“IL LATO NERO”
VITA QUOTIDIANA NEL
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Paul Roland
VITA QUOTIDIANA NEL
TERZO REICH GERMANIA 1933-45
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Titolo originale: Life in the Third Reich – Daily Life in Nazi Germany 1933-1945 Copyright © Arcturus Holdings Limited Foto in copertina: per gentile concessione di Bundesarchiv/Bild-146-1973-060-021/o.Ang Traduzione dall’inglese: Fiammetta Paolantonio
Corbis: 8 (Bettmann), 17 (Bettmann), 26 (Bettmann), 43 (Bettmann), 55 (Austrian Archives), 68 (Stapleton Collection), 70 (Underwood & Underwood), 76 (Underwood & Underwood), 83 (Bettmann), 89 (Bettmann), 95 (Berliner Verlag/Archiv/dpa), 100 (Hulton-Deutsch Collection), 104 (Bettmann), 111 (Bettmann). Getty Images: 14 (Three Lions/Stringer), 28 (ullstein bild), 40 (FPG), 46 (Alfred Eisenstaedt), 51 (ullstein bild), 61 (Mondadori), 134 (ullstein bild), 142 (ullstein bild), 152 (Keystone-France), 168 (ullstein bild), 179 (Arkady Shaikhet), 181 (ullstein bild). Kobal Collection: 131 (UFA). Shutterstock: 119 (Everett Historical). Topfoto: 47 (ullstein bild) Stampa: Printonweb – Isola del Liri (FR)
2018 © Gremese International s.r.l.s. – Roma Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualunque modo e con qualunque mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-6442-320-3
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Indice Prefazione ..................................................................................... 7 Capitolo 1
L’ora più buia All’indomani del 1918 ....................................... 13 I primi segnali .......................................................................... 18 Conquistare le menti e i cuori ............................................... 23 Persone migliori ...................................................................... 24 ....................................................................... 29 Devote alla causa..................................................................... 32 La messa in riga ....................................................................... 33 Lavorare al tempo del Nazismo ............................................ 38 Minare la famiglia ................................................................... 41 Il rogo dei libri ......................................................................... 42 Capitolo 2
Il Nuovo Ordine Il mito del miracolo economico ................. 45 I bambini di Hitler................................................................... 50 L’eutanasia ............................................................................... 52 L’indottrinamento della gioventù ......................................... 54 I reietti ....................................................................................... 60 Plasmare le giovani menti ...................................................... 64 La Gioventù hitleriana............................................................ 67 I brogli elettorali ...................................................................... 72 Capitolo 3
Il mito della razza eletta Danzando sull’orlo del precipizio 75 Una mezza fortuna.................................................................. 81 Le Olimpiadi di Berlino.......................................................... 83 Capitolo 4
Vivere con il nemico Anschluss .............................................. 93 Predicare la Parola .................................................................. 96 La vita sotto la tirannia ......................................................... 103
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Auto-mutilazione morale..................................................... 105 Il segno dei tempi .................................................................. 108 La Notte dei cristalli.............................................................. 109 Il “muso di Goebbels” ...........................................................114 Capitolo 5
Scoppia la tempesta L’inizio della guerra ............................117 «Fucili, non burro» ................................................................ 121 Nubi sempre più nere ........................................................... 124 Il falsario ................................................................................. 125 Pericolo e disperazione ........................................................ 128 Amore in tempo di guerra ................................................... 130 Lettere a casa .......................................................................... 133 Capitolo 6
Testimonianze Famiglia anticonvenzionali ......................... 137 Intervista a Eycke Strickland ............................................... 141 Renata Zerner ........................................................................ 151 Il bombardamento di Dresda .............................................. 167 Anneliese Heider................................................................... 170
Dopo la guerra ...................................................................... 183 ............................................................................... 185 Alcune risorse multimediali..................................................... 187
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Prefazione
una severa punizione ai gerarchi nazisti e ai loro tirapiedi ne in quei cinque lunghi anni di guerra. Questo impulso era particolarmente vivo tra i russi, i quali ritenevano di essere stati i più colpiti dalla barbara crudeltà messa in atto dalle forze di Hitler nella crociata volta a soggiogare le genti slave e a sradicare la piaga del Comunismo dall’Europa dell’Est. care i soldati nazisti di medio e basso rango una volta che si erano svestiti delle uniformi, avevano distrutto tutti i documenti incriminanti e si erano mescolati al caos di una società disintegrata. Nella confusione che seguì, la giustizia fu rozza e sommaria, spesso dispensata senza regolari processi clementi e per nulla inclini ad applicare la Convenzione di devano dove sarebbero stati alloggiati venivano intenzionalmente indirizzati verso pattuglie che avevano l’ordine di sparare a vista ai soldati nemici. -
