estetica Tabloid di medicina Anno I - numero 2/2017
clinica e pratica TRATTAMENTO LASER pER LE TELEANGECTASIE DEL VISO Attualmente esistono varie tipologie di laser in grado di trattare le teleangectasie. Alcuni sistemi sono diventati lo standard in virtù della loro efficacia clinica superiore rispetto ai precedenti trattamenti pag. 8
MICROBOTULINO: indicazioni d’uso e diluizioni
CONGRESSO SIME DEFINISCE LA NUOVA ETÀ DEL BENESSERE Il microbotulino è uno dei trattamenti più richiesti dai pazienti. Si tratta di un’innovazione della tecnica di trattamento con botulino, ma si differenzia dalla tossina botulinica per indicazioni, concentrazioni e metodi di somministrazione. Il medico deve chiarire al paziente quali risultati si possono raggiungere: il farmaco iperdiluito infatti non va a rilassare la muscolatura mimica, bensì a distendere le fibrocellule muscolari del derma superficiale in maniera tale da avere un miglioramento della texture cutanea e una riduzione della produzione di sebo pag. 4
Il progresso della medicina estetica rigenerativa apre a un nuovo orizzonte di benessere nella terza età. A Roma, al congresso della Società italiana di medicina estetica (Sime), si tenta allora di definire un approccio integrato alla prevenzione, capace di costruire negli anni uno stato di benessere che si spinga fino alla terza età, vista come una vera seconda giovinezza
eventi e notizie formazione, tendenze e novità in medicina e chirurgia estetica
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Aspetti medico-legali in medicina estetica
L’obbligo di risultato del medico estetico è sancito dalla giurisprudenza e coincide con la piena realizzazione dello scopo perseguito dal paziente pag. 12
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in copertina
Tabloid di medicina estetica
tossina botulinica: SICURA E ANCORA SENZA ALTERNATIVE Per ridurre la contrazione muscolare e distendere le rughe di espressione non ci sono valide alternative alla tossina botulinica, che se usata nelle dosi e indicazioni corrette rappresenta uno tra i trattamenti più sicuri in medicina estetica n
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l 38° congresso annuale della Società italiana di medicina estetica (Sime), in svolgimento dal 12 al 14 maggio a Roma, un ampio spazio è dedicato alla discussione sulla tossina botulinica. Oltre a tre sessioni focalizzate sul suo utilizzo in medicina estetica, una sessione è incentrata sulle sue indicazioni alternative, visto che negli ultimi anni il farmaco ha trovato utilizzo nel campo della dermatologia, nel trattamento delle cicatrici e dell’obesità e nella terapia del dolore. A presiedere l’evento è Emanuele Bartoletti, specialista in chirurgia plastica e direttore della Scuola internazionale di medicina estetica della Fondazione internazionale Fatebenefratelli a Roma, il quale sottolinea la veste internazionale di un congresso che vede la presenza di opinion leader di livello mondiale e la presentazione di 500 abstract pervenuti da oltre 27 Paesi di tutto il mondo. «Il tema principale – ha dichiarato Bartoletti – è la terza età e l’approccio integrato alla prevenzione e alla costruzione negli anni di una età del benessere. Accanto a questo, largo spazio viene dato al confronto e al dibattito su temi di grande interesse e attualità, ma solitamente poco affrontanti, come la medicina estetica al maschile e lo skin firming, il trattamento cioè delle aree critiche: ginocchia, interno cosce e interno braccia con tecnologie nuove e già comprovate». Dottor Bartoletti, che cos’è la tossina botulinica e come funziona? La tossina botulinica è un farmaco derivato da una proteina naturale purificata, utilizzato in medicina sin dal 1989. L’infiltrazione di tossina botulinica è consentita in Italia a scopo estetico per trattare le rughe della fronte, del contorno occhi e tra le sopracciglia. Ha la funzione di ridurre la contrazione muscolare e distendere le rughe di espressione, conferendo al viso un aspetto più fresco, riposato e ringiovanito. Trova inoltre impiego anche nel trattamento dell’eccessiva sudorazione (iperidrosi) ascellare, palmare e plantare, del vaginismo, della sindrome di Frey, dell’ipertrofia della mandibola troppo larga (massetere), dei tic e delle contrazioni nervose del volto, del bruxismo. Sebbene questo farmaco provenga da una tossina molto potente che in natura, se ingerita, può risultare anche fatale, ha dato negli anni prova di rappresentare il trattamento di medicina estetica con il più alto margine di sicurezza, ovviamente se ben utilizzata, nelle dosi corrette e da medici ben preparati. È inoltre un far-
maco molto utile per il medico estetico in quanto svolge un’azione che nessun altro prodotto è in grado di offrire, perché riesce a trattare inestetismi difficilmente curabili da altri farmaci o con altre metodiche. Non ci sono, infatti, in medicina estetica valide alternative. Qual è l’effetto sulle rughe e sull’espressione? L’effetto della tossina botulinica è di indurre una temporanea riduzione della contrazione dei muscoli in cui viene iniettata, con il risultato di ridurre le rughe d’espres-
trattato chirurgicamente solo con un lifting frontale, quindi molto invasivo, la tossina botulinica, che offre un risultato molto simile, rappresenta una soluzione ottimale come alternativa all’aggressività dell’intervento chirurgico. Ci sono controindicazioni? Le controindicazioni al trattamento con tossina botulinica sono davvero poche, escludendo per ovvie ragioni la gravidanza, l’allattamento e l’ipersensibilità al prodotto. L’unica vera controindicazione è la presenza di malattie della placca neuromuscolare o il trattamento in corso con antibiotici o farmaci che potrebbero aumentare gli effetti del farmaco stesso. sione, conseguenza del fatto che, progressivamente con il passare dell’età, i muscoli mimici perdono la capacità di rilassarsi completamente. Dopo un trattamento ben eseguito con tossina botulinica, il viso risulterà avere un aspetto più disteso e più giovane, senza quella tipica espressione corrucciata e stanca che rischia di far apparire il viso più anziano. Per lo stesso motivo, il trattamento con tossina botulinica può essere effettuato in maniera preventiva prima della comparsa delle rughe d’espressione vere e proprie; riducendo la
contrazione muscolare, infatti, ne ritarda il manifestarsi. È importante ad ogni modo tenere a mente che l’obiettivo finale del trattamento non deve essere la scomparsa delle rughe, ma il miglioramento dell’espressione e dell’aspetto del volto. La tossina botulinica, in quanto trattamento medico estetico e quindi per definizione più soft di un intervento chirurgico, ha negli ultimi anni ampiamente sostituito il ricorso alla chirurgia estetica. In particolare, nel caso del terzo superiore del volto, che può essere
Quali sono le complicanze e i rischi? Le complicanze sono molto rare e soprattutto sempre assolutamente temporanee; una volta passato l’effetto del trattamento, dopo al massimo quattro mesi, si ha una restitutio ad integrum completa. A parte qualche piccola asimmetria nel movimento delle sopracciglia, facilmente correggibile, l’altra possibile complicanza è la ridotta apertura di una palpebra (ptosi). Si verifica quando il farmaco accidentalmente inibisce l’attività del muscolo che solleva la palpebra. È forse l’effetto collaterale più evidente, anche se molto raro (0,2-0,3% dei casi) e si risolve sempre spontaneamente in non più di cinque settimane. Esiste in questo caso, comunque, la possibilità di stimolare l’apertura della palpebra con un collirio riducendo il disagio. Come dicevamo prima, la tossina botulinica è in medicina estetica il trattamento con il maggior margine di sicurezza e, soprattutto, qualsiasi effetto collaterale passa completamente in pochi mesi. E questo è un grande vantaggio se confrontato con le complicanze da acido ialuronico, la sostanza forse più usata in medicina estetica che, benché rare, pos-
Emanuele Bartoletti
sono durare per anni. I laser poi possono causare cicatrici o alterazioni del colorito cutaneo definitive. Il problema maggiore che si rileva nei pazienti trattati con tossina botulinica è il risultato eccessivo e quindi innaturale. Questo problema, ad ogni modo, non è dovuto direttamente al farmaco, ma a un suo cattivo utilizzo. È molto importante, come per qualsiasi trattamento di medicina estetica, affidarsi a un professionista serio e adeguatamente formato. Occorre ricordare che lo scopo del trattamento non deve essere la paralisi muscolare con la scomparsa di tutte le rughe d’espressione del terzo superiore del viso (situazione sempre legata a un risultato eccessivo e innaturale, quindi inaccettabile), ma esclusivamente il rilassamento della muscolatura a riposo, cioè quando non si fanno smorfie. Quando si fa un’espressione o si guarda verso l’alto, tutta la muscolatura deve potersi muovere, anche se in misura inferiore. Quali considerazioni anatomiche dovrebbe fare il medico prima di procedere con un piano terapeutico? Prima di procedere con qualsiasi trattamento medico estetico bisogna sottoporre il paziente a una prima visita completa e approfondita, necessaria per delineare un corretto e personalizzato iter terapeutico e cosmetologico. Al fine di arrivare a un quadro completo e obiettivo del paziente, un semplice sguardo non basta; occorre partire dalla diagnosi a cui si può giungere solo dopo aver eseguito il check-up medicoestetico. Nel caso del trattamento con tossina botulinica, è necessario inoltre che il professionista abbia una conoscenza molto precisa dell’anatomia e dei tessuti che andrà a trattare. Infatti, il risultato finale dipende in larga misura anche dai siti scelti dal medico per l’iniezione e dalla quantità di farmaco iniettata dei vari distretti. Renato Torlaschi
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NUOVE TECNICHE: INDICAZIONI E LIMITI DEL MICROBOTULINO Efficace nel miglioramento della texture cutanea, della qualità della pelle, dei micropori e del rossore cutaneo, il microbotulino non è invece indicato per la distensione delle rughe. E le iniezioni devono essere superficiali n
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on la sua introduzione in Italia nel 2016 a cura dell’autore della prima pubblicazione (Wu WT. Microbotox of the Lower Face and Neck: Evolution of a Personal Technique and Its Clinical Effects. Plast Reconstr Surg. 2015 Nov), il microbotulino è diventato in tutto il mondo uno dei trattamenti più richiesti, contribuendo a mitigare il timore che da sempre i pazienti hanno degli effetti indesiderati della tossina botulinica. Diverso dal botulino nelle indicazioni, concentrazioni e metodi di somministrazione, il microbotulino è un’innovazione della tecnica di trattamento con botulino, che presenta limiti spesso riferiti ai risultati percepiti dal paziente. Ne parliamo con il dottor Sergio Marlino, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico esperto di questa innovativa metodica e autore di uno studio clinico presentato al congresso Sies di Bologna dal titolo “Microbotox: quali vantaggi”, che mette a confronto i risultati di microinfiltrazioni intradermiche di microbotox realizzate con due dispositivi diversi.
