Sotto il vestito niente di Carlo Vanzina di Claudio Bartolini

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SOTTO IL VESTITO NIENTE




I CULT DEL GRANDE CINEMA POPOLARE Collana diretta da Claudio Bartolini

A Giulia, Sotto il vestito… il pannolino


SOTTO IL VESTITO NIENTE [ 1985 ] DI

CARLO VANZINA CLAUDIO BARTOLINI


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

Prefazione

Sotto il vestito niente è un film che considero centrale nella lunga lista di titoli realizzati insieme a mio fratello Carlo. Per varie ragioni: non è una commedia, genere che ci perseguita e ci marchia fin troppo… non è un film propriamente italiano… non ha attori da cartellone… ma soprattutto perché rivedendolo poco tempo fa, durante un Festival a Piacenza, ho capito che regge le durezze del tempo. Funziona oggi, come funzionava allora. Insomma, tra i sessanta film che ho scritto con Carlo questo è un nostro piccolo “classico”. La realizzazione ci fu passata, come in una staffetta atletica, nientemeno che da Michelangelo Antonioni. Era lui che doveva fare il film. Poi si tirò indietro e il produttore Achille Manzotti chiamò noi. Solo in seguito, dopo la prima stesura del nostro soggetto, entrò in squadra anche il bravissimo Franco Ferrini. Rivelo oggi, anche con un po’ di vergogna, che non ho mai letto il libro dal quale il film è tratto. Mi bastarono il titolo e l’idea che fosse ambientato nel mondo della Moda. Ripeto, mi bastarono. Perché intuii che con quel titolo si poteva realizzare un thriller anomalo in Italia. Un film vero, realistico. Parlare della Moda, in quegli anni, era come fotografare l’Italia. In maniera diversa dalle foto già fatte da noi con le commedie. Era una sfida. E a distanza di qualche decennio, devo dire che fu una sfida vinta. La forza del film sta nell’ibridazione continua della storia, dei dialoghi e delle immagini. C’è un evidente tributo a Brian De Palma. Ma anche ad altri film memorabili della produzione americana. Con


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PREFAZIONE

un sottile e riconoscente sguardo anche al cinema del genio di Dario Argento. Rivedendo il film ho apprezzato la sua semplicità. Una storia lineare, senza troppi risvolti inutili. Una linea di racconto che va dritta allo scopo. La mancanza di volti famosi, più che un difetto, è un altro pregio. Dona verità. Nessuno meglio di una modella avrebbe potuto interpretare una modella, come fece Renée Simonsen. Il film ha un finale romantico, anche se molto drammatico. In quella sequenza mio fratello Carlo dimostrò doti ancora inespresse del suo repertorio. Che, volendolo proprio dire, si riduce a un amore smisurato per il cinema. Il cinema tutto: commedia, azione, amore, fantasia, storico e addirittura sociale. In questo caso ibridare il genere con il romantico fu una sua grande intuizione. Da queste mie brevi parole si capisce che amo molto Sotto il vestito niente. Anzi, moltissimo. È un film raro, inaspettato, non prevedibile, curioso e soprattutto ben confezionato. Sono felice che qualcuno abbia voluto rendergli omaggio con un intero volume.

Enrico Vanzina


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

Vanzina

Cognome Nome

Carlo

nato il

13 marzo 1951

a

Roma

morto il a

8 luglio 2018

Roma

mestieri cinematografici

Sceneggiatore, regista, produttore


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LA CARTA D’IDENTITÀ DEL REGISTA

