PAPA FRANCESCO copia_Un anno con Francesco 05/11/18 08:59 Pa
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A cura di Ennio Curto e Domenico Fiorioli
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Disegni: Shula Atil Curto Stampa: FP DESIGN – Pavona (Roma) 2018 © Gremese International s.r.l.s. – Roma Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in alcun modo e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-6692-039-7
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Introduzione
Questo volume raccoglie le piĂš
recenti e significative riflessioni espresse da Papa Francesco in occasione delle messe mattutine celebrate nella cappella di Casa Santa Marta. Si tratta di omelie condotte a braccio, dal linguaggio molto semplice e vivace, quasi come fossero conversazioni, prive della perfezione grammaticale e sintattica dei discorsi letti nelle grandi e ufficiali occasioni, ma di grande intensitĂ . Non eravamo abituati a sentir parlare un Pontefice in pubblico con tanta
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Introduzione spontaneità e familiarità, come a un gruppo di amici riuniti. Eppure, a dispetto del contesto intimo e raccolto in cui sono maturate, queste omelie non tratteggiano solo un panorama di dolcezza; contengono parole forti, spesso accuse e anche precise “messe in guardia”. Soprattutto, ci guidano nelle lotte di ogni giorno: contro il “principe di questo mondo”, nello scontro dell’anima con Dio e nel difficile rapporto con il potere. Il loro valore simbolico è tanto maggiore quanto più ci comunicano il senso dell’annuncio evangelico in una forma peculiare, inedita: attraverso immagini pregnanti e un linguaggio semplice, immediato, che vanta una chiarezza e una freschezza maturate in una
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Introduzione vita a costante contatto con la gente. Papa Francesco ci parla di tenerezza, di fede e di ideologia, di spirito e di organizzazione, e di molto altro. Per un anno ha aperto la mappa della sua vita spirituale e del suo impegno sacerdotale in uno sforzo che trascende la semplice “comunicazione di una verità”: queste pagine sono molto di più. Sono la felicità di parlare per il bene, che consiste nell’avvicinarsi delle persone le une alle altre. Ed è così che Dio dispiega il suo potere mediante la parola umana. I curatori
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no degli atteggiamenti del cristiano che vuole rimanere nel Signore è cercar di conoscere cosa succede nel proprio cuore. Per questo non presta fede a ogni spirito, ma mette alla prova gli spiriti per saggiare se provengono veramente da Dio, perché sono venuti nel mondo molti falsi profeti. È necessario saper “discernere gli spiriti”, discernere se una cosa ci fa rimanere nel Signore o ci allontana da Lui. Il nostro cuore sempre ha desideri, ha voglie, ha pensieri. Ma questi sono del Signore o alcuni di questi ci allontanano dal Signore?
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gni spirito che riconosce Gesù Cristo, venuto nella carne, è di Dio. Ogni spirito che non riconosce Gesù è dell’anticristo. Riconoscere la strada di Gesù Cristo vuol dire riconoscere che Lui, essendo Dio, si è abbassato, si è umiliato fino alla morte di croce. Questa è la strada di Gesù Cristo: l’abbassamento, l’umiltà, l’umiliazione pure. Se un pensiero, se un desiderio ti porta su quella strada di umiltà, di abbassamento, di servizio agli altri, è di Gesù. Ma se ti porta sulla strada della sufficienza, della vanità, dell’orgoglio, sulla strada di un pensiero astratto, non è di Gesù.
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amore cristiano non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa. L’amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza. Lo stesso Gesù, quando parla dell’amore, ci parla di cose concrete: dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati e tante cose concrete.
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n sacerdote che si allontana da Gesù Cristo può perdere l’unzione. E invece di essere “unto” finisce per essere untuoso. E quanto male fanno alla Chiesa i preti untuosi! Quelli che mettono la loro forza nelle cose artificiali, nelle vanità, in un atteggiamento, in un linguaggio lezioso… Quante volte si sente dire: “Ma, questo è un prete-farfalla!”, perché sempre è nelle vanità.
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amore è concreto quando sente che è più importante dare che ricevere. Quello che ama dà, dà... Dà cose, dà vita, dà se stesso a Dio e agli altri. Invece chi non ama, chi è egoista, sempre cerca di ricevere, sempre cerca di avere cose, avere vantaggi.
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uesta è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede! La nostra fede può tutto! È vittoria! E questo sarebbe bello che lo ripetessimo, anche a noi, perché tante volte siamo cristiani sconfitti. La Chiesa è piena di cristiani sconfitti, che non credono che la fede è vittoria; che non vivono questa fede, perché se non si vive questa fede, c’è la sconfitta e vince il mondo, il principe del mondo, il demonio.
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è una scaltrezza cristiana? Esiste un atteggiamento per quelli che vogliono seguire Gesù, in modo che non finiscano male, “mangiati vivi” dagli altri? Una scaltrezza che non sia peccato, ma che serva per portarmi avanti al servizio del Signore e anche all’aiuto degli altri? Gesù parla dei cristiani che sono come agnelli tra i lupi, prudenti come i serpenti e semplici come la colomba. Servono: una “sana sfiducia” verso chi promette troppo, la riflessione davanti alle seduzioni del diavolo che conosce le nostre debolezze, e la preghiera.
