Costruire per il futuro

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● IL RUOLO DEL MAESTRO

COSTRUIRE per il

FUTURO David Chipperfield, uno dei grandi nomi della progettazione, e Simon Kretz, architetto svizzero di 34 anni, ritratti all’Arsenale di Venezia nelle giornate di apertura dell’ultima Biennale: sono i protagonisti del progetto Mentor & Protégé di Rolex per il 2016/17, sezione architettura.

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DI GIAMPAOLO CERRI

Parte da un dialogo sull’abitare sostenibile la sfida che vedrà fianco a fianco l’archistar David Chipperfield e il giovane Simon Kretz. Interpreti del tempo LUGLIO 2016 | ARBITER

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imon, giovane e brillante studente d’architettura a Zurigo, un giorno, a lezione, si trovò a osservare il Neues Museum di Berlino. Era il 2000 o giù di lì, e notò come l’idea del nuovo si fosse impiantata non solo nell’antico, ma in strutture ferite e annerite dalla guerra e rimaste tali durante un’irreale sospensione di mezzo secolo. Guardò ammirato come David Chipperfield, archistar inglese, avesse ripensato quegli spazi, saldando il passato al presente e rilanciandolo verso il futuro, mattoni nuovi su vecchi, e come il colonnato, preesistente e sfuggito alle bombe, si incastonasse perfettamente nelle architetture moderne. Quel Simon, che di cognome fa Kretz, avrebbe fatto strada nell’architettura e nell’urbanistica; sarebbe diventato uno dei più promettenti progettisti svizzeri, fondando due studi e vincendo concorsi importanti, tanto che il suo Politecnico gli avrebbe chiesto di insegnare, così come l’Università di Zurigo. Durante quella lezione, a cavallo del secolo, Kretz non poteva certo immaginare che quindi anni dopo, a 34 anni, sir Chipperfield sarebbe diventato per un anno il suo mentore, e si sarebbe trovato a discutere con lui di urbanistica, lavorando a quattro mani a un progetto comune. Né immaginava, Kretz, che l’auspice di questo incontro sarebbe stato un grande gruppo internazionale dall’anima elvetica come Rolex. La Maison orologiera, infatti, più o meno dagli anni in cui il giovane architetto scorreva, in un crescendo di compiaciuto stupore, le immagini del progetto berlinese di Chipperfield (esattamente dal 2002) iniziava un’operazione che va ben oltre la «corporate social responsibility», ossia responsabilità sociale di impresa, e diventa un motore di cultura tout court. Da quasi tre lustri, infatti, il gruppo di Ginevra ha creato, con la Mentor & Protégé Arts Initiative, un programma che ogni biennio permette a sette giovani emergenti in sette diversi campi artistici e professionali di fare un’esperienza concreta di lavoro al fianco di altrettanti maestri. Da allora, infatti, giovani danzatori hanno provato passi con stelle del palcoscenico, registi al debutto discusso copioni con star della messa in scena, e così scrittori, artisti visuali, attori teatrali. E architetti, appunto. L’iniziativa è diventata così, edi-

zione dopo edizione, un grande incubatore internazionale di talento, virtuale prima che fisico, perché i protégé non incontrano i loro maestri in spazi neutri, ma vanno presso i loro studi, nei loro teatri, nelle loro dimore, dove osservano, raccontano, ascoltano, spiegano, discutono. Un’opportunità enorme per confrontarsi, misurarsi, comprendere come solo con la conoscenza diretta, nel legame anche personale che inevitabilmente nasce, è possibile «creare».

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di «grande chance» parla appunto Kretz, che Arbiter incontra alla Biennale dell’architettura di Venezia, contesto perfetto scelto da Rolex per rivelare il nuovo mentor e il nuovo protégé del biennio 2016-2017. Una Biennale, s’è detto e scritto, che ha lo stigma della sostenibilità, e questo svizzero dai modi garbati che accompagna Chipperfield senza la spocchia del prescelto ma lontano dalla minorità dell’esordiente, perché ha già fatto cose importanti, e questo svizzePIÙ CHE ro, dicevamo, simpaticamente allampanato, UN PROGETTO, con una semplice camicia chiara punteggiaSARÀ UNA RIFLESSIONE ta da una fantasia indefinibile, è stato scelto SULLE dal mentore britannico anche per la sensibiliREALTÀ URBANE DI OGGI E LE tà ambientale dimostrata nella progettazione. POSSIBILITÀ DEL I suoi competitor erano Luis Callejas, 34enne PROGETTISTA colombiano, e Anna Puigjaner, classe 1980, spagnola, ma «sir architect» ha scelto proprio lui. All’interno della lounge Rolex, dentro l’Arsenale di Venezia, cuore dell’esposizione, poco dopo la presentazione ufficiale, mentre l’archistar è cinto d’assedio da una decina di giornalisti asiatici che gli chiedono della Cina e di Taiwan, di Tokyo e di Shanghai, di grattacieli sognati, sperati o negati, abbiamo chiesto a Kretz quale sia stato lo «spunto ecologista» che il maestro ha ravvisato nella sua progettazione. Lui racconta dello studio londinese del maestro, di «una chiacchierata informale e appassionata sul ruolo dell’urbanistica nel futuro della città contemporanea», e di come Chipperfield avesse notato appunto un suo progetto per la risistemazione dello spazio verde alla confluenza fra il Reno e il Töss sviluppato per il Cantone di Zurigo. «È un concorso che abbiamo vinto con uno

A sinistra, dall’alto, l’insediamento Xixi Wetland Estate realizzato a Hangzhou, in Cina, dallo studio David Chipperfield Architects (david chipperfield.co.uk); Villa Kastanienbaum, progetto del 2012 dello studio Salewski&Kretz cofondato da Simon Kretz (salewski-kretz.ch).

