Green Voice 03/2012

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GREEN ECONOMY E SVILUPPO SOSTENIBILE Periodico indipendente di informazione Anno VII www.greenvoice.eu • SETTEMBRE 2012

PRIMO PIANO

COMPETITIVITÀ

SECOND LIFE

Il nuovo corso dei servizi ferroviari italiani

ABB lancia uno studio sulle smart cities in Italia

Ministero dell’ambiente batti un colpo

PAGINE 2 e 3

PAGINA 4

PAGINA 20

EDITORIALE

È tempo di piccole e medie opere diffuse di cui il Paese ha vitale bisogno In questo numero il tema di copertina è la concorrenza nei servizi ferroviari: a tal proposito abbiamo ricevuto i contributi di Amedeo Gargiulo e Fabio Croccolo del Ministero infrastrutture e trasporti e abbiamo intervistato Michele Mario Elia, AD di Rete Ferroviaria Italiana e Giuseppe Sciarrone, AD di Nuovo Trasporto Viaggiatori. Nelle pagine centrali dello speciale proponiamo il tema delle infrastrutture anticipando il forum del 30 novembre 2012 che vedrà docenti, ricercatori, imprenditori, professionisti e rappresentanti delle istituzioni e della finanza confrontarsi sul tema indicato nel titolo dello stesso evento: “Il tempo si fa breve – la programmazione e la valutazione delle infrastrutture dei trasporti per la crescita economica dell’Italia”. Il tentativo è quello di immaginare un modello applicabile sul territorio nazionale per quanto riguarda la programmazione e la valutazione delle opere pubbliche. Al di fuori della retorica e della polemica ideologica. Leo Longanesi diceva che l'Italia è un Paese di inaugurazioni, non di manutenzioni. Sarebbe bello smentirlo puntando sulle innumerevoli piccole e medie opere delle quali il Paese ha davvero bisogno. Oggi l’Italia spende una cifra spropositata in trasporti e infrastrutture: quasi il 3% del Pil in confronto all'1,86% della Germania e all'1,70% della Francia. E' una spesa non sempre necessaria e altamente inefficiente, se si pensa che il costo al chilometro delle autostrade è il doppio di quello spagnolo, mentre quello della TAV è stato stimato 3 o 4 volte quello francese e spagnolo. Negli ultimi vent'anni abbiamo speso l'equivalente di 800 miliardi di euro in infrastrutture, con risultati tutt'altro che soddisfacenti. Forse è arrivato il momento di dare priorità alle manutenzioni e alle piccole e medie opere, magari con un grande obiettivo comune: l’efficienza energetica. Doctor J

C’è un treno che parte alle 7.40 L’Alta Velocità scopre la concorrenza ed ottiene aumento dell’offerta, miglioramento dei servizi e diversificazione delle tariffe. Ora tocca al Trasporto Pubblico Locale che va ripensato in termini di intermodalità per servire meglio i cittadini.

SPECIALE

IL TEMPO SI FA BREVE

Programmazione e valutazione delle infrastrutture dei trasporti in Italia


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Primopiano

Nell’affrontare il tema dei nuovi scenari nel settore dei trasporti ferroviari abbiamo chiesto un contributo introduttivo chiarificatore a Fabio Croccolo, Direttore dell’Ufficio per la Regolazione dei Servizi Ferroviari del Ministero delle infrastrutture. Il modo migliore per entrare nel cuore delle questioni.

COMMENTO

Una scelta che comincia a dare i suoi effetti AMEDEO GARGIULO

TRASPORTI • SERVIZI FERROVIARI

La concorrenza: un’operazione a somma positiva GERENZA EDITORIALE GREEN VOICE SRL P.IVA/CF 10955471007 REA 1267234 AMMINISTRATORE Antonio Assenso DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Assogna direzione@greenvoice.eu REDAZIONE via Machiavelli 50 - 00185 Roma Tel. 06 85304252 MARKETING E PUBBLICITÀ Francesca Iannone marketing@greenvoice.eu GRAFICA Massini/Del Borrello STAMPA Industrie Tipografiche Sarnub Cavaglià (BI) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Francesco Andreani Stefano Cicerani Francesco Dragonetti Margherita Erricolo Francesca Iannone Guido Mattei Luca Tortora Bimestrale iscritto al n. 110/2011 del Registro della Stampa di Roma. Distribuzione gratuita in abbonamento postale e eventi. Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell'art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana che così dispone: "Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero on la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione". La pubblicazione degli scritti è subordinata all'insindacabile giudizio della redazione, che può anche apporre modifiche ai testi per ragioni editoriali; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

La concorrenza nel settore dei servizi ferroviari in Italia prende avvio con il trasporto merci che già da tempo vede operare diverse imprese. L’ingresso di NTV nel segmento del trasporto passeggeri rappresenta il primo avvio a livello mondiale della concorrenza nell’ambito dell’alta velocità (AV), il segmento potenzialmente più remunerativo, ma anche quello che richiede gli investimenti più elevati. Tale nuova situazione comporta una serie di cambiamenti di cui il più significativo risiede nella necessità di un regolatore – oggi l’URSF, domani l’Autorità – che abbia poteri adeguati per regolare, appunto, il mercato, ed evitare da un lato che l’ex monopolista possa ostacolare il nuovo entrante e dall’altro che quest’ultimo rivendichi benefici non dovuti con la scusa che è “piccolo e nuovo”. Più in genere possiamo affermare che, nel segmento AV, Trenitalia stava già migliorando sensibilmente gli standard di servizio e l’avvio dei servizi NTV ha accelerato ulteriormente questo processo. Il beneficio è tutto per i cittadini, che oggi possono scegliere tra servizi diversificati e differenti stazioni di partenza e arrivo, soprattutto a Roma e Milano. Ci sarà maggiore scelta anche dal punto di vista delle offerte commerciali, anche se ritengo che la competizione sarà basata più sui servizi e sulla qualità, che sui prezzi, considerato che i costi di investimento e di gestione restano comunque elevati. In ogni caso il mio auspicio, che mi pare si stia realizzando, è che la competizione produca un’espansione del mercato, cioè del totale dei viaggiatori che scelgono il treno, piuttosto che una mera erosione della quota di mercato dell’altra azienda a viaggiatori invariati. Di fronte all’aumento della concorrenza nel segmento AV c’è il rischio che ci si concentri sulle tratte remunerative dimenticando il Trasporto Pubblico Locale (TPL). Il problema è complesso e va affrontato contemporaneamente da diverse angolature.

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Certamente il primo passo, oggi sancito dalla legge, è il passaggio da un regime di affidamento diretto dei servizi ad uno basato sulle gare. Il secondo passo è cambiare l’approccio, cioè mettere a gara le esigenze di mobilità, non i modi di trasporto. Far viaggiare treni con 20 passeggeri a bordo non solo costa molto di più, ma inquina di più. Un approccio corretto dovrebbe definire le esigenze di mobilità (quanti passeggeri, da dove a dove, in che ore, con quali standard di qualità e quale impatto ambientale), verificare le possibili alDai modi di trasporto alle esigenze di mobilità, primo passo per migliorare i servizi e badare a costi e ambiente ternative tecnico-economiche per rispondere a tali esigenze e metterle a bando in modo integrato, così da ottimizzare anche le interconnessioni e rendere il sistema più efficiente. Non è sempre vero che il treno è il mezzo di trasporto più “green”: le modalità di alimentazione, di costruzione della linea, l’età dei locomotori, il coefficiente di riempimento, la distanza da percorrere sono tutti fattori che, combinati, possono pro-

durre come risultato il fatto che un autobus o un’automobile inquinano nettamente meno di un treno per effettuare il medesimo servizio. Occorre abbandonare l’idea propria dell’immaginario collettivo che “il treno è bello” sempre e comunque e ragionare in termini realmente trasportistici: solo così ridurremo le emissioni e renderemo efficiente il sistema. Infine occorre riequilibrare il divario costi/ricavi, per esempio – ma sono decisioni che competono alla politica – aumentando le tariffe per avvicinarle agli altri paesi europei e/o garantendo la destinazione esclusiva dei fondi destinati al TPL e/o applicando sistemi di cofinanziamento da parte dei segmenti ad alta redditività. E poi in futuro occorrerà ragionare ad un sistema e ad un mercato europeo: le regole dovranno pertanto essere realmente uguali e cogenti per tutti gli operatori del settore e anche dal punto di vista del regolatore dovremo immaginare un organismo europeo di coordinamento, che possa altresì fungere da organo d’appello contro le decisioni dei regolatori che concernono treni internazionali.

REGOLAZIONE • URSF

Niente concorrenza senza regolazione L'Ufficio Regolazione Servizi Ferroviari (URSF) è un ufficio del Ministero delle Infrastrutture, istituito in base alla normativa europea e disciplinato dal DLgs 188/2003. Esso "vigila sulla concorrenza nei mercati dei servizi ferroviari e agisce in piena indipendenza sul piano organizzativo, giuridico, decisionale e della strategia finanziaria, dall'organismo preposto alla determinazione dei canoni di accesso all'infrastruttura, dall'organismo preposto all'assegnazione della capacità e dai richiedenti".

In sostanza il compito principale dell'URSF è di fare da arbitro a tutela della concorrenza, tanto è vero che "ogni richiedente ha il diritto di adire l'organismo di regolazione se ritiene di essere stato vittima di un trattamento ingiusto, di discriminazioni…" riguardo a: "prospetto informativo della rete; procedura di assegnazione della capacità di infrastruttura; sistema di imposizione dei canoni di accesso all'infrastruttura ferroviaria e dei corrispettivi per i servizi di cui all'articolo 20.

È recente l’avvio dei servizi ferroviari di NTV sulla rete nazionale in concorrenza con i servizi storicamente offerti da Trenitalia nel segmento dell’alta velocità. E’ una svolta epocale, se ne è parlato molto, ma forse non a sufficienza dal punto di vista qualitativo più che da quello quantitativo, rispetto all’eccezionalità della novità. Perciò Green Voice ha inteso approfondire l‘argomento con un contributo introduttivo di Fabio Croccolo, Direttore dell’Ufficio per la Regolazione dei Servizi Ferroviari del Ministero delle infrastrutture e con le interviste a Michele Mario Elia, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana e Giuseppe Sciarrone amministratore delegato di Nuovo Trasporto Viaggiatori. Vi sono varie concezioni dei processi di liberalizzazione, ed è giusto precisare che nel nostro caso si è andati verso la cosiddetta concorrenza nel

mercato ovvero una fattispecie nella quale ogni impresa ferroviaria può avere accesso all’infrastruttura e quindi gli utenti possono scegliere con quale vettore viaggiare. Ciò a differenza della cosiddetta concorrenza per il mercato, caratterizzata dal fatto che le imprese ferroviarie concorrono per l’assegnazione di un pacchetto che le rende poi monopoliste su una determinata area. Quest’ultima è stata invece la scelta operata nel settore del trasporto regionale, dove vi è una maggior priorità riguardo la socialità dei servizi. Non vi è dubbio dunque che il processo è andato avanti e ha cominciato a dare degli effetti. Ora occorre elaborare un bilancio, seppure iniziale, per capire quali sono stati i benefici per i cittadini e quali sono le aree di miglioramento.


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INTERVISTE • COME CAMBIANO I SERVIZI FERROVIARI

L’Italia esempio per l’Europa Perché Tpl e Av non sono in contrapposizione @ Michele Mario Elia Cosa cambia con l’ingresso nel mercato di NTV, ovvero con il primo vero avvio di un processo di concorrenza nei servizi ferroviari? Il mercato ferroviario italiano è da tempo tra i più aperti e concorrenziali d’Europa: ad oggi le Società titolari di licenze ferroviarie sono ben 45 e, di queste, 30 sono operative, munite cioè anche del certificato di sicurezza rilasciato dalla Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF). Poco più della metà (21) hanno acquistato tracce orario solo per trasportare merci. Altre sono operative nel settore passeggeri sia regionale (a committenza pubblica: TRENORD e TPER per citarne solo alcune) sia a mercato (Arenaways). Il ruolo dell’Autorità sarà fondamentale per sciogliere alcuni nodi cruciali come il cherry picking (servono meccanismi di cofinanziamento del servizio universale nazionale da applicare a tutte le imprese ferroviarie), la sottocompensazione degli obblighi di servizio pubblico, il sostegno dello shift modale in favore del trasporto ferroviario. La concorrenza, secondo voi, contribuirà al miglioramento degli standard di servizio (puntualità, pulizia, difficoltà negli interscambi, ecc. )? Come? La competizione tra le imprese implica un miglioramento delle performance del materiale rotabile, l’aumento e il miglioramento dei servizi offerti, l’abbassamento delle tariffe, lo sviluppo della domanda. Questo comporta, per Rete Ferroviaria Italiana (RFI), la necessità di garantire affidabilità dell’infrastruttura ai massimi livelli: da poco è operativo Dia.Man.Te., il primo rotabile al mondo in grado di misurare lo stato delle infrastrutture ferroviarie alla velocità di 300 km/h. L’“impresa di trasporti” inevitabilmente si concentra sulle tratte remunerative. Che fine farà il TPL su ferro in uno scenario di risorse pubbliche ridotte e domanda in aumento? Esistono servizi a mercato, che vengono coperti finanziariamente dalla sola vendita dei biglietti, e servizi universali (come i treni regionali e alcuni treni a lunga percorrenza), che hanno invece bisogno per poter sopravvivere di sovvenzioni a carico del Committente pubblico. I primi vengono effettuati a totale rischio d’impresa mentre i secondi vengono programmati dal Committente in base ai fondi disponibili. Non è affatto vero che ci si concentra solo sulle tratte remunerative, gli utili dell’Alta Velocità, infatti, coprono anche parte dei servizi universali. Italia (o forse Europa) 2020. Come sarà il trasporto ferroviario e quali saranno le prossime politiche di settore? Europa, è quello il mercato di riferimento del presente e del futuro, il Gruppo FS Italiane si sta espandendo sempre di più all’estero, ad esempio con Netinera e TX Logistik in Germania e con Thello (joint venture Trenitalia-Veolia Transdev) in Francia. La rete italiana è aperta a tutte le imprese straniere con i giusti requisiti, ma tale apertura purtroppo non è ancora effettiva negli altri paesi dell’Unione Europea. C’è un’asimmetria normativa da Stato a Stato che va necessariamente sanata ma nonostante ciò a breve anche sui binari d’Europa sfreccerà il Frecciarossa 1000, il treno del futuro che AnsaldoBreda e Bombardier stanno costruendo per Trenitalia, il primo treno interoperabile in Europa, capace di viaggiare a 400 km/h.

MICHELE MARIO ELIA

Amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana spa il gestore unico dell’infrastruttura ferroviaria nazionale

GIUSEPPE SCIARRONE

Amministratore delegato di Nuovo Trasporto Viaggiatori spa, azienda da poco entrata nel segmento dell’alta velocità.

@ Giuseppe Sciarrone Che cosa cambia con l’ingresso di NTV, ovvero con il primo vero avvio di un processo di concorrenza nei servizi ferroviari? Il fischio che ha salutato la partenza del primo treno Italo con passeggeri a bordo, lo scorso 28 aprile alla stazione di Napoli Centrale, ha segnato una svolta storica per le ferrovie: dopo oltre 100 anni finiva il monopolio e cominciava un’era nuova, aperta alla concorrenza. La fine dell’epoca dell’operatore unico è stata un bene perché ha rappresentato per l’ex monopolista un grande stimolo al miglioramento del servizio. Il vero vincitore di questo ‘duello’ sono i passeggeri che possono usufruire di un’offerta sempre più competitiva in termini di qualità e di tariffe. La concorrenza, secondo voi, contribuirà al miglioramento degli standard di servizio (puntualità, pulizia, difficoltà degli negli interscambi, ecc..)? Come? Questo processo è già in corso. Trenitalia ha di recente varato un restyling del Frecciarossa, strutturandolo su quattro “livelli di servizio”. La novità è stata introdotta proprio a ridosso della partenza del nostro Italo, un treno estremamente innovativo, allestito secondo il concetto moderno degli ambienti di viaggio. Ma NTV ha rivoluzionato anche gli schemi dei prezzi, incardinandoli su tre principi: semplicità, trasparenze, disponibilità reale delle tariffe più convenienti. La concorrenza scombussola le posizioni acquisite e costringe tutti a stare al passo con il mercato e soprattutto pone le esigenze dei passeggeri (e perfino dei loro animali) al centro delle attenzioni degli operatori. L’impresa di trasporti inevitabilmente si concentra sulle tratte remunerative. Che fine farà il TPL su ferro in uno scenario di risorse pubbliche ridotte e domanda in aumento? L’avvio dell’Alta Velocità ha determinato un divario inaccettabile con i servizi regionali che, in qualche caso, sono diventati addirittura indegni di un Paese civile. NTV opera sull'Alta velocità perché è l'unico mercato liberalizzato nel trasporto passeggeri. Sui servizi regionali il mercato non è contendibile. Solo di recente il Decreto Cresci Italia ha posto le basi per l’apertura di questo settore importantissimo, obbligando le Regioni a mettere a gara i servizi. Ora aspettiamo l’avvio di tali procedure , NTV è assolutamente pronta a fare la sua parte, a partire dalla tratta Adriatica. Italia (o forse Europa) 2020. Come sarà il trasporto ferroviario e quali saranno le prossime politiche di settore? La valorizzazione del trasporto ferroviario passa anche, e sempre di più, attraverso una maggiore integrazione a livello europeo e una progressiva introduzione della concorrenza anche negli altri Paesi. La concorrenza da sola non fa miracoli. Perché possa produrre vantaggi duraturi per i viaggiatori servono regole certe e uguali per tutti gli operatori, in modo che la competizione sia sana e corretta. In questo senso, la recente creazione di un’Authority dei Trasporti, benché non ancora operativa, rappresenta un importante passo in avanti. L’istituzione di un arbitro imparziale rende meno urgente, ma non elimina, la necessità di affrontare in prospettiva il nodo della proprietà della Rete ferroviaria, che oggi fa capo allo stesso Gruppo che controlla il nostro competitor.

3 TRENITALIA E NTV NUMERI A CONFRONTO TRENITALIA L’offerta di servizio attuale sulla Roma Milano è di 78 collegamenti giornalieri, con molteplici opportunità di collegamento tra le città servite, ed offerta diversificata. Treni ad ogni ora tra le 6 e le 20 tra Milano C.le, Bologna, Firenze S.M.N., Roma T.ni con orari cadenzati. Prosecuzioni su Napoli e collegamenti anche da/per Salerno e Torino. Treni ad ogni ora tra le 6 e le 19 no-stop tra Milano e Roma, 4 di essi fermano anche a Rogoredo e Tiburtina, collegando le 2 stazioni in 2h 40’.

