BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008 INDICE DEI CONTENUTI 0.0 - Introduzione..............................................................................................................................................2 1.0 - Notizie storiche.........................................................................................................................................2 2.0 - L’organo medioevale................................................................................................................................3 3.0 - L’organo di Callido....................................................................................................................................3 4.0 - Gli organisti...............................................................................................................................................5 5.0 - Carlo Magno in Friuli ed il Patriarca di Grado Fortunato...........................................................................5 6.0 - Il testamento di Carlo Magno....................................................................................................................6 7.0 - Prete Giorgio delle Venezie......................................................................................................................7 8.0 - Un’altra storia............................................................................................................................................7 Indice delle figure………………………………….…………………………………………………………………….9 Riferimenti bibliografici………………………………………………………………………………………………….9
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BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008 0.0 - Introduzione Breve cenno storico e ricostruzioni grafiche degli organi succedutosi nella basilica di S. Eufemia di Grado ed approfondimento sul primo organo di cui si ha riscontro documentale, forse costruito da Prete Giorgio ed usato nell’antica chiesa o convento di monache nell’isola di S. Pietro d’Orio e che potrebbe essere stato il primo organo italiano e magari lo stesso Prete Giorgio potrebbe essere stato gradese.
1.0 – Notizie storiche •
[0] Di un organo medioevale esistente a Grado ci rimane il ricordo attraverso le testimonianze di 1 Gioseffo Zarlino (Chioggia, 1517 – 1590, Vol. III “Sopplimenti musicali” , Venezia 1588) . Secondo Francesco Caffi (Venezia, 14/05/1778 – padova 24/01/1874, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco di Venezia, volume edito nel 1855): “Meraviglioso ed eccellentissimo l’organo di Grado” costruito dal veneziano prete Giorgio nel IX secolo e distrutto nel saccheggio del 2, 3 1022. Prete Giorgio è il più antico organaro veneto che si conosca, anzi uno dei più antichi d’Europa, e – se quanto opina il Caffi fosse documentato – Grado avrebbe il vanto di aver posseduto il più antico organo italiano.
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[1] Abbiamo poi notizia di uno strumento già in uso nel Duomo di Grado e soppresso nel 1735.
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Fu sostituito nel 1765 da uno costruito da Giovanni Battista Piaggia, ma non ne conosciamo la collocazione.
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[2] Nel 1784, solo vent’anni dopo, abbiamo l’organo costruito di Gaetano Callido (Op. 209).
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Questo strumento, collocato in cantoria, sulla porta principale, aveva la canna principale del peso di 2 quintali e mezzo.
Figura 1 - Ricostruzione sommiero, da Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia - III Volume, quarto tomo
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Tale strumento fu utilizzato fino al 1939 , quando fu smontato in concomitanza degli importanti lavori di restauro che implicarono la chiusura al culto della basilica fino al 1941. Alla fine fu dato alla ditta Mascioni per compensare in parte il costo del nuovo organo. Fra il 1941 ed il 1953, per dodici anni, nella basilica si sono utilizzate soluzioni provvisorie e un organo é anche stato collocato provvisoriamente dietro l’altare. Anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie aveva una cantoria con un organo del 1640 di modeste 4 proporzioni di cui si sono perse le tracce nel corso della prima guerra mondiale . •
[3] L’ultimo ed attuale organo a due tastiere é stato costruito da Vincenzo Mascioni (Cuvio, prov. di Varese) nel 1953 (Op. 684). Ha le tastiere di 58 tasti, pedaliera concava di 32 pedali, trasmissione 5 elettrica, registri a placchette a bilico sopra le tastiere, consolle staccata.
La posizione degli organi della basilica é cambiata nella storia, come in un girotondo: dall’abside all’entrata e di ritorno ancora a lato dell’abside, come illustrato nella figura 2.
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Figura 2 - Ricostruzione del movimento degli organi nella Basilica
2.0 – L’organo medioevale 4
Dallo Studio di Don Michele Tomasin la testimonianza piú antica di tale strumento é del 1591 e si sa che “era collocato in una cantoria sopraelevata posta fra l’ambone e l’abside, che si raggiungeva attraverso una scala tripartita dal presbiterio”. Da queste informazioni possiamo ragionevolmente tentare di collocare l’organo con una buona approsimazione. Difatti, tenuto conto che una scala tripartita é una struttura importante, costituita da tre corsie, dove quella centrale era dedicata alle persone piú importanti (p.e. i prelati) e le due laterali alle persone di minor grado (p.e. i chierici), ne discende che doveva avere una pendenza modesta, ovvero non poteva trattarsi di una scaletta. Se a ció aggiungiamo considerazioni di carattere funzionale, simmetrie ed estetica possiamo arrivare a collocare l’organo nella navata sinistra, in corrispondenza del secondo arco dal fondo, con le canne sonore al di sotto della finestra, come indicato in Figura 2. L’esempio piú illustre di scala tripartita é quella progettata prima del 1534 da Michelangelo Buonarroti e realizzata nel 1559 da Ammannati nella Biblioteca Medicea Laurenziana. In quel caso la corsia centrale era destinata a Cosimo I e quelle laterali ai “profani”.
