ALFREDO ROSSI
LA VIA LATTEA DI LUIS
BUÑUEL
« C’è forse una sola religione che non porti il marchio dell’impostura e della stupidità? »
I MIGLIORI FILM DELLA NOSTRA VITA Collana diretta da Enrico GiacovElli
LA VIA LATTEA [La voi lactée, 1969] di
LUIS BUÑUEL
ALFREDO ROSSI
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LA VIA LATTEA DI LUIS BUÑUEL
Cognome
Buñuel
Nome
Luis
nato il
22 febbraio 1900
a
Calanda (Spagna)
morto il a per
29 luglio 1983
Città del Messico (Messico) Coma diabetico
post mortem
Messico)
Cremato (ceneri conservate nel convento di Copilco,
LA CARTA D’IDENTITÀ DEL REGISTA
FilmograFia Un chien andalou [Un cane andaluso, 1929, FRA; cm] L’Âge d’or [L’età dell’oro, 1930, FRA] Las Hurdes / Terre sans pain [Las Hurdes / Terra senza pane, 1933, SPA; cm] Don Quentín el amargao [Don Quintin l’amareggiato, 1935, SPA; co-regia, Luis Marquina] La hija de Juan Simón [La figlia di Juan Simón, 1935, SPA; co-regia, José Luis Sáenz de Heredia] Quien me quiere a mi? [Chi mi vuole?, 1936, SPA; co-regia, José Luis Sáenz de Heredia] Centinela alerta! [Sentinella attenti!, 1937, SPA; co-regia, Jean Grémillon] Spagna leale in armi (Espagne 37, 1937, FRA; cm) Gran Casino [Gran Casinò, 1947, MEX] El gran calavera [Il grande scapestrato, 1949, MEX I figli della violenza (Los olvidados, 1950, MEX) Adolescenza torbida (Susana, 1951, MEX) La hija de l’engaño [La figlia dell’inganno, 1951, MEX] Subida al cielo [Salita al cielo, 1951, MEX] Una mujer sin amor [Una donna senza amore, 1951, MEX] Il bruto (El bruto, 1953, MEX) Le avventure di Robinson Crusoe (Robinson Crusoe, 1952, MEX/USA) Él [Lui, 1953, MEX] La ilusión viaja en tranvía [L’illusione viaggia in tranvai, 1954, MEX] Cime tempestose (Abismos de pasión, 1954, MEX) Le rive della morte (El rio y la muerte, 1954, MEX) Estasi di un delitto (Ensajo de un crimen, 1955, MEX) Amanti di domani (Cela s’appelle l’aurore, 1955, FRA/ITA) La selva dei dannati (La mort en ce jardin, 1956, FRA/MEX) Nazarin (Nazarín, 1959, MEX) L’isola che scotta (La fièvre monte à El Pao / Los ambiciosos, 1959, FRA/MEX) Violenza per una giovane (La joven / The Young One, 1960, MEX/USA) Viridiana (1961, SPA/MEX) L’angelo sterminatore (El angel exterminador, 1962, SPA/MEX) Il diario di una cameriera (Le journal d’une femme de chambre, 1964, FRA) Simon del deserto (Simón del desierto, 1965, MEX) Bella di giorno (Belle de jour, 1967, FRA) La via lattea (La voie lactée, 1969, FRA) Tristana (1970, FRA/SPA/ITA) Il fascino discreto della borghesia (Le charme discret de la bourgeoisie, 1972, FRA) Il fantasma della libertà (Le fantôme de la liberté, 1974, FRA) Quell’oscuro oggetto del desiderio (Cet obscur objet du désir, 1977, FRA)
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LA VIA LATTEA DI LUIS BUÑUEL
LA VIA LATTEA (La voie lactée, 1969) regia: Luis Buñuel; soggetto e sceneggiatura: Luis Buñuel, Jean-Claude Carrière; fotografia: Christian Matras (Eastmancolor); operatore: Bernard Noisette; “partitura sonora”: Luis Buñuel; suono: Jacques Gallois; montaggio: Luis Buñuel, Louisette Taverna-Hautecœur; scenografia: Pierre Guffroy; costumi: Jacqueline Guyot; trucco: Jean & Jacqueline Pipard; assistenti alla regia: Pierre Lary, Michel Breuil. interpreti e personaggi: Laurent Terzieff (Jean), Paul Frankeur (Pierre), Alain Cuny (l’uomo dal mantello nero), Bernard Verlay (Gesù), Edith Scob (Maria), François Maistre (il prete matto), Claude Cerval (il brigadiere nella locanda), Georges Douking (il pastore con la capra), Jean-Claude Carrière (Priscilliano), Béatrice Costantini e Rita Maiden (figlie di Priscilliano), Julien Bertheau (il maître Richard), Ellen Bahl (Madame Garnier), Michel Dacquin (Monsieur Garnier), Michel Piccoli (il marchese de Sade), Christine Simon (Thérèse, la giovane incatenata), Agnès Capri (la direttrice dell’Istituto Lamartine), Jean-Daniel Ehrman (l’eretico condannato a morte), Michel Etcheverry (l’inquisitore), Pierre Lary (il monaco dubbioso), Pierre Clémenti (l’Angelo della Morte), Augusta Carrière (la suora crocefissa), Georges Marchal (il gesuita), Jean Piat (il giansenista), Claudio Brook (il vescovo), Pierre Maguelon (il caporale della Guardia Civile), Daniel Pilon (lo studente François), Denis Manuel (lo studente Rodolphe), Julien Guiomar (il curato nell’ostello spagnolo), Marcel Peres (l’oste dell’ostello spagnolo), Claude Jetter (la vergine dell’ostello), Delphine Seyrig (la prostituta della profezia), Jean Clarieux (l’apostolo Pietro), Christian Van Cau (l’apostolo Andrea), Marius Laurey (un cieco), Claudine Berg (una madre di famiglia), Bernard Musson (un oste francese), Jacqueline Rouillard (un’ostessa), Michel Creton (un servo), Jean-Louis Broust, Stéphane Bouy, Raoul Delfosse, Pascal Fardoulis, Gabriel
