Green Voice 03/11 - settembre 2011

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GREEN ECONOMY E SVILUPPO SOSTENIBILE

Bimestrale indipendente di informazione Anno VI www.greenvoice.eu • N.3/SETTEMBRE 2011

PRIMO PIANO

COMPETITIVITÀ

ENERGIE

Mobilità sostenibile, pianificare è meglio che improvvisare

Nasce Xeolo la turbina eolica ad asse verticale

Con Lybra l’energia si produce dal traffico delle auto

PAGINE 2 e 3

PAGINA 4

PAGINA 22

EDITORIALE

Se una società è viva il tempo non passa invano: Green Voice, l’Europa, la Cina Green Voice cresce in quantità e qualità. La community dei lettori (decisori e dirigenti pubblici, imprenditori e manager privati, professionisti, ricercatori) si allarga, il livello dei contenuti si arricchisce. In questo numero ospitiamo interventi interessanti (Gargiulo, Malavasi, Onofri, Spanto, Garau, Nonni, Ronci), parliamo di esperienze aziendali innovative (Dealer tecno, IsTECH, Loccioni, Underground Power), apriamo una nuova rubrica (Next) condotta da Francesco Andreani. Così il tempo per Green Voice non passa invano. Vorremmo dire lo stesso per l’Europa. Nel momento in cui scriviamo il Vecchio Continente si trova a vivere la peggiore delle crisi dal dopoguerra ad oggi. Una crisi non solo economica, ma sociale, di identità, di vocazione. Una crisi di cui non possiamo prevedere gli esiti. L’unica certezza che abbiamo è che non sarà un accorgimento fiscale o un espediente finanziario che potrà portarci fuori da una situazione così drammatica. L’Europa dovrebbe battere un colpo e diventare un corpo politico capace di governare i profondi cambiamenti a cui, volenti o nolenti, saremo costretti nei prossimi anni. Così all’orizzonte si vede spuntare il drago cinese che, forte del suo capitalismo senza democrazia, procede a passo spedito verso la conquista di posizioni sempre più importanti sullo scenario internazionale. In queste ultime settimane si sono fatte insistenti le notizie, a partire dall’anticipazione del Financial Times del 12 settembre, secondo cui il governo italiano avrebbe chiesto alla Cina di provvedere a un «significativo» acquisto di titoli di Stato: contatti ci sarebbero stati tra esponenti dell'esecutivo, i responsabili della Cassa Depositi e Prestiti e la China Investment Corporation, il braccio operativo del governo cinese sui mercati internazionali. Avanti con la Cina, ma intanto rilanciamo la visione europea.

Tutto cambia intorno a noi “Nulla è più difficile da pianificare, più dubbio a succedere o più pericoloso da gestire che la creazione di un nuovo sistema. Per colui che lo propone ciò produce l’inimicizia di coloro i quali hanno profitto a preservare l’antico e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che sarebbero avvantaggiati dal nuovo” Niccolò Machiavelli

SPECIALE

GATEWAYS, LA IX BIENNALE URBANISTICA La Biennale torna in Italia, a Genova, 14 anni dopo l’edizione romana

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Primopiano

COMMENTO

A Perugia nel 2008 è stato aperto il Minimetrò. Ma perché prestare tanta attenzione a questo impianto che interessa una città di grande storia ma di soli 165.000 abitanti, lungo solo 4 km, e con una capacità di trasporto limitata a circa 2.000 passeggeri/ora per direzione?

Discutere per decidere e non per ostacolare DI AMEDEO GARGIULO

CITTÀ • MOBILITÀ SOSTENIBILE

Programmare, integrare modalità, sistemi e regole GERENZA EDITORIALE GREEN VOICE SRL P.IVA/CF 10955471007 REA 1267234 DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Assogna direzione@greenvoice.eu REDAZIONE Corso Trieste, 16 - 00198 Roma Tel. 0685304252 Fax 0685301878 Segreteria di redazione: Cristina Babbi segreteria@greenvoice.eu MARKETING E PUBBLICITÀ Francesca Iannone marketing@greenvoice.eu GRAFICA Giovanna Massini STAMPA Industrie Tipografiche Sarnub Cavaglià (BI) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Francesco Andreani (francescoandreaniarchitetto@gmail.com) Francesco Dragonetti Pietro Garau Amedeo Gargiulo Francesca Iannone (marketing@greenvoice.eu) Ennio Nonni Maurilio Ronci Bimestrale iscritto al n. 110/2011 del Registro della Stampa di Roma. Distribuzione gratuita in abbonamento postale e eventi. Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell'art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana che così dispone: "Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione". La pubblicazione degli scritti è subordinata all'insindacabile giudizio della redazione, che può anche apporre modifiche ai testi per ragioni editoriali; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

L'espressione mobilità sostenibile indica un sistema di mobilità urbana in grado di diminuire gli impatti ambientali generati dai veicoli privati: inquinamento atmosferico, inquinamento acustico, congestione del sistema viario. Oggi, tra tecnologie ogni giorno sempre più evolute e risorse sempre più scarse, le amministrazioni pubbliche, con particolare riferimento ai Comuni, si trovano ad affrontare la tematica in condizioni difficili. Proviamo a fare il punto degli strumenti a disposizione degli amministratori in termini sia di interventi sulle infrastrutture che sulle regole: il trasporto pubblico (autobus, tram, sistema ferroviario metropolitano); il trasporto privato condiviso (carpooling e car-sharing); i veicoli a minore impatto (metano, ibridi, elettrici); la mobilità pedonale (percorsi sicuri casa-scuola e pedibus); la mobilità ciclabile (costruzione di piste ciclabili, servizi di bike sharing); le politiche di tariffazione e pricing (accesso a pagamento in particolari zone urbane, la sosta a pagamento); il park and ride (realizzazione di sistemi di interscambio tra automobile e mezzo pubblico); l’utilizzo di sistemi di information technology per la gestione dei flussi veicolari (es. instradamenti ai parcheggi, info dinamiche sulle strade, navigazione satellitare, ecc). Le città dove le politiche di sostenibilità dei trasporti hanno avuto più successo sono state quelle nelle quali le diverse tipologie di intervento sono state applicate in maniera integrata in modo da rinforzarsi una con l'altra. Alla base di queste misure ci sono tre principi di riferimento: migliorare i servizi di prossimità in modo tale da ridurre la necessità di spostamenti automobilistici sia in termini numerici che di distanze; aumentare gli spazi fruibili dai mezzi alternativi (bici, piedi); realizzare una rete intermodale di trasporto che consenta spostamenti più veloci di quelli realizzati dagli autoveicoli privati. Un caso interessante è rappresentato da Perugia, dove il 29 gennaio

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del 2008 è stato aperto al pubblico esercizio il Minimetrò. Ma perché attenzionare questo impianto che interessa una città di grande storia ma di soli 165.000 abitanti, lungo solo 4 km, e con una capacità di trasporto limitata a circa 2.000 passeggeri/h per direzione? Perché è auspicabile che il metodo usato faccia scuola: è stata infatti maturata una scelta adatta ad una “città verticale” come Perugia, coerente con la domanda di trasporto, economica nei costi di esercizio grazie alla marcia automatica, Migliorare i servizi di prossimità e gli spazi per i mezzi alternativi, realizzare una rete intermodale versatile per l’inserimento nel contesto antropizzato. Il Minimetrò è un people mover ovvero un sistema di trasporto automatico ad impianto fisso, con trazione a fune. Il tracciato collega la periferia ovest della città nella valle, con il centro storico. La stazione di partenza è un luogo di interscambio con il trasporto su gomma, la stazione Fontiveggie costituisce l’interscambio con le ferrovie

dello stato. Si tratta di una funicolare ma presenta caratteristiche originali e innovative: le 25 vetture, lunghe circa 6 metri e con capienza massima di 40 persone, si muovono a spola fra le stazioni estreme, trainate da una fune alla velocità costante di circa 24 km/h, effettuando le 5 fermate intermedie, circolando su due nastri paralleli. I veicoli sono di estrema semplicità e leggerezza poiché essendo trainati non hanno a bordo organi motori ma esclusivamente ausiliari per i servizi e per alcune dotazioni di sicurezza. Tale configurazione implica minor consumo energetico e un bassissimo carico d’incendio. L'architetto francese Jean Nouvel ha disegnato le soluzioni architettoniche della linea, della galleria e delle stazioni per favorire l’inserimento nel contesto che circonda il percorso dell’infrastruttura. È evidente che il sistema è adatto a determinate circostanze orografiche e di domanda di trasporto, non è quindi esportabile in maniera indiscriminata ma è positivo in termini di metodo e di risultati rispetto all’esperienza dei primi tre anni di funzionamento.

MOBILITÀ • SETTIMANA EUROPEA

La Commissione Europea si muove Promuovere forme alternative di trasporto diverse dall’auto, informare e accrescere la consapevolezza dei cittadini sui rischi dell’inquinamento per migliorare la qualità della vita nelle città e ridurre la congestione urbana: questi gli obiettivi della Settimana europea della mobilità sostenibile che si svolgerà dal 16 al 22 settembre. L’iniziativa, promossa dalla Commissione europea, quest’anno è dedicata al tema dell’alternative mobility, ovvero dare spazio a quelle policy che incoraggiano l’uso di mezzi di

trasporto green tra i cittadini. Tutte le città e gli enti locali possono partecipare alla manifestazione registrandosi e impegnandosi a rispettare una carta europea elaborata in collaborazione con i vari partner nazionali ed europei del progetto. I partecipanti potranno anche candidarsi allo European mobility week award, un premio che verrà assegnato a tutte quei soggetti, pubblici o privati, che avranno realizzato le migliori pratiche di mobilità sostenibile con il diretto coinvolgimento dei cittadini.

Le scelte nei trasporti sono molto complesse sia se si parla di realizzare infrastrutture, sia di istituire servizi. Mentre nel caso dei servizi vi è un margine di correzione totale o parziale degli errori, nel caso delle infrastrutture una eventuale scelta sbagliata è quasi sempre non modificabile, tutt’al più si può cercare di attenuare le conseguenze. Perciò la politica, che è l’arte di governare le grandi scelte strategiche, dovrebbe farsi supportare dalla comunità scientifica e dagli esperti di settore. La prima grande attenzione di fronte ad un problema trasportistico è quella di procurarsi un quadro informativo e cognitivo di alto profilo per poter pianificare sui bisogni dei cittadini: conoscenza vera e quantitativa quindi del quadro ante operam; simulazione rigorosa dell’offerta di trasporto e

della configurazione post operam. L’importanza di questo momento fu ben colto e valorizzato negli anni ’80 sulla spinta della comunità scientifica e sull’onda di un clamoroso incremento della domanda di trasporto, con l’introduzione del metodo della pianificazione su scala nazionale con il P.G.T. (1986), su scala regionale e, in alcuni casi, su scala metropolitana. Poi è ben noto quanto nel nostro paese ogni scelta sia oggetto di discussioni. L’unica certezza è che non decidendo o promettendo ben più di quanto realizzabile si creano eccessi di attesa e maggiori spazi per le polemiche. Perciò è necessario che il luogo decisionale per eccellenza, il CIPE, meglio supportato da tecnici di valore, riprenda a fare politica per il bene comune e forse qualche regola nuova di funzionamento dell’organismo non guasterebbe.


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Primopiano

INTERVISTE • MOBILITA’ E’ PIANIFICAZIONE

Cambiare stili di vita e spazio alla tecnologia Ridurre le emissioni,una scommessa da vincere insieme @ Amedeo Gargiulo Come si possono ridurre le emissioni di anidride carbonica e di inquinanti da traffico in città (direttiva europea 20-20-20)? In altre parole, come si potrebbe ridurre il traffico privato? Alcune parziali soluzioni sono contenute nelle risposte alle successive domande e soprattutto dal combinato disposto delle stesse. Ma occorrono risorse e incentivi. Nel 2007 -2008 qualche timido intervento era stato fatto con la creazione di un fondo per il trasporto pendolari per lo svecchiamento dei parchi con l’acquisto di veicoli nuovi, un fondo per la mobilità sostenibile e un fondo per garantire la deducibilità fiscale dei costi di acquisto degli abbonamenti per i pendolari. Come integrare tra loro le varie forme/infrastrutture di mobilità cittadina in un'ottica costi/benefici (metro, bus, tram, sharing...)? Dobbiamo sempre pensare e operare in termini di integrazione, a livello delle grandi reti europee, a livello delle diverse modalità di trasporto, privilegiando ove possibile quelli più sostenibili, sottraendo quote al trasporto su gomma sia merci che passeggeri ed in particolare al trasporto privato. Che senso ha oggi impiegare un’ora per fare Roma Napoli se poi i sistemi urbani non funzionano e devi usare per esempio un taxi per pochi chilometri. Serve una integrazione fisica, gestionale e tariffaria dei servizi già esistenti; servono parcheggi di interscambio, sono necessari servizi di adduzione alle linee di forza, servono maggior qualità e regolarità dei servizi. Si può conciliare la TAV con i treni regionali dei pendolari? I binari dell’Alta velocità aumentano la capacità complessiva della rete ferroviaria, i binari che si liberano vanno dedicati al trasporto regionale e dei pendolari, e quindi c’è la potenzialità per dare risposta non solamente alla domanda di trasporto intercity, ma anche per fare sì che le ferrovie recuperino quella tradizione di trasporto dei pendolari. Però i servizi costano e le tariffe giustamente sono politiche per favorire l’uso del mezzo pubblico. Ciò significa che l’Amministrazione Pubblica (Stato e Regioni) deve garantire con i contratti di servizio almeno i servizi minimi indispensabili preesistenti. L’ultima notizia è che l'indiana Tata punta sull'acqua. Quale sarà il carburante del futuro per l'autotrazione? Innanzitutto la saggezza insegna che bisogna fare ricerca e sperimentazione a 360 gradi. E lavorare su tre piani in parallelo: l’industrializzazione delle soluzioni alternativa già sperimentate ma non ancora diffuse; l’approfondimento di soluzioni teoricamente valide ma ancora indietro sul piano pratico, il miglioramento prestazionale delle soluzioni tradizionali. Su quest’ultimo i risultati degli ultimi anni in termini di contenimento dei consumi e delle emissioni sono ottimi. Oggi un’utilitaria nel ciclo urbano performa 16 – 18 km/litro con lievi differenze tra gasolio e benzina: il doppio di 10 anni fà. Riguardo il futuro a medio termine risulta molto interessante la tecnologia mista combustione- elettrico. Questo mix permette di valorizzare i vantaggi dei motori elettrici (ottima accelerazione, massima silenziosità, emissioni zero, semplicità costruttiva) riducendone i limiti (scarsa autonomia, tempi di ricarica).

Amedeo Gargiulo (Dirigente Generale Ministero dei trasporti) e Gabriele Malavasi (Professore ordinario Ingegneria dei trasporti Università La Sapienza di Roma), un manager pubblico e un docente universitario che da una vita si cimentano concretamente sui temi della mobilità tra costi e benefici.

AMEDEO GARGIULO

GABRIELE MALAVASI

@ Gabriele Malavasi Come si possono ridurre le emissioni di anidride carbonica e di inquinanti da traffico in città (direttiva europea 20-20-20)? In altre parole, come si potrebbe ridurre il traffico privato? L’uso del trasporto collettivo rispetto a quello individuale, in presenza di possibilità di scelta, è una azione che porta verso la riduzione delle emissioni. Tuttavia non è facile modificare abitudini consolidate. Comunque incrementare l’offerta di trasporto collettivo in termini sia di infrastrutture sia di quantità e qualità dei servizi e favorirne l’uso è una soluzione: il primo intervento richiede investimenti cospicui e tempi lunghi; il secondo richiede il superamento dell’individualismo ed una riscoperta del senso del bene comune. Come integrare tra loro le varie forme/infrastrutture di mobilità cittadina in un'ottica costi/benefici (metro, bus, tram, sharing...)? Le diverse modalità si differenziano per le prestazioni (tempi di percorrenza, passeggeri trasportati, ecc), ma anche per la flessibilità rispetto alla variazione della domanda (frequenza, tracciato). Il trasporto su ferro in sede riservata (ferrovia, metro, tram) è più rigido, è dimensionato rispetto alla quota di domanda e svolge un ruolo di orientamento della stessa: per le sue caratteristiche di stabilità e qualità interviene sulle scelte di vita dei cittadini (decentramento delle residenze verso le aree metropolitane servite dal trasporto su ferro). Le altre forme di trasporto individuale e condiviso (es. car sharing) costituiscono un modo integrativo che mantiene la flessibilità dell’automobile privata e può adeguarsi alle variazioni della domanda in modo rapido ed efficiente. In conclusione le modalità di integrazione devono essere valutate con un approccio sistemistico (piano dei trasporti). Si può conciliare la TAV con i treni regionali dei pendolari? La coesistenza di treni diversi a velocità diverse sullo stesso binario richiede dotazioni impiantistiche complesse e comporta una ridotta possibilità di utilizzazione della capacità massima; si pensi ad esempio alle differenze nello spazio necessario per la frenatura: tra 100km/h e 300km/h esso aumenta di circa 9 volte e proporzionalmente aumenta la distanza tra i treni. Inoltre, con la complessità aumentano anche le problematiche di regolazione dovute all’inevitabile aleatorietà del comportamento umano. Tuttavia la conciliazione non si può escludere a priori e la scelta non può che scaturire da una analisi tecnico - economica. L'ultima notizia è che l'indiana Tata punta sull'acqua. Quale sarà il carburante del futuro? Ritengo che sia una questione non tanto di carattere tecnologico quanto, piuttosto di carattere economico - commerciale dipendente dalla disponibilità, trasportabilità, accumulo, trasformabilità e recupero della risorsa energetica. Una discreta diffusione si osserva per i veicoli dotati di trazione ibrida, sia elettrica che termica. Un maggiore impegno dovrebbe essere orientato in ogni caso verso la riduzione dei consumi complessivi anche a scapito di una riduzione delle prestazioni del veicolo (velocità, accelerazione, potenza) non sempre necessarie e pienamente utilizzate. Altri vantaggi si ottengono trasformando l’energia cinetica in energia elettrica durante la fase di frenatura.

3 LA MOBILITA’ IN ITALIA TRA BUONI PROPOSITI E BUONE AZIONI BUONI PROPOSITI Sono usciti i risultati del quarto Osservatorio annuale Europcar su Mobilità in Europa. In Italia l’86% degli intervistati riconosce che mantenere un’auto costi molto (contro l’83% degli europei). Il 78% ha espresso interesse a noleggiare auto ecologiche (contro il 66% degli europei) anche se più costoso. Più della metà degli intervistati dichiara di aver contemplato la possibilità di rinunciare ad almeno una delle auto possedute dalla propria famiglia, a fronte del 43% registrato in Europa.