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Prefazione
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le metodo per distinguere i simpatizzanti nazisti dal resto della popolazione. Erano sicuri infatti che, se fossero stati avvicinati da funzionari civili ansiosi di assicurare ai propri liberatori di non essere stati nazisti leali, avrebbero avuto di fronte proprio coloro che stavano cercando, e avrebbero potuto procedere istantaneamente all’arresto. Sebbene Hitler, Himmler e Goebbels si fossero suicidaalto rango delle SS si fossero sottratti alla giustizia fuggendo in Sud America tramite le famigerate “Ratline vaticane�, gli Alleati riuscirono in parte a esercitare una giustizia formale su coloro che ritenevano responsabili di avere in-
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trapreso una “guerra di aggressione” e promosso “crimini contro l’umanità”. Ventidue dei più noti membri della leadership nazista, tra cui Hermann Göring, Rudolf Hess, Joachim von Ribbentrop e Albert Speer, furono sottoposti al celebre processo pubblico di Norimberga nel novembre del 1945. Martin Bormann, il segretario privato di Hitler, fu processato e dichiarato colpevole in contumacia. Il destino di Bormann fu oggetto di molte speculazioni per quasi tre non lontano dal bunker di Hitler, e nel 1988 formalmente imputato, Robert Ley, si era tolto la vita prima dell’inizio del processo. Dietro le quinte, il processo giudiziario fu funestato da litigi indecorosi tra i sovietici e i loro alleati d’un tempo, in disaccordo su molti dettagli importanti. Nel complesso, comunque, si ritenne che giustizia fosse stata fatta e, cosa ancora più importante, si vide che era stata fatta. Una volta conclusi i successivi processi a carico dei più importanti giudici nazisti, dei membri delle SS, di circa una dozzina di medici che esercitavano nei campi di sterminio, delle guardie donna più sadiche all’interno dei campi di concentrato cedette il passo a quello di trarre il meglio da una pace così duramente conquistata e a un prezzo altissimo. Quei tedeschi che vivevano nella zona ovest del loro Paese spaccato in due erano ora alleati delle democrazie occidentali, impegnate nella Guerra Fredda contro il blocco comunista. La presenza sovietica nella Germania Est, e soprattutto in una Berlino divisa, era vista come una minaccia reale e immediata per la pace mondiale. Di conseguenza, la caccia ai nazisti fu lasciata nelle mani di privati cittadini come Simon
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Wiesenthal, un sopravvissuto all’Olocausto che si adoperò tor Josef Mengele e Adolf Eichmann erano ancora a piede libero. I soldati, uomini e donne, erano impazienti di tornare a casa e andare avanti con le proprie vite, vi era il desiderio generale di lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra. Inoltre, si annidava un serio pericolo nella presunzione di una colpevolezza collettiva, quando anche i tribunali di operando una distinzione tra il gruppo di comando, che sarebbe stato incriminato per avere intrapreso una “guerra di aggressione”, i loro subordinati, accusati di crimini di guerra, e quanti erano ritenuti semplici “seguaci” che dif-
no cinquant’anni per riuscire a estirpare l’ideologia nazista dalla Germania. A ogni modo, le infrastrutture e l’apparato amministrativo tedeschi erano in rovina, motivo per cui il pragmatismo e la realpolitik presero il sopravvento. Nel 1945, otto milioni e mezzo di persone – oltre il 10% della popolazione – erano ancora iscritti al Partito nazista, all’interno del quale la maggioranza era costituita da dipendenti pubblici, avvocati e insegnanti. Tuttavia, siccome tali individui erano necessari all’adempimento dei servizi essenziali, molto spesso si sorvolava sul loro passato. Negli anni Cinquanta, si riteneva che per circa il 60% i dipendenti pubblici della Baviera fossero noti per essere ex nazisti, ma solo negli anni Sessanta la generazione successiva cominciò a fare domande scomode sui propri genitori e a contestare la compiacenza del gover-
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no di Konrad Adenauer quanto alla persecuzione dei criminali di guerra negli anni immediatamente successivi al di Hitler in realtà non era composta di fanatici estremisti e da una ristretta minoranza di persone impegnate in modo attivo o passivo nell’opposizione al regime (questi ultimi alla debole scusa dell’“emigrazione interna”, termine coniato dallo scrittore tedesco Erich Kastner). Anche tra gli adepti più devoti ci furono coloro che “avevano avuto le loro ragioni” per convertirsi alla causa nazi-
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sta. L’appena quindicenne Hilde Schlegel aderì dopo che ebbe partecipato a un evento organizzato dal Partito durante il quale aveva assaggiato per la prima volta dei veri panini imburrati, e di conseguenza credette che Hitler avrebbe assicurato una migliore qualità di vita ai più svantaggiati. Altri aderirono per interesse personale, mirando ad avanzamenti di carriera; altri ancora per le ragioni spesso citate avrebbero portato stabilità politica, prosperità, occupazione diato Trattato di Versailles. Ma, come questo libro mostrerà, una quota considerevole di cittadini tedeschi assistette impassibile alla discesa del essere incapace di impedirla – e ancora di più furono quelli che si resero conto del pericolo quando ormai era troppo tardi.
