Sport Design for All

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Bici & ecologia

Della Tosin

Marc Sadler

technodoping

Vibram

Sport Design for All Sostenibilità, inclusività e tecnologie per il corpo DICEMBRE 2017 / PUBBLICAZIONE MENSILE / NUMERO 0 / EURO 8

Anno 1.14 Dicembre 2017. Poste Italiane spedizione in A.P.D.L 353/2003 Conv.L. 46/2004 Art.1,C1, DBC Milano.

Speciale Futuro L’abbigliamento e le sperimentazioni che cambieranno il mondo dello sport, e non solo

Ride green

Dall’off-road al motard, alla scoperta dell’automazione che va verso energie pulite

Scienza e design

Il dietro le quinte dei giochi per superuomini e i loro segreti

Wearable

Pannelli di controllo, bottoni e cavi. Le mutazioni nei nuovi tessuti


Foto di Š Alessanro Trovati

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Editoriale

di Simone Vena Sport Design for All prende forma e contenuto dalle mie più grandi passioni: il design e lo sport. Il basket è stato il mio primo sport. Avevo sei anni quando ho cominciato, poi ho smesso di giocare sul parquet per motivi di studio e allora ho conosciuto lo street basket e, tuttora, quando posso, mi alleno sui campi d’asfalto. Nel corso degli anni ho praticato diverse attività sportive tra cui il nuoto, la kick boxing, la thai boxe e lo snowboard. Lo sport è allenamento, disciplina, estetica, psicologia, fantasia, sudore, attitudine, gioco di squadra, tecnica e tecnologia, sconfitte e giorni di gloria. Lo sport, a mio parere è la più grande metafora della vita. Lo sport ha sempre fatto parte delle mie giornate così come l’interesse per il design, sia grafico, sia architettonico, sia di prodotto. Sport Design for All è una rivista mensile di approfondimento culturale sul design nello sport. Questo magazine nasce dall’idea di raccontare i retroscena della creazione di prodotti per lo sport, quelli che tutti i giorni vediamo nelle vetrine dei negozi, indossiamo per fare sport o per il tempo libero; una rivista pensata per sportivi, designer e curiosi di tutte le età. Il focus è su ciò che avviene prima che sui prodotti venga impresso il nome del brand. Parliamo di progettazione. Agosto 2017, 40 gradi all’una di notte, stavo facendo la ricerca sugli argomenti da inserire nella rivista, una di quelle notti in cui non riesci a prendere sonno, una di quelle notti in cui le zanzare a Milano si sentono in Grand Theft Auto. Stavo assistendo ad un TedX Talk di Nille Juul-Sørensen, CEO del Danish Design Centre di Copenhagen sul modo di concepire la progettazione per il futuro:

Stiamo progettando le cose giuste? Il design che produciamo ha senso e significa qualcosa per le persone? Il nostro design probabilmente ha senso per l’1% della popolazione mondiale; bisogna cominciare a progettare per il 99% se vogliamo avere un’influenza sul futuro. Io chiamo quel futuro l’era ecologica. Dobbiamo cominciare a progettare cose che hanno senso per le nostre vite, e che combacino perfettamente con un programma più sostenibile nella catena del valore delle nostre imprese e nella nostra vita personale. I progettisti e le creatività devono essere al centro della progettazione del futuro. Il futuro è troppo distante per essere lasciato solo ai progettisti. Non abbiamo bisogno di più “design design”. Dobbiamo far progredire tutte le persone creative. Gli astrofisici, i progettisti, gli insegnanti, i medici, gli ingegneri e tutte le persone con vena creativa devono formare squadre integrate e iniziare a progettare le grandi questioni che affrontiamo. Dovremmo iniziare a progettare i nostri prodotti da materiali non vergini, cominciando dal riuso creativo, (up-cycling), dei materiali che consideriamo rifiuti, e trovare dei modi per ridurre o eliminare completamente i rifiuti in futuro. Incominciamo quindi a progettare i futuri sistemi di valore per il 99% delle persone, e dopo potremo iniziare a progettare gadget iconici in questi sistemi. Quello sarà il futuro del design. La mia idea per il magazine era quella di parlare dei progetti e dei designer che hanno cambiato la storia dello sport, della possibilità per tutti di fare sport, anche grazie al design degli strumenti, dei prodotti sostenibili per il pianeta e delle idee per il futuro. Ho capito che nelle parole di Nille Juul-Sørensen c’era il giusto approccio per affrontare quest’avventura editoriale. Hurrà! Il modo di pensare e progettare di cui parlava il CEO del Danish Design Centre di Copenhagen è direttamente collegato ad una filosofia inclusiva nata dalla Dichiarazione di Stoccolma, 2004, EIDD, che ha preso il nome universalmente riconosciuto di “Design for All”.

Design for All è il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza. Questo approccio olistico e innovativo costituisce una sfida creativa ed etica per tutti i progettisti, imprenditori, amministratori e leader politici. Design for All mira a consentire a tutte le persone di avere pari opportunità di partecipazione a tutti gli aspetti della società. Per raggiungere questo obiettivo l’ambiente costruito, gli oggetti, i servizi, la cultura e le informazioni quotidiane, in breve tutto ciò che è stato progettato da persone per essere utilizzato da persone, deve essere accessibile, conveniente per tutti e in grado di rispondere alle diverse possibilità evolutive dell’uomo. La pratica del Design for All rende consapevole dell’uso dell’analisi dei bisogni e delle aspirazioni umane e richiede il coinvolgimento degli utenti finali in ogni fase del processo di progettazione. Estratto da EIDD Stockholm Declaration©, 2004 Sport Design for All racconterà le connessioni tra le prestazioni sportive e il design degli strumenti che permettono all’uomo di sfidare terra, aria, neve e acqua; strumenti che diventano vere e proprie estensioni del nostro corpo, che proteggono, aiutano nella performance, possono farci letteralmente volare, o consentire l’attività sportiva ai disabili. Questo magazine metterà sotto la lente d’ingrandimento i designer che hanno cambiato la storia dello sport, i materiali, sempre più resistenti, intelligenti e tecnologici, i prodotti migliori premiati dai concorsi di settore, le idee per il futuro, il design come possibilità per i disabili di non fermarsi, le idee per una pianeta più sportivo e più green. Con la speranza che un futuro inclusivo, nel pensiero, nella scienza e nel design, non sia poi così lontano. Buona lettura!

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Inclusività, sostenibilità e tecnologie per il corpo

Progetto e redazione grafica Simone Vena

Sommario

Istituto Europeo di Design, Milano Arti Visive / Graphic Design A.A. 2016/2017 Progetto di tesi Relatore Mauro Panzeri Correlatore Nazzareno Mazzini Grazie a: I miei relatori Mauro Panzeri e Nazzareno Mazzini per aver creduto in me ed avermi supportato; grazie ai consigli di Dario Accanti e a tutta la segreteria dello IED; grazie alla mia ragazza e ai miei amici che mi hanno risollevato nei momenti di tensione.

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Traduzioni Anna Verdiana Mazzini Font in uso Bembo Infant / regular; Mala / italic, medium, extrabold; Pepi / bold italic, ultra; Calculus / oblique; Aux Pro Bold / regular; Aux Pro Light / regular; Aux Pro Medium / regular; Digital bold italic / regular; GF Vienna heavy Carta/e utilizzate Colorplan Pristine White / 270 g; Colorplan Bright White / 135 g; Conf Medley Plus Gloss / 135 g Stampato in digitale da Loreto Print Testi e immagini utilizzati per questo progetto sono a esclusivo uso didattico

56 In copertina Amoeba shoe di Shamees Aden

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NEWS Si parte con i Design Awards, i prodotti premiati da designer, critici e giornalisti, per proseguire con le notizie flash su idee ecosostenibili e smart.

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VIBRAM Massima trazione, grazie all’utilizzo della gomma vulcanizzata, e il design vincente, hanno reso Vibram la suola più utilizzata dagli scalatori

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BODY MAPPING Mappe del corpo umano e tessuti posizionati ad hoc ci garantiscono una temperatura ottimale.

60 22-27 SCIENZA E DESIGN, INSIEME PER GLI ATLETI Sedie a rotelle “corazzate”, palloni con sensori, protesi metalliche, ginocchia artificiali: design e scienza per gli atleti 28

PROTESI, TECHNODOPING E INCLUSIVITÀ Designer e tecnici alla ricerca di soluzioni per tutti

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LAYER / GO La sedia a rotelle su misura stampata in 3D


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E-RIDE, ELETTRICITÀ NELL’ARIA Energie pulite e alternative sono il futuro dei biker, dall’off-road all’enduro

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Speciale SPORTSWEAR & FUTURO I capi che hanno fatto la storia del design in campo di sport e le proiezioni nel futuro.

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MARC SADLER Il designer francese legato a progetti sportivi di fama mondiale. «Il design non può essere solo poesia»

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DELLA TOSIN E LE PROTESI CHE BILANCIANO I NUOTATORI “Non esistono atleti disabili, ma solo tecnologie disabili”

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BICI: ECOLOGIA, SALUTE, ECONOMIA Ecco perchè la bicicletta è il mezzo del futuro

60-62 WEARABLE TECH Tessuti intelligenti e tecnologie incorporate nell’abbigliamento sportivo

63-64 PUNCH ONE La futuristica auto fotovoltaica fatta con le noccioline.

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MATERIALI Nuove tecnologie e nuovi materiali verso nuovi record. Ecco i materiali che aiutano a vincere nello sport. Prima allenatevi...

74 ACCESSORI I 5 migliori del 2017 selezionati per te da Sport Design for all

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NEWS. MONDO

Design Awards

© COLEGA-LA.COM © DE.RED-DOT.ORG © DE.RED-DOT.ORG

© PEDRALI.IT © TAIPEI-CYCLE.COM.TW

Gli Award forniscono una piattaforma equa, etica e competitiva per aziende, designer e innovatori di tutti i settori del design. Tra gli Award più prestigiosi: A’ Design Award Competition, Italia, tra le categorie di questo Award troviamo Spatial Design / Graphic Design ;Il premio Compasso d’Oro sempre italiano, assegnato sulla base di una preselezione effettuata dall’Osservatorio permanente del Design dell’ADI che seleziona i migliori prodotti i quali vengono poi pubblicati negli annuari ADI Design Index; L’ISPO, con sedi a Pechino, Monaco e Shanghai offre un portafoglio di servizi integrato 365 giorni all’anno; Red Dot, premio tedesco è sinonimo di appartenenza al meglio del design. Il design viene selezionato da giurie di esperti nei settori del design del prodotto, del design della comunicazione e dei concetti di design; Il German Design Award riconosce prodotti e progetti innovativi, i loro produttori e designer, che sono rivoluzionari nel panorama del design.

© DE.RED-DOT.ORG

Designer, critici, Storici e giornalisti specializzati valutano i prodotti migliori

Nelle immagini della parte alta della pagina. Prima fila verticale, dall’alto verso il basso: winning exhibitions nel Red Dot Design Museum; Lo stand Pedrali “Light Frames” riceve la menzione speciale del German Design Award 2017; Giuria per 2017 Taipei Cycle d&i awards; Seconda fila verticale, dall’alto verso il basso: A’ Design Award Competition / trophyangle; Red Dot Design Museum dettaglio; Red Dot Design Museum dettaglio

Ispo 2015 Dahu ski boot / Nicolas Frey SVIZZERA Product of the year. Gli sciatoi hanno invidiato fino ad oggi gli snowboardisti solo per una cosa: i loro scarponi molto più comodi. Adesso possono da subito essere alla pari. Un modello rigido, ma soft! Sono costituiti da due componenti: una scarpa interna morbida, realizzata con una membrana impermeabile e traspirante, e una struttura esterna da applicare separatamente. Due vantaggi: uno stivale leggero comodo e pregiato per arrivare sulla pista e una struttura resistente per le discese sportive. A’ Design Award 2016 SHR flex / Schroth Racing FLORIDA Golden A’Winner. SHR Flex protegge i piloti sportivi da lesioni gravi o fatali, in caso di incidenti di grande impatto. Ha avuto bisogno di dimostrare prestazioni biomeccaniche formidabili: un 4 ruote da 1500 kg che colpisce ad altissima velocità un muro

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in massiccio cemento armato. Non è molto appariscente, non limita i movimenti dei caschi e si adatta automaticamente a qualsiasi tipo di corpo e configurazione dei posti a sedere. Nell’impatto utilizza la cinematica per attivarsi in una configurazione di contenimento ottimizzata attraverso la biomeccanica. Offre ai piloti una combinazione ottimale e senza precedenti di sicurezza, comfort e adattabilità.


“Facilmente agganciabili alla bicicletta, le luci - bianche per la parte anteriore, rosse sul retro - vengono accese e spente con un solo click.”