BUONE AZIONI Dal 22 settembre anche Napoli finalmente avrà la sua ZTL. Da un lato Via Duomo dall’altro via Pessina diverranno corsie preferenziali sorvegliate 24h su 24h. Saranno potenziati i trasporti pubblici e le aree di sosta in una zona in cui attualmente ci passano 20mila auto al giorno. In strada per almeno 15 giorni ci saranno armati di brochure, cartine e volantini circa 60 vigili urbani che vieteranno sosta selvaggia e consegna merce in ogni orario. Riusciranno i nostri eroi?


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Competitività

A CURA DI FRANCESCO DRAGONETTI

EOLICO • AZIENDE EMERGENTI

Sorpresa: l’aerogeneratore è ad asse verticale Da Civitavecchia l’innovazione più importante nel campo dell’eolico. Si chiama “Xeolo”, ed è prodotta dalla Dealer Tecno srl azienda fondata nel 2008 da Stefano Onofri & Figli Arriva da Civitavecchia l’innovazione più importante nel campo dell’eolico. Si chiama “Xeolo”, ed è prodotta dalla Dealer Tecno S.r.l. . La società, nata nel luglio 2008 grazie a Stefano Onofri, è stata fondata per brevettare questa nuova turbina sinonimo di innovazione, automazione e sicurezza. 7,5 metri di altezza per 3,8 di diametro, Xeolo può generare dodicimila Kwh in un anno. La macchina si innesca automaticamente con una forza del vento pari a 1.78 m/s, mantenendo poi un regime di un solo Rpm fino ad una forza pari a 55 m/s. Il tutto senza avere bisogno di sistemi di frenatura, tranne quello meccanico in caso di necessità. Le eliche, infatti, sono autofrenanti, motivo per cui non possono raggiungere una velocità eccessiva. Vantaggi, questi, ai quali si unisce la longevità della turbina. Vent’anni di vita concepiti, assicurati da una tecnologia all’avanguardia e da un particolare importante: rispetto alle tradizionali turbine eoliche, Xeolo riduce le probabilità di impatto con i volatili. La sua forma

Padre del progetto e ideatore della turbina Xeolo, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale, Stefano Onofri svela le novità che la sua invenzione porterà sul mercato dell’eolico. Così la turbina ad asse verticale cercherà di espandersi in Italia e in Europa. In che modo ha iniziato a sviluppare il progetto Xeolo? Dopo la nascita dell’azienda nel luglio 2008, abbiamo svolto dei test a livello privato, tra cui le prove nella galleria del vento di Milano realizzate in collaborazione con lo studio Tecnitest di Civitavecchia. Inizialmente avevamo tentato approcci tradizionali, però l’asse orizzontale è soggetto a maggiori vibrazioni, le quali provocano rotture e danneggiamenti più o meno frequenti. Vista questa situazione, abbiamo cambiato strada cercando qualcosa di nuovo. Quali sono i dati tecnici più importanti ed innovativi? Il pregio più importante è il fatto che la macchina è autoprotetta, e questo è possibile grazie alla conformazione della pala stessa. Tutte le altre turbine hanno profili alari, quindi vanno innescate perché lavorano con la portanza dell’elica; una volta avviate, poi, devono essere controllate e frenate. Il nostro, invece, è

a cilindro e il diametro di sei metri (più piccolo rispetto ai soliti nove), fanno si che le eliche siano facilmente evitabili dagli stormi. La manutenzione risulta particolarmente agevole. A detta dell’azienda, infatti, dopo i primi sei mesi, è sufficiente il controllo annuale previsto dalle norme legislative. A livello pratico non ci sono difficoltà: Xeolo può essere collegato in impianti stand alone per l’utilizzo tramite accumulatori ed inverter, oppure in impianti grid connected. Le turbine devono essere distanti dieci metri l’una dall’altra e si possono essere installare sia su terreni che su tetti. Ad oggi il progetto Xeolo è ben conosciuto sia a livello nazionale che internazionale tanto che l’azienda civitavecchiese che produce la turbina eolica è diventata partner del programma europeo See (Sustainable Energy Europe) e ha raccolto numerosi premi, tanto da essere selezionata per l’Expo di Shanghai del 2010. In tre anni la Dealer Tecno ha compiuto passi da gigante. Ancora oggi, nonostante la grande

idea, è una piccola azienda ancorata a Civitavecchia; i piani, però, sono ambiziosi: “Stiamo tentando approcci internazionali con un occhio attento alle realtà locali – afferma Stefano Onofri – e anche per questo definiremo a breve l’acquisto di un capannone nel porto della nostra città ”. Chi si ferma è perduto, Onofri invece guarda avanti. In futuro ci saranno innovazioni e Xeolo sarà ancora il fulcro del progetto. Dall’attuale potenza di 6 Kwh, nel 2012 si arriverà probabilmente ai 20 Kwh. Un progresso nel rispetto, e con l’aiuto, della natura. La filosofia di Stefano Onofri è tutta nella frase di Papa Benedetto XVI che apre il sito della società: "L'uomo può responsabilmente utilizzare la natura per soddisfare i suoi legittimi bisogni, materiali e immateriali, nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato. Se tale visione viene meno, l'uomo finisce o per considerare la natura un tabù intoccabile o, al contrario, per abusarne. Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte".

APPLICAZIONI

Xeolo,un progetto che può sfondare in Italia e all’estero

INTERVISTA • STEFANO ONOFRI

Un approccio innovativo per crescere nel rispetto dell’ambiente Età 50 Luogo di nascita Civitavecchia Luogo di residenza Civitavecchia Web www.xeolo.com Hobbies Pesca sportiva

un profilo che, se da una parte permette la spinta, dall’altra rallenta automaticamente. Inoltre il massimo di giri consentiti è di uno al secondo. Visto il profilo dell’elica, quali sono i suoi vantaggi? Per come è fissata, c’è un grado di incidenza fisso. Più tardi potremmo pensare anche ad un angolo variabile, anche se per adesso non è necessario realizzarlo. Inoltre la turbina si innesca con una forza del vento pari a 1.78 m/s, ovvero quando tutto intorno a noi sembra fermo. L’inverter, poi, è particolare: se prima bisognava raggiungere i 186 W, ora Xeolo produce a partire da 50 W ed avvia la connessione in rete. Con che materiali viene costruita una turbina? Tutti i componenti sono metallici eccetto l’elica, realizzata con fibra di vetro. Quali sono gli usi consigliati per Xeolo? Il nostro è un progetto che si adatta a diverse circostanze. Ad oggi ci è stato richiesto per delle abitazioni private, anche se non tutti desiderano una turbina nel giardino. Poi ci sono le aziende,

con i loro stabilimenti, e le amministrazioni comunali italiane, in particolare quelle coinvolte nel Patto dei Sindaci che hanno già sviluppato una sensibilità specifica sulle energie rinnovabili. Nei confronti del suo progetto, c’è più interesse a livello nazionale o internazionale? L’interesse esiste in entrambi i casi, però in Italia i freni sono molti. Negli ultimi mesi, infatti, il governo è intervenuto sulla normativa in maniera non lineare. Comunque la curiosità da parte dei diversi soggetti non manca, basti pensare che su Youtube abbiamo raggiunto i ventimila contatti e su Google Analytics siamo a quota diecimila. Sul piano europeo, invece, siamo partner della SEE. Logisticamente, ha una sua importanza trovarsi a Civitavecchia? Come posizione geografica vera e propria non so se sia un aspetto fondamentale, siamo nel cuore del Mediterraneo. Però posso dire che stiamo tentando di avvicinarci con decisione al mercato internazionale.

Un progetto innovativo, che ha preso piede da pochi mesi ma che promette grandi sviluppi. Xeolo ha tutte le credenziali per lasciare tracce importanti nel mondo delle energie rinnovabili: la Dealer Tecno è in possesso del certificato ISO 9001/2008 ed è conforme alle direttive europee CEI 88/1 CEI ENV 61400-2. Insomma, chi volesse installare queste turbine eoliche, andrebbe sul sicuro. Ma quali sono le applicazioni pratiche di Xeolo? “Il prodotto è installabile sia a terra che sui tetti dunque può interessare sia i privati (famiglie e imprese) sia le amministrazioni pubbliche” afferma Stefano Onofri. Un progetto di larga scala, che andrebbe a vantaggio sia delle comunità che dei singoli, e che pian piano sta prendendo piede: “Al momento abbiamo venduto le nostre turbine ai primi clienti in diverse parti d’Italia: siamo andati in Puglia, a Verona, a Cremona, a Firenze e stiamo prendendo accordi con alcuni comuni. Posso affermare senza tema di smentita che, fino ad oggi, coloro che si sono affidati alla Dealer Tecno sono rimasti soddisfatti”. Xeolo può essere installato anche in ambienti marini aggressivi e, come si può notare leggendo i nomi delle regioni e delle città sopra citate, si adatta ad ogni caratteristica territoriale. Nonostante possa essere utilizzato in diversi modi, l’obiettivo principale rimane quello di coinvolgere i comuni italiani: “Stiamo contattando tutti coloro che sono coinvolti nel Patto dei Sindaci – continua Onofri – perché le parti coinvolte in tale iniziativa hanno una maggiore cognizione del problema”. Parlando in termini economici, un investimento in impianti di “Xeolo” potrebbe essere vantaggioso: “Il costo di ogni turbina si ammortizza dai 6 agli 8 anni in relazione alla media annua di ventosità ”, e la garanzia è quella obbligatoria per legge, ovvero due anni. Il prodotto c’è e funziona, ora è arrivato il momento di affrontare il mercato in maniera più determinata. Una sfida che, con l’aiuto del vento, si può vincere.


settembre 2011

SMOG / 1 Il 45% dei composti velenosi come i precursori dell’ozono e il 38% dei particolati – secondo uno studio dell’European environment agency - sono emessi dai tubi di scappamento: una nube a cui contribuiamo per spostamenti che una volta su tre non superano i due chilometri. L’altro colpevole è individuabile nei sistemi di riscaldamento, per lo più arcaici e inefficienti. Così scopriamo da alcune ricerche che tra le peggiori 30 città in Europa per polveri sottili 17 sono italiane. Urgono contromisure.

SMOG / 2 Smog quanto ci costi! In vite umane, in ricoveri, in giorni di lavoro persi. All’inizio del 2011 è stata presentata una ricerca che ha quantificato in termini economici l'impatto dell'inquinamento dell'aria in 25 città europee. L'Italia è rappresentata da Roma. La cifra è da capogiro: ogni anno 31,5 miliardi di euro "buttati via" pari a 19mila morti (di cui 15mila per malattie cardiovascolari). Ne basterebbero molti meno per risanare l'aria agendo su traffico, emissioni industriali e riscaldamenti.

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Competitività

RICERCA APPLICATA • Is TECH

Tecnologie pulite per un ambiente più salubre Nelle nostre città tira una brutta aria. L'inquinante che comporta le maggiori implicazioni, nelle aree urbane, è in primis il particolato, che si origina principalmente da emissioni dei motori a combustione interna (veicoli e velivoli) e del riscaldamento domestico (in particolare gasolio, carbone e legna), dall'usura del manto stradale, dei freni e delle gomme dei veicoli, dai fumi d’inceneritori e centrali elettriche. Dal punto di vista generale è evidente la necessità di ridurre le emissioni, ma in questo senso, seppur inequivocabile dal punto di vista del APA è un dispositivo in grado di aspirare l'aria inquinata e reimmettere in atmosfera aria pulita principio, la cosa si mostra in pratica di difficile effettiva applicazione. Nel nostro Paese mancano scelte mirate e strutturali contro il traffico, le auto spadroneggiano nelle strade intasate e il rapporto tra autoveicoli ed abitanti è in continuo incremento: l’Italia detiene il primato europeo della densità automobilistica, circa 600 auto ogni mille abitanti. Eppure vi sono anche segnali di controtendenza: Germania e Svezia hanno sperimentato, in alcune città, mo-

delli abitativi e di trasporto senza obbligo di possedere un'automobile. Segnali dall’Europa, ma da noi? Il cambiamento delle abitudini e dei comportamenti riguardo la mobilità è più complicato, tuttavia segnali positivi provengono dalla ricerca applicata, grazie a una nuova realtà: Innovation in Sciences and Technologies - Is TECH. È una start up che coordina, integra e indirizza linee operative di sviluppo e progettualità peculiari di società consociate dedicate alla ricerca ed all'innovazione tecnologica, con l'obiettivo di realizzare soluzioni operative d’avanguardia, valorizzare attività scientifica e inventiva e proprietà intellettuali di-

stintive da implementare sul mercato. Uno dei problemi su cui è concentrata Is TECH è l’inquinamento ambientale d’origine antropica, e pare stiano giungendo i primi positivi risultati grazie allo sviluppo della piattaforma intelligente multifunzione APA (Abbattimento Polveri Atmosferiche). La piattaforma aspira l'aria inquinata e la reimmette in atmosfera pulita, garantendo un abbattimento di oltre il 90% dei principali inquinanti (dalle polveri sottili ai metalli pesanti, passando per gli idrocarburi). APA ha dimensioni contenute (l’attuale prototipo, in fase avanzata di

sperimentazione, ha un diametro di circa 1,20 m ed un’altezza di 1,70 m) poiché è strutturato per essere distribuito (in correlazione alla generazione d’inquinamento) nelle aree d’utilizzo, modularmente e in mimetizzazione. L’efficacia è quindi funzione della disseminazione nell’ambito d’uso, secondo logiche di sostenibilità, dai costi alla tempistica d’implementazione, ai limitati consumi d’energia. Poco ingombrante, silenzioso, in grado di funzionare con limitati consumi energetici e senza produrre alcun tipo di rifiuto speciale, in ambiti chiusi (ad es. una stazione della metropolitana) o in grandi spazi aperti, lungo strade trafficate e centri densamente abitati. Ne è previsto lo sviluppo integrato con ‘wireless smart sensor network’, sistemi software e di rete di telecomunicazioni, funzionali per governarne il funzionamento come e dove necessario, monitorare i valori d’inquinamento dell'aria, elaborare e scambiare dati ed informazioni. Così il sistema APA promette di 'ripulire' l'aria nelle nostre città. Come si dice, una promessa è una promessa.

INTERVISTA • GIUSEPPE SPANTO

Un modello fondato sul partenariato tra impresa e ricerca Come nasce Innovation in Sciences & Technologies - Is TECH ? Is TECH nasce nel luglio 2010 per opera di un team di manager e scienziati specialisti in gestione aziendale e in comparti di ricerca e tecnologia avanzate, con esperienze maturate in multinazionali e in istituti tecnico – scientifici nazionali ed internazionali. È pienamente operativa dal febbraio u.s., seguendo un piano che prevede l’introduzione sul mercato ed a beneficio degli stakeholder di soluzioni tecnologiche d’avanguardia, in primis nel settore ambientale, (dalla culla al mercato), grazie a competenze e tecnicalità peculiari e superiori alla norma, come sinora ci confermano i positivi diffusi riscontri, anche da parte delle istituzioni. Come funziona il sistema APA – Abbattimento Polveri Atmosferiche? APA è una piattaforma intelligente multifunzione, al momento sviluppata in forma prototipale, la quale può essere impiegata in tutti gli ambiti indoor e outdoor caratterizzati da un forte inquinamento atmosferico. Il funzionamento è molto semplice: in poche parole, un potente sistema d’aspirazione dell’aria cattura gli inquinanti, un sistema di nebulizzazione li tratta e li fa precipitare in acqua, dove risiede una soluzione chimica speciale che consente di generare quali materiali di scarto dei semplici liquidi di facile gestione e smaltimento. L’aria purificata, spinta da una forza centrifuga, fuoriesce dalla parte superiore dell’impianto, ad “effetto fontana”.

Giuseppe Spanto è AD di Innovation in Sciences & Technologies - Is TECH. Ci fermiamo con lui a chiacchierare di APA, il dispositivo in grado di ripulire l’aria delle nostre città. Una scommessa interessante fatta insieme ad alcuni ricercatori che comincia a ottenere i primi riconoscimenti.

Quali sono le strategie commerciali di Is TECH ? Sono dinamiche, ovviamente, e modulari, tuttora in fase di definizione. Oltre a prodotti standardizzati, definiti essenzialmente per macro segmenti di tipo business e Pubblica Amministrazione, riteniamo soprattutto di perseguire efficacemente progetti dimensionati e strutturati a seconda delle esigenze peculiari dei potenziali committenti (ad es. stabilimenti industriali), di concerto e in interazione con essi stessi. In prospettiva riteniamo di puntare al mass market attraverso accordi di partenariato e d’utilizzo della nostra proprietà intellettuale. Certamente, in base a competenze e know –

how d’eccellenza, che deteniamo in numerosi comparti. Di certo occorre ampliare le reti di partenariato con le imprese per integrare innovazioni e nuove soluzioni tecnologiche, innalzare il livello di competitività e moltiplicare le opportunità di business. È il modello operativo di Is TECH, d’altro canto; al momento collaboriamo con una ventina di partner operativi (Università, imprese, pubbliche amministrazioni) per definire progetti, valorizzare la proprietà intellettuale, ampliare e integrare la filiera e le risorse a disposizione. Gli stessi obiettivi che si ripropone il Presidente del CNR Profumo, così come l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione, con cui non a caso stiamo collaborando.



settembre 2011

WI-FI

Le 8 regole fondamentali per un sistema wi-fi pubblico 1. Gestione diretta e/o controllo della rete da parte delle amministrazioni. È consentita la partecipazione di privati nella gestione operativa delle reti, ma - in ogni caso - per conto e secondo le indicazioni delle amministrazioni o istituzioni pubbliche. 2. Accesso aperto e senza discriminazioni a tutti i cittadini di riferimento dell'amministrazione. La possibilità di registrarsi ed usare la rete deve essere garantita a tutti i cittadini dell’amministrazione promotrice. 3. Gratuità dell'uso. Fatta salva l'eventuale richiesta all'utente di un rimborso per le spese di registrazione, comunque di trascurabile entità.