Dottor Marlino, quali sono le conclusioni a cui arriva lo studio? Lo studio ha analizzato i risultati a due settimane dal trattamento con microbotulino effettuato con microinizieioni intradermiche sulla zona del terzo inferiore del volto di 24 pazienti di età media compresa tra 50-55 anni, di cui 12 trattati con tecnica standard con siringa e 12 con device elettronico. Quest’ultimo permette di effettuare infiltrazioni di microgocce di botulino con diluizione standard, descritta da Woffles Wu, di 28 unità per millilitro. Abbiamo rilevato parametri cutanei quali le microrughe, i pori e la levigatezza della pelle attraverso un dispositivo fotografico che fornisce parametri numerici sui miglioramenti cutanei nel pre e post trattamento. Incrociando poi i risultati con il numero di microiniezioni effettuate con le due tecniche, abbiamo notato che, a parità di risultati, il device permetteva un risparmio di microbotulino ed effettuava circa 20 microiniezioni in più, equivalenti a circa 20 cm2, rispetto alla tecnica standard con siringa. Pertanto, il vantaggio dell’uso del device elettronico che inietta quantità costanti di prodotto, dà certamente il migliore controllo del quantitativo di prodotto usato, men-
tre ha lo svantaggio di non dare al medico quella sensazione tattile necessaria per eseguire con precisione l’infiltrazione intradermica. Il limite rilevato per entrambe le tecniche però è l’alto numero
di microiniezioni necessarie che richiedono lunghi tempi di esecuzione e spesso sono mal sopportate dal paziente. Infine, non ci son dati che ci permettono di affermare che, rispetto ad altri trattamenti, il microbotulino dia migliori risultati anche in termini di costi e tempi per il paziente, nel trattamento dei danni da cronoaging e fotoaging. Quali sono i punti critici di questo trattamento? La zona del muscolo depressore del labbro è il punto critico da evitare perché può causare la ptosi dell’angolo della bocca. Inoltre, ed è questa la vera differenza rispetto al botulino, nell’esecuzione dei microponfi è importante che l’infiltrazione sia superficiale e intradermica ovvero sia effettuata nell’interfaccia tra derma e strato di fibre
MICROBOTULINO: DILUIZIONE E MICROPONFI Diluizione 2.5 ml di soluzione fisiologica + 0.5 ml di lidocaina; con siringa da 1 ml si aspira 0,7 ml di prodotto diluito + 0,3 ml di lidocaina. Microponfi 1. Intradermici e superficiali, ben visibili. È necessario sentire la resistenza del derma all’espansione del prodotto con l’infiltrazione 2. A distanza di circa 1 cm 3. Evitare zone a rischio come depressore dell’angolo della bocca 4. Effettuare da 70 a 100 microponfi 5. Necessaria un’alta compliance del paziente
muscolari superficiali. Se l’infiltrazione è più profonda in alcuni casi si possono avere effetti collaterali quali il rilassamento dei muscoli
microbotox: aree trattabili Fronte n Guance n Zona perioculare n Collo n Décolleté n
Credits: Macromedica
Credits: Marco Baldassarre
mimici della fronte, la ptosi del labbro o del sopracciglio, a seconda del muscolo che si sta trattando, oltre alle asimmetrie. Cosa l’ha avvicinata all’uso del microbotulino? All’inizio sono stati il bisogno di novità, che nella nostra attività è fondamentale, e il desiderio di dare ai miei pazienti un trattamento efficace di cui non avere timore. Infatti, la cosiddetta “paura del botulino”, ovvero il timore che il paziente ha di ritrovarsi con gli effetti collaterali indesiderati delle infiltrazioni con botulino, come freezing, asimmetrie e ptosi, era insita in molti dei miei pazienti. Il risultato che dà il microbotox (Onabotulinum) invece è percepito come “naturale” dal paziente, non solo per l’effetto sulle microrughe ma anche grazie al netto miglioramento qualitativo della texture e tonicità cutanea. Quando è indicato questo trattamento? Si tratta in un trattamento con indicazioni limitate, perché scopo dell’impiego di botulino iperdiluito non è rilassare la muscolatura mimica, ma va a distendere le fibrocellule muscolari del derma superficiale in maniera tale
Sergio Marlino
da avere un miglioramento della texture cutanea, una riduzione della produzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee e quindi avere un miglioramento in termini di qualità di pelle. L’indicazione al microbotulino si ha anche in presenza di microrughe, ma se si devono trattare le righe mimiche cambia la tecnica che richiede l’infiltrazione intramuscolare del prodotto. Pertanto, indipendentemente dall’età anagrafica del paziente, è fondamentale selezionare la persona che richieda un miglioramento della qualità della pelle, della texture, dei micropori e rossore cutaneo, oltre a minimo miglioramento anche della tonicità, ma non una distensione delle rughe. Proprio per la differenza di risultati rispetto al botulino, è quindi molto importante che il medico chiarisca sempre al paziente a cosa serve e quali risultati si possono raggiungere con il microbotulino. Quali precauzioni deve prendere il medico? Le iniezioni devono essere superficiali, per evitare di penetrare le strutture muscolari più importanti del viso, in particolare la zona della piega della marionetta, dove un’infiltrazione profonda potrebbe colpire il muscolo corrugatore del labbro, causando una caduta o un’asimmetria del labbro stesso e quindi del sorriso. Chiudiamo questa intervista parlando del concetto di bellezza. Che cos’è la bellezza per un chirurgo plastico? Ovviamente parlo per me. Bellezza è attenzione all’armonia delle forme e ai dettagli. Nel mio lavoro è spesso realizzare i sogni e i desideri di donne e uomini che vogliono ritrovare oppure migliorare i loro tratti e dunque la loro bellezza. Ricerco la naturalezza e l’eleganza, questo per me è la bellezza. Il miglior risultato è quello di una chirurgia che quasi non si vede. Liana Zorzi
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CHIRURGIA: MASTOPLASTICA è L’INTERVENTO PIù RICHIESTO Al congresso della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica si fa il punto su mastoplastica additiva e riduttiva, che sono gli interventi più richiesti in Italia. Intanto il menù ricostruttivo si amplia con numerose opzioni non protesiche n
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er la Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre), il 2017 è l’anno del seno: secondo le previsioni emanate dall’associazione che rappresenta l’80% dei chirurghi plastici in Italia, gli interventi più richiesti ed eseguiti saranno proprio quelli di mastoplastica additiva/riduttiva e di mastopessi. Ma il 2017 è anche l’anno della lotta all’obesità, come indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Di questi temi e di altro si parlerà durante il 66° congresso nazionale Sicpre, presieduto dal professor Giorgio De Santis, docente di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che ha voluto mostrare anche “l’altro lato della medaglia” di una branca della medicina di cui si parla più in termini di estetica e meno di ricostruttiva. Pertanto, grande spazio sia alle novità in chirurgia plastica ricostruttiva, in particolare della mammella nel tumore del seno, e di chirurgia bariatrica, grazie alla collaborazione con la Società brasiliana di chirurgia plastica fondata da Ivo Pitanguy, senza dimenticare minilifting, lipofilling, ringiovanimento cutaneo e chirurgia rigenerativa.
Professor De Santis, in linea con le raccomandazioni dell’Oms contro l’obesità, questa edizione del congresso darà uno spazio importante anche alla chirurgia plastica post-bariatrica. Quanto è frequente in Italia questo tipo di chirurgia ricostruttiva? L’Oms ha indicato nella chirurgia bariatrica uno dei modelli di chirurgia innovativa contro l’obesità che, anche nel nostro Paese, inizia a essere un problema diffuso. Quando un paziente obeso perde in un anno fino a 60-90 kg, ottiene da una parte un grande beneficio in termini di salute e riduzione dei rischi correlati all’o-
Giorgio De Santis
GIOVANI CHIRURGHI E SPECIALIZZANDI PROTAGONISTI DEL 66° CONGRESSO SICPRE In occasione del 66° Congresso nazionale Sicpre (www.sicpre2017.it), che si svolgerà dal 21 al 23 settembre presso il Forum Monzani di a Modena, si parlerà anche di formazione dei chirurghi plastici di domani. Protagonisti del dibattito saranno i giovani chirurghi e gli specializzandi italiani, che si confronteranno con i colleghi di Belgio, Spagna, Usa e Brasile. «La formazione dei giovani chirurghi plastici è fondamentale – ha dichiarato il presidente del congresso Giorgio De Santis – così come il confronto con le esperienze formative degli altri Paesi, soprattutto quando si parla di chi-
besità, ma dall’altra il risultato è una grande lassità tissutale residua a livello di braccia, volto, addome, seno, cosce e arti. Questo di per sé rappresenta una stigmaticità psicologica rilevante perché, dopo il dimagrimento, il paziente si ritrova con un importante ingombro cutaneo e grassoso che non è più un fatto puramente estetico. In alcuni pazienti sottoposti a interventi di chirurgia bariatrica è necessario ricorrere a operazioni multiple di rimodellamento corporeo con interventi di addominoplastica, brachioplastica, lifting cosce, rimodellamento del seno per ritensionare i tessuti in eccesso, che devono essere eseguiti in strutture specializzate e centri di eccellenza. Durante il congresso, la Scuola brasiliana fornirà le line guida per i chirurghi, grazie all’esperienza maturata in questo tipo di interventi multipli postbariatrici. Altro tema importante del congresso è la chirurgia ricostruttiva nel tumore della mammella. Quali sono le novità? Innanzitutto l’istituzione delle Breast Unit, in cui il chirurgo plastico lavora in modo complementare a figure professionali come senologo, radioterapista,
rurgia plastica ricostruttiva. Si tratta infatti di chirurgie impegnative che possono durare anche 8-12 ore e per questo investiamo sui giovani che hanno voglia di imparare le tecniche sofisticate, spesso supportate dalla microchirurgia, che prevedono impegnativi periodi di training e una lunga learning curve. Sono interventi importanti che aiutano a restituire dignità e qualità di vita a ogni persona affetta da tumore o altre malattie che richiedono la ricostruzione di distretti corporei, come il seno, il volto, la lingua, la cavità orbitaria, gli arti inferiori, tutte zone che possono essere ricostruite con buoni risultati sia estetici sia funzionali».
