a Pietro Calderoni (Mondadori). I premi challenge riservati al miglior giornalista professionista ed al miglior

giornalista pubblicista (assegnati sul netto e senza distinzione di categorie) sono finiti nelle mani di Giuseppe de Filippi e di Roberto Roversi, che iscrivono per la prima volta il loro nome sul rispettivo “coppone”.

RATING GOLF PEOPLE CLUB MAGAZINE

sotto: Dario Bartolini, Giuseppe Miliè direttore Parco di Roma Golf Club.

Golf People Club Magazine, nel contesto della peculiare missione aziendale, che prevede l’individuazione e la selezione delle migliori organizzazioni ricettive nazionali ed estere, da sottoporre ad una rigorosa e personale prova diretta e di conseguenza rilasciare ed assegnare un prestigioso, ambito, invidiato ed esclusivo giudizio di merito, rating, ha decretato l’ assegnazione del proprio grado di votazione alle seguenti strutture professionali:

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NDICE DITORIALE

SI PUO’ FARE DI PIU’?

Dario Bartolini Direttore Editoriale

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i è concluso il 2013, un anno golfisticamente difficile. La crisi di cui si è tanto parlato, non ha avuto effetti solo sullo spread o sul PIL, ma anche sull’atmosfera che si respira nei circoli e nei campi da gioco. Devo dire, per correttezza, che mi dichiaro un grandissimo sostenitore del consiglio federale e del suo presidente Franco Chimenti e del suo staff, che hanno superato il 2013 a pieni voti, facendo vivere questo anno di passione come un anno di trionfo, tanto che persino l’evento clou della stagione, l’Open d’Italia, è passato indenne tra le mille difficoltà, risultando una delle edizioni più riuscite degli ultimi anni grazie alla dedizione e all’impegno personale di Lorenzo Silva, presidente Circolo Golf Torino La Mandria supportato mediaticamente dalla rivista Golf Today, fondata e presieduta da Federico Silva e diretta da Maria Pia Gen-

naro. Però, c’è un però, non è vero come qualche volta si sente dire che va tutto bene e, nonostante la Federazione abbia fatto molto, questo non significa che non possiamo dare un nostro modesto suggerimento per fare meglio. Uno dei grandi meriti di Franco Chimenti, di cui poco si parla, è di aver costruito nel tempo uno staff federale di gente giovane, fortemente motivata e di grande competenza. L’inserimento è avvenuto, se volete, in maniera lenta con pochi rari scossoni, ma adesso ci sono nomi come Paolo Risso, Gianni Collini, Celso Lombardini, che dopo aver costruito una solida esperienza come presidenti di macro regione, sono approdati in Consiglio, con largo consenso e persone come Alessandro Rogato e Barbara Zonchello, di indubbia capacità e professionalità, tanto che sono stimati ed apprezzati anche dagli alti esponenti della P.G.A. europea. Per non parlare poi della folta schiera di quadri medi della Federazione, che si occupano di attività giovanile, squadre nazionali, gestione dell’EGA, dei rating dei campi, etc. Ecco perché ci sentiamo adesso, in chiusura di anno, di fare qualche piccola osservazione e qualche considerazione che forse potrà tornare utile a tutto lo staff. Cominciamo con il parlare della situazione economica dei campi, dove il vento della crisi si è fatto più forte e tagliente e a parte l’episodio Bogogno, che peraltro è una storia diversa da quella della maggioranza dei circoli, tutti gli altri hanno più o meno ventilato tra le ipotesi possibili, quella di chiudere l’attività. E’ opinione di chi scrive, che forse anche il golf italiano dovrebbe, come quello di altri paesi, interrogarsi se non può esistere un altro modello di business, per vendere il prodotto golf. Ormai con un bacino di utenza limitato come quello Franco Chimenti