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Capitolo 1
L’ora più buia All’indomani del 1918
«Il confuso fabbro Drexler aveva fornito il nucleo centrale; Eckart, poeta ubriacone, alcuni dei fondamenti “spirituali”; Feder, il maniaco dell’economia, una sorta di impianto ideologico; l’omosessuale Röhm l’appoggio dell’esercito e dei veterani di guerra. Ma ora, era l’ex vagabondo Adolf Hitler, emerito sconosciuto di neppure trentun anni, a guidare la trasformazione di un oscuro club di discussione in ciò che presto sarebbe diventato un incredibile partito politico». (William L. Shirer sulla presa di potere di Hitler all’interno del Partito Tedesco dei Lavoratori, nel 1921)
I nazisti non attirarono i loro primi sostenitori con argoaspirazioni, ma semplicemente promettendo di provvedere alle loro necessità immediate e fondamentali: lavoro e pane. Molti di quelli che li votarono negli anni Venti e anche alculoro stendardi agli albori della “battaglia”, credevano ingenuamente e sinceramente che il Nazionalsocialismo rappresentasse l’unica valida opposizione al bolscevismo. Non tutti i sostenitori iniziali di Hitler condividevano il più fantasiosi dell’ideologia pseudo-völkisch del suo partito, secondo la quale i tedeschi discendevano da una superiore
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Capitolo 1
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razza ariana ed erano, per questo, destinati a governare sulle nazioni inferiori.
un leader in grado di fornire risposte immediate e di identiLe famiglie di tutto il Paese erano in lutto per l’incalcolabile perdita di vite umane, confuse dall’improvvisa e inattesa capitolazione di un esercito che si diceva fosse a un passo dalla vittoria, e amareggiate dall’inutilità del sadisperazione era stato acuito dall’abdicazione del Kaiser e
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L’ora più buia
dalla compiacente osservanza, da parte del nuovo governo di Weimar, dei termini e delle condizioni punitive imposti un’atmosfera così velenosa generasse un nazionalismo esasperato e la convinzione che l’esercito fosse stato tradito o “pugnalato alle spalle”, per dirla con una frase attribuita al Questa grave ferita avrebbe potuto rimarginarsi col temdel 1922-23, durante la quale i risparmi dei cittadini furono spazzati via e i salari svalutati al punto che i lavoratori venivano pagati due volte al giorno di modo che potessero nevole. Ma anche così, non era raro che i clienti pagassero un prodotto con quello che un tempo era il salario di un mese, il che metteva in evidenza la fragilità dell’economia e tacinque marchi a un milione e mezzo. In ogni villaggio, paese o città, si potevano vedere uomini, donne e bambini mendicare cibo o qualche moneta, o ancora implorare per un umile lavoro di qualsiasi tipo. In questo contesto di disperazione, i nazisti si manifestarono sotto le sembianze del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori che prometteva lavoro per i disoccupati e sollievo per coloro che avevano perso tutto. Essi dichiaravano, inoltre, l’intenzione di epurare le istituzioni commerciadalla “concorrenza sleale” (gli stessi ebrei). Promettevano guinose schermaglie tra fazioni politiche rivali che rendevano insicure le strade per i cittadini rispettosi della legge.