Figura 3 – Scalone Michelangiolesco
3.0 – L’organo di Callido Prima che si perda dalla memoria e prendendo spunto dalla riproduzione fotografia disponibile (figura 4), vale la pena soffermarsi sull’organo utilizzato prima dell’attuale fino all’anno 1939. Tale strumento era collocato sulla cantoria, sulla facciata della basilica e sopra la porta principale, quindi in mezzo ed al fondo della navata centrale, per una resa acustica ottimale. Tale posizione si riscontra in molte chiese, o al fondo, come nel nostro caso, o nell’abside, dietro l’altare, come nel santuario di Barbana; in chiese molto ampie si possono anche ritrovare due organi simmetrici ai lati dell’abside, anche per esigenze estetiche, dato che uno basterebbe, come nella cattedrale di San Lorenzo a Salisburgo. L’organo é stato introdotto verso l’inizio dell’anno mille e quindi la sua sistemazione nelle chiese romaniche é un adattamento, ad esempio nel nostro caso, colpisce immediatamente il fatto che il baldacchino delle canne sonore sia ridossato alla facciata e quindi occluda i tre finestroni. In realtá, prima dei lavori di restauro
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BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008 che hanno ripulito la basilica dalle aggiunte posteriori, la facciata principale era cieca, oltre che dotata di un portico, di cui oggi ne sono visibili le tracce (figure 5 e 6). Dalla ricostruzione grafica (Figura 7) possiamo evincere gli elementi precipui del vecchio organo, composto da due strutture: la cantoria a ballatoio ed il baldacchino ad altare che ospitava le canne. La cantoria era sopraelevata sull’ingresso e vi si accedeva tramite una scaletta da sinistra, si estendeva per tutta la larghezza della navata e la parte centrale, in corrispondenza dell’organo, era di ampiezza maggiore, ai due lati si collocavano il coro ed eventuali strumenti. Non é possibile stabilirlo con precisione dalla fotografia, ma é probabile che la struttura portante trasversale fosse in mensole di pietra e l’impalcato in legno, il parapetto il legno, colore avorio, con fregi papali nelle campiture, il corrimano in legno. Al centro l’organo, le cui canne alloggiate in un baldacchino barocco ben proporzionato di dimensioni 4m in larghezza per 6m in altezza, incorniciato in alto-rilievo da due colonne con capitello a foglie ed un’architrave con due figure angeliche ai lati; al centro un arco a tutto sesto al cui interno erano ospitate le canne sonore, chiuse alla vista da una griglia. Figura 4 - Cartolina austrica del 1912 raffigurante l’organo utilizzato fino al 1939
L’incasso era in legno, dipinto bianco avorio, con cornici, capitelli ed ornamenti 4 floreali dorati.
Sicuramente l’architetto Vigilio de Grassi e la sovrintendenza alle Belle Arti, che hanno eseguito i lavori di restauro e consolidamento strutturale della basilica, avranno della documentazione al riguardo, oltre che i rilievi e descrizioni delle altre sovrastrutture e fregi che decoravano la chiesa antecedentemente.
Figura 5 - Fotografia del 1907, facciata cieca della basilica e portico, da Campo dei Patriarchi
Figura 6 - Fotografia del 1930, dettaglio del portico
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Figura 7 – Ricostruzione grafica 3D dell’organo di Callido
4.0 – Gli organisti Ancora un piccolo appunto, non strettamente inerente al tema, e che vorrei tanto ampliare, riguardante gli organisti della nostra chiesa. E’ per tutti gli organisti che da un millenio hanno suonato nelle nostre chiese: oltre a S. Eufemia e Barbana, magari anche a SS. Cosma e Damiano, a S. Pietro D’Orio, a S. Andrea , accompagnando le liturgie con le note di salmi ed inni; quando i pescatori gradesi lasciavano il fango ed il sudore, si ripulivano e con i vestiti della festa intonavano cori in latino elevando lo spirito. Quanta importanza ha rivestito la figura dell’organista, persona piú colta ed educata della media, regalando emozioni, suggestione e stupore. Tanti artisti sono passati di cui si é perso il nome: non potremmo mai dimenticare i piú recenti come il musicalmente poliedrico e spiritoso Traiano Grigolon e il zoppicante, mangione, altero e simpatico allo stesso tempo, Felice Olivotto, ma prima di loro?. 6
Sicuramente nei primi anni dello scorso secolo Pietro Zanni e prima ancora Padre Matteo Melissa (1631-) 7 8 gradese, organista , compositore e poeta , a Gorizia dai Gesuiti, Udine ed Aquileia; di sicuro figura di una certa importanza se nel 1675 era stato richiesto dall’ambasciatore veneto in Francia, Giulio Giustiniani, per 9 suonare alla corte di Re Sole, Luigi XIV di Borbone e traccia della sua opera é riportata dalle cronache 10 d’epoca e sua musica stampata si trova a Breslavia, Polonia . Di lui sappiamo che era organista dai Gesuiti a Gorizia, dopo prete Giorgio, come vedremo piú avanti, anche lui da Grado ospite d’onore dai grandi di Francia. 11, 12