NTV L’offerta di servizio attuale sulla Roma Milano da parte di NTV è di 14 collegamenti giornalieri, con molteplici opportunità di collegamento tra le città servite, ed offerta diversificata. Il tempo di percorrenza Rogoredo Tiburtina dei treni nostop è di 2h 45’. Attualmente i sevizi di NTV raggiungono 9 città italiane e 12 stazioni, tutte quelle dedicate all'Alta Velocità. Molto curata l’attenzione al viaggiatore, che comincia con la formazione del personale presso la scuola dell’ospitalità.


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ABB • SMART CITIES

Il nuovo rinascimento italiano passa per la “città ideale” ABB ha presentato un rapporto al workshop Ambrosetti di Cernobbio in cui ha illustrato che il Paese deve investire 3 punti di PIL ogni anno fino al 2030 per ottenere 10 punti di PIL all’anno L’obiettivo di ABB per i prossimi 20 anni consiste in città più vivibili, basate sulle fonti rinnovabili e capaci di garantire una qualità della vita molto elevata. Un concetto per cui gli attuali agglomerati urbani vanno ripensati in funzione del cittadino per rispondere meglio ai suoi bisogni. Attraverso l’innovazione che passa prima di tutto da un cambiamento culturale da parte del singolo individuo. Ognuno di noi dovrà pensare in un’ottica completamente diversa rispetto a quello che è stato fino ad oggi, riuscendo a coniugare efficienza energetica e riduzione dei consumi. Farlo è semplice: “Prima di tutto – spiega Paolo Leone – ogni persona deve capire l’importanza di spegnere una luce o chiudere un rubinetto. Gesti semplici, elementari, utili per accelerare il cambiamento culturale,da iniziare nelle scuole”. Lo sviluppo delle tecnologie, invece, interessa soprattutto le infrastrutture. Se l’obiettivo venisse raggiunto, si potrebbe parlare di città ideale. Sì, proprio quella

Qual è il concetto di “Smart Cities” secondo ABB? Parlando con i cittadini, abbiamo potuto constatare che l’opinione pubblica pensa principalmente alla mobilità, alla sicurezza e alla gestione ottimizzata e sostenibile delle risorse. Pensando alle infrastrutture tecnologiche, una smart city dovrà rispondere a quattro esigenze: la capacità dei sistemi, che dovranno far fronte a un costante aumento della domanda di energia; la sostenibilità, in grado di gestire l’integrazione di fonti energetiche alternative; l’efficienza nell’utilizzo delle risorse energetiche, che già oggi offre ampi spazi di miglioramento; l’affidabilità, che possa mitigare i problemi di stabilità legati all’utilizzo di fonti rinnovabili. Secondo ABB, la responsabilità maggiore per un’Italia più “smart”, spetta alla politica o all’industria? Uno ‘smart country’ non è la somma di tanti progetti indipendenti realizzati da singole ‘smart city’. I primi passi da compiere sono quelli di definire una visione del Paese e una strategia per realizzarla, riaffermando il ruolo del Governo per dare al Paese un’identità e un indirizzo condivisi. Penso che sia questa la fase in cui pubblico e privato possano mettere in

ipotizzata in epoca rinascimentale, quando alla perfezione razionale dell’architettura si aggiunse una tensione filosofica non concepita in altre idee urbanistiche. Ed è proprio da questa utopia che deriva il progetto di ABB, che pone la valorizzazione del territorio urbano al centro del sistema Paese. Ma quali sarebbero i mezzi e i risultati? “Per diventare “più smart” – spiega ABB nel rapporto presentato al workshop Amborsetti di Cernobbio ¬- il Paese deve investire 3 punti di PIL ogni anno da qui al 2030, ma un Paese “più smart” vale fino a 10 punti di PIL all’anno. La riprogettazione delle funzioni del sistema urbano insita nel concetto di smart city attiva rilevanti energie innovative, industriali e finanziarie. Da qui al 2030, mantenere l’attuale livello di performance richiederà al Paese – in un’ipotesi minima – investimenti tecnologici pari a 22 miliardi di Euro all’anno. Con risultati dubbi, poiché molti obiettivi in tema smart sono ormai codificati dalle istituzioni internazionali, dunque allinearsi è inevitabile.

INTERVISTA

Trasformare l’Italia in un Paese “più smart” richiede uno sforzo considerevole: 50 miliardi di Euro all’anno (che si riducono a 6 miliardi di Euro all’anno se l’intervento è rivolto solo alle 10 principali città). L’introduzione di tecnologie innovative innesca, tuttavia, un recupero di efficienza, di tempo utile, di produttività e una riduzione dei costi di transazione che si traduce in una crescita aggiuntiva per il Paese equivalente a 8-10 punti di PIL all’anno (senza contare i non quantificabili ritorni in termini di immagine e competitività internazionale, coesione sociale, creatività, innovazione, diffusione di conoscenza, vivibilità). Insomma, l’obiettivo di ABB è chiaro. Città più vivibili, a cui è possibile arrivare solo attraverso una stretta collaborazione tra i poteri pubblici che definiscono le politiche, cioè le strategie su cu impostare lo sviluppo dei prossimi anni e, i cittadini che sono chiamati a modificare le proprie abitudini, le imprese chiamate ad offrire soluzioni sempre più efficienti.

PAOLO LEONE

Se dico smart penso a energy, buildings, mobility, resources Il Country Marketing and Sales Manager di ABB racconta le strategie della multinazionale svizzera: uno ‘smart country’ non è la somma di tanti progetti indipendenti realizzati da singole ‘smart city’. I primi passi da compiere sono quelli di definire una visione del Paese e una strategia per realizzarla

PAOLO LEONE

gioco le loro specifiche competenze. In che tempi sarebbe possibile la realizzazione di Smart Cities? Lo scenario su cui si sviluppa il concetto di Smart City può essere declinato in: smart energy (produzione di energia e integrazione delle rinnovabili, infrastruttura smart grid, efficienza energetica); smart buildings (gestione integrata degli edifici, efficienza delle infrastrutture, isolamento, illuminazione, riscaldamento e condizionamento alimentati da energie rinnovabili); smart mobility (tema che tocca sia la mobilità elettrica e ibrida che le infrastrutture necessarie alla ricarica e alla gestione del traffico); smart resources (gestione delle risorse idriche e dei rifiuti). Gli scenari definiscono che entro il 2030 la “torta” del risparmio energetico sarà costituita al 34% dagli edifici, al 24% dal trasporto, al 20% dall’industria, al 13% dalle apparecchiature elettriche e al 10% dall’illuminazione: cifre sulle quali possiamo già incidere con efficacia già da oggi.

Con quali tecnologie “verdi”, ABB potrebbe contribuire alla costruzione di Smart Cities? L’applicazione di moderne soluzioni di controllo e automazione, l’applicazione di motori ad alto rendimento e azionamenti a tutti i processi in cui si genera “movimento”, sono una soluzione immediata e di rapido ritorno dell’investimento (normalmente meno di un anno, e risparmi medi fino al 10% con i motori e fino al 50% con gli inverter). Medesima logica si applica al mondo dei trasporti marittimi e delle infrastrutture portuali. A costi contenuti è possibile installare soluzioni che colleghino le navi alle reti della terraferma durante le soste in porto, evitando l’utilizzo degli inquinanti generatori diesel di bordo per autoprodurre energia. Anche nei trasporti ferroviari le tecnologie di trasferimento dell’energia dalla rete alla ferrovia, nonché le tecnologie installate a bordo dei treni, possono ottimizzare i consumi.

QUALITÀ DELLA VITA

Obiettivi concreti per le città intelligenti: più tempo libero per tutti i cittadini

La multinazionale svizzera, nel suo rapporto sulle “Smart Cities”, non si è limitata a fornire numeri e dati, ma ha formulato sette proposte per dare vita ad un vero e proprio “piano d’azione organico”. Le prime due riguardano aspetti politici, in cui Esecutivo e governance vengono indicati come guida del progetto. ABB, infatti, vuole “definire una visione del Paese e una strategia per realizzarla, riaffermando il ruolo di indirizzo del Governo”. Questo per “mettere a punto una governance nazionale per i temi smart, che indirizzi l’azione e componga gli interessi trasversali”. Un’idea di base già c’è, infatti si potrebbe “lanciare la versione italiana del modello europeo di partenariato per l’innovazione alle smart city”, e per far sì che ciò avvenga “istituire in premio per le 5 città che raggiungono il massimo livello di “smartness”, misurato con la metrica dei benefici effettivi per i cittadini”. Queste appena descritte, sono solo quattro delle sette proposte concrete. L’ultima in particolare va oltre a una visione “smart” delle città, in modo da incentivare ancor di più una nuova filosofia di agglomerato urbano. Ma per andare avanti, bisogna girare pagina, e allora ecco la quinta proposta: “Impegnarsi formalmente a portare a compimento o a chiudere definitivamente alcune iniziative avviate e mai concluse, direttamente o indirettamente legate alle smart cities”. Questo per facilitare la promozione di “soluzioni smart già disponibili e a basso costo, che possano produrre risultati significativi a brevissimo termine”. Il tutto ponendosi un traguardo ben definito, per rendere lo sviluppo delle città in smart cities una vera e propria “mission”. L’elenco delle proposte chiude così: “Darsi un obiettivo sfidante (ad es. aumentare del 10% in 5 anni il tempo “realmente libero” degli Italiani) per superare la percezione “elitaria” dei temi smart, influenzare le aspettative e creare consenso”. Occorre riconoscere che l’idea di avere più tempo libero non è male per niente.


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PANNOLINI • WIP

Quando l’intuizione imprenditoriale lascia il segno sull’ambiente e nella società La green economy rappresenta il presente. Sensibilità, tecnologie sempre più avanzate, rispetto della persona e dell’ambiente ne sono parte fondamentale. Così ci sono aziende che, nonostante il momento difficile, investono nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie verdi. Una di queste è certamente la WIP (Wellness Innovation Project) che, nata nel 2000, è riuscita a ideare un prodotto davvero innovativo. Ma ripercorriamo la sua storia con ordine, partendo proprio da dieci anni fa, quando Marco Benedetti, tutt’ora Presidente della W.I.P. Spa, prese consapevolezza che i prodotti igienico-sanitari potevano causare effetti negativi sia sulla salute che sull’ambiente. E chi, se non i bambini, risentono maggiormente degli effetti negativi sul proprio corpo? Ecco allora, che l’attenzione si è subito rivolta alla progettazione di pannolini che tenessero conto dei due aspetti, producendoli con materiali naturali senza aggiunte di additivi chimici. Un assenza, questa, che porta vantaggi sia alla pelle del bambino che all’ambiente e alla quale si sommano altri aspetti: l’impiego di materie prime naturali derivate da risorse rinnovabili (come gli zuccheri complessi ottenuti dalla fermentazione di amido vegetale); l’adozione di un sistema innovativo per impedire possibili contaminazioni durante le fasi di assemblaggio dei prodotti; l’adozione di pratiche virtuose per la ridu-

A PICCOLI PASSI Dal 2000 ad oggi, la crescita di WIP è stata lunga è costosa. “Non disponevamo – spiega Marco Benedetti – di risorse finanziarie sufficienti per far conoscere il prodotto su larga scala. Inoltre non avevamo la possibilità di certificare la bontà del nostro lavoro. Non esistevano ancora, infatti, normative che potessero riconoscere e certificare la nostra qualità. Oggi siamo una realtà di tredici persone, che fanno della responsabilità sociale e della trasparenza i loro punti di forza con uno sguardo al futuro”.

UNA FABBRICA INNOVATIVA Inaugurato nel gennaio 2010, il nuovo impianto produttivo di WIP Spa a Castel San Niccolò, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, a pochi kilometri da Arezzo, è la dimostrazione che è possibile promuovere un’attività industriale sostenibile in grado di integrarsi con il territorio e la comunità. La linea produttiva di pannolini biodegradabili ed ipoallergenici è stata installata in un sito industriale fortemente inquinato dove venivano prodotti pannelli di poliuretano espanso.

La WIP (Wellness Innovation Project) nasce nel 2000 partendo da un prodotto innovativo: il primo pannolino prodotto con materie prime naturali derivate da risorse rinnovabili senza additivi chimici e interamente compostabile. E poi sono arrivati gli assorbenti, le salviette detergenti e le spugne zione dei rifiuti e il risparmio energetico. Grazie a queste componenti, WIP è riuscita a produrre un pannolino che vanta un record: è il primo al mondo ad essere compostabile, quindi assimilabile ai rifiuti organici. Un risultato certificato dal C.I.C. (Consorzio Italiano Compostatori) al quale si aggiunge un altro certificato, ovvero quello della fondazione danese Astma Allergi Danmark, che garantisce che il prodotto minimizzi il rischio di insorgenza di dermatiti da contatto, irritazioni o allergie.

Ciò significa, nello specifico, che i pannolini non contengono profumi, coloranti, formaldeide o sbiancanti ottici. Altre certificazioni, poi, sono la SA8000 e Valore Sociale per la responsabilità sociale d’impresa. UGO, per l’innovazione sostenibile, Nordic Ecolabel per la responsabilità ambientale nella produzione di pannolini e assorbenti igienici femminili, Gots per l’uso di fibre certificate da agricoltura biologica. Come appena accennato, WIP non produce solo pannolini per bambini, ma anche altri prodotti igienico-sanitari come assorbenti, salviette detergenti e spugne, pensati in modo che siano sempre rispettosi della salute e dell’ambiente. L’innovazione, però, non è la sola componente fondamentale di tutto il progetto nato nel 2000. Infatti Marco Benedetti ha deciso di mettere la persona al centro delle sue idee. Persona concepita non solo con-

sumatore, ma anche come parte attiva del processo di impiego del prodotto. Ciò si traduce in una disponibilità dell’azienda a tenere sempre le porte aperte, nel vero senso del termine, del proprio stabilimento di Castel San Nicolò, in provincia di Prato. Per non farsi mancare proprio nulla, anche questo sito è stato concepito nel segno della green economy. Infatti è stato realizzato bonificando un precedente insediamento industriale altamente inquinante, utilizzando pratiche di bioedilizia e gestione sostenibile del territorio. L’azienda, ora, utilizza solamente energia verde certificata e il risultato finale, certificato (anche questo) dall’Università Bicocca di Milano, è che i pannolini di WIP producono il 40% in meno di emissioni di CO2 rispetto ai pannolini convenzionali. Risultati unici al mondo da questo piccola azienda toscana.

INTERVISTA • MARCO BENEDETTI

Una fabbrica aperta per non dirsi solo consumatori passivi Perché nel 2000 nacque l’idea di fondare W.I.P.? Nell’ambito della mia attività di ricercatore e tecnologo, da alcuni anni stavo assistendo ad una intensa attività di sviluppo di fibre tessili ultra specializzate nell’assolvimento di nuovi compiti. Inoltre, con lo sviluppo della tecnologia di produzione solo in senso quantitativo dei prodotti monouso come salviette, pannolini, fazzoletti ecc…, l’industria cominciava a porsi il problema di aumentare l’efficacia dei prodotti sapendo che, per restare competitiva, prima o poi doveva prestare attenzione ad uno sviluppo “qualitativo”. In quel quadro, sono venuto a contatto prima con le fibre vegetali come il cotone coltivato bio, importandolo per la prima volta assoluta in Italia, e quindi con fibre termoplastiche come quelle di poliestere e polipropilene. Negli stessi anni mi sono interrogato sulle cause scatenanti le allergie, sempre più frequenti nei bambini. WIP nasceva, quindi, per rendere concrete le risposte derivate dall’attività umana, a cui l’uomo stesso con la tecnologia e l’osservazione della natura poteva fornire risposte efficienti a costi contenuti. In che modo la persona non viene più considerata come semplice consumatore, ma parte attiva

del processo di utilizzo del prodotto? Nella stragrande maggioranza dei casi non vediamo dove e come è prodotto il bene. Nel caso dei prodotti igienici, non sappiamo neppure quali sono le materie prime e non ne conosciamo la “storia”. Abbiamo quindi deciso di aprire la fabbrica, dare l’opportunità di toccare, parlare, annusare e sapere. Se non vuoi sapere, allora non potrai essere parte del processo di responsabilizzazione e quindi resterai solo un

consumatore. Ma se vuoi, con noi, non puoi dire “non lo sapevo”, perché la fabbrica è aperta a chiunque lo desideri. Come mai vi siete concentrati soprattutto sulla produzione dei pannolini biodegradabili? I pannolini li portano i bambini, che sono costretti ad indossare un oggetto realizzato con materie plastiche, un oggetto che noi genitori non porteremmo neppure per due minuti perché pesante, caldissimo, irritante. È un simbolo, ma anche

una necessità, provare ad offrire qualcosa che lenisca problemi come il surriscaldamento, dal momento che la natura ci ha fornito la risposta con i polisaccaridi, come l’acido polilattico (pla), che sono biopolimeri plastici, cioè adattabili alle forme che gli vogliamo dare. Quali sono i benefici che questi apportano alla salute del bambino? Per primi in Italia i nostri pannolini, come gli assorbenti per donna, hanno ottenuto il riconoscimento della fondazione danese “Asthma-allergi”, che tutela i diritti delle persone con patologie allergiche e dermatiti anche gravi. Noi utilizziamo, per le parti a contatto con la pelle, solo fibre di pla e non applichiamo alcun additivo chimico. I nostri materiali non irritano perché naturalmente scivolosi. In più la fibra pla è un buon idrofilico naturale, cioè non richiede l’uso di additivi chimici per catturare e far filtrare all’interno le molecole di liquido acquoso. Il pubblico, in termini commerciali, come sta rispondendo alle vostre proposte? Stiamo crescendo a piccoli passi. Potremmo correre molto più spediti ma la grande distribuzione, con le sue proposte luccicanti, ci lascia margini ridotti. In genere chi si avvicina a noi crede nella storia di WIP prima che nel prodotto, e poi ci aiuta con il tam-tam. Le grandi aziende ci hanno tollerato ritenendoci dei sognatori ma la nostra principale difficoltà sta nel trovare investitori coraggiosi, preferibilmente italiani. Ma sembrano pochi e timidi.



