ISSN 2532-5930
estetica Tabloid di medicina Trattamenti estetici e chirurgia plastica Anno II - numero 3/2018
clinica e pratica CHIRURGIA DEL SENO Rispetto al passato, oggi la chirurgia ricostruttiva mammaria si sta orientando verso interventi tecnicamente meno complessi, che però richiedono più sedute operatorie, e combinano l’utilizzo di protesi e tessuto adiposo pag. 6
L’ECLETTISMO DELLA CHIRURGIA PLASTICA AL CONGRESSO SICPRE La chirurgia plastica si muove sul confine delle diverse specialità chirurgiche portando un contributo spesso decisivo nella guarigione dei pazienti. Così al congresso Sicpre di Roma si parla anche di dermatologia, ginecologia, oncologia, odontoiatria e ortopedia
MEDICINA RIGENERATIVA
Il perfezionamento delle tecniche di prelievo e trasferimento del tessuto adiposo ha portato a ottenere buone percentuali di attecchimento, decretandone un uso promettente nell’aumento di volumi corporei e nella rigenerazione tissutale pag. 10 ALOPECIA ANDROGENETICA
Intervista a Paolo Palombo, presidente del congresso Sicpre 2018
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formazione, tendenze e novità in medicina e chirurgia estetica
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Recenti studi scientifici hanno messo in luce gli innumerevoli effetti avversi derivanti dall’uso sistemico della finasteride nel trattamento dell’alopecia androgenetica e potrebbero presto portare a un blocco del suo utilizzo pag. 8
eventi e notizie
FILLER LABBRA Suggerimenti pratici per individuare le tecniche e le aree in cui iniettare per ridefinire il contorno delle labbra o per ottenere un aumento di volume pag. 14
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Campagna abbonamenti
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in copertina
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LA CHIRURGIA PLASTICA ARRIVA FINO ALLA TRAUMATOLOGIa Da sempre specialità interdisciplinare, oggi la chirurgia plastica sta ampliando il suo raggio d’azione ed è sempre più decisiva anche a supporto della chirurgia ortopedica, in particolare nella traumatologia n
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na specialità che parla con i dermatologi, i ginecologi e gli oncologi, ma anche con i dentisti e addirittura con gli ortopedici. Una specialità che, in ogni dialogo, porta un contributo unico e insostituibile per la piena guarigione e il benessere del paziente. Dalla 67esima edizione del congresso nazionale della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre) emerge l’immagine di una specialità sempre più aperta, versatile, in contatto con tutto il mondo medico. «In realtà – fa notare Paolo Palombo, presidente del congresso – l’eclettismo è da sempre una caratteristica della chirurgia plastica. Una specialità che, è bene ricordarlo, è ricostruttiva ed estetica insieme e per definizione. A partire da queste premesse deriva tutto il resto, di pari passo con le ricerche scientifiche e cliniche. La chirurgia plastica, per sua stessa natura, è una specialità di frontiera».
Dottor Palombo, vediamo allora una frontiera alla volta. Quali sono le novità per quanto riguarda l’oncologia dermatologica? Sicuramente i melanomi sono in crescita, ma la diagnosi precoce e soprattutto la presenza sempre più massiccia dei chirurghi plastici hanno profondamente modificato il trattamento chirurgico e il quadro clinico. Prima l’intervento demolitivo avveniva ad opera di oncologi e dermatologi. Adesso, sempre di più, è il chirurgo plastico, ovvero l’esperto dei tessuti molli, a fare l’intervento. Il risultato è migliore non solo in termini di qualità estetica, ma proprio sul fronte della cura. E davvero non è un dettaglio. Anche nei trattamenti intimi la chirurgia plastica ha portato una “rivoluzione”? Qui il quadro è più complesso. Innanzitutto si assiste a un aumento di richieste per quanto riguarda il cambio di sesso,
tematica che coinvolge in pieno i chirurghi plastici e che vede una sempre maggiore organizzazione delle strutture ospedaliere. Nei mesi scorsi, per venire incontro alle necessità dell’utenza, la Sicpre ha realizzato e pubblicato sul proprio sito i risultati di un censimento effettuato su tutto il territorio nazionale, indicando così i centri italiani che affrontano il cambio di sesso. Accanto a questo “filone” c’è poi quello della chirurgia intima femminile, più che mai dominata oggi dal tema della rigenerazione. Perché oggi è così importante rigenerare? Perché è cambiata la società. Oggi non si guarda più alla menopausa come all’evento che sancisce la fine o comunque il drastico diradamento dei rapporti sessuali. Sono sempre di più i casi di donne che a 50 anni iniziano una nuova vita, con un nuovo compagno. Le ultime ricerche
> Chirurgia del seno: immagini pre e post-operatorie.
mare le diverse forme che il seno assume quando la donna è in piedi, con le braccia alzate, inclinata in avanti, sdraiata supina o sul fianco. Sino ad ora, in alcune di queste posizioni, sia le protesi tonde sia quelle anatomiche risultavano percepibili, le prime per lo “scalino” facilmente visibile nella parte superiore della mammella, le seconde per la posizione innaturale assunta dal seno a pancia in su. Queste nuove protesi, realizzate in gel viscoso, sono così morbide ed elastiche da confondersi con i tessuti mammari, senza apparire mai come corpo estraneo.
vengono incontro a questa trasformazione della società con cure e trattamenti che favoriscono il mantenimento della funzionalità, dal laser all’utilizzo del Prp, fino al trapianto di grasso autologo. Tra le ultime novità c’è anche una chirurgia plastica sempre più protagonista in ortopedia... Progressivamente ci si è resi conto che per far sopravvivere un arto in seguito a un evento
la chirurgia plastica italiana si dà appuntamento a roma Ritorna a Roma, dopo 19 anni di assenza, il 67° congresso nazionale della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre). All’evento, che si svolgerà da giovedì 11 a sabato 13 ottobre presso
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Paolo Palombo
il Rome Marriott Park Hotel, è prevista la partecipazione di circa 800 medici affiliati all’associazione scientifica. Per informazioni: www.sicpre2018.it – info@sicpre2018.it
traumatico non è solo importante “aggiustare” l’osso. Se questo non è adeguatamente “imbottito” e rivestito con tessuti molli, nel giro di poco tempo verrà colpito da necrosi. Per questo, sempre di più, i chirurghi plastici affiancano gli ortopedici in sala operatoria, già dal primo intervento, che viene progettato a quattro mani. La chirurgia mammaria è invece da sempre terreno dei chirurghi plastici. Quali sono le novità in questo ambito? Sul fronte ricostruttivo sicuramente gli interventi sono diventati sempre meno invasivi, grazie alle diagnosi precoci e all’impiego sempre più massiccio del grasso, utilizzato sia per ripristinare i volumi persi in seguito agli interventi oncologici sia per migliorare la qualità dei tessuti irradiati. Per
quanto riguarda in particolare l’estetica, invece, la principale novità è un nuovo tipo di protesi particolarmente leggere e in grado di mimare in modo molto efficace il comportamento naturale dei tessuti mammari. Le nuove protesi cambieranno il risultato della mastoplastica additiva? Per quanto riguarda il discorso peso, bisogna ricordare che la mammella, anche quella che non è stata aumentata con la chirurgia, tende ad abbassarsi con il passare degli anni per il continuo effetto della forza di gravità. Se l’aumento avviene con una protesi leggera, il seno tenderà quindi a rimanere nella posizione corretta, o almeno nella posizione corretta più a lungo. Per quanto riguarda invece il comportamento di queste nuove protesi, è utile richia-
Da anni lei dirige il Centro Ustioni dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, uno dei principali centri italiani. Cosa è cambiato nella cura di questi pazienti? Le novità sono sia sul fronte delle attrezzature, sia su quello delle cure. Proprio al Sant’Eugenio è stato da poco inaugurato il nuovo reparto, con 5 posti di alta terapia intensiva, per pazienti infetti. Questo significa una maggiore qualità di cure e una maggiore attenzione al clima interno, con letto a pressione positiva, controllo perfetto dell’aria e dell’umidità e ripresa di tutti i pazienti con telecamere HD 24 ore su 24. Sul fronte delle cure, la principale novità consiste in un derivato della bromelina, che viene applicato sui tessuti per togliere la pelle ustionata, operazione che fino a poco tempo fa avveniva in sala operatoria. Quattro ore dopo aver applicato questo prodotto, invece, la pelle ustionata si stacca da sola e si può quindi procedere direttamente con la ricostruzione utilizzando gli innesti forniti dalla banca dei tessuti. Rachele Villa
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STRATEGIE PREVENTIVE, rivitalizzazione E COSMETICI contro il fotoaging Nella lotta ai segni del fotoinvecchiamento i mezzi a disposizione del medico estetico sono molteplici e spaziano dai trattamenti ambulatoriali ai preparati cosmetici, scelti in base al risultato del check-up cutaneo, senza sottovalutare il ruolo della prevenzione n
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l 20° Congresso internazionale di medicina estetica Agorà, in programma a Milano, presso il Milan Marriott Hotel, da giovedì 18 a sabato 20 ottobre, si riconferma un appuntamento internazionale di aggiornamento scientifico e un evento di riferimento nell’ambito della medicina estetica e anti-aging. E proprio le strategie per contrastare i danni da invecchiamento e fotoaging saranno tra i temi protagonisti della kermesse, come ci ha illustrato professor Alberto Massirone, presidente della società scientifica italiana di medicina ad indirizzo estetico Agorà. «Durante il congresso – ha dichiarato il presidente – saranno inoltre presentate le numerose attività che la nostra società scientifica sta sviluppando per un costante approfondimento scientifico, per una medicina estetica sempre più all’avanguardia, sicura ed efficace». Le giornate specialistiche dedicate alle branche afferenti alla medicina estetica daranno infine spazio a tante novità combinate a interessanti sinergie cliniche-specialistiche.
Professor Massirone, in occasione del congresso Agorà si parlerà anche di danni da fotoaging. Quali sono le principali cause del fotoinvecchiamento? Per fotoinvecchiamento intendiamo il danno cronico che si ha sulla pelle a causa delle radiazioni solari e in particolare dei raggi UV. Queste radiazioni danneggiano la pelle e i loro effetti variano a seconda della stagione proprio per l’incidenza dei raggi solari: in particolare, tra la fine di aprile la fine di agosto/primi di settembre abbiamo un’inclinazione dei raggi piuttosto accentuata,
che espone la pelle a un assorbimento più intenso. Oltre all’incidenza dei raggi solari, è indispensabile altresì considerare altri fattori che determinano il fotoaging: pensiamo a tutti quegli elementi che sono presenti nell’aria come inquinanti generici, le micropolveri, che rivelano i loro effetti non solo sulla funzionalità respiratoria ma anche sull’assorbimento cutaneo, impedendo il turnover naturale della pelle. Quali modificazioni profonde determina il fotoinvecchiamento alle strutture della pelle?