4. Carattere no profit della rete. La rete WiFi non deve avere finalità di lucro e non può, quindi, essere sfruttata commercialmente da alcuno neanche con l’assenso dell’amministrazione. Inoltre, i dati di utilizzo della rete e degli utenti - se non gestiti direttamente dalle amministrazioni - devono comunque essere gestiti per loro conto e non possono essere ceduti a terzi né utilizzati per fini diversi da quelli previsti dalla gestione della rete. 5. Neutralità della rete. Non devono essere effettuate restrizioni arbitrarie sull'accesso alla rete Internet e ai suoi servizi né sui dispositivi utilizzabili dagli utenti. 6. Conformità alla legislazione italiana. La gestione della rete deve essere svolta in conformità alla normativa nazionale e territoriale vigente. 7. Pubblicità del servizio. Il servizio deve essere garantito e pubblicizzato anche mediante l’adozione, da parte della pubblica amministrazione, di una carta dei servizi WiFi offerti con l’indicazione delle eventuali limitazioni nell’utilizzo, delle modalità di registrazione e dei riferimenti alle informative ai sensi di legge. 8. Garanzie nell'uso della rete per gli utenti “Free ItaliaWiFi”. Ogni amministrazione garantisce il rispetto dei principi sopra elencati anche per gli utenti registrati su altre reti federate a “Free ItaliaWiFi”. A questi utenti, assicura pari livelli di servizio garantendo i seguenti limiti minimi giornalieri: un minimo di due ore di collegamento anche non continuativo; un minimo di traffico generato (in download e upload) non inferiore a 300 MB.

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ICT

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Rete wireless pubblica: prove di federalismo La riscossa dei piccoli inizia da qui Il comune di Venezia, la Provincia di Roma e la Regione Autonoma della Sardegna lanciano il progetto Free ItaliaWiFi, la prima rete federata nazionale di accesso gratuito ad Internet senza fili. Con il progetto "Free ItaliaWiFi" è possibile navigare gratis non solo nelle aree WiFi pubbliche della propria città, ma anche nelle altre reti WiFi delle amministrazioni che hanno aderito alla rete nazionale. Le finalità di "Free ItaliaWiFi" sono differenti: promuovere la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche; dare vita ad una comunità d'uso che condivida e migliori costantemente i software e le architetture open source utilizzati; sviluppare e realizzare applicazioni innovative al servizio del cittadino, fruibili attraverso le reti federate. Il progetto "Free ItaliaWiFi" nasce dall’esperienza delle amministrazioni promotrici, che, consapevoli dell’importanza di portare l’accesso libero e gratuito ad internet nei luoghi pubblici, hanno creato la propria rete per i cittadini del territorio di competenza. La Provincia di Roma ha avviato nel 2008 la rete “ProvinciaWiFi”, creando più di 650 aree WiFi dislocate nei territori di Roma e Provincia; la Regione Autonoma della Sardegna sta lavorando al progetto “SurfinSardinia”, basato sul modello e le architetture open source di Provincia di

ALGHE TECNOLOGICHE

Roma, che prevede accessi WiFi in porti, aeroporti e comuni a vocazione turistica; il Comune di Venezia, nel 2009, ha dato avvio alla realizzazione della rete “Cittadinanza Digitale”, basata su fibra ottica e wireless. Le reti coinvolte dialogano tra di loro attraverso il nodo di interconnessione gestito dal Caspur. I principi ispiratori di "Free ItaliaWiFi" hanno iniziato a svilupparsi a macchia di leopardo in giro per il territorio ita-

liano. Ad oggi hanno aderito o sono in fase di adesione altri enti locali: Comune di Genova, Provincia di Gorizia, Provincia di Grosseto, Provincia di Prato, Comune di Torino, Comune di Bra, Comune di Cesena, Provicnia di Cosenza, Comune di Montevago, Provincia di Pesaro Urbino, Provincia di Pistoia, Provincia di Potenza, Comune di Saronno, Comune di Tortorici, Provincia regionale di Trapani. Ce n’est qu’un debut.

TECNOLOGIA • DIGITAL FORENSICS

Nuovi dispositivi per nuovi crimini e nuove prove

L’alginato delle alghe, una molecola naturale già sfruttata in molti settori, dal farmaceutico a quello alimentare, potrebbe essere utile anche per ottenere elettrodi di nuova generazione, da utilizzare nelle batterie per renderle più durature e eco-friendly. I ricercatori della Clemson University sono partiti dai componenti utilizzati per produrre le comuni batterie agli ioni di litio, che si trovano in molti dispositivi elettronici, dai telefoni cellulari ai computer portatili. Gli elettrodi di queste batterie sono fabbricati mischiando una polvere conduttrice solitamente a base di grafite - a una sostanza legante. L'impasto che ne risulta viene poi depositato su fogli metallici e lasciato asciugare. Finora sono ancora pochi gli studi dedicati a nuovi materiali leganti, così i ricercatori della Carolina hanno dimostrato che l'alginato funziona come un legante perfetto per realizzare elettrodi più stabili, anche nel caso di quelli al silicio. Questa sostanza forma inoltre una sottile pellicola che protegge gli elettrodi dal solvente elettrolitico della batteria, aumentandone quindi la durata nel tempo. Proprietà che permetterebbero all'alginato di sostituire il polivinildenfluoruro (PVDF), una sostanza prodotta attraverso l’impiego di solventi tossici.

Una volta compiere una truffa in fondo era più semplice, basti pensare alle scene famigerate in cui Totò vendeva la Fontana di Trevi o stampava i soldi falsi. Oggi la società è più complessa e con essa si sono complicate anche la modalità criminali. Computer, telefono cellulare, tablet, nel nostro mondo sempre più informatizzato capita sempre più di frequente che un dispositivo elettronico sia coinvolto in un crimine; pensiamo ad esempio a un sistema informatico utilizzato per compiere una truffa informatica o cercare su internet informazioni su una vittima, o al telefono cellulare utilizzato da un criminale per comunicare con i complici. Le testimonianze che è possibile estrarre da questi dispositivi sono ogni giorno più determinanti nelle indagini delle forze dell'ordine. La scienza che si occupa di supportare le indagini su sistemi elettronici/informatici è una branca della scienza forense conosciuta con il nome anglofono di "Digital Forensics". E' una scienza in continua evolu-

zione, poiché ogni giorno nascono nuovi dispositivi e nuovi modi per compiere crimini con essi, e così ogni giorno devono essere inventati nuovi sistemi per permettere agli investigatori di lavorare con le nuove prove che si trovano tra le mani. Dunque, una scienza in continua evoluzione, in cui ogni giorno potrebbe emergere una novità tecnologica su cui vale la pena indagare. Per questo il dipartimento di ingegneria dell'innovazione dell’Università di Brescia ha costituito un gruppo di lavoro dedicato alla tematica e sempre alla ricerca di nuove sfide e nuove idee, sempre orien-

tate al futuro. Il gruppo di lavoro negli ultimi mesi ha studiato una metodologia statistica per individuare informazioni cifrate nascoste nei computer. È infatti possibile creare dei contenitori virtuali, all'apparenza in tutto e per tutto simili a innocui documenti o immagini, al cui interno si possono celare segreti; il gruppo ha utilizzato dei metodi statistici per analizzare questi contenitori e accorgersi che nascondono qualcosa. I ricercatori hanno creato un software forense per l'estrazione di dati da Apple iPhone e iPad (dalla rubrica all'elenco dei messaggi, passando per i siti internet visitati e le coordinate geografiche in cui il telefono è stato utilizzato), attraverso quanto archiviato nei dati di backup che vengono generati quando il dispositivo viene connesso a un computer. Questo software è già distribuito sotto licenza libera (vedi http://www.ipbackupanalyzer.com) ed è già in uso da professionisti e appassionati in giro per il mondo.


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Pubblica Amministrazione FINANZIARIA• TAGLI

L’obiettivo è sfidante: fare di più con meno L’ultima manovra finanziaria estiva, se sarà l’ultima, toglie ulteriormente ai già miseri bilanci degli enti locali già ridotti dalle precedenti manovre. Di fronte ad una situazione del genere bisognerà pur dare una risposta che non sia solamente di tipo rivendicativo come il pur comprensibile sciopero dei sindaci promosso dall’ANCI. Proviamo a ragionare. Intanto servirebbe chiarezza su un assetto istituzionale condiviso dalle forze politiche perchè il tormentone dell’estate province sì, province no, non aiuta. Dunque partire con chi fa che cosa tra Comuni, Province, Comunità montane… e successivamente prospettare un nuovo patto tra cittadini, imprese e settore pubblico per un nuovo modello di azione pubblica e quindi per una PA che costi meno e funzioni meglio. In altri Paesi questo tipo di riforme non sono mai improvvisate in sede di finanziaria ma sono costruite dai governi con la partecipazione delle forze di opposizione, dei sindacati,

che e private che lavorano nella PA e per la PA non possono perdere questa occasione di essere essi stessi protagonisti del cambiamento, salvo subirlo, divenendo però, nelle facili immagini della stampa, stereotipi di spreco e di parassitismo per cui è giustificata qualsiasi penalizzazione, di cui le recenti manovre su stipendi, pensioni e TFR potrebbero essere solo un inizio. Come è possibile dimostrare che un settore pubblico che costa meno e funziona meglio è possibile? Tale paradosso è possiUn settore pubblico che costa meno e funziona meglio è possibile? È il tempo dell’innovazione delle associazioni rappresentative dei professionisti e delle aziende. Un processo del genere garantisce che al cambio di guida politica del Paese non ci siano controriforme di segno opposto. In un contesto del genere siamo inoltre convinti, che le donne, gli uomini e le organizzazioni pubbli-

I sindaci dell’ANCI consegnano le deleghe al Prefetto dini e per il Paese. Abbiamo bisogno di far capire, innanzitutto ai nostri cittadini, che non siamo impegnati in una difesa corporativa, ma piuttosto nella difesa delle nostre comunità: in questo senso la riconsegna delle nostre deleghe è stata decisa per dare l’idea della drammaticità della situazione. I servizi ai cittadini saranno compromessi in modo irreversibile, mentre il Paese resta in stagnazione, il Patto di stabilità ci strangola e non ci viene consentito di utilizzare 40 miliardi di residui passivi, che sarebbero una manna per la ripresa economica”.

fino a farle divenire prassi diffusa. Così questo momento critico può diventare una straordinaria occasione per riprendere in mano il testimone dell’innovazione. Alcune idee: innovazione tecnologica per una PA digitale che, a costo zero, produca risparmi misurabili (interconnessione e PA aperta, dematerializzazione, reingegnerizzazione dei processi, servizi online, cloud computing, ecc.) e liberi risorse e opportunità (open data, amministrazione 2.0, ecc.); innovazione organizzativa a caccia degli sprechi interni derivati da un inefficiente uso delle risorse (cattiva gestione delle persone e delle risorse strumentali, strutture organizzative disallineate rispetto agli obiettivi, carenza di misurazione e di valutazione, ecc.) ed esterni indotti dai costi della burocrazia (complicazione burocratica per imprese e cittadini, incertezza su procedimenti e processi decisionali pubblici, lentezza, ecc.); innovazione e revisione dell’assetto istituzionale per evitare duplicazioni, allineare le istituzioni ai servizi effettivi da erogare, centrare l’ingegneria del sistema non sulla sopravvivenza del sistema stesso, ma sui bisogni dei cittadini e delle imprese. Insomma, una rivoluzione copernicana.

CONTEST

FINANZIARIA • SCIOPERO

Giovedì 15 settembre, per la prima volta, i sindaci italiani hanno posto in essere una forma di rivendicazione fino ad oggi mai vista: hanno restituito ai prefetti le proprie deleghe sulle funzioni di anagrafe. Si configura così il primo “sciopero” dei sindaci d’Italia, una mobilitazione promossa dall’ANCI cui hanno aderito anche Conferenza delle Regioni e Upi. “La mancanza da parte del governo di una leale collaborazione – spiega il vicepresidente dell’ANCI Graziano Delrio – ci obbliga a continuare nella nostra mobilitazione contro una manovra iniqua e dannosa per i citta-

bile solamente a partire da un’accelerazione coraggiosa dell’innovazione tecnologica, organizzativa, istituzionale. In altre parole risparmiare è possibile, ma non semplicemente tagliando, bensì innovando radicalmente processi, organizzazioni, assetti istituzionali. Per far questo è necessario investire e mettere a sistema le migliori energie del Paese: le migliori teste, le migliori aziende innovative, le migliori amministrazioni perché possano indicare con coraggio ed indipendenza strade nuove, partendo dalle tante esperienze di successo

settembre 2011

Il ricorso alla Corte costituzionale sugli articolo 4 e 16, poi, “è stato deciso a fronte di una pesante lesione della nostra autonomia: ci si costringe a svendere il nostro patrimonio, senza che da ciò si ricavino effetti positivi sui conti dello Stato, e si perpetuano intromissioni nell’assetto istituzionale dei Comuni, che di certo non può essere modificato con decreti pasticciati come questo”.

Il 12 e il 13 settembre 2011 l’Agenzia per l’innovazione ha organizzato una consultazione/conversazione denominata Jam 2011. L’iniziativa, che si è sviluppata sulla piattaforma Jam di IBM, ha coinvolto giovani imprenditori, ricercatori e protagonisti dell'innovazione nei Parchi Scientifici, nei distretti, negli Incubatori universitari, ma anche rappresentanti delle associazioni, del terzo settore e della finanza, amministratori locali e cittadini, intorno ai grandi temi della collaborazione tra ricerca e impresa, tra istituzioni locali e finanza privata, tra innovazione nella pubblica amministrazione e ruolo del mercato, al fine di trovare soluzioni, idee e buone pratiche che rispondano in modo concreto alle grandi domande che lo scenario globale pone al nostro Paese. L’evento è stato organizzato in 10 forum tematici animati da persone dell’Agenzia dell’Innovazione e da un folto gruppo di “volontari” radunati presso un’apposita jam room situata a Milano. La piattaforma Jam ha consentito la discussione in contemporanea di 20.000 partecipanti e, analizzando le parole scritte dai partecipanti, ha radunato gli interventi che contenevano le stesse parole e li ha collegati in gruppi omogenei per argomento. I risultati di questo esercizio di raccolta di idee ed esperienze verranno presentati intorno a metà ottobre. Come sottolinea il Direttore Generale dell’Agenzia Mario Dal Co: “Sarà la prima volta, non solo in Italia, che si realizza una consultazione di una comunità di persone così ampia e al tempo stesso così impegnata professionalmente nel campo dell'innovazione, per quello che vorremmo diventasse un appuntamento annuale. È la prima esperienza di condivisione su larga scala operata da un’Agenzia governativa in maniera così ragionata: un esempio da seguire.


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settembre 2011

Ricerca e innovazione

Centri di ricerca poco produttivi, pressione fiscale eccessiva e scarsa competitività commerciale fanno dell’Italia un modello da dimenticare. È il panorama tracciato dal Global Innovation Index (Gii), il rapporto che ogni anno stila una classifica tra 125 nazioni di tutto il mondo in materia di innovazione e sviluppo economico. L’Italia si piazza la 35° posto.

SCIENZA

In Cina la ricerca punta sul talento tecnologico delle donne

La ricerca in Italia ha bisogno di uno slancio Centri di ricerca poco produttivi, pressione fiscale eccessiva e scarsa competitività commerciale fanno dell’Italia un modello da dimenticare. È il panorama tracciato dal Global Innovation Index(Gii), il rapporto che ogni anno stila una classifica tra 125 nazioni di tutto il mondo in materia di innovazione e sviluppo economico. E da cui si evince come il nostro paese proceda a zig zag nelle zone basse della graduatoria. Ci siamo guadagnati il 35° posto nell’ultimo anno, a fronte del 38esimo nell’anno precedente, ma del 31° nel 2009. Anni luce da Svizzera e Svezia prime della classe. Non una brillante prestazione insomma, la nostra. Il documento, pubblicato dalla Business School internazionale Insead, dimostra come il sistema Italia non può ripartire senza qualche cambiamento. Gli altri paesi d'Europa – classificati nei primi 30 posti - hanno già capito che la ricetta per il successo prevede di iniettare nuova linfa nella propria economia di mercato. Parola d'ordine del tutto disattesa dall’Italia, come dimostrano i pessimi punteggi totalizzati nelle 5 categorie (istituzioni, capitale umano e ricerca, infrastrutture, accesso al credito e mercato degli investimenti) considerate dal Gii. Procedendo nell'ordine, primo dato negativo per l’Italia riguarda il regime fiscale imposto alle imprese. Lo stivale si posiziona tra i peggiori paesi in assoluto, sprofondando al 119° posto. Ma a far ristagnare il business privato

contribuiscono anche gli eccessivi costi per l'avvio di una nuova attività imprenditoriale (86° posto) e la rigidità delle regole che controllano il mercato del lavoro (84°). Altro record negativo per quanto riguarda la presenza di modelli di business orientati al mercato tecnologico (81°). Per poi passare al 53° posto, nel campo delle risorse umane, per quanto concerne i finanziamenti alla scuola pubblica. Una scelta infelice che si ripercuote fino all'apice del percorso educativo nazionale, visto che la nostra posizione si colloca al 49 e 47 posto per ciò che riguarda, rispettivamente, qualità dell'educazione superiore – universitaria e competitività del settore ricerca e sviluppo. Come se non bastasse, il settore delle infrastrutture registra alcuni dei picchi negativi più preoccupanti del paese. La nostra Pubblica Amministrazione non è certo all’avanguardia quando

si tratta di valutare l’apertura verso le nuove tecnologie digitali, soprattutto sul tema dei servizi online rivolti ai cittadini (80° posto). Anche sul piano ambientale, l'Italia soffre a causa di due profonde ferite: il 5,9% di energia elettrica ricavata da fonti rinnovabili fa scivolare il paese al 64° posto, mentre le colate di cemento abusivo fanno sprofondare il valore complessivo dell'impronta ecologica al 107°. Sulle voci che comprendono accesso al credito e mercato degli investimenti, l'Italia non poteva che comportarsi come nei settori precedenti. La scarsa presenza di leggi a difesa dei contraenti di debiti ci condanna alla 97° posizione nella tutela dei diritti di chi richiede prestiti alle banche. Inoltre, la scarsa capitalizzazione del mercato (un 5,8% che equivale al 79° posto) sembra tenere alla larga i venture capitalist dallo Stivale (62°) o dal comprare materie prime e prodotti d'esportazione (95°). Pessime prestazioni anche per quanto riguarda la ricerca svolta o finanziata da ditte private (32° e 37° posto), il grado di collaborazione con le università (63°) e l'attrazione di fondi di ricerca dall'estero (27°). Nel complesso, lo scenario tracciato dal Gii sembra non lasciare molte vie di uscita. C'è solo un settore dell'innovazione che resiste in modo egregio: si tratta della qualità delle esportazioni di beni ad alto contenuto creativo, che assicura al paese il 6° posto in classifica, e che ci esorta a cercare di equiparare il risultato positivo anche negli altri settori.