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Capitolo 1
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Avrebbero anche ricostituito l’orgoglio nazionale stracciando l’odiato Trattato di Versailles e pretendendo la restitucittadino fu indotto a credere che fosse suo dovere patriottico votare per quel programma. Gli oppositori di Hitler lo accusavano di essere un sobillatore rozzo e ignorante ma, di fatto, egli riusciva a esprimere la rabbia e il senso di ingiusti, ed era chiaro che aveva toccato un nervo scoperto. «Non si scoraggiava facilmente. E sapeva aspettare. Quando riprese in mano le redini della sua vita nel piccolo appartamento di due stanze all’ultimo piano della Thierschstrasse 41, a Monaco, nell’inverno del 1925, e, al sopraggiungere dell’estate, in svariati chalet sull’Obersalzberg sopra Berchtesgaden, la contemplazione delle sciagure del recente passato e l’eclissi del fu così che nacque nuovamente in lui il senso bruciante di dover compiere una missione – per lui stesso e per la Germania – dalla quale ogni forma di dubbio era categoricamente esclusa». (William L. Shirer su Hitler al suo rilascio dalla prigione di Landsberg nel dicembre 1924, dopo una reclusione di 264 giorni per aver putsch di Monaco l’anno precedente)
Nel corso degli anni Venti la popolarità dei nazisti conobbe un’ascesa e un declino, a seguito della ripresa e della successiva caduta dell’economia con il crollo di Wall Street nel 1929. Ma nel 1933 i tedeschi avevano perso la pazienza con i loro rappresentanti politici ed erano pronti a mettere da parte qualsiasi tipo di remora potessero avere avuto nei confronti dei ben noti “eccessi” delle SA (le “camicie brune”, ossia il reparto paramilitare del Partito) per dare un’opportunità ai nuovi venuti. In ogni caso non vi era nulla di
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Capitolo 1
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scontato nella presa del potere da parte dei nazisti. Durante le ultime elezioni parlamentari, prima che l’anziano presidente Hindenburg assegnasse a Hitler il cancellierato nel fortuna. La percentuale dei voti ottenuti scese dal 37 al 33%, il che equivaleva a meno di duecento seggi nel Reichstag – solo un terzo del totale. Ma gli accoliti di Hitler erano certi che il loro momento sarebbe arrivato. Era solo una questione di tempo.
I primi segnali «Mentre l’anno 1931 faceva il suo tormentato corso, con cinque milioni di salariati senza lavoro, le classi medie sull’orlo della rovina, i contadini incapaci di far fronte al pagamento del mutuo, il parlamento paralizzato, il governo dilaniato, il
dei nazisti». (William L. Shirer, Storia del Terzo Reich)
Per lo studente berlinese Bernt Engelmann, il primo segnale che qualcosa di molto sinistro si celava dietro agli uomini dalle camicie brune – i quali avevano distribuito opuscoli e tenuto comizi per le strade del suo quartiere – giunse un lunedì mattina nel maggio del 1932. Hitler sarebbe diventato cancelliere solo otto mesi dopo, ma era già evidente quanto i suoi seguaci fossero impazienti di prendere il potere. Qualcuno aveva issato una grande bandiera con la svastica sul tetto del liceo di Wilmersdorf e la cosa stava attirando l’attenzione degli studenti e del personale. Uno degli
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insegnanti ordinò a un bidello di rimuoverla, ma l’uomo si limitò a rivolgergli un ghigno insolente sostenendo di non avere la chiave per accedere alla torretta. Molti studenti più grandi risero e uno di essi osservò che, se issare la bandiera era un segno che Hitler fosse già al potere, molte “teste sarebbero cadute”; commento che sembrò giungere gradito al bidello. Furibondo, l’insegnante si allontanò a grandi passi per informare il preside, che era già al telefono per protestare con il sovrintendente scolastico. Ma prima che potesse essere preso qualsiasi provvedimento, un altro insegnante fu carsi sul tetto con l’agilità di un montanaro e strappare via il vessillo. Un gesto accolto con fervore dai ragazzi riuniti in