psicologo e accompagnano la paziente dallo screening radiologico alla completa ricostruzione mammaria. Oggi il chirurgo plastico che affronta la ricostruzione mammaria dispone di un menù ricostruttivo che va dal rimodellamento del seno dopo quadrantectomia, alle comuni opzioni rappresentate da espansore/protesi e lipofilling. Più recentemente il menù si è arricchito della possibilità di trapianto di parte del tessuto autologo partendo da zone donatrici allo scopo di ricostruire un seno naturale e senza protesi. Dal punto di vista chirurgico infatti da qualche anno, in alcuni reparti di chirurgia plastica italiani, si effettua su pazienti selezionate la ricostruzione mammaria autologa senza protesi. Si tratta di un intervento in doppia équipe che prevede una prima fase di prelievo addominale eseguita dal chirurgo plastico contemporanea alla mastectomia effettuata dal chirurgo senologo, a cui segue una seconda fase, immediatamente dopo la mastectomia, di ricostruzione non protesica. Si possono prelevare dall’addome circa 300-600 grammi per seno di tessuto cutaneo – adiposo che contiene anche i vasi che lo nutrono e che dovranno essere rivascolarizzati dai vasi mammari interni con tecnica
microchirurgica. Si procederà poi al rimodellamento del tessuto prelevato a forma conica di seno e all’aggiustamento con tecnica di simmetrizzazione del seno controlaterale. L’ultima fase prevede, dopo alcuni mesi, la ricostruzione dell’areola e del capezzolo. Il risultato è un seno proprio, naturale e non protesico. È qui che la chirurgia plastica presenta “l’altra faccia della medaglia”, con un beneficio psicologico e sociale, oltre che estetico, per la paziente? Sì, sono ormai noti gli effetti psicologici della mastectomia sulla donna a cui è stato diagnosticato un tumore della mammella. Con l’intervento di ricostruzione non protesica la paziente, da una parte, non ha la percezione della mastectomia, perché si risveglia con il “suo seno”; e dall’altra, l’attenzione all’estetica rende accettabili le cicatrici che, per l’inserimento della losanga di tessuto donatore coincide con il solco mammario e, in parte, viene coperta dalla ricostruzione dell’areola, mentre a livello addominale è identica a quella di una addominoplastica estetica, cioè con incisione fra le due spine iliache passante per la regione pubica. Liana Zorzi
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Terapia laser PER TRATTARE le teleangectasie del volto La capacità selettiva del laser spinge questo trattamento in cima alla lista nella cura della couperose. Attenzione però a scegliere lunghezza d’onda, fluenza e durata dell’impulso in base al fototipo e alla tipologia del vaso da trattare n
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ilioni di persone nel mondo sviluppano teleangectasie del volto con il passare degli anni. Tra il 10% e il 15% degli adulti sani possono presentare questo frequente inestetismo; il trattamento della couperose rappresenta
pertanto una delle procedure più richieste in campo medico/estetico. La couperose si presenta frequentemente in pazienti con fototipo I e II secondo Fitzpatrick, solitamente localizzata nelle ali nasali e al terzo medio del volto. Vi è una predisposizione eredofamiliare a svilupparle, ma
spesso sono associate a vari disordini, quali: rosacea, lesioni croniche attiniche, stati di iperestrogenismo e assunzione di estrogeni, di corticosteroidi topici e sistemici, radiodermiti, varie patologie sistemiche (del fegato, del connettivo e genodermatosi vascolari come la teleangec-
tasia emorragica ereditaria). La causa più probabile della comparsa di teleangectasie è il rilascio e/o l’attivazione di mediatori vasoattivi in risposta all’anossia, a ormoni, infezioni e altri fattori fisici che in ultima analisi determinano angiogenesi. Il disagio psicologico causato
da lesioni vascolari superficiali in zone visibili del corpo è spesso sottovalutato. Poiché il trattamento di queste lesioni è più cosmetico che medico, le modalità di trattamento dovrebbero essere efficaci, senza effetti collaterali come alterazioni della pigmentazione e cicatrici. I trattamenti sono numerosi (dermoabrasione, elettrochirurgia, scleroterapia), ma i laser sono recentemente divenuti il trattamento elettivo per la loro efficacia e la capacità di colpire selettivamente questi vasi, riducendo il rischio di lesioni alla cute circostante. L’ossiemoglobina intravascolare assorbe selettivamente l’energia del laser, che è poi rilasciata in forma di calore, con conseguente distruzione del vaso circostante. Definizione e meccanismo di azione del laser Il laser è un dispositivo in grado di emettere un fascio di luce coerente, monocromatico e concentrato in un raggio rettilineo estremamente collimato. Queste tre proprietà (coerenza, monocromaticità e alta brillanza) sono alla base del vasto ventaglio di applicazioni che i dispositivi laser hanno avuto e continuano ad avere nei campi più disparati. Per queste proprietà un laser è più potente della luce ordinaria di pari potenza. Se la luce da una lampada di 60 W entra nell’occhio non danneggia la retina. Un fascio collimato è una luce focalizzata e concentrata ed è dannosa per l’occhio a potenza molto più bassa. Interazione laser-tessuti Affinché si verifichi un effetto biologico, la luce deve essere assorbita dal tessuto. Una data lunghezza d’onda può essere assorbita da un tessuto e riflessa da un altro. Nel 1983 Rox Anderson e John Parrish riportano la teoria della fototermolisi selettiva. Etimologicamente fototermolisi significa assorbimento della luce
Alvise Cavallini
(photo) da parte dei pigmenti (ad es. emoglobina e melanina), trasformazione della luce assorbita in calore (thermo), distruzione (lysis) del cromoforo target da parte dell’alta temperatura. Questa proprietà rende i laser superiori (gold standard) alle altre metodiche di trattamento (crioterapia, diatermocoagulazione, scleroterapia, ecc.) delle teleangectasie del volto. La fototermolisi selettiva indica l’affinità della specifica lunghezza d’onda per un dato cromoforo. Questo permette di: 1) localizzare il danno termico al tessuto trattato; 2) minimizzare il danno termico apportato al tessuto circostante. Per un trattamento laser meno invasivo è necessario quindi scegliere sempre la lunghezza d’onda appropriata per il nostro target. I principali picchi di assorbimento dell’emoglobina sono nella porzione del blu-verde-giallo della luce visibile (418, 542, 577 nm). Lunghezze d’onda più lunghe penetrano più in profondità, quindi target più profondi richiedono lunghezze d’onda superiori, mentre gli obiettivi superficiali possono essere trattati con lunghezze d’onda più corte. Altro dato importante da considerare è il tempo di rilassamento termico (TRT), definito come la quantità di tempo necessaria al cromoforo per dissipare il 50% del calore assorbito al termine dell’impulso laser erogato. Il TRT, espresso in secondi, è proporzionale al quadrato del diametro del target espresso in mm; quindi il TRT di una struttura più grande è più lungo del TRT di una struttura più piccola. Nel trattamento laser, l’obiettivo è riscaldare il target al massimo, ma sospendere l’apporto di energia prima che il calore inizi a fuoriuscire e danneggiare le strutture adiacenti. Pertanto, la durata ideale dell’impulso corrisponde allo specifico TRT. Una durata dell’impulso troppo breve >
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> potrebbe essere inefficace,
ma una troppo lunga potrebbe causare effetti collaterali. La fluenza è la misura dell’energia erogata per area, generalmente espressa in joule per centimetro quadrato (J/cm2). La fluenza necessaria per un trattamento efficace è inversamente proporzionale alla frazione di luce assorbita dal cromoforo bersaglio. Quindi, maggiore fluenza è necessaria quando si usano lunghezze d’onda assorbite poco, quando il nostro targhet contiene poco cromoforo o è posto in profondità nella cute. Pertanto, ogni volta che effettuiamo un trattamento laser, per ottimizzare i risultati e ridurre le complicanze dobbiamo considerare: 1) lunghezza d’onda (quanto più selettiva possibile per il cromoforo); 2) durata dell’impulso (proporzionale alle dimensioni del target); 3) fluenza (ottimale per ottenere un danno completo, ma evitando la rottura del vaso e l’emorragia; quindi sempre correlata alla durata dell’impulso). L’evoluzione dei trattamenti laser delle lesioni vascolari Poiché l’emoglobina ha un vasto spettro di assorbimento, da 400 nm a 1.100 nm, diverse lunghezze d’onda e sorgenti luminose possono eliminare o ridurre le teleangectasie del volto. Kenneth A. Arndt per primo ha riportato la terapia laser per le teleangectasie del volto nel 1982. Trentuno pazienti con piccole lesioni vascolari furono trattati con il laser argon, con risultati buoni o eccellenti. Il laser argon divenne il trattamento di scelta per le lesioni vascolari, ma la natura continua del raggio prodotto rendeva il trattamento operatore dipendente e si verificarono spesso danni termici ai tessuti adiacenti, con cicatrici e alterazioni della pigmentazione permanenti. Lo sviluppo di più efficaci laser a impulsi come il PDL (Pulsed Dye Laser), il titanile di potassio fosfato pulsato (KTP) e il laser infrarosso pulsato hanno notevolmente migliorato l’efficacia e diminuito gli effetti collaterali. Pertanto, i laser KTP e il PDL sono oggi comunemente usati come gold standard nelle lesioni vascolari del volto. In particolare il PDL è stato il primo laser progettato utilizzando il concetto della fototermolisi selettiva per il trattamento di lesioni vascolari (1989). I PDL attuali emettono lunghezze d’onda di
585 o 595 nm, hanno impulsi più lunghi e sono diventati un pilastro per il trattamento di lesioni vascolari, come angiomi, macchie di vino-porto, teleangectasie del viso e rosacea. Alla fine degli anni ’90 escono i primi studi con il KTP 532 nm. Il grande vantaggio di questa lunghezza d’onda è l’assenza della porpora post-trattamento (oltre al dolore post-trattamento ridotto e al costo inferiore della tecnologia) rispetto al PDL. Le lunghezze d’onda nello spettro blu-verde-giallo, come il KTP 532-nm, sono efficaci per i piccoli vasi ma sono in grado di penetrare la cute solo 1-2 mm, con una ridotta efficacia per le teleangectasie più profonde, quelle più grandi di 500 μc, nei vasi ad alto flusso e in quelli di colore blu. Inoltre, la melanina si comporta come cromoforo competitor, assorbendo le lunghezze d’onda emesse da KTP e PDL; per questo motivo possono verificarsi danni epidermici (ustioni e depigmentazioni) quando questi laser sono utiilizzati in pazienti che hanno un fototipo scuro (maggiore di III sec. Fitzpatrick). La lunghezza maggiore emessa dal Nd-Yag:1064 nm colpisce il picco dell’ossiemoglobina, nello spettro di assorbimento nel vicino infrarosso (7001100 nm). Il tradizionale NdYag:1064 nm con impulsi in millisecondi ha la capacità di penetrare più in profondità (4 mm) e di distruggere piccoli vasi posti più in profondità rispetto al KTP (7). Poiché il coefficiente di assorbimento dell’emoglobina è basso a 1064 nm e poiché l’acqua è un cromoforo in competizione, devono essere utilizzate alte fluenze per ottenere la distruzione del vaso, con l’aumento del rischio di effetti collaterali. Il tradizionale Nd-Yag:1064 nm con impulsi in millisecondi è associato infatti con un rischio significativamente maggiore di cicatrici rispetto al laser KTP per il trattamento delle lesioni vascolari. Il NdYag:1064 nm con impulsi in microsecondi può essere in grado di trattare piccoli vasi con meno dolore e con un profilo di rischio migliore del tradizionale laser Nd-Yag:1064 nm con impulsi in millisecondi. Recentemente è stato immesso in commercio un laser diodi a luce blu con una lunghezza d’onda di 445 nm, che rappresenta la lunghezza d’onda con il picco di assorbimento maggiore per
l’emoglobina. Questo laser è quindi ancora più selettivo e penetra meno in profondità rispetto allo stesso 532 nm a luce verde. Grazie all’alta affinità è possibile effettuare il trattamento della couperose riducendo la potenza di emissione dell’energia e quindi i possibili effetti collaterali. Conclusioni La tecnologia laser è uno dei campi della medicina in più rapida evoluzione. Attualmente non esiste un unico laser che possa trattare tutte le teleangectasie con uguale efficacia e profilo di rischio. I sistemi di KTP e PDL sono diventati lo standard nel trattamento delle teleangectasie del viso perché la loro efficacia clinica è superiore rispetto ai precedenti trattamenti per
> Couperose: immagine pre e post trattamento dopo una seduta di laser diodi a luce blu 445 nm
l’elevata sicurezza raggiunta. I nuovi progressi, come il perfezionamento del laser NdYag:1.064 nm e l’introduzione del laser a luce blu, permettono di ottenere un
trattamento specifico in base al fototipo e alla tipologia del vaso da trattare; l’evoluzione tecnologica e la personalizzazione della terapia offrono possibilità promettenti per
un trattamento efficace delle teleangectasie del viso, minimizzando gli effetti collaterali e i rischi post-procedura. Alvise Cavallini Medico estetico, flebologo
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ODONTOIATRA E MEDICINA ESTETICA: COMMENTO DEL QUADRO NORMATIVO L’associazione Simeo, uno dei punti di riferimento per gli odontoiatri che praticano la medicina estetica, non ritiene vincolante il parere del Consiglio superiore di sanità e rivendica totale libertà per interventi nel terzo medio e inferiore del viso n
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onostante i suoi confini non siano ancora chiari a tutti, la medicina estetica in odontoiatria sta guadagnando un successo crescente tra i pazienti e si sta ritagliando un ruolo importante nei trattamenti proposti in studio. In Italia, uno dei punti di riferimento a livello scientifico è l’Associazione italiana di medicina estetica odontoiatrica (Simeo - www.simeo.org), presieduta da Antonio Guida, che nella sua lettera di presentazione agli iscritti pone alcune domande cruciali: l’odontoiatra possiede un bagaglio tecnico-scientifico adeguato alle richieste este-
tiche? E, ancora: dal punto di vista giuridico, ha la potestà all’esercizio della medicina estetica? «Interfacciarci con le istituzioni per una normativa chiara circa l’introduzione della medicina estetica nello studio dentistico è uno dei nostri principali obiettivi – spiega Guida –, in attesa della promulgazione della normativa europea che a breve dovrebbe regolamentare tutta la medicina estetica, vista la confusione più totale che ogni dispositivo regionale ha posto in essere, con interpretazioni tanto illogiche quanto discordanti».