La pelle, a seguito del danno solare, si inaridisce e influenza il ricambio cellulare. Questo quindi favorisce l’invecchiamento cutaneo con una serie di segnali che si tende a sottovalutare: aridità della pelle, diminuzione dell’effetto del sebo, ispessimento della cute e la cosiddetta elastosi. Tali elementi, da non sottovalutare, molto spesso si sommano a danni specifici che in alcuni soggetti sono particolarmente evidenti, quali ad esempio la nascita o la crescita di basalioma, di melanoma quindi di eteroplasie ossia di carcinomi della pelle che ovviamente devono essere posti sotto controllo medico in modo da agire per tempo, definendo come meglio trattarli. L’eliminazione di un basalioma, piuttosto che la valutazione di un melanoma, laddove vi siano questo tipo di caratteristiche, dovrà essere la decisione finale che porta a un trattamento. Quali sono i trattamenti estetici più efficaci per contrastare i segni del fotoinvecchiamento? In pazienti dove riscontreremo solo un invecchiamento cutaneo dovranno essere proposti una serie di eventi atti a contrastarlo, quali la ri-
> In foto, da sinistra: Nadia Tamburlin, Alberto Massirone, Marina Triulzi e Mario Mariotti.
vitalizzazione, ossia delle microiniezioni di sostanze utili a rivitalizzare, agire contro l’aging, ringiovanire, reidratare la pelle in maniera fisiologica e aumentare il fattore di tensione, di elasticità e la concentrazione di collagene, stimolando i fibroblasti, ossia quegli elementi che producono elastina e collagene naturalmente all’interno della pelle, per ritrovare una nuova freschezza cutanea. Contrastare anche l’elastosi per l’ispessimento della pelle, per le forti rugosità, permette alla pelle di mantenere una maggiore idratazione e quindi di garantire anche l’estetica desiderata.
nasce A MILANO il NUOVO centro clinico e formativo agorà Il 2018 ha portato una grande ventata di novità per Agorà: da febbraio le due storiche sedi che ospitavano il Centro Clinico – dedicato ai pazienti e alla formazione pratica dei medici estetici – e Agorà-Smiem (ossia la Scuola superiore post-universitaria di medicina ad indirizzo estetico) si sono unite sotto un’unica nuova e moderna struttura. Situato a pochi passi dal cuore della città, il moderno complesso di oltre 1.200 mq è un punto di riferimento milanese per la formazione clinica della medicina estetica. La struttura, polifunzionale, si compone di numerosi studi medici in cui, l’innovativo collegamento digitale audio-video previsto tra le varie sale raf-
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forza il connubio tra formazione e pratica clinica nelle giornate pratiche-formative tutorate previste, durante tutto il corso dell’anno, per i medici iscritti alla Suola post-universitaria di medicina estetica. «Il Centro clinico e formativo Agorà – ha dichiarato il professor Alberto Massirone, presidente Agorà-Smiem – nasce dal significato proprio della medicina estetica quale sinonimo e garanzia di qualità di vita. L’obiettivo del nuovo centro, in piena sinergia con tutto lo staff medico presente, è legato al perseguimento del benessere psico-fisico dell’individuo, alla prevenzione e al trattamento dell’invecchiamento in tutte le fasce d’età, non solo inteso come fenomeno estetico, ma come
Alberto Massirone
prevenzione di tutte quelle patologie a questo collegato. I nostri valori hanno radici profonde: fin dal 1984 infatti Agorà, in qualità di società scientifica, è attiva nella costante crescita e ricerca innovativa della medicina estetica anche attraverso il congresso internazionale di medicina estetica che prenderà il via a breve a Milano, per sviluppare e incrementare la divulgazione e l’aggiornamento scientifico su tutte le novità di rilievo nazionale e internazionale di settore». Per informazioni: www.congressomedicinaestetica.it www.societamedicinaestetica.it info@societamedicinaestetica.it
In termini di strategie preventive, che cosa può consigliare il medico estetico? La prevenzione del fotoinvecchiamento parte dalla cura della pelle. Quest’ultima infatti deve essere curata e correttamente protetta fin da bambini: non bisogna considerare effimera la protezione solare e man mano, con il passare degli anni, anche la beauty routine quotidiana, la corretta idratazione, l’utilizzo del cosmetico idratante più adatto alla propria pelle: sono tutte accortezze necessarie per prevenire i danni da fotoaging. Fondamentale, inoltre, non dimenticare di seguire uno stile di vita sano con una corretta alimentazione ricca di frutta e verdura, ma soprattutto d’acqua. L’acqua infatti svolge un ruolo importante per la cute: da sempre è il miglior atto cosmetico per la bellezza. Oltre ad accorgimenti e ad azioni personali è di primaria importanza rivolgersi agli esperti: il medico estetico o il dermatologo potranno quindi valutare, attraverso un’analisi clinica mediante checkup della cute, gli elementi di cui la pelle necessita. Questi punti convergeranno nella scelta di un cosmetico adatto, che dovrà avrà contemplare delle varianti a seconda dell’evoluzione della qualità della pelle. Il cosmetico non è più utilizzato come elemento
comune, ma è quindi il fulcro di un progetto che il medico ha scelto per poter contrastare questo tipo di evoluzione. Professor Massirone, come si è evoluta la materia e cosa dobbiamo aspettarci in termini di novità del settore? Il concetto di medicina estetica come branca stessa della medicina tradizionale si è notevolmente evoluto nel corso degli ultimi 30-40 anni. In passato, per qualsiasi tipo di intervento estetico, i pazienti indirizzavano le loro richieste quasi esclusivamente al chirurgo estetico. Con la conferma della validità e per la tipologia di intervento non invasivo, seguito da un’ottima compliance, la medicina estetica è entrata in quella fascia preferita di richieste e interesse dei pazienti che nel corso degli anni si è andata sviluppando. Ora, grazie alla piena sinergia tra le due figure estetiche unitamente alle altre discipline della medicina, complementari alla medicina estetica, il settore è cresciuto in un’ottica evolutiva sempre particolarmente attenta alla qualità di vita dell’individuo, nel rispetto armonico delle sue forme. Proprio in questo 20esimo appuntamento del congresso internazionale di medicina estetica assisteremo a tante novità combinate a interessanti sinergie cliniche-specialistiche. Rachele Villa
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LE NUOVE TENDENZE NELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA MAMMARIA Oggi si preferiscono interventi ricostruttivi che utilizzano tecniche più semplici e prevedono l’impiego di protesi, spesso in associazione con trapianti di grasso. E anche la paziente viene coinvolta nel percorso per arrivare al risultato desiderato n
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hirurgia plastica e ricostruttiva della mammella” è il titolo del corso teorico-pratico che si terrà a Santa Margherita Ligure da giovedì 15 a venerdì 16 novembre. «Il congresso – spiega Pietro Berrino, specialista in chirurgia plastica e in oncologia, che con Marco Klinger ne è responsabile scientifico – tratterà molteplici aspetti riguardanti la chirurgia mammaria estetica, ricostruttiva o finalizzata alla correzione di difetti congeniti».
Professor Berrino, quali criteri guidano la scelta della protesi e del piano di trattamento per la mastoplastica additiva? Due sono le tipologie di protesi oggi disponibili: anatomiche e rotonde. Le protesi rotonde si fanno preferire per la loro consistenza più
morbida e per il fatto che evitano una delle possibili complicanze, che è quella della rotazione della protesi con conseguente distorsione del profilo mammario. Le protesi anatomiche hanno infatti una pianta ovale e in caso di rotazione, anche lieve, portano a un’alterazione della
forma della mammella, cosa che ovviamente non avviene con protesi a base rotonda. Inoltre le protesi anatomiche hanno una consistenza meno morbida, che le rende meno naturali. In chirurgia estetica pertanto si usano prevalentemente le protesi rotonde, mentre quelle anatomiche, che “forzano” maggiormente la forma della mammella, trovano un ruolo importante nella chirurgia ricostruttiva e nella chirurgia di correzioni di difetti congeniti. Riguardo al piano di posizionamento della protesi, possiamo distinguere il piano sottoghiandolare, che viene riservato a quelle pazienti nelle quali lo spessore al di sopra della protesi è sufficiente a nasconderne i bordi e le eventuali pieghe, da quello sottomuscolare (almeno parziale), utilizzato nella maggior parte dei casi. La scelta del piano sottomuscolare avviene soprattutto per ridurre l’evidenza dello scalino prodotto dal bordo superiore della protesi. In linea di massima, soprattutto nelle persone magre, il piano da preferire è quello
Pietro Berrino
parzialmente sottomuscolare cioè quello in cui tutta la porzione superiore della protesi è coperta dal muscolo pettorale. Quali sono le nuove tendenze nella chirurgia ricostruttiva mammaria? In chirurgia ricostruttiva mammaria si utilizzano oggi prevalentemente interventi più semplici e veloci rispetto al passato, che però richiedono più sedute operatorie. Gli interventi di ricostruzione più complessi, mediante trasposizione di ampie zone di tessuto prelevate da altre sedi come quella addominale (eseguibili in microchirurgia o mediante trasporto con lembi peduncolati), vengono oggi riservati solo a casi particolari che non possono essere risolti con tecniche più semplici. Le tecniche più moderne a cui faccio riferimento comprendono l’impiego di protesi, spesso in associazione con trapianti di grasso eseguiti con la cosiddetta lipostruttura. Grazie a queste tecniche la paziente può essere coinvolta discutendo e individuando di >
la nuova edizione di un corso di successo «Il corso – riferisce Pietro Berrino alla vigilia della diciottesima edizione – nasce dall’idea condivisa con il professor Marco Klinger che dirige insieme a me questo corso: molti anni fa chiacchierando con il mio amico Marco ci raccontavamo di come avevamo appreso molto semplicemente ascoltando, magari durante una cena congressuale, i grandi maestri che fra di loro si confrontavano con opinioni differenti. Così abbiamo cercato di riprodurre quel modello nel nostro corso. Chi presenta la propria relazione sa di poter essere interrotto in qualsiasi momento dai partecipanti al congresso e dagli altri membri della faculty per chiarimenti, osservazioni critiche e opinioni discordanti. Si crea così un dibattito estremamente interessante e articolato nel quale ogni esperto e ogni partecipante può portare un contributo utile ad ampliare le conoscenze e condividere alternative alle soluzioni proposte. Il confronto fra idee diverse è sempre talmente istruttivo e coinvolgente che con Marco Klinger a fine corso ci confidiamo sempre di essere usciti con qualcosa che ci ha arricchito». Per informazioni: Accademia nazionale di medicina segreteriacorsi@accmed.org – www.accmed.org
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> volta in volta con il chirurgo
quali aspetti migliorare fino ad arrivare al risultato gradito. Il procedimento ricostruttivo comprende solitamente un primo tempo in cui viene posizionato un espansore, cioè una protesi il cui volume viene gradatamente aumentato grazie a iniezioni di soluzione fisiologica: una volta ottenuto il volume desiderato l’espansore viene sostituito dalla protesi definitiva e in tempi successivi il contorno viene migliorato con iniezioni di tessuto adiposo. Durante questi ultimi interventi viene anche ricostruita l’areola e il capezzolo e viene modificata, se necessario, la mammella dell’altro lato, riducendola o modificandone la forma o la posizione.
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Quali sono le criticità principali nell’affrontare il seno stenotico e la mammella tuberosa? La mammella tuberosa è caratterizzata da bande fibrotiche che tengono serrata e ristretta la base della ghiandola, spesso generando anche importanti asimmetrie. La maggiore difficoltà chirurgica consiste nel liberare queste bande e nell’ottenere un risultato simmetrico. Le novità nel trattamento di tale anomalia di sviluppo sono rappresentate dalla mastopessi periareolare, che spesso consente di normalizzare la forma del seno senza ricorrere a protesi, e dalla lipostruttura, che in casi selezionati può risolvere il problema senza creare cicatrici esterne.
> Grave asimmetria in seno tuberoso di primo tipo: correzione senza uso di impianti protesici. Immagine pre e post-operatoria.