FILMOGRAFIA (REGIE) Luna di miele in tre, 1976 Figlio delle stelle, 1978 Arrivano i gatti, 1980 Una vacanza bestiale, 1981 I fichissimi, 1981 Eccezzziunale… veramente, 1982 Viuuulentemente mia, 1982 Sapore di mare, 1983 Il ras del quartiere, 1983 Mystère, 1983 Vacanze di Natale, 1983 Amarsi un po’…, 1984 Vacanze in America, 1984 Sotto il vestito niente, 1985 Yuppies. I giovani di successo, 1986 Via Montenapoleone, 1987 I miei primi 40 anni, 1987 Montecarlo Gran Casinò, 1987 La partita, 1988 Le finte bionde, 1989 Tre colonne in cronaca, 1990 Miliardi, 1991 Piedipiatti, 1991 Sognando la California, 1992 Piccolo grande amore, 1993 I mitici. Colpo gobbo a Milano, 1994 S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa, 1994 Io no spik inglish, 1995 Selvaggi, 1995 Squillo, 1996 A spasso nel tempo, 1996 Banzai, 1997 A spasso nel tempo. L’avventura continua, 1997 Anni ’50, miniserie in 4 episodi, 1998 Anni ’60, miniserie in 4 episodi, 1999

Il cielo in una stanza, 1999 Vacanze di Natale 2000, 1999 Quello che le ragazze non dicono, 2000 E adesso sesso, 2001 South Kensington, 2001 Un maresciallo in gondola, tv movie, 2002 Febbre da cavallo. La mandrakata, 2002 Il pranzo della domenica, 2003 Le barzellette, 2004 In questo mondo di ladri, 2004 Il ritorno del Monnezza, 2005 Un ciclone in famiglia, serie tv in 4 stagioni e 22 puntate, 2005-2008 Eccezzziunale veramente. Capitolo secondo… me, 2006 Olé, 2006 Piper, tv movie, 2007 2061. Un anno eccezionale, 2007 VIP, tv movie, 2008 Un’estate al mare, 2008 Un’estate ai caraibi, 2009 La vita è una cosa meravigliosa, 2010 Ti presento un amico, 2010 Sotto il vestito niente. L’ultima sfilata, 2011 Ex. Amici come prima!, 2011 Buona giornata, 2012 Mai Stati Uniti, 2013 Sapore di te, 2014 Un matrimonio da favola, 2014 Torno indietro e cambio vita, 2015 Miami Beach, 2016 Non si ruba a casa dei ladri, 2016 Caccia al tesoro, 2017


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

SOTTO IL VESTITO NIENTE (1985) REGIA: Carlo Vanzina; SOGGETTO: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini (liberamente tratto dal romanzo Sotto il vestito niente di Paolo Pietroni [come Marco Parma], edito da Longanesi & C.); SCENEGGIATURA: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini; FOTOGRAFIA: Giuseppe Maccari (come Beppe Maccari); OPERATORE ALLA MACCHINA: Mauro Marchetti; ASSISTENTI OPERATORE: Giancarlo Granatelli, Carlo Passari; AIUTO OPERATORE: Noelie Ungaro; AIUTO REGISTA: Giacomo Lesina; FOTOGRAFO DI SCENA: Enzo Falessi; CAPO SQUADRA ELETTRICISTA: Giorgio Palmieri; CAPO SQUADRA MACCHINISTA: Mario Stella; ATTREZZISTI: Livio Alessandrini, Bruno Vandilli, Sandro Mattoni; SCENOTECNICI: Antonio Corridori, Mauro Cardaioli, Danilo Bollettini; MUSICA: Pino Donaggio (orchestra diretta da Natale Massara); CANZONI: One Night in Bangkok (Benny Andersson, Tim Rice, Bjรถrn Ulvaeus, cantata da Murray Head, edizioni musicali Jubal, Milano), I Am What I Am (Jerry Herman, incisa da Gloria Gaynor su dischi Franton Records), Hot for You (Walter Kahn, Karen Young, incisa da Karen Young su dischi Suono Records, edizioni musicali Suono); FONICO: Carlo Palmieri; MICROFONISTA: Piero Fondi; DISTRIBUZIONE MUSICALE: Faso Edizioni Musicali; SINCRONIZZAZIONE: International Recording; DIRETTORE DEL DOPPIAGGIO: Pino Locchi (doppiaggio effettuato con la collaborazione della C.D.C.); ASSISTENTE AL DOPPIAGGIO: Annia Bargagli; MONTAGGIO SONORO: Aurelio Pennacchia; FONICO MIXAGE: Fausto Achilli; EFFETTI SPECIALI SONORI: Luciano Anzelotti, Massimo