E poi ancora altri, come Don Luigi de Grassi tornando talvolta a casa da Cividale dov’era organista ed il 13 14 meno conosciuto Don Francesco Grassi forse suo cugino , sono saliti sulla scaletta al fondo della chiesa ed hanno inondato le volte delle loro composizioni. Ricercarli, ritrovarli nella semioscuritá della chiesa, puntini invisibili nell’armonia che esce dalle canne sonore. 5.0 - Carlo Magno in Friuli ed il Patriarca di Grado Fortunato Dopo aver sconfitto re Desiderio in Piemonte ed espugnato Pavia nel 773 Carlo Magno, per sedare la succesiva rivolta del duca del Friuli Rotgaudo, intrapprese un’altra campagna e dopo averlo sconfitto sul Brenta (776) arrivó fino a Cividale del Friuli per reprimere gli ultimi Longobardi. Per mantenere stabilitá, si assicuró, e anche fin da prima della guerra con i longabordi, l’appoggio dei 15 16 17 religiosi sia con Aquileia che con Grado, con i patriarchi Paulino grammatico , Massenzio e Fortunato . Quest’ultimo, come lo zio e patriarca di Grado Giovanni IV fatto uccidere a Grado dal Doge nel 802 per essersi ribellato all’autoritá ducale, schierandosi per i Franchi anziché con Bisanzio, era succeduto allo zio l’anno successivo ed anch’egli continuó a sostenere Carlo Magno ed a tramare contro il doge Giovanni. Pagina 5 di 11
BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008 Scoperto, scappó alla corte del suo protettore dal quale ottenne doni e provilegi, poté riavvicinarsi a Grado insediandosi in Istria, di cui era giá metropolita e venne fatto vescovo di Pola dall’Imperatore. Eraclea era rimasta indenne dalla conquista del vicino Regno Longobardo nel 774 e divenne il centro del partito-filo bizantino del ducato veneziano, contrapposto al partito filo-franco, che aveva la sua principale roccaforte in Equilio, l’odierno Jesolo e capitanati dal patriarca Fortunato. Gli Eracleani avevano quindi occupato le terre appartenenti al patrimonio del patriarcato di Grado provocando la reazione violenta di Equilio. Nel tentativo di porre fine ai continui conflitti e nella speranza di placare il nuovo Re d'Italia Pipino, che aveva mire sulla Venezia, nell'805 il nuovo doge Obelario Antenoreo distrusse sia Eraclea che Equilio, radendone al suolo le mura e deportandone la nobiltà. Quattro anni dopo quanto restava della città venne cancellato dai Franchi di Pipino, che avevano invaso ugualmente il Ducato e cominciava la predominanza di Venezia come nuovo centro di potere. Fra Franchi e Veneziani le vicissitudini erano alterne e cruente, si ricorda l’imponente flotta del figlio Pipino che nell’809 fece capitolare tutte le cittá rivierasche fino alla sconfitta subita dai Veneziani che predisposero un “ricevimento” in seno alla laguna e quel sito ancor oggi viene chiamato il “Canale dell’Orfano”. Si arrivó finalmente alla pace siglata dal patto di Aquisgrana nel 812 con cui Carlo Magno riconosceva lo stato di sovranitá alla Confederazione Veneta; giá nell’810 Fortunato ritornó al fine a Grado dove si impegnó ad una intensa attivitá edilizia, restaurando la cittá e le chiese gravemente danneggiate e spogliate dai precedenti conflitti. La stessa Venezia con il doge Angelo Partecipazio (810-827), artefice della vittoria su Pipino, grazie al periodo di pace, si concentró sugli affari interni, alle bonifiche, ricostruzioni cosí come agli ampliamenti di Rivolto, divenuto il nuovo centro del dogato ed al prima abitazione del doge che sarebbe diventata il futuro Palazzo Ducale. A conferma della distensione, Con la benedizione di Ludovico il Pio e del patriarca di Grado Fortunato, insediatosi a Olivolo, nasce la zecca veneziana che conia la prima moneta con il nome del nuovo imperatore. Carlo Magno Nel 811 finanzió il patriarca Massenzio per ridare splendore all’antica sede patriarcale e ristrutturare gli antichi edifici, cosí Aquileia, prima abbandonata dai patriarchi che le preferivano prima Cormons e poi Cividale, tornó a fiorire grazie a lui. L’imperatore moriva nel 814 lasciando il regno all’unico figlio superstite, Ludovico il Pio. Fortunato, deposto nel 820 e sostituito dall’abate dell’Isola di San Servolo, Giovanni, morí nell’826 mentre si recava a Roma. Il sostegno dei Franchi a Grado continuó con Lodovico il Pio, imperatore dell’impero carolingio dal 814 18 alll’840. 6.0 - Il testamento di Carlo Magno Qui merita ricordare il testamento di Carlo Magno in quanto si tratta di un’informazione storica importante e poco conosciuta che lega ancor piú la storia di Grado a quella dei Franchi e della quale sarebbe importante approfondirne lo studio. 19