Per chi è indicata la mastopessi e quali sono le tecniche migliori a disposizione? Con il termine mastopessi si intende il rimodellamento senza riduzione o modifica del volume di una mammella che nel tempo è scesa o si è appiattita e svuotata, di solito in seguito a invecchiamento, gravidanze o dimagrimento. Esistono indicativamente due vie per ottenere questo modellamento. Una è la via tradizionale che comporta una cicatrice intorno all’areola, un’incisione verticale fra l’areola il solco sottomammario e a volte un’incisione orizzontale nel solco stesso. Quando possibile invece si ricorre alla sola tecnica circumareolare, che comporta l’asportazione di pelle solo intorno all’areola. Le indicazioni ovviamente sono diverse e in particolare questa seconda tecnica con cicatrici più limitate non può essere usata in caso di ptosi grave o in caso di notevole arrotondamento e discesa dei tessuti compresi fra l’areola e il solco, cioè quella situazione che in linguaggio tecnico si chiama ptosi del polo inferiore.
Come viene utilizzato il tessuto adiposo in chirurgia plastica? Il tessuto adiposo aspirato dalle zone di sovrabbondanza con una tecnica simile alla liposuzione tradizionale può essere usato in chirurgia plastica per aumentare il volume
del sottocute di zone in cui esso si sia ridotto, come per esempio il volto delle persone anziane. Oppure può essere usato, grazie alla presenza all’interno del tessuto adiposo di una notevolissima quantità di cellule staminali, per otte-
nere miglioramenti in tessuti alterati, come i tessuti cicatriziali o i tessuti sottoposti a radioterapia. In quest’ultimo caso, si va a sfruttare le capacità rigenerative del grasso aspirato e in presenza di danni da radioterapia dopo trattamento
di tumore è possibile migliorare la qualità dei tessuti radiotrattati e riducendo considerevolmente il dolore locale che molte donne provano dopo questi trattamenti. In chirurgia mammaria il tessuto adiposo aspirato può essere usato per finalità estetiche di aumento mammario, nelle persone che hanno depositi sufficienti, per esempio sul lato delle cosce, sui fianchi o all’interno delle ginocchia, per dare alle mammelle un volume maggiore. Nella chirurgia mammaria ricostruttiva, il tessuto adiposo aspirato può essere usato per migliorare la forma del seno ricostruito con protesi o anche, in casi selezionati, per ricostruire il seno senza l’uso di impianti protesici. Renato Torlaschi
chirurgo plastico e paziente: QUAL è IL RAPPORTO corretto? In che modo è giusto divulgare la chirurgia estetica? E qual è il corretto rapporto da instaurare con il paziente? Queste sono alcune delle domande contenute in un recente sondaggio che la Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Sicpre ha somministrato ai propri soci. Netta la posizione presa riguardo all’atteggiamento che deve assumere il chirurgo verso il paziente. «In estrema sintesi – ha commentato Adriana Cordova, presidente Sicpre –, il contrario dell’atteggiamento di chi vuole vendere o convincere». Il 100% dei rispondenti ha infatti risposto “no” alla domanda: “È giusto instillare il bisogno del paziente?”. Più variegate le posizioni espresse di fronte a “In quali occasioni il chirurgo estetico deve sconsigliare un intervento”: per il 47%, quando avverte mancanza di consapevolezza nel paziente, per il 42% quando sa che non si potrebbero raggiungere i risultati sperati, per l’11% quando l’intervento richiesto non ha la finalità di un miglioramento fisico e/o psichico. R. V.
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alopecia androgenetica: INIZIA L’ERA post-finasteride? Potrebbero esserci grandi novità nel trattamento dell’alopecia androgenetica: l’unico principio attivo finora approvato per uso sistemico dagli organi regolatori statunitensi ed europei potrebbe essere sostituito da nuovi preparati n
L’
era della finasteride sta finendo? Il trattamento con il minoxidil può essere reso efficace per un maggior numero di soggetti? A che punto stiamo con l’impianto di capelli sintetici? Sono tre domande fondamentali per capire come si configurerà nel prossimo futuro il trattamento dell’alopecia, che sta attraversando un momento di passaggio, in alcuni casi si parla addirittura di rivoluzione. Torello Lotti, professore di dermatologia e venereologia all’Università Guglielmo Marconi di Roma, ne parlerà al terzo congresso Icamp, di cui sarà presidente onorario.
Professor Lotti, ci sono novità in tema di alopecia androgenetica? Ci sono molte novità importanti e la prima riguarda uno dei trattamenti che finora erano di riferimento: la finasteride, un inibitore specifico della 5-alfa reduttasi di tipo 2, l’enzima che catalizza la conversione del testosterone
in diidrotestosterone. È l’unico principio attivo approvato per uso sistemico dagli organi regolatori statunitensi ed europei. Ma ora siamo nel bel mezzo di una rivoluzione, perché si sono evidenziati effetti avversi importanti, tanto da configurare una vera e propria “sindrome postfinasteride” e negli Stati Uniti si
è costituita la Post-Finasteride Syndrome Foundation, la cui missione è quella di finanziare la ricerca sulla caratterizzazione, i meccanismi biologici sottostanti e i trattamenti della sindrome post-finasteride, di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e di supportare i pazienti che soffrono di questa condizione. È una fondazione molto potente e di fatto sta aprendo le aule dei tribunali e mettendo in croce le assicurazioni e tutti i dermatologi che avevano utilizzato la finasteride. Quali sarebbero questi effetti avversi? È stata evidenziata una lunga serie di danni che si verificano dopo il trattamento, che vanno dalla perdita completa della libido, all’incapacità di compiere l’atto sessuale (impotentia coeundi) o di generare (impotentia generandi), alla ginecomastia irreversibile, alla depressione grave, fino all’Alzheimer. Inoltre, nell’agosto di quest’anno è stato pubblicato un bel lavoro (1) che mostra un aumento dei livelli di testosterone nel plasma associato all’uso della finasteride: è un paradosso perché per trattare l’alopecia androgenetica si cerca di bloccare
Torello Lotti
il testosterone idrossilato e la sua interazione con le cellule del bulbo. Per il momento, le autorità regolatorie mantengono l’autorizzazione all’utilizzo della finasteride, però la situazione è ormai completamente cambiata. E c’è una seconda pubblicazione (2), sempre dello scorso agosto, destinata a dare il colpo finale all’uso sistemico della finasteride: si sta da tempo cercando di sviluppare un gel per uso esterno e si è finalmente riusciti a stabilizzare questo prodotto. Si va dunque verso un blocco dell’uso della finasteride. Negli Stati Uniti vasti settori dell’opinione pubblica sembrano sempre più ostili alla prescrizione della finasteride approvata dalla Fda e allora l’attenzione si fisserà inevitabilmente sui nuovi prodotti, come i simulatori o gli antagonisti del recettore 2 dell’insulin-like growth factor oppure, come si diceva, si manterrà l’uso della finasteride ma solo in applicazione topica, mettendo a punto un carrier valido, magari con l’aiuto delle nanoparticelle. E che ne è del minoxidil, l’altro prodotto di riferimento per il trattamento dell’alo> pecia androgenetica?
esperti di tutto il mondo si incontrano a roma per il terzo congresso icamp Il terzo congresso della Scuola internazionale di Medicina Estetica Pratica Icamp si svolgerà a Roma dal 22 al 24 novembre, nell’ambito del 13° Congresso mondiale dell’International Society of Cosmetic Dermatology – Iscd e in concomitanza con il secondo Winter Meeting di Indercos, la Società di dermatologia turca. È un evento importante, in cui si esploreranno le nuove dimensioni dei trattamenti di medicina estetica. Esperti internazionalmente riconosciuti condivideranno i loro segreti e le loro capacità per un approccio full face, con specifici focus sulle diverse aree anatomiche. Ogni specialista presenterà i suoi lavori su una singola zona del volto scelta tra otto aree estetiche, seguendo otto criteri, con dimostrazioni dal vivo e approcci diversi per ogni area. L’evento sarà presieduto da Hong-DuoChen e Pierfrancesco Morganti, dermatologi di fama e professori rispettivamente presso la China Medical University di Shenyang e la Seconda Università di Napoli.
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> Mentre la finasteride è l’unica
terapia approvata per uso sistemico, il minoxidil è l’unica terapia approvata localmente, al 2% nella femmina e fino al 5% nel maschio, in soluzione idroalcolica con glicole propilenico. Alcuni studi del mio team (3,4) hanno ormai portato alla revisione dell’uso del minoxidil da parte della Food and Drug Administration (Fda): si è scoperto infatti che soltanto il 38% dei soggetti risponde al minoxidil. È possibile predire se un soggetto risponde al minoxidil? Sì, è possibile con un test (5) che abbiamo lanciato a Hong Kong due anni fa: è stato approvato dalla Fda, è già utilizzatissimo negli Stati Uniti e una grande azienda spagnola lo lancerà nell’Unione Europea nella primavera del prossimo anno. Si tratta di un test molto semplice ed è basato sul fatto che l’attività dell’enzima solfotransferasi nei follicoli piliferi è in grado di predire la risposta di un paziente alla terapia topica con minoxidil. Il test si effettua con uno spettrofotometro che serve appunto a valutare i livelli della sulfotrasferasi bulbare: se sono bassi, al di sotto i 140 microgrammi per millilitro, sappiamo che il soggetto non sarà in grado di rispondere al farmaco.
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E per il restante 62% dei pazienti che cosa si può fare? In altri studi che abbiamo pubblicato recentemente, uno sul New England Journal of Medicine e l’altro su Dermatology Therapy, abbiamo scoperto che modificando il carrier, sostituendo il glicole propilenico in soluzione idroalcolica con una schiuma a concentrazione più alta, fino al 20%, siamo in grado di riattivare quelle sulfotransferasi che sembravano morte nel bulbo dei non responder. Questa è l’altra grande novità nel trattamento dell’alopecia androgenetica: sappiamo che i livelli di sulfotransferasi variano da individuo a individuo, ma cambiando il carrier e la concentrazione, siamo in grado di utilizzare il minoxidil anche in quei soggetti che non rispondevano alle formulazioni precedenti. Anche questo nuovo prodotto è stato approvato negli Stati Uniti dalla Fda. Sappiamo che in certi casi l’unica soluzione è il trapianto. Anche in questo caso ci sono stati dei progressi recenti? La terza grande novità del settore riguarda proprio le biofibre sintetiche. Per certi pazienti, come gli oncologici sottoposti a radioterapia, e comunque
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l’aspirina riduce l’efficacia del minoxidil Il minoxidil ad applicazione topica è l’unico farmaco da banco approvato dalla Food and drug administration (Fda) negli Stati Uniti per il trattamento dell’alopecia androgenetica. Più precisamente, il minoxidil è un pro-farmaco, che viene convertito nella sua forma attiva, il minoxidil solfato, dagli enzimi solfotransferasici nella guaina esterna dei follicoli piliferi. Un team
ogni volta che non c’è una zona donatrice sufficiente per un trapianto autologo dei bulbi, bisogna ricorrere alle fibre, che oggi sono completamente diverse rispetto al passato. Si tratta delle biofibre, ciascuna delle quali è dotata di una ancoretta che la fissa al cuoio capelluto: in letteratura ci sono ormai numerose pubblicazioni, che hanno coinvolto una trentina di università di tutti i continenti, con follow-up che raggiungono ormai di 15 anni. Le biofibre vengono impiantate ad una ad una con un dispositivo automatico apposito, che le inserisce con un’inclinazione di 45 gradi a una profondità definita per ogni area del cuoio capelluto; si ottiene così un buon effetto di riempimento e si risolve sostanzialmente il caso. Questa soluzione consente di impiantare 800 biofibre all’ora, il paziente non prova dolore o disagio e può vedere il risultato immediatamente dopo la sessione implantare. La cicatrizzazione rapida e l’elevato comfort per il paziente, permettono di ottenere un ottimo risultato estetico e un beneficio psicologico immediato. I casi in cui l’impianto di biofibre non ottiene l’effetto sperato sono rarissimi, per esempio in pazienti con diabete non controllato. Ma l’impianto è completamente reversibile e se necessario ciascuna biofibra viene estratta individualmente con la propria ancora utilizzando il medesimo dispositivo che le ha impiantate senza lasciare cicatrici. Renato Torlaschi
internazionale di ricercatori, tra cui spicca il nome di Torello Lotti, ha effettuato numerose ricerche su questo principio attivo e ora ha pubblicato un sorprendente studio su Dermatology Therapy di settembre (6). «In precedenza – scrivono gli autori – avevamo dimostrato che l’attività sulfotransferasi nei follicoli piliferi predice la risposta al minoxidil topico nel trattamento dell’a-
2018 Aug 29;161:273-279. 3. Goren A et al. Mechanism of action of minoxidil in the treatment of androgenetic alopecia is likely mediated by mitochondrial adenosine triphosphate synthase-
lopecia androgenetica, ma nel fegato umano, l’attività sulfotransferasica è significativamente inibita dall’acido salicilico». Ecco allora che l’aspirina a basso dosaggio (75-81 mg), un derivato dell’acido salicilico, utilizzata da milioni di persone ogni giorno per la prevenzione della malattia coronarica e del cancro, potrebbe interferire sulla terapia con minxidil.