LA CARTA D’IDENTITÀ DEL FILM

Anzelotti; MONTAGGIO: Raimondo Crociani; ASSISTENTE AL MONTAGGIO: Vanda Olasio; AIUTO ASSISTENTE AL MONTAGGIO: Stefania Puglisi; EFFETTI SPECIALI: F.lli Corridori; SCENOGRAFIA: Stefano Paltrinieri; COSTUMI: Mario Carlini, Francesco Crivellini, Francesca Calissoni; SARTA: Anna Rasetti; GIOIELLI: Sharra Pagano; CALZATURE: F.lli Rossetti; PARRUCCHE: Rocchetti & Carboni; ARREDAMENTO: L’Immaginoteca S.r.l., Arredamenti G.r.p., Ditta Rancati S.r.l.; TAPPEZZERIE: Enrico Sanchini; COSTRUZIONI ESTERNE: Falegnameria Messina; TRASPORTI: R.T.C.; TRUCCO: Franco Schioppa, Daniela Di Benedetto, Miriam Maugeri, Gabriella Selva; PARRUCCHIERE: Vincenzo Cardella. IntERpREtI E pERsOnAGGI: Tom Schanley (Bob Crane), Renée Simonsen (Barbara, come Renee Simonsen), Nicola Perring (Jessica Crane), Donald Pleasence (commissario Danesi), Maria McDonald (Margaux Wilson), Catherine Noyes (Carrie Blynn), Paolo Tomei (Giorgio Zanoni), Sonia Raule (Cristina Landolfi), Cyrus Elias (vicecommissario), Anna Galiena (Diana), Anna Laura Cremona (proprietaria della pensione, come Big Laura), Bruce McGuire (agente Rizzo, Interpol), Mimmo Sepe (portiere d’albergo), Phillip L. Wong (Keno Masayuki, non accreditato), Isa Gallinelli (centralinista nel Wyoming, non accreditata). ORIGInE: Italia, 1985; VISTO CENSURA: 81013, del 7 novembre 1985. pROduzIOnE: Achille Manzotti per Faso Film S.r.l., Roma; PRODUTTORE ESECUTIVO: Raffaello Saragò; DIRETTORE DI PRODUZIONE: Aldo Santarelli; ISPETTORI DI PRODUZIONE: Roberto De Laurentiis, Fulvia Ciccone, Francesco Mancarella; SEGRETARI DI PRODUZIONE: Enrico Carozzi, Andrea Mazzotti, Stefano De Paolis; AMMINISTRATRICE: Anna Maria Novelli; AIUTO CASSIERE: Patrizia Paciotti; CASTING PER LE MODELLE: Ulla Bomser; UFFICIO STAMPA: Lucherini-Vasile; SEGRETARIA DI EDIZIONE: Elide Cortesi; PELLICOLA: Kodak Eastmancolor; TECNICO DEL COLORE: Giacomo Volpi; LABORATORIO FOTOGRAFICO: Pennoni e Serto; SVILUPPO E STAMPA: Cinecittà; LAMPADE: R.E.C.; MEZZI TECNICI E MACCHINE DA PRESA: Cinecittà; EDIZIONE: a cura di Lillo Capoano; TITOLI E TRUKE: Penta Studio; RINGRAZIAMENTI DELLA PRODUZIONE: Franco Moschino (per la sfilata), Corrado Irioné – Milano (per le pellicce), ditta Giacomino di Chiara Boni – Firenze e ditta Sergio Gemelli – Milano (per i costumi), Marco Dal Negro – Milano (per la biancheria intima), Cesare Papis (per le seterie), Decor House 85 (per l’arredamento), Top Floor, Why Not e Fashion Model (agenzie di modelle), Scuola di Polizia di Nettuno, palestra Golden Gym-Roma; RIPRESE: 6 maggio-7 luglio 1985 (INTERNI: teatri di posa Cinecittà e interni dal vero [8 giorni in interni dal vero, 19 giorni in teatro]; ESTERNI: Yellowstone National Park, Wyoming, Stati Uniti [5 giorni, di cui 3 in esterni, dal 5 al