Eginardo ci ha tramandato il testamento nel quale Carlo Magno destinó, secondo la tradizione cristiana, gran parte dei suoi averi in caritá. In particolare due terzi di tutti i beni in natura d’oro, argento, pietre preziose ed ornamenti reali, divisi quindi in 21 parti, circa un trentunesimo ciascuna, da: “distribuire alle corrispondenti ventuno cittá metropolitane del suo regno in qualitá di elemosina, i suoi eredi ed amici sono incaricati di dare tali beni a ciascuno degli arcivescovi i quali a loro volta ne destineranno un terzo alle loro chiese e gli altri due ai loro suffraganei. Le metropoli che dovranno ricevere questa elemosina sono: Roma, Ravenna, Milano, Cividale, Grado, Colonia, Magonza, Salisburgo, Treviri, Sens, Besancon, Lione, Roen, Reims, Arles, Vienna, Tarantasia, Embrun, Bordeaux, Tours, Bourges. I beni attribuiti alle ventuno cittá metropolitane da questa ripartazione sono stati collocati separatamente in forzieri sigillati con l’indicazione su ciascuno di essi, dei nomi delle cittá alle quali dovranno essere 20 consegnati.” Carlo morí nel 814, a 72 anni, mentre il patriarca Fortunato nel 826, ma fino al 820 resse il patriarcato, perció si puó ragionevolmente supporre che ricevette il forziere sigillato. In termini odierni quanto poteva valere tale fortuna: centinaia di milioni, di piú? sicuramente moltissimo, piú di quanto possiamo immaginare e di certo l’intensissima attivitá edilizia di Fortunato é stata propiziata da questo tesoro come per le altre venti cittá, ad esempio anche la cattedrale di Embrun fu costruita con l’aiuto di re Carlo in quel periodo, dal 810 al 826.
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E Fortunato é stato scortese a non menzionare Carlo Magno nel suo testamento , e chissá se i due terzi dei beni sono stati elargiti ai nostri concittadini dell’epoca, come dalle indicazioni testamentarie. Sicuro é che le chiese gradesi risorsero e ne furono costruite di nuove, in totale almeno dodici, delle quali di alcune a ricordarcele é rimasto solo il nome, come S. Agata, S. Pellegrino, S. Mena, S. Vitale, S. Andrea, SS. Cosma e Damiano. 7.0 - Prete Giorgio delle Venezie L’inquadramento storico precedente serve a comprendere in quale clima di mutamento storico, complesse rivalitá ed intrecci politici, ribaltamenti di fronte, conflitti fra oriente ed occidente, conflitti religiosi temporali, si trovassero il Friuli e Grado stessa nel IX secolo. L'esempio più antico dell’organo è greco e risale al III secolo a.C. Si trattava di uno strumento fornito di tastiera, canne e registri; l'aria era insufflata da un sistema di pressione ad acqua, da cui la denominazione hidraulis, cioè "organo idraulico". Fu impiegato nella civiltà romana e nell'area bizantina per celebrare festività pubbliche. 22 Per l’arte organaria europea la prima data rilevante é l’anno 757 , quando l’imperatore dell’Impero Romano d’Oriente, Costantino Copronimo, donò un organo al re dei Franchi Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, per sugellare il raggiungimento della pace tra le due nazioni. Ed al figlio Carlo fu pure spedito un organo dal 23 califfo di Bagdad. Nel secolo VIII gli unici capaci a fabbricarli erano i Greci, ed essi custodivano con 24 gelosia questo segreto. Sempre all’età carolingia, e precisamente all’anno 826, risale la preziosa testimonianza del cronista 25 Eginardo (Annali de’ Franchi), ripresa da piú storici successivi , nella quale viene ricordato un fatto interessante: «Venne un certo prete di Venezia, chiamato Giorgio, che affermava di saper costruire organi; l’imperatore lo mandò ad Aquisgrana col suo tesoriere Tancolfo e impartì l’ordine che gli fosse messo a disposizione tutto quanto era necessario per fare costruire lo strumento», pare che quell’organo si 26 eseguisse poi col metodo idraulico . E’ probabilmente la prima notizia di un organaro europeo, un prete veneziano, che aveva rubato ai Greci la tecnologia degli organi. E Giorgio era detto delle Venezie, cioé veneziano, ma non della cittá che non esisteva ancora, ma del Dogato, e quindi forse gradese. D’altronde secondo quanto afferma Gioseffe Zarlino, purtroppo senza 1 documentazione a Grado nella chiesa delle Monache vi si trovava il piú antico organo , un sommiero, d’Italia; che avrebbe potuto essere stato costruito dal piú antico organaro veneto, ed europeo che si 2 conosca . La corte dei re dei Franchi, nel tempo compreso tra Pipino il Breve e Ludovico il Pio (VIII-IX secolo), fu dunque il centro nativo e propulsivo di due avvenimenti di fondamentale importanza per la storia musicale europea: da un lato, la pratica costruttiva organaria, sorta con l’arrivo dell’organo bizantino e poi con la prima commissione organaria che si conosca, al prete Giorgio di Venezia. Dall’altro, non bisogna dimenticare che furono quelli gli anni in cui attraverso varie riforme liturgico-musicali, l’invio di cantori e antifonari da Roma, si operò quella fusione tra il canto gallicano e il canto romano dalla quale scaturì l’odierno canto gregoriano ed é probabile che verso la fine del IX secolo l’organo sia entrato stabilmente 27 nelle chiese come parte integrante delle celebrazioni liturgiche. 