Professor Guida, quali sono gli ambiti in cui l’odontoiatra può praticare la medicina estetica? Ci sono confini certi o permangono controversie? Ormai, come in tutta Europa, la medicina estetica è di diritto entrata a far parte del bagaglio terapeutico dell’odontoiatra e, a parte interpretazioni a volte interessate, fanno fede i dispositivi giuridici vigenti. La norma istitutiva del ruolo dell’odontoiatria è la legge 409 del 1985 che all’art. 2 recita: «le attività inerenti alla diagnosi e alla terapia delle malattie e anomalie congenite e acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti nonché alla prevenzione e riabilitazione odontoiatrica». L’odontoiatria è istituita professione medica e pertanto il medico odontoiatra esegue tutte le fasi tipiche della professione, che vanno dalla diagnosi alla cura delle patologie e dei disformismi del distretto di competenza, in autonomia decisionale e secondo scienza e coscienza. La Cassazione civile, con la sentenza nr. 15078 del 22 novembre 2000, ha confermato che «la professione odontoiatrica sia una professione medica e che essa si concreti nei limiti del suo specifico oggetto, nell’esercizio delle stesse attività di prevenzione, diagnosi e cura che connotano l’esercizio di ogni professione medica». Sulla base della legge e della giurisprudenza possiamo dunque affermare che l’odontoiatra è un medico e pertanto esegue legittimamente prestazioni mediche nelle regioni anatomiche dei denti, della bocca, della mascella, della mandibola e dei relativi tessuti. Tra le varie prestazioni mediche ci sono anche quelle con finalità estetica nei territori anatomici di competenza. Il Consiglio superiore di sanità ha confermato ai laureati in odontoiatria la possibilità di eseguire trattamenti di medicina estetica ma ha indicato che devono far parte di un piano di trattamento odontoiatrico complessivo.
Antonio Guida
Quale interpretazione ne dà la Simeo? Una nota del ministero della Salute del 17 settembre 2014, di trasmissione di un parere del Consiglio superiore di sanità (Css), pone tre limiti all’attività dell’odontoiatra. Il primo attiene alla non esclusività della cura estetica, con la necessaria correlazione a un più ampio iter terapeutico di natura prettamente dentaria. Il secondo attiene alla delimitazione della zona sulla quale il medico odontoiatra può agire che, secondo il parere del Css, è solo quella “labiale”, con conseguente esclusione di “mascelle” e “relativi tessuti”. Il terzo limite attiene all’impegno di dispositivi medici e farmaci immessi in commercio per finalità terapeutiche diverse dalla cura di zone anatomiche che sfuggono alle previsioni dell’art. 2 della legge 409/85. Nel precisare che il parere del Css nella sua stesura non è un parere vincolante, ricordo che le fonti del diritto italiano seguono una ben nota gerarchia al cui vertice vi è il diritto europeo e a seguire la Costituzione italiana (che all’art. 32, relativo al diritto alla salute, specifica che anche la bellezza implica un concetto di salute), la legge del Parlamento (che all’art. 2 della legge 409 del 1985 dispone «le attività inerenti alla diagnosi e alla terapia delle malattie e anomalie congenite e acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti nonché alla prevenzione e alla riabilitazione odontoiatrica»), la giurisprudenza della Corte di Cassazione (che con la sentenza nr. 15078 del 22 novembre 2000, ha affermato che «l’odontoiatra è senz’altro medico dei denti ed esercita la professione medica nei limiti del suo specifico oggetto»). L’estetica è parte del benessere della persona e come tale costituisce parte integrante dell’atto medico; pertanto l’odontoiatra ha pieno diritto all’esercizio della medicina estetica nei territori anatomici di competenza, ovvero terzo medio e terzo inferiore >
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> del viso, demandando a consu-
lenti quanto non è di sua competenza. Nessuna limitazione invece attiene agli odontoiatri laureati in medicina e chirurgia e pertanto il parere del Css ha avuto solo il demerito di creare confusione nell’opinione pubblica e negli operatori del settore non pienamente informati. Odontoiatri e chirurghi estetici si trovano a farsi concorrenza per interventi di questo tipo? La “concorrenza” con i colleghi chirurghi plastici non esiste, anzi è in atto una sinergia per indirizzare al chirurgo plastico gli inestetismi, le asimmetrie e quanto abbia una valenza chirurgica che non è di pertinenza odontoiatrica. Viceversa i chirurghi plastici possono avvalersi della nostra competenza per disarmonie dento-gengivali e scheletriche che non sono trattabili con la chirurgia plastica. Un odontoiatra formato può esercitare, inoltre, un’importante opera di prevenzione intercettando neoplasie dei tessuti orali e periorali e indirizzando i pazienti allo specialista di riferimento. Io credo che in un futuro non lontano la figura dell’odontoiatra estetico avrà un ruolo sempre più importante, come del resto è avvenuto per l’implantologia che all’inizio è stata osteggiata anche in ambiente universitario per poi diventare una pratica comune a tutti i professionisti del settore. Quindi si apriranno ottime prospettive di lavoro, a patto di essere seriamente preparati. Qual è lo stato dell’arte della formazione riguardo alla medicina estetica odontoiatrica? Come per tutte le discipline mediche, è necessaria una formazione scientifica che attualmente, per quello che riguarda la medicina estetica, non è rappresentata né nel percorso universitario della laurea in medicina e chirurgia, né in quello in odontoiatria e protesi dentaria. Attivi sono invece numerosi master universitari di II livello, unici titoli a valore legale, e corsi di perfezionamento in medicina estetica per medici chirurghi e per odontoiatri che a mio avviso necessariamente bisogna seguire per fornire prestazioni in medicina estetica consone ai dettami scientifici e scevre da rischi, demandando gli approfondimenti monotematici a corsi Ecm di società scientifiche blasonate, a congressi nazionali e internazionali e a corsi pratici tenuti da esperti del settore.
Aifa: «odontoiatra può usare la tossina botulinica» La tossina botulinica è prescrivibile e utilizzabile anche dagli odontoiatri. Lo afferma l’Agenzia del farmaco (Aifa) che con determina del 20 febbraio estende l’utilizzo dei farmaci Botox e Dysport all’odontoiatra. La determina rivede la definizione del regime di fornitura e dei prescrittori per i medicinali per uso umano a base del principio attivo neurotossina di Clostridium botulinum di tipo A utilizzati a scopo terapeutico. All’intervento Aifa hanno contribuito le richieste dell’Associazione italiana di medicina estetica odontoiatrica (Simeo) e di Perioral and Oral Integrated Esthetics Scientific International Society (Poiesis), che avevano chiesto al ministero della Salute l’inclusione degli odontoiatri tra gli specialisti autoUn ambito di cui l’odontoiatria estetica certamente si occupa è quello relativo ai filler periorali. Quali novità ci sono a riguardo? I filler sono sempre più sicuri per la minore presenza di agenti reticolanti, tecnologicamente più avanzati e performanti. L’indicazione di Simeo è di preferire sempre filler contenenti acido ialuronico distribuiti da aziende blasonate e che abbiano riscontro scientifico. I filler non riassorbibili sono vietati, non sono in vendita e comunque non devono essere mai usati. Quali tecniche comunicative possono essere messe in atto per comprendere con precisione le richieste estetiche dei pazienti? Io credo che l’esperienza clinica e il buon senso debbano sempre guidare l’operato di chi esercita in ambito medico. È comunque importante definire il profilo psicologico del paziente che si rivolge a noi per inestetismi reali o presunti, o semplicemente per migliorare il proprio aspetto. Il mio consiglio è quello di valutare attentamente le aspettative, fornendo informazioni chiare e precise sulla fattibilità delle cure, documentando fotograficamente il prima e il dopo e non alimentando falsi risultati. Importante è essere chiari su quello che si può ottenere, senza stravolgere la fisionomia delle persone pur di assecondare richieste inaccettabili. Ci sono dei sistemi per far visualizzare il risultato al paziente prima del trattamento? In commercio esistono software che, utilizzando complessi algoritmi di morphing, permettono di mostrare, tramite la foto del paziente, i possibili risultati. Io credo invece, considerando l’individualità della risposta biologica, che sia più utile mostrare i risultati ottenuti in casi analoghi già trattati e spiegare bene
al paziente i possibili risultati, le controindicazioni, i rischi connessi all’atto terapeutico proposto, le alternative terapeutiche mediche o chirurgiche e documentare fotograficamente il prima e il dopo della terapia prati-
rizzati a prescrivere e somministrare la tossina botulinica di tipo A. L’argomentazione è puramente terapeutica, scrivono le due società scientifiche: «Tra le indicazioni riconosciute da Aifa e anche dalla European Medicines Agency per i medicinali a base di neurotossina Clostridium botulinum A, c’è il trattamento dello spasmo emifacciale e delle distonie focali associate che rientrano con tutta evidenza nelle competenze riconosciute dalla legge per l’odontoiatra. Odontoiatra che, a livello internazionale, utilizza sempre più la neurotossina nella terapia di patologie oro-facciali e dei denti, in condizioni non infrequenti di ipertonia della muscolatura masticatoria e patologie dell’articolazione temporo-mandibolare». cata, perché spesso i pazienti “dimenticano” le asimmetrie preesistenti e potrebbero attribuirle al nostro operato. Esistono margini di reversibilità in caso di insoddisfa-
zione da parte del paziente? Tutte i risultati in medicina estetica iniettiva sono transitori, perché tutto ciò che noi proponiamo – filler, tossina botulinica, biostimolazione, biorivitalizzazione – viene pra-
ticato con prodotti che hanno una durata dai tre ai sei mesi, quindi reversibilità assoluta. Diverso il quadro legato a complicazioni di tipo infettivo o cicatriziale per procedure effettuate in ambienti non idonei o da personale non formato. Per l’utilizzo di sistemi fisici – laser, radiofrequenza frazionata, luce pulsata – il rischio, anche se controllato, potrebbe essere maggiore, soprattutto se ci si lascia convincere da abili operazioni di marketing, senza una curva di apprendimento adeguata e ci si improvvisa esperti del settore. La medicina estetica è una disciplina che va affrontata con serietà, preparandosi bene, non improvvisando nulla perché potrebbe diventare un boomerang pericoloso per la nostra professione. Renato Torlaschi
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MEDICO ESTETICO: PER GIURISPRUDENZA C’È UN VERO OBBLIGO DI RISULTATO Il paziente di medicina estetica è quasi sempre una persona sana: la sua aspettativa non è quindi la guarigione, ma il conseguimento positivo del trattamento proposto. Deriva da qui l’obbligo di risultato del medico estetico, sancito dalla giurisprudenza n
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ormalmente le obbligazioni inerenti l’esercizio della professione medica sono obbligazioni di mezzi e non di risultato, in quanto il professionista, assumendo l’incarico, si impegna a prestare la propria opera per raggiungere il risultato considerato ma non, necessariamente, il suo conseguimento; quindi l’inadempimento del professionista alla propria obbligazione non può essere desunto dal mancato raggiungimento del risultato, ma deve essere valutato alla stregua dei doveri inerenti lo svolgimento dell’attività professionale. Nel caso del medico estetico l’adempimento dell’obbligazione, secondo alcuni, verrebbe difatti a coincidere e identificarsi con la piena realizzazione dello scopo perseguito dal paziente, indipendentemente dalla diligenza impiegata dal medico. Una recente sentenza del tribunale di Modena, in un caso di intervento al seno, al volto e alle labbra, che sortiva esiti insoddisfacenti, ha affermato che le prestazioni poste in essere da un medico con finalità estetiche implicano un impegno non soltanto di mezzi, ma anche di risultato, il cui mancato raggiungimento
comporta un inadempimento contrattuale (cfr. Trib. Modena, Sez. I, 16 giugno 2011, n. 1026, “La condotta professionale del chirurgo, nella fattispecie, appare censurabile sia sotto il profilo della diligenza che della perizia, tanto più se ci tiene conto del fatto che la prestazione del chirurgo estetico implica un impegno non soltanto di mezzi ma anche di risultati, il cui mancato raggiungimento costituisce una oggettiva inadempienza”). Secondo il principio espresso da tale pronuncia, l’adempimento dell’obbligazione del medico estetico implica non solo una condotta diligente, ma coincide e si identifica con la piena realizzazione dello scopo perseguito dal paziente, indipendentemente dalla diligenza impiegata dallo specialista per tentare di conseguire il risultato da questi perseguito. Il medico estetico, in pratica, si troverebbe a garantire il conseguimento del risultato auspicato dal paziente, trattandosi di un rapporto non tra un medico e un soggetto affetto da patologie, ma tra il medico e una persona sana, la cui aspettativa dunque non è la guarigione ma il conseguimento dell’esito positivo dell’intervento. Risulta quindi fondamenta-
le che il medico prospetti al paziente, realisticamente, le possibilità di conseguire il risultato sperato, di qui l’importanza di acquisire un valido consenso informato, nel quale trovino spazio le complicanze prevedibili dell’intervento: gli eventuali esiti cicatriziali che potrebbero residuare a seguito di un intervento di medicina o chirurgia estetica, per esempio, seppure talvolta inevitabili, possono comunque costituire un danno risarcibile in sede civilistica, nonché integrare gli estremi di lesioni colpose, penalmente rilevanti, qualora il paziente non ne sia stato preventivamente informato. Si ricorda che l’omissione dell’obbligo informativo gravante sul medico genera, in capo a quest’ultimo, un’autonoma responsabilità conseguente alla violazione di tale obbligo, a prescindere dal risultato dell’intervento. Secondo la giurisprudenza di legittimità, il contenuto del consenso e delle informazioni che il medico deve dare al paziente sono diverse a seconda che si tratti di medicina estetica/chirurgia plastica estetica ovvero di chirurgia plastica ricostruttiva. Nell’ipotesi di medicina e chirurgia estetica in senso stretto, come nel caso di specie, gli obblighi
di informazione non devono essere limitati alle cause potenziali di invalidità o di inefficacia delle prestazioni professionali, ma debbono comprendere ogni informazione relativa alla maggiore o minore possibilità di raggiungere il risultato perseguito. Indispensabile un valido consenso informato in cartella clinica Il consenso, affinché possa ritenersi valido, deve essere preceduto da una puntuale e completa informazione, tale da rendere l’assistito consapevole e partecipe delle scelte, affinché il soggetto, reso edotto dal medico delle effettive necessità dirette alla tutela della salute, nonché dei rischi eventualmente connessi alla esecuzione o alla rinuncia al trattamento pianificato in ogni possibile alternativa, sia in grado di valutare il rapporto fra rischio e possibilità di beneficio e ogni altra conoscenza utile a esprimere il proprio parere, sia responsabilizzato a condividere con il medico le scelte relative non solo al trattamento medesimo, ma anche alla sede e alle persone che devono impegnarsi ad erogarlo. L’informazione perché possa dirsi puntuale, completa e corretta deve investire ogni circostanza che precede e segue il trattamento e l’accertamento, le caratteristiche dell’intervento e la sua esecuzione, le conseguenze inevitabili (cicatrici, ad esempio), le complicanze possibili, le alternative al tipo di trattamento proposto, le probabilità di successo, i pericoli conseguenti alla mancata esecuzione dell’intervento (certi o possibili), i rischi inevitabili (connessi all’ anestesia per esempio), le persone che materialmente eseguiranno l’intervento e anche il loro grado di esperienza, i costi economici: tutto ciò, in altri termini, che effettivamente renda l’assistito in grado di partecipare consapevolmente alle scelte operative.