induced stem cell differentiation. J Biol Regul Homeost Agents. 2017 Oct-Dec;31(4):1049-1053. 4. Goren A et al. The effect of topical minoxidil treatment on follicular sulfotransferase enzymatic acti-
In questo nuovo studio, il primo di questo genere, i ricercatori hanno cercato una conferma di questo sospetto determinando l’attività enzimatica della sulfotransferasi follicolare dopo 14 giorni di somministrazione orale di aspirina. Nella coorte dei 24 soggetti inclusi nello studio, inizialmente il 50% è risultato rispondente al minoxidil topico, ma dopo 14 giorni
vity. J Biol Regul Homeost Agents. 2018 Jul-Aug;32(4):937-940. 5. Goren A et al. Clinical utility and validity of minoxidil response testing in androgenetic alopecia. Dermatol Ther. 2015 Jan-
di somministrazione di aspirina questa percentuale si è ridotta al 27%, confermando in tal modo che l’aspirina orale inibisce effettivamente l’attività della sulfotransferasi nei follicoli piliferi e influisce sulla risposta del minoxidil nei pazienti. Il risultato ha risvolti clinici evidenti per il trattamento dei pazienti con alopecia androgenetica. R. T.
Feb;28(1):13-6. 6. Goren A et al. Low dose aspirin reduces topical minoxidil efficacy in androgenetic alopecia patients. Dermatol Ther. 2018 Sep 18:e12741.
Bibliografia
1. Traish AM et al. Do 5α-Reductase Inhibitors Raise Circulating Serum Testosterone Levels? A Comprehensive Review and Meta-Analysis to Explaining Paradoxical Results. Sex Med Rev 2018 Aug 8. 2. Lima SGB et al. Preformulation studies of finasteride to design matrix systems for topical delivery. J Pharm Biomed Anal.
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Adipociti: nuova frontiera per la rigenerazione tissutale Comre di Roma presenta le nuove frontiere della rigenerazione tissutale estetica. Attraverso iniezioni locali di bassissime dosi di insulina è possibile modulare l’attività degli adipociti e stimolare così tono e trofismo dei tessuti circostanti n
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e cellule adipose rappresentano oggi un’importante risorsa per l’organismo. L’idea che queste costituissero solo un gruppo cellulare depositario delle riserve energetiche è da tempo superato, anche se certamente questa rimane la principale funzione. Ma quali sono gli impieghi e in che modo esse trovano valorizzazione? Ne parliamo con Fulvio Tomaselli, responsabile scientifico del congresso di medicina rigenerativa estetica CoMRe19, che si terrà a Roma, presso l’hotel Aurelia Antica, da venerdì 18 a domenica 20 gennaio 2019.
Adipociti visti da vicino: di cosa parliamo? La cellula adiposa è stata quasi ignorata fino a pochi decenni fa. Attualmente gli studi sono in forte crescita e si concentrano soprattutto sugli adipociti viscerali, mentre quelli sul pannicolo adiposo sottocutaneo sono ancora scarsi.
Sarà una revisione delle ultime acquisizioni anatomo-patologiche degli adipociti, cellule di grande interesse sia da un punto di vista di ormonosintesi, di gestione del bilancio energetico, a dimostrare quanto esse siano le responsabili, o meglio le vittime, dei disordini metabolici che portano al so-
vrappeso e obesità, un flagello della nostra epoca e non mi riferisco a motivi estetici. Il tessuto adiposo in passato era percepito solo come fastidio, oggi è una risorsa. Come può essere impiegato, in quali ambiti e quali sono gli effetti sui tessuti? L’organo adiposo, come oggi lo si definisce, è presente in tutto l’organismo in quantità variabile a seconda della funzione che vi deve svolgere. Negli adipociti viscerali si depositano quelle riserve che consentivano ai nostri antenati, e ancora oggi negli animali selvatici, la sopravvivenza in periodi di scarsa alimentazione. Oggi possiamo impiegare gli adipociti sottocutanei come “riserva” di cellule staminali, sfruttando il fatto che fisiologicamente sono presenti in gran numero per garantire la vita stessa dell’organo adiposo, non certo per essere prelevate e disseminate per il corpo. Con il concetto di cercare dentro di noi le riserve e i “pezzi di ricambio” questa grande quantità di staminali, presente in alcune zone che offrono quantità considerevoli di pannicolo adiposo unitamente a una relativa facilità di prelievo, ne hanno fatto una sorta di “banca del bisogno”. L’impiego maggiore è nella rigenerazione di aree svuotate dei loro adipociti per ragioni diverse o nell’aumento di volumi in aree che esteticamente ne presentino una ragione. Come si sono evolute le procedure e gli strumenti usati
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Fulvio Tomaselli
per il trasferimento del tessuto adiposo? Dai primi tentativi di prelievo e trasferimento degli anni ‘70, durante i quali gran parte degli adipociti o venivano distrutti o non attecchivano o perdevano rapidamente la loro vitalità attraverso una serie di aggiustamenti metodologici più diversi, dalle tecniche di prelievo, al lavaggio del prelevato, allo stoccaggio del materiale da impiantare, alla tecnica di impianto, si è arrivati a ottenere percentuali di attecchimento e sopravvivenza accettabili. Un’attivazione metabolica nella zona di impianto potrà essere fornita adeguando metodologie diverse. La modalità operativa e la semplificazione del gesto prelievo-innesto saranno tra i temi centrali del congresso, sui quali interverranno i maggiori esperti mondiali della materia. Un successo tutto italiano che coniuga il gesto chirurgico con la concezione medica di cura attraverso cellule umane autologhe. Durante il congresso si parlerà di bioristrutturazione del tessuto adiposo e muscolare mediante iniezioni distrettuali di insulina low dose. Di cosa si tratta? L’insulina e il glucosio sono i modulatori dell’attività vitale degli adipociti. Quello che gioca l’insulina è un ruolo ruolo importante, in quanto è responsabile dell’attivazione dell’adipocitosintesi partendo da cellule staminali presenti chiamate preadipociti, le quali sono in attesa di una chiamata meta- >
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Utilizzo di filtri solari ad alto Spf e bassi livelli di vitamina D: nessun legame secondo la letteratura La vitamina D è fondamentale per la salute dell’organismo e la sua carenza può determinare numerosi disturbi. Secondo quanto riportato da alcuni studi, bassi livelli di vitamina D potrebbero essere correlati anche all’uso di filtri solari ad alto Spf. Il ruolo della vitamina D «La vitamina D – spiega il dottor Domenico Centofanti (nella foto), medico estetico e vicepresidente della Società italiana di medicina estetica (Sime) –, è un importante elemento di medicina preventiva. È da sempre nota per il ruolo fondamentale che svolge nel metabolismo osseo, infatti stimola l’assorbimento di calcio a livello intestinale e ne favorisce il deposito a livello scheletrico. Gioca un ruolo fondamentale nel funzionamento del sistema immunitario, nella riduzione delle infiammazioni e nel controllo della pressione sanguigna, elemento utile per la prevenzione di patologie cardiovascolari. Aiuta a migliorare alcuni processi patologici cutanei, come la psoriasi e la vitiligine. Inoltre, recenti studi hanno evidenziato il suo coinvolgimento in una migliore funzionalità dell’insulina».
Uso di filtri solari e deficit di vitamina D È assodato che le creme solari proteggono dai tumori cutanei, tuttavia recenti studi sembrerebbero suggerire una correlazione tra uso di filtri solari ad elevata protezione e carenza di vitamina D. «Sono stati condotti degli studi per ricercare una relazione tra l’utilizzo di filtri solari e deficit di vitamina D – continua Centofanti – ma, ad oggi, non siamo in presenza di evidenze scientifiche definitive che provino questa correlazione. Infatti, in tutti gli studi presi in esame, non si notano livelli di vitamina D palesemente influenzati dall’utilizzo della protezione solare. In alcuni casi la sua produzione è perfino aumentata. Anche se lo schermo solare blocca i raggi UVB (gli stessi che attivano la sintesi della vitamina D), vari fattori fanno sì che si verifichi ugualmente la sua produ-
zione a livello cutaneo. Questo avviene perché, nella gran parte dei casi, il filtro solare non viene applicato nelle quantità e nelle modalità regolarmente prescritte e, perché, solitamente, dopo il contatto con acqua, sabbia e sudore non si ha l’abitudine di riapplicare nuovamente la protezione. Questo fa sì che non tutti i raggi UVB vengano bloccati, consentendo quindi la regolare attivazione di produzione della vitamina D. È inoltre estremamente raro che lo schermo solare sia applicato sull’intera superficie corporea, ci sono aree che vengono abitualmente tralasciate. E, paradossalmente, chi applica la protezione è anche chi si espone maggiormente». Dunque ad oggi esistono evidenze scientifiche a supporto del ruolo protettivo che i filtri solari hanno nella prevenzione dei tumori della pelle. Evidenze scientifiche non esistono, invece, per quanto riguarda l’alterazione dei livelli di vitamina D in relazione all’utilizzo di protezione solare. «Vanno sicuramente incoraggiati ulteriori approfondimenti in materia – conclude l’esperto – , poiché non abbiamo studi molto recenti sull’argomento». Rachele Villa
congresso comre 19 «Nato dalla volontà di riunire le scuole di medicina rigenerativa – afferma il responsabile scientifico Fulvio Tomaselli – il convegno interesserà diverse figure impegnate nella disciplina: medici, farmacisti, infermieri, fisioterapisti, cosmetologi, estetiste e tutti colori che lavorano in questo ambito al fine di condividere le certezze aggiornate della specialità». Tra i temi principali la biochimica dell’anti-aging, biomarker dell’aging, chemodenervazione, cosmesi funzionale, filler, flebologia, invecchiamento cutaneo, medicina rigenerativa e chirurgia plastica. Non mancheranno approfondimenti anche sulla deontologia professionale, aspetti medico-legali e condivisione professionale e inter specialistica. Per informazioni: www.comre19.com - segreteriacomre19@gmail.com
> bolica per mettersi in cammino
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e divenire adipociti a tutti gli effetti. Questo meccanismo fisiologico si attua per consentire l’immagazzinamento energetico degli acidi grassi assunti con l’alimentazione. Gli adipociti presenti ne assorbono quanti possono, ma oltre il 170% del loro volume base non possono andare; a questo punto parte il segnale che chiama adipociti nuovi, e quindi vuoti, a farsi carico dell’eccesso. È il meccanismo che porta all’adiposità distrettuale iperplastica ossia la presenza di un numero di adipociti superiori alla norma, la cui vita media è di 6-8 anni, che gonfi di acidi grassi modificheranno peso e silhouette. Utilizzando insulina a bassissimo dosaggio, secondo una precisa scala di rapporti con l’area da trattare, si può indurre localmente un aumento calibrato di adipociti con semplici iniezioni locali, escludendo ogni rischio.