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SMART CITY

Malta, per un’economia basata sulla conoscenza Nelle prime rappresentazioni cartografiche del Mediterraneo l’isola di Malta era il punto di riferimento per la denominazione della rosa dei venti: da qui i nomi come Libeccio o Grecale legati rispettivamente alla posizione della Libia e della Grecia. Dunque è innegabile che l’isola di Malta rappresenti un nodo strategico di collegamento tra l’Europa e l’Africa. Attualmente è un facile accesso via cielo e via mare grazie ad un moderno aeroporto e a numerosi servizi logistici per i trasporti dal mare. Se aggiungiamo che la lingua ufficiale è l’inglese e che si è classificata seconda nel World Economic Forum

del 2007, per avere uno dei governi maggiormente impegnati verso la promozione dei servizi ICT, allora comprendiamo quale sia la potenzialità attrattiva di questa località per gli investimenti high-tech. Per favorire ancor di più tale attrattività il governo maltese sta cercando di rafforzare la vocazione digitale del territorio attraverso dei progetti mirati tra cui spicca SmartCity Malta (SC-M) per trasformare l’economia dell’isola in un unico ambiente basato sulla conoscenza. Il territorio maltese sarà interessato da nuove destinazioni d’uso per aziende high-tech con notevoli ripercussioni sul sistema economico locale, come la creazione di nuovi posti di lavoro ad alta specializzazione. Il progetto ha due focus essenziali. Il primo riguarda la creazione di un Regional ICT Cluster, punto forte per l’economia emergente dell’isola. L’area interessata dal progetto sarà caratterizzata dalla presenza di nuove aziende internazionali di software, internet e multimedia, telecomunicazioni, servizi IT, Business Process Outsourcing (BPO) ed Hardware. Lo spazio adibito a queste nuove attività sarà di circa 12,000 metri quadri. Il secondo focus, Media Capital, punta su un quartiere di nuova costruzione che diventerà il punto centrale delle aziende media dell’isola. Mettendo a disposizione infrastrutture tecniche per l’industria del cinema (produzione e post produzione), della televisione, della produzione di musica, e ancora per l’Event Management, il media consultancies, i new media, e il broadcasting. SmartCity.

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Come modernizzare la PA con l’agenda digitale Carta d'identità, notificazione telematiche e start-up Le ultime settimane di settembre ci hanno consegnato un ultimo disastroso scandalo legato alla malapolitica. Stavolta le cronache dei giornali si sono concentrate sulla distrazioni di fondi pubblici destinati ai gruppi consiliari della Regione Lazio per poi diffondersi ad altre istituzioni regionali italiane. Così il 4 ottobre il governo presieduto da Mario Monti ha approvato un decreto legge per tagliare sensibilmente i fondi destinati alle attività di funzionamento degli organismi regionali. Ma nella stessa riunione il Consiglio dei ministri ha adottato molti provvedimenti, meno interessanti dal punto di vista giornalistico ma più interessanti per la vita dei cittadini. Di seguito una sintesi. Tra i provvedimenti più importanti, l'introduzione della carta di identità elettronica che verrà fornito gratuitamente ai cittadini. Questo strumento sarà chiave di volta dell'unificazione di tutte le anagrafi permettendo un censimento continuo e aggiornato in tempo reale. Importanti novità anche nella sanità, con il fascicolo sanitario elettronico in tutti gli ospedali di Italia. Entro il 2015 saranno poi introdotte le ricette digitali. Cambiamenti anche nel campo della giustizia perché tutte le notificazioni di cancelleria avverranno per via telematica con posta certificata accorciando i tempi dei processi.

POLITICHE ABITATIVE: L’AUTOCOSTRUZIONE

A livello di metodo la pubblicazione i dati e le informazioni forniti dalla pubblica amministrazione dovranno essere obbligatoriamente pubblicati in formato aperto (cd. open data). Poi sono state presentate le misure per le start up. Le norme introducono per la prima volta nel panorama legislativo italiano un quadro di riferimento organico per favorire la nascita e la crescita di nuove imprese innovative (startup). Per

le startup vengono messi subito a disposizione circa 200 milioni di euro, tra i fondi stanziati dal decreto sotto forma di incentivi e fondi per investimento messi a disposizione dalla Fondo Italiano Investimenti della Cassa Depositi e Prestiti. Infine è stato avviato il Desk Italia, un modo per accompagnare i nuovi investitori esteri interessati all'Italia e farli districare nel gomitolo di normative centrali e locali.

INNOVAZIONE SOCIALE • MODELLI

Last minute market, per evitare gli sprechi: pasti, farmaci e molto altro

Il mercato immobiliare segna il passo a causa della contrazione del reddito disponibile delle famiglie e del credit crunch che rende sempre più complesso ottenere un mutuo. D’altro canto le politiche abitative pubbliche ormai sono in crisi per mancanza di risorse sufficienti per rispondere alla domanda di alloggi. Basti pensare al taglio drastico (84%) subito dal Fondo Nazionale di sostegno agli affitti, passato dai 205,6 milioni di euro del 2008 a soli 32,9 nel 2011. Urgono dunque nuove soluzioni come il caso di autocostruzione sociale del Comune di Perugia. Lo scorso 30 giugno l’amministrazione locale ha consegnato ai proprietari le 46 abitazioni realizzate nell’area di Sant’Enea affidando la costruzione delle stesse direttamente a chi le avrebbe abitate. Questo ha permesso un enorme abbattimento dei costi di costruzione offrendo nuove soluzioni all’emergenza abitativa. Di fronte a questa realtà le politiche per la casa sono dipese in misura crescente dagli oneri derivanti da nuove urbanizzazioni prevalentemente destinate ad edilizia residenziale privata. Tale dinamica ha dato luogo a un incremento esponenziale di consumo di suolo. Ma proprio l’esperienza del Comune di Perugia mostra che un’altra politica abitativa è possibile e può essere occasione di collaborazione tra cittadini e istituzioni.

L’innovazione sociale si fonda su una riorganizzazione delle relazioni produttive e sociali e vede come protagonisti i giovani, abituati a internet e a logiche collaborative. Da loro sembra emergere una nuova ondata di creatività spesso mutuata da contesti internazionali. Le prime esperienze cominciano a lasciare il segno, a cominciare da Last minute market, una società spin-off dell'Università di Bologna che nasce nel 1998 come attività di ricerca. Dal 2003 diventa realtà imprenditoriale ed opera su tutto il territorio nazionale sviluppando progetti territoriali volti al recupero dei beni invenduti (o non commercializzabili) a favore di enti caritativi. LMM si avvale di un team operativo giovane e dinamico affiancato da docenti e ricercatori dell'Università di Bologna. Con oltre 40 progetti attivati in comuni, province e regioni Italiane, LMM ha consolidato un metodo di lavoro efficace ed efficiente che permette di attivare in maniera progressiva il sistema dona-

zioni/ritiri tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali, igienico-sanitari, logistici e fiscali. Attraverso l’analisi dei passaggi delle filiere agroalimentari LMM ha individua dove e perché hanno origine gli sprechi e, di conseguenza, sono stati definiti modelli logistico-organizzativi che permettono di recuperare in totale sicurezza tutte le tipologie di prodotto, inclusi i prodotti che rientrano nelle categorie dei “freschi” e “freschissimi”.

Interessante è l’estensione del modello elaborato per i prodotti alimentari anche ad altre tipologie di beni e di attività, mantenendo ferma la finalità principale che è quella di evitare gli sprechi: LMM-food: prodotti alimentari, eccedenze di attività commerciali e produttive; LMM-harvest: prodotti ortofrutticoli non raccolti e rimasti in campo; LMM-catering: pasti pronti recuperati dalla ristorazione collettiva (es. scuole, aziende); LMM-pharmacy: farmaci da banco e parafarmaci prossimi alla scadenza; LMM-book: libri o beni editoriali destinati al macero; LMM-no food: tutti i beni non alimentari. I vantaggi del lavoro di LMM sono tangibili: da uno degli ospedali di Bologna si recuperano ogni giorno 30 pasti per un valore complessivo di oltre 35.000 euro all'anno; a Ferrara si recuperano, presso le farmacie comunali, parafarmaci e farmaci da banco per un valore complessivo di circa 11.300 euro all'anno; a Verona otto mense scolastiche recuperano circa 8 tonnellate all'anno di prodotto cotto che corrispondono a circa 15.000 pasti.


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BOLOGNA• SMART CITY EXHIBITION

Se tutto è smart, più nulla è smart: è tempo di fare chiarezza Non si può parlare di smart city senza confrontarsi con le esperienze internazionali: è un passo necessario per acquisire nuove conoscenze, stimolare la riflessione, sviluppare collaborazioni, imparare dagli errori e dai successi già sperimentati in altri contesti, pur tenendo sempre presenti le specificità irripetibili dei singoli territori. A Bologna dal 29 al 31 ottobre 2012 ci sarà un’occasione per gettare lo sguardo oltre i nostri confini attraverso “SMART City Exhibition”. Oggi il termine “smart” è una tendenza, sembra adatto o adattabile ad ogni cosa. Invece il percorso per diventare una “smart city” è lungo e articolato, richiede investimenti sugli strumenti, ma anche sulle risorse, sui processi e sull’organizzazione. Perché la tecnologia e gli strumenti sono pronti ma noi culturalmente non lo siamo. Ogni città deve porsi i propri obiettivi strategici e trovare la propria strada, perché le condizioni di partenza sono soggettive. Per fare questo, prima di tutto, è ne-

cessaria una profonda conoscenza della realtà locale, dei bisogni della collettività, delle criticità e della situazione che deve essere gestita. Non esiste un modello “universale” di smart city: si devono elaborare modelli innovativi, trasversali, realizzabili, misurabili, replicabili, flessibili e finanziabili, basati su caratteristiche intrinseche della città, su efficienza, crescita e vivibilità. È fondamentale bilanciare le due dinamiche - top down e bottom up - in modo da riuscire a ottenere i servizi A Bologna dal 29 al 31 ottobre un’occasione per approfondire attraverso “SMART City Exhibition” migliori per le persone che vivono in città. Quindi è richiesta sia un’elevata capacità di valutare le singole situazioni, mettendo in atto risposte specifiche, sia la capacità di elaborare protocolli, che riescano, successivamente, a prescindere dal particolare. Inoltre si deve uscire dai

sistemi altamente qualificati ma verticali per entrare in un’ottica orizzontale, trasversale, che sappia coinvolgere tutti gli ambiti in modo integrato (IT, pianificazione territoriale, sociale, istruzione, ecc) e che sappia ottimizzare costi e risorse. I modelli devono essere messi a disposizione di tutti per non ripartire sempre da zero. C'è senza dubbio la possibilità di capitalizzare esperienze di altri e replicare i progetti, adattandoli alle singole specificità urbane; ma nella fase successiva è necessario uscire dai progetti pilota, sparsi sul territorio, ed elaborare modelli “industriali”, “customizzati” con le esigenze specifiche della città: il vero elemento ancora debole in Italia è l’incapacità di “fare sistema” e di “fare rete” tra città. Una smart city è una città senziente, che conosce quello che ha e che prende decisioni sulla base di in-

ITALIA • CAMPANILI

EDIMBURGO

Negli 8.100 comuni italiani 50mila moduli software differenti

La capitale della Scozia presenta ancora oggi i magnifici segni della sua storia tanto che dal 1995 fa parte del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Ma questa città ha saputo coniugare l’antico con il moderno, la tradizione con l’innovazione: dal 2010, grazie all’approvazione del progetto The Smart City Vision, ha deciso di avviare iniziative mirate alla riorganizzazione della macchina amministrativa e alla ristrutturazione dei servizi sul territorio. Migliorare la qualità della vita degli abitanti, semplificare le procedure burocratiche, informatizzare i servizi sono gli obiettivi del progetto, realizzato grazie all’accordo con British Telecom. Nel 2010 è partito lo sviluppo di nuovi servizi web, la nascita della intranet comunale e di un nuovo sito internet che è stato premiato tra i migliori della Gran Bretagna. Tra il 2011 e il 2012 è iniziata la seconda parte di Smart City Vision che prevede lo sviluppo di 30 progetti, il cui obiettivo è l’implementazione di servizi efficienti che comporterà un risparmio si-

Dal medioevo l’Italia è il luogo dei campanili, come metafora della struttura comunale del territorio e delle comunità. Tanto è che attualmente nel nostro Paese i municipi sono più di 8.100 e svolgono funzioni amministrative determinanti per la vita quotidiana di milioni di cittadini e imprese. Per assolvere ai loro compiti utilizzano software con diverse caratteristiche in relazione ai servizi: sistema per la gestione dei demografici (carta d’identità, certificati), pratiche per permessi edilizi, riscossione dei tributi, gestione dei servizi sociali e scolastici, servizi per la poli-

zia (gestione multe); a questi sistemi si aggiungono quelli che l’amministrazione usa per fare funzionare la propria macchina burocratica che tipicamente sono la gestione del personale, il bilancio, la gestione del sistema di protocollo e gli atti amministrativi. A dire il vero nella realtà i sistemi sono molti di più, ma se anche consideriamo una media di 6-7 software diversi per ogni comune siamo a circa 50mila moduli software potenziali differenti. In tempi di spending review è evidente che tale sistema non regge più. Per questo occorre pendere alcuni modelli di riferimento esistenti ed estenderli.

Ad esempio il caso della Regione Toscana che dal 1997 ha avviato la RTRT (Rete Telematica Regione Toscana), una infrastruttura tecnologica di ampie capacità, diffusa sul territorio regionale. Sull’infrastruttura son già attivi alcuni software ed altri potrebbero agiungersi, così che ai Comuni sottostanti basterebbe accedere. Si può fare.

formazioni aggiornate, certe e condivise. Nella smart city le banche dati diventano veri e propri sensori, in grado di rilevare quotidianamente le variazioni nella vita degli immobili, dei cittadini, delle aziende, dei consumi, ecc. La città intelligente è un luogo dove dati cartografici digitalizzati vengono “mesciati” (mashup) e integrati con informazioni provenienti da diversi soggetti pubblici (Comuni, Agenzia del Territorio, Camere di Commercio, Aziende dei servizi, ecc.), con i dati rilevati dai sensori (centraline di raccolta dati meteo, di qualità dell’aria, contatori elettronici, sul traffico, videosorveglianza, ecc), con i commenti su Facebook o i Tweet. La sfida della smart city è nella complessità della gestione di dati eterogenei che possono provenire da una varietà di sorgenti, creando un modello integrato e trasversale.

gnificativo nella spesa per servizi ICT, quantificato in 1 milione di sterline in un anno. Tra i progetti realizzati: glow, la prima community on line dedicata all’apprendimento e accessibile a tutte le scuole statali; l’accesso pubblico a tutti i documenti del Consiglio che ha portato un notevole risparmio economico e un miglioramento nel sistema di ricerca documentale; un nuovo strumento di assistenza domiciliare; il modernising pay, per la retribuzione dei dipendenti comunali; il control of departmental expenditure, uno strumento informatico che permette ai dipartimenti di poter gestire direttamente il proprio budget e le spese interne.


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Way of life

CITTÀ • BICICLETTA

Bike sharing, piste ciclabili, intermodalità: salute e benessere È pacifico che l’uso della bicicletta in alternativa all’automobile comporta vantaggi per l’ambiente, ma anche per l’economia, locale soprattutto. In città, sostituire ad esempio molti parcheggi per auto con quelli per bici, realizzare piste ciclabili laddove l’auto è regina non solo renderebbe più vivibile il centro abitativo ma aiuterebbe chiunque a stare più in sintonia con l’ambiente circostante senza dover sopportare eccessivamente il traffico: la salute delle famiglie, così come l’umore di ogni singolo cittadino, accoglierebbero positivamente tale cambiamento in modo da impiegare meno soldi nella cura della salute. Dunque in primo luogo usare più la bici significa risparmiare e aumentare il reddito disponibile per i consumi locali. In secondo luogo, muoversi in bici nel proprio quartiere e non usare la macchina per fare acquisti magari a decine di chilometri di distanza, ci costringe a scoprire meglio e privilegiare l’offerta più vicino alla nostra residenza. Per far sì che questo avvenga è dunque necessario mettere a

QATAR Ad Al Ain, nei pressi di Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi verrà inaugurata una costruzione integrata nella natura. Si tratta di uno stadio completamente interrato che sarà realizzato dallo studio di architetti MZ. La struttura sarà a scomparsa tra le rocce sui ripidi altipiani desertici in un panorama pressoché disabitato. Dal nome evocativo di The Rock, lo stadio prende ispirazione dagli antichi anfiteatri greci e sarà realizzato con materiali provenienti dagli scavi della zona.

CITTÀ • BENESSERE

Neutralizzante, anticalcare, agente lievitante e assorbi odori

Più verde vuol dire meno inquinamento e meno stress

Esiste una sostanza che, grazie alle sue proprietà chimiche, si rivela versatile ed utile ogni giorno: è l’idrogenocarbonato di sodio NAHCO3, comunemente conosciuto come bicarbonato. Le sue caratteristiche (è solubile in acqua e poco nell’alcol, delicatamente abrasivo, fungistatico, delicatamente alcalino, non combustibile) gli conferiscono diverse caratteristiche: neutralizzante naturale, è in grado di mantenere il pH delle soluzioni stabile intorno a valori di 8 contrastando condizioni di acidità; agente addolcente, disciolto in acqua, il bicarbonato evita la formazione di incrostazioni calcaree e svolge un’azione sgrassante; agente lievitante, se mescolato ad un prodotto con caratteristiche acide, come latte, aceto e succo di limone, o riscaldato almeno a 70°C; valido assorbi-odori derivanti da sostanze acide o fortemente basiche; delicatamente abrasivo. I campi di applicazione del bicarbonato sono svariati: disciolto in acqua è ideale per lavare frutta e verdura, detergere le superfici che giornalmente vengono a contatto con il cibo e lucidare oggetti in argento; posto in una scatola aperta, invece, elimina gli odori in frigo e sotto il

Un ennesimo studio dimostra che il verde, ritagliato in qualsiasi spazio , anche solo sui muri delle case, avrebbe l’effetto di ridurre del 30% l’inquinamento urbano. Oltre naturalmente a combattere in modo efficace l’effetto “giungla di cemento” e l’afa da isola di calore, grazie alla sua capacità di “mangiarsi” il biossido di carbonio ed il particolato presente nell’aria e al raffrescamento dell’aria e all’ombreggiamento degli edifici. A conti fatti è anche un risparmio. Di tipo energetico, per il minore uso di impianti elettrici per migliorare o depurare l’aria. Di tipo sanitario perché la maggiore pulizia dell’atmosfera va a ridurre l’incidenza delle malattie dell’apparato respiratorio facendo risparmiare il sistema sanitario. Il team britannico che ha seguito gli esperimenti, ci propone una città in cui il verde urbano deve trovare spazio, finalmente, non solo in aiuole e parchi ma anche sulle pareti degli edifici, case e uffici. Infatti, i muri verdi sono al momento la miglior innovazione in termini di lotta all’inquinamento. Sono molte le soluzioni che finora giardinieri e green designer hanno sperimentato, per questo nuovo modo di intendere la città.

lavandino, in garage, in cantina e nel ripostiglio, senza contare quelli negli armadietti della biancheria e delle scarpe; può venire anche cosparso direttamente sulle superfici per ravvivare i colori di tappeti e moquette, deodorare i contenitori dei rifiuti e le lettiere di animali domestici; in lavatrice può essere aggiunto al detersivo aumentandone l’efficacia, e contrasta la formazione di calcare; disciolto nell’acqua calda del bagno o del pediluvio da una piacevole sensazione di una pelle liscia e morbida e di benessere a piedi e gambe. Insomma, in poche parole, un prodotto poco costoso da tenere assolutamente in casa.

