TOCCO MAGICO | A.W. 2001-2002 book collection

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autunno - inverno


apev o s e h c a s o c L’unica vev o andare lontano i sei nato era che do tano di quello in cu ù lon i p ni fa? è n o a g o e l u l l i e l m a o u t Q caso ga e r e n p n i i s r a i u a q h meta e che a i m nezza i v la o i i s g l e a c i s m ì s o C ne della e. a t n o m e t s e ggir le for Partii per ente solo la v oglia di fu e in m ssuno Non ho mai detto a ne dei giorni dei boschi in cui scoprii il dalla e faticai a distinguerlo nativi sulle montagne sacre ai iei avi dove generazioni dei m rso liberi nel vento co e o ut tt ba m co o an ev av

sogno ealta r ’

iriti in compagnia degli spiaggio

v

del mio Ma voglio raccontarvi in quelle terre che si verificarono degli eventi prodigiosi ritrovai di come mi persi e mi

sulle cime dei monti


Le trovai che guardavano l’orizzonte: erano le creature piÚ belle che avessi mai visto Avevano occhi di ghiaccio e pensieri selvatici Chiesi loro cosa facessero in mezzo ad una strada che muoveva verso le vette Sole, in mezzo al nulla.

Oltre le montagne c’era un luogo che valeva la pena visitare Quale luogo, in mezzo ai monti degli indiani? Abbiamo la stessa meta, in fondo. Salite, dissi.

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Fuori del finestrino. Mentre le miglia scorrevano l’inverno faceva sentire sempre piÚ la sua voce: vette innevate, odore di gelo. E le mie nuove amiche che guardavano

oltre le montagne


L’acqua trasportava con sÊ il mio respiro, i muschi erano le storie sulla mia pelle. In lontananza, i boschi chiamavano a gran voce il mio nome.

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i muschi erano le storie sulla mia pelle


a t i v a n u a d o v o a t n a c r i o t t n e n o m i n d o v dove e v a e h c a s a la c

i iochi lontan g i d i c i m a ritrovai gli mbiati cresciuti, ca vano dimenticato ave loro non mi

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No, non mi avevano dimenticato


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Camminai sui prati montani perso in un vento autunnale


Le mie compagne aprivano il cuore coi loro sorrisi ed io rinascevo alle prime nevi

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IL LORO SGUARDO SPAZIAVA

OLTRE ME LO SGUARDO DI BELVE RINCHIUSE CHE SCORGONO, LONTANA,

LA LIBERTÀ


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Erano le creature pi첫 belle che avessi mai visto


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Di sera. La realta’ perdeva i suoi contorni, le ombre sussurravano negli angoli


Scivolavo nella

notte ,

leggero, ammaliato dalle mille strade che conducevano al

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sonno


le ombre erano creature di sogno Intorno a me,


Venne a prendermi nella stanza con sguardi ammiccanti e carichi di promesse

Mi narrò dei miei antenati e della vita di cacce sotto la luna di ampi spazi in un mondo ancora giovane

avevo dormito una notte

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lunga una vita


VIENI

VIENI

IO SONO

IO SONO

IO SONO

VIENI


Aprii le porte ai sogni ed entrò Lei

Sconvolse ogni mia certezza Portò nuova grazia alla notte

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Giorni uguali l’uno all’altro, appuntamenti, ritardi, mal di testa, notti insonni.

Questa è la tua vita, e si consuma di ora in ora...


ma voglio dirti una cosa

non pensi sia il momento di dire 22


basta!


Mi condusse per mano e mi mostrò una radura nei boschi Alle prime nevi di una notte chiara, danzò per me 24


S A LT E L L I

E

S C H I O C C H I C A N TA N D O

E

l a

d a n z a

d i v e n n e

A L I N

L I N G U E

S C O N O S C I U T E

P R OT E N D E N D O S I

F R E N E T I C A

s e l v a g g i a

e il

sonno mi chiamò a sè

R I T M O V E R S O

m e n t r e

D I I L

TA M B U R I

L O N TA N I

C I E L O

t u t t o

s i

r e s e

i n d i s t i n t o


Al risvegl io la ne ve imbianca va i mo nti

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Era stato solo un sogno?

Uscii di casa, ancora frastornato dal sogno della notte precedente. La vidi sul muretto che mi osservava pensierosa e mi chiesi se sapesse.


