UN PADRE
Lo squillo del telefono interruppe Aurelio mentre tentava inutilmente di azionare la lavatrice. - E’ l’ospedale - pensò, e un caldo brivido d’ansia lo percorse lungo la schiena. Sua moglie Loretta era stata ricoverata il pomeriggio precedente con le doglie; presto avrebbero avuto un figlio, il primo (infatti, entrambi si trovavano d’accordo, desideravano averne almeno due). Circa due ore prima, poiché questo figlio tanto atteso sembrava non avere alcuna fretta di venire a confrontarsi col mondo, la coppia aveva convenuto sull’opportunità che Aurelio si recasse a casa per qualche ora, il tempo di farsi una doccia, mangiare un boccone, e sbrigare alcuni piccoli affari domestici rimasti in sospeso. La loro abitazione peraltro distava pochi chilometri dall’ospedale che si trovava all’altro capo della città. Un’infermiera gli aveva assicurato che se le cose avessero preso una certa piega l’avrebbero avvisato immediatamente, per consentirgli di essere presente al momento della nascita. Ed ora, durante il percorso dalla lavatrice al telefono, mille e uno pensieri e altrettante domande occupavano la mente del futuro padre. Quando raggiunse l’apparecchio rapidamente lo sollevò, e il “Pronto” che gli uscì dalle labbra gli parve pronunciato da altri. - Buonasera, signor Danini, sono un’infermiera del reparto maternità, volevo avvisarla che sua moglie sta entrando in sala parto.- Vengo subito - rispose Aurelio tutto d’un fiato e riagganciò veloce dirigendosi poi verso l’ingresso. Adesso doveva solo indossare la giacca,