8.0 - Un’altra storia Vedo Carlo dopo la presa di Cividale nel 776, assieme al futuro Patriarca di Aquileia Paolino grammatico, giá suo sostenitore contro i Longobardi, recarsi ad Aquileia per valutare lo stato della gloriosa cittá da tempo decaduta e pianificare investimenti per effettuare i restauri per riportarla all’antico splendore. Poi, per rilassarsi dalle incombenze e da grande appassionato della caccia qual era, organizzare una battuta nella vicina laguna di Grado e, spingendosi verso il mare lungo la prosecuzione del Natissa fino al canale di San Piero, sentire portata dalla brezza una musica celestiale provenire da una lontana isoletta su cui svetta un campanile con un piccolo convento a lato. Il ricordo delle melodie del raro e prezioso organo greco donato quasi vent’anni prima dall’ l’imperatore Costantino a suo padre Pipino gli sovviene assieme alla grande sorpresa di ritrovarle qui, in una localitá cosí remota, fra acque tranquille ed in un ambiente lacustre cosí distante dal potere e sfarzo di Aquisgrana. Ed il grande imperatore fa convocare il giovanissimo don Giorgio, il costruttore dell’organo di S. Pietro d’Orio, e lo sta ad ascoltare profondamente interessato mentre con dovizia questi gli racconta come é riuscito a rubare dai Greci di Bisanzio i segreti dello strumento, dopo aver vissuto in quella cittá e lavorato sotto le mentite spoglie di garzone in un laboratorio.
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BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008 Poi Carlo ritornó agli affari del regno ed alle guerre ma anche il piccolo figlio Ludovico era presente a quell’episodio e se ne ricorderá per sempre, anche sul letto di morte del padre, diventato sempre piú devoto negli ultimi anni della sua vita. Quando Ludovico confermó le concessioni del padre al Patriarca di Grado Venerio, secondo successore di Fortunato, gli parló anche dell’organo che aveva sentito in laguna da piccolo e, con suo grande stupore dato che erano ormai passati cinquant’anni, il presule gli disse che don Giorgio era ancora vivo. La gratitudine di Venerio per i Franchi era immensa: se ora le chiese gradesi splendevano di preziosi drappi ed ornamenti preziosi e le relique dei martiri si erano salvate dai flutti si doveva alla generositá di re Carlo, in piú il loro appoggio, per quanto ora meno saldamente condotti, era fondamentale per la predominanza del patriarcato, nel cammino tracciato dal capace triestino, mentalmente accennó una preghiera in suo ricordo, erano solo pochi mesi che Fortunato se n’era andato. Poi, con quei grattacapi che gli dava la diocesi di Venezia, come poteva scordare il povero Giovanni, e adesso con loro manie di grandezza da quando quei pirati si erano insediati a Rivoalto ed ancora, se non bastasse, quegli Aquileiesi, Manenzio era a posto, forse troppo e stava ampliando la chiesa anche senza aver ricevuto il tesoro di Carlo, ed i due patriarcati erano troppo vicini, insomma non si fidava e al fine non ci pensó piú di tanto e perció si adopró per accontentare Ludovico. Questi organizzó subito il viaggio di don Giorgio ad Aquisgrana e, onde evitare contrattempi ed incidenti di percorso, lo fece scortare dal fedele Baldarico, conte di Cividale e valente guerriero; gli mise a disposizione il tesoriere reale ed il buon vecchio in breve costruí un magnifico organo idraulico, voleva dare all’imperatore qualcosa di piú delle note ventilate del sommerio. Alla sua inaugurazione le sonoritá magnifiche dello strumento destarono l’ammirazione della corte, Ludovico chiuse gli occhi e ritornó fanciullo, ondeggiando nella placida laguna dove le note dell’organo ed i cori delle novizie si confondevano ai richiami dei gabbiani. Intanto lacrime confuse di gioia e nostalgia rigavano le guance di Prete Giorgio, era felice come poche volte nella sua vita: quelle note dorate... e poi il re gli aveva appena donato un’abbazia, ma non ce l’avrebbe piú fatta a rivedere la sua adorata piccola isola.