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tato, n a c n i o n i t t un ma la prima v olta n i i n i b m a b per me o o c n o a t m n o m l e r o r n o C eva occhi che ved


Ed esse velaro no i pensieri mentre una lacrima sboccia va come un fiore sulla pelle

Lo ntana, la l iberta’


PerchĂŠ quella tristezza?

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Cercavamo la vetta. Su per i sentieri, lasciando tracce nella neve fresca

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34


Ma le raga zze respira vano l’aria gelata e sotto la loro pelle si muove vano emozio ni ignote


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Mi accorsi che non le conoscevo: non le avevo mai conosciute, fino ad allora

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Tasso

nel buio della tana

Grande

Aquila

orso

delle foreste

che volteggi solitaria

Lu p o Cervi

intirizzito sulle vette

bianchi di neve

falco lontano Volpe a caccia, lepre che fuggi a balzi Occhi di un

Celebrate il silenzio d’inverno Mostrate sentieri e chiudete le strade

Vi seguirò nel vostro regno Ospite silenzioso


Si incamminò pensierosa sulle orme della preda, cercò la lepre bianca che correva per vie insondabili

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annusò inebriata il freddo intenso


Era una chioma fulva che tremava leggiadra sotto i fiocchi

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E sulla ne ve divenne v olpe. Sola, alle porte del freddo inverno


La sua compagna venne a consolarla e giocarono liete nei boschi imbiancati 44



S C E S E

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A

V A L L E

L A

V O L P E

O R G O G L I O S A ,

AT T E S E

I L

V E N TO

E

I

S U O I

P R O F U M I

D I

T E R R E

L O N TA N E .


Oh, se vi raccontassi...

Se vi raccontassi non mi credereste Danzavano libere in punta di piedi, volteggiavano come fiocchi di neve Mi chiamavano con sorrisi gelidi come le albe delle mie terre


V O LT E G G I

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D E L I C AT I ,

I L

F A L C O

S I

A P P R E S TA

A

C O L P I R E


C E R C H I

I N V A N O

G I O C A

L A

L E

T R A

S U A

S U E

I

A L I

R O V I

D A N Z A

M O R TA L E

I N

C I E L O


C’è un luogo oltre le montagne

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upi r e l a i tr r r o c s a c he u oso q n c i a s e , r o ddo fuoc e r , f o t o e t ra n n i p Ve s e ra a L eg l a l i z o z i pa n e spe c h i t c n o a i G h ia c c e ne b b ie c h e Ne l l g ne a t e n o n i le m za f i n e d s n no o i B o s c h g g ia c h e i n l i m i t e a l c u Pi o senza i o g l ie d F r e v e Fo g l i


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CosĂŹ mi furono addosso gli occhi un ponte verso la mia anima


Mi chiamavano con voci d’ombra e le seguii nel profondo dei boschi


UN LUPO SI LEVÒ D FIGLIO DI UN POPOLENTRO DI ME O FIERO

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il grande lupo digrigna i denti alla foresta in cerca di preda


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Mi trova v o nel mezzo delle foreste, in compagnia degl i

animal i

del bosco

Sentiv o il cuore battere all’uniso no

coi fiumi ed il vento L’acqua narra va storie di epoche remote E l’aquila mi seguiva dall’alto

na sco ndendosi nel sole


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t e r ra a l l e n a ero terr cq ue a e l n o v i ta e c n a l o l i e n d u i n c o m e v v i al l e f o n t i e c c h i o b no sp u n i i b nob m i r ic o


Tornare indietro con l’orgoglio di essere cambiato

Ma esse mi salutarono non per il mondo erano fatte

addio 60


E

Q U A N D O

S E N T I I

A

U N O

M E T À

S T R A D A

S G U A R D O

M I

P O S A R S I

V O LTA I S U

D I

I N D I E T R O, M E

Era

un’aquila

sospesa sui dirupi, controllava il territorio

con occhi di ghiaccio era regina delle vette e mi guardava

enigmatica un ultimo

saluto:

mi inchinai riverente


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ma come spiegarle? Lei venne a prendersi cura di me riportarmi alla vita reale mi diede amore e complicitĂ tornammo indietro


Dentro di me ancora corro l ibero per le praterie dei miei a vi ad o gni pa sso che faccio in questo mo ndo. Come spiegare? Credo proprio che resterĂ un segreto

tra me e voi 64


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