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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

10 agosto 1985], Milano e Roma [13 giorni], Lugano, Svizzera [1 giorno in esterni, il 14 luglio 1985]). duRAtA cInEMAtOGRAFIcA: 94’ (2469 metri), colore, 1.85, mono. dIstRIbuzIOnE: Titanus Distribuzione. pRIMA pROIEzIOnE: 7 novembre 1985 (Milano, Cinema Ambasciatori). tItOLI stRAnIERI: Bajo el vestido, nada (Spagna, Messico), Mannekiinimurhaaja (Finlandia), Model Mordene (Danimarca), Modellmorden (Svezia), Nothing Underneath (titolo internazionale), Où est passée Jessica (Francia), Pele Nua (Brasile), The Last Shot (Germania).

Tom Schanley – Bob Crane

Renée Simonsen – Barbara

Donald Pleasence – Commissario Danesi

Nicola Perring – Jessica Crane


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Catherine Noyes – Carrie Blynn

Maria McDonald – Margaux Wilson

Paolo Tomei – Giorgio Zanoni

Phillip L. Wong – Keno Masayuki

Mimmo Sepe – Portiere d’albergo

Cyrus Elias – Vicecommissario

Sonia Raule – Cristina Landolfi

Bruce McGuire – Agente Rizzo, Interpol

Big Laura – Propr. della pensione

Anna Galiena – Diana


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

tRAMA Yellowstone National Park, Wyoming, Stati Uniti. La guardia forestale Bob Crane ha appena ritirato la copia della rivista «Moda» speditagli da sua sorella gemella Jessica – che troneggia in copertina – quando viene assalito da improvvisi dolori a un polso. Contemporaneamente, a Milano, a Jessica viene effettivamente torto un polso dal gioielliere e playboy Giorgio Zanoni nelle toilette di una discoteca. Tra i Crane esiste una sorta di legame empatico che li connette in caso di pericolo. Poco dopo, infatti, Bob viene travolto dalle immagini di un killer di forbice munito, che penetra nell’albergo dove alloggia Jessica per ucciderla. Nonostante i tentativi di mettersi in contatto con la gemella, il protagonista non riesce a venire a capo della situazione e decide di volare nel capoluogo lombardo per fare chiarezza sull’accaduto. Giunto a Milano, Bob trova la stanza di Jessica vuota: la ragazza – di professione modella – è scomparsa. Crane, dopo aver confessato le proprie visioni di morte allo scettico commissario Danesi, decide di indagare per conto suo e passa in rassegna i luoghi frequentati dalla sorella: l’hotel Scala, l’agenzia di moda e i set del fotografo giapponese Keno Masayuki. Le ricerche, però, si rivelano inizialmente infruttuose: nessuno ha visto la ragazza negli ultimi tre giorni. Durante il suo affannoso peregrinare, Bob fa la conoscenza di due modelle: la misteriosa Carrie Blynn e l’affabile Barbara, che gli dona gli unici momenti di distensione e spensieratezza. Di lì a poche ore, però, Carrie viene brutalmente assassinata dall’ineffabile assassino nella sua stanza all’hotel Scala. Dopo il delitto, compiuto sempre a colpi di forbice da sartoria, il guantato killer sottrae alla ragazza una manciata di diamanti di oscura provenienza. I sospetti vengono inevitabilmente indirizzati su Zanoni, amante della Blynn, sul cui collo Crane nota le cicatrici della colluttazione con Jessica. Danesi, però, rivela a Bob l’alibi inoppugnabile del gioielliere, che al momento del delitto si trovava in un locale notturno. Il commissario è comunque intenzionato ad andare a fondo nelle indagini e, tramite ricerche d’archivio, risale a un’altra modella scomparsa:


LA CARTA D’IDENTITÀ DEL FILM

Cristina Landolfi, alloggiata presso la pensione Principe. Recatosi nell’alberghetto, il poliziotto scopre che la ragazza divideva la camera con la collega Margaux Wilson, attualmente alloggiata presso l’hotel Scala. La ragnatela stringe le sue maglie quando Danesi scopre che Margaux, anche lei in possesso di un pugno di diamanti sospetti, ha lasciato la stanza dirigendosi alla Stazione Centrale. Giunti in stazione, Bob e il commissario cercano la top model, che pare essersi volatilizzata. Bob, però, incontra l’amica Barbara, in procinto di sfilare per Moschino in piazza Duca d’Aosta. Durante il défilé serale, in passerella fa il suo ingresso proprio la Wilson. Al cospetto del nugolo di poliziotti che la attendono, la modella scappa nei camerini, intenzionata a fuggire con le fatidiche pietre preziose. Prima che possa farlo, però, il killer – appostatosi dietro un guardaroba mobile – la pugnala a morte con le forbici e scappa da una finestra. La polizia brancola nel buio. Crane è sconsolato. Barbara, ora, ha paura di condividere la sorte toccata alle colleghe. I due si incontrano nella stanza della ragazza, si baciano, ma lei interrompe le effusioni prima che sfocino nel sesso. La svolta delle indagini avviene con la scoperta, presso gli uffici della Scientifica, dei diamanti che l’assassino non è riuscito a sottrarre a Margaux a causa del sopraggiungere della polizia. Viene prelevato e interrogato Zanoni, il quale ne rivela la provenienza: era stato lui, al termine di un folle party domestico a base di cocaina, alcol e roulette russa, a comprare il silenzio di Jessica, Carrie e Margaux sulla morte di Cristina Landolfi, la cui tempia era stata sfondata dal “colpo solo”. Risolta la pista dei preziosi, resta da scoprire l’identità del killer. Ricevuto un telegramma firmato da Jessica – che lo invita a interrompere le ricerche e a tornare negli States, rassicurandolo circa la propria buona salute – Bob si reca a Lugano, Svizzera, per appurare che sia stata proprio la sorella a scrivere e a inviare la missiva. Giunto all’ufficio postale – e pedinato da un agente dell’Interpol inviato da Danesi –, Bob confronta le grafie della matrice e della cover di «Moda» recapitatagli pochi giorni prima in Wyoming: la scrittura, sebbene incerta, pare essere la stessa e lui si rassegna a porre fine alle proprie indagini.

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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

Crane prepara le valigie, lascia l’hotel Scala e si avvia all’aeroporto in taxi. Durante il tragitto, però, all’altezza di piazza Meda avverte strane sensazioni: è la sorella che, tramite comunicazione empatica, lo guida fino all’interno di un attico. Qui Bob scopre il cadavere di Jessica inchiodato a una sedia e, comunicata la propria posizione alla polizia, attende il ritorno del killer. È Barbara, l’insospettabile, la quale – in un dialogo macabro con il cadavere – rivela di esserne stata l’amante tradita e di avere ucciso le modelle per vendetta: dopo quel party a casa Zanoni, tra lei e Jessica niente era più stato come prima. Al termine di un violento scontro tra la top model – armata di trapano elettrico – e il ranger, sopraggiungono il commissario e i suoi: Barbara, ormai senza via di scampo, afferra la poltrona a cui aveva inchiodato l’amante e sfonda con essa la vetrata, saltando nel vuoto. Il caso”Jessica Crane” è chiuso.