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BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008 Indice delle figure Figura 1 - Ricostruzione sommiero, da Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia - III Volume, quarto tomo ........ 2 Figura 2 - Ricostruzione del movimento degli organi nella Basilica .................................................................................... 3 Figura 3 – Scalone Michelangiolesco................................................................................................................................. 3 Figura 4 - Cartolina austrica del 1912 raffigurante l’organo utilizzato fino al 1939 .............................................................. 4 Figura 5 - Fotografia del 1907, facciata cieca della basilica e portico, da Campo dei Patriarchi.......................................... 4 Figura 6 - Fotografia del 1930, dettaglio del portico ........................................................................................................... 4 Figura 7 – Ricostruzione grafica 3D dell’organo di Callido ................................................................................................. 5
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“Vi sono stati organi più antichi, come si può comprendere da un sommiero d’un organo ch’io tengo presso di me, ch’era di una chiesa di Monache nell’antichissima città di Grado, sede Patriarcale; la quale nell’Anno del Signore 580 fu saccheggiata e destrutta da Pepo Patriarca d’Aquilegia di natione Tedesco...” Cit. B. Scaramuzza: L’organo fu distrutto nel 1022 dal famigerato Popone e non nel 580; la citata chiesa delle monache (chiesa distrutta e monache violentate sempre dai soldati di Popone) potrebbe essere quella di S. Pietro d'Orio. Sub judicio. 2
“Prosegue poi a narrar Eginardo, come zelante ed operoso il prete viniziano Giorgio in quell’opera fosse a tal grado che nell’arte sua faceta degli allievi meravigliosi, e specialmente un D. Bedos de Celles, che fu monaco Benedictino ne’ Maurini dell’Abbazia di S.Dionigi, e membro della R. Academia in Bordeaux. Questo monaco Valente, Spagnuolo d’origine, lasciò memoria di sè con un’opera, che fu col di lui nome stampata in Francia col titolo: L’art du facteur d’orgues. Aggiunge inoltre Eginardo, che quel bravo prete Viniziano Giorgio salì in tal fama e favore che, a guiderdone de’ suoi meriti, diventò poi Rector monasterio sanctii Santii martyris, quod in pago Fanomartensi in vico Valentiniani appellato Valenciennes in ripa Schaldi fluvii situm est. Se le rivoluzioni divorate non abbiano le memorie e le carte antiche di Valenciennes e di quel cenobio S.Salvio, forse trar si potrebbe qualche ulteriore notizia del prete viniziano, de’ suoi organi, de’ suoi allievi. Nè prima di tal prete io trovo che altri fabbricatori di organi vi avessero; nè molto meno che per altri organari od organista si facesse in alcun luogo tal festa, quale dal potentísimo Carlo più che dieci secoli addietro si è fatta. Non è che un mio pendiere, giacchè non posso mostrarne fondamento altro che di mera probabilità, il presumere che opera del prete stesso, o dell’organarica di lui officina, fosse quell’organo della chiesa patriarcale di Grado che fu negli antichi tempi celebrato come eccelentíssimo e meraviglioso e che perì pel saccheggio e la desolazione che nell’anno 1022 portò al paese e dalla chiesa di Grado il patriarca d’Aquileia Pepo, doge essendo in Venezia Ottone Orseolo, e patriarca di Grado Orso. Quanto di qull’organo deplorabile e deplorata fosse la perdita, il fa conoceré nei suoi Supplimenti musicali il nostro classico Gioseffe Zarlino. In senso mio, nulla osta a credere che quello fosse stato costruito nel secolo nono dal prete Giorgio, che cum Baldrico comité forjulensi andò a Carlo Magno: e Grado si giace appunto fra Venezia ed il Friuli, ed al Friuli anche appartenne.” 3