LA CARTA D’IDENTITÀ DEL FILM
Gobin, Paul Pavel, Douglas Read, Jacques Rispal, César Torres, Luis Buñuel (voce). origine: Francia. produzione: Serge Silberman per Greenwich Film (Paris) e Fraia Film (Roma) riprese: Paris Studio, Boulogne-Billancourt. prima proiezione: 28 febbraio 1969 (Torino). prima proiezione Francese: 15 marzo 1969. durata cinematograFica: 102 minuti. Formato: 1.66:1 (35mm).
Si raccomanda di guardare questo film, come tutti i film, in lingua originale, con o senza sottotitoli, per gustare le voci, i rumori, le musiche e i dialoghi originali, immancabilmente traditi dalle versioni italiane.
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LA VIA LATTEA DI LUIS BUÑUEL
Laurent Terzieff – Jean
Paul Frankeur – Pierre
Alain Cuny – L’uomo dal mantello nero
Bernard Verlay – Gesù
Jean-Claude Carrière – Priscilliano
Michel Piccoli – Il marchese de Sade
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LA CARTA D’IDENTITÀ DEL FILM
François Maistre – Il prete matto
Julien Guiomar – Il curato nell’ostello
Pierre Clémenti – L’Angelo della Morte
Claude Jetter – La vergine dell’ostello
Edith Scob – La Madonna
Delphine Seyrig – La prostituta
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LA VIA LATTEA DI LUIS BUÑUEL
PLOT:
La via lattea è un film quasi senza trama, strutturato come un collage di incontri casuali di due vagabondi dai nomi di santi – il bel giovane ateo, Jean, e l’anziano timorato di Dio, Pierre – nel corso di un viaggio da Parigi a Santiago di Compostela1. I due viandanti si imbattono in situazioni e personaggi appartenenti a dimensioni spazio-temporali diverse; assistono a vicende di secoli precedenti; vengono coinvolti in dibattiti su Dio, Gesù, la Trinità, la Vergine Maria, la Sacra Famiglia, la Grazia, il Demonio – temi sostenuti a partire dall’anno zero dell’era cristiana da filosofi, dottori della Chiesa, vescovi, quasi sempre in contrasto tra loro (la Chiesa bollerà alcune di queste idee e concezioni religiose come false e pericolose, ovvero “eretiche”, perseguitando e spesso giustiziando i loro sostenitori). La via lattea diventa così, di episodio in episodio, un viaggio nel mondo delle credenze religiose e delle eresie, un’opera sulla follia del pensiero religioso e l’intolleranza del potere. Incontriamo, nell’ordine: Dio (o Satana?) accompagnato dal figlio-nano e dalla colomba dello Spirito Santo; la Sacra Famiglia a Nazareth; Cristo sotto le spoglie di bambino con le stigmate; un prete pazzo evaso dal manicomio che parla di dogmi del cattolicesimo; un vescovo eretico, Priscilliano, che si abbandona a orge rituali con i suoi seguaci e le sue adepte; un maître di ristorante che disquisisce di teologia; il marchese de Sade che tiene una lezione di ateismo a un’adolescente in catene; Gesù e Maria alle nozze di Cana; la recita di fine anno, basata su anatemi contro gli eretici, in un collegio femminile; la fucilazione del papa da parte di militanti anarchici; un eretico calvinista condannato dall’Inquisizione; un Angelo della Morte travestito da hippie; una suora che si fa crocifiggere per penitenza con chiodi veri; il duello sul sagrato di una chiesa tra un gesuita e un giansenista per una disputa dottrinale sulla Grazia; il disseppellimento e il successivo rogo della salma di un vescovo dapprima proclamato santo e poi smascherato come eretico; l’apparizione della Vergine a due studenti rinascimentali che si travestono poi da cacciatori e trovano rifugio in un ostello in cui appaiono dal nulla strani personaggi; l’incontro e l’accoppiamento dei due viandanti con una prostituta; e, infine, Gesù Cristo in marcia non si sa bene verso dove, accompagnato dagli apostoli e da due ex ciechi miracolati (che continuano però a non vedere). 1
Si tratta del Cammino di Santiago de Compostela, il percorso dei pellegrini che fin dal Medioevo intendevano raggiungere la presunta tomba dell’apostolo Giacomo.