A’ Design Award 2014 SMAO Paddles / Speedo USA

German Design Award 2017 Combat Camo trial bike / Vertigo SPAGNA

Winner. Creare pale che potevano essere grandi nella taglia ma allo stesso tempo galleggiare era la sfida., che Speedo vince a mani basse. Ispirate alla pinna pettorale delle balene, ecco le pale più innovative sul mercato, idrodinamiche e all’avanguardia Grazie ai noduli bump-like lungo il bordo vengono spostati grandi volumi di acqua. La pala SMAO è la risposta all’esigenza degli sprinter d’elite per perfezionare la fase di entrata della bracciata, esige un’entrata aggressiva nell’acqua e rafforza la presa alta dei gomiti permettendo un maggiore slancio. Ideale per nuotatori d’elite.

Winner. La sua forma tecnicamente e visivamente avanzata sta causando una tempesta nella scena trial. Ha caratteristiche originali rendono possibile guidare la moto in modo unico, esplorando nuove terre creative. Le parti non standard e la grafica del prodotto sono state progettate dal celebre team di whiteID GmbH & Co. KG Integrated in collaborazione con Vertigo Barcellona.Questa è stata la dichiarazione della giuria: Il design non convenzionale è tecnicamente ed ergonomicamente destinato ad una situazione di corsa estrema, espressa incisivamente nelle sue linee sorprendenti.

Compasso D’oro ADI 2016 Lucetta / Pizzolorusso ITALIA Premio, design per la persona. Pack d’insieme innovativo di due piccole luci da bicicletta magnetiche. Facilmente agganciabili alla bicicletta, le luci - bianche per la parte anteriore, rosse sul retro - vengono accese e spente con un solo click. Fascio lampeggiante stabile, lento o veloce.

A’ Design Award 2017 Z2 e Z3 series / Massimo Facchinetti ITALIA Winner. Z2 e Z3 sono una famiglia di caschi da neve progettati per sciatori che snowboarder. Una migliore performance e comfort acustico, massima traspirazione. La calotta esterna è rivestita completamente in composito di fibra di carbonio.

Reddot Design Award 2017 Bicycles / Canyon GERMANIA Compasso D’oro ADI 2016 Masterlite ski boot / Garmont ITALIA

Team of the year. Da un garage al top dell’industria del ciclismo. “Migliore della classe”, Canyon cerca sempre di ridurre l’impianto di una bicicletta agli elementi essenziali: linee accentuate, spigoli chiari e

Winner. Fonte di ispirazione di questo progetto, le ossa umane: grande capacità di carico sopportata, leggerissime.

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NEWS. MONDO Cos’è il Drop Stitch?

I-SUP. Stand up paddle Gonfiare e surfare

Ecco gli I-SUP, di gran moda tra i surfisti la nuovissima generazione di Stand up paddle surf (SUP).Il termine I-SUP è un acronimo composto la parola inglese ‘Gonfiabile’ e dal surf , ovvero, sport stand up paddling (SUP). È un termine generico per le tavole stand-up gonfiabili ed è riferito sia agli Air SUP che alle tavole I-SUP. Lo stand up paddle surf è un ramo del surf che ha avuto origine alle Hawaii nel 16 ° secolo dove i surfisti navigavano su tavole fino a 5 metri di lunghezza. A differenza dei tradizionali surf il surfista è sdraiato sulla tavola fino a quando non arriva l’onda, gli stand up paddle boards si usano in piedi utilizzando una pagaia per farsi strada nell’acqua. Fino a 5 anni fa i SUP erano costruiti in plastica rinforzata con vetro utilizzando poliestere o resina epossidica che è compatibile con la schiuma di polistirolo espanso o poliuretanico utilizzato nel nucleo. Alcune tavole SUP utilizzano una costruzione in legno cavo invece di schiuma con resina epossidica. IL “Drop Stitch”, materiale sviluppato in Corea, ha spianato la strada per tavole SUP gonfiabili dimensionalmente stabili. Grazie al materiale inserito nell’anima della tavola, è oggi possibile gonfiare le tavole da surf tramite

una pompa e trasportare tutta l’attrezzatura, tavola compresa, in uno Zaino.Il principio del disegno del Drop Stitch si basa sul collegare la parte superiore e inferiore della tavola con le fibre connesse in modo verticale ai bordi, permettendo di mantenere la forma desiderata anche sotto alta pressione interna. Il risultato è un tessuto estremamente resistente agli strappi e dalla forma stabile dovuto ad un grande numero di intrecci, può resistere a carichi particolarmente elevati, ma può tuttavia essere compresso e compattato quando la tavola è sgonfia. https://redpaddleco.com/ https://www.mistral.com/ http://star-board-sup.com/2017/ https://www.islesurfandsup.com/

Atletica

Leggera ed ecosostenibile.

Genova, 8 giugno 2015. Inaugurata la prima pista di atletica leggera di Sestri Ponente. La pista, 3 corsie da 60 metri, ha richiesto l’impiego di circa 6 tonnellate di granuli di gomma provenienti dal riciclo di Pneumatici Fuori Uso (PFU): è stato realizzato un primo strato colato in opera con granulo nero da 1-3,5 mm, successivamente un secondo strato colato in opera con granulo 2-5 mm, infine uno strato colorato di resina poliuretanica rossa. La pista di atletica, la buca del salto in lungo e le gradinate sono state poi messe in sicurezza applicando agli spigoli pericolosi, dei parabordi in gomma, anch’essa riciclata da PFU.

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È un materiale stupendo di recente utilizzo usato per costruire NRS SUP Board, le barche a vela gonfiabili e il GigBob Fishing Watercraft. Altri usi per la tecnologia sono stati i pontili galleggianti, i sacchetti di sollevamento di soccorso ad alta pressione e le ali dell’aeroplano! Permette di costruire gonfiabili con superfici piane che possono essere gonfiate a rigidità estrema. Si ottengono le prestazioni delle coperture rigide insieme al trasporto facile e allo stoccaggio di un gonfiabile. Cosa rende possibile questo? Decine di migliaia di fili sottili. Il processo inizia da unire due pezzi di tessuto in poliestere con migliaia di lunghezze di filo fine. Questo materiale di base è realizzato in strisce da 5 a 10 piedi di larghezza, e possono essere utilizzate fino a 400 teste ad ago. Ogni ago sews è un filo conti-

nuo, uniformemente distanziato, posto avanti e dietro tra i due pezzi di tessuto, che li blocca in un’unità incredibilmente forte.

drop stitch! eva pad


In questa pagina. A centro pagina, dall’alto verso il basso: le bici di The bike design project -Denny

The bike design project

Matik

Cinque Squadre. Cinque città. La bicicletta Utility Ultimate Urban. Il progetto Bike Design è una piattaforma di innovazione indipendente per la bici urbana urbana. Abbiamo collaborato con aziende di design di alto livello con artigiani americani in bicicletta per sviluppare in modo collaborativo la bici urbana ad onda prossima. Cinque squadre provenienti da cinque città centrate in bicicletta stanno competendo per concorrere, creare e sostenere la loro visione unica della bicicletta di domani per il pilota quotidiano. I risultati ridefiniranno la categoria e hanno il potenziale di ridefinire la mobilità urbana stessa.

Tutti gli amanti dell’arrampicata sportiva mirano al grado, al superamento delle difficoltà su monotiri o vie di poche lunghezze in cui il gesto, la modalità di salita fanno la differenza nel centrare l’obiettivo. La massima prestazione, oltre che con l’allenamento, si ottiene anche grazie all’attrezzatura giusta: leggera, precisa e adatta allo scalatore.Il Matik è la proposta di CAMP nel settore degli assicuratori-discensori a frenata assistita per l’arrampicata sportiva. “Disegnato per corde intere dinamiche da 8.6 a 10.2 mm di diametro – spiega il mar-

Le visioni di designer, ingegneri, artigiani americani su bici e mobilità urbana.

L’assicuratore-discensore che pesa solo 276 g

Bike_ Oregon Manifest, la vincitrice della competizione; Solid_ Industry+T-Cycles, in titanio e stampata in 3D; Method Bicycle_Blackline, con manubrio intelligente Helios dotato di fari al LED -

Il primo 9c al mondo

Il progetto Bike Design è rivolto ai piloti cittadini, incoraggiando la creazione di nuovi modelli di bicicletta che soddisfano le loro esigenze quotidiane e offrono una migliore esperienza di trasporto. È una nuova era nello sviluppo del prodotto. Oggi, quando le persone non sono soddisfatti di ciò che il mercato offre, possono creare in modo indipendente i prodotti che vogliono vedere. © OREGONMANIFEST.COM

Record battuto dal norvegese Adam Ondra.

Lo diceva da tempo e si preparava da quattro anni: «Voglio riuscire a scalare un 9c». E Adam Ondra, 24 anni, arrampicatore ceco, il più forte climber del mondo è davvero molto ostinato ed è riuscito nella mitica impresa, aprendo una via «impossibile» in una falesia in Norvegia dove nessuno era mai riuscito ad arrivare. Ora si attendono conferme sulla valutazione del grado di difficoltà, ma è davvero molto probabile che Ondra abbia battuto ogni record. E lo ha fatto con un progetto che si chiama «Project Hard» nella falesia di Flatanger, in una grotta in Norvegia, nello stesso luogo dove già bel 2012 aprì la prima via di 9b+ al mondo. Il climber ceco ha aperto tutte e tre le vie 9b+ nel mondo ed è stato il primo a salire un 9a a vista (cioè senza averlo mai provato prima).

chio di Premana -, con cui garantisce un’eccezionale fluidità, è caratterizzato da una bassa forza d’arresto e dunque da una grande dinamicità dell’assicurazione. Il sistema di frenaggio a pattino (patent pending) interviene gradualmente sulla corda, frenandola dolcemente. Altra caratteristica è l’inedito controllo della discesa, resa sicura dal sistema antipanico.

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Adidas green

NEWS. MONDO

Pensiero sostenibile per ridurre l’impatto sull’ambiente.

Insieme nel green!

Di Philipp Meister Coordinatore del dipartimento di Affari sociali e ambientali di Adidas. Dopo qualche anno passato a lavorare allo sviluppo del materiale e nel settore dell’innovazione nel Gruppo Adidas, mi sono recentemente trasferito nel mio nuovo ruolo nella squadra degli affari sociali e ambientali. Nel mio vecchio ruolo, ho condotto alcuni progetti in cui il consumo ridotto di acqua era un punto chiave. Ma siccome adesso ho a mia disposizione un portafoglio di azioni connesse alla sostenibilità relativamente grande, ho scoperto l’esistenza di altri programmi del Gruppo Adidas che hanno un impatto positivo sull’utilizzo dell’acqua. Ecco la top 3 di Philipp Meister Tintura senza colore Partiamo da DryDye. DryDye è una tecnologia rivoluzionaria di tintura del tessuto la quale non

it takes 25 liters of water to color 1 shirt

solo riduce la traccia di acqua, anzi, in verità non la usa proprio. Adidas ha già introdotto DryDye nel 2012 e da quel momento ha costantemente aumentato l’integrazione di questa tecnologia nei nostri prodotti. Cotone sostenibile Un altro grande esempio è la Better Cotton Initiative – BCI – della quale il Gruppo Adidas è un membro fondatore. Il Better Cotton è sostanzialmente cotone cresciuto in condizioni che migliorano il suo impatto complessivo, focalizzandosi in modo specifico sull’acqua. Studi recenti mostrano come il Better Cotton possa ridurre del 20% l’uso di acqua grazie, tra le altre cose, a pratiche di irrigazione migliori. Il Gruppo Adidas ha lo scopo di procurarsi entro il 2018 il 100% del cotone sostenibile e il BCI è la pietra angolare fondamentale per il nostro programma del cotone sostenibile. Programmi nelle nostre strutture Il terzo esempio, nel quale sono stato coinvolto solo recentemente, è il Green Company Programme. Questo programma punta a ridurre l’impatto ambientale dei nostri siti del Gruppo Adidas ed ha un obiettivo specifico per quanto riguarda la riduzione del consumo di acqua. Lo scopo della Green Company è quello di ridurre il nostro utilizzo di acqua.

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Regenesi &Dainese

Dainese, azienda leader in Italia e nel mondo della produzione di abbigliamento protettivo per il motociclismo e gli sport dinamici incontra il mondo di Regenesi con il risultato più unico che raro di lanciare un progetto caratterizzato da forti contenuti emozionali e un’importante connotazione green. Il frutto di questa collaborazione è una linea di accessori moda per il viaggio, il lavoro e il tempo libero, progettata da Marco Ferreri, da affiancare ai capi più tecnici di Dainese: questa linea sarà creata con le tute e i materiali utilizzati dai

più famosi piloti, i materiali riciclati e trattati con processi di lavorazione innovativi. Per la prima volta in assoluto, alcune tute originali dei campioni di MotoGP e di Superbike escono direttamente dall’archivio personale di ” casa Dainese” per mostrarsi al mondo. Un’ occasione per gli amanti del motociclismo e del design.