italiano, appare chiaro a tutti che l’equazione circolo x soci con quote annuali, è un modello che non riesce a raggiungere il pareggio di bilancio. In questo momento pensare di scaricare la colpa alla Federazione, perché nuovi golfisti non si avvicinano al nostro sport, è un esercizio controproducente e anche assai pericoloso. La Federazione può fare evidentemente molto, ma in questo momento tutti sappiamo che sarebbe come suonare le campane a morto, in un momento in cui tutte le attività sportive sono soggette ad un calo. Però i circoli hanno imboccato la strada pericolosissima di rubarsi soci uno con l’altro, praticando gli sconti per i nuovi iscritti, che magari erano vecchi soci in altri circoli. E’ andato anche a gambe all’aria il vecchio teorema per cui i campi pratica sarebbero stati motore e benzina per i circoli, portando nuovi iscritti e nuovi soci. Si sta verificando esattamente l’opposto, la gente ha meno soldi e meno tempo per giocare ed ecco perciò che si assiste al fenomeno contrario e cioè, via dai circoli più titolati per tornare ad affiliarsi a campi pratica o associazioni fittizie, che permettono di avere la tessera federale e di poter giocare “on demand”, un po’ dove si vuole. Crediamo che questa politica possa risultare poco lungimirante e dannosa per il futuro del golf, oltretutto visto che in questo momento tutti i circoli la stanno adottando, si sta creando una forte instabilità del Celso Lombardini


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Lorenzo Silva presidente Circolo Golf Torino La Mandria

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Edoardo e Francesco Molinari

proprio parco soci, che era quello che permetteva una corretta e salutare pianificazione dei budget di inizio anno. Le opinioni su che cosa si possa fare sono molte, ma ripeto a me interessa da questa situazione effettuare un suggerimento per la nostra Federazione. Può la F.I.G. gestire questo fenomeno? Sì, potrebbe! Innanzitutto affiancandosi in linea generale al mondo dei golf, sostenendo con la comunicazione il fatto incontrovertibile che oggi giocare a golf ed iscriversi anche ad un circolo prestigioso, costa almeno inizialmente un buon 30-40% in meno. Inoltre, tra tutte le formule previste, ce ne sono alcune che prevedono la possibilità di iscrizione e di pratica del nostro sport, con costi in concorrenza persino con il calcetto. Inoltre, gestire le politiche commerciali a livello di singole zone, attraverso suggerimenti ed interventi pianificati, potrebbe evitare ai golf di praticare prezzi contrari al buon senso della gestione economica, stabilendo per i golf che intendono far leva su una politica dei prezzi, una serie di regole per almeno fidelizzare i giocatori in spostamento. Lo so che qualcuno potrebbe osservare che questo va contro il libero mercato e la potestà di regolare singolarmente i propri rapporti economici, ma siamo in Italia e da noi il rischio che il libero mercato si trasformi il più delle volte in una giungla, è sempre presente. Quindi regole federali, che dettino come, quando e perché, ci si possa spostare da un circolo all’altro in maniera generale, potrebbero essere molto utili o almeno delle indicazioni di massima, su come regolare il fenomeno in maniera tale che i circoli non si avvitino in una folle rincorsa al ribasso, che non

raggiunge l’obiettivo primario, che è quello di ampliare il bacino di utenza golfistico. Un altro consiglio alla Federazione, riguarda le gare federali, le quali va detto come condizioni d’apertura, godono quasi tutte di ottima salute, ma anche qui c’è un però. Uno degli effetti positivi della politica federale di questi anni è stato ampliare la base dei giovani che giocano a golf e che hanno conseguentemente alzato e di molto il livello di qualità agonistica dei partecipanti alle gare federali. Molti ritengono che i fratelli Edoardo e Francesco Molinari, Matteo Manassero e la grande schiera dei giocatori professionisti con buoni risultati sui vari circuiti pro, siano avvenimenti quasi casuali: non è vero! Sono solo i primi giocatori che approdano dopo anni in cui le gare sono, in Italia, continuamente salite di livello, tanto che su 90 iscritti ammessi in una gara federale, solo per riportare cronologicamente una di quelle a cui ho assistito, oltre 50 erano giocatori che non superavano lo 0 di handicap (wow, un dato fino a qualche anno fa veramente inimmaginabile). Un fenomeno questo, talmente in continua evoluzione, che la Federazione ha in realtà cercato di guidare, ma a nostro modesto avviso, va un po’ ripensato. E’ infatti vero che quel famoso field di giocatori, di cui menzionavamo sopra, sia rappresentato per oltre il 90% da giocatori che non superano i 18 anni ed il rimanente 10%, quasi sempre non supera i 25 anni. Questo ha di fatto interrotto l’accesso a gare federali e patrocinate, che vedevano il limite nell’11 di handicap, a tutti quei giocatori di buon livello, compresi fra il 4 ed il 10 di ega, a cui oramai non resta che dedicarsi alle garette di circolo e a poche altre manifestazioni, che sottolineo, non assolvono ad una delle funzioni federali, che è quella anche di portare giocatori di club, ad incontrarsi su terreni diversi, muovendo anche un volano economico fatto di prenotazioni alberghiere, ristoranti, proshop, etc. La realtà è che oggi i circuiti giovanili presenti devono essere riqualificati, altrimenti ci sarà l’effetto di impedire ai giovanissimi esordienti di accedere alle gare

