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FranCesCa marIa GIUlIano
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Dopo qualche mese dal casting di “Avanti un altro!”, riceveva chiamate di continuo da un numero fisso e credeva che fosse la banca per presunti problemi con la carta di credito. E invece no, dietro quel numero qualcuno voleva comunicarle che era stata presa per far parte della trasmissione di Paolo Bonolis. E pensare che al casting –come dice lei stessa - si era rivelata un disastro. Che donna! Chi l'avrebbe mai detto che più avanti avrebbe rubato persino la scena a Brad Pitt con un cortometraggio? A volte la vita può riservare davvero tante sorprese. Da sei anni è nel cast di “Avanti un altro!” e spera di poter crescere con il suo personaggio molto amato dal pubblico. Viva le curvy!
Francesca, raccontaci com'è avvenuto il tuo ingresso nel mondo dello spettacolo. “In maniera del tutto casuale. Nel 2017 alcuni amici mi hanno fatto sapere che la produzione di 'Avanti un altro!' cercava una donna stile anni '50. Non pensavo di essere all'altezza e avevo paura di fare una figuraccia. Però ci ho provato ugualmente. Mi sono resa conto al casting che non sapevo né cantare, né ballare e né recitare. Non è stata proprio una passeggiata. Sono stata un disastro, ma credo che il mio modo di sdrammatizzare, tra una battuta e l'altra, abbia colpito qualcuno. A volte un sorriso può portare le cose dalla tua parte”.
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Forse ti ha aiutata il fisico esplosivo.
“Diciamo che c'è molta difficoltà ad imporre immagini come la mia, anche se negli ultimi tempi le curvy sono di moda. A tal proposito vorrei ringraziare la Sdl Tv, Sonia Bruganelli, Paolo Bonolis, gli autori Marco Salvati, Stefano Jurgens, Christian Monaco e Carmine D'Andreano. Molto probabilmente se non fosse stato per loro, questo personaggio non avrebbe avuto seguito, magari avrebbero preso le solite magre, chissà. Probabilmente hanno visto in me qualcosa di particolare, visto che questa è per me la sesta edizione. In più finora sono stata ospitata in tante trasmissioni televisive, sia in Rai che a Mediaset. Sinceramente non mi aspettavo tutto questo”.
Cosa svolgevi prima?
“Nell'ambito dello spettacolo ho fatto qualche comparsa in alcuni film e contemporaneamente ero una semplice ragioniera che si occupava di prestiti e mutui, pur non avendo un posto fisso. Forse è stato meglio così, perché, forse, non avrei mai lasciato un posto sicuro per fare un salto nel vuoto. 'Avanti un altro!' è stata una salvezza”.
Cosa ricordi della prima volta in cui hai incontrato Bonolis?
“Una forte emozione che si è protratta nel tempo. Seguivo Paolo ai tempi di 'Bim Bum Bam', quando ero una bambina e frequentavo le elementari. Ancora oggi mi impappino davanti a lui”.
Faresti un reality?
“Non penso di essere pronta. Farei solo il Grande Fratello”.
Che cosa ti ha insegnato in questi anni la tv?
“Mi ha insegnato ad essere me stessa. La trasmissione attuale mi ha avvicinato alle persone diversamente abili che partecipano come ospiti. Mi sono così sensibilizzata su queste tematiche della disabilità”.
Chi ti diverte di più tra Bonolis e Laurenti?
“E' una miscela esplosiva di allegria. Vanno a braccio, sono spontanei nella conduzione. E' una cosa incre- dibile. Troppo forti!”, Cosa ti manca di più nella vita?
“Mia mamma che ho perso due anni fa. In questo la riconferma in 'Avanti un altro!' è stata davvero terapeutica. Ero in simbiosi con lei, avendomi cresciuta da sola, tra mille sacrifici. E' andata via a soli settantadue anni, ma ne dimostrava di meno. Era una donna piacente e attiva, ma un ictus l'ha stroncata. Si è lasciata andare”.