Psykoboard

X-mini Push Bike

Lo skateboard elettrico nato in Italia

La minibici che si monta come i lego

Flyboard Air Il successore dei droni

Dopo il drone che trasporta le persone ecco un’altra evoluzione degli oggetti volanti ben identificati: il jetpack. Se il primo velivolo offriva spazio per due persone, con questo nuovo dispositivo il volo diventa davvero personale: sei solo tu, l’aria, e un rotore che ti porta in quota. Flyboard Air del pirotecnico Franky Zapata, l’autore anche del Flyboard ad acqua, è un drone con sopra due pedane in cui bloccare i piedi. Una volta saliti a bordo, può volare in autonomia o essere controllato con un joystick, mentre lo zaino del pilota contiene il combustibile necessario a farlo volare. Perché il Flyboard, purtroppo, non è elettrico. La persona a bordo deve indossare uno zaino che contiene il combustibile (magari anche un paracadute di emergenza). Può volare in autonomia o essere controllato con i piedi e/o con un joystick. Franky Zapata dice che il Flyboard Air è ancora un prototipo e non lo si vedrà in commercio nel 2016. Costato quattro anni di lavoro, il Flyboard Air è in grado di volare fino a 254 metri di altitudine, raggiunge una velocità massima di 150 km/h e garantisce fino a dieci minuti di autonomia. Impossibile non vederlo come la prima vera replica del volopattino di Ritorno al futuro, con buona pace degli hoverboard che non volano e delle loro fastidiose rotelle.

Christian Gentile e Fabio D’Aniello sono due quarantenni di Taranto. “La tecnologia fa parte delle nostre vite, in ogni campo. Un giorno d’estate, dopo aver preso lo skate per andare a lavoro, a qualche chilometro da casa, mi sono reso conto che quelle erano energie che avrei dovuto impegnare diversamente e mi sono chiesto cosa avrei potuto fare per avere il piacere dello skate e la libertà di usarlo quando avessi voluto.” Psykoboard è la loro idea che poi è divenuta anche la loro azienda. Psykoboard porterà (speriamo) presto sul mercato un modello di skateboard elettrico italiano.Il Team Psykoboard, da sempre appassionato di “sport estremi” quali skateboard, surf, snowboard...ha avuto l’idea di progettare uno skate elettrico che abbia il giusto compromesso tra tecnologia, nuovi materiali e un designers appropriato. Così nasce Psykoboard in cui la tavola è totalmente realizzata in fibra di carbonio, costruita completamente a mano, con un tipo di lavorazione che si usa in aereonautica, il sistema autoclave, in maniera tale da essere performante, leggero, resistente e con un designer innovativo che valorizza il made in Italy. Lo skate Psykoboard è stato progettato per essere utilizzato tutti i giorni, per mobilità urbana, per recarsi a lavoro, viaggiare e per il tempo libero. Può essere utilizzato anche quando piove e con pozzanghere, poichè la sua peculiarità è che è, il primo skateboard elettrico al mondo con il para schizzi integrati, ovvero non ti bagni quando marci sul bagnato. E’ un perfetto smart mobility.

ABS da valanga Come un airbag da valanga potrebbe salvare la tua vita

Gli Airbag sono creati per evitare che colui che lo indossa venga sepolto, questa è la chiave della sopravvivenza nel caso di una valanga – la principale causa di morte è il soffocamento. Questi airbag si sono mostrati efficaci. L’ultima ricerca è uno studio del 2014 che si interessava al passato, nello specifico guardava i dati sulle valanghe da tutto il mondo dal 1994

L’X-mini comprende un design di aggiustamenti multipli per l’angolo della struttura, la distanza del manubrio e l’altezza del sellino così da fornire ai bambini la migliore esperienza possibile di andare in bicicletta. A a bambini dai 2 ai 5 anni. La caratteristica più importante dell’x-mini è la possibilità di poter aggiustare la distanza tra le ruote del veicolo: maggiore è la distanza, maggiore è la stabilità del bambino durante la guida; minore è la distanza, più flessibile è la sterzata. In questo modo, l’x-mini rende la guida divertente per i bambini che si mettono in sella per la prima volta nella vita.

al 2012 nelle quali almeno una persona indossava un airbag. Lo studio ha scoperto che l’89% di coloro che indossavano un airbag gonfiato si è salvata. Nella prima pagina. Dall’alto verso il basso: Adidas Dry Dye T-Shirt, prodotta senza consumare una goccia d’acqua; Adidas crea in collaborazione con Parley for the Ocean queste scarpe fatte con rifiuti oceanici riciclati

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Bamboo bike

NEWS. MONDO

La bici in bamboo fai da te nata a Londra

A proposito di The Bamboo Bicycle Club London

bamboobicycleclub.org

© BAMBOOBICYCLECLUB.ORG

Il Bamboo Bicycle Club London aiuta le persone appassionate di ciclismo a costruire e usare proprie bici costruite da loro stesse nei nostri laboratori. Vi forniamo di tutto il necessario per diventare creativi e per imparare a costruire la vostra bicicletta personale a partire da zero. Il nostro club di costruttori di biciclette di bambù è stato fondato da James e Ian, due ingegneri di biciclette, i quali dopo i loro entusiasmanti esperimenti di costruzione di bici di bambù, hanno deciso di creare una comunità ciclistica con altre persone interessate a creare le loro bici belle, robuste e amiche dell’ambiente.

mente si sta restringendo sempre di più, ma le bici sono qualcosa con cui possiamo ancora armeggiare, le possiamo modificare, creare e condurre! Costruirti una cosa te stesso è un’esperienza completamente diversa dal comprarla e la connessione e la conoscenza che si ottiene è inestimabile, per non parlare della soddisfazione di riuscire a padroneggiare l’abilità di costruire un oggetto apprezzato e consumato. Controcorrente rispetto alla marea del consumo di massa è la nostra fiducia nel fatto che nel futuro le persone sceglieranno e personalizzeranno sempre di più per creare il prodotto a loro ideale.

Perché insegniamo a costruire bici

La libertà di costruire le nostre cose personal-

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Nelle foto: dall’alto verso il basso. Piante di bamboo; kit di preparazione della bamboo bike; una © BAMBOOBICYCLECLUB.ORG

Il club ha iniziato offrendo dei laboratori nel fine settimana, questi si sono naturalmente evoluti in kit per costruzione da casa siccome sempre più persone da tutto il Regno Unito si interessavano al progetto. La condivisione di informazioni gratuite, che noi distribuiamo tra i nostri membri, ha permesso molte innovazioni nel mondo delle biciclette di bambù. Il club continua a crescere e fare innovazione, creando una comunità che accoglie costruttori di biciclette, pensatori creativi e ciclisti. Quindi il tutto non è riferito a noi, bensì a voi amanti delle vostre bici!

bamboo bike pronta per correre


ITALIA

Vibram

1937

Massima trazione, grazie all’utilizzo della gomma vulcanizzata, e il design vincente, hanno reso Vibram la suola più utilizzata dagli scalatori

Era il 1935 quando a Vitale Bramani, attivo nel campo dell’alpinismo e nota guida alpina, capitò nel di assistere ad una tragedia sulle Alpi Occidentali “Punta Rasica”. Gli scalatori sulla via del ritorno erano stati colti dal maltempo quando ancora calzavano le pedule e si erano trovati inaspettatamente sul ghiacciaio lontani dai loro scarponi. Bramani sviluppò un nuovo tipo di suola per scarponi, in grado di consentire non solo l’avvicinamento alla montagna ma anche la scalata delle pareti di roccia.In collaborazione con Leopoldo Pirelli produsse la prima suola di gomma vulcanizzata, suola che consentiva ottime prestazioni in termini di resistenza all’abrasione, alla trazione, e di aderenza, nonché di arrampicata fino al 4º grado.Nel 1937 Ettore Castiglioni e Vitale Bramani conquistavano per primi la parete di nord-ovest del Pizzo Badile sperimentando assieme le suole Vibram.

Vetta K2

Una squadra di alpinisti italiani, equipaggiati con speciali stivali Dolomite con suola Vibram, conquista il K2.

1954

1965

Carrarmato

Guidato da Pirelli, Bramani brevetta la sua invenzione e lancia la prima suola Vibram.

Nord America

La Quabaug Rubber Co. diventa licenziataria e produttrice esclusiva di suole Vibram

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1988 Grip

Suola V-RUN

Energia su ogni superficie

Viene introdotta la prima suola in gomma super aderente progettata per il freeclimbing, sarà utilizzata dai più grandi campioni.

Vibram® VI-LITE offre il massimo in termini di ammortizzazione leggera per la massima conservazione dell’energia.

Vibram Fivefingers

Vibrama lancia Five fingers, un guanto per i piedi e un nuovo concetto di piedi nudi.

2014 18

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La formulazione della mescola Vibram MONT® è ottimizzata per l’alpinismo, il trekking, le gare e di moto. Ottima per terreni difficili e basse temperature.

Wearable tech

Vibram® Smart Sole comunica in modalità wireless con smartphone e smartwatch per interagire attivamente con chi lo indossa. © EU.VIBRAM.COM

2004

Vibram® XS RUN offre una massima durezza stabile in un ampio intervallo di temperature e la morbidezza del composto consente un ampio contatto con il terreno.XS RUN offre anche un’aderenza elevata su superfici lisce.


Body mapping HONG KONG

Le mappe del corpo umano ci garantiscono una temperatura ottimale

Mappe & sportwear

L’ergonomia è una scienza che attinge dalla fisiologia, dell’ingegneria e da studi di psicologia, oltre che dall’anatomia. Il design ergonomico considera fattori umani come sforzo per potenziare le performance uma-

ne e indaga sulla compatibilità tra oggetti e ambiente in relazione all’umano che li sta usando. Questo approccio, anche detto ingegneria umana, è un modalità per adottare delle opzioni di design che considerino le

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Polytechnic University Mingliang Cao Hong Kong

Mondo virtuale / apprendimento sperimentale / Second Life

Professor of Engineering YI LI UK

tessuti funzionali/ funzioni termiche/ materiali

capacità e i limiti delle persone con il fine ultimo del comfort, dell’efficienza, produttività e sicurezza. Per incorporare in modo efficiente i fattori dell’ergonomia nel design sportivo è essenziale prendere in considerazione lo stato termico della persona. Specificamente, lo scopo di ottimizzare il microclima dell’indumento sportivo (ossia, la temperatura e il livello di umidità delle varie aree del corpo umano) è quello di migliorare il comfort e prevenire che colui che lo indossi si surriscaldi. Conoscendo le zone in cui le persone (in particolare, gli atleti) sudano maggiormente, possiamo utilizzare dei tessuti che controllino l’umidità in modo da trasportare quest’ultima lontano dalla pelle fino alla parte esterna dell’indumento verso queste zone di traspirazione. Per questo, fare il “body mapping” dello stato termico di una persona può aiutarci a creare microclimi ottimali nel capo sportivo. Sono tre I fattori chiave della fisiologia di un capo sportivo: l’umano (il metabolismo energetico dell’attività fisica), I vestiti (proprietà termiche determinate dal trasferimento di calore e massa, caratteristici del design degli indumenti e dei materiali) e l’ambiente (le condizioni climatiche ambientali). Così, è difficili prevedere in modo accurato la comodità di una persona che indossi un particolare capo sportivo, considerando la moltitudine di potenziali variabili. Queste sono alternativamente colpite dalla penetrazione dei raggi del sole attraverso l’indumento, dalle radiazioni termiche, dal trasporto di umidità, dall’evapora-

Polytechnic University Yue-Ping Guo Hong Kong

Studente alla Hong Kong Polytechnic University

Institute of Textiles Lei (Gloria) Yao Hong Kong

Direttore / Project Development

zione del calore, dalla resistenza al vapore e al calore e dalla ventilazione del vestito. Determinare e migliorare le performance termiche dei capi sportivi è specialmente importante per delle prestazioni atletiche di alto livello. Uno dei metodi usati per identificare le zone di traspirazione consiste nel ricavare delle misure oggettive attraverso l’applicazione al corpo umano di sensori (per esempio, sensori di temperatura della pelle o del livello di acqua) durante le prove di questi indumenti. I dati delle analisi fisiologiche derivanti da queste prove possono facilitare il design ergonomico dei capi sportivi.Tuttavia, utilizzare il “body mapping” per determinare lo stato termico dell’indossatore va incontro a diverse sfide: sport diversi presentano diverse richieste funzionali per quanto riguarda il design ergonomico, diversi indumenti sportivi hanno diverse proprietà funzionali e diversi fattori fisiologici utilizzano quantità diverse di informazioni. Attualmente, nessun software o strumento è in grado di assecondare tutte queste richieste. In questo articolo descriviamo l’approccio del “body mapping” che facilita il design ergonomico dell’effettivo indumento sportivo. Uno scopo specifico del nostro lavoro è quello di trovare un bilanciamento tra gli approcci di visualizzazione scientifica tradizionali e la personalizzazione basata sulla conoscenza specifica. Questo modello può essere personalizzato per vari sport e indumenti, sulla combinazione e selezione desiderata delle aree del corpo umano di cui fare il “body mapping”

Interaction Research Zhigeng Pan Hong Kong

Studi umanistici/ computer Interaction

1. testa

5. spalla 2. torace

3. addome

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6. avanbraccio

7. mano

10. interno coscia

11. interno gamba

Fronte

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4. ascella


Caso Studio Running Wear Design Studio Valutativo del design dei capi da corsa sulla base del modello personalizzabile.