Fabio M. Donelli
REQUISITI PER ESPRIMERE UN CONSENSO INFORMATO n aver conseguito la maggiore età
n essere dotati della capacità di intendere e di volere
CARATTERISTICHE DI UN VALIDO CONSENSO n informato, libero, revocabile e attuale n riferito a un bene disponibile
n reso dai titolari del diritto o da chi per lui è legittimato
a consentire n prestato da soggetto capace di intendere e di volere
Si ricorda che, trattandosi di obbligo contrattuale, incombe sul medico la necessità di dimostrare che il consenso è stato effettivamente prestato con la partecipazione informata dell’assistito ed è stata fornita, quindi, un’informazione completa e comprensibile. Da qui l’importanza che la documentazione informativa, unitamente al foglio in cui è sottoscritto il consenso all’intervento, sia allegata alla cartella clinica, di cui diviene parte integrante. Conclusioni La relazione informativa tra medico e paziente costituisce una parte integrante del contratto di assistenza sanitaria che intercorre tra il medico e il paziente. Un danno da lesione dell’integrità psico-fisica, ad esempio un esito cicatriziale, può essere l’inevitabile conseguenza di un trattamento medico chirurgico svolto con finalità estetiche, ma non per questo costituisce, necessariamente, un danno risarcibile in sede civilistica o di cui rispondere in sede penale; lo diviene, tuttavia, quando il medico non abbia informato il paziente dei benefici, delle modalità di intervento e dei rischi prevedibili, ma inevitabili, tra i quali sia possibile ricomprendere l’evento stesso lamentato dal paziente. Quindi, anche qualora il medico
abbia eseguito a regola d’arte e in maniera corretta un intervento estetico, ma in assenza di un valido consenso, si verrà a costituire un’autonoma fonte di responsabilità (assimilabile a una colpa specifica da inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline) e dovrà rispondere degli eventi avversi prevedibili, ma inevitabili, dei quali non avrebbe risposto se gli stessi fossero stati illustrati al paziente all’interno di uno specifico consenso informato. Lo stesso concetto si esplica nella mancata realizzazione di un risultato, così come sperato dal paziente e auspicato dal medico, quando il medico abbia illustrato, correttamente e concretamente, le realistiche possibilità del suo ottenimento; invece, in assenza di una piena informazione preliminare e di un valido consenso, il medico si assume appieno le responsabilità di eventuali eventi avversi e/o complicanze, rispondendo peraltro in termini di obblighi di mezzo che di risultato. Fabio M. Donelli
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LA PERSONALITÀ DEL PAZIENTE E IL PRINCIPIO DI CAUTELA In anamnesi è importante farsi un’idea anche dei tratti di personalità del paziente, per orientarlo al meglio verso scelte consapevoli e meditate. A guidare il medico estetico nelle sue scelte deve essere sempre il principio di cautela n
L
a storia dell’uomo è costellata in tutte le epoche dall’interrogativo su che cosa sia la bellezza. Gli intellettuali di ogni tempo hanno cercato di dare il loro contributo in questo senso: per i Greci antichi bellezza e grandezza d’animo dovevano necessariamente coesistere (celebre fu lo spaesamento di fronte a Socrate, uomo di immensa virtù ma di aspetto sgradevole); Jean-Paul Sartre scriveva che «la bellezza è un valore che si può riferire solo all’immaginario»; lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij, ne L’idiota, fa dire ad uno dei suoi personaggi che «la bellezza salverà il mondo». Oggi i professionisti che si occupano di medicina estetica si trovano quindi ad agire in un campo particolarmente caro all’essere umano, e particolarmente ricco di implicazioni sociali, relazionali, psicologiche e, in alcuni casi, psicopatologiche. Sempre più di frequente arrivano nei nostri studi ragazze giovanissime (più raramente ragazzi), talvolta persino minorenni, che ci chiedono interventi a tutti i livelli: rimozione permanente di peli superflui, trattamenti anticellulite, correzione di inestetismi del volto. Quasi sempre le madri o i padri appaiono come il vero motore della richiesta, e questo ci spinge a riflettere su come l’imperativo estetico sia oggi più che mai fortemente imposto da media e mondo del lavoro, a partire da età assai precoci. Come dobbiamo dunque interfacciarci a questa nuova tipologia di pazienti? In quali problemi possiamo incorrere se, prima di un trattamento medico-estetico, non ci soffermiamo a operare un’analisi delle caratteristiche psicologiche del paziente che ce lo richiede? La personalità del paziente Il primo aspetto su cui occorre soffermarsi con attenzione nel corso di una prima visi-
ta, a mio parere, è proprio la personalità del paziente. Attraverso la raccolta di un’ampia anamnesi, che non deve essere solo e strettamente di natura clinica, emergeranno tratti di personalità (narcisistica, istrionica, ansiosa, depressiva, ossessiva, ecc.) che ci potranno fare da guida sia nella modalità di relazione da tenere con il paziente, sia nella scelta dei trattamenti più appropriati, sia infine nella scelta di desistere da qualsiasi trattamento. Il rischio è infatti quello di ritrovarsi a trattare un paziente che non sarà mai soddisfatto del nostro operato, che ci chiederà sempre qualcosa di diverso o in più, che potrà persino arrivare ad avere atteggiamenti aggressivi nei nostri confronti. È altresì di fondamentale importanza nella gestione del paziente estetico analizzare la motivazione profonda che lo spinge a richiedere questo tipo di cure. Potrebbe così tornarci utile pensare che l’idea della bellezza parte da esperienze percettive complesse (vista, tatto, udito soprattutto: io vedo una certa armonia delle forme, tocco una pelle liscia e setosa, ascolto una voce gradevole), sulle
quali si inseriscono processi mentali soggettivi e modelli sociali. La “bellezza sociale”, in questo senso, deriva dai feedback che abbiamo avuto dalle altre persone nel corso della nostra vita (se ci hanno prevalentemente inviato rinforzi positivi o negativi sul nostro aspetto esteriore), e può influenzare la nostra idea di cosa possa essere percepito come bello dagli altri. Questa idea è spesso il motore primo della richiesta di interventi estetici, e va valutata correttamente in corso di visita. Esiste poi il caso di forti influenze sul paziente da parte del partner o, come detto in precedenza, di altre figure ritenute autorevoli (uno o entrambi i genitori). Anche in questo caso, è nostro compito cercare di indagare il tipo di strutture relazionali presenti, allo scopo di arrivare alla reale spinta motivazionale del paziente. È poi da considerare che, fisiologicamente, l’età adolescenziale coincide, soprattutto nelle ragazze, con una certa insicurezza e fragilità emotiva, sulle quali facilmente può innestarsi una sensazione di disagio legata al percepirsi esteticamente non all’altezza di quanto richiesto
da media, genitori, gruppo dei pari, fidanzatini. Queste pazienti andranno perciò interfacciate in maniera più cauta e meticolosa. La donna più matura, tende invece a essere mossa maggiormente da un desiderio di conservare la propria bellezza per sé, per proteggere la propria identità ed è, generalmente, più impermeabile alle pressioni esterne. Come gestire il paziente psicopatologico A lato di queste situazioni un po’ sfumate, occorre ricordare che esiste un vero e proprio disturbo psichiatrico codificato nel manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali DSM-V (2013) come Disturbo di dismorfismo corporeo. I criteri diagnostici per questo disturbo comprendono la preoccupazione eccessiva per un supposto difetto nell’aspetto fisico, un malfunzionamento sociale o clinicamente significativo derivante da questa preoccupazione, mentre la preoccupazione non risulta attribuibile ad altro disturbo mentale (per es., anoressia nervosa). È evidente che molte persone sono insoddisfatte di alcune caratteristiche del proprio aspetto fisico, ma si
può parlare di disturbo di dismorfismo quando, a una di queste fissazioni fanno seguito ansie e preoccupazioni che compromettono la vita sociale e lavorativa della persona. Nei casi più gravi, si innestano dei rituali compulsivi a carattere estetico (continuo intervento sui capelli, rimozione compulsiva dei residui piliferi) e comportamenti di evitamento (ad esempio si evita di vedere la propria immagine riflessa); l’insieme di questi comportamenti e l’esclusione sociale che ne deriva, può far temere persino un rischio suicidario. L’insorgenza del disturbo è in genere nell’età adolescenziale, mentre la terapia si avvale di farmaci antidepressivi inibitori selettivi del recupero della serotonina (SSRI) associati a sedute di terapia cognitivocomportamentale. Dove si innesta, in questo processo, l’azione del medico estetico? Per iniziare, spesso sono proprio i medici estetici a inviare agli psichiatri i soggetti a rischio disturbo da dismorfismo. Oltre ai dati preziosi raccolti in anamnesi, ci sono dei sintomi di cui tenere conto: il riscontro di acne escoriata, ad esempio, o le dermatiti pruriginose lichenificate, dovrebbero metterci in allarme. Purtroppo questi soggetti non sono quasi mai disponibili a intraprendere un percorso psicoterapico in parallelo a quello medico estetico: tuttavia, un lavoro di équipe che segua entrambi gli aspetti, non solo può garantirci risultati più duraturi nel tempo, ma può anche evitarci di cadere in un circolo vizioso di perenne insoddisfazione da parte del paziente verso il nostro operato. Se la motivazione al cambiamento estetico non scaturisce a sufficienza da una serena consapevolezza del paziente, bensì da pressioni esterne o da una sua eccessiva e dolorosa fissazione, si può valutare di ridimensionare o rimandare il trattamento. Ovvero, se pratichiamo una biorivitalizzazione, ad esempio,
Valentina Castellan
forniamo un atto di cura che non modifica i tratti del volto del paziente; viceversa, se optiamo per un filler, dobbiamo tenere conto che questi pazienti potrebbero non riconoscere e accettare i cambiamenti che avvengono sul loro viso. E questo a maggior ragione se a essere modificati sono le labbra o le zone perioculari. L’importanza che queste aree rivestono nel riconoscimento dei volti (e quindi delle persone), e il loro coinvolgimento prioritario nell’espressione delle emozioni, sono stati dimostrati da diversi studi. Le labbra rappresentano poi la zona visibile del nostro corpo più direttamente legata alla relazione amorosa ed erotica. Ne consegue che, interventi in queste aree, debbano essere particolarmente ponderati da parte dello specialista e, mai e poi mai, di natura permanente (ben note sono le lamentele di donne dello spettacolo che hanno in passato accettato modificazioni permanenti delle loro labbra e non smettono di pentirsene). Il principio di cautela in ambito medico-estetico Il principio di cautela deve quindi essere alla base dell’operato di ogni professionista che si occupi di medicina estetica. Cautela non solo per i rischi clinici che si corrono nell’effettuare gli interventi (reazioni allergiche, infezioni, ecc.), ma anche per i risvolti sull’assetto psicologico del paziente che, a mio avviso, possono essere assai più frequenti dei primi. Per quanto detto finora, talvolta potrebbe essere utile rimandare, ripensare un intervento o addirittura decidere di non praticarlo. Non dobbiamo infatti mai dimenticare che esistono dei rischi anche per il professionista, in quanto l’insoddisfazione del paziente psicopatologico può essere inesauribile e sconfinare facilmente oltre i limiti della razionalità. Valentina Castellan Medico Estetico
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Donna e uomo: cinque modi diversi di intendere la bellezza Non ci sono dubbi che uomo e donna siano diversi non solo biologicamente ma anche quando si tratta di trattamenti chirurgici e di medicina estetica per ringiovanire la pelle, rimodellare il corpo e sentirsi belli. A sostenerlo il più vasto studio americano che ha coinvolto oltre 30.000 medici e chirurghi estetici e getta una luce su trattamenti emergenti come il fat grafting. Fin dalle prime pagine del report dell’American Society for Aesthetic Plastic Surgery (Asaps), è subito chiaro che dal 1997 non si arresta l’impennata di crescita dei trattamenti di medicina estetica, skin rejuvenation e lifting chirurgici e non chirurgici. Se fino al 1997 la regina dei trattamenti di ringiovanimento era la chirurgia estetica, oggi è superata da medicina estetica e procedure chirurgiche e non che, in entrambi i casi, nel 2015 hanno spuerato i 10 milioni di trattamenti rispetto ai quasi 2 milioni di interventi di chirurgia estetica nello stesso periodo. Si conferma invece l’età in cui uomini e donne ricorrono con più frequenza a trattamenti di medicina estetica o trattamenti non chirurgici di ringiovanimento o lifting e cioè tra 35 e 64 anni, mentre più ampio è il range, 19-64 anni, per la chirurgia estetica.