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hipperfield soprattutto aveva spiegato il piacere di confrontarsi con un giovane collega, di aprire il bagaglio delle proprie esperienze e condividere visioni, idee, sguardi di futuro sulle città, sulle forme del vivere e dell’abitare, sugli spazi pubblici da valorizzare, sulla rigenerazione urbanistica possibile. «Nel corso della mia carriera ho insegnato», aveva detto ad Arbiter che gli chiedeva perché avesse accettato l’invito di Rolex, «ma è sempre più difficile conciliare le pressioni della professione e le responsabilità di essere docenti in modo concentrato e serio. E questa iniziativa», aveva continuato, «mi SARÀ dà la possibilità di essere coinvolto in un diaUN DIALOGO logo continuo, anche al di fuori del normaCONTINUO, CHE CRESCERÀ le ambiente studio». Dialogo «oltre le cose ANCHE AL strettamente inerenti la progettazione», che è DI FUORI DELLO SPAZIO fondamentale «per mantenere gli occhi aperORDINARIO DI ti sul mondo, un’opportunità che viene meUNO STUDIO no nell’urgenza e nella problematicità dell’attività ordinaria di studio». All’11 di York Road di Londra, dove sir David aveva fatto la selezione, c’era stata un’ideale caparra di questo scambio. «Abbiamo parlato della città oggi», ha raccontato Kretz, «del ruolo dell’architettura oggi, nel contesto metropolitano, di cosa possa cambiare o meno in un progetto urbano». Una discussione che s’era protratta a cena, la prima da protégé. A tavola, però, oltre alle magnifiche sorti e progressive dell’architettura mondiale, la conversazione si era fatta un po’ più «fun», «e avevamo parlato di Brexit e anche di Silvio Berlusconi». Ma mentre se l’uscita di Londra dall’Europa era un tema che stava molto a cuore all’archistar, che ne ha sostenuto le ragioni dello «stay», ossia del restare nell’Unione, anche sul Guardian, resta un mistero che cosa avesse da raccontare il grande progettista dell’ex pre-

sidente del Consiglio italiano... A breve mentore e protetto si rivedranno, a Londra, o in uno degli altri studi che il 63enne londinese ha aperto nel mondo, dopo aver lavorato con altri big britannici, come Richard Rogers e Norman Foster. Non è dato sapere se, invece che a Londra, Chipperfield e Kretz si vedranno a Berlino, o a Milano o, perché no, a Shanghai, i quartieri generali dai quali l’archietto segue, con 240 collaboratori, i vari cantieri dove le sue idee stranno prendendo vita, sparsi fra Stati Uniti, Europa e Cina. «Penso che staremo insieme due o tre giorni per una dozzina di volte», dice Kretz. Incontri durante i quali il giovane progettista elvetico affiancherà e osserverà il maestro all’opera, proseguendo la discussione iniziata la sera della selezione. «Scriveremo un testo a quattro mani», racconta, «e poi faremo un progetto ideale, una sorta di riflessione sulla realtà urbanistica attuale e sulle possibilità del progettista». Al suo protetto, Chipperfield confida di voler trasmettere la sua visione del fare architettura, ovvero il principio secondo il quale «i problemi da affrontare sono quelli di tutti i progettisti, ma ci sono differenti strumenti e diversi metodi con cui speriamo di poter agire». Kretz, primo svizzero a essere selezionato nell’Initiative di Rolex, non dissimula un certo orgoglio: «C’è da tempo una relazione sempre più stretta fra cultura e impresa, e questo progetto si inserisce nella tradizione migliore a questo riguardo», chiosa. E sulla particolare «elveticità» di questa edizione, l’architetto racconta che l’essere stato selezionato gli ha fatto scattare immediatamente un paragone con un celebre connazionale: Roger Federer. «Abbiamo praticamente la stessa età», osserva, «ma lui è al culmine della carriera mentre io sono solo all’inizio; anzi, ci sono architetti che sostengono l’impossibilità di progettare alcunché prima dei 50 anni». Insomma, fra tennis e architettura c’è una relazione inversa, «almeno a livello professionale», ci scherza sopra Kretz. Diretta, invece, la relazione fra Rolex e l’architettura: la Maison, da anni, ha scelto di dare alle proprie sedi nel mondo le forme più moderne e più ardite. Dalla torre di Dallas, firmata dal giapponese Kengo Kuma, all’avveniristica sede milanese di Porta Romana, progetto di Francesco Albini. Il tempo delle città, scandito dalla bellezza.

Lo scambio di punti di vista tra Chipperfield e Kretz non si arresta neppure durante la conferenza di presentazione del progetto: eccoli nella lounge Rolex alla Biennale di Architettura, per un attimo liberi dall’assedio dei giornalisti (rolexmentorprotege.com).

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degli studi di cui sono co-fondatore e che realizzeremo a breve», ha spiegato Kretz, «si doveva ripensare quell’area fra i due fiumi come un parco pubblico, in cui uomini, animali e piante, potessero convivere armonicamente». Poco prima, lui e il futuro mentor fianco a fianco avevano spiegato il progetto.

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