Tra le due pagine. aree di intervento del body mapping;

Per valutare l’uso del nostro modello personalizzabile abbiamo reclutato dieci soggetti maschi sani per una prova di corsa di 60 minuti. I soggetti, indossando solo mutande di cotone, sono entrati in una camera climatica della temperatura di 27-28 gradi Celsius con una relativa umidità (RH) del 50 (±3%). Dopo una pausa di venti minuti seduti su una sedia, i soggetti, utilizzando un tapis roulant motorizzato hanno camminato alla velocità di 4 km/h per venti minuti, hanno corso a 7.2 kn/h per dieci minuti (corsa media) e corso a 12 km/h per altri 10 minuti (corsa veloce). Abbiamo stimato la temperatu-

Nella pagina di destra. Dall’alto verso il basso: zone termiche; Laird-S270 test; Laird-S270

8. colonna dorsale

9. colonna lombare

12. retro coscia

13. fossa poplitea

14. retro gamba

15. piede

ra della pelle della testa, del petto, dell’addome, ascelle, braccio, avambraccio, mano, dell’interno coscia e della gamba usando sei sistemi termografici a raggio infrarosso (Nikon Thermal Vision, LAIRD-S270, http://ndtnet.com/m/nikon/s270) con un intervallo di registrazione di un minuto. Abbiamo digitalizzato i termografici a infrarossi usando un programma di conversione di informazioni termografiche (Nikon FAI-Controller). Le temperature della pelle dorsale sono state misurate con un sensore termistore della GramCorporation (www. gram-corp.co.jp). Abbiamo registrato i sensori termistori in sei zone dei corpi dei soggetti: parte alta della schiena, parte bassa, parte dorsale della coscia, fossa poplitea, parte dorsale del polpaccio e piede. Tutte le temperature sono state registrate in modo continuato e le informazioni sulle temperature sono state salvate ogni due secondi in un archivio di informazioni (Gram Corporation LT-8A) e prese a campione da un computer usando un convertitore. Gli indi-

catori SCWC e TEWL sono stato misurati prima degli esercizi, dopo la camminata, dopo la corsa meda e quella veloce. La lettura del SCWC è stata presa per misurare l’accumulo di sudore sulla pelle usando un “corneometer” (Courage + Khazaka Electronics CM825, www.courage -khazaka.de). I sensori SCWC sono stati posti sulle aree ventrali (testa, petto, addome, ascella, braccio, avambraccio, mano, interno coscia, gamba) e dorsali (parte alta e bassa della schiena, parte dorsale della coscia, fossa poplitea, polpaccio e piede). Le informazioni su TEWL sono state prese per misurare l’evaporazione del sudore sulla pelle usando un “tewameter” (TM300, Courage + Khazaka electronics). Abbiamo usato le stesse zone per entrambi i sensori, TEWL e SCWC. Ciononostante, siccome il nostro target primario erano gli indumenti sportivi da corsa, questo studio ha ignorato le informazioni riguardanti la testa, le mani e i piedi. I nostri risultati

dimostrano che la temperatura della pelle (Tsk) è diminuita decisivamente durante il ciclo di riposo, camminata, corsa media e veloce.I valori in diminuzione (in gradi celsius) dal riposo alla corsa veloce sono stati i seguenti: petto 1.87, addome 2.24, braccio 1.35, avambraccio 1.40, interno coscia 0.64, gamba 0.26, parte alta della schiena 1.21, parte bassa 1.53, parte dorsale della coscia 0.80, fossa poplitea 0.28. I valori in aumento (in gradi celsius) dal periodo di riposo alla corsa veloce nella parte dorsale della gamba sono stati 0.12. Abbiamo assegnato i seguenti specifici valori informativi per la barra di colore personalizzabile: blu 25– 30°C, verde 30–31°C, giallo 31–32°C, arancione 32–34°C e rosso 34–40°C. La figura in alto mostra il cambio dinamico di temperatura della pelle durante i periodi di riposo, camminata, corsa media e veloce.

Computer Graphics and Application\s, vol. 36

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Scienza e design, insieme per gli atleti MONDO

© GAMES ANATOMY.IT

Sedie a rotelle “corazzate”, palloni con sensori, protesi metalliche, ginocchia artificiali: design e scienza sono fondamentali, che si parli di atleti olimpici o amatoriali

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Le Paralimpiadi, sport e tecnologia, ribattezzate come i “Giochi dei superuomini”: il progresso scientifico ha un ruolo sempre più decisivo nello sport per disabili ed è ciò che permette ai Giochi paralimpici di essere sempre più competitivi e spettacolari. Oggi, gli atleti con disabilità fisiche, grazie all’inclusività raggiunta nella progettazione, all’innovazione tecnologica e scientifica, hanno la possibilità di cimentarsi con successo in quasi tutte le gare sportive. L’introduzione di materiali provenienti dall’industria aerospaziale, come fibre di carbonio, kevlar, leghe di titanio, leghe di alluminio ad alta resistenza, combinata alla ricerca nel settore della biomeccanica, hanno permesso di affrontare le complesse problematiche legate alla disabilità rivoluzionando il mondo dello sport paralimpico e non. Esistono carrozzine e protesi specifiche per ogni sport. In atletica leggera, a esempio, vengono utilizzate soprattutto carrozzine a tre ruote, due più grandi posteriori e una anteriore più piccola. Il telaio è allungato ed è costruito impiegando materiali che consentono di contenerne il peso complessivo, pur non compromettendone la robustezza. La posizione di spinta è raccolta, con ginocchia vicine al tronco e gambe flesse sotto il sedile. Inoltre sono fornite di un piccolo manubrio per regolare l’angolo di sterzata. Questo tipo di carrozzina e prevalentemente utilizzata per le gare su pista. Per le gare di resistenza su strada, come la maratona, si utilizza l’handbike, che si differenzia per essere dotata di “pedali a mano” collegati con un sistema a catena alla ruota anteriore. Per quanto riguarda le protesi, poiché in atletica sono preferibili piedi dinamici, in grado di accumulare e restituire energia, queste sono in fibra di carbonio e con uno speciale design che consente loro di restituire fra il 90-95% di energia prodotta. Il piede di un normodotato ne restituisce soltanto il 60%. Inoltre, le protesi non hanno tallone e la parte superiore è costituita da una guaina morbida in cui si alloggia l’arto monco. Si attaccano al quadricipite con delle legature a strappo, e all’estremità inferiore sono rivestite da chiodini, che garantiscono aderenza in pista. In altri tipi di sport, quali l’arrampicata, lo snowboard e lo sci alpino, le normali protesi non sono in grado di fornire un adeguato supporto all’atleta. Sono quindi normalmente utilizzate protesi che presentano elementi dissipativi o elastici, così da avere un accumulo di energia nella flessione, che viene restituita nella fase di estensione, in modo da facilitare l’escursione verticale del baricentro.

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Il primo prototipo di protesi in metallo risale al lontano 1970, da allora sono stati fatti enormi passi avanti. La Ottobock – azienda leader nel panorama mondiale della tecnica ortopedica, che assiste tutti gli atleti paralimpici – oggi costruisce protesi cinque volti più forti dell’acciaio ma sensibilmente più leggere. Quelle dei corridori professionisti sono in fibra di carbonio e grafite, i materiali più adatti ad attutire l’impatto col terreno e ad assorbire l’energia da esso derivante, in modo da restituire all’atleta l’energia cinetica generata dalla parte non amputata delle gambe. Oscar Pistorius e Jonnie Peacock utilizzano un particolarissimo piede da corsa su pista chiamato Flex-Foot Cheetah, realizzato su misura dalla compagnia Ossur; il suo costo parte dai 15mila euro per il modello base, e arriva fino a 30mila per quello più sofisticato. Mentre l’ultimo gioiello di casa Ottobock si chiama 3s80 Sport Knee: trattasi di un rivoluzionario ginocchio artificiale, in grado di replicare in tutto e per tutto le funzioni di un ginocchio normale, così da assecondare i movimenti dell’atleta e adattarsi ad ogni tipo di superficie, non solo alla pista, ma persino alla terra pesante o alla sabbia. Le protesi dei blade-runner paralimpici sono senz’altro l’aspetto più appariscente del grande lavoro tecnologico che sta dietro a questi Giochi. Ma tutti gli sport, chi più chi meno, si giovano dell’apporto delle ultime scoperte scientifiche. Le sedie a rotelle utilizzate dagli atleti sono tutto fuorché banali carrozzine. Quelle utilizzate nell’atletica, o le handbike dei ciclisti, sono costruite in lega di titanio: la loro componente aerodinamica è testata in gallerie del vento, con spinte contrarie fino a 50 chilometri orari; questo per garantire all’atleta il massimo della stabilità possibile, oltre che massimizzare l’energia derivante dalla spinta delle braccia e trasformarla in movimento. Pensate per offrire all’atleta la massima velocità ed agilità possibile sono invece le sedie a rotelle utilizzate nel tennis, dotate di due cerchioni più grandi e più rigidi del normale, e di una pedana anteriore per conservare la stabilità. Quelle in uso nel rugby paralimpico, poi, sono vere e proprie sedie a rotelle “corazzate”: costruite in titanio ed alluminio (lo stesso adoperato in aeronautica per gli shuttle) per resistere a contrasti violentissimi (tanto da valere a questo sport il soprannome di murderball, “palla omicida”). Con speciali accorgimenti e variazioni a seconda dei ruoli: i giocatori con attitudine offensiva siedono su carrozzine con alettoni per sviluppare velocità

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“il buon design abilita, il cattivo design disabilita” Paul Hogan


Š ALEX-ZANARDI.COM

Nella pagina di sinistra. Da destra verso sinistra: Flex-Foot Cheetah, piede in fibra di carbonio adatto a pista, campo e sprint; La 3S80 Fitness, due angoli di flessione uno per il jogging e uno per lo sprint. Nella pagina di destra. In alto: materiali ultraleggeri per BMW wheelchair in collaborazione con gli atleti di U.S. Performance Team. In basso, da sinistra verso destra: Alessandro Zanardi pilota automobilistico, paraciclista e conduttore televisivo italiano; Particolare della ghiera di una handbike

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MONDO

Tra le due pagine. Sara Morganti, cavallerizza italiana, atleta paralimpica specialista del dressage. A sinistra. Dall’alto verso il basso: fustabal con sensori per calcio a 5 / calcio per i ciechi; (B1); Invacare Top End T-5, l’ alluminio riduce il peso complessivo della sedia di 2 libbre, rendendola paragonabile in peso ai telai in titanio. A destra. Dall’alto verso il basso. Top End Paul Shulte con sistema di fissaggio del bullone Nord-Lock; Incontro di Murderball, sedie a rotelle, rugby USA, ultraresistenti, ulrtaleggere.

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e paraurti respingenti; quelle destinate ai difensori, invece, hanno delle particolari barre anteriori per ostacolare e bloccare le altre sedie. Tutte, ovviamente, sono dotate di speciali rivestimenti per attutire i colpi e proteggere gli atleti. Persino la realizzazione dei guanti per la spinta delle carrozzine non è lasciata al caso: adesso vengono realizzati in termoplastica, un materiale che (rispetto alla semplice pelle imbottita) permette di ottimizzare l’energia e ridurre al minimo la dispersione di forza, nonché aiutare i muscoli della mano. La tecnologia è fondamentale anche per gli atleti non vedenti. Il caso più emblematico è quello del calcio, dove viene utilizzato un pallone dotato di uno speciale sensore che emette suoni quando la sfera è in movimento, permettendo ai calciatori di orientarsi. Qualcosa di simile avviene anche nelle specialità di salto, in cui l’atleta riesce ad individuare la pedana grazie ad una serie di segnali acustici. Ma sono piccoli aiuti: la scienza e il design assistono l’uomo, restituendogli solo ciò che una malattia o uno sfortunato incidente gli aveva tolto. Nulla di più. I protagonisti restano gli atleti: senza il talento di Martina Caironi o la forza di volontà di Alex Zanardi – tanto per citare due esempi cari ai colori italiani – i Giochi olimpici e la vita sportiva di questi atleti non sarebbe mai stata così speciale.

© GAMES ANATOMY.IT

“ Non ci sono disabili, ma persone con disabilità”

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Protesi e technodoping LONDRA

Designer e tecnici alla ricerca di soluzioni per tutti

“Molti atleti non solo competono, ma vivono con arti protesici fatti in casa o tutori incollati insieme con scarti di metallo.”

In questa pagina. Squadra di tecnici paralimpici della società Otto Bock.