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Per diffusione l’insulina andrà ad agire anche sui muscoli, aumentandone trofismo e tono (a questo proposito, in passato era usata come doping negli atleti) e quindi tutta l’area trattata ne trarrà beneficio. È inesatto parlare di lifting biologico, si tratta piuttosto di rigenerare, stimolando le risorse fisiologiche e i risultati saranno certamente diversi: il lifting si contrappone alla gravità, questo trattamento aumenta invece gli spessori e il tono dei tessuti, si contrappone alla loro senescenza, quel processo che chiamiamo invecchiamento precoce. Per concludere, possiamo dire che sul tema adipociti sentiremo delle novità di grande valore, metodologie affermate con gli adeguamenti dell’ultima ora. Questo è il diktat del convegno, non novità ma certezze aggiornate. Lucia Oggianu
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Congresso Corte fa il punto sulla guarigione delle ferite Di scena a Roma le migliori strategie terapeutiche per il trattamento di ferite, ulcere e piaghe. Terminata la cura medica inizia il percorso estetico, che accanto alla chirurgia può contare su medicazioni avanzate e tecnologie sempre più efficaci n
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n’ulcera o una piaga rappresentano un danno fisico poiché sono lesioni secernenti che necessitano di essere trattate. Costituiscono però anche un danno estetico, poiché richiedono di essere nascoste e rese meno evidenti. Molto spesso le problematiche legate a tali inestetismi restano incomprese, anche quando si è in presenza di patologie importanti. Le novità della medicina rige-
Professor Scuderi, in pazienti patologici le cicatrici possono costituire un problema estetico? Certamente. Il danno del tessuto che non è idoneo alla riparazione è preceduto sempre da un periodo più o meno lungo di segnali quali discromie, di-
nerativa offrono diverse opportunità di risoluzione. Tabloid di Medicina Estetica ne ha parlato con Nicolò Scuderi, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, presidente del VII congresso CO.R.TE (Conferenza Italiana per lo studio e la ricerca sulle ulcere, piaghe, ferite e la riparazione tessutale), che si svolgerà a Roma, presso l’Ergife Palace Hotel, da mercoledì14 a venerdì 16 novembre.
scheratosi, alterazioni dell’epitelio cutaneo. Questi segni che precorrono la patologia rappresentano un inestetismo che spesso non viene compreso, come ad esempio nel caso del piede diabetico, una patologia molto importante. In questi soggetti, prima che insorga la
lesione, si hanno danni ungueali, caduta dei peli sulle zone terminali e ispessimenti sulla pelle, discheratosi e quanto altro, che sono prodromi all’insorgere della malattia. Quindi sicuramente in tali pazienti il danno estetico è presente. Le ulcere e le piaghe si pre-
FOCUS SUL WOUND HEALING Il congresso CO.R.TE. vuole rappresentare un momento formativo di alto valore scientifico, caratterizzato da una profonda attenzione nella scelta delle tematiche e da un’elevata qualità scientifica dei relatori che faranno il punto su quanto è cambiato negli sentano in genere più facilmente sugli arti inferiori, ma le possiamo avere anche sull’addome, sugli arti superiori o altre sedi. La riparazione dei tessuti può riguardare tutte le specialità chirurgiche della medicina in generale. Ad esempio, ci sono lesioni che non guariscono anche sul cuoio capelluto, in base alla patologia che è la causa che produce questo ritardo di guarigione. Nel congresso si parlerà di tutte le possibili cause di ritardi nella cicatrizzazione. Quali sono le cause più frequenti che determinano un ritardo nella cicatrizzazione? Tra le più frequenti ci sono soprattutto le infezioni, originate da una ferita chirurgica oppure da abrasione cutanea, eventi che si cronicizzano e portano a situazioni gravi che possono rivelarsi dannose per la salute: oggi esistono germi molto resistenti alle terapie antibiotiche che possono rappresentare una grave minaccia per l’organismo. Queste situazioni generano cicatrici che quando sono frutto di una riparazione complicata sono anche inestetiche e quindi necessitano di un maquillage o di un mascheramento. In alcuni casi, a distanza di tempo, quando sono state rimosse le cause che le hanno prodotte, si può tentare una revisione della cicatrice ovvero un’operazione in grado di chiuderla in modo estetico. Il chirurgo plastico è spesso
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ultimi anni il mondo del wound healing. Quest’anno l’evento si svolgerà congiuntamente al congresso Iberolatinoamericano Sobre Ulceras Y Heridas organizzato dalla società scientifica ibero latinoamericana per la cura delle ulcere e ferite. chiamato ad intervenire su cicatrici patologiche in quanto legate al dolore e soggette a riulcerazione, condizioni di aderenza a tessuti profondi ma anche perché fortemente inestetiche quindi discromiche, cromiche, depigmentate o iperpigmentate. Parliamo del congresso, quali sono le novità e i focus principali di questa edizione? Il congresso si articolerà in sessioni dedicate al dermatologo, al medico angiologo e ad altre figure professionali che operano nel mondo medicoestetico. Ci sarà un percorso che riguarda maggiormente i chirurghi plastici e il chirurgo in generale, un altro dedicato all’ambito ortopedico traumatologico, quindi al pronto soccorso e alle lesioni acute dovute a traumi e, infine, un percorso con un maggiore interesse per chi lavora in centri dedicati alla terapia delle lesioni cutanee croniche o anche a professionisti come infermieri e fisioterapisti che sono interessati ai problemi della cicatrizzazione. Il congresso si dedicherà anche a quanto c’è di nuovo in questo settore, quindi ai prodotti per cicatrici, ulcere, piaghe, medicazioni avanzate e tecnologie incentrate sulla terapia delle ulcere e delle piaghe. Si parlerà anche delle novità dagli istituti di ricerca e il loro trasferimento nella clinica, quindi le novità offerte oggi dalla medicina rigenerativa che, come sappiamo, investo-
Nicolò Scuderi
no diversi settori in cui terapie che alcuni anni fa non erano nemmeno ipotizzate vengono attualmente utilizzate e praticate in maniera ampia e routinaria per trattare delle situazioni cliniche importanti. Un esempio riguarda l’impiego delle staminali derivate dal grasso, che conoscono bene i medici estetici perché se ne fa ampio uso nel lipofilling facciale, quindi nella collocazioni di innesti di grasso nel viso e zone che vogliamo trattare dal punto di vista estetico per un miglioramento delle condizioni cutanee e di rigenerazione. Questo viene impiegato ampiamente per trattare condizioni di ulcere croniche e cicatrici patologiche, perché l’effetto rigenerativo e antinfiammatorio è utile per accelerare la guarigione e sbloccare un processo che si è arrestato. Abbiamo poi tecnologie che sono allo studio e sembrano dare risultati incoraggianti, come l’uso delle cellule mononucleate del sangue, che servono a migliorare la microcircolazione e a dare uno stimolo alla neovascolarizzazione, accelerando la guarigione. Vi sono anche le tecnologie a pressione negativa, impiegate per migliorare le condizioni dell’ulcera e sempre più perfezionate nei dispositivi portatili, da utilizzare a domicilio. Infine, le ossigeno terapie iperbariche e tutta una serie di tecnologie che verranno discusse e presentate al congresso. Lucia Oggianu
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FILLER DEL DISTRETTO LABIALE: LE REGOLE PER OPERARE IN SICUREZZA Nell’approccio a quest’area molto delicata, il medico estetico non deve essere frettoloso nell’esecuzione del trattamento. Ogni paziente richiede un intervento personalizzato che va pianificato attentamente n
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e labbra, insieme agli occhi, rappresentano il punto focale dell’estetica del viso, come mostrato da diversi studi. Sono l’interfaccia principale con le altre persone in quanto “porta” del linguaggio, ma fungono anche da potente caratteristica attrattiva
erotica, sono estremamente sensibili alle sollecitazioni tattili e coinvolte nel gesto amoroso per eccellenza che è il bacio. È evidente che un intervento di medicina estetica a livello delle labbra rivesta più implicazioni di interventi in sedi differenti: estetiche, emotive
e funzionali. Per questo, sbagliare il trattamento di questa area può avere conseguenze spiacevoli sia per il paziente sia per il medico. La valutazione pre-trattamento Come possiamo quindi operare nella maggior sicurezza pos-
sibile? Quali sono gli errori più comuni in cui non incorrere? Il punto di partenza giusto è quello di un’attenta analisi delle caratteristiche delle labbra, del viso e della personalità del paziente, accompagnata da una corretta pianificazione dell’intervento che vogliamo andare a compiere.
Le labbra possono infatti essere approcciate in modo molto diverso a seconda dell’obiettivo che ci prefiggiamo; e quest’ultimo va inoltre condiviso con il paziente. Teniamo presente che trattamenti infausti e permanenti effettuati su persone dello spettacolo o comunque di rilevanza pubblica hanno indotto nei pazienti il timore di uscire peggiorati o danneggiati da un intervento estetico sulle labbra: bisogna quindi spendere più di un momento nella rassicurazione e discussione, per giungere a un progetto chiaro e condiviso. Ecco dunque una lista degli obiettivi che si possono perseguire nel trattamento con filler del distretto labiale: > correzione delle asimmetrie > aumento di volume > ridefinizione dei contorni > eversione > allargamento del sorriso.
innaturale. Tenendo presente che talvolta i pazienti ci chiedono qualcosa di eccessivo senza dar peso all’eventuale effetto artefatto, sta al medico operante decidere se ostacolare questo obiettivo e dissuadere il paziente o acconsentire alle sue richieste. In ogni caso, la successiva regola da non infrangere assolutamente è l’iniezione del filler a ridosso del margine inferiore del labbro superiore e, viceversa, nel margine superiore del labbro inferiore ovvero nella porzione di vermiglio più a ridosso dell’apertura buccale: iniettare in questa zona conferirebbe alle labbra un aspetto di gonfiore patologico, come per un’infiammazione, e darebbe facilmente un disagio funzionale al paziente. A meno che, poi, non vorremo un concomitante allargamento del sorriso, sarà nostra cura risparmiare le porzioni di vermiglio più laterali.
Naturalmente, nella maggior parte dei casi l’intervento che il medico andrà a fare comprenderà più di uno di questi punti.
Ridefinizione dei contorni La ridefinizione dei contorni non si accompagna necessariamente a un aumento volumetrico. Essa è particolarmente indicata in labbra che abbiano conservato una buona pienezza ma abbiano perso, o non abbiano mai avuto, una buona demarcazione a livello della linea di passaggio dal vermiglio alla cute del perilabio. Teniamo anche presente che la ridefinizione del contorno del labbro superiore può essere indicata come primo step nel trattamento del cosiddetto “codice a barre” (rughe fini a decorso verticale del perilabio), poiché aiuta a cominciare a distenderle. Per ottenere una ridefinizione dei contorni si inietta una quantità modesta di materiale a livello del margine del labbro, facendo attenzione a rimanere nel vermiglio: l’errore più facile in cui incorrere è infatti quello di sconfinare nel perilabio, cosa che conferisce un effetto esteticamente sgradevole, poiché fa ruotare verso l’interno il labbro. Al- >
Correzione delle asimmetrie La valutazione di preesistenti asimmetrie delle labbra è preliminare a qualunque tipo di intervento. Esse vanno individuate e mostrate al paziente e possibilmente documentate fotograficamente prima del trattamento: se infatti sarà cura del medico cercare di correggerle, non sempre questo sarà del tutto possibile e bisogna tutelarsi da eventuali recriminazioni. Aumento di volume Per quanto concerne l’aumento volumetrico delle labbra, ci sono alcune regole di cui tener conto. La prima è che, tranne che nelle persone di colore, il labbro superiore ha normalmente volume complessivo minore del labbro inferiore: pareggiare questi volumi porterà a un risultato
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Allargamento del sorriso Per correggere, infine, una bocca troppo stretta rispetto alle proporzioni del viso, si può procedere al riempimento con filler delle zone del vermiglio superiore e inferiore più laterali: questo intervento amplia la porzione di vermiglio visibile verso i lati della bocca conferendo la percezione visiva di un sorriso allargato.