A CURA DI FRANCESCA IANNONE ● marketing@greenvoice.eu

disposizione i giusti strumenti: il Comune di Milano, ad esempio, propone Bike Mi, cioè un servizio di bike-sharing semplice, comodo e valido ecologicamente parlando. Si tratta di offrire un mezzo di trasporto vero e proprio da alternare a quelli tradizionali come tram e metropolitane, è pratico specialmente perché le postazioni Bike Mi sono collocate nelle zone più strategiche di Milano. Per al massimo due ore è possibile effettuare spostamenti che in pratica permettono ad esempio di partire dalla stazione metropolitana e raggiungere l’università o il luogo di lavoro restituendo il mezzo alla postazione più vicina. Tuttavia, nonostante questi modelli positivi, è fondamentale mantenere costante l’impegno di dar sempre più opportunità agli utilizzatori della bicicletta sia per non farli allontanare da questa realtà sia per far avvicinare ad essa altri consumatori. Dunque il territorio deve essere predisposto a tale scopo attraverso piste ciclabili, segnaletica opportuna, parcheggi sicuri.. insomma l’obiettivo è promuovere la bicicletta in ogni modo possibile anche attraverso strumenti come l’intermodalità, cioè la possibilità di trasportare le due ruote anche sui treni, traghetti, metro. Una città a misura di bici è possibile.

CHIMICA • BICARBONATO DI SODIO

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Tra queste, sarebbe molto singolare rivestire anche le pareti dei cartelloni pubblicitari di edera, in modo sfruttare anche quegli spazi. Piantare più alberi seguendo un piano specifico di rinverdimento delle aree urbane sarebbe più funzionale dei vari accorgimenti che finora le amministrazioni cittadine hanno provato ad adottare, come blocco del traffico e congestion charge. Anche dl punto di vista psicologico, il verde in città può essere importante: meno stress, meno episodi di vandalismo e criminalità. Insomma, una nuova città e il miglioramento dell’aria non sono capricci ma una necessità per le città del futuro.

INNOVAZIONE

Corrente elettrica alle automobili in modalità wireless. Dalla strada La corrente elettrica si trasmetterebbe attraverso il manto stradale così da alimentare le batterie dei veicoli a corrente continua e in movimento senza l’ausilio di fili, in modalità completamente wireless. In Giappone, un team di ricercatori sta cercando di approfondire le potenzialità di ricarica attraverso il contatto tra l’asfalto e gli pneumatici delle vetture ad alimentazione

elettrica. Promosso dall’Università di Toyohashi, il progetto EVER (Electric Vehicle on Electrified Roadway) prende spunto dalla tecnologia utilizzata da oltre un secolo in molte reti tramviarie e metropolitane alimentate elettricamente direttamente da tensione sui binari ma in questo caso andando a sfruttare il principio della trasmissione di energia in modalità wireless. Nel caso delle auto elettriche la funzione dei binari verrebbe assolta direttamente dal rivestimento stradale, anzi più correttamente da un substrato conduttore situato sotto l’asfalto da cui l’energia viene trasferita in modalità wireless, mediante induzione elettromagnetica, ad una sorta di ”cintura” metallica anch’essa conduttrice situata all’interno delle gomme delle auto da cui poi parte una “mini rete elettrica” che la trasmette al gruppo di ricarica del motore elettrico attraverso gli assi delle ruote. La corrente standard ha però una frequenza di 50-60Hz e non riesce a passare wireless attraverso la gomma del pneumatico, per cui il progetto per funzionare prevede un frequenze molto superiori, valori che però rileviamo possano essere estremamente dannosi per l’esposizione dell’uomo, quindi un problema da affrontare molto bene. Certo, le procedure devono ancora essere perfezionate sopratutto a nostro avviso sul tema dell’energia elettrica ad altissima frequenza ma il gruppo di studio ha già raggiunto traguardi significativi, contenendo la dispersione di energia al di sotto del 20%. Gli obiettivi futuri sono già tracciati: incrementare il trasferimento di energia a decine di kW, in modo da condurre un veicolo elettrico con una piccola batteria fino alla più vicina autostrada. Ma sono ancora molte le difficoltà a cui far fronte prima di arrivare ad un realistica ed economica mobilità elettrica.


10 A CURA DI AMEDEO GARGIULO

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Approfondimenti

RESTAURO • TORRE DI PISA coraggi profondi ben 45 metri, cementati nelle sabbie più inferiori. Inoltre questa soluzione, potendosi variare il tiro di ciascuno dei dieci ancoraggi, permetteva una sorta di regolazione successiva di dettaglio tale da guidare i movimenti della torre. Ma la sfida vera era quella di stabilizzazione geotecnica, connessa alla straordinaria deformabilità dei terreni di fondazione. La conclusione dei lavori degli esperti fu anche una limitata riduzione della pendenza raggiunta dalla torre, avrebbe assicurato l’arresto del progredire dell’inclinazione. La drammaticità era quindi spostata sul come operare la riduzione; scelta difficile anche perché confortata da poche rare esperienze analoghe in giro per il mondo. In sostanza bisognava causare e pilotare un cedimento dal lato nord della fondazione. Tale operazione poteva essere compiuta con più strategie che andavano dal creare una sovrappressione sul terreno lato nord, all’estrazione controllata di volumi di terreno tale da indurre un lento cedimento controllato in controtendenza. La scelta di metodo è stata quella di estrarre gradualmente piccoli volumi di terreno adeguatamente individuati creando dei micro vuoti che sotto la pressione agente si chiudevano progressivamente creando dei piccoli cedimenti nei punti voluti. Il tutto previa una sperimentazione sul campo a pochi metri di distanza per monitorare il cedimento. La delicatezza di questa attività e il rischio di possibili danni gravissimi obbligo all’individuazione di un’opera di presidio che fu realizzata con degli stralli costituiti da funi di acciaio che facevano capo a delle

Un intervento lungo e delicato per la torre più famosa Soluzioni semplici, strumenti moderni nel rispetto della struttura e della sua storia Chiunque si affaccia per la prima volta in Piazza dei Miracoli a Pisa fa una esperienza che non dimenticherà più. Non a caso questo luogo, per la sua bellezza e unicità, è conosciuto in tutto il mondo e annoverato tra i patrimoni dell’umanità e non c’è dubbio che, senza voler fare una classifica in termini di fascino, la torre di Pisa è quella che lascia il ricordo più indelebile. La Torre non è solamente il campanile del Duomo, ma il simbolo della città. La sua singolare pendenza, che l'ha resa ancor più famosa, non è la sola peculiarietà. La sua ubicazione defilata rispetto al Duomo, la rende non subordinata alla cattedrale, pur avendone molti caratteri architettonici comuni, ed essendo visibile da ogni parte della città, ed anche da più distante, ha sempre costituito il riferimento concreto per gli abitanti della zona e per i pellegrini con la sua meravigliosa architettura romanico-pisana. Una simile bellezza e testimonianza della storia non poteva e non può andare persa e fin dai primi del novecento, preoccupati dell’aumento dell’inclinazione ci si pose il problema di come salvaguardare questo capolavoro ed iniziò un monitoraggio relativo ai movimenti della torre sia in senso altimetrico che in termini di pendenza. Tale monitoraggio è stato implementato nel tempo ed aggiornato con i più moderni sistemi di rilevazione che man mano la tecnologia metteva a disposizione. Il merito di questo lungo periodo di rilevamenti fu l’enorme banca dati disponibile nel 1990, quando la situazione aggravata fece decidere per la creazione di una Commissione Internazionale di altissimo profilo cui affidare non solo studi ma la decisione sugli interventi da apportare, per i quali c’erano tante proposte spesso tecnicamente molto differenti. La torre fu chiusa ai visitatori, i lavori sono durati circa dieci anni e sono stati effettuati per stadi con la realizzazione di interventi di stabilizzazione temporanei e quindi definitivi. Le attività svolte in circa dieci anni sono ascrivibili alla sfera degli interventi strutturali e di stabilizzazione geotecnica. Riguardo il primo aspetto fin dal 1992 furono adottati dei provvedimenti temporanei attraverso delle cerchiature di cavi leggermente pretesi all’altezza della prima cornice e del primo loggiato; una sorta di prima cautela che intorno al 1998 è stata sostituita ed integrata in maniera più scientificamente puntuale attraverso delle iniezioni di malta cementizia e l’inserimento di alcune barre di acciaio per risolvere punti singolari particolarmente critici e con l’adozione di cerchiature definitive più ridotte realizzate in fili di acciaio inossidabile. Molto più complesso e delicato è stato l’insieme degli interventi di stabilizzazione geotecnica.

Anche per questo aspetto l’emergenza ha obbligato ad una soluzione provvisoria posta in essere nel 1993; l’estremo nord della fondazione della torre continuava dagli inizi del secolo a sollevarsi inesorabilmente e l’unico intervento realizzabile in tempi brevi era quello di apporre un contrappeso realizzato attraverso l’apposizione di una trave anulare in c.a.p. sulla quale sono stati accatastati dei lingotti di piombo, il tutto per un carico complessivo di circa 700 t. Tale soluzione fu però in breve tempo sostituita con un’altra ben più radicale e molto più estetica. Furono AMEDEO GARGIULO adottati dieci an-

Dai primi del novecento ci si pose il problema di come salvaguardare questo capolavoro ed iniziò uno scrupoloso monitoraggio

I membri del Comitato Presidente Prof. Michele Jamiolkowski

Una delle fasi di consolidamento

Restauro materico e storia dell'arte Prof. Jean Barthelemy Prof. Michele Cordaro Prof. M. D'Elia Prof. R. Di Stefano Prof. Salvatore Settis Prof. Fernando Veniale Ingegneria strutturale Prof. Remo Calzona Prof. Giuseppe Creazza Prof. Giorgio Croci Prof. Giorgio Macchi Prof. Luca Sanpaolesi

Perforazioni per sottrarre terreno

Strallatura di presidio

Ingegneria geotecnica Prof. John Boscawen Burland Prof. Michele Jamiolkowski Prof. Carlo Viggiani

strutture di metallo ancorate a fondazioni all’uopo costruite. L’operatività di tale sistema prevedeva a riposo un tiraggio modestissimo quasi di pretenzionamento ovvero la torre non era vincolata in partenza ma era predisposta per interventi immediati in caso di necessità di una forza stabilizzante. L’intervento di sottoescavazione definitiva, durato circa un anno, ha visto l’asportazione di 48 metri cubi di terreno, in parte sottofondazione e in parte in zona limitrofa e, con grande soddisfazione degli artefici di questo miracoloso recupero, non è stato mai necessario utilizzare la struttura di presidio. Ciò che colpisce molto di questa storia incredibile è così sintetizzabile: la grande competenza dell’eccellenza tecnica che ha lavorato per questo straordinario recupero, con grande professionalità e umiltà, ha optato per soluzioni per certi versi semplici ed antiche dal punto di vista concettuale, utilizzando in un giusto mix strumenti moderni solamente per gli aspetti più operativi, il tutto con un grande rispetto della struttura su cui intervenire e sulla sua storia. In conclusione è certo che d’ora in poi andando a visitare queste meraviglie dell’umanità, non ci si soffermerà solamente sulla bellezza del complesso intero, sul'impressionante mosaico absidale del Cristo in Maestà attribuito a Cimabue, non si rimarrà incantati solamente dal pergamo trecentesco di Giovanni Pisano che mostra scene del Nuovo Testamento o dal Battistero in stile romanico dedicato a San Giovanni Battista, (che voleva essere un misto tra l'Anastasis del Santo Sepolcro in Gerusalemme e la Moschea d'Omar), ma si rimarrà sorpresi anche da questa opera dell’uomo molto più recente ovvero da un intervento tecnico che permetterà ancora per molti secoli di godere di questa meraviglia.


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SPECIALE INFRASTRUTTURE

U

n titolo forte, forse brutale, interpretabile come una sottolineatura pessimista. È esattamente il contrario: la brutalità è ai soli fini di un auspicato realismo. Siamo infatti in un tempo di evidente recessione perché, lo si voglia o no, la crisi c’è e sta cambiandole condizioni di vita di milioni di persone in tutto il mondo, Italia compresa. Il lavoro è in crisi: aziende che chiudono, aumento della povertà e vi è un serio pericolo di declassamento del nostro paese. Vi è quindi anche scarsità di risorse per investimenti per le infrastrutture, in primis quelle relative ai sistemi di trasporto e alle reti. Ciò implica che ancor più che nel passato è necessaria una grande virtuosità nell’allocazione delle risorse disponibili. Infatti bisogna avere la forza e il coraggio di reagire. Abbiamo organizzato questa giornata per offrire un panorama di attenzioni che, di conseguenza, riteniamo fondamentali per il futuro del paese. Se questa crisi sarà l’occasione per non costruire più cattedrali nel deserto, per non lasciare eterne incompiute nel panorama delle opere pubbliche italiane, per affidarci da adesso in poi nelle scelte a criteri connessi alle reali esigenze, se il politicamente corretto e gli strani equilibri tra fazioni, partiti, territori, istituzioni, gruppi d’interesse verranno riportati ai reali bisogni delle persone, delle aziende e di un sano sviluppo compatibile, vorrà dire che avremo colto l’attimo per trasformare il vizioso in virtuoso. DICEA SIDT e SIGEA e tutti gli organizzatori di questo incontro nelle proprie rispettive peculiarità, sono accomunati da una grande tensione alla ripresa del paese, da un desiderio di compiere una provocazione positiva sui criteri di giudizio per le scelte strategiche delle opere da realizzare, dalla certezza che il paese non ha bisogno sola-

Il tempo si fa breve Ormai è chiaro che la capacità di decidere e realizzare in tempi brevi e con i giusti costi le opere infrastrutturali strategiche sia una delle esigenze indispensabili per rendere i processi più efficienti e dunque per la crescita del paese. Abbiamo bisogno di opere con alto rapporto benefici/costi realizzabili con rapidità

Amedeo Gargiulo, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici è l’animatore del forum del 30 novembre 2012 denominato “Il tempo si fa breve. La programmazione e la valutazione delle infrastrutture dei trasporti per la crescita economica dell’Italia”. Nel pezzo di seguito introduce i tempi principali dell’evento.

mente di opere nuove ma anche di grandi manutenzioni di opere esistenti ma con già sulle spalle decenni di vita tecnica, dalle certezza che il paese ha bisogno anche di una serie di opere minori tese a valorizzare l’esistente e ad amplificarne la fruibilità. Ma soprattutto c’è convinzione del fatto che la capacità di decidere e realizzare in tempi brevi e con i giusti costi le opere infrastrutturali strategiche sia una delle esigenze indispensabili per l’efficientamento e dunque per la crescita del paese. Abbiamo bisogno di opere con alto rapporto benefici/costi, supportabili, ove possibile, da finanza di progetto, realizzabili con rapidità. Per andare verso questi obbiettivi sono emerse alcune linee guida: 1) politica delle infrastrutture in Europa ed in Italia; 2) metodi razionali per la programmazione delle infrastrutture; 3) qualità della progettazione; 4) ovviare alla sottovalutazione della interazione tra progetto e territorio; 5) ovviare alla sottovalutazione della necessità di valorizzazione e manutenzione del patrimonio esistente; 6) attenzionare sempre di più l’integrazione tra investimenti, esercizio e servizi; 7) trasformare il processo evolutivo e costituzionale in una occasione. Se ad una corretta diagnosi non seguono una prognosi e una profilassi corrette, notoriamente il paziente può morire. Ma in questo caso non si deve pensare a soluzioni particolarmente innovative. Infatti non vi è bisogno di riforme, di nuove norme o di creare meccanismi premianti o penalizzanti; vi è invece assoluta necessità che ognuno

svolga la propria missione o, più semplicemente come si diceva una volta, il proprio dovere. E serve che chi deve controllare lo faccia e con grande rigore. La giornata di lavoro del 30 novembre vuole essere un momento di confronto tra gli addetti ai lavori, che ben conoscono la situazione e i tratti principali dell’analisi proposta; ne consegue che in termini propositivi dovrebbe essere abbastanza semplice quel che c’è da suggerire. Potrebbe essere una frase sola: serietà nei comportamenti di tutti nella filiera delle responsabilità. Ma sarà questa giornata di lavoro l’occasione per declinare delle proposte concrete su metodi e sedi decisionali. All’evento parteciperanno docenti, professionisti, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni e del mondo finanziario. Nei brevi stralci che seguono vi sono le linee guida di alcuni degli interventi previsti: Gabriele Malavasi, direttore del Dipartimento di Ingegneria civile edile e ambientale della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza; Agostino Nuzzolo, ordinario di Trasporti e docente di pianificazione dei trasporti, di Progettazione dei sistemi di trasporto e di Logistica territoriale della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Roma Tor Vergata; Agostino Cappelli, ordinario di Trasporti urbani e metropolitani e Progetto dell’esercizio dei trasporti all’Università Iuav di Venezia.