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Londra- nelle periferie del villaggio Atletico, davanti alla mensa in cui i concorrenti fanno rifornimento e si rilassano tra un evento e l’altro, si trova un mucchio di piedi smembrati con una o due gambe che spuntano fuori. Questo ammasso di arti artificiali e componenti bioniche del ginocchio, insieme a ruote e cerchioni di sedie a rotelle, stecche scheggiate e lame in carbonio da corsa fatte a pezzi, sono attrezzi portati da atleti disabili da tutto il mondo qui ai Giochi Paraolimpici. Come un corridore con delle gambe perfettamente funzionanti è in grado di strapparsi un muscolo o slogarsi un legamento, così una protesi di una caviglia può essere distorta. Quindi una squadra paraolimpica di 80 specialisti provenienti dalla Compagnia Otto Bock è a portata di mano per aggiustare qualsiasi cosa di rompa. La sola presenza della loro officina gratis evidenzia il ruolo cruciale e spesso controverso giocato da questi attrezzi per la mobilità nei Giochi. Le Paraolimpiadi sono un evento di 10 giorni che si conclude di domenica all’Olympic Park nella parte est di Londra. La maggior parte degli atleti gareggia nelle versioni modificate dei giochi olimpici, messi in competizione tra loro all’interno di classi, determinate in base al grado della

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loro disabilità. I giochi del 2012 sono stati fortemente popolari, con un pubblico da record. Lo scorso weekend è esplosa una controversia riguardo all’attrezzatura quando Oscar Pistorius, il velocista sudafricano doppiamente amputato che gareggia anche alle Olimpiadi, ha perso nei 200 metri. Pistorius, il quale corre su delle lame di carbone a forma di punto di domanda, ha accusato il vincitore, Alan Oliveira, un brasiliano anche lui doppiamente amputato, di usare delle lame ingiustamente lunghe in grado di fargli fare meno passi ma più lunghi. L’attrezzatura di Oliveira si trovava all’interno del range di lunghezze permesse dalla Commissione Internazionale Paraolimpica, la quale calcola la lunghezza ammissibile in base al probabile peso che avrebbe l’atleta se avesse le gambe. Il Technodoping è il fenomeno conosciuto tra gli atleti che consiste nell’utilizzare l’attrezzatura a proprio vantaggio. Le variazioni nei tipi di arti artificiali, nelle sedie a rotelle e negli aiuti disponibili per le persone disabili nei loro paesi d’origine si incontrano quando vi è una disparità. I tecnici dicono che gli oggetti più difficili da riparare sono quelli portati dagli atleti provenienti da paesi in via di sviluppo.


Layer / Go LONDRA

© LAYER DESIGN.COM

La sedia a rotelle su misura stampata in 3D

La sedia a rotelle GO è il risultato di un’intensa attività di ricerca condotta da Layer con decine utilizzatori di sedie a rotelle e professionisti medici nel corso di un periodo di analisi di sei mesi. Durante questo tempo, lo studio ha esaminato come rimuovere lo stigma associato alle sedie a rotelle come dispositivi medici e come creare un veicolo più centrato sugli esseri umani, per migliorare la vita quotidiana degli utenti. Layer ha ascoltato desideri e bisogni degli utenti in sedia a rotelle, mentre la consultazione con i professionisti medici è servita a tradurre quelle storie e le frustrazioni in informazioni che potessero essere utilizzate per trasformare la sedia a rotelle come la conosciamo. Su misura – la seduta e la barra di appoggio dei piedi – in combinazione con una serie di componenti standard. Entrambi questi componenti personalizzabili vengono creati utilizzando la tec-

nologia di fabbricazione in stampa 3D in modo che si adattano con precisione al corpo e disabilità dell’utente per ridurre infortuni e aumentare comfort, flessibilità e supporto. Il primo passo per la creazione di una nuova sedia a rotelle GO è la mappa delle informazioni biometriche dell’utente e la sua traduzione in dati digitali 3D. Questi dati determinano le misure della sedia a rotelle in modo che si adatti con precisione alla forma del corpo, al peso e alla disabilità specifica dell’utente. Layer ha progettato anche una app che permette agli utenti di partecipare al processo di progettazione specificando elementi e varianti opzionali per adattarsi a una serie più ampia di bisogni e desideri. Una volta che la sedia a rotelle è stata progettata, gli utenti devono semplicemente fare l’ordine tramite l’applicazione. GO è progettata per aderire al sistema guanto GO creato ad hoc.

Prima fila orizzontale. Da sinisrta verso destra. Materiali usati per sedia a rotelle Go; portait con sedia; particolare della resina semitrasparente con una matrice integrata di TPU. Seconda fila orizzontale. Da sinisrta verso destra. Sedia GO smontata; app che permette agli utenti di partecipare al processo di progettazione specificando elementi e varianti opzionali; campo sportivo & Go sedia a rotelle

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MONDO

E-ride, elettricità nell’aria Energie pulite e alternative sono il futuro dei biker, dall’off-road all’enduro

Mai come in questo momento storico si è proposta con forza nel mondo dell’automazione la ricerca verso energie pulite ed alternative al carburante fossile: ecco quindi che anche nella minuscola dimensione del motociclismo da Trial si fanno strada interessanti proposte, magari non destinate a lasciare il segno nell’immediato, ma sicuramente ad evolvere le coscienze dei motociclisti verso un futuro “Ride Green”, e, perché no, ad aprire la strada ad altri potenziali. Per il momento è certo che il percorso da fare sia ancora abbastanza complesso e burocraticamente lungo,

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Praticare il fuoristrada, in certe zone d’Italia più che in altre, sta diventando un’impresa difficile per via di divieti Il 47% ritiene che l’impatto ambientale “zero” sia il principale pregio delle moto elettriche. In seconda posizione troviamo l’accelerazione bruciante (25%), seguita dal risparmio di carburante (18%).

nonostante il successo incontrato nelle minitrial, che stanno velocemente soppiantando le sorelle dotate di motori endotermici dedicate ai bambini di età dai 4 ai 12 anni. Un percorso complicato non tanto dallo sviluppo tecnico, che è decisamente ad un grado molto avanzato, quanto invece dalle resistenze istituzionali e di mentalità, che ancora faticano ad inquadrare e sostenere quello che sarà necessariamente il futuro delle due ruote fuoristrada. Praticare il fuoristrada, in certe zone d’Italia più che in altre, sta diventando un’impresa difficile per via di divieti ogni


© KTM.COM

In doppia pagina: Ktm freeride E-XC; Di fianco, dall’alto verso il basso: L’unità di controllo; L’unità elettrica che eroga 16 kW di potenza e 45 Nm di coppia

giorno più severi e restrittivi. Il sentimento ecologista porta molti non-motociclisti a vedere le offroad come deturpatrici dell’ambiente tout court. Prima di appendere il casco al chiodo e dedicarsi alla bicicletta alcuni indicano nel mondo delle e-bike un’alternativa “legale” alla pratica del fuoristrada. La propulsione elettrica elimina due fattori che ci rendono odiosi agli occhi degli escursionisti pedestri: il rumore e i gas di scarico. Perché acquistare una moto elettrica piuttosto che una “tradizionale”? Il 47% ritiene che l’impatto ambientale “zero” sia il principale pregio delle moto elettriche. In seconda posizione troviamo l’accelerazione bruciante (25%), seguita dal risparmio di carburante (18%). Dell’inquinamento acustico praticamente nullo importa invece a pochi (10%). Ma oltre i pregi, le moto elettriche hanno anche dei difetti… E quello che vi frena maggiormente dall’acquisto è la scarsa autonomia che le batterie sono attualmente in grado di garantire (53%). Per altri invece il limitato successo delle moto elettriche sul mercato è dato dall’assenza di fascino di questi modelli e dalla mancanza di infrastrutture adeguate.

“Evolvere le coscienze dei motociclisti verso un futuro “Ride Green”, e, perché no, ad aprire la strada ad altri potenziali.”

Test Drive Motociclismo.it

Ricordiamo ancora quando, nell’estate del 2008, la Quantya ci invitò per un test della sua Evo1 in Svizzera, alle porte di Lugano.”Dove pensano di andare a fare fuoristrada? Qui basta mettere una ruota su un’aiuola per rischiare il carcere a vita!”. Andammo nei boschi intorno al lago, che in quei giorni d’estate erano popolati da molti escursionisti. Le moto erano silenziose, ma comunque lasciavamo segni del nostro passaggio sul terreno. Al primo incontro con alcuni gitanti: “Biker ecologisti! Bravi!”. Rimanemmo di sasso. Che l’elettrico sia il grimaldello per farsi largo tra le coscienze ecologiste e continuare a praticare l’offroad in totale serenità?

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1 eScape. Maggiore peso della Sport ma garantisce da 110 a 200 minuti di batteria.

2 emSport. Il motore, brushless trifase raffreddato ad aria, eroga circa 16 CV.

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5 KTM Freeride E-XC. Proposta in versione cross, enduro e motard, la offroad eroga fino a 16 kW (22 CV) di potenza

6 Quantya EV01. Compatta, con ruote da 19” e 18”, ha un motore da 8,55 kW (11,6 CV) e 16 Nm.

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Armotia due x

Mini trial Oset.

Motore brushless a magneti permanenti a flusso radiale e raffreddamento ad aria

Nove trial (con motori da 600 a 1.400 W) e una cross per bambini e ragazzi.

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Alta Motors Red Shift. 40

Tacita

CV, da cross o da motard. Ha partecipato alla Red Bull Straight Rhythm.

motore in corrente alternata La potenza nominale è di 8 kW e quella di picco di ben 24 kW

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SPECIALE / FUTURO

Sportswear & futuro I capi che hanno fatto la storia del design in campo di sport e le proiezioni nel futuro.

FEB 23 1917 IERI

DIC 07 2008 OGGI

OTT 21 2050 Nike Mag | Nike & Michael J. Fox Foundation | © news.nike.com

DOMANI

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Sono l’articolo più venduto al mondo e ogni abitante della terra ne possiede almeno un paio. Nessuno sa da dove arrivano ma tutti le vogliono e le vorranno per sempre. Nulla di eclatante, si parla solo di scarpe. Trainers, sneakers, tennis: ognuno le chiama con il suo nome ma la sostanza è sempre quella, suola gommata e tomaia disponibile nei materiali e colori più disparati. Già all’epoca degli antichi Greci, gli atleti, durante le Olimpiadi avevano delle particolari calzature che li avrebbero aiutati nei loro esercizi fisici. Gli indiani avevano l’abitudine di spalmarsi la pianta del piede con lattice ricavato dall’incisione della corteccia di caucciù. Dovremmo però attendere fino al XIX secolo perché venga realizzato un modello simile alla scarpa da ginnastica vera e propria. Dovremmo però attendere fino al XIX secolo perché venga realizzato un modello simile alla scarpa da ginnastica vera e propria. Fu in questo periodo, infatti, che grazie ad uno stampo di argilla, venne realizzata la forma della pianta del piede in gomma e la suola venne incollata alla parte superiore della scarpa. Attratto da questo nuovo esperimento, Charles Goodyear portò avanti la lavorazione del caucciù, fino a consentire l’inizio della realizzazione in serie della scarpa da ginnastica. I primi ad usufruire di questa novità furono i giocatori di tennis che immediatamente adottarono queste scarpe per giocare, tanto che la prima denominazione per questo tipo di calzatura, fu scarpa da tennis. A breve i mondiali di calcio e le Olimpiadi nel 1896 ad Atene portarono a compimento l’opera di diffusione delle scarpe da ginnastica nel mondo dello sport. Ma quando nel 1919 uscì il primo modello di scarpa realizzato per il basket, in pochi avrebbero potuto ipotizzare l’enorme successo che avrebbe avuto e mantenuto nel tempo. Tra i giovani fu subito amore a prima vista, e le scarpe da ginnastica diventarono il simbolo della ribellione giovanile. Ne è prova James Dean che in-

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dossa le All Star, oppure diversi gruppi rock che si fanno ritrarre con scarpe da ginnastica di diverse marche e modelli: un simbolo di emancipazione che con gli anni diventò fenomeno di massa. Con il passare del tempo la scarpa da ginnastica è stata addirittura abbinata ad eleganti completi da ufficio, quindi sfoggiata da giovani manager che le hanno abbinate a seri e cupi completi grigi o gessati, dando quel tocco chic poco impegnativo. Lo stesso stilista Giorgio Armani è precursore di questa tendenza, seguito poi dall’eclettico presentatore tv Piero Chiambretti, che ironicamente le indossa anche sotto serissimi smoking. In Usa il mercato ha avuto subito una grossa impennata, grazie allo sfrenato amore degli americani per la salute, per la ginnastica e per il jogging. Solo negli anni 80, più di 30 milioni di persone le indossavano per correre. Ecco perché nel tempo su di esse sono stati veri e propri studi, si sono applicati elementi di tecnologia, con il fine di renderle sempre più adatte anche per il tipo differenziato di uso: tennis, corsa, pallacanestro, pallavolo. Già nel 1978 la Nike ideò il sistema Air, in cui tra la tomaia e la suola vi era un’integrazione di cuscinetti che avevano al loro interno del gas pressurizzato molto denso. Grazie a questa innovazione, ma non solo, la Nike ha un fatturato annuale di circa 10 miliardi di dollari! Col passare del tempo anche la tecnologia è andata avanti, il risultato sono scarpe intelligenti che si allacciano da sole, le cui suole vengono forgiate in 3D o che si creano da sole come nel caso delle Amoeba Trainer Shoes, progetto che sarà realizzato nel 2050.