STRESS Lo stress cronico sembra abbassare i livelli della proteina p53, un’importante barriera antitumorale. Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature da Robert J. Lefkowitz del Duke University Medical Center. Ricreata una condizione di stress cronico in alcuni topi, somministrando loro per quattro settimane un composto simile all’adrenalina, il risultato finale è la degradazione della proteina p53. Per tutto il periodo di somministrazione il Dna ha accumulato difetti. Capelli grigi, comparsa dei tumori, lo stress è colpevole di danni al Dna. Quello del padre può avere effetti sul genoma della prole. Ma non tutti gli effetti sono ancora noti.

GENETICA • BATTERI RESISTENTI

FISICA • CALCOLO

Resistere, resistere, resistere

Anche la fisica si fa social

I batteri sono in grado di resistere agli antibiotici. A rivelarlo è un gruppo di ricercatori del Centro de Biologia Ambiental della Universidade de Lisboa e del Instituto Gulbenkian de Ciência (entrambi in Portogallo). Lo studio mostra come i batteri, grazie alla comparsa nel loro corredo genetico di uno o più geni, sono in grado di sopravvivere alle sostanze antibatteriche e alle altre sostante utilizzate per combatterli. Inoltre i microrganismi che hanno acquistato la resistenza

Lhc@home 2.0, un computer, una connessione ad internet e il gioco inizia! Tutti possiamo partecipare e contribuire alle ricerche più avanzate nel campo della fisica delle particelle elementari. “È una grande opportunità per incoraggiare il pubblico verso la scienza, e per i ricercatori il beneficio è quello di sviluppare campi in cui vi sono risorse limitate di calcolo e di persone”, dice Bertolucci, direttore delle ricerche e del calcolo scientifico al Cern. Il vostro sogno è da sempre quello di inda-

iniziano anche a riprodursi più velocemente. I batteri diventano resistenti agli antibiotici sia attraverso la comparsa di mutazioni genetiche, sia acquisendo i geni della resistenza da altri batteri. In seguito alla divisione della cellula batterica, da cui originano nuovi individui, queste mutazioni e geni vengono trasmessi di generazione in generazione. Questa scoperta potrebbe essere utile nel tentativo di limitare il problema, ma sicuramente una delle cause risiede nell’abuso di farmaci antibatterici!

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gare i misteri dell’Universo e della materia? Con questa nuova versione, si può partecipare per la prima volta alle simulazioni delle collisioni fra protoni di alte energie nel Large Hadron Collider (Lhc). Lhc@home rinasce in occasione dell’Anno europeo del volontariato: il Citizen Cyberscience Centre ha lanciato altri programmi come Clean Water, dedicato allo sviluppo di filtri economici efficienti per purificare le acque, e Unosat, per stimare i danni provocati da disastri naturali o dall’uomo.

“Il talento tecnologico femminile è fondamentale per lo sviluppo del paese” è questo lo slogan del “Outline for the Development of Chinese Women 2011-2020”, documento emanato dal Consiglio di Stato cinese nel mese di agosto scorso. La determinazione della Cina a crescere ancora di più nei settori della scienza e della tecnologia passa anche da un maggiore coinvolgimento delle donne. Alla base del piano una serie di misure volte a favorire l'accesso delle donne a varie professioni, tra cui quelle scientifico-tecnologiche. L'obiettivo: arrivare al 35% di presenza femminile entro il prossimo decennio. Il documento insiste sull'importanza di sviluppare il talento tecnologico delle donne all'interno dei laboratori, attraverso progetti di ricerca dedicati specificatamente alla loro formazione professionale. Song Xiuyan, vicepresidente della Commissione Nazionale del ConsiLa Cina è determinata a crescere ancora di più nei settori della scienza e della tecnologia glio di Stato sul lavoro delle donne e dei minori, sostiene che già oggi le donne svolgono un ruolo importante nello sviluppo economico e sociale della Cina, ma è necessario fare ancora uno sforzo verso la parità dei diritti. Secondo Li Zhenzhen, ricercatrice presso l'Istituto di Politica e Management dell'Accademia Cinese delle Scienze, “Sebbene le donne cinesi abbiano più o meno le stesse opportunità degli uomini di accedere a un dottorato in materie scientifiche, per loro è più difficile trovare lavoro a causa della discriminazione sessuale. Nella società cinese le donne hanno molti più doveri familiari rispetto agli uomini, e questo le penalizza in tutti i settori del mercato del lavoro”. La ricercatrice ha poi precisato: “La Cina dovrebbe mettere a punto delle politiche speciali per le scienziate e le professioniste dell'hitech”. Tra gli obiettivi del National Natural Science Foundation of China (NSFC), ente preposto a tali politiche, c'è quello di creare corsie preferenziali di accesso ai fondi per le ricercatrici. Per Feng Jing, scienziata presso l'Accademia Cinese di Scienze Agrarie, si tratta di un programma lodevole. Quest’ultima fa parte di quella vasta schiera di donne che hanno continuato a studiare a causa della difficoltà di trovare un lavoro adeguato. Song Xiuyan non ha tentennamenti su come procedere: “La Cina ha il compito di monitorare tutti i progressi verso i nuovi obiettivi. Ogni dipartimento legato alla scienza e alla tecnologia dovrà raccogliere e analizzare i dati rilevanti in tempi rapidi”, ha così intimato la vicepresidente della Commissione.


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Futuro semplice

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LOCCIONI • LEAF COMMUNITY

TRADINNOVAZIONE

Una comunità che vive a zero emission

Guardare avanti, sperimentare, in tempi di crisi, ad Angeli di Rosora

Dal 1968 il Gruppo Loccioni si occupa di sviluppo di sistemi automatici di misura e controllo, finalizzati al miglioramento della qualità, dell’efficienza e della sostenibilità di prodotti, processi ed edifici. I clienti e partner sono i leader mondiali nei loro mercati, dall’automotive, all’elettrodomestico, dall’ambiente, al medicale. Il mercato è globale, con istallazioni in oltre 40 paesi del mondo. Alla base del successo del Gruppo una famiglia ingegnosa che dà spazio ai giovani talenti: sono circa 40 oggi i ricercatori, i professionisti e gli scienziati che si dedicano allo sviluppo di soluzioni trasversali integrando tecnologie innovative per poi trasferirle ai mercati di riferimento, tenendo sempre alta la tensione verso il miglioramento continuo. Salute, energia, ambiente, sicurezza, comfort: queste le tematiche sulle quali vengono create reti di altissimo livello, community di ricercatori orientati allo scambio e al comune obiettivo di migliorare la qualità della vita attraverso lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie. I filoni di ricerca attualmente in corso per lo sviluppo delle competenze e dei mercati, riguardano la robotica, l’analisi dei segnali, la sensoristica per misure non a contatto e l’efficienza energetica. Dal tema dell’efficienza energetica, delle emissioni climalteranti e del comfort, nasce il progetto Leaf Community, la prima comunità eco sostenibile in Italia, un laboratorio reale ed in continua evoluzione per sperimentare e misurare il futuro. La Leaf Community è il traguardo e il nuovo punto di partenza di un percorso che vede il Gruppo Loccioni partire dagli edifici, con gli impianti elettrici, per tornare ad occuparsi degli edifici con 40 anni di esperienza nella misura della qualità e dell’efficienza. Come una foglia, anche la Leaf Community ricava energia trasformando quella del sole, dell’acqua, dell’aria, della terra, la conserva per utilizzarla al momento del bisogno ed emetterla nell’atmosfera in modo sano e pulito. Possiamo definirla la prima comunità ecosostenibile in Italia, è il luogo in cui queste opportunità diventano tangibili, è il paesaggio condiviso di progetto, il laboratorio aperto in cui disegnare insieme il futuro, è il risultato della forte volontà di

Come una foglia, anche la Leaf Community ricava energia trasformando quella del sole,dell’acqua, dell’aria,della terra, la conserva per utilizzarla quando serve ed emetterla nell’atmosfera in modo pulito. La prima comunità ecosostenibile in Italia ridare valore alla dimensione di esseri naturali. Nella Leaf Community si vive in una casa a zero emissioni di CO2, ci si muove con mezzi elettrici, si portano i bambini in una scuola ad energia solare dove si insegna l’educazione ambientale e si lavora in edifici compatibili, alimentati con fonti energetiche rinnovabili, in linea con comfort e modernità. In poche parole un’opportunità per tutti (istituzioni, università, comuni, imprese, scuole), un punto di confronto e di scambio, un modello a cui fare riferimento. Simbolo e strumento reale di misura della Leaf Community è il Leaf Meter, il misuratore di sostenibilità, che misura l’impronta ecologica dell’edificio, permettendo a chi vi lavora di modificare in senso virtuoso i propri comportamenti. Numerosi sensori misurano, regolano e forniscono in tempo reale i dati sul rendimento energetico e le emissioni di CO2, generando anche un panel di misurazioni finalizzate al comfort abitativo. Attraverso il Leaf Meter la sostenibilità viene misurata e monitorata in tempo reale, ma soprattutto messa a disposizione di tutti, permettendo al territorio, ai partners e a quanti desiderino far parte della Community, di prendere consapevolezza del proprio grado di sostenibilità.

I NUMERI 2010 DEL GRUPPO LOCCIONI 330 collaboratori 55% diplomati, 45% laureati 33 anni età media 60 milioni € di fatturato consolidato 43 Paesi di esportazione 5% del fatturato investito in Ricerca 5 Laboratori di R&D 1 Laboratorio di Research for Innovation 23 brevetti su progetti di ricerca 7% del costo del personale dedicato alla formazione 8000 ore di formazione annue 1000 studenti ospitati in orientamento ogni anno

Salire in auto da Ancona verso Jesi e poi in direzione di Fabriano vuol dire penetrare in un una delle zone cruciali dell’imprenditorialità italiana. Nei decenni la gente di qui ha saputo costruire ricchezza e sviluppo lavorando sodo e mettendo a frutto le visioni dei più lungimiranti. È proprio la lungimiranza forse la virtù principale. Soprattutto in tempi di crisi, bisogna saper guardare avanti, anticipare, arrivare un po’ prima degli altri con il pensiero e con l’azione, miscelando la saggezza della tradizione con la spinta innovativa dei più giovani. Così tra queste colline, in mezzo a meravigliosi filari di vite, ad Angeli di Rosora nasce la Leaf Community del Gruppo Loccioni. Al centro della Leaf Community c’è una casa: la Leaf House, una palazzina di sei appartamenti realmente abitata da alcuni collaboratori del Gruppo Loccioni, autosufficiente dal punto di vista energetico e progettata in modo da non impattare l’ambiente. La sua esposizione a sud permette il massimo sfruttamento dei pannelli solari e dell’impianto fotovoltaico; la climatizzazione è basata su una pompa di calore geotermica; le acque meteoriche sono recuperate e riutilizzate per irrigazioni e scarichi; le soluzioni di building automation aumentano l’efficienza degli impianti e offrono una gestione semplice e funzionale. Nei pressi della casa sorgono altre strutture: la scuola dell’infanzia che si alimenta grazie al tetto solare; la Leaf Water, la micro-centrale idroelettrica, ricavata da un salto idrico di un metro, che produce 160 MWh/anno di energia, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 60 famiglie; la Leaf Farm, il centro di controllo di tutta la Community, con acquisizione, analisi e visualizzazione dati. Il Leaf Lab invece sarà la nuova sede per la ricerca e l’innovazione, un laboratorio aperto per la sperimentazione di nuove tecnologie innovative per la sostenibilità, dotato di tutte le tecnologie più avanzate per la produzione autonoma di energia rinnovabile e di risparmio energetico Sarà il primo edificio progettato sui flussi: di persone, di condizioni ambientali, di dati. Guardare avanti, anticipare. La lungimiranza ad Angeli di Rosora è ancora viva.


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GATEWAYS

L

a 9° edizione della Biennale delle Città e degli Urbanisti d'Europa ritorna in Italia. L’Istituto Nazionale di Urbanistica e il Comune di Genova ne hanno curato l’organizzazione e i temi portanti, sintetizzati dal titolo “Smart planning per le città gateway” in Europa. Con il titolo di Smart Planning si è voluti entrare in sintonia con lo slogan di “Europa 2020”: Smart, green, inclusive. In questo neologismo il tema della sostenibilità urbana si intreccia con quello della tecnologia ambientale e della ICT applicate alle città. È la necessità vitale di promuovere una pianificazione intelligente, che limiti l’uso di risorse non riproducibili, trovi alternative al consumo di suolo e promuova lo sviluppo sostenibile. Le città gateway sono quelle aperte agli scambi e agli snodi rispetto ai flussi di merci, di persone, di idee, e la loro centralità all’interno della manifestazione è la presa di coscienza della funzione di coesione che alcune città hanno assunto in tempi di globalizzazione e integrazione europea. In risalto sarà anche il tema della competitività urbana in rapporto alla strategia di uscita della crisi, con gli inevitabili corollari costituiti della accessibilità e della connettività tra centri decisionali europei e mondiali garantite sia dal sistema dei trasporti e delle grandi infrastrutture che dalle tecnologie digitali. La Rassegna e il Congresso internazionale (suddiviso in sette workshop) della Biennale saranno una vetrina di buone pratiche. Un’opportunità di prestigio, non di un bilancio di esperienze pregresse, ma di una esplorazione all’interno di vicende in pieno svolgimento, avendo selezionato una casistica che

Visioni urbane in europa cerca di dar conto sia della grande articolazione geografica europea che della varietà di approcci politico economici e istituzionali nella gestione della città contemporanea. Uno dei temi principali della Biennale, coordinati dal professor Pietro Garau è il concetto di “smart city”. Nel lessico d’oltreatlantico “smart” vuol dire sia pronto, intelligente, vivace, che “elegante”. Naturalmente questo concetto si accoppia anche alle aggettivazioni ormai entrate nell’uso comune: “smart car”, “smart phone”, “smart card”. Queste realizzazioni hanno in comune la loro capacità di soddisfare una funzione in maniera efficiente, pratica, ed elegante. La “smart car”, ad esempio, si presenta come un mezzo capace di soddisfare la funzione della mobilità urbana in modo efficiente (bassi consumi), pratico (minimo ingombro, facilità di parcheggio, agilità) ed elegante (non c’e’ dubbio che il look della smart car abbia non poco di civettuolo e accattivante, e che gli smart phones siano dei miracoli di design). Vi è anche da aggiungere che la smart car, come lo smart phone ed altri realizzazioni del genere, non è necessariamente a buon mercato. È naturalmente nell’interesse dei designers e dei produttori di conseguire il massimo profitto possibile per unità di prodotto venduta; e lo stesso vale per le reti di fornitori di servizi (pensiamo ai servers degli smart phones). Gli stessi ragionamenti si possono applicare alle città. In generale, tutti noi desideriamo vivere ed operare in città efficienti, pratiche, ed eleganti – eleganti, in particolare,

La 9° edizione della Biennale delle Città e degli Urbanisti d'Europa ritorna in Italia 14 anni dopo. I grandi cambiamenti in atto richiamano l’attenzione sul ruolo che le città possono svolgere per la competitività del continente. Gli urbanisti si incontrano per proporre le loro visioni nel senso di luoghi ecologicamente ed esteticamente gradevoli. In più le “smart cities” si trovano ad affrontare la sfida della competitività a livello nazionale, regionale e spesso mondiale. Essere “smart” significa porre in atto le politiche necessarie per attirare attività e presenze. Come? Spesso e volentieri, facendo vedere che si è al passo con i tempi. Quindi l’“high tech” diviene un ingrediente fondamentale delle “smart cities”. In questo senso, le grandi società del settore ICT fanno a gara per offrire alle amministrazioni comunali di tutto il mondo soluzioni mode-

rne ed efficienti. Al workshop della IX biennale dedicato al tema delle smart cities si vedranno politiche e soluzioni in corso di sperimentazione in città assai diverse e lontane tra loro, da Stoccolma a Perugia alla Corea del Sud. Esse spaziano dai trasporti di massa al risparmio energetico all’ottimizzazione delle funzioni urbane. Ma “smart city” è anche una modalità intelligente di affrontare le sfide urbane del mondo post-industriale, dell’occupazione giovanile, della domanda sociale e di servizi degli immigrati, dell’invecchiamento della popolazione, dell’inquinamento, della mobilità, dell’accesso all’istruzione ed ai servizi essenziali. Su questi temi si gioca il futuro delle nostre “smart cities” di inizio millennio.


