IL MERCANTE DI STOFFE
Quella mattina il signor Pezzoni uscì in tutta fretta dalla sua bottega di stoffe nel centro di Reggio Emilia e con passo spedito arrivò in un batter d’occhio in Piazza del mercato. Lì si era radunata una piccola folla, erano tutti in attesa di una carovana che da lì a poco tempo sarebbe arrivata dopo un lungo viaggio dall’Oriente. Giangilberto Pezzoni aveva, un anno prima, dato ordine al mercante esploratore Pero Del Pestello di acquistare nelle lontane terre del Katai stoffe pregiate per la sua bottega. Faceva caldo, si mise una mano sulla fronte che grondava di sudore, nell’aria un appetitoso profumo di pane appena sfornato inebriava i sensi, ma ecco che dal fondo della piazza fece capolino un cavaliere e, dietro di lui, una fila di carri, forse una quindicina, scortati da quattro guardie. Il Pezzoni si fece largo tra la folla di curiosi e, tra non poche difficoltà, trovò il suo carro dove a cassetta sedeva il Sor Pero del Pestello. “Buondì Pero, avete fatto buon viaggio?” disse Pezzoni. “Lo viaggio colmo di insidie si rivelò, dovetti brandir lo stocco e menar di diritto e di rovescio, ma lo carico prezioso portai a destino” rispose l’altro. Dopo aver congedato il fidato Del Pestello con un sacchetto di monete d’oro, Pezzoni si mise alla guida del carro e prese la via di casa. Entrato nel cortile sul retro della bottega, iniziò a scaricare la mercanzia. Tra le ceste di stoffe ve ne era una stranamente più grande. Cercò di sollevarla ma pesava troppo, allora la aprì. Rimase con la bocca spalancata quando vide una testa, con capelli raccolti, sbucar fuori dal cesto e un velo sul volto che faceva risaltare due occhi neri meravigliosi. “E Voi chi siete?” disse. Non si udì risposta. “Ordunque rispondete, per bacco!”. Al quel punto una flebile voce disse: “son Spinacia Palina Khan, principessa di Giamixia capitale del Dodicistan. Dove mi trovo gentile marajà?”. “Mo siete a Rezzo Emilia patacca, la terra dei ciccioli, dei cappelletti, dei ravioli, del lambrusco e di tante altre cose buone. Ma che ci fate nascosta in questa cesta?”. “Mio padre mi ha promessa in sposa ad un principe antipatico e cattivo, così alla prima occasione son fuggita dal castello e mi son nascosta in un carro di passaggio”. “Ah ho capito…, va be ora scendete, vi ospiterò io per il momento, poi penseremo al da farsi. Venite che vi accompagno nella vostra stanza”. Il Pezzoni la prese per i fianchi con le sue possenti manone e la calò a terra.
In seguito ritornò a scaricare il carro. Mancava poco quando uno starnuto proveniente dal fondo del carro lo fece sobbalzare. Alzò una stoffa tutta spiegazzata e un’altra testa, stavolta di un bambino, sbucò fuori. “E tu chi sei? Anche tu un principe scappato da un castello per qualche motivo?”. “Me ciamo Gigino Rossoduovo de Venessia, tre giorni fa dalla finestra dell’orfanotrofio di Burano ho visto cader dal cielo una stella, così ho deciso di cercare il posto dove era caduta e so scapato. Poi questo carro andava nella direzione giusta e così mi ghe son salito su”. “Ah birbante! Ma… l’hai trovata?”. “No, me accompagni?” chiese con tenerezza il bimbo. “So che qualche giorno fa nelle campagne qui dietro è caduto un meteorite... mmmh... dai su, rimani sul carro, vado a prender la principessa e partiamo!”. “Benon”, esultò Gigino. Ed ecco che i tre partirono di gran carriera per la brughiera reggiana, e, proprio lì, vicino al lago dei pesci rossi c’era il meteorite, avvolto in un’aureola di pulviscolo. Era la stella cadente che stava cercando il bambino, che, quando la vide, rimase col fiato sospeso. Scesero dal carro e il bimbo si avvicinò al meteorite. Dal suo centro proveniva una luce che, con l’avvicinarsi, si faceva sempre più intensa e luminosa. Non appena il bambino vi fu davanti, improvvisamente, dal fascio di luce saltò fuori una bambina biondissima. “Chi sei?” le chiese Gigino sbalordito. “Sono Stella, figlia delle stelle”, rispose la bambina. Poco lontano il Pezzoni e la principessa Spinacia si tenevano per mano, naturalmente entrambi con la bocca aperta. I bimbi si avvicinarono a loro e li abbracciarono. E così Giangilberto Pezzoni decise di prendersi cura dei due bambini e, saliti sul carro, chiese a Spinacia se volesse sposarlo. La principessa accettò la proposta di matrimonio e i quattro vissero bene insieme per tutta la vita...