“Trainers, sneakers, tennis: ognuno le chiama con il suo nome ma la sostanza è sempre quella, suola gommata e tomaia disponibile nei materiali e colori più disparati. ”


SPECIALE

FUTURO

Le scarpe di ieri LUOGO

ANNI

#

MONDO

1917 / 2006

ORIGINI

N°0

DIC. 2017

Da sinistra verso destra: Converse All Star; Adidas boxing boot; il cestista e allenatore di basket ChuckTaylor

1917

1970

Iniziamo dall’antenato di tutte e probabilmente la scarpa sportiva che più si merita il titolo di “Migliore di Tutti i Tempi”. Una scarpa talmente iconica che è diventata il simbolo della pallacanestro più della palla stessa; ad un certo punto della sua gloriosa storia, il 60% degli americani ne possedeva un paio. Stiamo parlando ovviamente delle Converse All Star, conosciuta in modo più affettuoso come “Chucks” o “Connies”. Fondata nel 1908 a Malden, Massachussets, da Marquis Mills Converse, la Converse Rubber Company ha iniziato manifatturando delle soprascarpe impermeabili. Essendo un prodotto stagionale, la compagnia non riusciva a mantenere impegnati tutto l’anno i suoi dipendenti quindi nel 1915 iniziò a produrre scarpe da tennis. Mentre la pallacanestro diventava sempre più popolare, Converse sviluppò una nuova scarpa rispondere alla domanda crescente e, nel 1917, nacque la All Star.

Muhammad Ali non è mai stato l’atleta più leale per quanto riguardava i suoi stivali da pugilato. Ha cambiato marca un certo numero di volte durante la sua carriera, ma tra quelle più ricordate vi sono gli stivali col fiocco fatti su misura che indossò per la prima volta per il suo primo incontro contro l’argentino Oscar al Madison Square Garden a New York City.

Converse all Star

Adidas boxing boot

Sport Design for All | n° 0 | dicembre 2017

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1991

1992

2006

Ispirato da un prototipo nato dalla combinazione tra uno stivale da neve e una scarpa sul quale stava lavorando Ellesse USA, basandosi su una stecca gonfiabile, Firemen diede istruzioni a Paul Litchfield, un ingegnere nel dipartimento R&D, di esaminare la possibilità di sviluppare una scarpa personalizzabile con una sacca d’aria regolabile. Ricorrendo alla tecnologia medica, Litchfield e i suoi designers hanno usato una sacca d’aria che misura la pressione del sangue per creare una scarpa la cui forma può essere aggiustata in base alla quantità di aria pompata all’interno. Questo ha migliorato la comodità, dando la soluzione per i problemi comuni nella pallacanestro legati alla caviglia.

Fin dal primo giorno, l’azienda di scarpe Vans ha sempre ascoltato i suoi clienti. Dalle Style #44 Authentics fatte su misura allo sviluppo delle scarpe da skateboard Style #95 Era, i fratelli Van Doren hanno sempre cercato di creare dei prodotti che fossero una risposta diretta ai desideri dei loro clienti. Dopo che lo skater Vans Steve Caballero notò che gli skater modificavano la sua firma sulle scarpe Vans Caballero, Vans diede ancora una volta ai fan esattamente ciò che volevano con le leggendarie Half Cab. Caballero, Tommy Guerrero, Tony Hawk, Mike McGill, Lance Mountain e Rodney Mullen crearono nuovi trucchi e manovre come la McTwist, La Flatground Ollie e la 360 Flip.

Nata nel Maggio 1975, a Reinertsen venne diagnosticata la deficienza parziale femorale prossimale, un disturbo che significava non avere abbastanza tessuto necessario per stimolare la crescita della sua gamba sinistra. Nel 2006 Reinertsen iniziò una relazione con Nike che portò alla collaborazione tra Nike e Össur. Basata su una Nike Free 5.0 Trial, la suola è incollata ad una tasca in grado di scivolare sulla lama. Nike ha lavorato molto con l’atleta per creare e aggiustare il nuovo set di prototipi basati sul suo feedback e i suoi test. Reinertsen continua ad essere una gareggiatrice competitiva e prolifica nel triathlon e ha superato numerose volte il record nella maratona delle donne amputate sopra il ginocchio.

Reebok The Pump

Vans Half Cab

Da sinistra verso destra: Reebok The Pump; Vans Half Cab; Nike Flex Run sole; Puma Theseus 2; Nike Nikecourt Flare; Under Armor Curry 2

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Nike Flex Run sole


SPECIALE

FUTURO

Le scarpe di oggi LUOGO

ANNI

#

MONDO

2008 / 2016

ATTUALITÀ

N°0

DIC. 2017

2008

2015

2016

Usain Bolt mostra con orgoglio al mondo le sue scarpe Puma Complete Theseus II dopo aver superato il record nella vittoria dei 100 metri ai Giochi Olimpici di Pechino del 2008 (Olympic Multimedia Library). Durante l’evento regionale caraibico ha vinto l’argento nel 200m e nei 400m, ma il suo debutto internazionale avvenne durante il Campionato Mondiale Giovanile in Ungheria nel 2001. Nonostante il suo talento, Bolt non aveva ancora preso sul serio la corsa. Quando sgattaiolò fuori dal bus della scuola mentre andava ai Trial Carifta e fece l’autostop con un suo amico, il suo coach andò nel panico e chiamò la polizia. Quando Bolt arrivò allo stadio, la polizia e il coach erano lì ad aspettarlo.

Considerevoli cicatrici, probabilmente incurabili, problemi di famiglia, tragedie e frequenti infortuni avrebbero frenato considerevolmente le carriere di molti tennisti, ma non per la Williams. Serena in particolare ha superato numerosi infortuni per tornare ancora più forte di prima. Serena e la Nike iniziarono a lavorare sui concept per le sue nuove scarpe firmate nel 2013, ma ritorna in superficie durante gli Australian Open del 2013 quando si slogò una caviglia mentre eseguiva il servizio durante una partita. Di conseguenza, l’elemento fondamentale era una migliore stabilità e Serena fu entusiasta del fatto che la Nike stesse lavorando al design di una scarpa che fosse più grande e più stabile.

Maryland, Kevin Plank fin dalla giovane età, descriveva sè stesso come un “hustler”. Fortunatamente, la sua abilità calcistica venne notata dall’allenatore del St. John’s College e per questo riuscì ad ottenere un posto lì. Plank considerò la possibilità che ci fosse un materiale in grado di far traspirare. Plank visitò la vicina Minnesota Fabrics e scoprì un materiale simile, così chiede ad un sarto di fare alcune magliette fatte di questo materiale. Armato di sette prototipi, li diede ad alcuni suoi compagni di squadra e giocatori di baseball e lacrosse. Il loro feedback fu positivo da parte di tutti. Suo fratello gli chiese: “Come si chiama quella compagnia su cui stiamo lavorando, ehm… Under Armor?”. Era perfetto.

Puma Theseus 2

Nike Nikecourt Flare

Under Armor Curry 2

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“Quando entri, il tuo tallone colpisce un sensore e il sistema si stringe automaticamente”

2016

Nike Zoom Victory 3 Specificamente progettata per la gara di 1500 metri, la Nike Zoom Victory Elite combina una piastra in carbonio ultra-reattiva con una tomaia Nike Flywire dinamica. Il risultato è una scarpa rivoluzionaria che aiuta a massimizzare il potenziale in pista degli atleti. Simile alla Nike Zoom Superfly R4, la Nike Zoom Victory Elite utilizza l’innovativo Nike Flywire nella tomaia. I cavi Nike Flywire ad alta resistenza avvolgono intorno e sotto il piede per offrire una calzata più personalizzata e allo stesso tempo forniscono un collegamento sicuro alla placca a punta del sottopiede. L’intersuola in schiuma leggera fornisce un’ammortizzazione reattiva, mentre una nuova costruzione della linguetta migliora la vestibilità e il comfort riducendo la pressione del laccio sulla parte superiore del piede. Un’innovativa piastra in fibra di carbonio offre la massima combinazione di trazione, supporto e flessibilità, riducendo al tempo stesso il peso.

La scarpa traduce una profonda ricerca in ingegneria digitale, elettrica e meccanica in un prodotto progettato per il movimento. Sfida la comprensione tradizionale della vestibilità, proponendo una soluzione definitiva alle singole idiosincrasie in allacciatura e preferenza di tensione. La semplicità funzionale riduce la preoccupazione tipica di un atleta, la distrazione. “Quando entri, il tuo tallone colpisce un sensore e il sistema si stringe automaticamente”, spiega Tiffany Beers, Senior Innovator, NIKE, Inc.

2018

Adidas Futurecraft 4D Adidas ha giocato per un po ‘con la stampa 3D come metodo di produzione, la Futurecraft 4D, potrebbe essere la sua creazione più ambiziosa. La suola centrale della scarpa viene creata utilizzando un processo noto come produzione di un’interfaccia liquida continua, in cui il disegno viene essenzialmente estratto da una vasca di resina polimerica liquida e fissato nella sua forma desiderata utilizzando la luce ultravioletta. Una delle attrazioni in utilizzando la stampa 3D per la produzione di sneaker è che consente la creazione di lotti di scarpe più piccoli.

5 strati di carbonio nella parte mediale forniscono rigidità per aiutare i corridori a restare in forma. La piastra dell’avampiede è composta da 3 strati di carbonio per fornire una piattaforma flessibile e altamente reattiva con 6 punte per trazione e propulsione. La trazione più leggera e veloce di sempre.

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© NIKE.COM

Nike Hyperadapt 1.0

© ADIDAS.IT

2017


SPECIALE

FUTURO

Le scarpe di domani LUOGO

ANNI

#

MONDO

2016 / 2050

FUTURO

N°0

DIC. 2017

2050

Amoeba Trainer Shoes La scarpa da ginnastica che si adatta alla superficie creata dalla ricercatrice è un prototipo concettuale che cerca di sondare il futuro dei nuovi materiali derivati ​​da Protocelle. Lo studio delle protocelle è una scienza nuova ed emergente che ha il potenziale per rivoluzionare drasticamente il modo in cui facciamo materiali. In sostanza, le protocelle rendono indistinto il confine tra i non viventi e i viventi. Progettare l’emergere della vita da prodotti chimici liquidi, senza vita e artificialmente fabbricati in laboratorio, potrebbe spianare la strada per creare una nuova natura. Shamees Aden crede che siamo sulla cima di una rivoluzione materiale guidata dalle tecnologie viventi emergenti. La scienza sta diventando la cassetta degli attrezzi del futuro designer. Attualmente Shamees sta lavorando con lo scienziato Dr. Martin Hanczyc dell’Università del sud della Danimarca per realizzare un formato tangibile per il 2050

Nella pagina di sinistra. Nike Zoom Victory 3; Nike Hyperadapt 1.0;

processo di stampa Nike Futurecraft 4D; Nella pagina di destra. Amoeba Trainer Shoes

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SPECIALE

FUTURO

Le tute di ieri LUOGO

ANNI

#

MONDO

1917 / 2006

ORIGINI

N°0

DIC. 2017

Da sinistra verso destra: Thayaht indossa la “Tuta”; Le tute da sci Pucci ; Franz Anton Beckenbauer per Adidas

1919

Thayaht “la tuta” Orgoglio tutto italiano, la Tuta viene lanciatada Thayaht, cioè l’abito unitario a forma di ‘T’, che fonda la sua essenza sul concetto di praticità, economia e riproducibilità, e che da più di ottant’anni ha segnato il costume e la moda attraverso mille varianti. La sua linea innovativa prevedeva un unico pezzo di cotone lavorato con sette bottoni, una cintura e poche cuciture; la sua ideazione è legata alla protesta nei confronti del gusto borghese e altisonante che caratterizza l’abbigliamento del primo dopoguerra. È proprio partendo da questo modello tutto d’un pezzo che inizia la storia della tuta da ginnastica. Partendo da adidas, colosso globale e d’avanguardia nei tessuti tecnici, il suo primo passo nella produzione d’abbigliamento inizia nel 1967 quando, in collaborazione con la star calcistica tedesca Franz Beckenbauer, realizza il primo modello di tuta da ginnastica. Pregiato pezzo da indossare fuori e dentro casa. Con la

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Sport Design for All | n° 0 | dicembre 2017

“Il termine Tuta è coniato da Thayaht, cioè l’abito unitario a forma di T”

profonda immersione musicale degli anni ‘70 e la diffusione delle discoteche si è vista la creazione di un ambiente in grado di combinare perfettamente l’informale con lo stravagante, l’originale con il comodo. Si tratta della creazione di una mentalità che ha reso possibile la diffusione e la comprensione del “fenomeno tracksuit”. Nel decennio successivo che si vede lo sbocciare di un connubio tra fitness e cultura pop, in parte grazie alla nascita del mainstream. Nuovi tessuti come il Gore-tex e il Sympatex hanno permesso una produzione della “shell suit”, soprannominata la tuta-mostro. Negli anni ‘90 il legame tra sportswear e musica si rinforza e la tenuta sportiva si nobilita diventando da capo per ballerini e fanatici del tapirulan, ad una a mise adatta anche a occasioni formali. nel 2000 le tute riempiono le testate di gossip e grandi case di moda iniziano la loro produzione in massa. Il 2016 è stato sicuramente l’anno della tracksuit con collaborazioni incredibili di giganti dell’abbigliamento sportivo - come Fenty x Puma o adidas x Kolor.