Eginardo chiamato anche Eginhard o Einhart (Fulda, 775 ca. – Seligenstadt, 840) è stato uno storico franco al servizio di Carlo Magno. 4
Restauro ed ampliamente dell’ organo Mascioni (op. 684) – Parrocchia Arcipretale S. Eufemia - Don Michele Tomasin – Grado 4 Ottobre 2002 5
Nella relazione di collaudo, datata 25 maggio 1953, si legge:
“Chiamato dalla fiducia dell’Arciprete Mons. Tognon, a collaudare il nuovo organo della Basilica di Grado, esprimo il mio ammirato positivo giudizio sul nuovo lavoro Mascioni, riuscito un vero gioiello della moderna arte italiana, per la fonica brunita, penetrante, frizzante dei flauti, oboi, viole, la timbratura scintillante del ripieno e per la finutura signorile della “consolle”, la trasmissione elettrica dal tocco pianistico, a collocazione razionale dello spazio all’organo destinato. La Sovraintendenza alle Belle Arti, gelosa della conservazione estetico-lineare della basilica secentesca, ha costretto la Ditta Mascioni ad incavare l’organo in uno spazio murale ristrettissimo, in griglia espressiva mimetizzata esternamente: ciò che consente la sonorità di un organo positivo, non proporzionale alla maestosità della basilica. Le ragioni dell’acustica e della funzionalità liturgica, postulano la realizzazione del grand’organo, che unito allo attuale di dodici registri su due tastiere, daranno cmpiutezza e forza proporzionale al fine e delicato lavoro della ditta artigiana Mascioni. Esprimo al benemerito Mons. Tognon ed al buon popolo Gradese il mio compiacimento per aver concorso ad un’opera d’arte: alla Ditta Mascioni, per averla realizzata, le mie felicitazioni”. Maestro Toniutti don Vittorio Organista della Metropolitana di Gorizia
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Sull’esistenza dell’arte organaria a Grado, il M° Giuseppe Radole (direttore della Cappella Civica di S. Giusto in Trieste), nella rivista “L’Organo” (Bologna, 1968) segnala il nome di un organaro di Grado, Pietro Zanni, che nel 1897 e nel 1909 restaurò l’organo di Francesco Merlini collocato nella chiesa di S. Anna di Capodistria. 7
Alessandro Arbo, Musicisti di frontiera. Le attività musicali a Gorizia dal Medioevo al Novecento, Edizioni della Laguna / Comune di Gorizia, Monfalcone 1998 - http://www2.seghizzi.it/98/biblio/arbo.htm “Tra i maestri e gli organisti che operarono nel XVII secolo si ricordano Gioseffo Marini, Antonio Piccelli (che nel 1637 dedicò una composizione all'imperatore Ferdinando III), l'organista e organaro slesiano Eugenio Casparini, l'organista Matteo Melissa, autore di salmi concertati da due a cinque voci, …” 8
Bibliografia del Friuli, Di Giuseppe Valentinelli, Pubblicato da Tip. del Commercio, 1861 - Originale disponibile presso la Oxford University. Da Google libri, pagg. 270 e 271 “Il generalato di Palma dell’ ill. et ecc. sig. cavalier Girolamo Cornaro, cantato da cigni d’Italia, consacrato all’ ill. et ecc. sig. Cavalier Battista Nani, procurator di s. Marco, da Stefano Tartagno – Udine, 1676, heredi di Carlo Schiratti, pag. 134, 4°. Le poesie italiane sono di Andrea Bernardo, Antonio Cattaneo, … autori delle poesie latine sono: A.C.D., D.A.E. …, Matteo Melissa, …” 9
Note d'archivio per la storia musicale - Pubblicato da Edizioni "Psalterium", 1931 - Pagg. 215 da Goggle libri, solo un frammento disponibile, a riguardo di “Melissa P. Matteo, musico”: “Il Melissa nel maggio 1675, venne richiesto al Capitolo dal senatore Giulio Giustiniani, ambasciatore veneto presso il re di Francia, che lo voleva con sé “ob sua urgente negotia”. Ritornato ad Aquileia riprese l’ufficio di maestro, e” 10 11
Cit. B. Scaramuzza.
Compositore gradese di musica sacra, 1760/66-1831.