ancora più degna di nota in quanto era stata portata a termine dall’insegnante di francese, il dottor Levy, che aveva perso un braccio nella Grande Guerra. Ma se durante la lezione di quella mattina i ragazzi si aspettavano di essere intrattenuti con i dettagli dell’impresa di Levy, rimasero delusi. Anche dopo aver fatto scorrere la lavagna verso l’alto per scrivere sul secondo pannello e aver trovato le parole Salope Juif! [Porco ebreo] scarabocchiate a lettere cubitali, il professore rimase calmo e composto. Spiegò semplicemente che la frase mostrava un uso scorretto della grammatica francese e che l’espressione più appropriata era Manchot Juif, che siEngelmann calcolò che dei quattrocentocinquanta allievi della sua scuola una quarantina aveva espresso simpatie il Partito aveva appena conquistato la maggioranza nelle elezioni regionali di Oldenburg, e il disprezzato cancelliere
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Capitolo 1
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Brüning si era dimesso. Era solo questione di ore – pensavano – e il presidente Hindenburg avrebbe nominato Hitler suo successore. Non avrebbero tollerato l’insulto di vedere la loro bandiera rimossa senza reagire. Durante la ricreapreside per presentare un reclamo contro il gesto del dottor Levy – due di loro indossavano l’uniforme della Gioventù hitleriana mentre il terzo portava la camicia bruna, i calzoni e gli stivali delle SA, a dispetto del divieto governativo di indossare uniformi paramilitari. Invece di chiamare la polizia, il preside lì placò promettendo di sospendere il dottor Levy La sua capitolazione fu percepita dai bulli nazisti come un permesso per dare sfogo al proprio odio sugli studenti ebrei. In molti si coalizzarono contro i ragazzi più giovani, picchiandoli a sangue senza pietà con pugni o colpi di cintura. Quella mattina Engelmann fu testimone di diversi attacchi del genere. Ma i nazisti non erano al potere e vi era testarono il modo in cui il preside aveva gestito l’episodio. Nonostante i suoi discorsi sul procedere con la “massima severità” contro chi tentava di politicizzare la scuola, i genitori di Engelmann avevano avvertito nella sua voce una nota di simpatia nei confronti dei nazisti. È solo un esempio di ciò che lo storico orale americano Studs Terkel ha chiaquesta forma di codardia sia stata responsabile dell’ascesa di Hitler tanto quanto l’adorazione acritica riservatagli dai suoi sostenitori. Non molto tempo dopo l’incidente, la famiglia Engelmann si trasferì a Düsseldorf, dove Bernt frequentò una scuola che non era ancora stata infettata da quello che egli descrive come il “contagio dell’ideologia nazista”. Engelmann at-
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tribuiva la propria istintiva repulsione per il nazionalismo fanatico all’ambiente in cui era cresciuto. Suo padre era un fedele sostenitore della democrazia, sua madre aveva offerto assistenza alle “vittime di una politica evidentemente disumana” e suo nonno, sindacalista, socialdemocratico e gruppo giovanile dei Lavoratori Socialisti. Anche la nonna militarismo e delle sue continue dimostrazioni di forza, così come verso l’aristocrazia conservatrice che – diceva – considerava l’occupazione delle cariche pubbliche più alte come un proprio diritto di nascita. Ma solo quando fu testimone del rogo pubblico dei libri di autori che aveva letto e ammirato, Bernt si rese pienamente conto che i nazisti erano nemici della gente colta e dei liberi pensatori come lui. Successivamente, durante la guerra, il ragazzo si unì a un gruppo di resistenza, ma fu arrestato dalla Gestapo e internato nei campi di concentramento di Flossenbürg e Dachau. Dopo la capitolazione della Germania divenne un eccellente giornalista investigativo e tornò a Berlino, dove intervistò molte delle persone con cui era cresciuto durante gli anni Trenta. Rimase sconcertato nello scoprire che molti dei suoi vecchi amici conservavano una memoria fortemente selettiva di quel periodo, e non pochi consideravano la propria adesione alla Gioventù hitleriana come il frutto di un semplice “idealismo giovanile”. Ad esempio Marga, una ragazza graziosa e vivace, ricordava l’emozione delle parate con gli stendardi, le bandierine e i canti per le strade. Gli disse: «Dopotutto nel complesso abbiamo vissuto una gioventù bella e spensierata, non credi?». Il padre di Marga, presidente del tribunale distrettuale e fervente nazista, aveva proibito alla moglie di fare acquisti