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> Fig. 1: segmenti da iniettare per ridefinire il contorno delle labbra (pizzicandoli tra le dita). > Fig. 2: aree da riempire con il filler per ottenere un aumento volumetrico delle labbra. > Fig. 3: porzione in cui è meglio non iniettare.
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situata 2-3 mm sotto la linea di demarcazione tra cute e vermiglio: anche in questo caso, potrà essere utile contenere il materiale iniettato tra due dita, a meno che non si voglia sommare all’effetto di pura eversione quello di un aumento volumetrico.
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Figura 3
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Figura 1
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Eversione Talvolta però ci troviamo di fronte a labbra di volume buono, contorno ben definito ma che difettano di “eversione”, cioè della rotazione verso l’esterno del vermiglio. Anche in questo caso, la quantità di materiale iniettato sarà modesta, ma non bisognerà sbagliare la zona in cui si inietta. La zona in cui iniettare è quella
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provvedere a contenere il materiale entro la linea del margine “pizzicandolo” tra le dita mentre si inietta: esso infatti si disperderebbe in parte verso il vermiglio, in parte verso il perilabio, portandoci nuovamente lontano dal risultato auspicato. Per la ridefinizione, infine, occorre prestare particolare attenzione all’arco di cupido, che non va appesantito eccessivamente di materiale, e alle creste filtrali (creste che decorrono dalla porzione centrale dell’attaccatura del naso verso il labbro superiore): se quest’ultime sono molto appiattite e non si provvede a ridisegnarle con il filler (anche qui ricordandosi che è essenziale pizzicare il materiale per non farlo disperdere), il risultato finale non potrà che essere insoddisfacente.
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> tro errore è poi quello di non
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labbra richieda molta attenzione da parte del medico estetico, un certo buon gusto e una buona padronanza delle tecniche. L’errore più banale in cui si possa incorrere quando si approccia quest’area tanto importante e delicata è proprio quello di essere frettolosi nella pianificazione o nell’esecuzione: ogni labbro va infatti studiato nelle sue caratteristiche di partenza e nel contesto dell’intero viso; è impensabile proporre a ogni paziente lo stesso obiettivo e ripetere pedissequamente la stessa tecnica esecutiva. Mai come in questo distretto, il medico estetico può esercitare la propria vena artistica e lasciare la propria firma. Valentina Castellan Medico estetico
Conclusioni Abbiamo dunque visto come il trattamento con filler delle
Come farsi trovare dai pazienti con Google My Business
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Nel 2018 il sito web dello studio di medicina estetica è necessario, va curato e realizzato in maniera ottimale, ma non è più così importante come in passato per attirare i pazienti. La visibilità dello studio diventa un mosaico fatto di tanti tasselli, tra i quali troviamo la presenza e l’interazione sui social network e la cura del proprio ambiente Google, commenti degli utenti compresi. Ecco come aggiornare e gestire le informazioni. Dopo aver creato un account Google su http://accounts.google.com/signup, si accede al servizio Google My Business dalla pagina www.google. it/business. L’ideale è ritrovare, per tentativi, il proprio studio nel campo di ricerca, così da “rivendicare” l’attività come propria e poi aggiornare le informazioni. È tutto molto intuitivo ed è possibile inserire o verificare indirizzo, tipo di attività, numero di telefono, sito web, orari di apertura, foto. È importante ad esempio controllare che l’indirizzo testuale coincida con il segnaposto indicato sulla mappa, così da mandare le persone nel posto giusto: cliccando su “indicazioni stradali”, parte il navigatore che li porterà proprio di fronte allo studio. Tutte queste informazioni sono disponibili agli utenti solo se il titolare dell’attività ha completato e aggiornato le informazioni, che in una prima fase sono raccolte in automatico dal noto motore di ricerca. Dopo aver aggiornato tutto, la ricerca dello studio su Google produrrà un risultato ben diverso rispetto a prima. Servirà a qualcosa? Lo si potrà scoprire dopo qualche settimana di rodaggio consultando le statistiche di Google My Business, che sapranno dirci in quante persone hanno ricercato lo studio e quante hanno chiesto a Google Maps di calcolare l’itinerario per raggiungerlo. A. P.
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Quando si bypassa la barriera cutanea: la laser assisted drug delivery La tecnica di somministrazione di farmaci laser assistita è in grado di favorire l’assorbimento dei cosmeceutici e permette una migliore penetrazione dei principi attivi in essi contenuti
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na delle funzioni principali della cute è quella di fungere da barriera verso gli agenti esterni. Se questo da un lato protegge dal contatto con agenti tossici o patogeni, impedisce però la penetrazione della maggior parte dei principi attivi presenti nei dermocosmeceutici. Se queste molecole, del resto particolarmente attive quando all’interno della cute, hanno un peso molecolare superiore ai 500 Dalton e/o sono idrofile, con grandissima difficoltà riescono a superare la barriera epidermica e quindi raramente possono svolgere il proprio effetto. La recente formulazione di preparati contenenti principi attivi incapsulati in nanoliposomi ha quindi cercato di bypassare l’ostacolo offerto dalla cute integra. La biodisponibilità dei principi attivi è aumentata, ma non in modo drammatico.
La laser assisted drug delivery L’evoluzione tecnologica ha permesso negli anni di avere laser in grado di creare sottilissimi canali nello spessore cutaneo, al fine di determinare rimodellamento dermico spesso indotto dal calore generato dall’impatto dell’energia laser con la pelle. Perché allora non combinare le due cose creando canali all’interno della cute attraverso i quali possano meglio penetrare alcuni principi attivi applicati sulla stessa subito dopo il trattamento laser? La combinazione di questi due elementi è chiamata laser assisted drug delivery (o somministrazione di farmaci laser assistita) e può
essere applicata con diverse lunghezze d’onda. LaseMD (Lutronic Ltd) è un laser in fibra a tulio a 1927 nm in grado di emettere da 1 a 20 mJ (con step di 1 mJ) di energia. L’energia è suddivisa in microfasci di 100 micron di diametro che quando impattano la cute determinano la formazione di finissimi canali intraepiteliali di ablazione. Un sistema di tracciamento magnetico del manipolo laser permette l’emissione in modo sicuro e omogeneo dell’energia (l’energia è emessa solo quando il contatto tra manipolo e cute è perfetto ed è invece bloccata se tale contatto non è corretto). Il trattamento non richiede alcuna forma di anestesia. Al termine del trattamento la superficie cutanea appare semplicemente eritematosa. Sei passaggi sull’intero volto richiedono, in mani esperte, non più di 6 minuti. La tecnologia è completata (e approvata per questo utilizzo) da una serie di ampolle che contengono diversi principi attivi. In tutte le ampolle tali principi attivi sono incapsulati in nanoliposomi che, mantenuti stabili in forma anidra, sono miscelati al diluente subito prima del trattamento. I principi attivi disponibili in Italia sono la vitamina C, la vitamina A, l’acido tranexamico e il resveratrolo. È noto come la tretinoina aumenti il turn-over cellulare e stimoli la produzione di collagene per effetto diretto sui fibroblasti. La vitamina C è uno dei più potenti antiossidanti noti. Il resveratrolo, oltre ad avere effetti antiossidanti noti, svolge una azione antinfiammatoria per blocco delle cicloossigenasi e inibisce l’apoptosi cellulare
e le disfunzioni mitocondriali. L’acido tranexamico ha potenti effetti sulla melanina non solo inducendone una riduzione di produzione, ma soprattutto incrementando la produzione di autofagosomi che ne aumentano l’eliminazione. Immediatamente dopo il trattamento laser, il contenuto di una ampolla debitamente miscelata è
semplicemente massaggiato sulla cute (la scelta del principio attivo dipende dal risultato che si vuole ottenere). Alla cute vengono quindi applicate una crema barriera e una maschera in cellulosa allo scopo di incrementare l’assorbimento dei principi attivi. Dopo 10-15 minuti il paziente può tornare alle sue usuali attività presentando
solamente un blando rossore. Al paziente è quindi consegnata l’ampolla preparata con l’indicazione di continuare l’applicazione dei nanoliposomi alla sera per i successivi 14 giorni. Il trattamento, con downtime inesistente e ad alto profilo di sicurezza, è usualmente costituito da 4 sedute di trattamento separate da un intervallo di
2 settimane. Molto utile nella preparazione della pelle allo stress estivo, è risultato particolarmente efficace nei casi di melasma renitenti alle usuali terapie e nel trattamento del fotoinvecchiamento di tipo I di grado modico-severo. Matteo Tretti Clementoni Valerio Pedrelli Laserplast, Milano
> Immagine pre e post-trattamento: 4 sedute a 2 settimane di distanza. Utilizzate ampolle con vitamina A, vitamina C e acido tranexamico. 6 passaggi su ogni regione anatomica. 5 W e 16 mJ.
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eventi e notizie
Tabloid di medicina estetica
congresso IMCAS: attesi a parigi più di 700 relatori
Corso intensivo sull’aumento del seno per via ascellare con l’ausilio dell’endoscopia La mastoplastica additiva eseguita per via ascellare con l’ausilio dell’endoscopia sarà protagonista di un corso pratico in programma venerdì 9 e sabato 10 novembre presso il Centro di anatomia e biologia cellulare dell’Università di medicina di Vienna. «L’aumento del seno eseguito per via ascellare con l’ausilio dell’endoscopia offre alle pazienti massimi risultati in termini di sicurezza e forma, senza lasciare segni visibili sul seno, in quanto la cicatrice è nascosta nel cavo ascellare – spiega Markus Klöppel, specialista in Chirurgia Plastica ed Estetica e direttore del corso –. Questa speciale tecnica offre non solo grandi vantaggi per la paziente, ma garantisce anche la massima affidabilità e precisione grazie all’utilizzo di una videocamera endoscopica Full HD. Con questa visione precisa del campo chirurgico il rischio di emorragia tissutale è ridotto, l’emostasi è migliore, il posizionamento degli impianti più accurato e sicuro e con la massima conservazione del tessuto, portando a una riduzione in dolore post-operatorio». «Sebbene questo metodo sia molto richiesto dalle pazienti – precisa il dottor Klöppel – solo alcuni specialisti propongono questo approccio, in molti sono titubanti a causa della lunga curva di apprendimento che richiede.
Il corso si propone di trasferire le conoscenze sull’approccio ascellare endoscopico con un percorso hands-on intensivo della durata di due giorni, utilizzando gli standard più avanzati». È anche possibile prenotare un giorno aggiuntivo in sala operatoria presso la sede clinica a Monaco di Baviera Il corso copre tutti gli aspetti riguardanti l’aumento del seno per via ascellare con l’ausilio dell’endoscopia, inclusi i collocamenti di protesi in posizione sottofasciale, sottoghiandola-
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Dal 31 gennaio al 2 febbraio 2019 a Parigi, presso la prestigiosa sede del Palais des Congrès, si svolgerà la 21esima edizione dell’Imcas Annual World Congress 2019, uno dei più grandi congressi mondiali di dermatologia, chirurgia plastica e scienze estetiche. Migliaia di dermatologi e chirurghi plastici si incontreranno per un weekend educativo completo di 3 giorni. Con 10.000 delegati attesi, 310 ore di insegnamento e più di 700 relatori, questa 21a edizione punta a diventare la più grande di sempre. Si farà il punto su sviluppi e innovazioni nel campo di iniettabili, laser, fili, chirurgia del seno e del corpo, lipofilling, trattamenti genitali, ripristino dei capelli, attività professionali e molto altro ancora. Oltre a centinaia di esperti mondiali, la parte espositiva ospiterà più di 230 aziende internazionali.