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GATEWAYS PIANIFICARE

Il futuro dei piani regolatori

INTERVISTA • PIETRO GARAU

Accessibili ed efficienti. Così sanno essere le smart cities Quali sono i temi principali della IX biennale? Questa edizione riflette molto della storia e della personalità della città che la ospita, Genova. Infatti tra i temi della Biennale figurano le città porto, ma anche e più in generale le città che svolgono un ruolo importante come “porte di accesso” (gateways) a popoli, scambi economici e regioni. In un senso ancora più vasto, la “gateway” e’ vista anche come un punto d’incontro e di dialogo. Quali sono le tecnologie che caratterizzano una smart city? Se intendiamo la “smart city” come una città all’avanguardia nell’adozione di tecnologie avanzate, possiamo dire che la “smart city” è caratterizzata dal saper offrire un accesso facile, comodo ed immediato all’informazione e dall’ applicazione di tecnologie appropriate nell’intero ciclo di governance. Questo dovrebbe determinare un rapporto virtuoso con chi fa grande affidamento sull’efficienza e la comunicazione, come la “classe creativa” teorizzata da Richard Florida. Il risultato complessivo di questa attrattività reciproca dovrebbe essere la creazione di ricchezza, con le sue ricadute positive sull’intero sistema urbano. Ci racconta un caso interessante? Al workshop sulle smart cities saranno presentati alcuni casi interessanti: due casi di progettualità smart city a tutto raggio, Amsterdam e Vienna; un caso di una città italiana

Pietro Garau, docente universitario, è stato direttore di ricerca presso il Centro delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani, dove ha istituito il Comitato Consultivo ONU delle autorità locali per incentivare il ruolo internazionale delle città. Ha organizzato il workshop “smart cities e sviluppo urbano sostenibile” per la IX Biennale delle Città e degli Urbanisti europei. Con lui dialoghiamo su temi cari a lui e a noi.

di minori dimensioni che sta realizzando una minimetropolitana intelligente (Perugia); e tre altre esperienze in cui altrettante grandi società (Cisco, Asean Brown Boveri, ed IBM) hanno messo le proprie tecnologie avanzate al servizio della città. Nel primo di questa seconda serie di casi si tratta del secondo centro urbano per importanza della Corea del sud, Busan, dove la Cisco sta attuando la sua strategia “smart and connected communities” con la creazione di piattaforme informative capaci di stimolare la creazione di nuovi sistemi digitali per la fornitura di servizi urbani. Nel secondo caso di studio, l’Asean Brown Boveri (ABB) illustrerà un progetto di “griglia intelligente” (smart grid) nato per ottimizzare la produzione, trasmissione e distribuzione di energia in un grande progetto di quartiere modello in un’area dismessa, il Royal Seaport di Stoccolma, e che contribuirà al raggiungimento dell’obiettivo di quella

città di abbattere di due terzi le emissioni di CO2 entro il 2020. Infine, l’IBM presenterà le tecnologie messe a punto per l’allestimento di “decision room” a livello di governance urbana (“Intelligent City Operations Centers”) per ottimizzare i processi gestionali alla luce di KPIs (indicatori chiave di performance) e quindi rendere le città “più intelligenti” (Smarter cities). Accanto a queste città “high tech”emerge Amsterdam, una città “smart” da sempre. Da sempre, infatti, Amsterdam ha puntato sull’ingegnosità, sulla convivenza e sul civismo come tre capisaldi dello sviluppo delle città e quindi delle nazioni. Nel periodo di massimo splendore economico, alla fine del seicento, ha saputo realizzare un meraviglioso sistema organizzativo della residenza, degli affari e del commercio imperniato su una raggiera concentrica di canali cui era anche affidato il compito di equilibrare le spinte del non lontano mare aperto. Ha saputo reagire alla perdita del primato della marina commerciale olandese reinventando nuovi ruoli e nuove attività. All’inizio del secolo scorso ha realizzato alcuni tra i più straordinari interventi di housing sociale nella storia dell’urbanistica. Oggi Amsterdam e’ una “gateway” del mondo grazie ad un grande ed efficientissimo aeroporto, ed il suo knowhow “leading edge” non ha nulla da invidiare al resto del mondo. Ma dallo stesso aeroporto si raggiunge la città ed il resto del paese con un semplice e non costoso biglietto di treno. E all’arrivo in città non è difficile vedere qual è il mezzo di trasporto più popolare – il più intelligente di tutti: la bicicletta. Basterebbe questo per assegnare la mia palma personale di “smart city” per eccellenza a questa meravigliosa città della minuscola Olanda e della piccola Europa.

Per un’amministrazione pubblica la, decisione di redigere un nuovo Piano Regolatore è una dimostrazione della visione di lungo periodo che si vuole offrire alla propria comunità. Ma i Piani Regolatori registrano tendenze di ciò che è già passato. La Legge Urbanistica nazionale del 1942, con le successive sentenze sulla durata quinquennale dei vincoli pubblici sono ancora i cardini del progetto di un PRG che, non solo deve essere legittimo al momento della approvazione, ma deve resistere anche dopo decenni, fino a nuova pianificazione. Alcune regioni, in Italia, per superare la rigidità del PRG, quale unico atto in capo al Comune per il governo e il progetto del territorio, hanno introdotto una netta distinzione fra i piani di lungo periodo (i cosiddetti Piani Strutturali) che non generano vincoli o aspettative immediate e quelli più operativi che hanno una durata coincidente a quella dell’amministrazione e ovviamente per le parti pubbliche (aree o opere) si rapportano al bilancio comunale. Probabilmente questa è l’unica strada per assicurare in futuro una lunga vita alla pianificazione di un Comune, altrimenti travolto da aspettative sempre diverse dei cittadini o ancora peggio da vincoli pubblici scaduti con conseguenti danni. L’esperienza del Comune di Atri in Provincia di Teramo è esemplare: in questa situazione fluida, ha rilanciato sulla necessità, di non redigere solo un PRG, bensì di innescare una pianificazione multilivello articolata in 4 strumenti urbanistici: il Piano Regolatore, il Piano particolareggiato del centro storico, il Piano del Parco Agricolo, il Piano di gestione del Sito di Importanza Comunitaria dei “Calanchi di Atri”. È una decisione che prende spunto dalle più evolute esperienze di pianificazione, associate alla volontà politica di imprimere una direzione per il futuro che si concretizza operativamente con la costituzione di un apposito Ufficio di Piano comunale e con l’avvio di un diffuso progetto di partecipazione e concertazione pubblica. Ennio Nonni


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GATEWAYS Atri si appresta a ri-definire i suoi strumenti urbanistici attraverso la Multilevel Governance, una innovativa forma di governo del territorio che punta a creare nuove sinergie tra attori pubblici e privati. Attraverso questo approccio di matrice europea basato sulla collaborazione tra Enti Locali, Cittadini e portatori di interesse, l’Amministrazione Comunale elaborerà simultaneamente i futuri piani urbanistici della città. La MultiLevel Governance di Atri ha due grandi obiettivi di fondo: favorire la partecipazione dal basso e rafforzare l’efficacia dell’azione pubblica nello sviluppo sostenibile del territorio. Il coinvolgimento dei portatori di interesse rappresenta quindi uno degli strumenti principali per l'elaborazione dei nuovi Piani urbanistici comunali. Lungo il percorso della MLG infatti, saranno organizzati dei momenti di partecipazione pubblica attraverso i quali verranno raccolti i bisogni e i punti di vista di cittadini, operatori di settore, associazioni e imprese che operano sul territorio. Lo strumento che verrà utilizzato è l'O.S.T.: Open Space Technology. L'O.S.T. è un incontro pubblico, gestito tramite una metodologia innovativa che consente un confronto aperto e stimolante tra i partecipanti che, durante il suo svolgimento, proporranno gli argo-

ATRI • MULTILEVEL GOVERNANCE

La partecipazione rende più efficaci le decisioni Nuove opportunità di sviluppo per il territorio, regole condivise e sostenibili, progetti innovativi e di lungo periodo menti da discutere e organizzeranno i tavoli di lavoro. La MLG si caratterizzerà anche come un percorso di coinvolgimento istituzionale. Gli obiettivi e i contenuti dei nuovi Piani saranno cioè determinati, oltre che dal confronto con la cittadinanza, anche tramite un vaglio congiunto di Istituzioni ed Enti territoriali, attraverso la Conferenza di Copianificazione, un'attività di concertazione, tramite cui formare, e successivamente approvare, le varianti strutturali dei nuovi Piani del Comune di Atri. Il progetto di redazione dei nuovi Piani urbanistici nasce dai risultati emersi all'interno del Piano Strategico comunale “L'Avventura delle idee”, i cui obiettivi strategici, hanno ispirato il processo di Multilevel Governance. Il team multidisciplinare, ha già costruito in quest’ot-

tica un quadro conoscitivo del territorio, al fine di mettere a fuoco le linee di pianificazione da perseguire e i temi da porre all’attenzione della comunità locale. Il documento preliminare che ne consegue costituisce sia il riferimento generale dei percorsi di partecipazione che verranno implementati, sia il punto di inizio per la redazione dei quattro Piani, che tracceranno (al loro termine) il bilancio urbanistico ed ambientale di Atri ed il suo nuovo “sistema delle regole”. Nello specifico la realizzazione simultanea da parte del Comune d Atri del processo di Multilevel Governance (Piano Regolatore Generale, Piano Particolareggiato per il Centro Storico, Piano del Parco Agricolo e Piano di Gestione del S.I.C.) rappresenta un contenitore inedito ed altamente innovativo di

NAPOLI • GUERRILLA GARDENING

ROMA • GIARDINI PUBBLICI

Cittadini protagonisti della riqualificazione urbana/1

Cittadini protagonisti della riqualificazione urbana/2

Riqualificazione partecipata, placemaking, governance collaborativa: nei contesti urbani internazionali si sperimentano nuovi processi partecipativi che mettono i cittadini al centro della gestione dei territori, con conseguenze positive sulla vivibilità dei quartieri e, più in generale, delle città. Non fa eccezione l’Italia, dove di recente stanno realizzandosi centinaia di piccoli e grandi esperimenti di partecipazione civica che cambiano il volto delle comunità locali e contribuiscono talvolta a risolvere nodi scottanti. È il caso di Napoli, dove l’azione di CleaNap e Friarielli ribelli ha contri-

Anche a Roma un gruppo di genitori degli allievi della scuola Giuseppe Mazzini ha costituito il nucleo fondativo del comitato Quelli che il parco, che ha favorito il recupero del Parco Nemorense (riaperto lo scorso 2 aprile) attraverso il coinvolgimento, in fase di progettazione e gestione, di adulti e ragazzi. Tra questi ultimi, alcuni sono stati nominati Rangers del parco con l’obiettivo di controllare, assieme ad altri soci del comitato, il rispetto delle regole da parte dei propri coetanei. Sempre nella capitale, i più giovani sono stati al centro di un’altra iniziativa che punta a favorire la partecipazione ci-

buito a ripulire alcuni parchi e piazze, per lo più luoghi simbolici di aggregazione giovanile e di quartiere, durante l’ultima emergenza rifiuti. L’iniziativa di CleaNap, nata dall’intuizione di un gruppo di studenti del centro storico, ha attirato anche l’attenzione della stampa internazionale, testimoniando la volontà dei giovani napoletani di riappropriarsi degli spazi comuni invasi dalla monnezza. Allo stesso modo, i Friarielli ribelli hanno aggregato cittadini pronti ad agire in prima persona per il recupero delle aree verdi urbane dal degrado e dall’incuria in cui versavano, con attacchi di guerrilla

gardening che hanno restituito aiuole e parchi ai residenti grazie all’attiva collaborazione di negozianti, comitati di quartiere e semplici passanti armati di zappe, pale e rastrelli. Quando mancano le risorse, si sviluppa al fantasia. Un esempio da seguire.

trasformazione dell’intero territorio comunale. Tale processo non può prescindere da un utilizzo strategico di adeguati strumenti di comunicazione ed informazione in grado di amplificare la conoscenza e la partecipazione da parte della cittadinanza e promuovere l’intero progetto su scala sovra locale. A tal proposito l’utilizzo dei report audiovisivi e del mensile di comunicazione istituzionale del Comune di Atri rappresentano in quest’ottica un efficace strumento di sostegno al progetto di animazione territoriale perseguito. Infatti la ferma volontà politica di imprimere una svolta realmente sostenibile allo sviluppo di Atri e la consapevolezza che molti obiettivi urbanistici non possono essere conseguiti con un'azione individuale, hanno reso la partecipazione essenziale. Il modello di intervento partecipativo adottato è di tipo semplificato e a rete. Semplificato perché non è possibile introdurre la partecipazione affianco di ogni singola fase delle azioni di pianificazione in corso. A rete in quanto, data la particolare condizione che interessa oggi il contesto atriano (la presenza di più pianificazioni concomitanti), diventa utile e funzionale anche far interagire tra loro i differenti soggetti che saranno coinvolti. Maurilio Ronci

vica e l’impegno del territorio. La Scuola di manutenzione civica, realizzata da Labsus - Laboratorio per la sussidiarietà e dall’Assessorato all’istruzione della Provincia, ha promosso un percorso rivolto agli studenti dei licei Righi e Farnesina per la cura e il recupero dei propri istituti scolastici e delle aree verdi comprese all’interno degli stessi istituti. Finanziato dalla Fondazione Roma, ad una parte teorica dedicata ai principi della cittadinanza attiva il progetto ha abbinato dei momenti di intervento concreto per il rilancio degli ambienti vissuti quotidianamente dai ragazzi e, di con-

verso, dell’intero quartiere. Tale fenomeno, soprattutto a Roma, potrebbe raggiungere degli sviluppi notevoli. Infatti da anni il servizio giardini comunale non riesci più a coprire l’immensa mole di lavoro manutentivo di cui avrebbero bisogno i giardini delle periferie della Capitale.



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Economia

POTENZE EMERGENTI • CRESCITA

Cina: locomotiva del mondo o soltanto del continente asiatico? Il 2011 per ora ci consegna una dato inequivocabile: le Borse vanno a picco per il timore di una nuova recessione. Infatti l’economia americana ha fatto registrare un +0,1 e +0,3 per cento di crescita del Pil nei primi due trimestri 2011. In Europa, Italia e Spagna mostrano crescita quasi zero; la Germania nel secondo trimestre 2011 rallenta bruscamente e fa segnare un +0,1 rispetto al trimestre precedente; in Francia la crescita è a zero. Ma dall’altro capo del mondo per ora la Cina non rallenta e anche nel secondo trimestre 2011 può snocciolare un +2.2 per cento rispetto al trimestre precedente (corrispondente ad una crescita annuale del 9,5 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2010). Dunque la crescita cinese potrebbe ormai sostituire quella americana ed europea nel sostenere il Pil e quindi i redditi del mondo. La crescita del 10 per cento in Cina vuol dire 600 miliardi di dollari di redditi in più. E' lo stesso che una crescita

2010 è entrato in vigore un accordo doganale che riduce di molto le barriere doganali e amplia al 90 per cento dei prodotti l’accordo tariffario tra la Cina e i dieci paesi Asean (Indonesia, Filippine, Malesia, Thailandia, Singapore, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania e Cambogia). Si tratta di un altro miliardo e mezzo di persone che stanno uscendo a milioni dalla sussistenza e dalle campagne dove vivevano fino a ieri per lavorare e consumare prodotti manufatti e servizi. Nel 2011 la creLe imprese che vorranno approfittarne dovranno essere presenti in Cina con marchi e forze di vendita del 2 per cento del Pil di Usa ed Europa combinate. Mentre americani ed europei erano impegnati prima con i loro piani di salvataggio e ora con quelli di rientro dal debito, per i cinesi la crisi è stata un'occasione per far marciare l'integrazione economica in Asia. Dal primo gennaio

Italia in crisi chiama Cina

EUROZONA • GRECIA

Misure anticrisi. L’esperienza della Grecia insegna? Il piano di salvataggio della Grecia, concordato più di un anno fa, non riesce a raggiungere alcuni obiettivi chiave. La recessione è più grave del previsto ed è stata aggravata dal blocco del credito dovuto ai problemi del settore bancario; le entrate fiscali sono al di sotto degli obiettivi indicati; le riforme strutturali, necessarie, hanno subito rallentamenti; il sostegno dell’opinione pubblica è in netto calo: la recessione più grave del previsto e le nuove misure di austerità sono percepite come una prova del fallimento del piano.

La mancanza di progressi nelle riforme strutturali fa sì che il piano sia associato all’austerità, che colpisce soprattutto i più poveri. Poche settimane fa l’Unione Europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea hanno deciso di continuare ad aiutare la Grecia con un gigantesco nuovo piano di sostegno con due nuove condizioni: il governo greco deve comunicare all’opinione pubblica i benefici del piano, come finora non ha fatto, e deve fare reali progressi verso profonde riforme strutturali. Come la liberalizzazione del mercato del lavoro e dei pro-

scita economica di India, Corea e dei 5 più grandi paesi Asean porterà alla creazione di nuovi redditi per 150 miliardi di dollari. Come se il Pil dell'Europa mettesse a segno un +3 anziché il +2 che ci si aspettava prima della crisi. Il decoupling, la crescita non sincronizzata tra Occidente ed Oriente, sembra essere il scenario a cui dovremmo far riferimento nei prossimi anni. Per ora, la paura che la Cina e l'Asia diventino fortezze che tengono per sé la loro capacità di generare ricchezza è infondata ma ormai

il baricentro dell’economia mondiale è lì ed è lì che bisogna essere presenti. Per questa volta potrebbe essere un paese comunista e confuciano a salvare il moderno capitalismo dalla Grande Contrazione. C’è però qualcosa che attenua la speranza cinese per le economie occidentali. Proprio perché la crescita cinese è più “asiatica”, quindi più locale, potrebbe anche essere un traino meno potente per la crescita occidentale. Così nella vita quotidiana delle classi dirigenti asiatiche è sempre più consueto acquistare smart-phone taiwanesi, questo segno da idea della forte connotazione intra-asiatica della crescita. Tutto ciò ha un’importante implicazione: in futuro per approfittare al meglio della rapida crescita asiatica bisognerà essere fisicamente presenti lì con impianti, marchi, catene di distribuzione e forze di vendita. Attualmente le aziende italiane presenti nell’immenso territorio cinese, secondo alcune stime, dovrebbero essere circa 2.000. Ma molte di esse sono di medio/piccole dimensioni e dobbiamo chiederci se saranno in grado di reggere il confronto con le multinazionali. Stavolta per agganciare la locomotiva dovremmo riuscire a “fare sistema” come Paese per sostenere le aziende nostrane in un mercato ricco di opportunità.

dotti, la privatizzazione delle imprese di proprietà dello Stato, l’apertura delle professioni chiuse, il rafforzamento dei meccanismi di riscossione delle tasse, la velocizzazione del lento e inefficiente sistema giudiziario. Le riforme istituzionali presumibilmente avranno importanti effetti sulla crescita perché rimuoveranno gli ostacoli principali agli investimenti e all’attività di impresa.

Dalla Cina con furore. O senza furore. Il dragone cinese potrebbe intervenire a salvare lo Stato italiano da un possibile default attraverso China Investment Corporation (CIC), il secondo fondo sovrano cinese di investimenti pubblici. Il suo presidente Lou Jiwei ha di recente incontrato Giulio Tremonti, lo scorso 6 settembre, ma non sono state diffuse informazioni sugli argomenti affrontati durante il colloquio. Un’ipotesi, avanzata dal Financial Times è che Jiwei e Tremonti abbiano discusso la possibilità di una nuova serie di acquisti di titoli pubblici italiani da parte della CIC. All’incontro avrebbero partecipato anche alcuni rappresentanti della Cassa Depositi e Prestiti, l’organismo che controlla il 90% della holding Fondo Strategico Italiano (FSI). Alla delegazione cinese sarebbe stato proposto di portare la partecipazione della Cina al debito

pubblico italiano dal 4 al 10%. Una simile ipotesi prevederebbe un maggiore impegno cinese e una nuova «colonizzazione inversa» dall’Oriente, come ha spesso detto Tremonti negli ultimi anni. A Jiwei sarebbe stato proposto di acquistare nuovi titoli, ma analisti e osservatori finanziari ricordano di aver assistito a scene simili nel passato recente sul fronte greco e portoghese. I due paesi aiutati con decine di miliardi di euro a evitare la bancarotta avevano beneficiato per qualche tempo delle voci su possibili nuovi acquisizioni di titoli da parte della Cina, ma l’effetto era stato di breve termine e non aveva portato a operazioni finanziarie degne di nota. Di certo il contesto italiano è differente da quello degli altri due Paesi euromediterranei in crisi: basti pensare che in Italia due colossi mondiali nel settore energetico come ENI ed ENEL sono a maggioranza pubblica.