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nendole di tornare a casa ogni sera entro le sette. Ma dopo il Röhm Putsch (la “Notte dei lunghi coltelli”) il 30 giugno 1934, divenne un uomo diverso. La notizia che Hitler avesse ordinato l’assassinio di più di mille persone senza regolare processo (alcune delle quali messe a tacere per evitare che rivelassero dettagli sul suo passato) aveva profondamente deluso il giudice, che mise in seria discussione la propria fedeltà al Partito. Non vietò più alla moglie di fare la spesa nei negozi degli ebrei e neppure sembrò più preoccuparsi dell’orario di rienle Wilhelm Schmid, fosse stato ucciso durante la Notte dei lunghi coltelli da quattro uomini delle SS, che lo avevano trascinato fuori dal suo appartamento e lo avevano fucilato, nell’errata convinzione che fosse il capo delle SA Willi Schmidt. padre fosse cambiato, e solo due anni dopo, quando si fu sposata, lo sentì parlare di questo evento. Tutto ciò che Marga ricordava erano le canzoni famose visto. Ricordava la prima volta che lei e Bernt erano stati a teatro a vedere lo spettacolo di Friedrich Schiller, Don Carlos, e riusciva ancora a ricordare i nomi degli attori, ma non aveso spontaneo durante la scena in cui uno dei personaggi imnon le spiegò che era per mostrare la loro contrarietà alla soppressione della libertà di parola operata dal regime. Furono esperienze come questa che portarono Engelmann -
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tabile risultato di un “destino crudele” per il quale nessuno era da ritenersi responsabile, quanto il frutto di semplice interesse personale e di mancanza di coraggio.
Conquistare le menti e i cuori I nazisti avevano compiuto uno sforzo notevole per conquistare le menti e i cuori della popolazione, ingraziandosi ogni settore della società tedesca e facendo promesse che non avevano intenzione di mantenere. Erano anche riusciti a padroneggiare l’arte della propaganda politica, organizzando raduni di massa e marce che esaltavano la loro unione e il loro fanatismo, e restituivano un’idea enfatizzata della loro popolarità. La loro campagna per assicurarsi l’allora Stato libero di Lippe nelle elezioni parlamentari del gennaio A meno che il Partito non avesse conquistato quello Stato minore e rimediato ai rovesci di fortuna subiti in tutto il Paese durante le elezioni del Reichstag nel novembre del 1932, si temeva fortemente che gli industriali e le banche avrebbe dovuto soccombere a una lotta intestina tra fazioguenza, Hitler e Goebbels avviarono una lunga campagna di propaganda, dando fondo agli ultimi risparmi del Partito e usando ogni trovata pubblicitaria per garantirsi i voti dei centomila abitanti. Nell’arco di dieci giorni, realizzarono novecento eventi e Hitler fece discorsi in occasione di sedici grandi raduni. Migliaia di uomini delle SA e delle SS furono chiamati a marciare per le strade di ogni villaggio e città della regione gridando slogan e dando dimostrazioni di forza, mentre au-
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tomobili munite di altoparlanti esortavano la popolazione a votare. Tutto ciò diede l’impressione che il Partito fosse non In realtà, malgrado tutte le parate e le esibizioni, riuscirono ad aumentare la loro quota di voti di sole seimila unità. I partiti democratici ottennero complessivamente un totale di cinquantamila voti a fronte dei trentanovemila dei nazisti, ma la stampa della destra ultranazionalista inneggiò al risultato come se fosse una grande vittoria, e due settimane dopo il presidente Hindenburg si persuadeva a nominare Hitler nuovo cancelliere.