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www.imcas.com contact@imcasmail.com
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Segreteria organizzativa: EuroMediCom www.euromedicom.com Tel. +33 (0)1 56 83 78 00
re, sottopettorale, gli impianti rotondi e di forma anatomica, capsulotomia e capsulectomia. Il workshop è limitato a 11 partecipanti e prevede lezioni pratiche su preparati umani per imparare a identificare le strutture anatomiche del seno e del torace.
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Dr. Klöppel & Kollegen info@drkloeppel.com www.drkloeppel.com
A Nizza il primo meeting internazionale sulla rinoplastica conservativa Come è cambiato il concetto di estetica nell’ambito della rinoplastica? In che direzione si stanno evolvendo le tecniche? Sono due delle numerose domande a cui si cercherà di dare una risposta in occasione del 1st Preservation Rhinoplasty International Meeting che si terrà a Nizza da sabato 2 a lunedì 4 febbraio 2019, presso lo Hyatt Regency Palais de la Méditerranée. L’evento, che vedrà la partecipazione dell’European Academy of Facial Plastic Surgery (Eafps) e dell’Academia Brasileira de Cirurgia Plástica da Face (Abcpf), si rivolge sia principianti che si stanno avvicinando alla rinoplastica ma anche ai chirurghi più esperti. «La rinoplastica conservativa – spiega il presidente del congresso Yves Saban – consiste nel rimodellamento dell’anatomia nasale esistente, utilizzando pochissime resezioni tissutali e pochissimi innesti, portando così all’aspetto naturale del naso che la maggior parte dei pazienti sta cercando. Lo scopo di questo incontro è presentare i più recenti progressi presentati dai
maestri della rinoplastica mondiale che sono già passati a questa tecnica conservativa, che offre una maggiore prevedibilità con meno rischi».
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Segreteria organizzativa: Nice Evenement Tel. +33 6 11 52 24 25 - sylvie.desalvador@gmail.com www.preservation-rhinoplasty.com
AMWC 2019 La 17esima edizione dell’Aesthetic & Anti-Aging Medicine World Congress – AMWC si terrà dal 4 al 6 aprile 2019 a Monte Carlo, nel Principato di Monaco. Sotto la supervisione scientifica della World Society of Interdisciplinary Anti-Aging Medicine (WOSIAM), la conferenza sarà caratterizzata da un programma altamente interattivo, stimolante e multidisciplinare e costituisce un momento per condividere competenze ed estendere opportunità di networking. Ogni anno, questo evento molto atteso attrae più di 10 000 partecipanti provenienti da 120 paesi e ospita più di 300 aziende internazionali su un’area espositiva di 5 piani.
> Yves Saban
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eventi e notizie
Botulino: al congresso Aiteb presentate le ultime novità in campo estetico e terapeutico Ha riscosso grande successo la terza edizione del congresso nazionale dell’Associazione italiana terapia estetica botulino (Aiteb), che si è recentemente concluso a Venezia. Nella due giorni di lavori sono state presentate casistiche e dati derivanti da 25 anni di utilizzo del botulino oltre alle ultime novità in campo estetico e terapeutico, dall’appianamento delle rughe alla riabilitazione dei volti traumatizzati, al trattamento di alcuni tic. «Il successo del botulino è confermato dalla crescita delle richieste con una proiezione per il 2018 di un + 16%, un trend al rialzo che continua inarrestabile dal 2012 – ha dichiarato Massimo Signorini, presidente di Aiteb –. Da quando il farmaco esiste ha avuto un’ascesa rapida. Alla fine degli anni ‘80 il botulino viene usato per la prima volta nell’uomo, nel 1992 esce la prima pubblicazione sull’utilizzo estetico, nel 2002 l’approvazione degli Stati Uniti e nel 2004 in Italia, praticamente 30 anni di storia fino ad oggi con la sua giusta collocazione anche in campo terapeutico, dimostrandosi un’efficace alternativa di cura per innumerevoli malattie. Ma pensiamo anche alle applicazioni
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Tabloid di medicina estetica
più recenti, in campo maxillo-facciale ad esempio, con la riabilitazione dei volti traumatizzati da incidenti, trattamenti in grado di restituire al paziente estetica e funzionalità perdute del proprio viso». «La valenza scientifica di questo 3° congresso nazionale – spiega Giuseppe Sito, vicepresidente di Aiteb – racchiude novità importanti e un riconoscimento internazionale di studi italiani pubblicati su autorevoli riviste scientifiche americane, molto selettive e che hanno dimostrato un forte interesse verso il botulino e il suo potenziale. Pensiamo all’avanzamento dei lavori per correggere il sorriso
gengivale (gummy smile); il 4- 5 % degli italiani mostra la gengiva ben al di sopra della sua posizione naturale e non solo in “dinamica”, ovvero quando parla o sorride, ma anche in assenza di mimica. Inoltre è stato pubblicato uno studio policentrico, prevalentemente italiano, i cui risultati dimostrano l’efficacia dei trattamenti di microlesioni della pelle anche in aree dove prima il farmaco non aveva accesso, grazie a uno scanner cutaneo, uno strumento di valutazione che, con fasci ultrasonici e macro ingrandimenti, esamina piccoli lembi di cute in cui è possibile vedere i micro-difetti».
ExpoSalus and Nutrition: debutta a Roma la prima edizione Si svolgerà presso la Fiera di Roma, da giovedì 8 a domenica 11 novembre, la prima edizione di ExpoSalus and Nutrition, evento congressuale ed espositivo organizzato da Fiera Roma in collaborazione con il provider Ecm Formedica. Il progetto dedicato alla salute, al benessere e alla qualità della vita, partendo dai bisogni dei pazienti e dei cittadini, coinvolge società scientifiche, ordini professionali dei medici e degli infermieri, enti di ricerca, università, istituzioni e aziende pubbliche e private. La trasversalità, il confronto e la condivisione saranno i principi di base di Roma ExpoSalus and Nutrition: un percorso di conoscenza attraverso quattro prospettive: la scienza e la ricerca, le buone pratiche, l’età e il futuro, oltre a un focus trasversale sulla nutrizione, elemento fondamentale alla base di tutto il processo di prevenzione e cura dell’individuo. L’evento prevede due aree distinte: il padiglione 10 , centro congressuale, rivolto esclusivamente a medici, chirurghi, infermieri, biologi, pediatri, medici estetici e a tutte le professioni socio-sanitarie, racchiuderà i progetti di educazione continua in medicina (Ecm); ExpoSalus Ecm sarà un momento di confronto e aggiornamento tra tutti i professionisti e gli stakeholder della sanità italiana. Si susseguiranno nei 4 giorni eventi di formazione Ecm di interesse trasversale alle diverse professioni, workshop monotematici e/o sponsorizzati, simposi predisposti da società scientifiche, forum di discussione interattiva, tavole rotonde politico istituzionali sugli stati generali della salute. I padiglioni espositivi 7 e 9, rivolti oltre che agli operatori sanitari, anche a pazienti e cittadini, coinvolgeranno le più importanti realtà nazionali e estere al servizio della salute, e progetti educazionali e informativi relativi alla prevenzione, alla ricerca di salute e benessere.
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Fiera Roma srl - Tel. 06.65074522-524-520 Formedica Srl - Tel. 0832.304994 info@exposalus.com - www.exposalus.com
MBN 2018: Aesthetic Breast Meeting sulla chirurgia estetica del seno
11° convegno nazionale Aideco Si terrà a Roma, da giovedì 4 a venerdì 5 ottobre, l’undicesima edizione del Convegno nazionale Aideco, presieduta da Leonardo Celleno. La kermesse vedrà la partecipazione di professionisti ed esperti della dermatologia e della cosmetologia provenienti da tutta Italia e dall’estero. Le relazioni verteranno su diversi main topic: aggiornamenti legislativi, dermatocosmetologia, aggiornamenti nella tecnica cosmetica e nella cosmetologia applicata, nuove frontiere in dermatologia, tricologia, osservatorio allergologico, dermatoscopia, medicina estetica. Si parlerà inoltre di nuovi approcci terapeutici (integratori e nutraceutici in dermato-cosmetologia) e di microbioma cutaneo. Durante l’edizione 2018 del convegno non mancheranno corsi di approfondimento in dermatologia pediatrica, sul trattamento dell’invecchiamento cutaneo e il corso di cosmetic camouflage e microblading.
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Segreteria organizzativa: Meeter Congressi meeter@meeter.it – www.meeter.it
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La prossima edizione del Congresso MBN dal titolo “Aesthetic breast meeting” - presieduto da Maurizio Nava, specialista in oncologia, chirurgia generale e chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica - si terrà come di consueto a Milano, dal 13 al 15 dicembre. Venerdì 12 dicembre sono previsti due corsi precongressuali. Il primo verterà sull’aumento del seno e sarà tenuto dal professor Nava: dalla prima consulenza medica ai risultati finali, dalla selezione dei pazienti e degli impianti alle misure e procedure chirurgiche fino alla presentazione della fase post-operatoria e del follow-up. Il secondo corso, che sarà tenuto dal chirurgo plastico Alberto Rancati, avrà come oggetto l’intervento per la riduzione del seno in tutte le sue fasi.
Diversi i temi che verranno affrontati durante il congresso MBN. Tra questi: aumento e riduzione del seno, trattamento del seno tuberoso, innovazione degli impianti, prove sperimentali e cliniche sui dispositivi, complicanze. Sarranno inoltre organizzati workshop, video sessioni formative e tavole rotonde con la partecipazione di relatori internazionali. Durante il congresso verrà organizzata una consensus conference sul trapianto di cellule adipose per aumentare il volume del seno, in termini di risultati sicuri e a lungo termine.
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La medicina estetica dalla A alla Z: stage di due giorni a Torino Si svolgerà a Torino, da sabato 24 a domenica 25 novembre, il 30° stage in medicina estetica e chirurgia plastica-estetica, presieduto dal professor Giuseppe Sito (nella foto) con il contributo del comitato scientifico composto da Alberto Diaspro, Florian C. Heydecker, Giovanni Montà, Antonella Papini e Paolo Puiatti. Tra i numerosi temi affrontati nelle due giornate si parlerà in
maniera approfondita anche di filler, fili, peeling, rivitalizzazione, botulino e complicanze in medicina estetica. Nel corso dello stage interattivo didattico sono previste esercitazioni pratiche in studio medico sotto la supervisione di un tutor.