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PROLOGO

Contesto: dalla moda thriller al thriller d’alta moda

pressioni delle televisioni private e di un’industria che è sul punto di decretare la soppressione dei filoni di riferimento del cinema popolare da sala – sono costrette

Italia, primi anni ’80. Il cinema

ad adeguarsi. I maestri del genere

giallo-thriller di produzione

– che nella prima metà degli anni ’70

nazionale versa in condizioni

avevano determinato l’età dell’oro

disperate, incalzato e soppiantato

del thrilling – migrano nei nuovi

dal deflagrare dell’horror e della

territori simbolici del nero, quelli più

fantascienza post-apocalittica

al passo con i tempi, distanziandosi

importata dagli Stati Uniti. Il

da coltelli, impermeabili, belle

pubblico è saturo di delitti e

donne assassin(at)e, scenografie

indagini razionali. Vuole altro,

pop, soggettive omicide e

chiede di più in termini di violenza

grandangoli esasperati. Sergio

splatter e soprannaturale. Le

Martino passa alla sci-fi con 2019.

produzioni – quelle che restano

Dopo la caduta di New York (1983);

in piedi nonostante le prime

Umberto Lenzi si diverte con il


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

cannibalico di Mangiati vivi! (1980)

1977) – a inizio ’80 il giallo-thriller

e Cannibal Ferox (1981), con la

italiano (r)esiste soltanto grazie a

fantascienza gore di Incubo sulla

Dario Argento: colui che lo aveva

città contaminata (1980) e con

ufficialmente portato alla ribalta

quella distopico-avventurosa di La

con L’uccello dalle piume di cristallo

guerra del ferro. Ironmaster (1983);

(1970) e che lo riporta agli antichi

Lucio Fulci affonda la macchina da presa tra i non-morti con Zombi 2 (1979), Paura nella città dei morti viventi (1980), …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà (1981) e Quella villa accanto al cimitero (1981), restando nell’horror più puro con Manhattan Baby (1982) per poi concedersi divagazioni sci-fi in Conquest (1983) e I guerrieri dell’anno 2072 (1984), e tornando infine all’amato thriller con il colpo di coda Lo squartatore di New York (1982) che, tuttavia, è un’opera pensata e realizzata per il mercato estero. Dopo alcuni importanti vagiti d’autore che nella seconda metà dei ’70 ne avevano prolungato e nobilitato l’esistenza – i principali:

splendori con lo straordinario

La casa dalle finestre che ridono (Pupi

Tenebre (1982). Ma è un lampo

Avati, 1976), Todo modo (Elio Petri,

nel buio, perché anche il regista

1976), Sette note in nero (Lucio

di Profondo rosso (1975) ha ormai

Fulci, 1977), Doppio delitto (Steno,

cambiato le sue abitudini di genere

1977), Il mostro (Luigi Zampa,

e si è votato all’horror con Suspiria


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PROLOGO

(1977), Inferno (1980) e Phenomena (1985). Così, il nero razionale del Belpaese si affida all’entusiasmo e all’indubbio talento di giovani come Lamberto Bava (Macabro [1980], La casa con la scala nel buio [1983]) e Ruggero Deodato (La casa sperduta nel parco [1980]), i quali operano però in un contesto asfittico che non permette di dare continuità e mole produttiva a un genere ormai in tutto e per tutto episodico. A determinare la crisi dell’italian giallo vi è poi un fattore di non secondaria importanza, che potremmo definire contestualedrammaturgico. La costruzione dello spavento e della paura che il genere degli assassini impone ai propri autori ha infatti a che fare con il contesto, la contemporaneità

come un decennio edonista,

di racconti e figure prelevati dal

sfrontato, ottimista fino all’idiozia.

reale e distorti fino alla creazione

Sono anni di sorrisi (di plastica, ma

del terrore. Se gli anni ’70, con

pur sempre sorrisi), di rinascite e

le loro ansie e i loro spettri,

bolle economiche, di narrazioni

hanno fornito materiale ideale

scacciapensieri e talmente solari da

a sceneggiatori e registi per

non concedere ombre nelle quali

comporre un genere-mosaico delle

annidare la paura. Sono i tempi di

disfunzioni coeve, gli ’80 iniziano

una Milano che si fa e si dichiara

a imporsi e ad autorappresentarsi

“da bere”, vestendosi di abiti griffati


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

e sedendosi ai tavolini dei night

spazio-temporale dove sospendere

per scolarsi un Alexander – magari

i legami con il reale esperito fuori

intervallato da una tirata di coca

dalla sala.