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a fede è confessare Dio, ma il Dio che si è rivelato a noi, dal tempo dei nostri padri, come recitiamo nel Credo. Ma una cosa è recitare il Credo dal cuore e un’altra come pappagalli, no? Io credo in Dio, credo in Gesù Cristo: credo in quello che dico? Questa confessione di fede è vera o io la dico perché si deve dire? O credo a metà? Confessare la fede! Tutta, non una parte! E custodirla!
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ome posso sapere se io confesso bene la fede? Chi confessa bene tutta la fede, ha capacità di lodare, adorare Dio. […] L’uomo o la donna che ha fede si affida a Dio! […] E questo ci porta alla speranza. Ci sono tanti cristiani con una speranza […] debole. Perché non hanno la forza e il coraggio di affidarsi al Signore.
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omandiamoci: come è il nostro rapporto con Dio, con la Parola di Dio: è un rapporto formale? È un rapporto lontano? La Parola di Dio entra nel nostro cuore, cambia il nostro cuore, ha questo potere o no? Quando il cuore è chiuso alla Parola di Dio, ci porta a pensare a tante sconfitte della Chiesa, a tante sconfitte del popolo di Dio perché non sente il Signore, non cerca il Signore, non si lascia cercare dal Signore!
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a normalità della vita del cristiano esige fedeltà alla sua elezione e non venderla per andare verso una uniformità mondana. Questa è la tentazione del popolo. Tante volte dimentichiamo la Parola di Dio, quello che ci dice il Signore e prendiamo la parola di moda, no?, anche quella della telenovela è di moda, prendiamo quella, è più divertente!
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a Parola di Dio è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore; per accogliere davvero la Parola di Dio dobbiamo avere un atteggiamento di “docilità”. La Parola di Dio dice quello che vuole dire: non quello che io aspetto che dica o quello che io spero che dica. È una Parola “libera”. Ed è anche “sorpresa”, perché il nostro Dio è il Dio delle sorprese.
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l tempo di Gesù, il popolo era un po’ annoiato dal modo di insegnare la fede dei dottori della legge, che caricavano sulle spalle tanti comandamenti, tanti precetti, ma non arrivavano al cuore della gente. E quando vede Gesù e sente Gesù, le proposte di Gesù, le Beatitudini… trova una speranza, perché il suo modo di agire, di insegnare, tocca il cuore, arriva al cuore. E sente dentro qualcosa che si muove.
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l Vangelo è novità. La Rivelazione è novità. Il nostro Dio è un Dio che sempre fa le cose nuove e chiede da noi questa docilità alla sua novità. Nel Vangelo, Gesù è molto chiaro in questo: vino nuovo in otri nuovi. Il vino lo porta Dio, ma dev’essere ricevuto con questa apertura alla novità. E questo si chiama docilità.
15 Gennaio
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uando io voglio prendere l’elettricità dalla fonte elettrica, se l’apparecchio che ho non va, cerco un adattatore. Noi dobbiamo sempre cercare di adattarci, di adeguarci, di essere aperti alle novità della Parola di Dio. L’ostinazione, la non docilità, fare quello che tu vuoi e non quello che vuole Dio, è peccato di idolatria.
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a fedeltà cristiana è semplicemente custodire la nostra piccolezza, perché possa dialogare con il Signore. L’umiltà, la mitezza, la mansuetudine sono tanto importanti nella vita del cristiano, perché sono una custodia della piccolezza, alla quale piace guardare il Signore.
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na bella domanda che noi possiamo farci oggi: ma io so lodare il Signore? O quando prego il Gloria o prego il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore? Quell’uomo o quella donna che prega lodando il Signore, che quando prega il Gloria si rallegra di dirlo, quando canta il Sanctus nella Messa si rallegra di cantarlo, è un uomo o una donna fecondo.
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esù è salito al Padre e di là intercede ancora, tutti i giorni, tutti i momenti per noi: e quando noi, per una cosa o l’altra, siamo un po’ giù, ricordiamo che è Lui che prega per noi, intercede per noi continuamente. Tante volte dimentichiamo questo: “Ma Gesù… sì, è finito, se ne è andato in Cielo, ci ha inviato lo Spirito Santo, finita la storia”. No! Attualmente, ogni momento, Gesù intercede. Con questa preghiera: “Signore Gesù, abbi pietà di me”, rivolgiamoci al Signore, chiedendo questa intercessione.
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osa brutta è l’invidia! È un atteggiamento, è un peccato brutto. E nel cuore la gelosia o l’invidia crescono come cattiva erba: cresce, ma non lascia crescere buon’erba. Tutto quello che al cuore invidioso sembra far ombra, gli fa male. Non è in pace! È un cuore tormentato, è un cuore brutto, non tollera che un altro abbia qualcosa che io non ho. E sempre soffre, è un cuore sofferente: desidera la morte degli altri! E quante volte per gelosia si uccide con la lingua. Uno ha invidia di questo, di quell’altro e incominciano le chiacchiere: e le chiacchiere uccidono!
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20 Gennaio
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ensando e riflettendo, invito me stesso e tutti a cercare se nel mio cuore c’è qualcosa di gelosia, c’è qualcosa di invidia, che sempre porta alla morte e non mi fa felice; perché sempre questa malattia ti porta a guardare quello che di buono ha l’altro come se fosse contro di te. E questo è un peccato brutto! È l’inizio di tante, tante criminalità. Chiediamo la grazia di non aprire il cuore alle gelosie, di non aprire il cuore alle invidie, perché sempre queste cose portano alla morte.