Persone migliori era divenuto impossibile; mentre la resistenza individuale rappresentava soltanto un’altra forma di suicidio». German Voices, di Frederic C. Tubach)
blico berlinese, ricorda l’euforia con cui fu accolta la notizia della nomina di Hitler al cancellierato nel 1933: «Era una fredda notte di gennaio ed era in corso una parata
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Quella settimana sembrò che ogni abitazione e ogni negozio del tranquillo sobborgo di Eichkamp avesse esposto bandiere con la svastica, anche le biciclette dei bambini erano decorate con gagliardetti che sventolavano all’aria, molti riuscivano a far fronte alla richiesta. I genitori di Horst non condividevano l’entusiasmo di amici e vicini per il nuovo governo, ma erano piuttosto speranzosi che ciò segnasse la scoppi di violenza tra gruppi politici rivali. Così si unirono ai festeggiamenti, se non altro per dimostrare la loro disponibilità verso i nazisti e per manifestare la loro buona volontà e il loro senso civico. «All’improvviso una persona qualsiasi diventava qualcuno», ricorda Horst. «Era parte di una categoria migliore di persone, di livello più alto – era un Tedesco». Tutti erano inclusi. Per lo meno tutte le persone di etnia tedesca. Ma anche molti ebrei speravano che il delirio anil Partito era al potere, e che i suoi membri più estremisti potessero essere tenuti a bada, se non altro per placare le critiche della stampa estera. Le ansie private furono messe da parte per un certo periodo mentre il Paese si mobilitava in massa per quella che all’epoca appariva come una serie intensa con l’annuncio che ci sarebbero stati nuovi giorni festivi destinati a celebrare diversi aspetti della vita e della cultura tedesche, e quando venne proclamato il vasto programma di lavori pubblici l’eccitazione raggiunse l’apice. La tragedia della crisi economica e della devastante disoccupazione sembrava essersi dissolta di colpo. La gente era allegra, ottimista e animata da un obiettivo comune. I
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membri del Servizio di Lavoro marciavano per le strade con sarebbe stata collegata da un’ampia rete di autostrade. E se, nonostante la costruzione di gallerie d’arte e di ministeri su larga scala, le baraccopoli e i caseggiati in rovina erano rimasti dov’erano, le persone che avevano sventolato le bandiere e animato i cortei si consolavano pensando che Hitler non poteva fare miracoli da un giorno all’altro. Avrebbero dovuto avere pazienza. -
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una controrivoluzione, quelle stesse persone si chiesero se Hitler fosse al corrente dell’accaduto e si dissero che, anche se lo fosse stato, non avrebbe certo approvato una simile barbarie. Horst ricorda che i suoi vicini erano galvanizzati da un senso di orgoglio nazionale ed eccitati alla prospettiva di essere parte di una nazione più prospera e produttiva. Le birogni aspetto della politica di governo, dalla restituzione dei strade. Erano convinti che avrebbero avuto voce in capitolo vennero “innocui, compiacenti e docili”, approvando qualunque cosa il nuovo governo chiedesse loro di appoggiare attraverso le urne elettorali. Mentre gli uomini si vantavano di avere tenuto testa alla Società delle Nazioni come se si trattasse di un vicino sgradevole, le donne discutevano della possibilità di avere o di adottare bambini per assolvere al loro dovere materno nei confronti della patria. A ogni acquisizione di nuovi territori, la reputazione di Hitler come statista aumentava di dieci volte. Aver riportato tali importanti conquiste senza coinvolgere il Paese in una guerra e in barba alle condanne internazionali sembrava confermare che il Führer era stato inviato da Dio per reclamare ciò che apparteneva di diritto alla Germania. Gli ammiratori più fervidi iniziarono a ritagliare i suoi discorsi dai giornali per discuterne in famiglia e con gli amici, proprio come un tempo avrebbero fatto con il sermone della domenica. Horst racconta di come la madre fosse un tipico esempio di coloro che “vivevano di illusioni”. Cattolica devota, vedeva Hitler come l’artista squattrinato che si era innalzato dalle proprie umili origini per rimettere la Germania al suo
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Hitler era
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legittimo posto sulla scena mondiale, forte di una fede che gli sarebbe stata d’ispirazione per perseguire innanzitutto avrebbe mentito al suo popolo. Horst considerava i suoi vicini come dei “sostenitori in buona fede, entusiasti, ebbri�, convinti che la vita sarebbe stata migliore sotto Hitler e speranzosi che le voci di una
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guerra imminente non fossero altro che maligne dicerie. Hitler non voleva la guerra, si dicevano, e quando arrivò, in molti compresero che egli aveva non solo conquistato l’Europa ma anche soggiogato il proprio popolo. I tedeschi esistevano unicamente per servire i suoi scopi.