nei bagni – prima di concludere

Non è un caso, allora, che gli unici

la nottata in qualche albergo più

a interpretare efficacemente in

o meno di lusso, accanto a una

nero la contemporaneità glamour

squillo rimediata all’ultimo. Si

di inizio decennio siano Carlo ed

respira una ritrovata leggerezza,

Enrico Vanzina, che in Mystère

data dall’illusione di poter fare

(1983) – scritto in coppia, girato da

e ottenere tutto, che accomuna

Carlo – declinano in chiave thriller

gli strati economicamente più

un mondo di auto costose, interni

e meno abbienti sotto il segno

di design, abiti firmati ed escort di

dell’ottimismo, del finto benessere

lusso, immerso in una cartografia urbana esclusiva (la Roma di piazza di Spagna, dell’hotel Sheraton all’Eur, di via Veneto, del Lungotevere) e abitato da un capitalismo rampante, sfrenato, perverso e per questo pericoloso. Ispirandosi al francese Diva (id., JeanJacques Baineix, 1981), i

dei leasing. Normale, dunque,

due autori danno forma a un thriller

che l’orrore cinematografico, in

d’alto bordo, un divertissement

mancanza di materia prima con cui

a cavallo tra i generi, aperto a

piegare all’angoscia il quotidiano,

contaminazioni spionistiche (sicari,

si conceda escursioni nei territori

giochi di potere, servizi segreti

del soprannaturale, catapultando

russi da guerra fredda, rutilanti

lo spettatore in un altroquando

inseguimenti per il possesso di un


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PROLOGO

microfilm e un attentato iniziale

dell’intreccio, infatti, imbevuta delle

sul modello Kennedy), ad archetipi

mode e dei vezzi di una società in

noir (femme fatale, tough guys,

piena (finta) ascesa finanziaria tra

doppi giochi e delitti connessi

party privati, fitness e acconciature

al potere economico-politico)

da sfilata, mostra la doppia faccia

e a un registro da fumetto pulp

del benessere, il suo lato oscuro e

avente nella prostituta Mystère

osceno. Non è un caso, si diceva, che siano i Vanzina a realizzare l’unico thriller anni ’80 capace di interfacciarsi con il presente in modo compiuto. I figli di Steno, al di là della loro formazione culturale, cinematograficamente

Phil Coccioletti, Carole Bouquet e Carlo Vanzina sul set di Mystère (1983).

provengono dalle regioni della

– di frusta munita –, nel laido

soprattutto in I fichissimi (1981),

protettore Visone e nel palestrato

Eccezzziunale… veramente (1982)

ispettore Colt le proprie espressioni

e Sapore di mare (1983), lavora

(onomastiche e visive) borderline.

proprio sul contemporaneo e

È un gioco, Mystère, le cui regole

fotografa vizi e vezzi del nuovo

si legano a doppio filo a quelle del

italiano eighties arrembante,

mondo evocato e rappresentato.

sfrontato ed eccessivo. Assieme

Un mondo sopra le righe, vero, ma

alla costruzione della paura, infatti,

tremendamente contemporaneo

è proprio quella della risata a

nel substrato. La linea gialla

costringere gli autori al confronto

commedia. Una commedia che,


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

con il presente e le sue

e misterioso. Trattasi, in realtà, di

(dis)funzioni. Che si tratti di assassini

Paolo Pietroni, parmense (da qui la

come l’Ivanov interpretato da

scelta onomastica del nom de plume),

John Steiner in Mystère, oppure di

giornalista e direttore del settimanale

neo-vitelloni come il Romeo cui

«Amica», che per anni negherà la

dà volto Jerry Calà in I fichissimi, i

paternità del libro nel timore di

Vanzina dimostrano di essere attenti

ritorsioni da parte degli inserzionisti

osservatori e acuti narratori del

pubblicitari della moda italiana.

paesaggio umano che li circonda.