Gli interventi più richiesti per genere Con oltre 1.7 milioni di interventi di chirurgia estetica nel 2015, le donne rappresentano il 90% di tutte le richieste mentre gli uomini, con circa 200mila interventi, ne rappresentano “solo”
Top 5 trattamenti di medicina estetica Donna/Uomo Botulino Acido ialuronico n Epilazione laser o luce pulsata n Peeling chimici n Microdermoabrasioni n n
Fonte dati e infografiche di questa pagina: American Society for Aesthetic Plastic Surgery. I dati si riferiscono al numero degli interventi eseguiti nel 2015 negli Stati Uniti.
il 10% ma con un’interessante crescita del 26% nell’ultimo anno solo in merito all’intervento di ginecomastia. A proposito di seno, le donne sono pazienti esigenti per quanta riguarda tutte le possibili opzioni per la mastoplastica additiva: vogliono essere informate sia sui materiali (saline o gel di silicone) ma anche sulla forma (rotonda o anatomica “a goccia”), sulle alternative di lipofilling e sul lifting del seno. Anche se gli uomini sono più propensi alla chirurgia estetica, sono in aumento gli interventi di lifting non chirurgico (tightening) in particolare per eliminare le cosiddette “maniglie dell’amore”, il doppio mento e il cedimento della mascella a causa del rilassamento dei muscoli. Interessante inoltre il fatto che, per la prima volta, entrano nell’indagine anche interventi emergenti di fat grafting per rimodellare viso, glutei e seno. Forse per la sicurezza del trapianto del proprio grasso e per l’assenza di rischi di rigetto o altre complicanze, seppur rare, associate invece alle protesi o ad altri tipi di intervento, i dati presentati nell’indagine fanno prevedere un futuro “rosa” anche per questo tipo di interventi: infatti nel 2015 sono stati oltre 48mila gli interventi di fat grafting del volto, quasi 18.500 quelli dei glultei e oltre 18 mila gli interventi al seno. Liana Zorzi
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Cosmetologia antiage e bufale antirughe Nell’ambito della medicina estetica si avverte forte l’esigenza di sgombrare il campo da falsi miti e leggende che circondano i prodotti cosmetici e i nutraceutici, che sempre più spesso vengono prescritti e suggeriti nei protocolli di ringiovanimento e di completamento ai trattamenti medici. Le strategie di marketing delle case produttrici di cosmetici e nutraceutici, in un mercato che si rivolge a medici e farmacisti dotati di una preparazione accademica medico-scientifica, sono spesso orientate a promuovere i propri prodotti attraverso la promessa di risultati più che soddisfacenti ma non sempre realisticamente raggiungibili, a prescindere dalla validità e dalla qualità del prodotto in causa. La reale efficacia antiage di un prodotto cosmetico, infatti, può essere valutata in maniera oggettiva solo tramite il ricorso alle ricerche scientifiche più attendibili. Ma quali sono i criteri per comprendere la reale utilità di un prodotto? E quante bufale cosmetiche ci sono in giro? «Moltissime, un esempio è l’acido ialuronico contenuto all’interno di prodotti cosmetici come le creme - ha spiegato il dottor Andrea Fratter, che si occupa di ricerca e innovazione tecnologica in ambito cosmetico e nutraceutico presso note aziende italiane di settore, durante una relazione tenuta di recente al congresso internazionale di medicina estetica Sies –. L’acido ialuronico, infatti, seppure costituisca una sostanza utile per favorire il trattenimento dell’acqua e mantenere l’idratazione cutanea, è una molecola molto grande e la cute non può consentirne il passaggio attraverso di essa. Tale sostanza può essere ripristinata nella cute solo tramite l’iniezione con un ago». Le infondatezze scientifiche degli slogan promozionali Occorre dunque prestare attenzione a ciò che viene venduto con slogan accattivanti e fare invece riferimento ad alcuni principi scientifici basilari. A riguardo, può essere molto utile
Chirurgia plastica e ricostruttiva al Congresso Euraps Il Congresso Euraps (European Association of Plastic Surgeons), giunto alla 28esima edizione, si terrà dal 25 al 27 maggio presso il Palazzo dei Congressi di Pisa. In occasione della kermesse verranno presentate le ultime novità con sessioni dedicate che coprono tutti i settori della chirurgia plastica. Il congresso inizierà mercoledì 24 maggio con la presentazione di studi e di risultati nel campo della ricerca nell’ambito della chirurgia plastica. Nella stessa giornata è previsto un simposio di medicina estetica tenuto dall’American Association of Plastic Surgeons (Aaps) e dai membri di Euraps. La giornata di venerdì 26 maggio sarà dedicata a sessioni scientifiche. Il congresso proseguirà fino a sabato 27 maggio, giorno in cui il presidente Euraps, Beatriz Berenguer, illustrerà le innovazioni nella chirurgia ricostruttiva.
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considerare le strategie di promozione dell’assorbimento transcutaneo di indiscussa efficacia, come ad esempio il peeling chimico, che permette di intercalare molecole d’acqua tra le cheratine riducendo l’effetto barriera della cute, ma anche la detersione, che è fondamentale e ancora più efficace se compiuta con detergenti addizionati di alfa e beta idrossiacidi, sostanze in grado di allentare la coesione della barriera e creare varchi idrofili che aumentano il flusso in entrata. Importantissime poi alcune molecole che possiedono i requisiti migliori per l’assorbimento transcutaneo, in particolare le molecole lipofile e con basso peso molecolare, come ad esempio la vitamina D 3, estrogeni, vitamina A, nitroglicerina, clonidina. Tante invece le bufale, come l’acido ascorbico in soluzione acquosa, che produce ossidazione da parte dell’ossigeno e scar-
so assorbimento se non in presenza di acidi come il glicolico; i peptidi ad alto peso molecolare; le cellule staminali vegetali, che evidentemente non sono in grado di rigenerare un tessuto biologico umano, come garantito da alcuni cosmetici, seppure rappresentano sostanze utili in quanto cellule arricchite di principi attivi; infine gli oli essenziali per idratare e rivitalizzare la cute, che seppur penetrino molto velocemente essendo sostanze lipofile, si accumulano nella cute favorendo fenomeni di sensibilizzazione, allergie e depauperazione della barriera lipidica epicutanea. Lucia Oggianu
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Laser Florence 2017: incontro per gli specialisti della laserterapia Si terrà nel centro di Firenze dal 9 all’11 novembre la 29esima edizione del congresso internazionale di medicina laser organizzato dall’International Academy of Laser Medicine and Surgery e presieduto dal professor Leonardo Longo, medico chirurgo specialista e presidente della World Federation Societies of Laser Medicine and Surgery. Dopo più di mezzo secolo dalla scoperta del laser, medici e ricercatori da tutto il mondo si ritroveranno presso l’Auditorium Sant’Apollonia (via San Gallo 25/a) dove verranno presentate tutte le novità, le ricerche, le scoperte e le innovazioni dai più importanti luminari della medicina laser mondiale sull’uso del laser nei diversi ambiti della medicina, dalla chirurgia e medicina estetica, alla dermatologia, all’ortopedia, all’odontoiatria, alla riabilitazione neurologica, alla veterinaria. «Farmaci e terapie fisiche possono avere effetti identici, opposti o sinergici a quelli della luce laser. È compito del medico capire come utilizzare queste associazioni – spiegano gli organizzatori –. I laser inoltre sono utilizzati in molte procedure chirurgiche, sostituendo addirittura il bisturi o assisten-
do le procedure chirurgiche per semplificare gli interventi e garantire un risultato migliore. Laser e luce vengono poi utilizzati insieme ai farmaci anche in campo diagnostico, dalla prevenzione dei tumori alla diagnosi precoce di molte malattie degenerative e metaboliche». Laser Florence 2017 coprirà tutti questi argomenti in modo scientificamente corretto, senza vincoli commerciali o di altro tipo, sotto l’egida dell’International Academy of Laser Medicine and Surgery, dell’International Society for Laser Surgery and Medicine e della World Federation Societies of Laser Medicine and Surgery. L’International Academy of Laser Medicine and Surgery, fondata a Firenze nel 2000, ha l’obiettivo di accogliere momenti di incontro e aggiornamento per gli specialisti della laserterapia e promuoverne l’insegnamento.