federali. Inoltre, i giocatori più forti, dovranno essere dirottati su gare di caratura internazionale e comunque riservare od istituire un maggior numero di gare a “bollino” federale, a cui vi possono accedere giocatori di prima categoria, non necessariamente in odore di pro. Un’altra considerazione da fare rispetto al calendario federale, è che nel nostro Paese, fortunatamente, è presente sul territorio un clima che permette di giocare praticamente tutto l’anno ed il Sud (ma basta spingersi anche in tutti i campi intorno a Roma), potrebbe essere inserito in calendario anche nei mesi di novembre, dicembre, gennaio e febbraio, con gare che, se opportunamente comunicate, vedrebbero sicuramente un’affluenza da parte dei giocatori del Nord. Quest’anno poi, in più di un’occasione, questa concentrazione di date ha portato ad un sovraffollamento e sovrapposizione di date in calendario, con l’effetto di nuocere alle manifestazioni presenti ed a quelle magari che si affacciano nel panorama delle gare federali da poco. Qui la Federazione può mettere in campo grandi competenze e professionalità per la gestione di questi calendari, imponendo anche qui una “spalmata” più logica e produttiva, per portare più golfisti a giocare su tutto il territorio nazionale, durante tutto l’arco dei 12 mesi. Non bisogna necessariamente essere “nazionali” per poter andare a fare trofei internazionali, ma bisogna trovare il sistema assolutamente di uscire dal vincolo, che ormai le gare federali non permettono più l’accesso ad un 2 di handicap. Tutto l’indotto che si vedeva qualche anno fa di giocatori che si spostavano, è ora dirottato solo su questa folta schiera di ragazzi, che saranno anche bravissimi, ma che prestano il fianco a rischio, che sfumato il momento di emergere e passare pro, abbandonino il gioco, lasciando terra bruciata dietro di sé. Alla fine, la preoccupazione di questa sorta di lista, è solo quella che un’impasse economica come quella attuale, non tolga divertimento e possibilità a quello che continua ad essere definito il più bel gioco del mondo (ricordiamoci che il grande Jack Nicklaus ha già messo in guardia dal pericolo per il golf che il gioco dei più bravi diventi troppo distante dai normali “giocatori di circolo”).

Alessandro Rogato

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Anche i Golfisti piangono

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a FIG Federazione Italiana Golf, conferma, con i dati estrapolati dalle proprie statistiche finalizzate all'analisi dell'andamento degli iscritti a tale disciplina in Italia, la gravissima crisi che attanaglia il Paese e che si è abbattuta violentemente sul settore golfistico, il quale è assolutamente impreparato e totalmente sprovvisto di risorse umane adeguatamente formate e preparate in materia di organizzazione aziendale, gestionale, marketing e finanza capaci di saper affrontare un momento di crisi come quello attuale e riuscire a coglierne le indubbie opportunità offerte. Il Golf in Italia dal 1954 ad oggi, ad eccezione del 1978 e del 1994 ha sempre registrato una crescita costante dei tesserati passati dai 1.000 del 1955 ai 100.000 del 2011, nel 2012 si è registrata una perdita di oltre 3.000 iscritti che ha costretto molti circoli ad ingaggiare delle guerre, assolutamente suicide e controproducenti nel medio periodo sia per l'intero settore che per i singoli club stessi, basate esclusivamente sull'abbassamento di tariffe ed abbonamenti, impoverendo sempre di più i già traballanti conti dei club e portandone alcuni al fallimento. Emblematico è il caso della società Golfmarc