1947

Pucci tuta da sci Emilio Pucci nasce a Napoli il 20 novembre 1914, primogenito di una delle più antiche famiglie fiorentine. Dopo gli studi classici, si trasferisce per due anni negli Stati Uniti per studiare. Dopo aver conseguito nel 1941 la laurea in Scienze politiche a Firenze, si distinguerà per coraggio durante il Secondo conflitto mondiale. Il suo approccio alla moda avviene in modo del tutto casuale nel 1947 sulle nevi di Zermatt, dove era solito allenarsi con la squadra olimpica. Toni Frissel, nota fotografa di «Harper’s Bazaar», lo immortala insieme ad un’amica per la quale aveva creato un corredo da sci. Il successo è immediato e, un anno dopo, nel dicembre del 1948, viene pubblicata sulla stessa rivista la sua prima collezione sportiva. I suoi modelli sono subito acquistati dal department store Lord and Taylor e commercializzati negli Stati Uniti con l’etichetta Emilio of Capri.

1967

Adidas Beckenbauer Franz Anton Beckenbauer (Monaco di Baviera, 11 settembre 1945) è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore tedesco, di ruolo difensore. È cresciuto nel Bayern Monaco, al quale ha legato gran parte della sua carriera vincendo quattro Coppe nazionali, quattro campionati, una Coppa delle Coppe, tre Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. A livello individuale ha conquistato due edizioni del Pallone d’oro, nel 1972 e nel 1976, divenendo il primo difensore ad essere insignito per due volte dell’ambito premio. Da allenatore ha guidato la Germania Ovest, l’O. Marsiglia e il Bayern Monaco, vincendo il Mondiale 1990, il campionato tedesco 1993-1994 e la Coppa UEFA 1995-1996. Assieme

a Mário Zagallo, vanta il primato di aver vinto un Mondiale come giocatore e come commissario tecnico. Dal 2009 è presidente onorario del Bayern Monaco. Dalla sua storia nasce la tuta introdotta nel 1967, la tuta Beckenbauer, la prima a sfoggiare le 3 strisce adidas. Track jacket con taglio aderente e l’iconico collo alla coreana. L’idea alla base del modello era la creazione di un indumento in due pezzi in materiale di alto livello. Bastarono pochi anni per trasformare una buona intuizione in un fenomeno culturale tuttora rilevante. L’introduzione del velour elastico - un particolare materiale simile al velluto fabbricato con lana e cotone di alta qualità - è stata in grado di rendere il capo un pezzo pregiato ideale per essere indossato prima e dopo l’attività sportiva.

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1972

Three stripes Nel 1972, l’Adidas adottò il logo “trifoglio”. Le 3 foglie simboleggiano lo spirito olimpico, legato alle tre placche continentali così come l’eredità e la storia del marchio. Solo nel 1996, rimanendo sempre semplice e chiaro, il design del logo si evolse in quello a “tre bande”. Oggi il logo

Adidas è composto da tre strisce parallele che simboleggiano una montagna e gli obiettivi e le sfide che ci attendono nella vita. Inoltre la forma del logo, cioè le tre linee parallele, ritraggono l’ideologia base e la posizione storica del marchio aziendale trasmettendo un’idea di benessere. La forma, i colori, i font sono molto semplici ma, tuttavia, “orecchiabili” e prominenti. Nel 1972, il mondo si rivolse alla Germania quando i

Giochi olimpici aprirono a Monaco. Giusto in tempo per l’evento, adidas ha presentato un nuovo logo che era qui per rimanere: il trifoglio. Quindi, a simboleggiare le prestazioni. Oggi, la collezione adidas Originals è sinonimo di lifestyle e street. I tempi possono cambiare, ma la qualità del three stripes rimarrà sempre la stessa. Da Herzogenaurach al mondo: le 3 strisce continuarono ad espandersi sempre in più sport nel corso degli

In questa pagina. In alto: Scena tratta dal film “The Royal Tenenbaums” di Wes Anderson; in basso, da sinistra verso destra: Adidas originals trefoil baseball; Usa Olympic tracksuit. Nella pagina di destra. Dall’alto verso il basso: tuta da moto in kevlar per Pierfrancesco Chili; tuta Diadora della nazionale italiana dei mitici mondiali 90’; muta per acqua fredda O’neill Psyko 1

anni. Ciò si riflette nella vasta gamma di atleti che si affidano ad adidas per migliorarli: oltre ai soliti sospetti come i migliori giocatori di calcio del mondo, come la nazionale argentina, Reinhold Messner che ha scalato le montagne con le scarpe adidas e la ginnasta Nadia Comaneci che ha fatto un perfetto 10, più volte. Questo capo è fatto tutt’oggi con lo stesso design del 1972. Rea-

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lizzato in tessuto interlock, sfoggia 3 strisce lungo le maniche, un logo del Trifoglio sul petto e l’inconfondibile collo a coste.Le caratteristiche inconfondibili sone: tasche laterali, zip integrale e collo a coste, polsini e orlo a coste, trifoglio ricamato sul davanti, Taglio aderente.

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1984

Kappa Usa Olympic Tuta intera della LA84 USA con il classico logo Kappa sulle maniche della track top. Il fondo è dotato di un elastico in vita con coulisse regolabile per una vestibilità comoda e l’orlo del fondo è zippato, 100% in poilestere. Cool old school.


1985

Tuta protettiva Chili Nelle prove libere di un gran premio fu chiesto a Chili di provare una tuta realizzata in Kevlar e sfortuna volle che, caduto durante il primo giro, poté constatare che il materiale aveva ben poca resistenza all’abrasione. Il progetto venne ovviamente abbandonato…

1990

Diadora Italia 90’ Il clima dorato che è quello della Coppa del Mondo del 1994.Una felpa, una t-shirt e una giacca tecnica stile tuta, sono i prodotti caratterizzati dalla banda blu con inserti rossi, bianchi e verdi, feticcio sportivo degli anni ’90. Il logo Diadora, il tricolore sul petto sono i tratti che rendono inconfondibile questo pezzo di storia.

2006

O’neill Psyco 1 La Psycho 1 è la migliore muta per l’acqua fredda ad alte prestazioni. Costruita con ultra techoButter in neoprene e cuciture ultraminimali offre mobilità senza limiti, maggiore durata e incredibile vestibilità. The Psycho 1 è una promessa nell’aumento delle prestazioni.

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SPECIALE

FUTURO

Le tute di oggi LUOGO

ANNI

#

MONDO

2008 / 2016

ATTUALITÀ

2008

2014

Il Dobok Adidas Adi-Club WTF è un’uniforme professionale per atleti di taekwondo, realizzata in poliestere e cotone con doppia tessitura a coste. La giacca chiusa ha uno scollo a V bianco, e i pantaloni hanno l’elastico in vita. Questo dobok è omologato WTF, World Taekwondo Federation.

Collaborazione tra Adidas e il designer eccentrico Jeremy Scott, le cui idee di moda hanno fatto un makeover alla classica Adidas. Stile accattivante dato che Scott porta in tavola varie influenze, come pali totem, palle da biliardo e animali.

Adidas Dobok Adi

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Adidas Native American

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N°0

DIC. 2017

Da sinistra verso destra: Adidas Dobok Adi, WTF uniforme professionale di taekwondo; Adidas Native American; Collaborazione tra Adidas e Jeremy Scott, tuta da slalom Kappa 400 Combat; Air humara Silouette, collaborazione di Supreme x Nike


2015

2016

Tuta da slalom per uomo. Skin fit. 82% pl 14% ea 4% pu. Tessuto elastico traspirante e resistente all’acqua. Vestibilità anatomica. Nastro con impugnatura elastica per scarponi da sci. Logo e personalizzazioni stampate del team.

Collaborazione di Supreme x Nike Air Humara. La collezione comprende la silhouette Air Humara di Nike, che incorpora un corpo perforato riflettente con sovrapposizioni in mesh e grafiche riflettenti stampate sulle aree di sostegno.

Kappa 400 Combat

Air humara Silouette

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SPECIALE

Le tute di domani LUOGO

ANNI

#

MONDO

2016 / 2050

FUTURO

DIC. 2017

© ENERSKIN.COM

© PAULINEVANDONGEN.NL

© PAULINEVANDONGEN.NL

FUTURO

N°0

2016

Pauline van Dongen Led suit La designer olandese Pauline van Dongen ha creato un capo che si illumina con LED e pellicola, progettato per migliorare la sicurezza dei corridori su strade e percorsi pubblici. Fatta di maglia tecnica che incorpora strisce lavabili, luci a basso consumo energetico e sezioni di materiale riflettente “prismatico” in alluminio che curva attorno al corpo. Ognuno include una batteria nascosta in una tasca all’interno del capo, che consente l’accensione e lo spegnimento delle luci.

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Sport Design for All | n° 0 | dicembre 2017

2016

Enerskin kinesiology sport suit La fascia in silicone di Enerskin fornisce un sollievo dal dolore e una protezione muscolare ottimale perfettamente modellata ai muscoli del tuo corpo. Il design riduce al minimo il disagio. Stampa: La nostra tecnologia di stampa in silicone brevet-

tata consente di stampare più strati di nastratura in silicone direttamente sul tessuto di compressione Gastex. Il risultato è un prodotto fatto per durare.Compressione: Il nastro in silicone stampato sul tessuto Gastex® aumenta il livello di compressione - fino al 200% in più rispetto ai normali livelli di compressione - e impedisce al tessuto di sforzarsi eccessivamente, così la compressione non diminuisce mai.


© PAULINEVANDONGEN.NL

Nella pagina di sinistra. Dal basso verso l’alto, sul lato sinistro: Pauline van Dongen Led suit shooting; Enerskin kinesiology sport suit. In questa pagina. Pauline van Dongen long-jump suit; Nike Pro Turbo speed suit

2016

2017

Abbigliamento da atletica sperimentale fatto con lo stesso materiale dei contraccettivi. Il capo è caratterizzato da alette in Skynfeel aerodinamiche che creano un sollevamento verso l’alto consentendo ai saltatori di rimanere più a lungo nell’aria.

Nike Pro TurboSpeed è​​ la collezione di uniformi più veloce mai realizzata. L’aerodinamica di questa tuta è suddivisa in zone: è infatti progettata come le fossette di una pallina da golf ideate per aiutarla ad andare più lontano e più veloce.

Pauline van Dongen long-jump suit

Nike Pro Turbo speed suit

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Nel prossimo numero:

Foto di © Jelle Maréchal

La bicicletta

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Marc Sadler FRANCIA

Il designer di fama mondiale legato a progetti sportivi, gli scarponi da sci e la «tartaruga» paraschiena: «Il design non può essere solo poesia»

Intervista

di Cinzia Corbetta / Gushmag.it

© LISTONEGIORDANO.COM

L’incontro si è svolto allo stand del Gruppo Euromobil. L’intervista è stata condotta insieme a Giorgia Ceccato, studentessa di Architettura e blogger di Finetodesign. Parliamo del suo stile: si può definire tecnologico, tuttavia lei si occupa anche di pittura e

CG

disegno. Come concilia le due inclinazioni? E’ vero, la tecnologia, intesa come scelta delle migliori strategie operative per raggiungere un determinato obiettivo, è il file rouge che accomuna i miei progetti, ma in realtà si tratta di una tecnologia che non si vede, nascosta sotto un inMS

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Marc Sadler

te impegnato nel settore dello sport con

nis, mazze da golf, etc. Pluripremiato con

collaborazioni quasi trentennali. All’ini-

il Compasso d’Oro ADI per le lampade

zio degli anni ’70 mette a punto il pri-

Drop (Flos, 1994), Tite e Mite (Foscarini,

mo scarpone da sci in materiale ter-

2001), la libreria Big (2008, Caimi Bre-

moplastico interamente riciclabile, poi

vetti) e il banco frigo-gelato Bellevue

vive attualmente a Milano. Per lui la

industrializzato dall’italiana Caber (suc-

con tecnologia Panorama (IFI, 2014),

sperimentazione con le materie plasti-

cessivamente Lotto). E’ questa l’origine

ha ricevuto molti altri riconoscimenti di

che ha sempre avuto un posto di primo

della sua specializzazione nel design del-

design. Il suo paraschiena disegnato per

piano. Cittadino del mondo (ha vissu-

lo sport che lo porta a lavorare con le più

Dainese è nella collezione permanen-

to ed esercitato la professione in Fran-

importanti multinazionali in USA, Asia,

te di design del MOMA di New York e

cia, Stati Uniti, Asia e Italia), collabora

Giappone ed Europa (Dainese, Nordica,

la Mite di Foscarini fa parte della col-

con molte aziende nell’arredamento, dei

Dolomite, Axo, Bailo, Simon, Gipron, El-

lezione design del Beaubourg di Parigi.

piccoli e grandi elettrodomestici, dell’il-

lesse, e all’estero con Reebok, Nike, sia

Sadler è appassionato di pittura e dise-

luminazione, dei prodotti più prettamen-

nelle scarpe sportive che in molti altri

gno, emotivamente coinvolto al punto di

te industriali, oltre che ancora fortemen-

settori dello sport: sci, racchette da ten-

considerarli i suoi interessi più autentici.