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A ottobre, il 19° Congresso internazionale di medicina estetica Agorà Il Congresso internazionale di medicina a indirizzo estetico Agorà giunge quest’anno alla sua XIX edizione. Ritorna l’appuntamento annuale organizzato a Milano presso il Centro Congressi del Marriott Hotel dal 12 al 14 ottobre con le diverse novità, il confronto e l’alta formazione in medicina estetica. Sono attesi all’evento oltre 2.300 medici provenienti da tutto il mondo (Stati Uniti, Brasile, India, Russia, Sud Africa, Messico oltre che dall’Europa). Sessioni congressuali di alto livello - caratterizzati da un’elevata qualità dei contenuti scientifici e dall’alto valore formativo - e un’ampia area espositiva con le ultime innovazioni tecnologiche dei principali player del settore, rappresentano la formula vincente del 19° Congresso Agorà. «Anche quest’anno – ha spiegato Alberto Massirone, presidente del congresso – abbiamo scelto di organizzare i lavori in sessioni dedicate, per consentire un confronto fattivo di alto livello tra professionisti e una valutazione delle migliori procedure, prodotti e tecnologie e giornate specialistiche, realizzate in collaborazione con le principali società scientifiche di settore, al fine di offrire ulteriori occasioni di approfondimento nel rispetto delle singole com-
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petenze e professionalità». Alimentazione, dermatologia, flebologia estetica, chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica sono solo alcune delle tematiche che saranno affrontate nel corso delle giornate specialistiche. Sono inoltre previsti incontri dedicati alla medicina termale, alla ginecologia estetica e alla medicina estetica in oncologia e specifiche sessioni saranno dedicate ai temi cardine della medicina estetica: biostimolazione e rivitalizzazione cutanea, filler, adiposità localizzata e fili in medicina estetica, peeling, laser e luci, tossina botulinica, medicina rigenerativa e tutte le ultime novità suddivise in sessioni, workshop, video sessioni interattive e una overview internazionale. L’annuale congresso Agorà rappresenta un importante momento di riflessione e di formazione per tutti i medici estetici. La medicina estetica è una branca multidisciplinare della medicina che considera il paziente nella sua interezza. Per questo occorrono medici non solo accuratamente preparati ma anche costantemente aggiornati e con una visione sempre fresca e aperta su un orizzonte che cambia velocemente. «Questa è la mission della nostra società scientifica ed è nel nostro Dna» ha dichiarato il presidente del congresso.
Segreteria organizzativa Agorà-Amiest Tel. 02.86453780 - Fax 02.86453792 info@societamedicinaestetica.it www.societamedicinaestetica.it
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Novità in dermocosmetologia al 10° convegno Aideco Si terrà il 16 e il 17 novembre presso l’Hotel Marriott di Milano il convegno nazionale Aideco giunto alla sua decima edizione. «In continua crescita, Aideco ha coinvolto nel tempo sempre più professionisti del settore dermo-cosmetologico, provenienti dai tanti diversi ambiti che compongono la moderna cosmetologia – afferma Leonardo Celleno, presidente del congresso – ed è a tutti loro che è dedicato il nostro decennale, questa volta organizzato ad hoc nella sede storica del distretto industriale italiano». Diverse saranno le sessioni congressuali che affronteranno gli argomenti e le tematiche che contraddistinguono l’interesse dei diversi settori polidisciplinari della cosmetologia. Verrà dato inoltre spazio al confronto diretto con l’industria cosmetica per rinforzare il dialogo esistente tra i ricercatori delle varie discipline e le esigenze di chi produce e commercializza il prodotto cosmetico. Dermatologi, chirurghi plastici, cosmetologi, farmacisti, associazioni di consumatori, tecnici dell’industria e tutte le figure professionali del settore potranno usufruire, in un unico contenitore, del background culturale dell’associazione.
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Segreteria organizzativa Meeter Congressi Tel. 06.33680034 aideco@meeter.it - www.meeter.it www.aideco.org/convegno/
L’evoluzione del tessuto adiposo: dal macrofat al nanofat Il tessuto adiposo in passato era percepito solo col fastidio dei suoi accumuli nella definizione della silhouette corporea. Poi al contrario l’interesse è stato quello di utilizzarlo per aumentare i volumi. Oggi il grasso è stato rivalutato e considerato anche per le capacità immunomodulanti e rigenerative. Nel tessuto gli adipociti maturi rappresentano la maggior parte del volume, fino al 95%, ma sono solo il 10-12% del numero delle cellule. Il restante maggior numero è rappresentato da un’eterogenea popolazione cellulare, di n Angelo Trivisonno più piccola dimensione, oltretutto più resistente al traumatismo, che è stata definita come Frazione Stromale Vascolare (SVF). La SVF include anche le cellule staminali di origine adiposa (ADSC). Tutte queste cellule sono tenute insieme da una rete che permette anche il passaggio di vasi e di nervi che chiamiamo matrice extracellulare (ECM). Considerando il ruolo straordinario di queste cellule della SVF, attualmente tantissime ricerche sono mirate a permettercene una maggiore resa, riducendo o addirittura eliminando gli adipociti. Questo lavoro nel tempo ha portato a cambiare le procedure e quindi gli strumenti usati, per cui dal macrofat prelevato con cannule di 3 mm con fori ampi, si è passati al microfat prelevato con microcannule di 2 mm con fori al disotto di 1 mm, che permetteva di utilizzare cannule o aghi fino a 27 G, manipolando il tessuto come un filler. Questo tessuto conteneva adipociti e permetteva anche aumenti di volume, soprattutto in aree difficili, quali la regione periorbitaria ad esempio. Ma per eliminare tutti gli adipociti e condensare solo le SVF e la ECM si è arrivati di recente al nanofat: con un sistema di transfer e di nanotransfer, nella procedura si arriva all’emulsificazione del tessuto, che può addirittura passare per aghi da 30 G. Questo nuovo materiale cellulare ha trovato largo interesse per la rigenerazione, ad esempio anti-aging della cute. Ma anche come antinfiammatorio nel trattamento di diverse patologie. Senza dimenticare le capacità schiarenti sulla cute, accertate clinicamente. Ma siamo solo all’inizio, l’interesse che si muove intorno a questo tessuto emulsificato è evidente per il sempre più crescente numero di studi e pubblicazioni. Sicuramente lo spettro delle indicazioni si allargherà oltre a quello della chirurgia plastica, coinvolgendo un numero enorme di altre specialità. Angelo Trivisonno Specialista in chirurgia plastica
A NOVEMBRE LA SECONDA EDIZIONE DEL CONGRESSO ICAMP
Si terrà dal 24 al 26 novembre la seconda edizione del Congresso internazionale di medicina estetica pratica (Icamp) che si svolgerà al Centro congressi Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano.
L’evento riunirà specialisti nazionali e internazionali al fine di aggiornare e informare il professionista sulle ultime novità del settore della medicina estetica. Sarà una tre giorni ricca di relazioni, live session e workshop che vedrà la partecipazione dei maggiori esperti del settore. La giornata di venerdì 24 novembre sarà dedicata alle
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principali aree estetiche e per ognuna verranno valutati pro e contro dei trattamenti di largo utilizzo o di prospettiva, come filler, botulino, laser e tanto altro. Sabato 25 e domenica 26 novembre si entrerà nel vivo della medicina estetica con l’intervento di illustri relatori che presenteranno le principali novità del settore.
Segreteria organizzativa Scuola Icamp Tel. 02.35955843 icamp.college@gmail.com www.scuolamedicinaestetica.com
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Pictorial Atlas of Botulinum Toxin Injections Dosage | Localization | Application Formato: 24 x 30 cm 296 pagine con 550 illustrazioni a colori 148,00 €
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tecnologie in medicina estetica
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Nuova formulazione di diosmina micronizzata per sostenere la circolazione Flavonoidi fino a quattro volte più biodisponibili agiscono in sinergia con principi attivi specifici di origine naturale per migliorare il trofismo vascolare n
L’IVC è caratterizzata essenzialmente da un difficoltoso ritorno venoso verso il cuore. L’origine dei segni e dei sintomi risiede in un’attivazione infiammatoria. Il processo patogenetico inizia da un’idiopatica perdita del tono vasale o da un’ostruzione trombotica con perdita progressiva della continenza valvolare, reflusso venoso, stasi venosa. La stasi venosa è il segnale per l’adesione e attivazione dei leucociti alla parete venosa con rilascio di mediatori dell’infiammazione tra cui radicali liberi, trombossano, prostanglandine, aumento permeabilità dei capillari che esita nei sintomi tipici dell’IVC: edema, dolore, disturbi trofici cutanei. Il perdurare dell’infiammazione parietale venosa può causare un ulteriore peggioramento dell’incontinenza valvolare; si instaura quindi un circolo vizioso che aggrava l’infiammazione sino alla comparsa di lipodermatosclerosi e di ulcere cutanee. L’ipertensione venosa è il fattore che conduce alla cascata infiammatoria ed è quindi correlato a tutti i sintomi e segni dell’IVC. I fattori che determinano un peggioramento dell’insufficienza venosa sono familiarità positiva per IVC, sesso femminile, gravidanze, età, stress posturali, obesità. I flavonoidi nel trattamento della patologia venosa La patologia venosa è quindi una condizione multifattoriale in cui l’infiammazione resta l’obiettivo principale del trattamento medico. I flebotropi sono oggi indicati come i prodotti più efficaci per contrastare i segni e sintomi della IVC. Tra i flebotropi, la diosmina, un flavonoide presente principalmente negli agrumi e in piante del genere Citrus, ha confermato in numerosi trials clinici la sua efficacia nel contrastare i sintomi e segni della patologia venosa attraverso varie azioni: n azione antinfiammatoria dovuta all’inibizione dell’adesione, migrazione e attivazio-
ne dei leucociti a livello dei capillari, inibizione rilascio mediatori chimici, inibizione radicali liberi; n azione vasoprotettiva con ripristino del tono venoso attraverso il prolungamento della vasocostrizione indotta dalla noradrenalina e aumento della resistenza vascolare; n azione a livello microcircolatorio incrementando la resistenza dei capillari e riducendo la permeabilità dei microvasi; n azione antiedemigena aumentando il drenaggio linfatico tramite incremento della frequenza e intensità delle contrazioni linfatiche e aumentando la funzionalità della rete capillare linfatica. La diosmina però, come tutti i flavonoidi, è poco solubile quindi poco assorbibile a livello intestinale: per questo motivo da tempo viene micronizzata per aumentare la sua biodisponibilità. L’azione della diosmina Di recente è stato ottenuto un innovativo componente, il Microsmin Plus (µSMIN Plus di Giellepi) che presenta un’alta percentuale di diosmina (80%) micronizzata e standardizzata e che ha dimostrato in un recente studio di essere 4 volte più biodisponibile rispetto alla diosmina micronizzata standard (Russo R. Pharmacokinetic Profile of µSMIN PlusTM, a new Micronized Diosmin Formulation, after Oral Administration in Rats. NPC 2015, Vol. 10, No.9, 1569-1572); ciò avviene poiché µSMIN Plus possiede un particolare “coadiuvante tecnologico” in grado di incrementare a livello intestinale la trasformazione della diosmina (forma glicosidica) in diosmetina (forma agliconica attiva). Ma se l’obiettivo principale del trattamento dell’insufficienza venosa cronica è l’infiammazione, esistono però altri co-fattori ugualmente importanti: per questo motivo è utile associare alla diosmina altri componenti di comprovata attività più specifici per altri
momenti eziopatogenetici. Le proantocianidine dell’uva rossa (Vitis vinifera) hanno un forte potere antiossidante e uno dei suoi componenti, il resveratrolo, è in grado di contrastare la produzione dei radicali liberi dell’ossigeno e di inibire la produzione di metaboliti proinfiammatori che derivano dalla cascata dell’acido arachidonico.