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SpA, proprietaria dei due percorsi gestiti dalla Associazione Circolo Golf Bogogno, considerati tra i più belli e prestigiosi a livello nazionale, verso la quale pendono ben tre istanze di fallimento presso il Tribunale di Novara ; in questo caso, alcuni nomi importanti del settore finanziario ed industriale, accomunati dalla passione golfistica e dotati di una importante esperienza professionale nell'ambito aziendale, Giovanni Tamburi presidente e fondatore Tamburi Investment Partners SpA, Paolo Langè responsabile wealth management Banca Leonardo nonchè braccio destro del fondatore e presidente Gerardo Braggiotti, Leopoldo Langè, amministratore delegato Mondo Plastico SpA azienda con sede a Busto Arsizio leader in Europa nella produzione pellicole in pvc per la pubblicità, Alberto Cristina, amministratore delegato Cristina Rubinetterie, storica azinda fondata nel 1949 che attualmente conta 250 dipendenti e 35.000 mq di superficie coperta, Gustavo Fernando Spizzico, dottore commercialista e revisore ufficiale dei conti, professionista milanese con numerosi incarichi in attuali e passati in società quotate come la presidenza del collegio sindacale Alleanza Assicurazioni, stanno elaborando e presentando un progetto di ristrutturazione del debito ex articolo 182 bis previsto dalla Legge Fallimentare. Per quanto riguarda la vicenda del Golf Club Bogogno è interessante evidenziare alcuni punti del decreto depositato in data 18 Marzo 2013 dai giudici delegati del Tri-

Il Tribunale di Novara bunale di Novara guidati da Bartolomeo Quatraro presidente del Tribunale di Novara sezione Civile, da Elisa Tosi e da Guendalina Alessandra Virgina Pascale. Promarc SpA ha presentato una lettera di intenti da parte di 5 potenziali investitori, che prevede, in caso di esito positivo delle trattative, l'acquisto del complesso immobiliare e aziendale del comprensorio golfistico ad un prezzo inferiore al valore risultante dalla relazione estimativa commissionata dalla società istante, con l'ulteriore effetto, correttamente rilevato dalla medesima, di comportare la falcidia del credito ipotecario altrimenti soddisfabile al 100% in base al valore della medesima perizia. Promarc SpA ha chiesto una proroga di 60 giorni per provvedere al deposito del piano concordatario, significando la necessità di proseguire nelle trattative con i potenzia-

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li investitori al fine di ottenere condizioni economiche non solo più favorevoli, ma, soprattutto, idonee ai fini dell'ammissibilità della procedura concorsuale alternativa al fallimento. All'udienza del 21 Gennaio 2013 i creditori hanno significato la necessità impellente di provvedere alla manutenzione dei campi da golf per evitare la cancellazione delle iscrizioni da parte dei soci a vantaggio di altri golf club e la società debitrice ha espresso la volontà di provvedere a preservare i beni aziendali. Tuttavia nella relazione sull'andamento aziendale del 27 febbraio 2013 la società istante non solo non ha affermato di aver posto in essere attività finalizzate alla predetta preservazione, ma ha, al contrario, ammesso le intervenute messa Cassa Integrazione in deroga dei dipendenti e disattivazione delle utenze di corrente elettrica e di acqua potabile della Club House. Con nota depositata il 13 Marzo 2013 l'associazione Circolo Golf Bogogno ha evidenziato la mancata manutenzione dei due percorsi da golf della Golfmarc SpA, paventando il rischio di eccessivo deperimento degli stessi, con conseguente irripetibilità dei crediti. Anche nel golf è arrivata l'ora delle promozioni e delle sales promotion con pub-

PRIME DIECI REGIONI ITALIANE TESSERATI ANNO 2012 VARIAZIONE PERCENTUALE LOMBARDIA 25.589 - 5,6% PIEMONTE 15.504 - 4,8% EMILIA ROMAGNA 11.188 1,8% VENETO 10.402 - 5,3% LAZIO 9.992 - 4,6% TOSCANA 6.869 - 4,3% LIGURIA 4.218 - 5,4% TRENTINO ALTO ADIGE 3.667 - 3,7% MARCHE 2.476 - 5,5% FRIULI VENEZIA GIULIA 2.279 - 9,4% TOTALE 98.824 - 2,9% Fonte : Federazione Italiana Golf