La nazificazione Il primo proclama della nuova amministrazione fu redatto per rassicurare la gente sulle sue credenziali reazionarie. «Il nuovo governo nazionale considererà suo primo e supremo dovere quello di ricostituire l’unità nazionale di volontà e spirito. Tutelerà e difenderà le fondamenta su cui poggia la forza della nostra nazione. Proteggerà rigorosamente la cristianità, base l’educazione della gioventù tedesca sul rispetto per il nostro grande passato, sull’orgoglio per le nostre antiche tradizioni. E così facendo dichiarerà guerra al nichilismo spirituale, politico e nostra guida». (Adolf Hitler, 1° febbraio 1933)
I membri della leadership nazista ambivano a coltivare società senza classi, in cui ci si attendeva che i datori di lavoro consumassero i pasti con gli impiegati e che i profesdi organizzazioni poste sotto il controllo statale, come ad esempio il Fronte del Lavoro. Chiedevano anche l’accesso senza restrizioni alle università e alle accademie militari per i membri del Partito particolarmente leali – un privilegio
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tuttavia introdotto un limite per le studentesse, che non dovevano eccedere il 10% del totale delle iscrizioni. Hitler proibì alle donne di ricoprire ruoli attivi in politica e nelle professioni, anche se consentiva loro di lavorare come volontarie raccogliendo contributi per il Partito e prendendosi cura dei membri meno privilegiati. Il loro ruolo naturale all’interno dello Stato nazionalsocialista era quello di madri altruiste di bambini ariani biondi e con gli occhi azzurri, un modello sintetizzato nello slogan Kinder, Küche und Kirche [bambini, cucina e chiesa]. «La rivoluzione nazionalsocialista», proclamava Hitler, «sarà un evento interamente maschile». Ciò nonostante, nel 1933, trentaquattromila casalinghe borghesi di mezza età avevano già aderito al Partito. Donne come Gertrud Scholtz-Klink, leader simbolica della Lega delle Donne Nazionalsocialiste (NSF), la cui fanatica lealtà le valse il soprannome di “la Führer”; Elsbeth Zander, fondatrice dell’Ordine della Svastica Rossa; Elizabeth Polster, che incrementò le adesioni alla NSF convincendo i suoi 66.500 membri che la Cristianità e il Nazionalsocialismo non si escludevano a vicenda; e Guida Diehl, il cui movimento nazionalista Neuland aveva preceduto di cinque anni la fondazione del Partito nazista. Quanto alle donne non sposate, esse erano considerate cittadine di seconda categoria o Staatsangehöriger [appartenenti allo Stato] ed erano soggette alle stesse condizioni giuridiche degli ebrei e delle persone mentalmente disabili. tori di Hitler era composta da donne, sebbene l’idea che i loro voti fossero andati in maggior numero ai nazisti che ai partiti rivali sia priva di fondamento.
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In realtà, l’adesione ai principi del Nazionalsocialismo da parte della cerchia dei fedelissimi di Hitler era solo di facciata. Nella privacy delle loro ville sontuose, Goebbels, Göring e i loro accoliti indulgevano a ogni tipo di eccesso, mentre le mogli sfoggiavano con disinvoltura la moda e i cosmetici parigini, malgrado il Führer avesse dichiarato tali lussi pretenziosi, volgari e antipatriottici. Solo Frau Bormann coltivava l’aspetto dimesso e popolano che il suo Führer riteneva essere l’immagine della madre tedesca ideale. Indossava il tracht (abito tradizionale) come stabilito dall’Istituto di Moda del Reich, acconciava i capelli in uno
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ta che fosse composto da grasso animale, così come aveva dichiarato Hitler. Inoltre, ogni anno per dieci anni, diede diligentemente luce a un bambino.
Devote alla causa Le donne che sceglievano di partecipare alle attività locali del Partito scoprivano inevitabilmente che non c’era alcun tipo di premio o di riconoscimento per tutto il tempo e le energie spesi a favore della causa. Di solito, i membri della NSF erano impiegati nella raccolta di quote e contributi per i fondi del Partito, nella cati di fornire alloggi alle famiglie numerose che il Partito aveva promesso di aiutare; in seguito collaborarono al ricollocamento di quanti avevano perso la casa sotto i bombardamenti. Ogni momento libero che riuscivano a trovare lo dedicavano a uno dei tanti progetti del Partito e la loro
lamentavano di rado e in molte rimasero strenuamente fedeli anche dopo essere state costrette ad assistere agli orrori perpetrati dal regime. Erano assai più inclini ad accusare Heinrich Himmler o egli condividesse la loro preoccupazione per il benessere del popolo tedesco. Inoltre, liquidavano come pettegolezzi malevoli le voci sui campi di sterminio e sulle atrocità commesse dalle SS nei territori conquistati. Agli incontri
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