LA CARTA D’IDENTITÀ DEL FILM
La narrazione, se tale si può definire, riguarda sia lo smascheramento della truffa storica del pellegrinaggio a Santiago; sia, più in generale, quello di tutto il dibattito claustrofobico e insensato sviluppatosi nel tempo intorno alla grande architettura dogmatica cristiana e alla violenza con cui la supposta ortodossia dei princìpi è stata imposta. Ogni contatto con la religione appare giocoso, ogni riferimento alle dottrine risibile, ma il film non è un libero, casuale, visionario gioco surrealista. A ogni personaggio o situazione corrispondono opere, dottrine, pensieri e scritti storicamente ben precisi. E tutto è strutturato in modo circolare, per cui ciò che viene aperto all’inizio viene chiuso alla fine. Alla conclusione del viaggio la prostituta rivelerà ai due viandanti che Santiago è ormai vuota di fedeli perché si è scoperto che nella tomba all’interno della cattedrale non c’è il venerato corpo di san Giacomo, bensì il cadavere senza testa di un giustiziato per eresia, il vescovo Priscilliano (ossia il prelato, dedito a riti orgiastici autopunitivi, che appare nelle prime sequenze del film). L’incontro con la donna e il successivo accoppiamento non sono casuali, ma obbediscono all’oscuro ordine, o profezia che dir si voglia, di un misterioso signore (Dio o forse Satana, visto che indossa un mantello nero e tiene per mano un nano anziché un figlioletto biondo): la meretrice è infatti la nuova Maria, non più vergine, destinata a generare una nuova stirpe antagonista. Forse anche Gesù – figura guardata con simpatia, in quanto surrealista ante litteram, già ai tempi di L’Âge d’or – può essere il nuovo che avanza. La via lattea fa deliziosamente ridere, ma la sua comicità è di natura filosofico-illuminista, alla Candide, in opposizione al sadomasochistico rovello che muove perversamente il pensiero fideistico, alle sovrastrutture ideologiche di ogni credenza religiosa e al potere coercitivo delle istituzioni sul libero pensare.
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Luis Buñuel secondo Salvador Dalí (1924).
Un giovane ateo e un anziano clochard intraprendono un viaggio da Parigi a Santiago di Compostela lungo il tragitto percorso, per secoli, dai pellegrini che vanno a pregare sulla presunta tomba dell’apostolo Giacomo. Il loro viaggio nello spazio è anche un viaggio nel tempo e nella storia del cristianesimo, con le sue dottrine, i suoi dogmi, le sue eresie, i suoi crimini. Sfilano così, fuori da ogni logica temporale e tutto sommato fuori da ogni logica in senso assoluto, Gesù e Satana, la Madonna e i dottori della Chiesa, il vescovo eretico Priscilliano e il marchese de Sade. E se quest’ultimo predica l’inesistenza di Dio («Un fantasma creato dalla malvagità degli uomini»), c’è anche chi alla fede pensa come estremo paradosso («Il mio odio per la scienza e il mio orrore per la tecnologia finiranno per farmi arrivare all’assurda credenza in Dio»). Intanto vediamo giansenisti e gesuiti che si sfidano a duello, candide bambine che lanciano anatemi, camerieri e poliziotti che disquisiscono di teologia, la Morte vestita da hippie, un papa fucilato da guerriglieri anarchici, mentre Gesù cerca invano di tagliarsi la barba e ridà la vista a ciechi che continuano però a non vedere. Buñuel osserva dall’alto e ci offre un film non soltanto beffardo ma comico in senso stretto, quasi alla Mack Sennett o alla Buster Keaton. Poiché tuttavia racconta non soltanto di credenze popolari ma anche di personaggi realmente esistiti, spesso perseguitati e uccisi per le proprie idee (o piuttosto per quelle degli altri, direbbe Sade), La via lattea resta in primo luogo un film sulla follia della religione e sulla violenza del Potere. In questo senso è uno dei grandi film del ’68, ateo e anarchico, violentemente anti-sistema, e sembra urlare a preti, teologi e filosofi non solo cristiani: «Una risata vi seppellirà».
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ALFREDO ROSSI ha collaborato con riviste di cinema varie, tra cui «Cinema&Film», e ha pubblicato tra le altre cose le monografie Elia Kazan, Elio Petri e il cinema politico italiano e, presso questa casa editrice, Splendore nell’erba. 978-88-6692-050-2