Art. 182-bis Accordi di ristrutturazione dei debiti (1) L’imprenditore in stato di crisi può domandare, depositando la documentazione di cui all'articolo 161, l’omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti stipulato con i creditori rappresentanti almeno il sessanta per cento dei crediti, unitamente ad una relazione redatta da un professionista in possesso dei requisiti di cui all'art. 67, terzo comma, lettera d) sull'attuabilità dell'accordo stesso, con particolare riferimento alla sua idoneità ad assicurare il regolare pagamento dei creditori estranei. L'accordo è pubblicato nel registro delle imprese e acquista efficacia dal giorno della sua pubblicazione. Dalla data della pubblicazione e per sessanta giorni i creditori per titolo e causa anteriore a tale data non possono iniziare o proseguire azioni cautelari o esecutive sul patrimonio del debitore. Si applica l'art. 168 secondo comma. Entro trenta giorni dalla pubblicazione i creditori e ogni altro interessato possono proporre opposizione. Il tribunale, decise le opposizioni, procede all'omologazione in camera di consiglio con decreto motivato. Il decreto del tribunale è reclamabile alla corte di appello ai sensi dell’ articolo 183, in quanto applicabile, entro quindici giorni dalla sua pubblicazione nel registro delle imprese.

blicità chiassose, proprio come avviene nei supermercati, questo a causa del fatto che molti soci abbandonano per i costi non più sostenibili e per timore di finire nel mirino del fisco per eventuali controlli ed accertamenti. Il Golf Club Monticello fondato nel 1974 in provincia di Como, su un'area di circa 140 ettari grazie allo spirito di iniziativa dei fratelli Alessandro e Giuseppe Panza di Biumo che, a contorno di un insediamento immobiliare di qualità composto da circa 600 ville e appartamenti, progettarono e proposero con grande coraggio e lungimiranza la costruzione di un campo da golf composto da due percorsi di 18 Nel primo trimestre del 2013 le ambuche nella stesmissioni al concordato preventivo resa proprietà, nel gistrate dai tribunali sono cresciute corso del 2012, del 70% arrivando a 449. Proiettando proprio grazie ad i risultati sull'anno, a fine dicembre una politica da hard discount, potrebbero arrivare a 1.700 contro le che prevede il 1.071 del 2012 e le 1.011 dell'anno pridimezzamento ma. I dati risultanti nei registri delle della quota di Camere di Commercio sono i concoriscrizione per il dati preventivi effettivamente aperti, primo anno con ma le istanze di ammissione al conun risparmio di cordato preventivo presentate nei trioltre 1.000 euro, bunali, che spesso hanno esito negaha registrato un tivo, sono molte di più. Dati pesanti boom di nuovi iscritti, ben 500, che si aggiungono alle istanze dei 40 provenienti per la fallimenti medi al giorno. Nel primo stragrande magtrimestre i concordati ammessi in gioranza da altri Lombardia sono pari a circa un quarclub, conquistanto del dato nazionale, ma soffrono do il primato itaanche in Toscana, Veneto ed Emilia. liano di primo cirNel tribunale fallimentare più imporcolo per numero tante di Italia, Milano, i concordati di soci con 1.615 sono triplicati balzando da 23 a 99. E tesserati. alla data del 24 Aprile sono arrivati a Questo incremento però conferma 137 : in media più di uno al giorno, e il precario stato per fine anno si stima di raggiungere di salute del setquota 400. tore, poichè al lie-

vitare dei frequentatori, gli scontrini riguardanti gli acquisti nei pro shop e le consumazioni nei ristoranti e nei bar interni sono in netto calo, inoltre da questi dati viene evidenziato una altro importante, fondamentale e preoccupante fenomeno, cioè la mancanza di nuovi giocatori, infatti quelli che si avvicinano a tale disciplina lo fanno iscrivendosi nei campi pratica dove è permesso il tesseramento libero da parte della FIG Federazione Italiana Golf, non dovendo così sottoscrivere quote azionarie di acquisto del circolo e abbonamenti annuali.

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