E' stata contenta di questo tuo ingresso nel mondo dello spettacolo?
“Molto. Era fiera quando la gente mi riconosceva al supermercato”.
Cosa sogni professionalmente nel futuro?
“Che possa portare avanti il mio personaggio e che possa crescere sempre più. Mi piace donare un sorriso agli italiani. Amo la satira tipo 'Striscia la Notizia', la vita è strana non si sa dove ti può condurre”. Cosa ti ha portato questo personaggio?
“A recitare in un cortometraggio, una storia di un'anoressica e una bulimica. Si parla quindi di disturbi alimentari. Questo lavoro è stato presentato fuori concorso a Venezia e un mese dopo al Festival del Cinema di Roma. Nel 2020 a Matera ha ottenuto poi un riconoscimento molto importante. Ho avuto così un'esperienza come attrice nel ruolo di una bulimica. Tutto questo mi ha consentito non solo di avere un enorme successo in Italia, ma anche all'estero. E' successo che, senza volerlo, alla premiere del film a Venezia, ho rubato la scena sul red carpet a Brad Pitt. Sono finita addirittura sulla CNN, tutto il mondo ha parlato di me, incredibile! Ho messo in ombra i divi americani. E' stata davvero un'esplosione casuale. Ormai sono del parere che più cerchi le cose, più non le trovi e viceversa. Era il 2019. Ho avuto questa ondata di popolarità prima del covid. A settembre dello stesso anno ho aperto la Fashion Week di Milano e poi mi ha voluta anche Magalli nella sua trasmissione con lo stesso abito del red carpet, scollato e trasparente. Un insieme di cose meravigliose”.
CHIè FranCesCa marIa GIUlIano
e’ nata a Cannes da genitori italiani il 15 aprile sotto il segno dell'ariete. Caratterialmente si definisce determinata e leale. nel tempo libero ama prendersi cura di sé. adora la pasta e tifa per la roma. non possiede animali domestici. Il 2017 è stato l'anno fortunato della sua vita. le piacerebbe vivere nelle isole Canarie. e' single. Ha esordito nel 2017 in “avanti un altro!”, dove tutt'oggi interpreta la miss anni '50 con il suo aspetto formoso e retrò. e' stata ospitata in diversi programmi televisivi. nel passato ha fatto delle comparse in alcuni film e nel 2019 è arrivato il cortometraggio “Push – out” sui disordini alimentari e che ha avuto un riscontro a livello mondiale.
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Tra i malesseri, si parla molto di depressione. Quali sono i campanelli d’allarme per un genitore?
“Se parliamo di Depressione maggiore e di Disturbi bipolari, questi hanno una componente costituzionale e familiare, con un’età di insorgenza tra i 16 e i 18 anni. In queste situazioni, data la presenza spesso anche in altri membri della famiglia del disturbo dell’umore, i genitori dovrebbero già avere delle conoscenze per poter intervenire alla prima comparsa dei sintomi più gravi. La depressione reattiva invece, è in notevole aumento e ha manifestazioni diverse: umore depresso, un vuoto interiore con sentimenti di incapacità e inutilità, stanchezza fisica e mentale. Inoltre, sono presenti: la sensazione di sentirsi attoniti e incapaci di pensare, problemi di attenzione e concentrazione, tensione emotiva e bisogno di distrarsi con i dispositivi elettronici. Infatti, smartphone, tablet e videogiochi sono psicostimolanti, procurano un’agitazione che è preferita al “nulla” dell’appiattimento emotivo, che tanto terrorizza gli adolescenti. In alcuni casi, si ha un ritiro, i ragazzi si chiudono nella propria stanza e non vogliono più uscirne. Oggi vengono chiamati “hikikomori” per l’analogia con un disturbo psicologico dei giovani giapponesi. In altri casi, si ha un’inversione del tono dell’umore, ovvero i ragazzi diventano agitati, non dormono a causa dell’insonnia depressiva, fanno sempre più tardi con una grave compromissione del ritmo sonno-veglia. Naturalmente, l’abuso di alcol, droghe, farmaci e anche il gioco d’azzardo, possono essere alcuni effetti secondari delle sindromi depressive non curate”.