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SPECIALE INFRASTRUTTURE INFRASTRUTTURE

La crescita ha bisogno di programmazione e valutazione delle infrastrutture A cura di Gabriele Malavasi direttore DICEA, facoltà di Ingegneria dell’ Università di Roma La Sapienza

TEMPI • BENEFICI/COSTI

Che il lasso di tempo tra decisione e realizzazione di un’opera sia breve A cura di Agostino Cappelli docente di Trasporti urbani allo Iuav di Venezia

cide la fase decisionale (che comprende la fase delle scelte ma anche la fase del finanziamento dell’opera) sull’efficienza economica dell’intervento (cioè sull’utilità a realizzarlo)?

I tempi di realizzazione di una infrastruttura di trasporto in Italia sono tali da mettere in discussione la stessa utilità dell’opera, in quanto le stime iniziali dei benefici e dei costi vengono di fatto alterate dal tempo che trascorre dalla fase decisionale (la prima fase di piano) alla entrata in esercizio dell’opera. Nel campo ferroviario le stime per una nuova tratta AV di 50 km (ad esempio BreI tempi di realizzazione di una infrastruttura di trasporto sono tali da metterne in discussione la stessa utilità scia - Verona) sono di 5/6 anni dall’avvio dei cantieri ma la fase precedente (la decisione, la progettazione, le conferenze dei servizi, la verifica di compatibilità ambientale, la ricerca del consenso ed infine la disponibilità delle risorse, possono superare i 10 anni). La situazione per la realizzazione di nuove linee ferroviarie (o il loro sostanziale ammodernamento) o di nuovi assi autostradali sono del tutto simili. Si pensi ad interventi ferroviari tipo l’ammodernamento della Orte Falconara che era presente come intervento prioritario del piano integrativo FS del 1981, oppure l’autostrada Livorno – Civitavecchia i cui primi progetti e studi ambientali sono del 1990, ed ancora la variante di valico tra Bologna e Firenze, intervento prioritario del PRIT dell’Emilia Romagna del 1985 e del PGT del 1986, ancora in fase di completamento e così via.

La questione metodologica Le valutazioni Benefici Costi verificano se un progetto è in grado di raggiungere un equilibrio economico imponendo che la somma dei benefici ottenuti (definiti come differenza di costo generalizzato con e senza progetto) deve essere in grado per lo meno di compensare i costi di esercizio e La questione che si pone quindi è la seguente. Se tra fase decisionale e la realizzazione passano tra i 10 ed i 25 anni, le verifiche di fattibilità economica (analisi benefici costi per la collettività o analisi multicriteri e valutazioni ambientali) rimangono valide ? L’opera considerata utile (prioritaria) in una fase storica rimane tale quando è realizzata, tenendo conto che tutte le condizioni al contorno possono essere modificate (ad esempio è cambiata la struttura della domanda, è cambiata la situazione economica, sono stati realizzati altri interventi ed introdotte nuove tecnologie)? In sintesi una priorità verificata in un dato momento storico rimane tale in uno scenario economico-infrastrutturale differente ? È abbastanza scontato affermare che la risposta è negativa! Allora possiamo individuare delle procedure di verifica a priori dei costi del differimento nel tempo di un investimento nei trasporti? E possiamo stimare quanto costa alla collettività questo differimento? Ed in particolare quanto in-

La convenienza di un’opera è tanto più stringente quanto più alti sono i benefici che da questa si ottengono l’investimento. Ovvero B1 F+C1 È evidente che la convenienza di un’opera è tanto più stringente quanto più alti sono i benefici che da questa si ottengono una volta messa in esercizio. Questo comporta che, in condizioni al contorno pressoché stazionarie (ovvero nell’ipotesi che nel frattempo non si realizzino altre opere alternative a quella in studio), l’indecisione ed il rinvio temporale introducono costi aggiuntivi definiti come quota di benefici perduti (che si sarebbero ottenuti se l’opera fosse stata realizzata); tali costi aggiuntivi possono essere tali da inficiare la fattibilità dell’opera stessa. Sulla base di tali premesse è interessante definire un numero massimo di anni di slittamento temporale (td* definito come tempo di decisione massimo) oltre cui l’analisi economica dell’opera risulta non conveniente.

È’ interessante cercare di analizzare le relazioni che esistono tra la realizzazione delle infrastrutture di trasporto e la crescita economica. Le infrastrutture per i trasporti sono sistemi, servizi e strutture di grande estensione, che consentono la mobilità di persone e cose, caratterizzate da alta densità temporale e spaziale di spostamenti con diverse modalità. Negli ultimi anni gli investimenti in infrastrutture sono in costante calo: le reti stradali e ferroviarie italiane sono cresciute sensibilmente meno delle corrispondenti reti dei paesi europei. D’altra parte si avverte pressante la necessità di investimenti per le infrastrutture sia dei paesi industrializzati sia dei paesi emergenti per sostenere la crescita economica. La ricerca scientifica fornisce metodi e strumenti da applicare nei vari settori della realizzazione e gestione delle infrastrutture: la formalizzazione del processo decisionale, le metodologie di pianificazione e programmazione, la valutazione di strategie e priorità, la fruibilità degli interventi in una ottica di massimizzazione della efficienza tecnico economica degli interventi. È noto che la realizzazione di un’opera comporta tempi di progettazione e di costruzione che superano la permanenza nel ruolo decisionale della componente politica, pertanto la mancanza di un mantenimento delle scelte strategiche alla base dell’opera può comportare il rifacimento della progettazione o l’introduzione di varianti che incidono fortemente sulle risorse economiche necessarie. Le modifiche degli scenari socio-economici richiedono modifiche degli scenari di previsione della mobilità e costituiscono un altro elemento di variabilità da considerare. Ulteriori vincoli derivano dagli aspetti ambientali e dalla valorizzazione e mantenimento del patrimonio esistente. È evidente, quindi, che il tema è complesso e volendo conseguire un certo grado di obiettività nelle valutazioni è necessario rigore logico.


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SPECIALE INFRASTRUTTURE INFRASTRUTTURE

La capacità di decidere e realizzare in tempi brevi e con i giusti costi le opere infrastrutturali strategiche è una delle esigenze richieste per l’efficientamento e dunque per la crescita del paese. Vanno concentrate le risorse su opere con alto rapporto benefici/costi, supportabili da finanza di progetto,realizzabili con rapidità e accettabili dal territorio. Eppure, se facciamo riferimento al Programma Infrastrutture Strategiche del MIT risulta che le opere nazionali o almeno interregionali comprese sono circa 320 per un totale di 195 Md di euro, di cui disponibili 75 Md (38%) sostanzialmente per opere da completare o pronte per l’avvio. Risulta dunque una sproporzione tra opere programmate da un lato e finanziamenti disponibili e tempi di realizzazione dall’altro. Per aumentare la velocità di realizzazione delle infrastrutture nel nostro paese, occorre dunque analizzare le criticità del processo ed individuare soluzioni da proporre al legislatore per eliminare o ridurre fortemente le criticità della filiera: • pianificazione (generica e variabile); • fattibilità tecnico-economica (scarsa oggettività); programma-

Verifiche di fattibilità più rigorose per accelerare i processi decisionali Per aumentare la velocità di realizzazione delle infrastrutture nel nostro paese, occorre analizzare le criticità del processo ed individuare soluzioni zione e finanziamento (dispersione risorse e scarso coinvolgimento finanza progetto); • progettazione (scarsa qualità;) • esecuzione (tempi lunghi e incremento costi). Cruciale è il ruolo della verifica di fattibilità tecnica ed economica, che ha la finalità di ottimizzare le scelte di investimento, individuando le migliori soluzioni in termini tecnici, economici, finanziari, ambientali e procedurali e di consentire dunque una allocazione efficiente delle risorse. Questo tipo di verifica è stato introdotta formalmente in Italia nel 1999 e l’esperienza di questo periodo di applicazione indica che non c’è stata una profonda diffusione della cultura della valutazione, anzi è diffusa una certa diffidenza, sia dei decisori politici che vedono limitata la

A cura di Agostino Nuzzolo docente pianificazione dei trasporti, facoltà di Ingegneria, Università Roma Tor Vergata

loro discrezionalità e sia dei tecnici delle amministrazioni che non padroneggiano le metodologie usate. Vi sono poi da rilevare delle carenze nella redazione delle verifiche, per mancanza di integrazione con il processo di progettazione tecnica o per la qualità dello studio, derivante da assenze specialistiche nel team di lavoro. Per migliorare l’efficacia delle verifiche di fattibilità occorre innanzitutto integrare lo SdF nel processo generale, con un percorso a più passi, via via più approfonditi al crescere della definizione progettuale e dunque delle caratteristiche e dei costi dell’opera: • pre-fattibilità nella fase di pianificazione; • fattibilità generale nella fase di programmazione;

CRESCI ITALIA • AUTORITÀ TRASPORTI

DLGS 228/2011 • EFFICIENZA

Una nuova authority a patto che inglobi l’esistente

Le opere pubbliche vanno valutate prima e misurate poi

Il decreto “cresci Italia” del gennaio scorso ha previsto l’avvio operativo dell’Autorità dei trasporti, l’organismo indipendente di regolazione settoriale, il tassello mancante per completare il quadro regolatorio delle public utilities. Sul tema però non sono mancate voci discordanti. In un momento in cui la spending review ha falciato i costi della Pubblica Amministrazione, qualcuno si è chiesto perché si voglia costituire un nuovo ente e quali sarebbero i suoi compiti. In campo aeronautico esiste l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile che nell'accezione internazionale viene

Nel dicembre 2011, il governo Monti, da poco insediato, ha approvato il decreto legislativo 228/2011 sulla valutazione degli investimenti relativi a opere pubbliche. La norma ha reso obbligatoria l’attività di valutazione da parte dei ministeri per le opere finanziate a valere sulle risorse iscritte negli stati di previsione dei ministeri stessi ovvero oggetto di trasferimento da parte degli stessi a favore di soggetti attuatori, pubblici o privati, in forza di specifica delega. Oltre a un’analisi preventiva dei fabbisogni infrastrutturali, il decreto prevede una valutazione ex ante e una va-

indicata come National aviation authority a cui sono demandati i compiti di regolazione e di controllo del settore aeronautico. In campo marittimo già esiste l'insieme degli uffici periferici del Ministero Trasporti e della Navigazione, le Capitanerie di Porto cui corrispondono il Comando dei porti, dell'organizzazione del personale navigante e dei titoli, della vigilanza sulla pesca. In campo ferroviario è stata costituita l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie (Ansf), l'organismo indipendente, con sede a Firenze, creata per disciplinare la sicurezza della circolazione

ferroviaria sulla rete nazionale, vigilare sull'applicazione delle norme, rilasciare autorizzazioni, certificazioni e omologazioni alle imprese e ai gestori di infrastrutture ferroviarie operanti in Italia. Si parla poi insistentemente della creazione di un'agenzia per la circolazione stradale in sostituzione dell'Anas.

• fattibilità preliminare nel progetto preliminare; • fattibilità definitiva nel progetto definitivo. Altro aspetto è quello relativo alla multidisciplinarietà della verifica di fattibilità. La normativa non dà alcuna indicazione sulle competenze professionali da coinvolgere e così di solito, nella migliore delle ipotesi, lo Studio è redatto da ottimi economisti, e dunque la parte economico-finanziaria è ben sviluppata. Nel caso delle infrastrutture di trasporto in generale lo Studio risulta carente dal punto di vista tecnico, sia in termine di analisi delle alternative che di valutazione dei costi di realizzazione, dei costi esterni,dei benefici e dei ricavi da traffico. È dunque necessario normare la composizione del gruppo di lavoro, che oltre un economista o un ingegnere esperto di valutazioni economiche e finanziarie, deve comprendere anche un progettista di infrastrutture di trasporto ed un trasportista. In questo modo ci si garantisce che il tipo di opera risponda alla funzione richiesta nel sistema dei trasporti dell’area e che la fattibilità tecnica, le soluzioni progettuali e la valutazione dei costi siano accuratamente verificate.

lutazione ex post delle singole opere. La prima include l’elaborazione degli studi di fattibilità e suggerisce l’applicazione di analisi costi-benefici o di metodologie affini. La valutazione ex post è una novità assoluta nel panorama italiano e si pone l’obiettivo di “misurare i risultati e l’impatto di opere pubbliche collaudate ed entrate in funzione, nonché l’economicità e l’efficienza della loro realizzazione” (articolo 6). La valutazione deve essere condotta da “organismi indipendenti di valutazione” che sono identificati nei Nuclei di valutazione e verifica degli in-

vestimenti pubblici già operanti presso i ministeri. Per garantirne l’indipendenza e la professionalità, i Nuclei dovrebbero essere potenziati e riformati attraverso modifiche del regolamento che prevede i criteri di designazione e di modalità di selezione dei componenti. Un primo passo da rendere attuativo al più presto.



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Ricerca e innovazione

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A metà degli anni 90 il governo cinese ha deciso di introdurre nei campi del nord della Cina un tipo di cotone geneticamente modificato in grado di produrre una proteina dalle proprietà insetticide. In questo modo la necessità di pesticidi chimici diminuisce sensibilmente, gli artropodi terrestri proliferano nutrendosi dei parassiti e il naturale equilibrio tra predatore e predato si ristabilisce

LUCA TORTORA

Chimico e dottore di ricerca in scienze e tecnologie chimiche. Docente del corso di chimica presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica di ROMA TRE. Si occupa di sintesi organiche ed analisi di superfici mediante spettrometria di massa.

In Cina il cotone diventa modificato geneticamente In natura esistono predatori e predati. Spezzare questo delicato equilibrio significa compromettere l’intero ecosistema. In Cina, a partire dagli anni 70 è stato fatto un uso massivo di insetticidi ad ampio spettro al fine di controllare la maggior parte degli insetti nocivi che devastano intere piantagioni di cotone. L’utilizzo di pesticidi però implica anche l’eliminazione di insetti utili, causando la proliferazione di parassiti secondari. Con il passare del tempo il controllo di questi organismi infestanti è stato sempre più difficile in quanto, mentre i parassiti in questione sono diventati resistenti alla maggior parte dei composti utilizzati per combatterli, i loro naturali predatori, quali

GLI OGM Gli organismi geneticamente modificati, OGM, sono organismi il cui patrimonio genetico è stato variato mediante tecniche biotecnologiche. Negli OGM, diversamente da come avviene in natura, le variazioni genetiche non avvengono a caso, ma sono progettate ad hoc dai ricercatori, con lo scopo di ottenere organismi capaci di performances più idonee alle attuali esigenze dei diversi settori industriali.

GI ISOTOPI Un elemento chimico è caratterizzato dal numero di protoni: Z. Due atomi con lo stesso Z hanno uguale comportamento chimico. Il numero di neutroni, pur non specificando la natura chimica dell’elemento, è comunque determinante: due atomi contenenti lo stesso numero di protoni ma diverso numero di neutroni (cioè due isotopi), mostreranno comportamenti fisici differenti, essendo uno più pesante dell'altro.

ragni e coccinelle continuavano a morire. Questo ha portato ad un graduale aumento delle quantità di insetticida somministrato sulle piantagioni e quindi anche ad un aumento esponenziale dei costi e dell’inquinamento ambientale. A metà degli anni 90 il governo cinese ha deciso di introdurre nei campi del nord della Cina un tipo di cotone geneticamente modificato in grado di produrre una proteina dalle proprietà insetticide. La pianta di cotone transgenica (cotone Bt) produce una tossina derivante originariamente da un batterio (Bacillus thuringensis). Piantagioni geneticamente ingegnerizzate che esprimono la deltaendotossina Cry sono aumentate progressivamente a partire dal 1996

arrivando nel 2011 a 60 milioni di ettari. Questa tossina permette alle piante di cotone di resistere alla peste portata da parassiti quali afidi o dalla più temibile Helicoverpa armigera. In questo modo la necessità di pesticidi diminuisce, gli artropodi terrestri proliferano nutrendosi dei parassiti, e il naturale equilibrio tra predatore e predato si ristabilisce. Uno studio pubblicato ad Agosto sulla rivista Nature ha mostrato i risultati di un monitoraggio durato 20 anni sui raccolti transgenici nel nord della Cina. I ricercatori della Chinese Academy of Agricultural Sciences di Pechino, guidati dal Prof. Kongming Wu, sulla base dei dati raccolti tra il 1990 ed il 2010, provenienti dalle coltivazioni di 36 siti sparsi in sei pro-

vincie del nord della Cina, hanno dimostrato che nelle coltivazioni di cotone Bt, dove sono stati ridotti anche i quantitativi di pesticidi, c’è stato un aumento di tre tipi di predatori artropodi (crisope, ragni e coccinelle) ed una diminuzione dei parassiti (afidi). Inoltre, sottolinea il Prof. Wu, questi predatori forniscono un servizio di biocontrollo supplementare saltando dai campi di cotone in quelli adiacenti quali mais, soia e arachidi. Anche se apparentemente contraddittorio, l’utilizzo di un organismo geneticamente modificato, il cotone Bt, consente dunque di ristabilire le condizioni per la lotta biologica nei sistemi agricoli, condizioni che l’uomo stesso aveva messo in crisi attraverso l’uso di pesticidi chimici.

CLAW • GAIA

Sebbene la modifica di un corredo genetico sia un fenomeno naturale, alla base dell’evoluzione, l’idea che sia l’uomo a effettuare tali modifiche e il successivo utilizzo degli organismi geneticamente modificati scatena sempre forti dubbi. Gli autori di questo lavoro (ed anche chi vi scrive) ritengono che un giudizio netto a priori sul tema non sia corretto, i fattori sono molti e spesso le posizioni precostituite. Dal punto di vista bioetico il dibattito oscilla tra la necessità di far fronte ai bisogni di una popolazione mondiale in continua crescita e l’esigenza di porre un freno allo sviluppo e alla diffusione di organismi modificati, il cui impatto a lungo termine è sempre difficile prevedere.