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Solidarietà

KENYA

VENEZUELA

Centinaia di migliaia di sfollati dalla Somalia in Kenya

Nuovo centro odontoiatrico “Matteo Candini” a Humocaro

Dal 1972 in cammino per la dignità della persona Le forze che cambiano la storia e il cuore dell’uomo

È stato inaugurato il 29 giugno 2011 il nuovo centro odontoiatrico “Matteo Candini” per bambini a Humocaro, in Venezuela, dove AVSI è presente da oltre dieci anni. Alla presenza di Marielba de Falcòn della Fundación del Niño Simón, il nuovo centro è stato dedicato alla memoria di Matteo Candini, un bimbo italiano morto di leucemia, e si trova all'interno del più ampio ambulatorio pediatrico “Ángel de la Guarda”. Il centro è stato realizzato grazie alle iniziative di raccolta fondi di Stefano Matteucci e del Gruppo Amistad e attraverso un progetto dell’Unione Europea in partnership con AVSI.

AVSI è una organizzazione non governativa senza scopo di lucro fondata a Cesena nel 1972, e impegnata con 111 progetti di cooperazione allo sviluppo in 39 paesi del mondo dall’Africa, all’America Latina, passando per l’ Est Europa, il Medio Oriente e l’Asia. La sua missione è promuovere la dignità della persona attraverso attività di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione all'educazione, nel solco dell'insegnamento della dottrina sociale cattolica. L’approccio da un certo punto di vista è singolare per come siamo abituati: lo scopo non è l’attività di cooperazione in sé ma l’attenzione alla persona vista come essere unico nelle sue relazioni fondamentali, famiglia e società, irripetibile e irriducibile a qualsiasi categoria sociologica o a un limite che contingentemente vive (povertà, malattia, handicap, guerra). Per lo sviluppo delle sue attività AVSI può contare su una rete di professionisti di grande valore: nei progetti in corso sono impegnati, per una permanenza media di 2 anni, 124 cooperanti espatriati, tutti professionisti (come medici, ingegneri, educatori, agronomi) e circa mille persone locali qualificate. Al fianco di tali cooperanti esiste un popolo di circa 12.000 amici sostenitori dell’AVSI che possiamo incontrare nelle tende allestite di tanto in tanto nelle piazze delle nostre città. Ogni anno viene presentato un tema specifico, con uno slogan che vuole far riflettere sulla condizione dell’essere umano nel mondo, e che detta anche la scelta di progetti da sostenere. Tanto è che circa il 50% dei fondi di AVSI proviene da donazioni private. Un bel popolo, un bel risultato.

Due anni senza pioggia hanno letteralmente messo in ginocchio Somalia, Sud Sudan, Etiopia e Kenya. Una siccità come non si vedeva da oltre sessant’anni ha colpito questi paesi, obbligando l’ONU a dichiarare in alcune zone lo stato di carestia. Fondazione AVSI è presente in Kenya da anni, in particolare nel campo profughi di Dadaab – uno dei più grandi al mondo e che oggi accoglie centinaia di migliaia di sfollati provenienti per la maggior parte dalla Somalia. Sono storie dure, ma chi lavora lì racconta anche di una speranza dura da estirpare. Quelli presenti qui sono reduci da un viaggio che li ha visti affrontare a piedi o con mezzi di fortuna chilometri e chilometri di strada. Anche ventisette ore di cammino. Tutti hanno patito la fame, la sete, la stanchezza. Tanti hanno raccontato di bambini abbandonati sulla strada perché troppo deboli per proseguire il cammino. Qualcuno è rimasto vittima degli attacchi dei banditi o di animali feroci.

IN BRASILE AVSI CON FIAT

Il progetto Arvore da vida nel quartiere di Jardim Terezopolis Dalla formazione professionale alla produzione artigianale dagli scarti di produzione della fabbrica di auto Brasile, a Betim nella periferia di Belo Horizonte nello stato di Minas Gerais, ha messo radici Arvore da Vida (Albero della vita), il progetto di responsabilità sociale nato nel 2004 dalla collaborazione tra Fiat, AVSI e CDM, partner locale. Arvore da Vida nasce nel quartiere di Jardim Terezopolis con 35.000 abitanti: nato a metà degli anni '70 dove gli indici di violenza erano tra i più allarmanti del Brasile, con basso livello di istruzione e scarsa qualifica professionale. Da qui l’esperienza di AVSI comincia con la formazione professionale fino a cimentarsi in una vera e propria attività di produzione artigianale, la CoopeArvore, la cooperativa di donne brasiliane che produce oggetti a partire dagli scarti di produzione della fabbrica di auto della Fiat in Brasile: borse, portachiavi, gadget per l’auto. Una collezione particolare e “molto bella”, come l’ha definita John Elkann, presidente Fiat in agosto al Meeting di Rimini incontrando AVSI. “Progetti come questi, che vedono impegnati i giovani nel lavoro, sono la soluzione al problema delle

favelas. – Ha sottolineato Sergio Marchionne, ad del Lingotto - Questa esperienza è un miracolo!”. “È come se si fosse realizzato un sogno. Ma non il mio personale, bensì quello di tutta la comunità – afferma Ana Veloso, responsabile comunicazione Corporate della Fiat Brasile che ha seguito la nascita del progetto con AVSI a Betin negli anni - Con queste donne abbiamo mostrato qualcosa di veramente grande, che va ben oltre alle borse che confezionano. E tutti lo hanno capito.” Dal 2005 al 2011 Arvore da Vida ha raggiunto risultati rilevanti: ha offerto servizi a 13.550 persone del quartiere proponendo un percorso educativo, coinvolgendo 7.372 bambini e adolescenti, 3.833 giovani e adulti e 2.345 famiglie; coinvolto 51 imprese (tra fornitori e indotto); inserito nel mercato del lavoro 1.300 ragazzi (di cui 800 tra FIAT e l’indotto). La sfida prossima è la “riproduzione” del progetto nel nuovo polo industriale della FIAT nella regione del Pernambuco. Il modello che verrà sperimentato può far scuola ad altre aziende.

AVSI N CIFRE 120 progetti in 39 paesi del mondo. 4.150.000 persone hanno beneficiato degli interventi realizzati. 18.400.000 persone hanno beneficiato indirettamente degli interventi realizzati. 34.783 i bambini sostenuti a distanza in 33 paesi. 62 strutture educative costruite e ristrutturate. 1.642 borse di studio erogate. 1.670 persone in trattamento antiretrovirale. 29 pozzi d'acqua realizzati, 111 pozzi riabilitati, 14 pozzi motorizzati. 203.776 persone aiutate con attività di prima assistenza e sostegno alimentare. 15.090 persone sostenute nell'avvio di attività generatrici di reddito o mediante la concessione di microcrediti. 352.960 persone hanno ricevuto attrezzature e materiale agricolo. 8.732 operatori formati.

settembre 2011

BIRMANIA

UGANDA

AVSI al fianco dei produttori di riso in Myanmar. Una storia antica

AVSI e Provincia di Bolzano per un nuovo sistema educativo

Un chicco di riso. Questo il filo conduttore che lega realtà come AVSI, il Myanmar e i grandi produttori di riso italiani. Con una lettera di credito alla Banca di Genova 130 anni fa una delle più antiche industrie risiere italiane, la Riso Gallo, richiedeva di poter investire su qualche tonnellata di riso da importare dalla Birmania. Cominciava così il suo lavoro di import-export. Ed è sulla produzione agricola come strumento per ridurre l’insicurezza alimentare che AVSI ha cominciato ad operare in Birmania nel 2008 con progetti di sviluppo agricolo.

AVSI ha collaborato alla redazione dell'ordinanza sull'educazione emessa dal Distretto di Gulu in Nord Uganda e finanziata all'interno di un progetto di gemellaggio tra la Provincia Autonoma di Bolzano e il governo locale ugandese. Una collaborazione attiva per redigere con il governo locale le nuove politiche sull’educazione e le linee guida per un’istruzione di qualità nelle scuole primarie. Una necessità fondamentale per ridare slancio al Paese, dove gli insegnanti sono ancora troppo pochi e poco formati, causa l’instabilità della guerra che ha caratterizzato la regione. Con il disegno di legge si vuole favorire il miglioramento dell’istruzione primaria universale e promuovere l’attenzione nei confronti degli alunni così come la promozione di attività sportive nelle scuole. Il progetto prevede inoltre il coinvolgimento attivo e la partecipazione dei comitati di gestione delle scuole, dei leader locali, degli insegnanti e della comunità.


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settembre 2011

ITALIA

Grazie all’incontro tra Unicredit e Wwf nascono le “Officinae Verdi”

Taglio di emissioni di CO2, e risorse 'verdi' per sviluppare le energie pulite, ed incremento dell'efficienza. Questii tre obiettivi che si pone il nuovo progetto 'Officinae verdi', lanciato oggi a Roma – ma operativa dalla fine di settembre 2011 – e nata dal legame tra il Wwf Italia (che farà da 'sentinella' ambientale) e Unicredit (vero e proprio 'salvadanaio' pro-rinnovabili) per “un modello unico che coniuga finanza, tecnologia e sostenibilità ambientale”. L'idea di base – che unisce l'esperienza ambientalista del Wwf, un partner finanziario come UniCredit, e uno tecnologico come Solon (leader europeo nelle tecnologie fotovoltaiche) - e' quella di offrire ''a famiglie, imprese ed enti'' la possibilita' di ridurre i costi in bolletta e le emissioni di CO2. I benefici economici per le famiglie possono arrivare anche oltre il 50%, mentre per aziende ed enti si possono raggiungere risparmi del 3035% nei costi energetici. “Abbiamo costruito un modello innovativo – spiega Gaetando Benedetto, presidente di 'Officinae verdi', e già' direttore delle politiche ambientali del Wwf – capace di incidere realmente sullo sviluppo della green economy”. Questa joint venture societaria, conclude Paolo Fiorentino, vicedirettore generale di Unicredit group, “si pone come interlocutore nuovo nel panorama italiano ed europeo, in grado di combinare leva finanziaria e competenze ambientali e tecnologiche”.

ITALIA

Mantova tra agricoltura e rinnovabili: nasce l’agrovoltaico Pomodori, grano, mais e 7.500 pannelli fotovoltaici. E’ questa l'idea che Rem (Revolution Energy Maker) ha deciso di sfruttare nella campagna mantovana per coniugare la produzione di energia e

Il mondo in breve

cibo, con un'iniziativa nata tre anni fa per mano di sei gruppi industriali italiani attivi in vari settori, (Sandrini di Mantova, Fustinoni di Bergamo, Intergeo di Brescia, Melis di Cagliari, Dermotricos Engeneering di Brescia e Biesse di Genova). Iniziativa sfociata, nelle campagne di san Virgilio, nell'inaugurazione di un impianto agrovoltaico da tredici ettari. Un'idea che ha richiesto molti sforzi: non erano a disposizione, infatti, le tecnologie adatte a un impianto agro voltaico, per realizzare il quale è necessario permettere l'utilizzo delle macchine agricole senza che ci siano cavi che ne intralcino il lavoro e senza compromettere l'insolazione delle colture. Questo il progetto pratico: una serie di pali alti 4,5 metri e distanti fra loro 12 metri come intelaiatura. Fra un palo e l'altro, viene montata una "macchina" che sostiene 10 pannelli solari monocristallini a inseguimento solare che si spostano insieme al sole e consentono ai raggi di raggiungere le colture. Le macchine dialogano fra loro con un sistema wireless; la struttura viene poi dotata di un sistema di irrigazione automatico e di una rete di antenne che aiutano i mezzi agricoli.

La giovane società ha in programma la costruzione di altri tre impianti: nel mantovano (a Marcaria) e due nel piacentino (uno a Castelvetro, quasi pronto, e uno a Monticelli d'Ongina).

ITALIA

La Commissione Europea indice per novembre la Settimana dei Rifiuti Il Comitato promotore nazionale (Ministero dell’Ambiente, Federambiente, Rifiuti 21 Network, Provincia di Torino, Provincia di Roma, Legambiente, AICA, E.R.I.C.A. Soc. Coop., Eco dalle Città), annuncia l’apertura delle iscrizioni alla terza edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti che si terrà dal 19 al 27 novembre 2011. L'iniziativa nasce all’interno del Programma LIFE+ della Commissione Europea; obiettivo del Comitato ita-

17 A CURA DI FRANCESCO DRAGONETTI

e a lungo termine. Il costo dell’energia elettrica da essa prodotta continua infatti a diminuire rispetto a quello delle fonti energetiche tradizionali e l’obiettivo della parità di costo è ormai vicino.

EUROPA

EWEA: energia eolica determinante per ridurre i gas serra del 95%

Via libera al Fondo Europeo di Efficienza Energetica Un sostegno a chi investe sulle rinnovabili Rendere l’efficienza energetica una scelta allettante e commercialmente valida. Con questo obiettivo la Commissione europea, la Banca europea degli investimenti (BEI), la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Deutsche Bank hanno annunciato oggi a Bruxelles il lancio del Fondo europeo di efficienza energetica (EEEF). L’EEEF mira a fornire capitali, sia direttamente che attraverso istituti finanziari, a progetti su piccola scala che rappresentino soluzioni commercialmente valide nel settore pubblico per quanto riguarda l’efficienza e le rinnovabili. Il fondo sosterrà gli Stati membri nel soddisfare il loro triplice obiettivo: ridurre le emissioni di gas serra del 20%, aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili del 20% e diminuire il consumo energetico entro il 2020; per farlo la Commissione europea sta investendo 125 milioni di euro attraverso una prima tranche, in parte assumendo i rischi economici connessi con i progetti di investimento. La Bei fornirà 75 milioni di euro in tranche mezzanine e Azioni senior. Ulteriori impegni finanziari saranno assolti dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con 60 milioni di euro e dalla Deutsche Bank (5 milioni) che fungerà anche da gestore del fondo. “Lavorando insieme – ha dichiarato Caio KochWeser , vice presidente di Deutsche Bank, – per affrontare il cambiamento climatico, il settore pubblico e privato insieme possono ottenere molto di più di quanto ciascuno può ottenere singolarmente. Siamo orgogliosi di essere stati scelti in qualità di gestore del Fondo europeo di efficienza energetica, e ci auguriamo di poter annunciare a breve i primi investimenti, in collaborazione con i nostri partner”.

MONDO

L’ultimo rapporto delle EWEA (European Wind Energy Association) dimostra come l’energia eolica potrà essere determinante nel raggiungere l’obiettivo della direttiva dell’Unione Europea sui gas serra: ridurli del 8095% entro il 2050. La relazione dimostra come, prima del 2020, la maggior parte dei paesi membri dell’Unione Europea avrà triplicato la sua produzione di energia eolica, raggiungendo una capacità di 230 Gw e producendo così il 15,7% del fabbisogno energetico dell’UE. Entro il 2050, inoltre, tale percentuale potrebbe aumentare di altri trentacinque punti.

MONDO

Usa: 1,6 miliardi di dollari per ventisette progetti di mobilità Il governo statunitense ha annunciato lo stanziamento di 1,58 miliardi di dollari per ventisette progetti di mobilità urbana. I fondi saranno resi disponibili dalla Federal Transit Administration (FTA) per sostenere la partenza di progetti di metropolitane, metrotranvie e busvie ad alta efficienza. Tra i progetti più importanti il Denver's 13-station Eagle Commuter Rail project che collegherà il centro Denver all’aeroporto internazionale – e il Central Corridor Light Rail project, che collegherà Minneapolis a SaintPaul (le due principali città del Minnesota).

IEEE: l’energia solare è la più conveniente MONDO Quella del sole è l’energia Unep: Cina più abbondante, più diffusa e leader negli anche la più conveniente. È quanto sostiene lo IEEE investimenti (Institute of Electrical and Electronics Engineers), la più in rinnovabili liano è stimolare quanti più soggetti possibile - Enti e Istituzioni nazionali e locali, Pubbliche Amministrazioni, Aziende e Imprese - a mettere in piedi iniziative ed azioni volte alla riduzione dei rifiuti, a livello nazionale e locale.

grande associazione professionale al mondo per la promozione dell’innovazione tecnologica. La tecnologia fotovoltaica diventerà – afferma l’IEEE uno degli elementi chiave per la soluzione dei problemi energetici mondiali a medio

La Cina nel 2010 ha speso 48,9 miliardi di dollari in rinnovabili, soprattutto eolico, diventando così leader globale degli investimenti verdi. Nel complesso, l'anno scorso nel mondo le fonti rinnovabili hanno attratto il 32%

di investimenti in più rispetto al 2009, raggiungendo la cifra record di 211 miliardi di dollari, il 540% in piu' rispetto al 2004. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto del Programma Onu per l'Ambiente (Unep). Per l’Europa è boom di piccoli impianti, in particolare di fotovoltaico, trainato dai 34 miliardi dollari della Germania in primis (+132%) e dai 5,5 miliardi di dollari dell'Italia (+59%).

MONDO

In arrivo dall’Australia pannelli solari ultraleggeri Pannelli solari ultraleggeri, perché possono essere pitturati o stampati, realizzati grazie alle nanotecnologie. Realizzati dal gruppo di ricercatori australiani coordinati da Brandon MacDonald, i pannelli sono composti di nanocristalli del diametro di pochi milionesimi di millimetro e utilizzano appena l'1% dei materiali necessari per i pannelli convenzionali. La tecnologia brevettata è basata su inchiostri contenenti i nanocristalli: scegliendo la giusta combinazione di inchiostro e superficie e' possibile creare cellule solari efficienti usando pochissimo materiale o energia.

ITALIA

Ospedali verdi in Basilicata grazie ai diciannove milioni della Sel La Sel (Società Energetica Lucana) ha stanziato diciannove milioni di euro per costruire impianti fotovoltaici e, conseguentemente, abbattere i costi delle bollette di sei ospedali lucani. Il primo impianto verrà realizzato all’ospedale Tricarico, dove il parcheggio sarà coperto da un’installazione da 40 Kw, che eviterà l’emissione di mille tonnellate di CO2. A seguire, saranno toccati dal progetto anche il Presidio Ospedaliero di Melfi, il Poliambulatorio di Santarcangelo, il Presidio Ospedaliero di Villa d’Agri e il Presidio Ospedaliero Madonna delle Grazie di Matera.