L’escina dalla corteccia dell’ippocastano è responsabile dell’aumento del tono venoso e della riduzione della iperpermeabilità dei capillari con miglioramento del drenaggio linfatico. Le foglie della centella asiatica sono ricche di saponine triperteniche tra cui l’asiaticoside che agisce stimolando la sintesi di collagene da
parte dei fibroblasti preservando quindi la struttura e tonicità delle pareti vasali. L’Andrographis paniculata, pianta nativa dell’India, possiede attività inibitoria dell’infiammazione acuta con riduzione dell’edema, azione immunostimolante stimolando l’aumento dei macrofagi e dei linfociti T e attività vasoattiva ed endotelio
Giuseppe Calandra
protettrice modulando il rilascio di trombossano. La sinergia tra vari principi attivi è la condizione ideale in un flebotropo per contrastare e risolvere la multifattorialità dell’insufficienza venosa cronica. Giuseppe Calandra Specialista in Angiologia Ospedale Israelitico, Roma
in vetrina
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SculpSure, laser a diodi per lipolisi efficace in 25 minuti
Gamma Stylage, acido ialuronico e antiossidanti per una correzione naturale Stylage è una gamma completa di gel iniettabili monofasici di acido ialuronico reticolato e non, arricchita con antiossidanti, per una correzione naturale a tutte le età e adatta a ogni tipo di imperfezione. Prodotti in Francia dai Laboratoires Vivacy, i filler della gamma Stylage si distinguono per l’IPN-Like Technology (brevettata). Questa esclusiva tecnologia si fonda su un’interpenetrazione di due maglie reticolate monofasiche che ottimizza la densità dei nodi chimici all’interno del gel monofasico, minimizzando l’uso di agente reticolante (BDDE) e generando una maggiore durata nei tessuti; mantiene l’indipendenza parziale delle due maglie interpenetrate, facilitando l’iniezione e l’inserimento nel derma; garantisce la coesione dell’acido ialuronico e la sua permanenza nel sito di iniezione, eliminando il rischio di migrazione del prodotto. L’IPN-Like Technology Stylage garantisce, infine, un effetto di riempimento assolutamente naturale e risultati più duraturi. Tutti i prodotti della gamma Stylage sono arricchiti dalla presenza di antiossidanti, mannitolo o sorbitolo, che svolgono un’importante
azione anti-radicali, prolungando ulteriormente la durata nei tessuti. Entrambi questi antiossidanti sono di qualità iniettabile, biocompatibili e sicuri. Inoltre agiscono come stabilizzatori termici, consentendo ai prodotti Stylage di mantenere inalterate le loro proprietà fisico-chimiche nel tempo. Stylage comprende un’ampia gamma di referenze per rispondere a tutte le esigenze di correzione naturale del volto: Stylage S, M, L per il riempimento e la distensione delle rughe; XL e XXL per la creazione e il ripristino dei volumi; Special Lips per il ringiovanimento delle labbra; Hydro e Hydromax per un’azione idratante e biorivitalizzante. Tutti i prodotti (ad eccezione di XXL) sono disponibili anche con Lidocaina.
Tabloid di Medicina Estetica Quadrimestrale di attualità clinica, scientifica e professionale in medicina estetica Anno I - numero 2 - maggio 2017 Numero chiuso in redazione il 4 maggio 2017 Direttore responsabile Giuseppe Roccucci g.roccucci@griffineditore.it Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Segreteria di redazione e traffico Ufficio abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Progetto grafico e impaginazione Massimo D’Onofrio - Grafic House info@grafichouse.org
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Hanno collaborato in questo numero Giuseppe Calandra, Valentina Castellan, Alvise Cavallini, Fabio M. Donelli, Lucia Oggianu, Renato Torlaschi, Angelo Trivisonno, Liana Zorzi Pubblicità Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@grineditore.it Giovanni Cerrina Feroni g.cerrinaferoni@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it
Griffin srl unipersonale P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (CO) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it - info@griffineditore.it Stampa Litoseibo srl Via Rossini 10 - Rastignano (BO) Tabloid di Medicina Estetica Copyright© Griffin srl Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione N. 14370 del 31.07.2006 La proprietà letteraria degli articoli pubblicati è riservata a Griffin srl. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.
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Technolux srl Tel. 02.36504400 info@technolux.it - www.technolux.it
sviluppare i migliori prodotti skincare, utilizzando ingredienti innovativi come ad esempio gli acidi della frutta. Questa passione continua oggi, dopo 40 anni di esperienza nei laboratori di NeoStrata. Ogni prodotto NeoStrata è formulato con i migliori standard di qualità ed efficacia. La linea NeoStrata offre prodotti scientificamente avanzati e clinicamente testati, pensati per diversi tipi di pelle nel trattamento dell’aging e foto-aging, con evidenti miglioramen-
ti nella riduzione complessiva delle rughe superficiali, della levigatezza e luminosità cutanea, aumentando nel contempo l’idratazione, l’elasticità e il turgore della pelle. Inoltre sono utilizzati come coadiuvanti cosmetici in condizioni specifiche quali la rosacea, le iperpigmentazioni, la secchezza severa e l’acne. Oggi l’azienda GP Dermal Solution è il distributore in esclusiva per l’Italia a disposizione per informazioni sulle caratteristiche di tutti i prodotti della linea NeoStrata.
GP Dermal Solution srl Tel. 0523.318506 - Fax 0523.317287 info@gpdermal.com - www.gpdermal.com - www.neostrata.com
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in vetrina
Tabloid di medicina estetica
Linea Jalupro, iniettabili a base di aminoacidi e acido ialuronico
JALUTÈ-HYALURONIC BIO-REVITALIZING GEL TRATTAMENTO DI BIORIVITALIZZAZIONE CUTANEA
La linea Jalupro lanciata da Professional Derma SA a livello internazionale è basata sull’efficacia provata di lunga durata della combinazione di particolari aminoacidi e acido ialuronico. I prodotti iniettabili sono Jalupro e Jalupro HMW, entrambi contenenti al loro interno quattro aminoacidi, essenziali per la sintesi del collagene e dell’elastina, e l’acido ialuronico a diverso peso molecolare utile per migliorare l’idratazione cutanea. Infatti la glicina è l’aminoacido che conferisce flessibilità ed elasticità alla fibre di collagene I e III, mentre la prolina e la lisina formano i ponti che uniscono le diverse fibrille/fibre di collagene e sono utili per il rilascio del collagene dal fibroblasto. Diversi studi scientifici sono stati effettuati sui prodotti mostrando un incremento del numero di fibre di collagene e un aumento dell’elasticità cutanea e in particolare, un effetto di ringiovanimento del derma visibile dopo quattro sessioni a distanza di poche settimane. È da notare come l’effetto non sia temporaneo ma tenda a un miglioramento nei mesi successivi all’ultima iniezione. Infatti i fibroblasti necessitano tempo per riattivarsi e aumentare la loro produzione. A seconda del grado di aging e delle zone da trattare, i medici possono utilizzare un prodotto oppure l’altro.
Jalutè-hyaluronic bio-revitalizing gel è una novità di Officina Cosmetologica. Si tratta di un gel intradermico a base di acido ialuronico nato per soddisfare tutti i tipi di pazienti in base alle specifiche esigenze e può essere usato anche in aree estese del corpo per trattamenti antiaging personalizzati con scopi preventivi, ristrutturanti e di mantenimento. Il prodotto è un dispositivo medico di Classe III, per biorivitalizzazione completa viso-collo-décolleté. L’acido ialuronico utilizzato in Jalutè è ottenuto per via biofermentativa a medio peso molecolare simile all’acido ialuronico endogeno, formulato a una concentrazione di 20 mg/ml in un tampone fisiologico, senza alcuna modifica chimica: una garanzia di biocompatibilità e tollerabilità. Jalutè-hyaluronic bio-revitalizing gel è indicato nel processo fisiologico di invecchiamento della pelle e consente di apportare, direttamente nell’area da trattare, la quantità di acido ialuronico necessaria a ripristinare la funzionalità dei tessuti. Esplica una naturale funzione idratante e consente di migliorare nettamente il trofismo e la trama cutanea con sostanzioso aumento del turgore e dell’elasticità. Il gel si presenta in siringa preriempita da 2 ml, monouso con 2 aghi da 30 G, sterile e apirogena. Si consiglia, infine, di effettuare un ciclo iniziale di tre sedute di trattamento, a intervalli di una settimana l’una dall’altra, seguito eventualmente da sedute mensili di mantenimento.
Professional Derma SA Tel. +41 919.931263 - info@pderma.com www.jalupro.com
Officina Cosmetologica Tel. 02.36596679 - info@officinacosmetologica.com www.officinacosmetologica.com
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Ialugen Esteem, filler a base di acido ialuronico crosslinkato e MICRONIZZATO con lidocaina allo 0,3%
«La bellezza ha un nuovo segreto» è stato il claim di una nuova gamma di filler lanciata proprio un anno fa in occasione dell’Aesthetic & Anti-aging Medicine World Congress (AMWC) dai Laboratoires Genevrier. Laboratoires Genevrier è un’azienda farmaceutica francese che, con la sua controllata Genbiotech, si dedica da più di trent’anni alla ricerca e allo sviluppo di prodotti innovativi nel campo della dermatologia, delle malattie muscolo-scheletriche e dell’estetica. Inoltre è un pioniere nei trattamenti basati sull’acido ialuronico, con più di quindici anni di conoscenza di questa molecola. Dall’esperienza pluriennale nasce la linea Ialugen Esteem, composta da 4 formulazioni: Soft 12 mg, Global 16 mg, Intense 20 mg e Volume 24 mg. Si tratta di un innovativo
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filler a base di acido ialuronico di alta qualità, da fermentazione batterica, crosslinkato (residuo BDDE tra i più bassi sul mercato <0,05 ppm), altamente reticolato, con lidocaina allo 0,3%. Ialugen Esteem possiede un innovativo sistema di reticolazione garantito dal processo brevettato H.M.D (Highly Micronized Density). Tale processo rende le molecole altamente micronizzate e uguali tra loro, in modo da formare una maglia uniforme, facilmente estrudibile con ineguagliabili proprietà viscoelastiche, migliorandone la resistenza alla deformazione, facilitando il posizionamento del prodotto nel derma e prolungandone l’effetto nel tempo. Ialugen Esteem è un prodotto facile da iniettare grazie anche dall’ago con tecnologia TSK Ultra Thin Wall 27 G.
N.T.S. New Technologies Supplies srl Tel. 0773.604052 - Fax 0773.604032 info@ntssrl.it - www.ntssrl.it
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PLEXR PLUS, PER GLI INTERVENTI DI CHIRURGIA NON INVASIVA Il PLEXR (PLasma ExeResis) Plus è un “generatore di plasma”. Non si tratta né di laser, né di radio bisturi o di dispositivo a radiofrequenza. Il “plasma” dal punto di vista fisico è inteso come il quarto stato di aggregazione della materia che si pone tra quello liquido e quello gassoso, una sorta di “gas liquefatto”, secondo i fisici. In realtà è gas ionizzato: i suoi ioni si incontrano allo stato libero, un insieme instabile di elettroni e ioni globalmente neutro. Il termine “ionizzato” indica che una frazione grande di elettroni è stata strappata dai rispettivi atomi, creando un raggio attivo di microplasma che, grazie alla differenza di potenziale elettromagnetico tra la punta del manipolo e il tessuto umano, “destruttura” i componenti dell’epidermide, i cheratinociti, sublimandoli. La sublimazione è il termine fisico per indicare il passaggio dallo stato solido a quello gassoso. Naturalmente in maniera contestuale ci sarà una biostimolazione del derma, dovuta al calore selettivo e focalizzato, trasferito durante l’impatto del raggio di microplasma sul tessuto interessato. Durante il trattamento, un fumo visibile verrà prodotto come risultato del processo di sublimazione, con la formazione di una
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crosticina sulla parte trattata che in circa una settimana cadrà, senza lasciare ematomi o cicatrici, grazie all’azione superficiale. Si capisce che il trattamento è sicuro: si lavora sull’epidermide (dall’esterno verso l’interno) e non si passa lo strato della lamina basale. Non c’è passaggio di energia elettrica e non si produce alcun danno termico. Per esempio in caso di trattamenti di ringiovanimento periorbitali, non ci sono danni né al nervo ottico né alle zone adiacenti, grazie all’azione precisa e focalizzata, nonché all’assenza di correnti di dispersione parassite.
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