Molti di noi pensano al pianeta Terra semplicemente come ad un luogo dove le condizioni ambientali hanno dato modo al genere umano di sopravvivere. Una teoria invece risalente ai primi anni 80, formulata dagli scienziati Charlson, Lovelock, Andreae e Warren (CLAW), descrive la Terra come un macroorganismo in grado di mantenersi in vita attraverso la sofisticata regolazione di numerosi fenomeni chimici, fisici e biologici. Proprio come avviene per gli esseri

nere costante la temperatura. Per confermare questo processo bisognerebbe però riuscire a riconoscere e quindi seguire gli atomi di zolfo durante queste trasformazioni. I ricercatori dell’ Università del Maryland sono riusciti a determinare la composizione isotopica del DMS e del DMSP in varie specie marine. La composizione isotopica permette di catalogare gli elementi attribuendone una sorta di carta di identità attraverso cui poterli riconoscere. Anche lo zolfo è costituito da diversi isotopi radioattivi, le cui combinazioni possono essere usate come identificativi della molecola. Attraverso l’uso di uno spettrometro di massa è stato possibile quindi dimostrare che la composizione isotopica dello zolfo contenuto nelle molecole DMS/DMSP varia da specie a specie e che il processo metabolico può

La Terra, un macroorganismo in grado di mantenersi in vita proprio come avviene per gli esseri viventi

Il ciclo dello zolfo allo studio dei ricercatori sarebbe un buon tracciante per supportare l’ipotesi Gaia

La Terra tiene a noi più di quanto noi dimostriamo di tenere a lei

viventi il pianeta Terra gestisce tutti i suoi costituenti in modo tale da mantenere sempre costanti le condizioni ideali al proliferare della vita. Questa viene definita “ipotesi Gaia”, dove Gaia è il nome attribuito da Lovelock al pianeta vivente Terra da cui prende spunto l’omonimo romanzo di David Brin. Per dimostrare questa teoria servirebbe riuscire a seguire un intero ciclo biogeochimico in cui il sistema Terra si serve delle sostanze chimiche presenti in natura per mantenere lo status quo. Il Prof. Farquhar del Dipartimento di Geologia del Maryland sostiene, in

un articolo pubblicato a giugno sui Proceedings of National Academy of Science, di aver trovato nel ciclo dello zolfo un buon tracciante per supportare l’ipotesi Gaia. Il ciclo dello zolfo inizierebbe dal mare dove gli anioni solfato verrebbero assimilati biologicamente da specie marine e trasformati in dimetilsolfoniopropionato (DMSP). Il DMSP è un prodotto del metabolismo, molto abbondante nelle alghe, fitoplancton, zooplancton e pesci; svolge un ruolo cruciale nelle alghe marine agendo come antiossidante ed anticongelamento. Questa sostanza, contenente zolfo, viene convertita in dimetilsolfuro (DMS), anch’essa contenente

atomi di zolfo. Il DMS è stato ampiamente studiato in quanto in seguito ai turbolenti processi di scambio di molecole tra mare e aria il 10% delle particelle di DMS contenute in mare raggiunge l’atmosfera e subisce modifiche chimiche tali da indurre la condensazione del vapore acqueo con la relativa formazione di nubi. Le nubi fungono da schermo per i raggi solari ed evitano il surriscaldamento globale. Una volta assolta la loro funzione il DMS (gas) verrebbe riconvertito in solfato e riprecipiterebbe in mare. Secondo questa ipotesi il pianeta vivente Terra si servirebbe quindi delle alghe marine per ripararsi dai raggi solari e mante-

avere una conseguenza diretta sul tipo di composizione isotopica anche dei prodotti che vengono successivamente dispersi in aria sotto forma di aereosol. Gli studi futuri, afferma il Prof. Farquhar, si concentreranno sull’estendere questo tipo di approccio scientifico anche ad altre molecole di DMS/DMSP di provenienza oceanica ed atmosferica in modo da poter chiudere il ciclo dello zolfo. La conferma dell’ipotesi Gaia di Lovelock dimostrerebbe che la Terra tiene a noi più di quanto noi stiamo dimostrando di tenere a lei.


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Green opportunities

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Europa, nuovi fondi per rifiuti e recupero materie prime La salvaguardia dell’ambiente ed il settore della gestione dei rifiuti in particolare, rappresentano sempre uno dei temi fondamentali su cui è incentrata l’attenzione a livello europeo. Uno dei presupposti del dibattito di policy, come pure a livello operativo finanziario, è basato sulla consapevolezza della difdi eliminare, o ridurre ficoltà sostanzialmente, la quantità di rifiuti prodotta. Assieme a tale considerazione occorre tenere presente il processo di costante aumento di domanda di materie prime a scopi produttivi industriali. Da un lato quindi, l’intensità di utilizzo della materia grezza è in crescita, mentre dall’altro tale crescita è accompagnata da un aumento parallelo dei rifiuti industriali e dei rifiuti solidi urbani. La soluzione a tali due spinose questioni non può essere raggiunta se non attraverso l’individuazione di metodologie, tecnologie e processi integrati, che affrontino nella sua interezza e complessità la situazione. È proprio in quest’ottica che a livello comunitario la Commissione Europea sta concentrando sforzi, quindi anche risorse economiche, per la ricerca e la sperimentazione di soluzioni innovative che consentano di trasformare le enormi quantità di rifiuti solidi urbani ed industriali in materie prime. Le istituzioni europee hanno quindi deciso di investire nel settore oltre 260 milioni di euro per il nuovo bando Ambiente del 7° Programma Quadro, che saranno distribuiti come contributi a fondo perduto ad imprese e centri di ricerca, con l’even-

ACCORDO BEI - INTESA La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno firmato un nuovo accordo per il finanziamento a medio-lungo termine di imprese italiane, per un totale pari a 670 milioni di euro. I settori finanziabili vanno dal sostegno agli investimenti delle PMI, alle attività sociali, dalle reti di impresa, all’energia. Di particolare rilevanza risulta essere quest’ultimo ambito, attraverso cui le imprese italiane vedranno supportati i propri investimenti di piccole e medie dimensioni, per l’introduzione di fonti rinnovabili e interventi di efficienza energetica.

Con il nuovo bando Ambiente del 7° Programma Quadro l’Europa ha deciso di investire oltre 260 milioni di euro a fondo perduto ad imprese e centri di ricerca per attività di ricerca e innovazione. Di questi, oltre 20 milioni sono destinati ad attività nel settore dei rifiuti tuale partecipazione degli enti pubblici, per attività di ricerca ed innovazione. Di questi, oltre 20 milioni sono destinati ad attività nel settore dei rifiuti, con rilevante partecipazione delle PMI, in cui almeno il 30% del budget in ciascuna proposta finanziata, sia destinato a questo target di imprese. In particolare, si richiede alle imprese europee del settore, di presentare le proprie idee e soluzioni, in merito a due macro aree di intervento. La prima è incentrata sulla valorizzazione dei rifiuti solidi urbani, attraverso soluzioni radicalmente nuove che portino a processi e metodologie di raccolta, gestione, separazione, lavorazione e trasformazione dei rifiuti e/o lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi con un buon potenziale commerciale basati su materiali riciclati.

GUIDO MATTEI guido.mattei@ecbrussels.com

Ingegnere ambientale e dottore di ricerca in Energetica. Esperto per l’UE e per l’ONU nell’ambito della green economy. Consulente di imprese multinazionali ed enti pubblici, per programmi di finanziamento nazionali, europei e internazionali. È AD di European Consulting Brussels.

La seconda dimensione è invece, relativa al recupero dai rifiuti industriali di materie prime utilizzabili nuovamente. In questo caso la Commissione chiede di concentrarsi sulla ricerca, lo sviluppo e la sperimentazione di soluzioni radicalmente nuove che consentano la raccolta, il recupero e la preparazione per il re-utilizzo di materie prime, in particolare laddove si tratti di metalli e minerali. Tale impegno risulta prioritario soprattutto in riferimento ai rifiuti provenienti da settori sensibili come l’edilizia, il chimico, l’aerospaziale, l’automotive ed ICT. In entrambi i casi, naturalmente, a livello europeo le aspettative sono tutte incentrate sui benefici ambientali che le soluzioni proposte, e soprattutto quelle che saranno poi finanziate dopo attenta

valutazione, potranno apportare al sistema Europa. Molto interessante risulta anche, alla luce del focus sulle PMI, l’accento che viene posto sulla commerciabilità delle soluzioni e sulle potenzialità di sviluppo economico che potranno derivarne. Le tempistiche del processo di valutazione prevedono un pre-screening dei concept di progetto, che dovranno essere trasmessi entro la metà del mese di ottobre 2012, per poi passare alla valutazione tecnica dei concept che supereranno la prima fase di selezione. Il Bando rappresenta un’opportunità imperdibile per le aziende del settore, anche perché le successive opportunità di finanziamento del Programma Quadro di ricerca saranno pubblicate all’interno del programma Horizon 2020, che avrà avvio nel 2014.

EUROPA • INNOVAZIONE

Sostegno europeo per la collaborazione tra PMI e mondo della ricerca Lo sviluppo dell’innovazione rappresenta un obiettivo prioritario per migliorare la competitività delle imprese europee a livello internazionale, soprattutto durante fasi congiunturali come quella che il sistema economcio europeo sta attualmente attraversando. Nell’ambito degli interventi legati a questo aspetto, la Commissione Europea ha saputo rispondere in maniera efficace a queste sfide grazie a strumenti operativi esplicitamente rivolti alla colonna portante dell’industria europea, le PMI. Rappresentando infatti circa il

99% di tutto il tessuto imprenditoriale europeo, contribuiscono a più di due terzi del PIL europeo e inoltre garantiscono 75 milioni di posti di lavoro nel settore privato. La Commissione ha messo quindi a disposizione delle PMI ingenti risorse attraverso uno speciale strumento finanziario per connettere il tessuto produttivo con i centri di ricerca e le università, allo scopo di portare l’innovazione tecnologica direttamente all’interno del processo produttivo. Troppo spesso infatti, a causa dell’aspetto dimensionale, le imprese

europee non investono in ricerca e sviluppo o non riescono a beneficiare dei risultati delle ricerche svolte presso i grandi centri. Lo strumento, “Research for the Benefit of SMEs”, ha l’obiettivo di contrastare tale tendenza e supportare processi virtuosi di collaborazione. Il 15 novembre è l’ultima data utile per candidarsi a beneficiare dei 252 milioni a disposizione attraverso la call del programma l’FP7.


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Next, architettura e città

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Un parallelo tra Roma e Berlino sembra audace e polemico ma può essere anche interessante. Le due città hanno in comune il confronto e il significato del nuovo con la sua storia. E come a Berlino anche a Roma la mobilità, che è spesso un motore a trazione integrale del lavoro della città, può trovare nuovi esiti e nuove soluzioni dal confronto con i luoghi e le idee

Roma e Berlino a confronto con la loro storia Berlino è una città al lavoro, nella quale si osserva un movimento profondo del quale gli episodi artistici e architettonici non sono che una traccia e evidente e persuasiva. Tra i primi episodi della vicenda urbana dopo la caduta del muro è quello del quartiere di Postdamer Platz, dove sorgono con disinvoltura interessante grandi centri commerciali come il Sony Center e i bei grattacieli di Piano e di Kolhoff che si attestano sul tracciato della vecchia città ottocentesca. Poi c’è un lavoro più recente, esteso e diffuso, che è quello della sostituzione edilizia parziale e locale, soprattutto nella vecchia Berlino Est. Interi quartieri come Mitte e Prenzlauer Berg sono rinnovati dal risanamento edilizio che, in termini semplici, vuol dire una diffusa sostituzione con nuova edilizia, quasi ottocentesca per dimensioni e tipologia e ben fatta e sostenibile. C’è un terzo lavoro poi, forse più nascosto e meno dichiarato, che è quello di una “risignificazione” dei luoghi monumentali della città, del quale la nuova e “turistica” cupola del Reichstag è, per chi scrive, un esempio forse difficile e acerbo. In questo confronto di Berlino con la sua storia è coinvolta anche l’isola dei Musei, particolare insieme monumentale di cattedrali, di fantastici musei come il Pergamon e l’Altes.

Qui è in cantiere la ricostruzione del Berliner Schloss, il grande castello sede del potere che costituiva il fondale urbano e politico di questo luogo. Poi una serie di ricostruzioni del tessuto edilizio con l’inserzione di nuovi edifici singolari, come il centro culturale per le religioni monoteiste, sul sedime dell’antichissima chiesa di S. Pietro rasa al suolo negli anni ’60. Come deve accadere la sostenibilità non è il vero tema di questa città dinamica ma li accompagna tutti, seguendo e motivando la ricostruzione dell’edilizia privata e i criteri dell’intervento pubblico. Su tutto la mobilità sostenibile, ciclabile e pubblica su ferro, che raggiunge in questa città obiettivi notevoli. 1000 km di piste ciclabili e una rete di mobilità pubblica su ferro dai grandi numeri, che ha finalmente realizzato collegamenti estesi, rapidi e, come è quasi superfluo notare, puntuali. Più della metà dei collegamenti avvengono con i mezzi pubblici, il 15 % in bici e il 30% con l’auto privata. Mentre a Roma gli spostamenti valgono al 55% con l’auto privata, al resto con la mobilità pubblica e la mobilità ciclabile appare ancora una ludica e occasionale opportunità. Il confronto con Roma sembra audace e polemico ma può essere anche interessante. Berlino e Roma hanno infatti qualcosa in comune, sotto

l’aspetto della città. Ciò che rende “vivo” il lavoro della città, a Berlino come forse a Roma, è il confronto e il significato del nuovo con la sua storia che si è cercato in breve di indicare. E Roma di questo “potenziale” lavoro è luogo unico e straordinario. Se non c’è una “ricostruzione” motivata dalla politica c’è senz’altro una ricostruzione motivata dalla cultura e dalle esigenze della città: la sostituzione parziale dei lungotevere con so-

GLOSSARIO SMART CITY “Soluzioni a problemi di scala urbana e più in generale territoriale tramite un insieme di tecnologie, applicazioni, modelli di integrazione e inclusione”. “Città intelligenti, creative, innovative, ecosostenibili e belle da vivere, solidali e aperte”. “Combinazione intelligente di comportamenti e attività di cittadini autonomi nelle decisioni, indipendenti e consapevoli”. Dal realismo di misure vivibili grazie alle tecnologie dell’informazione e dell’energia al mito. Periodica ridefinizione del bisogno di città secondo principi e categorie aggiornate ed elitarie. http://attiministeriali.miur.i t/anno-2012/luglio e http://www.smart-cities.eu

luzioni più efficaci anche per la mobilità pubblica (in parte già furtivamente avvenuta solo per la mobilità privata) e studiata con grande persuasione in alcune aule universitarie. La ricostruzione di numerosi luoghi incompleti e sventurati dalla cultura urbana recente e dalla mobilità che ne è seguita, come piazza Venezia e piazza dell’Aracoeli, una scena urbana inverosimile agli occhi semplici del cittadino e turista. Oltre alla “intangibile” vocazione archeologica va notata anche l’assenza di quella vocazione internazionale, delle piazze d’europa e del mondo nel tessuto edilizio della città, il nome “urbano” delle genti che trovavano e ancora trovano a Roma la propria vicinanza alla Chiesa e allo Stato. I difficili e costosissimi aggiornamenti degli ultimi decenni (Ara Pacis, Maxxi e la Ferronuvola dell’Eur) sembrano solo il tentativo di creare modelli singolari e aggiornati della cultura architettonica e non i segni di un lavoro importante e significativo della città, dotato di qualche identità e solidità. E come a Berlino anche a Roma la mobilità, che è spesso un motore a trazione integrale del lavoro della città, può trovare nuovi esiti e nuove soluzioni dal confronto con i luoghi e le idee, i segni della propria storia. Su www.berlincosmo.de e su www.stadtentwicklung.berlin.de

ARCHITETTURA • BIENNALE

SOSTENIBILITÀ • CENTRI STORICI

Il contributo degli architetti alla società

Comunità energetiche, rivoluzione pubblica

La Biennale di Architettura apre con titolo di grande interesse: common ground. Chipperfield, il curatore, spiega che “Common ground è una metafora di come bisogna interpretare questa professione… Cosa possono fare socialmente gli architetti? Come possono dare un contributo alla società? …Quasi come in un ground zero dell'architettura si guarda a un nuovo terreno comune da cui ripartire. Tutti insieme, tutti con nuove idee, regole, impostazioni…”. Come sempre per semplicità ed intensità dell’ispirazione vince il

L’incontro di questi due temi importanti è ancora difficile e problematico. La soluzione non sembra nel cedere il campo a modelli di bioedilizia spesso estranei alla storia costruttiva locale. Nemmeno considerare le ostinate e meritorie indicazioni della tutela, ovvero la salvaguardia dei dettagli della tradizione architettonica, come un momento ostile alla sostenibilità ma destinato a crollare. Per i centri storici il vero punto di incontro sarà la rivoluzione impiantistica generata dalla cura ambientale, rivolu-

Giappone, che presenta una particolare esperienza di progettazione collettiva per la ricostruzione del terremoto del 2011, coordinata dal grande maestro Toyo Ito. Brilla per asimmetrica analogia il padiglione italiano, a tutt’altro dedicato e come sempre disperso nelle complessità disciplinari. Tra common ground e ground zero, tra il patrimonio comune e gli architetti che iniziano da zero c’è una grande differenza. Fino al 25 novembre 2012 su http://www.labiennale.org/en/ architecture

zione che più di una volta le architetture murarie ed ornate della nostra storia hanno dimostrato di saper accettare ed includere. Il centro storico sarà attraversato e servito da impianti collettivi di provata efficienza energetica. E come nelle comunità energetiche locali, questa rivoluzione non sarà nelle virtù e competenze limitate dell’edilizia privata ma nell’azione pubblica. Su: www.eco newsperiodico.com/ home/eventi/2011/ecoincentriamoci e www.madeexpo.it/it/ eventi_borghi.php

FRANCESCO ANDREANI francescoandreaniarchitetto@gmail.com

Architetto e dottore di ricerca in progettazione architettonica. Ha pubblicato numerosi studi teorici e storici sull’arte della città. Si occupa di urbanistica: per i suoi studi sugli insediamenti residenziali e sociali ha ricevuto riconoscimenti internazionali (Premio Lincei 2005).