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Il mondo in breve

EUROPA

ITALIA

EUROPA

MONDO

MONDO

L’UE investe in Italia per il progetto PhotoSi

Fiumesanto 4, progetto sardo a energia solare

Decollerà a breve il primo volo verde

Scoperti in Antartide 12 vulcani sottomarini

L'Unione europea investe 1,2 milioni di euro su quelli che potrebbero diventare i pannelli fotovoltaici del futuro. Il progetto si chiama PhotoSi ed e' coordinato da una studiosa italiana, Paola Ceroni dell'Università di Bologna. Attraverso la combinazione di nanocristalli di silicio e di dendrimeri, composti molecolari che prendono il nome dalla loro struttura ramificata, i nuovi pannelli saranno piu' efficienti, meno costosi ed eviteranno l'utilizzo di metalli potenzialmente tossici. Il finanziamento partirà il primo gennaio 2012 e avrà una durata di cinque anni.

La giunta della Regione Sardegna, su proposta dell'assessore regionale della Difesa dell'ambiente Giorgio Oppi, ha approvato la delibera che consente di non sottoporre all'ulteriore procedura di Via (Valutazione Impatto Ambientale) il progetto di energia da fonte solare della E.On Climate & Renewables Italia Solar s.r.l. L'impianto fotovoltaico (“Fiumesanto 4”), ubicato a Badde Tribide, sarà generato da 45.759 moduli, occuperà una superficie di 27 ettari e avrà una potenza di 10,75 MWp.

È San Francisco la metropoli più pulita del Nord America

ITALIA EUROPA

In Spagna le onde del mare producono energia grazie all’ OWC A Mutriku, comune spagnolo della provincia di Guipúzcoa, è stato attivato il primo impianto europeo che produrrà energia sfruttando il potenziale delle onde marine. L’impianto, con una potenza istallata di 296 kW ed una produzione annua stimata di 600mila kW/h, in grado di soddisfare i bisogni energetici di 600 persone, è stato realizzando grazie ad un investimento di 6,7 milioni di euro, un terzo dei quali elargiti dal governo basco. La centrale sfrutterà una tecnologia che nell’acronimo inglese è conosciuta come OWC, ovvero a colonna d’acqua oscillante, uno dei dispositivi attualmente più maturi nel settore.

Enel, Sharp e Stmicroelectronics danno vita in Sicilia alla 3Sun

Manca poco ormai e il volo commerciale più lungo effettuato esclusivamente con una miscela di biocarburanti decollerà dalla capitale olandese. Partendo da Amsterdam direzione Helsinki la Finnair, compagnia aerea finlandese, grazie all’accordo con il fornitore di biofuel l’olandese SkyNRG riceverà un carico di 20 mila tonnellate di carburante ottenuto mediante la raffinazione di oli da cucina, necessario per affrontare circa 4 tratte.

ITALIA

Reale Mutua e Life Gate mettono in moto l’assicurazione eco-frinedly

Nasce a Catania la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici d’Italia. A inaugurare l'impianto di 3Sun, sono Enel, Sharp e Stmicroelectronics, che hanno investito 70 milioni di euro ciascuno, oltre a 49 milioni di project finance e di incentivo pubblico. La fabbrica avrà una capacità produttiva di pannelli fotovoltaici di 160 MW all'anno, che potrà aumentare a 480 MW l'anno. "L'accordo con Sharp e Stm spiega l'ad dell'Enel Fulvio Conti - ci ha permesso di realizzare lo stabilimento più grande d'Italia, che tra l'altro permetterà la riduzione della quota di pannelli importati dalla Cina".

La prima assicurazione RC auto “eco-friendly”: è questo il nuovo prodotto “Contachilometri Reale” di Reale Mutua, la nuova formula polizza “Pay as you drive” pensata per coloro che hanno a cuore la salute del pianeta. Grazie alla collaborazione con il progetto Impatto Zero® di LifeGate, infatti, per ogni polizza “Contachilometri Reale” sottoscritta, Reale Mutua donerà un euro per contribuire alla creazione e tutela di aree verdi in crescita in Costa Rica, lo stato con la più alta densità di biodiversità al mondo. Per ogni euro donato verranno creati e tutelati 6 mq di foresta. Inoltre, se i clienti sceglieranno per la formula “Salva Carta” – limitando anche l’utilizzo dei documenti cartacei – la donazione raddoppio a 2 euro.

Un nuovo riconoscimento per San Francisco e per la sua vocazione di città verde. A darglielo e' la Siemens, che per la prima volta ha stilato una classifica delle metropoli più pulite del Nord America. Lo rende noto il sito ambientalista Mother Nature Network. La classifica viene fatta attraverso otto ''indicatori globali'': emissioni di anidride carbonica, consumi energetici, compatibilità ambientale degli edifici, trasporti, gestione e trattamento delle acque, gestione dei rifiuti, qualità dell'aria, governance ambientale.

Una catena di enormi vulcani sottomarini e' stata scoperta nell'Antartide dai ricercatori del British Antarctic Survey. Si tratta di 12 vulcani, molto dei quali attivi, scoperti nelle vicinanze delle South Sandwich Islands. I vulcani, molti dei quali superano i 3000 metri, sono stati individuati dall'equipe di ricerca grazie a sofisticate tecnologie sonar 3D. La maxi scoperta, prima nel suo genere per l'area antartica, ha lasciato gli esperti a bocca aperta: ''sono dei vulcani molti grandi, se fossero stati sulla terra ferma sarebbero stati davvero notevoli'', ha commentato a Live science, il vulcanologo della British Antarctic Survey, Philip Leat.

MONDO

Quasi il 20% dell’energie deriva da fonti rinnovabili Crisi economica, tagli ai sistemi di incentivazione e ribassi nei prezzi del gas non hanno fermato la corsa delle rinnovabili, che nel 2010 sono state in grado di fornire circa il 16% del consumo finale di energia e quasi il 20% dell’elettrica a livello mondiale. A livello dell’offerta invece, la capacità delle rinnovabili ha raggiunto quasi un quarto della produzione energetica totale. Lo certifica il "Renewables 2011 Global Status Report", con cui Ren21, una rete politica globale di convidisione di idee per la promozione delle ecoenergie, ha fatto il punto sul settore, fornendo annualmente una prospettiva integrata sulla situazione delle rinnovabili globali attraverso le tecnologie, i mercati e i Paesi.

EUROPA

Teleriscaldamento per le eco-case di Amburgo Ad Amburgo, per la prima volta in Europa, le fonti di energia rinnovabili potranno essere sfruttate per il teleriscaldamento degli edifici oltre che per la produzione di elettricità. Il progetto, sviluppato dalla tedesca E.ON, avrà un costo complessivo di 7 milioni di euro, finanziati in parte dal Ministero dell'ambiente federale. Le abitazioni dotate di impianti solari termici potranno immettere il calore prodotto d'estate nella rete di teleriscaldamento della E.ON, per poi "riscuoterlo" in inverno. Grazie al sistema di immagazzinamento dell'azienda, i singoli produttori di energia solare non avranno bisogno di installare impianti di accumulazione autonomi.


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settembre 2011

Il mondo in breve

ITALIA

MONDO

Ai blocchi di partenza la raccolta differenziata delle lampadine

Binomio Usa-Svizzera… e gli elvetici fanno da maestri

Elettrodotto Benevento-Foggia Emanato il decreto che dà il via libera ai lavori

La Svizzera punta a collaborare con gli Usa in materia di energia: lo ha detto la consigliera federale Doris Leuthard dopo gli incontri a Washington con esponenti del governo americano. Nel campo della costruzione di edifici a basso consumo energetico gli Stati Uniti potrebbero imparare dalla piccola Confederazione, ha affermato la ministra elvetica in una conferenza stampa nella capitale americana. Con il sottosegretario Arun Majumdar la consigliera federale ha tra l'altro discusso sui modi per stabilizzare i consumi di energia. In questo settore Leuthard punta ad istituzionalizzare la collaborazione fra i due stati.

Sta per nascere un nuovo collegamento fra Campania e Puglia: a breve comincerà, infatti, la costruzione dell’elettrodotto Benevento – Foggia. Nei giorni passati, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente, d’intesa con le regioni Campania e Puglia e dopo quattro anni e mezzo di lavoro, hanno emanato il decreto che darà il via libera alla costruzione dell’ “autostrada dell’energia”. Terna, che gestisce l’intera rete elettrica nazionale, è pronta ad investire novanta milioni di euro, a frontE di risparmi garantiti sia per i cittadini che per le imprese. L’elettrodotto permetterà di coprire parte del deficit di produzione della Campania. “Notevoli i benefici elettrici ed economici” sottolinea il gestore della rete. Oltre ad una maggiore affidabilità e sicurezza del sistema elettrico dell'area, la nuova linea elettrica produrrà un risparmio complessivo per gli utenti pari a circa trenta milioni di euro l'anno, dovuti all'incremento di 1.000 Mw di capacità produttiva (cinquecento Mw da produzione più efficiente e cinquecento Mw da produzione eolica). Sul fronte ambientale la ''Benevento II - Foggia'' consentirà una riduzione di CO2 in atmosfera pari a centocinquantamila tonnellate l'anno, a cui si aggiungono i benefici derivanti dalla razionalizzazione associata: saranno centocinque i chilometri di vecchie linee aeree demoliti e trenta i chilometri di elettrodotti interrati, a fronte della realizzazione di ottantatre chilometri di nuove linee”. L’opera interessa diciassette comuni delle province di Benevento e Foggia. Una volta completata, il vecchio elettrodotto “Candela-Foggia” verrà completamente smantellato.

Parte dal 1° settembre la nuova iniziativa che ha come progetto pilota ''Small Collection'': la raccolta differenziata delle lampade a basso consumo esauste. Il consorzio nazionale per il recupero e il trattamento di apparecchiature di illuminazione raccoglie, nei punti vendita della grande distribuzione, tutte le lampade usate a basso consumo. È la prima iniziativa italiana rivolta ai consumatori finali che ha l'obiettivo di agevolare il mondo della distribuzione a ottemperare agli adempimenti previsti dal DM 65 dell'8 marzo 2010. La normativa impone l'obbligo ai distributori-rivenditori di Apparecchiature elettriche ed elettroniche di ritirare l'apparecchio fuori uso al momento dell'acquisto di un nuovo prodotto, trasportando i rifiuti presso i centri di raccolta comunali. Sarà Ecolamp ad effettuare il servizio di raccolta e riciclo dagli appositi contenitori ubicati presso i rivenditori.

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EUROPA

OCCHIELLO

Nella piovosa regione del Galles approda l’energia solare

Anev: eolico, obiettivo 2020 65.000 occupati nel settore

Un ''vigneto'' solare: così il suo ideatore, Glen Petres, ha voluto chiamare la prima installazione del Galles per la produzione su larga scala di energia solare. La capacità iniziale - come riferiscono vari organi di stampa britannici - dovrebbe essere di 1 megawatt, ma l'obiettivo è di raddoppiarla in tempi brevi. L'impianto sarà costituito da 10mila pannelli solari, la cui pellicola particolarmente sottile dovrebbe essere la piu' adatta al clima piovoso del luogo. I pannelli saranno sistemati in file - quattro metri l'una dall'altra - come vigne e copriranno una superficie di 2,5 ettari.

Portando avanti delle congrue politiche di governo, nel 2020 il nostro settore dell’eolico potrebbe occupare circa 65.000 lavoratori. Lo dice uno studio dell'Anev (Associazione nazionale energia del vento), elaborato con la Uil, sul potenziale eolico italiano. Nonostante il dato potenziale sull'occupazione per il 2020, in caso di realizzazione dei 16.200 MW, l'Anev denuncia gli effetti futuri della manovra economica: "L'opportunità - ha dichiarato Tabarelli de Fatis, (Presidente ANEV) intervenuto a Torino sul tema: "Colletti verdi: il lavoro in Italia al tempo dei Green Jobs", - può nascere solo da fatti concreti che al momento non sembra si stiano adottando nel nostro Paese. La manovra economica, che prevede un taglio sui ritorni del 10%, drasticamente colpisce il settore energetico e quello delle rinnovabili. Di certo non è un segnale incoraggiante per guardare a un futuro verde in Italia".



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settembre 2011

Way of life

E-BAY • ACQUISTI VERDI

Si chiama itHouse ed è un’idea dello studio di architettura Taalman & Koch di Los Angeles: una vera e propria casa prefabbricata, concepita per minimizzare l’impatto ambientale, che arriva al futuro proprietario impacchettata e pronta per l’assemblaggio. All’interno troviamo gli elementi dell’involucro perimetrale, in alluminio, pre-assemblati in fabbrica, leggeri e di piccole dimensioni, insieme agli elementi di interior e alle chiusure esterne. Il tetto coibentato nasconde l’impianto elettrico e di condizionamento, le armadiature e le pareti attrezzate dividono le stanze, mentre le pareti vetrate a tutta altezza e le pareti coibentate, con tanto di porte già inserite, dividono gli interni dagli esterni. Dotata di pannelli fotovoltaici che le permettono la totale autosufficienza, la casa fai da te può essere posizionata in qualsiasi angolazione per sfruttare al meglio la luce solare. Per ora, per vedere un primo esempio, bisognerà farsi un viaggetto in California, nei pressi del Joshua Tree National Park. Qui la itHouse è stata realizzata su un’area desertica, dimostrando ai progettisti le proprietà e le funzionalità di un’abitazione energeticamente autosufficiente e completa in ogni sua rifinitura interna.

Dal pezzo riciclato alla casa green. Il tutto a domicilio “Alto rispetto ambientale” è la parola magica. Ebaygreenteam.com il sito internet. Una vera novità internazionale nel commercio elettronico, voluta da un protagonista del market online: ebay. La Società, spinta da un crescente interesse di acquirenti e venditori alla convenienza del mercato sul web, ha deciso infatti di aprire ad un nuovo interessantissimo esperimento: creare la prima piattaforma di acquisto e vendita online per chi tra i requisiti di ciò che acquista mette sempre un ingrediente in più: il rispetto per l’ambiente e la salute. E come se non bastasse non si da spazio solo al mercato di prodotti ed oggetti nuovi, ma anche al riciclo: molti scelgono di rimettere in circolo cimeli spolverati, vecchia tecnologia oggi cult, accessori ed abiti. Insomma una nuova filosofia: non gettare, ma soprattutto riciclare. Ciò che a noi non occorre più potrebbe servire a qualcuno che magari lo sta già cercando. L’ultima novità degli acquisti on-line è la casa “a domicilio”, autosufficiente, ecologica, riciclabile al 98% e tutta da montare.

UN PANNOLINO PER NON INQUINARE Pannolini lavabili in fibra di bamboo e cotone biologico. Sono i wikymilky, che, grazie ai bottoncini che ne regolano l'altezza e la larghezza, vestono da 3,5 a 16 kg, come dire dalla nascita fino al vasino. Il Bamboo e il Cotone Biologico sono fibre naturali di altissima qualità ed hanno un alto potere assorbente che garantisce l'effetto asciutto oltre a importanti proprietà naturali antibatteriche, antiallergiche e traspiranti che non si perdono con l'usura e i lavaggi frequenti. È disponibile anche la versione in Micropile che offre il vantaggio di una asciugatura lampo e una piacevole sensazione di asciutto.

ALIMENTAZIONE • EFFETTI BENEFICI

SOLE • EFFETTI BENEFICI

Contrordine, la cioccolata fa bene al cuore e allunga la vita

Tra Sole e psiche un bel feeling. La luce naturale mette di buon umore

Non tutto ciò che è buono fa male! Secondo Parker, esperto in problemi di depressione, mangiare cioccolato fa scattare a livello cerebrale la stessa risposta chimica dei potenti farmaci antiansietà. I carboidrati e gli zuccheri contenuti nel cacao, infatti, permettono la produzione di endorfine e oppioidi, prodotti naturalmente dal cervello, più velocemente di molti psicofarmaci. Quando i carboidrati e lo zucchero nel cioccolato raggiungono il sistema digestivo, 'inondano' il cervello di 'ormoni del benessere' o endorfine. Una sorta di elisir di lunga vita. Altra sostanza interessante è l'anandamide, che produce sulle cellule cerebrali effetti simili a quelli della marijuana, senza provocare i sicuri danni del "fumo" ma favorendo una sensazione di benessere, di appagamento e di serenità. Queste ricerche confermerebbero quindi che il piacere che deriva dal mangiare cioccolato ha chiare basi biologiche e non solo psicologiche. E quindi perché non mangiare cioccolata se poi proprio in Italia è appena nato il primo cioccolato light del mondo? I cioccolatieri di Modica lo presenteranno

Le vacanze volgono al termine! Ancora qualche strascico di sole e di mare per qualcuno che non vuol accettare l’ormai definitivo rientro al lavoro e soprattutto non vuole rinunciare all’abbronzatura. Ma il tanto amato sole estivo, che pure porta i suoi benefici sia all’umore che alla bellezza, nasconde ahinoi le sue insidie. Effettivamente il sole può farci invecchiare precocemente, indebolire e sfibrare i capelli, creare disturbi agli occhi, esporre la pelle a rischi di tumore, ma soltanto se ci esponiamo troppo, nelle ore sbagliate e senza alcuna precauzione! Il sole infatti, se preso con moderazione, ci aiuta a stare bene e ci mette di buon umore; recenti studi hanno confermato che c'è una correlazione fra luce e psiche: i raggi solari, soprattutto di mattina, agiscono sul funzionamento di alcune sostanze chiamate neurotrasmettitori che regolano l'umore. È stato dunque piacevole e rilassante trascorrere le vacanze al mare, ma è tempo di badare alla pelle! Alte temperature, poca idratazione l’hanno sicuramente danneggiata. Ora pochi e semplici accorgimenti possono essere utili. Dap-

nell’ambito di Chocobarocco 2011 dal 28 ottobre al primo novembre di quest’anno. Due gli ingredienti: pasta di cacao e zucchero. Con vaniglia o cannella come aromi naturali. La tecnica risale al 1746, quando Casa Grimaldi mise a punto una ricetta che metteva già allora "al bando" i grassi. L’amalgama della pasta di cacao e dello zucchero viene effettuata ad una temperatura che non supera i 42 gradi centigradi, in modo tale da preservare tutte le componenti volatili presenti nelle fave di cacao, come i flavonoidi, antiossidanti che combattono i radicali liberi. Più magri, ma anche più sani: il cioccolato così prodotto è infatti un cardioprotettivo che riduce il rischio di ictus.

prima esfoliare la pelle per eliminare le impurità: si possono usare dei prodotti cosmetici ma anche un esfoliante fatto in casa con zucchero e miele. Dopo, un impacco di olio di oliva o mandorle e una pesca a pezzettini donerà nuova idratazione ed eviterà l’apparizione di macchie o screpolamento. È importante ricordare che la vera idratazione della pelle si fa dall’interno: bevendo molto acqua e liquidi. Inoltre mangiare verdure come la carota, la zucca e gli spinaci aiutano a mantenere la pelle brillante grazie alle vitamine e prolungano l’abbronzatura. Altra vittima sono i capelli, ma un trattamento idratante, con olio di oliva e avvocato, li fa tornare in vita in una decina di minuti!