Quali secondo lei, le ragioni più profonde?
“I disturbi depressivi possono avere varie ragioni: avere origine nell’infanzia in caso di malattie gravi nei primi anni di vita, di lutti, malattie di genitori, emigrazione e anche catastrofi naturali o guerre. Esistono però, i cosiddetti “microtraumi cumulativi”, situazioni in cui il trauma non è stato intenso prolungato nel tempo ed ha così impedito il normale sviluppo emotivo e psicologico del bambino. Situazioni di incuria, di mancanza di affetto e di attenzioni; di ipercuria con un atteggiamento controllante e ossessivo nei confronti del bambino, che ne ha limitato l’autonomia e minato la sicurezza; svalutazione e mancato riconoscimento delle qualità; un’eccessiva severità che terrorizza e umilia; un’eccessiva permissività che non permette alla personalità del bambino di organizzarsi sotto la guida attenta di un genitore che dia regole e le faccia rispettare, che sappia dire i no necessari. Negli adolescenti e nei giovani che non abbiano avuto traumi personali o familiari, osserviamo fenomeni diversi a se- conda se frequentino ancora la scuola o siano già laureati. Tra gli adolescenti in età scolare a causa della depressione, non riescono o non vogliono più proseguire gli studi. Sappiamo che l’abbandono scolastico è una vera e propria piaga sociale. Inoltre, lasciata la scuola non riescono a trovare lavoro, aggravando così la loro condizione di disagio. La mancanza di lavoro colpisce anche i giovani laureati che, se non hanno la possibilità economiche per proseguire la loro professionalizzazione, ad esempio con Master o corsi di specializzazione, per cui hanno ancora minori possibilità di inserirsi nel mondo lavoro, nonostante un buon titolo di studio”.
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Quali possono essere gli strumenti migliori per aiutare i ragazzi che affrontano momenti difficili?
“Parlare con loro, tanto. Oggi si va sempre più di fretta, c’è sempre meno tempo per fermarsi a discorrere e ad ascoltare quello che i figli hanno da dire. È sottovalutata l’importanza del tempo che si trascorre con i figli, certamente conta la qualità del tempo che si dedica, ma la quantità ha una grande importanza. Per accorgersi del disagio di un figlio è necessario osservarlo, domandare con discrezione, ma senza stancarsi, tornare sull’argomento, accettando anche di essere rifiutati o di essere tediosi e insistenti. Inoltre, non bisogna avere pregiudizi. Dopo la pandemia, sono gli adolescenti stessi che molto spesso chiedono di parlare con un analista, ma se questo non succede, i genitori possono suggerirlo. Inoltre, possono proporre di andare insieme dall’analista o se i figli lo chiedono, di andare da un altro terapeuta per un supporto alla genitorialità”.
Quali consigli si sente di dare ai genitori?
“Non spaventarsi, ansia e depressione sono molto frequenti nei bambini e negli adolescenti in questo periodo post-pandemico; Parlare con i figli senza stancarsi di chiedere come stiano; Ascoltare qualunque cosa abbiano da dire; Condividere le proprie esperienze giovanili, sia positive che negative; Non accettare che possano stare chiusi per giorni nella loro stanza senza uscire o che non vadano a scuola; Partecipare delle loro attività, da quello che studiano, allo sport, ai giochi elettronici se necessario; Osservare ed intervenire ai primi segnali di disagio, cambiamenti di umore, insonnia, ansia, pianto, difficoltà nello studio, fobia scolastica; Prestare attenzione all’abuso di alcol, droghe, psicofarmaci; Rivolgersi ad uno specialista ai primi segnali di disagio psicologico per una consulenza genitoriale e invitare i propri figli a poter consultare uno psicoterapeuta o un analista per affrontare le difficoltà e risolvere i loro problemi”.
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