LUCIEN KROLL

Un maestro dell’ecologia dell’ambiente urbano Lucien Kroll, Bruxelles, classe 1927, è un vero maestro dell’architettura europea. Con un lavoro critico ma continuo e positivo fin dagli anni ’70 Kroll ha declinato l’ecologia come una disposizione dell’architettura alla partecipazione, alla relazione con l’ambiente umano e i suoi significati, personali e collettivi. Prima come risposta critica all’astrazione e alle duKroll ha declinato l’ecologia come una disposizione dell’architettura alla relazione con il contesto umano e i suoi significati rezze della forma urbana moderna poi come risorsa rinnovata dalla cura ambientale e dalla sostenibilità energetica, il suo lavoro cerca l’individualità architettonica e la sua relazione con i significati umani, con le unicità dei luoghi, delle esperienze sempre irripetibili e uniche, ma segnate dalla coralità e dalla comunità, in altre parole dalla città. Negli splendidi quartieri di Auxerre e Saint Dizier la sensibilità di questo maestro sembra superare i risultati della ricostruzione filologica della città e il “timbro” della sostenibilità appare sempre silenzioso e rispettoso della forma familiare e quasi medievale del nuovo costruito. Nel quartiere di Ecolonia (Alphen aan den Rijn, Olanda) dove forse ogni architetto avrebbe ripetuto soluzioni bioclimatiche standard del pensiero “verde”, un lavoro particolare e accurato disegna case tutte diverse e costruisce diverse sostenibilità, segnate dal riconoscimento di individualità di orientamento, di posizione, di tipologia d’uso e di costruzione. Oltre a scuole bellissime sono da ricordare la casa dell’ambiente di Belfort, lo Zilvervloot e la clinica psichiatrica di Chailles. Contributi su www.bioarchitettura-rivista.it. Il suo lavoro su http://homeusers.brutele.be/kroll.



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Marketing &co

PAGINA A CURA DI

Costruire in legno per affermare un’edilizia sostenibile Seminari ed iniziative di comunicazione per spiegare come il settore delle costruzioni in legno può dare un grosso contributo al risparmio energetico, all’imprenditoria e alla creazione di nuove professionalità. Recuperare l’antica tradizione dell’uso del legno applicando l’innovazione tecnologica per stare al passo con la competizione internazionale e per approfondire i vantaggi e benefici delle costruzioni in legno. È questo l’intento di una serie di eventi e seminari promossi negli ultimi anni da Toiko in collaborazione con enti, associazioni di categoria ed istituzioni. Toiko è infatti una società specializzata nella costruzione di edifici in legno, mercato che, in un periodo particolarmente difficile per il settore dell’edilizia (7.500 imprese edili chiuse negli ultimi tre anni e 750 nel primo trimestre 2012), risulta invece essere in crescita, con previsioni di incremento, entro il 2015, pari a +50% per l’edilizia residenziale e +70% per l’edilizia non residenziale (ospedali, scolastica, capannoni, uffici). Per l’azienda è quindi prioritario l’impegno nel conoscere le potenzialità del settore, adeguare le conoscenze professionali alle nuove esigenze del mercato, essere da stimolo per nuovi scenari e opportunità.

Nell’immaginario collettivo la casa in legno è associata all’archetipo della baita, il legno invece sta dando dimostrazione di avere potenzialità di grande rilevanza per dare forma alle realizzazioni architettoniche moderne. Ancora però ci sono resistenze da parte dei progettisti

Nell’affermazione della cultura dell’efficienza energetica è sempre più evidente quanto il legno rappresenti un elemento di sostenibilità del costruire. L’impiego di tecnologie costruttive diverse da quelle tradizionali ha bisogno di essere supportato da un’attività di informazione e di sensibilizzazione rivolta ai professionisti che devono operare scelte progettuali sul campo. Ed è stato questo l’obiettivo del ciclo di alcuni seminari tecnici a cui si è dato il via nel maggio scorso e che vedono Toiko in prima fila nella promozione e nell’organizzazione degli stessi. Il primo evento, “Vantaggi e benefici della costruzione in legno: progettazione e tecnologie a

MADE IN ITALY • MOMABOMA

Quando il riciclo diventa romantico, allora c’è l’estro italiano Momaboma è un’azienda che produce borse ed accessori realizzati in maniera artigianale basati sull’utilizzo di particolari materiali da riciclo come pagine e copertine di riviste e quotidiani originali anni ’60 e ’70. Per capire la storia di Momaboma bisogna tornare indietro nel tempo all’incontro in India fra Maurizio Longati, fondatore dell’azienda e un

vecchio sacco di cemento sporco. È in quel momento che Longati ha l’intuizione di recuperare quei sacchi particolarmente resistenti. I primi campioni di borse, portafogli, cinture, bretelle vennero prodotti in India, con materiale recuperato in loco. Al rientro in Italia però Longati troverà diverse difficoltà a commercializzare il prodotto che incontrerà non

poco scetticismo tra i compratori e gli opinion leader del mercato. L'idea non venne capita, il concetto di riciclo applicato

confronto”, si è tenuto nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera ed è stato organizzato dall’azienda in collaborazione con l’Ordine degli Architetti e l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, mentre il prossimo seminario si terrà a Modena ed avrà come argomento la progettazione delle strutture in legno a sostegno della ricostruzione post sisma. In questi giorni è infatti avvenuto il lancio della nuova campagna che Toiko ha destinato al cittadini colpiti dal recente terremoto dell’Emilia. Secondo Luca Ribichini professore alla Facoltà di Architettura dell'Università La Sapienza, “Nell’immaginario collettivo la casa in legno è associata all’archetipo della baita, il legno invece sta dando dimostrazione di avere potenzialità di grande rilevanza per dare forma alle realizzazioni architettoniche moderne”. Ancora però ci sono resistenze nei confronti delle applicazioni del legno che non è entrato pienamente a far parte della cultura della progettazione”. Considerando che trascorriamo mediamente il 90% del tempo in ambienti chiusi, il nostro benessere dipende molto dal clima dell’ambiente che riusciamo a garantire nelle nostre case e “Il legno equilibra l'ambiente in cui viviamo, donandoci un benessere psico-fisico come nessun

agli accessori stentava a trovare sostenitori ed investitori finché, nel 2004, arriva il primo ingente ordine. Per l’azienda allora inizia ad essere evidente l’importanza della comunicazione ed in particolar modo la necessità di essere presente a fiere ed eventi: l’esordio vedrà Momaboma protagonista a Who's Next di Parigi. Oggi l’azienda ha integrato la produzione con gli arredi per la casa e ha lavorato a collezioni ad hoc per importanti marchi come Harley Davidson, Maserati, Panini e Guzzini. E Momaboma è sinonimo di “riciclo romantico”.

erricolo@yahoo.it

Laurea in lettere e filosofia e master in comunicazione d'impresa presso la Luiss Business School. Esperta in comunicazione e marketing, in particolare nei settori: energia, ambiente, healthcare e sociale. Consulente per prestigiose aziende nazionali e multinazionali.

altro materiale da costruzione sarebbe in grado di fare” - secondo Vittorio Ruggiero, responsabile di Toiko. Inoltre consente risparmi energetici fino al 70% rispetto alla stessa costruzione in cemento armato e muratura, maggior rapidità nei tempi di realizzazione e certezza dei costi. Un esempio concreto in tal senso ci può essere offerto a Roma, dove Toiko ha realizzato il primo complesso residenziale eco-compatibile in Italia, il Parco di Plinio (www.parcodiplinio.it). L'obiettivo espresso dunque attraverso eventi ed iniziative di comunicazione è proporre una nuova filosofia della casa: sana, economica, resistente e a impatto ambientale zero, grazie al legno.

COS’È IL GREEN MARKETING Nell’immaginario comune il Green Marketing è spesso associato a prodotti o aziende eco-frendly anche se di fatto è strettamente legato alla comunicazione ed è applicabile a qualsiasi bene o servizio anche di largo consumo. Il termine fu coniato nel 1980 ma lo sviluppo significativo del Green Marketing si ha sul finire degli anni ‘90 in America, quando le aziende si sono accorte che comunicare il rispetto dell'ambiente poteva migliorare profitti ed immagine. Il Marketing Verde fa dunque leva sulla comunicazione con l’obiettivo di migliorare la percezione del brand da parte dei consumatori anche di aziende operanti nei mercati tradizionali. Ma il dibattito sulle sue regole e sulle sue strategie è ancora aperto e promette nuovi sviluppi.


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Second Life

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Ambiente, ministero se ci sei batti un colpo

STEFANO CICERANI Consulente in gestione dei rifiuti stefanocicerani@gmail.com

Ingegnere ambientale, da oltre dieci anni si occupa di gestione di rifiuti. Ha collaborato con importanti imprese italiane nella realizzazione di impianti di recupero in rapporto stretto con gli enti locali. È autore di pubblicazioni scientifiche e collabora in ambito accademico.

Il settore del recupero delle materie stenta a trovare una sua identità. C’è bisogno di una industria del riciclaggio più forte e organizzata e di istituzioni più serie. A proposito, che fine hanno fatto il decreto attuativo sulle materie prime secondarie e il repertorio del riciclaggio? Da tempo i media hanno posto il tema della gestione dei rifiuti al centro del dibattito politico e sociale. Non c’è quotidiano nazionale o locale che non tratti giornalmente di contestazioni popolari e prese di posizione contro questo o quel sito scelto per ospitare un impianto di smaltimento rifiuti. Il problema è il dissenso diffuso verso nuovi impianti di incenerimento e nuove discariche, al quale viene contrapposto da parte dei contestatori l’adozione di sistemi raccolta differenziata spinti in grado di recuperare il recuperabile e smaltire il residuo. Alcuni contribuiscono a confondere le idee utilizzando l’espressione ‘Rifiuti zero’,

che sembra auspicare la scomparsa dei rifiuti dalla società in cui viviamo. Un concetto utopistico e affascinante, ma difficilmente compatibile con la società dei consumi. In questo quadro c’è qualcuno che sta pagando più di tutti il clima di polemiche e tensioni sociali: l’industria del riciclaggio. Chi ricorda l’entusiasmo di un decennio fa con il quale venivano accolti i progetti e i relativi investimenti nel campo del recupero dei rifiuti, è oggi parimenti deluso dall’accorgersi che l’entusiasmo di una volta è scomparso e paradossalmente i cittadini scaricano spesso sugli impianti di recupero le tensioni sociali prodotte dalla contrapposizione, spesso in-

fruttuosa, alle discariche e agli impianti di incenerimento. Oggi un impianto di riciclaggio rifiuti è accolto con diffidenza e fastidio dalla popolazione residente, che si pone in contrapposizione sia alle imprese che agli organismi pubblici volti all’autorizzazione al controllo dell’impresa stessa. Di certo esistono delle responsabilità dell’industria del recupero. I pochi investimenti sulla comunicazione. I cittadini hanno voglia e diritto di conoscere le tecnologie e i processi di recupero, inclusi i loro naturali limiti tecnici. A chi capita di trovarsi a spiegare ad assemblee di cittadini i numeri e gli aspetti tecnici del settore, si accorge che le persone sono pronte a

capire e a mettere in gioco le loro convinzioni personali di fronte ad informazioni chiare e circostanziate. La poca convinzione posta in essere nella commercializzazione dei prodotti di riciclo. Tutti sanno come differenziare i rifiuti. Quasi nessuno sa quali siano i prodotti di riciclo, dove si trovino, quanto costino. Gravi sono anche le responsabilità del Ministero dell’Ambiente, che a distanza di anni ancora non è in grado di produrre il decreto attuativo sulle materie prime secondarie e che dovrebbe spiegarci che fine abbia fatto il Repertorio del Riciclaggio, cardine della politica degli acquisti verdi della pubblica amministrazione.

RICICLAGGIO • SICILIA

A Trapani da un impianto sottratto alla mafia si recuperano gli inerti La storia è delle più belle. Nel 2000 un’azienda, Calcestruzzi Ericina srl, viene confiscata alla mafia e acquisita dallo Stato. I sei dipendenti della società si organizzano e tra innumerevoli difficoltà, dopo aver sfiorato il fallimento, aver subito boicottaggi nel 2008 costituiscono la cooperativa Calcestruzzi Ericina Libera, che prende in gestione l’impianto e punta sul riciclaggio degli inerti, realizzando un impianto con le più moderne tecnologie. “Oggi c'è più attenzione verso il conferimento in azienda dei rifiuti edili, che prima

venivano abbandonati per strada - riferisce Giacomo Messina, Presidente della Cooperativa-, ma c'è ancora poca informazione sull'uso del materiale riciclato: pur essendo certificato e avendo le stesse prestazioni di un materiale naturale, ancora non viene considerato ed è poco richiesto dal mercato”. L’azienda ha ottenuto la certificazione dei prodotti di riciclo e con grande difficoltà sta tentando di promuoverne la vendita nel settore edile del territorio. L’ing. Gisella Mammo Zagarella, direttore tecnico, pone in evidenza le difficoltà

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La scarsa capacità delle imprese del riciclo di fare lobby positiva per differenziare il ruolo del riciclaggio da quello dello smaltimento. Gli impianti di recupero sono molti e quasi tutti a gestione familiare, con poca forza a livello rappresentativo. In futuro c’è bisogno della nascita e dello sviluppo di una vera industria del riciclaggio, con capacità di comunicazione, trasparenza e organizzazioni commerciali moderne. Se questo non avverrà i materiali prodotti dalla raccolta differenziata prenderanno inevitabilmente la via dell’export e oltre alla grave perdita di posti di lavoro, torneranno da noi come prodotti poco garantiti nella qualità.

nel portare avanti un mercato del recupero efficace: “Abbiamo un forte ritardo nel recepimento e nell’applicazione delle normative, soprattutto nell’aggiornamento di capitolati e prezziari regionali, che uniti al fenomeno culturale che porta a pensare che i riciclati possano offrire minori garanzie prestazionali, nonché alla concorrenza delle cave, rende lo scenario molto triste”. Nei suoi primi 7 mesi di vita, la Cooperativa ha fatturato 1 milione di euro; ma in questo periodo di crisi si registra un calo delle commesse. “Da quando abbiamo deciso di diventare un simbolo della legalità, non siamo mai scesi a compromessi: non accettiamo commesse in nero, anche se c'è chi preferisce recarsi altrove pur di non pagare l'Iva”, dice Giacomo Messina. Nonostante le difficoltà l’azienda resiste e dimostra che i beni confiscati alla mafia possono attivare economie virtuose nei territori.


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Il mondo in breve

durre le emissioni nocive dei motorille automobili (o potenzialmente di ogni altro motore, anche usato in industria). Ora Param sta cercando finanziamenti per le sue idee attraverso la strada del crowdfunding, ossia del finanziamento collettivo in rete. Dunque non basta avere buone idee né realizzarle, ma bisogna avere la forza di proporle.

bilità termica, capace di dissipare agevolmente il calore e adatto per resistere a densità di potenza elevate. Particolari procedure hanno permesso di fissare i substrati alla pellicola e incorporare mediante serigrafia i circuiti di tungsteno. Risultato: lampadine a LED più durevoli, più parche nei consumi, più compatte e più resistenti alle vibrazioni. Da montare su supporti in ceramica.

EUROPA

2020, boom delle auto elettriche Oggi sulle strade d’Europa circolano circa 47.000 auto elettriche ed entro il 2020 saranno quasi un milione. Lo dice la più recente indagine di PIKE Research, autorevole istituto di ricerca internazionale sulle “clean technologies”. Nel 2020 il Vecchio Continente potrà inoltre contare su oltre 4 milioni di colonnine, quota che a livello globale salirà a 7,7 milioni, per un fatturato pari 3,3 miliardi di euro. I ricavi cresceranno mediamente del 49% ogni anno. In Europa è attesa soprattutto l’esplosione dei punti di ricarica strategici, forse meglio dire “business”, perché ubicati presso luoghi di lavoro, reti distributive e centri commerciali. sto odio dignissim

EUROPA

SOLARE

USA

Inventori under 30 alla ribalta Param Jaggi ha 18 anni, vive in Texas ed è un genuino appassionato dell’ambiente e della tecnologia: l’invenzione che sta perfezionando consiste in un sistema (ABES – Algae Based Emission System) basato sulla fotosintesi delle alghe che contribuisce a ri-

USA

Germania, 52 GW entro il 2014 Si tratta di un obiettivo molto ambizioso, considerando che attualmente la produzione di energia si aggira intorno ai 27 GW. Una volta raggiunto il tetto di produzione previsto saranno abolite le tariffe agevolate per il fotovoltaico. Questo vuol dire che almeno per qualche anno la popolazione tedesca potrà usufruire degli incentivi per rinnovare i propri impianti di produzione elettrica. Si potrebbe prospettare un boom di installazioni in previsione di futuri tagli, ma fare previsioni potrebbe rivelarsi un po’ audace anche perché il mercato è in una fase molto delicata: i produttori cinesi rischiano di mettere in seria difficoltà le aziende tedesche.

Plugsurfing approda nel Belpaese Nato nel Regno Unito e poi diffusosi nel mondo, Plugsurfing, il social network dedicato ai punti di ricarica di auto elettriche, da fine giugno è arrivato anche nel nostro paese. Ma che cos’è Plugsurfing? Detto in una parola, si tratta di un servizio gratuito per trovare punti di ricarica su tutto il territorio per veicoli elettrici, con mappe aggiornate di tutte le colonnine e punti di ricarica e relativo status (in uso, disponibile, bloccato). Il servizio è disponibile oltre che su web anche su mobile, con apposite applicazioni iPhone e Android. Ma Plugsurfing ambisce ad andare oltre le semplici mappe e sviluppare una vera e propria community votata alla mobilità elettrica.

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USA

Non si butta via niente Lo dicevano i nostri nonni ma torna a valere anche oggi a causa della crisi. Ecco che dunque che delle semplici bucce d’arancia possono essere usate per interessanti applicazioni grazie a un’innovativa tecnica di recupero, potranno essere riutilizzate per produrre bio-solventi e purificare l’acqua. Il progetto di ricerca, denominato “Orange Peel Exploitation Company” (OPEC), punta a soddisfare le esigenze del settore cosmetico ed energetico sottoponendo le bucce a trattamenti di microonde. Da qui si può ricavare un liquido adatto a sostituire progressivamente le componenti chimiche di sintesi dei cosmetici, e in grado di essere impiegato anche per la produzione di bio-carburanti.