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Segreteria organizzativa: Congress Planner Tel. 081.2479972 - www.stageinmedicinaestetica.it segreteria@congressplannersrl.it
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eventi e notizie
Tabloid di medicina estetica
Albi dei periti e consulenti tecnici: firmata intesa tra Csm, Cnf e Fnomceo Armonizzare i criteri e le procedure di formazione degli albi dei periti e dei consulenti tecnici tenuti dai tribunali civili e penali: è questo l’obiettivo del Protocollo d’intesa siglato a fine maggio a Roma presso la sede del Consiglio superiore della magistratura tra lo stesso Csm, il Consiglio nazionale forense (Cnf) e la Federazione nazionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). Lo richiede la Legge 24/2017, la cosiddetta “Gelli-Bianco” sulla sicurezza delle cure che, all’articolo 15, prevede nuovi criteri per la formazione e l’aggiornamento degli albi; lo rende necessario la complessità della scienza e della medicina moderna, che porta con sé l’esigenza di consulenti sempre più specializzati. Da qui l’esigenza, ampiamente condivisa nei quasi due anni di lavoro propedeutico, di assicurare, attraverso la creazione di linee guida coerenti con la Legge 24, l’adozione di parametri qualitativamente elevati per la revisione e la tenuta degli albi, affinché, in tutti i procedimenti civili e penali che richiedono il supporto conoscitivo delle discipline mediche e sanitarie, le figure del perito e del consulente tecnico siano in grado di garantire all’autorità giudiziaria un contributo professionalmente qualificato e altamente specializzato. «La firma di questo protocollo segna un momento molto importante, una vera e propria svolta sia all’interno degli uffici giudiziari, dove era atteso da magistrati e avvocati, sia nell’ambito degli ordini dei medici – ha esordito il presidente della Decima Commissione del Csm, Renato Balduzzi, che, insieme al presidente della Settima Commissione Nicola Clivio, rappresentava il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini –.
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Questo testo sarà il testo pilota che sarà poi adattato alle specificità degli altri ordini delle professioni sanitarie». «L’avvocatura ha dato il suo pieno sostegno a questa iniziativa – ha continuato Andrea Mascherin, presidente del Consiglio superiore della magistratura –. Con questo Csm abbiamo lavorato in un clima di straordinaria sinergia. Con i medici poi abbiamo una grandissima affinità di intenti: i medici salvano la vita biologica delle persone, gli avvocati quella sociale».
«Esprimiamo la nostra soddisfazione e ringraziamo il Csm e il Cnf per questo risultato, che consoliderà il rapporto con la magistratura e con l’avvocatura – ha concluso il presidente della Fnomceo Filippo Anelli –. Con questo protocollo, periti e Ctu si caratterizzeranno sempre più grazie alle competenze specialistiche, per garantire una qualità eccellente in un tempo in cui la medicina ha fatto grandi passi anche in ambiti ultraspecialistici». Due saranno le sezioni dell’albo dedicate agli iscritti alla Fnomceo: una dedicata alla professione medica e una a quella odontoiatrica. Al loro interno, saranno indicate le diverse specializzazioni, per le quali, si legge, «è opportuno prendere a riferimento, indicativo e non esaustivo, quelle corrispondenti alle scuole individuate dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca». Per la prima volta, tra le specializzazioni è contemplato il profilo del medico di medicina generale «affinché il giudice possa avvalersi, quando lo richieda la peculiare natura delle questioni tecniche poste dal procedimento, di esperti qualificati in questo ambito dell’assistenza sanitaria». Ulteriori sottocategorie potranno essere identificate, dopo un confronto con le società scientifiche riconosciute, anche nella prospettiva della redazione di un glossario per i tribunali. Andrea Peren
> Filippo Anelli (presidente Fnomceo) e Andrea Mascherin (presidente Csm) firmano a Roma il protocollo d’intesa sugli albi dei periti e dei consulenti tecnici.
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DERMASTIR ACID PEEL, UNA NUOVA GENERAZIONE DI PEELING meno aggressivi L’esfoliazione è un processo che la pelle normalmente compie, ma che con il tempo può rallentare e diminuire notevolmente. I peeling chimici sono da sempre la tecnica più utilizzata per stimolare la rigenerazione cellulare e il ringiovanimento dell’epidermide, riproducendo il naturale meccanismo dell’esfoliazione. Per generazioni questi inestetismi sono stati trattati con tecniche molto aggressive, che necessitavano di lunghi tempi di recupero. Queste tecniche, seppur risolvendo l’inestetismo, causavano visibili e prolungati effetti collaterali. Alta Care propone una nuova generazione di peeling che si avvale dell’utilizzo combinato di peptidi
all’interno del peeling chimico: i peeling Dermastir AHA e BHA favoriscono la rigenerazione cellulare attraverso l’utilizzo di agenti chimici molto meno aggressivi. Dermastir AHA Peeling ai peptidi 30% gel pH 3 contiene alfa idrossiacidi (acido glicolico, acido lattico, acido ascorbico, acido citrico, acido malico, acido tartarico). Agisce sulla superficie della pelle ed è idrosolubile. È generalmente più adatto alle pelli normali, secche o visibilmente rovinate, in quanto contiene fattori che aiutano a idratare la pelle e ridurre di danni causati dall’esposizione al sole, come le macchie solari. Dermastir BHA Peeling ai peptidi 20% gel pH 3 contiene acido beta-
Tabloid di Medicina Estetica Trattamenti estetici e chirurgia plastica Quadrimestrale di attualità clinica, scientifica e professionale in medicina estetica Anno II - numero 3 - ottobre 2018 Numero chiuso in redazione il 1° ottobre 2018 Direttore responsabile Giuseppe Roccucci g.roccucci@griffineditore.it Coordinamento editoriale Rachele Villa r.villa@griffineditore.it Redazione Andrea Peren a.peren@griffineditore.it Lara Romanelli l.romanelli@griffineditore.it Segreteria di redazione e traffico Ufficio abbonamenti Maria Camillo customerservice@griffineditore.it Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 Progetto grafico e impaginazione Massimo D’Onofrio - Grafic House info@grafichouse.org Hanno collaborato in questo numero Valentina Castellan, Lucia Oggianu, Andrea Peren, Renato Torlaschi Pubblicità Stefania Bianchi s.bianchi@griffineditore.it Paola Cappelletti p.cappelletti@griffineditore.it Lucia Oggianu l.oggianu@griffineditore.it
Griffin srl unipersonale P.zza Castello 5/E - 22060 Carimate (CO) Tel. 031.789085 - Fax 031.6853110 www.griffineditore.it - info@griffineditore.it Stampa Starprint srl - Bergamo Tabloid di Medicina Estetica Copyright© Griffin srl Iscrizione Registro degli operatori di comunicazione N. 14370 del 31.07.2006 - ISSN 2532-5930 La proprietà letteraria degli articoli pubblicati è riservata a Griffin srl. Il contenuto del giornale non può essere riprodotto o traferito, neppure parzialmente, in alcuna forma e su qulalsiasi supporto, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Ai sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e utilizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Griffin srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Griffin srl, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inserzionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.
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idrossi-salicilico. Agisce sia sulla superficie della pelle che all’interno dei pori. Poiché è liposolubile, è preferibile per pelli normali o grasse che tendono alla formazione di brufoli, punti neri e pori della pelle ostruiti. Inoltre contiene ingredienti con proprietà calmanti per la pelle, che lo rendono adatto alle pelli più sensibili e tendenti ad arrossamenti. Gli elevati standard di sicurezza garantiti dai peeling Dermastir minimizzano il rischio di effetti collaterali e interazioni. Inoltre il packaging monodose a doppia parete rende il prodotto termicamente stabile ed essendo sottovuoto assicura la corretta conservazione del prodotto.
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in vetrina
Tabloid di medicina estetica
Kelairon, dispositivo medico a base di lattoferrina per il trattamento delle discromie Con il ritorno dell’autunno si riprendono tutte quelle pratiche che in estate vengono momentaneamente abbandonate come scleroterapia, laserterapia, filler, peeling: normalmente il recupero dopo tutti questi interventi è piuttosto veloce e non lascia segni visibili. Ci sono però pazienti particolarmente sensibili che potrebbero riscontrare qualche piccola discromia che fatica a riassorbirsi oppure, semplicemente, bruciore post-laser. Dal punto di vista fisiopatologico, le discromie si formano a causa della fuoriuscita del sangue dai vasi capillari, che infiltrandosi nei tessuti inducono delle alterazioni di colore nella cute: in questo processo il ferro ricopre un ruolo fondamentale.
Kelairon è un dispositivo medico per l’applicazione topica a base di lattoferrina in grado di agire sulle discromie. La lattoferrina è una glicoproteina appartenente alla famiglia delle transferrine che si trova nei granuli dei leucociti neutrofili, in molti fluidi biologici, ma soprattutto nel latte materno. La sua funzione principale è quella di chelare il ferro, ma presenta anche un’azione riepitelizzante, modulante l’infiammazione e antiossidante: grazie a queste sue attività è molto efficace nel contrastare la comparsa e facilitare il riassorbimento delle discromie, ma è anche molto utile nel post-laser in quanto minimizza il bruciore e si sinergizza al trattamento avendo non solo un’attività riepitelizzante ma anche sti-
molando acido ialuronico e collagene. La lattoferrina presente nel Kelairon viene inserita in micelle (liposomi) per facilitarne l’attraversamento delle membrane aumentando la biodisponibilità della lattoferrina. I liposomi hanno inoltre l’importante funzione di proteggere la lattoferrina dalla denaturazione, evento che causerebbe l’inattivazione della glicoproteina. Kelairon, grazie alla presenza della lattoferrina, sostanza di origine naturale, è ben tollerata; inoltre si assorbe velocemente, non ha aggiunta di profumi,
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non contiene alcol e non interagisce con i raggi solari. Da oggi Kelairon è disponibile non solo in tubo da 50 ml ma anche, per esigenze minori, in tubo da 30 ml o in dispenser per un utilizzo più pratico e veloce; può essere utilizzata per facilitare il riassorbimento di ecchimosi dopo trattamenti estetici invasivi come filler, laser vascolare e scleroterapia, nelle ecchimosi post-chirurgiche e traumatiche e come trattamento in seguito a laser non ablativo.
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La radiofrequenza firmata Novaclinical si arricchisce di una nuova tecnologia I benefici della radiofrequenza in medicina estetica e in ginecologia sono ormai noti. In questo senso la Radiofrequenza Quadripolare Dinamica (DQRF), tecnologia proprietaria Novavision Group montata a bordo di 4PLUS, la piattaforma full per tutti i trattamenti viso e corpo, ed EVA, la radiofrequenza per uso ginecologico, rappresenta ormai una certezza in termini di efficacia e sicurezza. La tecnologia proprietaria Ultra Pulsed Radioporation (UPR), ultimo recente plus dei laboratori di ricerca Novaclinical, divisione di Novavision Group specializzata in macchinari per la medicina estetica, rappresenta tuttavia un’assoluta novità nell’ambito delle terapie combinate. «La tecnologia UPR nasce dallo studio di tecniche di elettroporazione a radiofrequenza utilizzate nell’ingegneria genetica per consentire la trasfezione genica e il trasferimento di macromolecole biologiche nelle cellule – spiega Danilo Crapelli, AD di Novavision Group –. UPR agisce grazie alla modulazione della frequenza delle onde di radiofrequenza facilitando la penetrazione degli attivi fino agli strati profondi di cute e mucosa, senza modificare il programma o la manualità del trattamento con le apparecchiature EVA e 4PLUS». Il board scientifico di Novavision Group ha condotto uno studio pilota in doppio cieco su 60 pazienti, veicolando tramite EVA acido ialuronico a basso peso molecolare a livello della mucosa vaginale di pazienti con atrofia post-menopausale, con lo scopo di verificare la sinergia tra le tecnologie DQRF e UPR. «Lo studio ha fornito dati molto interessanti in termini di remissione dei sintomi, mostrando di fatto la maggiore efficacia della combinazione di radiofrequenza e radioporazione – conclude Danilo Crapelli –. L’enorme potenzialità dell’UPR è tuttavia quella della veicolazione di attivi a livello del viso e delle varie aree del corpo». Il futuro della medicina estetica è nella sinergia di tecnologie, attivi e tecniche innovative, per una vera e propria terapia “su misura”.
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Tabloid di medicina estetica
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