21 A CURA DI FRANCESCA IANNONE

VELA

America’s cup 2012 Venezia vs Napoli, al fotofinish Per il 2012 la tappa italiana delle World Series della America's cup, la regata velica più famosa al mondo, sembrava ormai assegnata a Napoli. Questa, inoltre, è solo la seconda partecipazione di imbarcazioni multiscafo, ovvero dei catamarani. Il comune ed il sindaco della città avevano puntato molto sulla regata. L'accordo sembrava raggiunto il 13 giugno. Ora invece, sembra che Venezia abbia scalzato Napoli offrendo maggiori garanzie economiche. Una cocente sconfitta per Napoli, che ha trascorso l'estate dibattendo dei progetti per preparare Bagnoli all'evento. Si parla di un villaggio di container e di capannoni sulla colmata, del pontile Sud per l’attracco e lo start delle barche a vela. E mentre Napoli e Venezia si giocano la partita America’s cup, altre barche a vela fendono i mari in maniera del tutto inusitata. Viaggiare a vela è uno dei modi migliori per vivere il mare. Grazie allo sfruttamento del vento come forza motrice, velieri e barche a vela sono in grado di ridurre al minimo le emissioni nell'ambiente. Secondo i ricercatori dell'Università "Fourier" di Grenoble, non era ancora abbastanza. Così, hanno progettato e realizzato una imbarcazione che, grazie a pannelli fotovoltaici, impianto eolico e motore a idrogeno ha completamente eliminato le emissioni. È nato “Zero CO2”, prototipo di veliero di 12 metri che non usa carburante neppure per manovrare nel porto e utilizza l’energia del vento e del sole per alimentare

gli strumenti di bordo, riscaldamento e sistema di controllo del motore. Con 150 litri di idrogeno la barca ha un’autonomia di circa 15 giorni di navigazione ed è in grado di produrre energia per 5 appartamenti. Il progetto, da oltre 2 milioni di euro, è frutto della sinergia tra Commissariato francese delle energie alternative, l’Università ‘Fourier’ di Grenoble e il cantiere navale Fora Marine di La Rochelle. L’imbarcazione ecologica è stata presentata nei giorni scorsi a Cala de’ Medici, a Rosignano (Livorno), sede della Solvicore. L’azienda italiana, nata da una joint venture con Solvay, spende ogni anno 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo è impegnata nel progetto “Solar Impulse”: il tentativo di compiere nel 2012 un giro del mondo con un aereo a energia solare. I quattro progettisti marinai dell’Università di Grenoble cercano finanziamenti per un tour scientifico sull’inquinamento del Mediterraneo.


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settembre 2011

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Giovani talenti

INTERVISTA

Studere, studere, post mortem quid valere? Così recita un motto latino evocato da qualche riottoso studente di liceo. Ma i ragazzi, tanto più se svogliati, vanno convinti a studiare con storie vere e non con le favole. Così raccontiamo la storia vera di Andrea Pirisi, un ragazzo che nel 2005 si è laureato a pieni voti in Ingegneria elettrica presso il Politecnico di Milano e a seguire si è cimentato, durante il dottorato, in studi sui generatori elettrici azionati dal moto ondoso o dal transito di autoveicoli. Oggi insieme ad alcuni altri giovanotti di belle speranza ha fondato Underground Power, un azienda del settore CleanTech che vuole produrre sistemi capaci di convertire il moto lineare in energia elettrica a emissioni-zero con un impatto positivo sull’ambiente attraverso il dispositivo denominato Lybra. Il prodotto, che esteriormente si presenta come un dosso di rallentamento, è capace di raccogliere l’energia cinetica che un’automobile disperde in frenata, di convertirla in energia elettrica e di scambiarla con la rete elettrica nazionale, coniugando una maggiore sicurezza stradale con la produzione di energia da fonte alternativa. Lo stadio di sviluppo del progetto è ancora in una fase sperimentale: i test sul prototipo di prima generazione sono stati completati e sono in corso i test sul prototipo di seconda generazione, che diventerà un prodotto disponibile sul mercato nel secondo semestre 2012. Anche la protezione giuridica è stata garantita: attualmente Lybra è protetto da proprietà industriale, tutelato da 2 brevetti nazionali, una domanda PCT per brevetto internazionale in fase di esame ed un ulteriore domanda in fase di avvio. Ma la forza di UP, oltre alla tecnologia, è il team ben assortito, caratterizzato da un'eterogeneità di studi, esperienze e competenze che hanno consentito di gestire e realizzare la fase di ricerca e sviluppo in completa autonomia, dimostrando di saper unire l’esperienza della ricerca accademica con la capacità critica e finanziaria e la cultura imprenditoriale.

Lybra,l’energia lungo la strada, dove meno te lo aspetti

UP, su e giù per il dosso in macchina si produce energia Un team di giovani ha messo a punto un sistema per convertire il moto lineare in energia a emissioni - zero Accanto ad Andrea ci sono altri soci di valore assoluto: Andrea Corneo, 30enne bocconiano che sa far bene di conto; Massimiliano Nosenzo, 35enne cresciuto a pane e industria, l’imprenditore del gruppo, è lui che “fa girare la macchina”; e poi Riccardo Zich, il decano del gruppo, 45enne docente al Politecnico di Milano. Un team che ora si appresta ad affrontare la sfida commerciale: i luoghi ideali dove allestire il dispositivo sarebbero interporti, caselli autostradali, centri logistici, stazioni di sosta che hanno la caratteristica comune di presentare delle zone di rallentamento forzato nelle quali l'energia cinetica del veicolo viene dispersa. Recuperare una quota parte dell'energia sprecata consentirebbe di produrre energia elettrica in modo alternativo, contribuendo di fatto alla compensazione delle emissioni di CO2 legate al traffico viario. Una bella storia, una storia vera quella di UP, un’azienda che a breve, siamo certi, vedremo affermarsi sul panorama internazionale.

CARTA D’IDENTITÀ Nome: Andrea Pirisi Età: 32 Luogo di nascita: Milano Residenza: Monza Web: www.upgen.it Qualcosa di lui. Laureato a pieni voti in Ingegneria Elettrica nel 2005 presso il Politecnico di Milano dove, nel 2010, ha ricevuto con lode il Dottorato di Ricerca. Ha realizzato diversi prototipi sperimentali di generatori elettrici azionati dal moto ondoso o dal transito di autoveicoli. È autore di numerosi articoli scientifici pubblicati a conferenze nazionali ed internazionali sulla modellizzazione di sottosistemi elettrici ed elettronici ed è titolare di 3 brevetti sulla generazione da fonti alternative. Interessi e hobbies: motocicletta, musica rock (batteria)

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Ci puoi dire le caratteristiche salienti di Lybra? Uno dei principali problemi del trasporto moderno è legato allo spreco che lo caratterizza. Il motore a scoppio, per esempio, ha un rendimento del 30% e quindi meno di un terzo dell'energia della benzina viene utilizzato per conferire movimento all'autovettura, il resto è dissipato nell'ambiente in forma di calore e gas esausti. Come se non bastasse, questo 30% viene regolarmente dissipato dai freni ogni volta che il veicolo è costretto a rallentare. Lybra è un dispositivo simile ai comuni dossi stradali, capace di recuperare l'energia che le automobili disperdono in frenata e di convertirla in energia elettrica. Per dare un'idea di quanta energia si sta parlando, si consideri che in una strada urbana a media percorrenza transitano mediamente 2000 autovetture al giorno. Installando uno dei nostri sistemi "Lybra" prima di uno Stop sarebbe possibile produrre fino a 40.000 chilowattora l'anno, pari all'energia prodotta da 270 pannelli fotovoltaici e sufficienti a soddisfare l'intero fabbisogno di 17 famiglie. Il prototipo è stato testato? Il prototipo è stato testato recentemente presso la corsia "drive-thru" di un fast food ed ha dato ottimi risultati: l'energia prodotta è all'altezza delle nostre aspettative e le vibrazioni percepite dall'automobilista sono simili a quelle provocate dal transito sulle pavimentazioni dei centri storici. I prossimi passaggi verso la commercializzazione dei power bumps? Attualmente abbiamo in programma l'installazione di un impianto pilota entro la fine dell'anno e riteniamo che si possa avviare la fase commerciale per l'inizio del 2012. Chi sono i vostri clienti potenziali? Comuni, province, concessionarie autostradali, ... Ci puoi anticipare il tipo di offerta commerciale che volete costruire? Stiamo pensando di basare la nostra offerta su un "soddisfatti o rimborsati": il prodotto verrà offerto in prova per 3/6 mesi a parametro zero. Il cliente sarà tenuto a comprarlo solo se il dispositivo ha prodotto l'energia dichiarata al momento della stipula del contratto di acquisto.


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settembre 2001

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A CURA DI FRANCESCO ANDREANI ARCHITETTO

Le buone pratiche di contenimento energetico degli edifici fanno ormai parte della cultura di progetto, l’obiettivo di una casa energeticamente autosufficiente è davvero vicino. Laterizi rettificati a bassa dispersione, impianti energetici autonomi, fotovoltaici e geotermici, con macchine sempre più affidabili per costi e gestione sono già nella pratica costruttiva.

URBANISTICA

La fine dell’urbanistica dopo l’ultimo dopoguerra

Sostenibilità in architettura: non tutto è come appare Quali delle numerose buone pratiche che circondano il mondo e la rinnovata attenzione ambientale sembrano oggi sostenere e vincere la prova dell’efficacia, di un’applicazione destinata a durare? Quali possono entrare nella cultura reale della città e dell’architettura e rimanervi, senza il probabile destino di un veloce consumo tecnologico senza riciclo? Alla scala della città le innovazioni più convincenti interessano gli spazi comuni dei nuclei urbani, tra i quali spicca l’introduzione della pratica di recupero delle acque piovane. Se regioni come Umbria e Puglia hanno già introdotto obblighi normativi per edifici e nuovi comparti (L.R. Umbria 17/2008, L.R. Puglia 13/2008) la buona pratica modificherà le dotazioni di verde pubblico degli insediamenti urbani e con esse il disegno di parchi e giardini. Un esempio particolarmente nobile è dato dall’opera di Peter Latz in Lussemburgo. Dello stesso segno ma con qualche difficoltà per un eccessivo ottimismo gestionale è il secondo segmento di questa buona pratica ovvero la depurazione naturale delle acque di recupero, la fitodepurazione, ancora troppo costosa nell’esercizio e nella manutenzione. L’idea di bilancio energetico complessivo della pratica è fondamentale nella nuova attenzione ambientale. Alcuni protocolli internazionali (LEED, HQE) assegnano a quest’idea un valore particolare. In breve, nel bilancio occorre valutare non solo gli effetti immediati della proposta

ma anche le condizioni preliminari e successive ovvero i costi globali della tecnologia o della pratica, i costi di esercizio, di gestione, di manutenzione, l’energia spesa per accendere e gestire nel tempo la nuova pratica. I protocolli ambientali italiani trascurano l’aspetto gestionale, quasi in continuità con un vizio solo recente della cultura del progetto italiana, che dagli anni ’70 astrae con ostinazione dalle condizioni di manutenzione delle qualità pubbliche e private, dalle grandi opere ai piccoli dettagli delle architetture. Per questo in alcuni protocolli ambientali la vecchia pratica d’uso di materiali da costruzione naturali locali corrisponde ancora ad una buona pratica da seguire per il risparmio di energia dei trasporti. Oppure l’uso di materiali naturali ad alto tasso di manutenzione, come l’uso esterno e diffuso di legno nei paesi mediterranei, vanifica e con-

traddice la sostenibilità delle scelte. Le architetture “sostenibili” italiane e spagnole sono piene di affascinanti rivestimenti in legno naturale destinate nella realtà a cicli di manutenzioni frequenti e costosi per il clima dei luoghi. In questa singolare vicenda che è la cultura del progetto troviamo architetture traboccanti di materiali naturali, di fantastici giardini pensili a tutte le altezze, facili immagini virtuali che fanno sognare ma che nulla dicono della loro sostenibilità reale e, in quanto reale, davvero ambientale. Positive e durature sembrano invece le buone pratiche di contenimento energetico degli edifici. Con una velocità sorprendente sono entrati nello standard ordinario nuovi modifiche intelligenti e raffinate di materiali consolidati e l’obiettivo di una casa energeticamente autosufficiente è davvero vicino e prossimo alla cultura ordinaria del progetto. Laterizi rettificati a bassa dispersione, impianti energetici autonomi, fotovoltaici e geotermici, con macchine sempre più affidabili per costi e gestione sono già nella pratica costruttiva. Ma l’immagine di questa nuova casa “sostenibile” piuttosto che ai sogni vetrati degli architetti, impossibili ed elitari per costi e destinazione sociale, si avvicina invece a quella della tradizione muraria, impegnata però in una misura nuova tra chiusura e apertura di un edificio, tra la necessità di una prevalente ed energetica superficie muraria e il fascino dell’apertura dell’edificio verso la luce ed il paesaggio.

ELOGIO DELLA REALTÀ La cura ambientale, con un vigore sempre crescente, ha già prodotto una grandissimo lavoro fatto di sistemi, nuove tecnologie, prodotti, dispositivi, processi e protocolli alla grande scala e alla scala di dettaglio della vita quotidiana. Ma non tutte le nuove conquiste di questo lavoro superano l’esame del tempo, dell’esperienza, dell’applicazione duratura ed efficace, e divengono per questo buone pratiche, collaudate e disposte all’imitazione per la loro validità. L’euforia tecnologica già fiorita negli anni ‘70 lasciò sul campo molti ingombranti relitti di piccole e grandi tecnologie inattuali.

ARCHITETTURE • AVATAR

ARCHITETTURE • CASTEL DEL MONTE

La Milano insostenibile

Il nuovo sguardo sulle terme federiciane

Un po’ di ironia non guasta nell’ osservare l’architettura, in particolare quella che guarda al mondo della sostenibilità ambientale. L’osservazione ironica è resa ancora più facile dalle possibilità del disegno virtuale, dei render fantastici che illudono e indicano mondi di Avatar sospesi e senza radici. Uno dei tipi allegri dell’architettura avatar dei nostri giorni è sicuramente il paradosso ambientale ovvero l’irresistibile tentazione di rivestire con il verde qualsiasi progetto, come se l’ar-

Uno studio interessante rinnova la storia di uno dei monumenti più affascinanti dell’architettura italiana, Castel del Monte, costruito da Federico II di Svevia in Puglia. Edificio singolare, castello senza difese, palazzo senza città e consuete comodità, per la sua concezione geometrica è stato spesso considerato come monumento esoterico e enigmatico. Il lavoro di due ricercatori del Politecnico di Bari, Fallacara e Occhinegro, restituisce con esattezza a Casteldelmonte il valore funzionale ed esemplare di

chitettura fosse una vergogna da coprire. Tra le diverse insostenibilità dei nuovi e brutti quartieri Citylife e Milano-Porta Nuova segnaliamo quella dei Boschi Verticali, affascinanti grattacieli di grandi alberi e fioriere giganti che sembrano interrogare il cittadino sulle spese condominiali, sulle perdite di umidità dal piano di sopra, su tempi e modi della potatura, sui venti ai piani alti e le cadute ai piani bassi. Vedere per credere: www.city-life.it www.porta-nuova.com

splendida architettura termale, dedicata all’imperatore e alla sua corte, costruita sul recupero delle acque piovane e sulle tecniche di ventilazione passiva di tradizione araba. Le otto torri angolari non erano torri di difesa militare ma accurati dispositivi di raccolta delle acque piovane con cisterne in copertura e una rete idrica complessa e nascosta che alimentava le sale a diversa temperatura del percorso termale. La storia si trova in “Castel del Monte”, Polibapress 2011, www.retevitruvio.it

Le recenti disposizioni del Piano casa, promosse dal governo Berlusconi e poi recepite dai governi regionali in modo convinto e spesso con importanti aggiunte ed articolazioni (Lazio, Puglia 2011) non devono essere considerate come l’ennesima “deroga” di un governo schierato dalla parte dei cementificatori e degli speculatori. Sono il segno di un cambiamento avvenuto da tempo nel campo della disciplina del progetto urbano, di quelli che si occupano della trasformazione edilizia del territorio, di quella cultura che concretamente muove e regola la trasformazione del territorio, del paesaggio e delle città. Quella cultura credeva fermamente che il progetto urbano potesse dirigere e dare forma alla città, che fosse nel potere del progetto pubblico, attraverso i Piani regolatori delle città e del territorio, costruire forme e sistemi, logiche e qualità formali e civili. La disciplina del progetto urbano in Italia vive ormai una crisi evidente di identità e di ragioni Quell’idea, così semplicemente espressa dalla legge urbanistica 1150 del ‘42, la legge urbanistica nazionale ancora in vigore in Italia, venne messa in crisi nella seconda metà degli anni ’90 dalle politiche del Governo Prodi, che, di fronte alla rigidità della pianificazione urbanistica vigente, propose piani di riqualificazioni territoriali e locali che per la prima volta “derogavano” dalla pianificazione ordinaria. Da allora e non solo oggi la disciplina del progetto urbano in Italia vive una crisi evidente di identità e di ragioni, divisa tra il necessario ruolo di attività ordinaria dedicata alle regole della città e del territorio e l’esigenza di accompagnare senza contraddire, di acconsentire al basso profilo disegnato per lei dalla cultura politica e civile. Quello che molti si aspettavano da questo, come da un qualsiasi altro governo, ovvero la riforma di senso comune dell’impianto istituzionale della cultura del progetto, la modifica del tessuto ordinario delle regole, del lavoro degli autori della città, oggi disorientato e impossibile, ingolfato da sovrapposizioni di ruoli e obiettivi, inefficaci e inutili fino al paradosso dell’immobilità, tutto questo non è accaduto. La società politica ha preferito perseguire la strada facile delle deroghe e degli obiettivi ignorando il tessuto quotidiano delle regole, alimentando contrapposizioni con il mondo delle istituzioni dedicato al territorio. Difficile da comprendere è anche il silenzio della cultura urbana italiana che preferisce l’omissione della proposta e l’orgoglio della disciplina perduta.



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