Lamborghini: edilizia industriale sostenibile il nuovo edificio multipiano di Sant'Agata Bolognese Lamborghini ha realizzato il primo edificio multipiano industriale in Italia ad essere certificato in classe energetica A. Il nuovo stabile, che rispetta anche tutte le normative antisismiche, sarà dedicato allo sviluppo dei prototipi e delle vetture pre serie, compresa l'innovativa Sesto Elemento, la cui produzione si limiterà a soli 20 esemplari. Il presidente e amministratore delegato di Automobili Lamborghini Stephan Winkelmann ha anche annunciato che l'azienda, ad ulteriore riprova della vicinanza dimostrata nei confronti dei Comuni colpiti dal terremoto con contributi per la ricostruzione di cinque laboratori scolastici, devolverà il 10% dei ricavi provenienti dagli eventi celebrativi del 50/mo anniversario dell'azienda (nel maggio del prossimo anno) in favore della ricostruzione del patrimonio culturale e dei luoghi di culto delle zone danneggiate dal terremoto. Il nuovo edificio multipiano Lamborghini, che ha sede a Sant’Agata bolognese, è stato progettato in collaborazione con lo studio d'ingegneria e architettura Prospazio, ed è stato costruito per ottenere la classe energetica A (consumo inferiore o uguale a 8 Kwh/m3 in un anno) ed è il primo in Italia, in campo industriale, totalmente realizzato con queste caratteristiche. Tale risultato è ottenuto anche grazie all'utilizzo di soluzioni e tecniche di ultima generazione per quanto riguarda i rivestimenti esterni. Le facciate sono costituite infatti di pareti speciali in policarbonato a triplo strato e di pareti ventilate ricoperte di lastre ceramiche ultrasottili (3 mm per una lunghezza di ogni singolo pannello di 3.000 mm) create appositamente in colore "nero Lamborghini" che garantiscono un alto livello di isolamento termico.

SPAGNA

LED una bella invenzione Light Emitting Diode, tecnologia che attraverso diodi semiconduttori permette la trasmissione di un fascio luminoso. Una bella invenzione, il cui utilizzo negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, merito di una resa superiore alle normali lampadine a incandescenza, che ora potrebbero venire definitivamente scalzate da un brevetto realizzato in Spagna. I ricercatori del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (CSIC) hanno infatti messo a punto dei LED in grado di du-

rare fino a 50 mila ore, con una minima riduzione dell’efficienza luminosa. Il tutto grazie a una tecnica che prevede l’impilamento di diversi substrati di nitruro di alluminio, materiale ad elevata conduci-

Fusione nucleare del plasma La notizia proviene dal New Jersey, dove, stando ad una ricerca scientifica seguita dalla Lawrenceville Plasma Physics e pubblicata sul Physics of Plasma journal, sono stati fatti importanti progressi e ottenuti importanti risultati nell’ambito della fusione nucleare del plasma, una fusione che – a differenza di quella tradizionalmente conosciuta e in vigore in tanti paesi del mondo – rappresenta una prospettiva di energia pulita. Se i risultati fossero confermati, sarebbe un grande passo avanti verso la produzione di energia alternativa e pulita; la fusione controllata del plasma, infatti, potrebbe contribuire a soddisfare la maggior parte del fabbisogno di energia al mondo, grazie alle illimitate quantità che verrebbero prodotte, con impatto ambientale quasi nullo (non ci sono emissioni di gas nocivi e le scorie prodotte dal processo sono limitate e dalla radioattività residua bassa). Così andrebbero definitivamente in pensione le centrali termonucleari.

USA

Celle solari ultra trasparenti Sono state messe a punto nuove celle solari ultra-trasparenti, che permetteranno di ottenere finestre capaci di sfruttare la luce del sole per generare elettricità pur permettendo allo sguardo umano di guardarvi attraverso. Queste celle, che potranno essere usate anche per ricaricare piccoli dispositivi elettronici portatili, sono state sviluppate presso l'Università della California a Los Angeles. Le nuove celle solari sono fatte di un materiale polimerico simile a plastica che assorbe principalmente i raggi infrarossi e non la luce visibile: per questo motivo le celle risultano trasparenti al 70%. A completare l'opera ci sono anche i conduttori trasparenti che vanno a sostituire i tradizionali elettrodi metallici e opachi.

ITALIA

Oli usati, rifiuti e risorse Chi si disfa del cambio di lubrificante usato dei propri veicoli e imbarcazioni in mare o lungo corsi d'acqua, oltre a rischiare un'ammenda, genera rifiuti altamente pericolosi. Se versati in acqua, quattro chili di olio usato possono inquinare una superficie grande come un campo di calcio. I lubrificanti usati, se eliminati in modo scorretto, possono trasformarsi in un potente agente inquinante. Quasi il 90% (88,6%) dell'olio raccolto in Italia (la Germania è al 26%, la Francia al 44%) è idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, mentre il 10,8% è avviato a combustione in appositi impianti, come i cementifici.

GRAN BRETAGNA

Basketball arena, una struttura esempio di sostenibilità La Basketball arena è stata progettata come una struttura d’acciaio temporanea, che può essere smontata e riutilizzata in altri luoghi. Lo stadio ha una capienza di 12.000 spettatori e durante i giochi olimpici ha ospitato le sfide di basket, le finali di pallamano e i tornei di basket e rugby su sedia a rotelle nelle paraolimpiadi. La sua struttura può essere modificata nel giro di alcune ore a seconda delle esigenze dei diversi sport e può essere smontata al termine delle attività. La natura temporanea della struttura si accorda anche all’idea stessa dei giochi olimpici che sono temporanei. Lo stadio è stato progettato da un consorzio di imprese e studi che perseguono progetti di design innovativi e al contempo mirano al rispetto ambientale. Si parla anche di design reversibile di un edificio, con lo scopo di riuso futuro di componenti e materiali costruttivi. “Decostruire” significa infatti rimuovere materiali e componenti da una costruzione al fine di riutilizzarli, un’attività che risulta efficiente solo se è possibile recuperare componenti in buone condizioni.


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SVEZIA

Elettrodomestici dalla plastica riciclata Creare elettrodomestici riciclando la plastica recuperata dal mare. È l'idea alla base di un futuro più green, che ha portato un marchio svedese ad una vera e propria campagna sociale sul web per promuovere la prima aspirapolvere realizzata interamente da bottiglie di plastica e rifiuti in PET. Il progetto si chiama 'Vac from the sea' (un'aspirapolvere dal mare). La raccolta dei rifiuti avviene con modalità diverse a seconda che si effettui con immersioni subacquee o direttamente alla superficie del mare. Per un futuro sostenibile è dunque necessario un diverso approccio culturale da parte dei consumatori e delle aziende, entrambe parti coinvolte allo stesso modo.

GRAN BRETAGNA

Olimpiadi a zero rifiuti Le Olimpiadi di Londra 2012 hanno mostrato una reale attenzione alla sostenibilità ambientale. L’impegno è stato certificato da una commissione ad hoc indipendente. Nell'ultimo rapporto si definisce la strategia complessiva per le Olimpiadi e Paralimpiadi verdi "un successo". Per le gare olimpiche si è cercato di usare strutture già esistenti, da Wimbledon a Earls Court. Alcuni impianti nuovi sono costruiti con criteri ecologici oppure sono reversibili cioè strutture temporanee. Oltre il 60% dei materiali da costruzione del Parco olimpico sono arrivati tramite ferrovia o via fiume, per ridurre le emissioni di carbonio.

settembre 2012

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Il mondo in breve

ITALIA

ITALIA

BRASILE

Sistemi di accumulo di rinnovabili

Rinnovabili termiche opportunità low cost

Il vento soffia anche a Bahia

L'Autorità per l'energia è al lavoro sui sistemi di accumulo, quei sistemi capaci di “immagazzinare” l'energia prodotta dalle fonti rinnovabili. È stata istituita una commissione che valuterà dei progetti pilota sui sistemi di accumulo del settore elettrico riferiti sia al segmento della trasmissione che a quello della distribuzione. Sulle rinnovabili che sono disperse sul territorio i progetti pilota che la commissione giudicherà servono per capire quali sono gli strumenti alternativi o complementari allo sviluppo di rete che è lo strumento principale. Tali progetti pilota saranno utili per definire lo stato delle tecnologie, i potenziali benefici e i limiti, piuttosto che per immaginare un immediato sviluppo commerciale che poi magari arriverà in futuro.

Le rinnovabili termiche rappresentano un'opportunità low cost per l'Italia, da cogliere attraverso lo sviluppo di una filiera d'eccellenza del made in Italy che è pronta a contribuire il rilancio del Paese. È quanto sostiene il Coordinamento associazioni rinnovabili termiche ed efficienza energetica (Carte), che ha chiesto al governo l'apertura di un tavolo tecnico di confronto. Il coordinamento sottolinea la necessità che il governo si impegni ad emanare le misure attuative previste dal DLGS 28/2011. Tra queste, gli incentivi in conto energia rinnovabile per usi termici o in conto risparmio energetico per interventi di incremento dell'efficienza energetica; l'incentivo per il biometano immesso nella rete del gas naturale; l'avvio del fondo di garanzia e criteri a sostegno delle reti di teleriscaldamento; l'avvio del fondo per interventi a favore dello sviluppo tecnologico e industriale e della ricerca; l'applicazione della procedura abilitativa semplificata per geotermia o sonde geotermiche.

Un progetto denominato Alto SertÆo-I, situato nei municipi di Caetitè, Igapor e Guanambi, nel sudest dello Stato di Bahia, prevede la creazione di un complesso di 14 parchi eolici in grado di generare 293,6 MW, una quantità sufficiente a rifornire una città di due milioni di abitanti. Il progetto, con un costo di 480 milioni di euro, darà lavoro a 1.300 persone e genererà ricavi per circa 73 milioni di euro all'anno per i prossimi 20 anni e è stato sviluppato quasi interamente con risorse brasiliane entro la scadenza prevista. Oltre a questo complesso eolico l'Agenzia dell'Energia Elettrica (Aneel) ha autorizzato la Desenvix Energie Rinnovabili alla costruzione di un altro parco eolico situato nella regione della Chapada Diamantina. Con questi progetti entro 3-4 anni lo Stato di Bahia sarà il maggior produttore di energia eolica del Paese. Nel Nord-Est si concentrerà il 30% del potenziale brasiliano e Bahia ne produrrà il 15%. Oltre alla produzione lo stato di Bahia sta sviluppando tutta la catena produttiva con investimenti mirati.

GERMANIA

Siemens lancia “eHighway of the Future” ITALIA

L’energia dalle biomasse che non ti aspetti Il centro di ricerca umbro “Università dell'Ambiente” ha avviato una sperimentazione per estrarre olio dai cardi, pianta selvatica tipica dei terreni marginali, non irrigati. Questa nuova tipologia di agroenergia non solo non va a impattare sull'agricoltura destinata all'alimentazione ma anzi va a recuperare aree abbandonate, stimabili in un milione di ettari in Italia. Il ricavo atteso oscilla intorno ai 1.400 euro/ettaro, superiore alla attuale resa del grano che mediamente si attesta sui 700 euro/ettaro. Inoltre il sottoprodotto dei bioliquidi da cardo, la lignina, può essere sostitutivo del carbone.

Siemens ha annunciato il lancio del progetto denominato ‘eHighway of the Future’ per la realizzazione di un nuovo automezzo per il trasporto merci: il filocarro. Il concetto su cui si basa l’ eHighway è rappresentato dall’elettrificazione di un autocarro pesante e dalla messa in posa di corsie autostradali selezionate sulle quali sono sospesi cavi elettrici, bifilari, così come esistono per gli attuali tram e filobus presenti in molte strade delle città di tutto il mondo. La tecnologia diventerà man mano più flessibile ed efficace adottando vari sistemi di trazioni per gli autocarri diesel, elettrici e all-electric, grazie all’utilizzo di celle a combustibile, motore termico a metano, accuratamente scelti e confrontati in una prima fase di sperimentazione.

ITALIA

Stati generali della green economy Il 7 e l’8 novembre 2012 esperti e politici si incontreranno a Rimini in occasione degli Stati Generali sulla Green Economy, appuntamento che servirà per analizzare le possibili strategie e prospettive di sviluppo di un settore su cui il nostro paese punta molto. Nel frattempo un team di 300 esperti nominato dal governo è già al lavoro su diversi fronti: ecoinnovazione, energia e problematiche connesse, rinnovabili, rifiuti, mobilità sostenibile, agricoltura biologica, ecosistemi e servizi ambientali, finanza e strumenti economici. Un totale di 8 aree di intervento che potrebbero rappresentare altrettante opportunità di crescita economica e occupazionale.

ITALIA

Dumping cinese sul fotovoltaico

Convertire il debito pubblico in autorizzazioni

EU ProSun, un gruppo di più di 20 compagnie europee del solare fa appello all’Europa per investigare sulle pratiche sleali della concorrenza da parte di produttori cinesi. Milan Nitzschke, Presidente di EU ProSun ha commentato: “Crediamo fortemente nel futuro solare dell’Europa. Perciò, abbiamo richiesto ufficialmente che la Commissione Europea investighi sulle pratiche sleali della concorrenza dei produttori cinesi. I produttori dell’Unione Europea possiedono le migliori tecnologie solari del mondo ma vengono battuti nel proprio mercato per via dell’esportazione sottocosto illegale dei prodotti solari cinesi sotto il loro costo di produzione.”

Dall'Olanda un'idea per risolvere la crisi in modo diverso. La proposta prevede la conversione del debito in autorizzazioni per costruire impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Paesi come Grecia, Italia, Portogallo, Spagna e Irlanda potrebbero concedere autorizzazioni su una percentuale del proprio territorio compresa tra l'1 e il 2 per cento, riuscendo così a ripagare fino al 30 per cento del rispettivo debito. Le premesse su cui sono stati elaborati i conti sono le seguenti: un'inflazione media annua del 2,5 per cento, e un profitto di 1,5 centesimi di euro/KiloWattora - tra il 2020 e il 2045 - e una produzione annua stimata di 70 GWh per chilometro quadrato. Da riflettere.

EUROPA


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settembre 2012

Il mondo in breve

ITALIA

USA

Un minikit per controllare in remoto i depuratori

Il progetto Ecomagination di General Electric dà i numeri

Acque SpA, gestore idrico del Basso Valdarno, e la collegata Ingegnerie Toscane hanno presentato i risultati della prima fase del progetto denominato minikit per piccoli depuratori. Sui 145 depuratori gestiti da Acque SpA, il 90% ha una capacità di trattamento inferiore a 10mila abitanti equivalenti; ben il 70% al di sotto di 2mila. In questi piccoli impianti, i costi energetici per il funzionamento del sistema di aerazione incidono per circa il 75% sul consumo energetico complessivo. Per questo Acque SpA ha installato dei dispositivi compatti di telecontrollo in remoto con l'obiettivo di realizzare un programma di gestione avanzata degli impianti. Si tratta di periferiche sviluppate e realizzate da Ingegnerie Toscane in collaborazione con la società BRE Elettronica: utilizzando a seconda della copertura segnali GPRS o radio, consentono di verificare in tempo reale lo stato degli impianti, di tenere sotto controllo i parametri di processo e di ridurre i consumi energetici.

Ecomagination, il progetto di business per lo sviluppo di prodotti e tecnologie “green” di General Electric comincia a mostrare i suoi numeri: nel 2011 GE ha incassato 21 miliardi di dollari con la commercializzazione di prodotti e servizi green, ha raddoppiato gli investimenti nella ricerca e sviluppo di tecnologie pulite portandoli a 2,3 miliardi di dollari e ha arricchito il portfolio di 34 nuovi prodotti, riducendo allo stesso tempo il consumo di energia, l’utilizzo di acqua e le emissioni di gas serra a livello mondiale. Dal lancio, avvenuto nel 2005, a oggi le entrate si possono calcolare in oltre 105 miliardi di dollari.

L’edilizia storica può diventare green Ora si faccia avanti la politica Anche le costruzioni antiche, i quartieri storici, la città consolidata possono aspirare ad una “nuova vita” più sostenibile, meno energivora. Ce lo ha confermato il Premio nazionale di bioarchitettura che quest’anno è stato conferito all'architetto Filippo Taidelli che ha curato il progetto per la ristrutturazione integrale di un edificio del 1901 nel centro storico di Milano. Giunto alla seconda edizione, il premio è organizzato da Bioarchitettura e dell'Istituto nazionale di Architettura In/Arch e promosso dall'Associazione nazionale costruttori edili insieme a LegnoFinestraItalia, con il patrocinio dei ministeri dei Beni culturali e dell'Ambiente. Obiettivo del premio è attirare l'attenzione dei progettisti e del mondo dell'edilizia sull'importanza del recupero del patrimonio architettonico in Italia, sensibilizzando le amministrazioni locali sugli interventi attenti alla qualità del costruire. Tra i 63 progetti esaminati, lo Zenale Building Renovation ha conquistato il primo posto perché "in maniera esemplare riesce a dimostrare che è possibile recuperare in pieno ambito urbano in maniera molto sobria e semplice, ma con grande enfasi sull'ecologia", ha spiegato Wittfrida Mitterer, direttrice della rivista Bioarchitettura. Secondo classificato, il progetto Fabbrica Nuova a Murano dell'architetto Massimo Gin, mentre in terza posizione si è piazzato il restauro e riuso di un borgo agricolo in Val Tidone dell'architetto Sonia Calzoni. Il patrimonio di edilizia storica in Italia può rappresentare un segmento su cui lavorare in termini di recupero di sostenibilità ambientale. Allungare due rughe

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USA

ITALIA

Coca cola risparmia sull’acqua per il lavggio delle bottiglie

Prende il via la nuova direttiva che regolamenta i RAEE

The Coca-Cola Company annuncia di aver sviluppato e testato su scala commerciale un nuovo sistema di recupero dell'acqua utilizzata durante il processo di produzione delle bevande. Il sistema permette di ottenere acqua di elevata qualità, con standard pari o superiori a quelli dell'acqua potabile, da utilizzare per processi industriali come il lavaggio e la pulitura delle bottiglie. Riutilizzando l'acqua impiegata negli impianti di imbottigliamento il gruppo è in grado di ridurre la quantità di acqua necessaria alla produzione e aumentare l'efficienza dell'utilizzo dell'acqua fino al 35%.

Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale Europea del 24 luglio è diventata parte integrante della legislazione comunitaria la nuova Direttiva sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). Gli Stati Membri avranno tempo fino al 14 febbraio 2014 per recepirla nelle legislazioni nazionali. Tra le principali novità della nuova direttiva vi è il nuovo modo di calcolare i tassi di raccolta: entro il 2016 si dovranno raccogliere 45 tonnellate di RAEE per ogni 100 tonnellate di nuovi apparecchi elettronici immessi sul mercato che diventeranno 65 tonnellate nel 2019. Questo significa per il l'Italia passare da una media procapite attuale di circa 4,2 kg per abitante ai circa 7,5 kg per abitante nel 2016 fino a 10 kg/abitante nel 2019. Inoltre è prevista l'introduzione del ritiro "uno contro zero" per i RAEE di piccole dimensioni. La grande distribuzione dovrà ritirare gratuitamente i piccoli elettrodomestici anche senza l'acquisto di un prodotto nuovo equivalente.



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