Tali paure sono dovute al fatto

È ancora il 1983, ma loro sono già

che il romanzo – incalzante

pronti al salto nel terrore.

nell’affastellarsi di colpi di scena e rivelazioni, anche se piuttosto dozzinale nella prosa – è

Soggetto: Sotto il vestito niente, un romanzo di tale Marco Parma

ambientato nel mondo dell’haute

Sempre nel 1983 nelle librerie

corrispondenti a giorni (da giovedì

italiane esce, per i tipi di Longanesi &

29 settembre a sabato 1° ottobre

C., Sotto il vestito niente. In copertina,

1983) e in paragrafi con luoghi e

una donna elegantemente vestita

orari annotati, la storia ha come

allarga con malizia la scollatura della

protagonisti gli stilisti omosessuali

giacca, mentre sulla scrivania di

Salvatore Vassalli detto “Duca” e

fronte a lei troneggia una scultura

Luca Zarbonni detto “Zar”, coinvolti

di forma fallica e alle sue spalle si

con i rispettivi entourages nelle

staglia un quadro rappresentante

indagini sulla sparizione della

un seno. All’interno, un romanzo

modella Anne Sunsine e di Marco

di 228 pagine scritto da tale

Parma, direttore della rivista

Marco Parma, autore sconosciuto

«Venus» e alter-ego alla seconda

couture milanese, che funge da cornice a una vicenda di scomparse e delitti, criminalità organizzata e perversioni. Strutturata in capitoli


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PROLOGO

Prima edizione: Longanesi & C, settembre 1983; edizione Euroclub, aprile 1984; edizione CDE, maggio 1984.

(metanarrativo, si potrebbe dire)

che racconta e denuncia – non

dell’autore in incognito. In un

senza inflessioni moralistiche

susseguirsi vorticoso e a tratti

– facendone lui stesso parte in

inverosimile di rivendicazioni

quanto giornalista e, dunque,

terroristiche («Colpiremo e

osservatore esterno ma attento.

denunceremo la multinazionale

Al contempo, il romanzo adotta

della moda, responsabile dello

un ritmo cinematografico – nella

sfruttamento e della corruzione

strutturazione a scene dei paragrafi,

morale e culturale delle masse

in quella incalzante dei dialoghi

giovanili», recita a pagina 36 un

– e sempre al cinema si rivolge

comunicato attribuito alle Brigate

nello sbozzare i caratteri di alcuni

Rosse), traffici di droga di stampo

personaggi. Il dialogo a pagina

mafioso (i collari Vassalli riempiti

90, tra Teresa Parma (e figlia) e il

di eroina pura) e deduzioni del

commissario, è emblematico: «Le

commissario capo della Squadra

top sono anche famose e tornare

Mobile Giansiro Bonanno, Pietroni

nell’ombra dopo tanta gloria,

mostra di conoscere bene il mondo

non vedere più la propria faccia


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SOTTO IL VESTITO NIENTE DI CARLO VANZINA

capace di accendere il thriller simbolo degli anni ’80 italiani, il quale a sua volta contribuirà al rilancio commerciale del libro in una ideale chiusura del cerchio: l’immagine dell’omicidio di Carrie Blynn troneggerà sulle copertine di certi giornali…

sulla cover della riedizione che

Un po’ come quel film, Viale del

Mondadori (collana “Oscar”)

tramonto. Lo ha visto, lo ricorda,

metterà in commercio nel 1988.

commissario?»; segue risposta interlocutoria del poliziotto, quindi Teresa incalza: «Qualcuna ci tenta, col cinema, ma che disastro! Come si chiama, Barbara, quella che ha fatto… Barry Lyndon?»; «Marisa Berenson, mamma. E poi c’è Lauren Hutton che ha fatto American Gigolò, e Margot Hemingway e Barbara Carrera e Dayle Haddon e Aurore Clement, eccetera eccetera». Insomma, Pietroni mostra di amare il cinema e si rivolge al linguaggio della settima arte per rendere la sua opera immediata, arrembante, aggressiva. Ancora non sa che proprio il suo scritto sarà la scintilla

Edizione Oscar Mondadori, 1988.




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