12
Al gradese maestro Alberto Romanello il merito delle prime trascrizioni dei manoscritti del De Grassi e registrazione CD (2004) della sua musica con vari gruppi corali fra cui il Coro Civico di Grado da lui diretto. 13
Google libri: Storia della cultura veneta - Pubblicato da N. Pozza, 1976 - Annotazioni sull'elemento: v.5 pt.1 - Originale disponibile presso la la University of Michigan - Digitalizzato il 25 giu 2008. “… ,l’udinese Antonio Serafini e i due gradesi Francesco Grassi e Lugi De Grassi (pregevoli alcuni suoi brani fugati per organo) recentemente onorati …” 14
I Graisani, B. Scaramuzza “Don Francesco, organista. é stato prima a Cividale (1771), dopo a Marano e nel 1790, quando é morto pre Leonardo De Grassi (zio e maestro de Luigi), é tornato a Gravo per l’ereditá; dopo un sei anni ancora di volta a Marano e poi non ne abbiamo piú notizia”. 15
792. Prid. Non. Augusti. – Reganesburg. Carlomagno concede esenzioni alla chiesa d'Aquileja. [Dal Cappelletti Chiese d'Italia, Aquileja pag. 92.] 801. Pridie Nonas Augustas. - Reganesburg. Imperatore Carlomagno, ad inchiesta di Patriarca Paulino d'Aquileja, esenta da tributi e da altrui giurisdizione le terre della chiesa Aquilejese. [Dal Rubeis, Monumenta Eccles. Aquilejensis] 803. Prid. Non. August. Indict. I. Romae. Imperatore Carlomagno assegna al Patriarca di Aquileja sei Vescovi in suffraganei. [Madrisi, Oper. S. Paulini. - Falsificazione attribuita al nodaro Bellone]. 16
776. XV Kal. Julii. Re dei Franchi e Longobardi Carlomagno fa donazione di immobili a Paolino grammatico, poi Patriarca di Aquileja. [Madrisio, Opera S. Paulini.] 17
801. Pridie Nonas Augustas – Reganesburg. Imperatore Carlomagno, ad inchiesta del Patriarca Fortunato di Grado, esenta da tributi e da altrui giurisdizione le terre Della Chiesa aquilejese. [Dal Rubeis Monumenta Eccles. Aquilejensis] 803. 12 Kal. Aprilis, Indictione XI. Roma. Papa Leone III invia il pallio a Patriarca di Grado Fortunato, triestino. [Dall'Ughelli, Italia sacra] 803. Idus Augusti ... Imperatore Carlo Magno prende in patrocinio i possessi della Chiesa di Grado. [Dall'Ughelli, Italia sacra, Tom. V.] 805. ... Imperatore Carlomagno concede a Patriarca Fortunato di Grado l'esenzione da dogane e gabelle per quatro navi del Patriarca. [Dal Codice Trevisani. - Edito dal Sicher] 18
815. Imperatore Lodovico I conferma alli Istriani l'antica forma di Provincia e di Comuni, ed il Placito tenuto dai Messi di Carlomagno nell'anno 804. [Dal Codice Trevisani] 826. Imperatori Lodovico I e Lottario confermano a Patriarca Venerio di Grado le concessioni di Carlomagno.
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BASILICA DI S. EUFEMIA, GLI ORGANI A GRADO, PROSPETTIVA STORICA Luciano Cicogna – Ottobre 2008
[Dall'Ughelli, Italia sacra] 19
Eginardo, Vita Karoli, capitolo 33
20
Segnalato da B. Scaramuzza http://www.ideasapiens.com/textos/EdadMedia/testamentocarlomagno.htm 21 Lagune di Grado, G. Caprin 22
Lodovico Antonio Muratori, Annali d’Italia, Tomo XI, Ed. Leonardo Marchini, Firenze 1827. “Degnissima ancora di memoria, e non senza ragione parve agli scrittori d’allora la introduzione in Occidente di far gli organi da fiato. Finquì era stata ristretta nei Greci, che forte se ne gloriavano ; e chi volea degli organi anche in Italia, li facea venir fatti di colà. Fin dall’anno 757 Costantino imperador de’ Greci ne inviò uno in dono a Pippino Re di Francia ; e questo sonato empié di meraviglia i Franzesi. Noi avvezzi ad udir si fatte ingegnosissime macchime, non ce ne stupiamo ora punto; ma se per la prima volta ne udissimo una, tasteggiata da qualche buon maestro, l’ammireremmo.” 23
Ricerche Storico-Critico-Scientifiche sulle origini, scoperte, invenzioni e perfezionamenti fatti nelle lettere, nelle arti e nelle scienze, Tomo III.
24
Ludovico Antonio Muratori, Antichità italiane, Dissertazioni, Edizione di riferimento: Dissertazioni sopra le antichità italiane, Società tipografica dei classici italiani, 5 voll., Milano 1837 II, DISSERTAZIONE XXIV: Delle Arti degl’Italiani dopo la declinazione dell’Imperio Romano.
25
Cavaliere abate Girolamo Tiraboschi, Consigliere di S.A.S. il Signor Duca di Modena, Storia della Letteratura Italiana, 1795. “Ed anche più anni dopo, cioè l’anno 826, un prete veneziano, detto per nome Giorgio, venuto in Aquisgrana, innanzi all’imp. Ludovico Pio, vi fabbricò un organo che destò gran maraviglie nella corte imperiale, come coll’autorità di più antichi scrittori dimostra il Du Cange (Gloss. Med inf. Latin. Art. Org.). Ma degli organi basti il ditto fin qui; che parrà forse ad alcuno che io stenda troppo oltre il regno della letteratura, se anche l’invenzion degli organi vi debba aver parte. » 26 27
L’art du facteur d’orgue, IV p.
www.museoscienza.org
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