Una vita tra la passione per la pittura, e i compassi d’oro per il design Francese nato in Austria, Marc Sadler

volucro molto figurativo. Nella mia pittura non ci sono compromessi, c’è una forte rappresentazione, uno studio del dettaglio ma non devo scervellarmi per trovare uno stile, dipingo perché mi piace e basta, lo faccio per diletto. Mentre nel design siamo in due a correre per arrivare alla meta: io e l’azienda e devo raggiungere un obiettivo, il successo, prima estetico e poi commerciale. Fare il designer non è fare l’artista, ci sono dei limiti e dei compromessi da fare. C’è un progetto che non ha ancora fatto e che vorrebbe fare in futuro?

CG

Ce ne sono tantissimi e questo mi dà la spinta e la voglia di fare tutti i giorni il mio lavoro. Ci sono però anche dei progetti che non pensavo avessero un impatto così importante sulla società, come per esempio il paraschiena (backprotector, 1994, per dainese, ndr ). Non pensavo all’epoca che il design potesse influire in questo modo, invece ricevemmo ringraziamenti per aver progettato un prodotto apparentemente semplice ma utile anche a salvare la pelle! MS

Può indicarmi il nome di un giovane talento che apprezza?

CG

Più che un nome in particolare è un certo atteggiamento che apprezzo e che non è così frequente nei giovani professionisti che incrocio. L’abilità digitale è un fatto acquisito, tutti conoscono e utilizzano i principali programmi di modellazione e disegno ma spesso mi scontro con delle lacune culturali spaventose: aldilà di qualche archistar del design la conoscenza della storia del design è spesso vaga, per non parlare di arte, pittura, fotografia …. Invece è fondamentale assorbire conoscenza a 360°, come delle spugne, essere permeati di curiosità e interesse verso tutto ciò che ci circonda, perché tutto ha a che fare con il

MS

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Sport Design for All | n° 0 | dicembre 2017

design e il design è dappertutto. E poi va bene il modello virtuale, ma saper fare e fare (modelli, prototipi, ma anche riparare la propria bicicletta) è una scuola di vita professionale importante: invece molti giovani fanno fatica a concretizzare le idee, trasformarle in operatività. Per fortuna non mancano le eccellenze, quando faccio lezioni all’università identifico subito nel gruppo i tre o quattro che hanno una marcia in più: sono curiosi, rompiscatole, non hanno paura di buttarsi. Se riusciranno ad avere successo non lo so, purtroppo ci vogliono altre cose tra le quali una buona dose di fortuna. CG

Quali saranno i nuovi trend?

MS Mi rattrista un po’ il fatto che quest’anno tutti fanno delle riedizioni: credo che ci sia un po’ di paura nel proporre cose nuove. E’ come se molte grandi aziende non avessero il coraggio di fare scelte a favore di progetti moderni e propositivi. Per fortuna ci sono aziende come queste (del Gruppo Euromobil, nrd ) che puntano sull’innovazione a piccoli passi, sulla costruzione del prodotto, sul confort, sul prezzo, progredendo nella crescita, nella fidelizzazione dei propri clienti e dei consumatori finali. E’ un risultato importante che si traduce in quella speciale alchimia nel rapporto designer azienda di cui parlavo prima, dove io riesco a trovare il mio spazio creativo e l’azienda le risposte alle proprie

…forse perché il pubblico italiano è più legato alle tradizioni rispetto a quello europeo e mondiale? CG

MS Sono d’accordo, ma allora diventa facile usare la linfa del passato, disegnare in modo moderno magari vuol dire abbassare i costi e proporre materiali più intelligenti, riciclabili.


© MARCSADLER.IT

Da sinistra verso destra: schizzo scarponi da sci Caber, '70; lampada Mite “Compasso d’oro Adi”, 2001; dettagli dell’atelier di Marc Sadler a Milano; letto da viaggio Bedstation, 2017; ciabatta da piscina per Nike, 1995; lampada Belunga per Fabbian, 2004.

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BAP 1

Motorcyclist’s Back Protector. Il paraschiena per moto è nella collezione permanente Design MoMA - New York

1994 / 2000

Se i Compassi d’Oro Sadler li ha guadagnati con le lampade Drop (Flos, 1994),Tite e Mite (Foscarini, 2000), la libreria Big (Caimi Brevetti, 2008) e il banco gelato Bellevue-Panorama (Ifi, 2014), uno dei prodotti a cui è più legato è il paraschiena progettato per Dainese, la «tartaruga» per chi va in moto prodotta a partire dal 1994: «Ricevo ancora lettere di gente che mi ringrazia perché con quell’oggetto gli ho salvato la vita». Una perfetta raffigurazione di quello che per Marc e Paola Sadler deve essere il design: «La risposta a un bisogno. Uno strumento a servizio di un’esigenza», all’interno dei limiti della produzione in serie. «È importante che non sia solo poesia. Certo, così è difficile creare il proprio segno riconoscibile»: il designer quasi scompare di fronte alla funzione. Nel vecchio sito della Schlumberger, il fato industriale non poteva serbare niente di diverso. Secondo lo stesso Sadler è il progetto che più lo rappresenta. Sadler: la gratificazione non è arrivata attraverso il riconoscimento dell’aspetto formale (anzi, all’inizio la gente diceva che era brutto), ma perché salvava la vita. In azienda arrivavano tante lettere di ringraziamento di persone che lo avevano provato con evidente giovamento. Ricordo la lettera del padre di un ragazzo che era in ospedale per un incidente in moto: indossava la nostra tuta e si era tagliato i tendini del braccio. Tuttavia il padre ci ringraziava perché il figlio non era morto, e nello stesso tempo ci consigliava di studiare un sistema per proteggere anche gli arti superiori. Così abbiamo implementato il parco delle protezioni. È pur vero che, perché qualcosa abbia una diffusione di massa deve avere una valenza riconosciuta, altrimenti viene rifiutata dal mercato. Non si può prescindere dall’estetica di un prodotto, e l’effetto desiderato si raggiunge grazie alla polivalenza o alla trasformazione del materiale: stampo, finitura, stress di superficie. A volte però può essere che sia il progetto a piegarsi all’aspetto diverso di un nuovo materiale.

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Nelle foto: In alto gli schizzi del progetto e Motorcyclist’s Back Protector, Segnalazione XVII Compasso d’Oro ADI 1994; In basso il prototipo del 2000.


Della Tosin e le protesi che bilanciano i nuotatori USA

“Non esistono atleti disabili, ma solo tecnologie disabili”

ficile nuotare in una posizione aerodinamica. La gamba umana ha un volume e una densità specifica che compete a creare il nostro equilibrio; la perdita di una gamba causerà un galleggiamento non equilibrato per la diseguale pressione ascendente dell’acqua tra la parte destra e sinistra del corpo. Multifunzione – ci sono tre fasi in gioco: il lancio, la nuotata e la capriola di ritorno. Ogni fase richiede diversi profili di rilascio di energia. Comodità – siccome la gamba dovrà muoversi sia in modo rapido che regolare, è importante assicurare la comodità attraverso una connessione stabile tra il moncherino e la protesi.

A destra: Della Tosin testa i primi prototipi di Elle. In basso: il prototipo definitivo di Elle Swimming Prosthetic & Swimwear

E finalmente il prototipo. Dopo l’ideazione e il processo di sviluppo, sono stati create numerosi prototipi per testare questa idea. L’ultimo è stato provato con successo dall’utente. Questa fase è cruciale per essere sicuri del fatto che la soluzione finale vada incontro ai bisogni degli utenti.

© BHEANCE.NET / DELLA TOSIN

Ispirazione Della Tosin, Product Designer: sono un’avida nuotatrice e per qualche tempo ho dato per scontato le mie abilità nel nuotare. Sono rimasta stupita, considerando la tecnologia avanzata attuale, quando ho scoperto che non esistono protesi per aiutare gli amputati a nuotare. Questo mi ha incoraggiato a pensare ad una risposta, che ho trovato in Elle. Elle mi ha ispirato a trovare soluzioni innovative per aiutare le persone con disabilità fisiche. Essendo una designer, una delle mie convinzioni fondamentali è sempre stata quella di migliorare le vite e le potenzialità degli utenti. Cos’è una protesi per il nuoto? Solo negli USA ci sono 1.8 milioni di persone che vivono senza un arto. Nuotare aiuta gli amputati ad allenarsi maggiormente e più a lungo senza aumentare il dolore grazie alla gravità dell’acqua. Elle è una protesi innovativa per la gamba e per gli indumenti da nuoto per i nuotatori con una sola gamba al di sotto del ginocchio in modo da far loro competere con nuotatori più “completi”. Ecco le sfide! Equilibro – gli amputati trovano dif-

La protesi Elle La gamba Elle fornisce una camera d’aria rego-

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Camera d’aria regolabile Crea la galleggiabilità per mantenere una posizione semplificata Pinna intercambiabile L’utente può cambiare pinna in base alle proprie esigenze utilizzando il blocco del cinturino. Caviglia flessibile Ottimizza il ritorno di energia del lancio e di virata.

labile per controllare il galleggiamento e aiutare gli amputati a mantenere la loro posizione aerodinamica in acqua. La struttura di Elle potrà essere personalizzata per far combaciare il volume dell’altra gamba dell’amputato; inoltre è fatta di un tessuto di nylon elastam e di poliuretano, un materiale che repelle l’acqua così da aumentare il galleggiamento. La gamba Elle ha una caviglia flettibile fatta di un materiale metallico in grado di aumentare il ritorno dell’energia, può essere cambiata per essere compatibile con la forza dell’individuo e presenta una banda elastica sul retro la quale aiuterà l’utente a lanciarsi con una ridotta perdita di energia. La gamba Elle presenta anche una tasca aspirante in grado di ridurre il dolore e migliorare la resistenza. Il costume Elle Il costume Elle è fatto di un tessuto di poliuretano nyoln-elastam, un materialo che repelle l’acqua e aumenta il galleggiamento. Inoltre, comprime il muscolo con lo scopo di farlo vibrare meno.

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Supporto aggiuntivo Fornisce più supporto per la gamba amputata e offre un modo più veloce di attaccare la protesi.

Banda Elastica Aiuta l’utente a partire con un maggiore ritorno di energia. Tessuto a compressione Comprime i muscoli per farli vibrare di meno e bilancia la postura.


© BHEANCE.NET / DELLA TOSIN

Schizzi preparatori al progetto Elle Swimming Prosthetic & Swimwear

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Bici: ecologia, salute, economia MONDO

Ecco perchè la bicicletta è il mezzo del futuro

I vantaggi della bicicletta Non è la mela che toglie il medico di torno. È la bicicletta: lasciare l’automobile nel garage e spostarsi su queste due ruote è infatti un vero toccasana per la salute. Ma non è solo la nostra salute a giovarne. Basti pensare al fatto che, se tutti quanti i cittadini europei decidessero di utilizzare la bicicletta al posto dei veicoli a motore per gli spostamenti brevi (5 chilometri al giorno), si raggiungerebbero d’un colpo la metà degli obiettivi finalizzati a ridurre le emissioni dei trasporti in Europa. Muoversi in bici fa dunque bene alla salute, rispetta l’ambiente, ci fa risparmiare parecchi soldi, e inoltre crea nuovi posti di lavoro. Non per niente negli ultimi anni si è iniziato a parlare della Bikeconomy, ovvero di un macrosistema che valuta in termini economici tutti i vantaggi sanitari, sociali e ambientali connessi all’utilizzo della bicicletta. L’esempio di Copenaghen Quello della Bikeconomy non è un universo ristretto, anzi: solo nel nostro continente questa florida economia vale circa 200 miliardi euro, e dà lavoro a più di 70.000 persone. Sono numeri sbalorditivi, ma non sono nulla rispetto a quello che potrebbero realmente essere: si pensi per esempio alla pochezza degli spostamenti in bicicletta degli italiani rispetto a quelli dei cittadini di Copenaghen. Nella città danese, infatti, il 26% degli spostamenti avviene pedalando. Se tutte le città europee seguissero l’esempio della capitale della Danimarca, si creerebbero automaticamente 76.600 nuovi posti di lavoro. Il primo rapporto dedicato alla Bikeconomy A raggruppare tutti i vantaggi della bicicletta è stato il primo rapporto a cura delle Fondazione Manlio Masi. Presentato durante il Forum Nazionale sulla Bikeconomy, al Museo Maxxi di Roma, lo studio ha analizzato le ricadute positive della bicicletta sull’ambiente, sulla salute e sul turismo. È per esempio interessante notare che, nella frenesia della nostra società, abbiamo finito per riporre tutte le nostre speranze per una mobilità migliore nelle automobili elettriche, dimenticandoci che – almeno in un contesto urbano – dei semplici spostamenti in bicicletta sarebbero molto meno costosi di intere flotte di veicoli elettrici. Basti pensare che, stando alle cifre riportate nel rapporto, aumentando l’utilizzo della bicicletta fino all’11% del totale dei trasporto entro il 2030 e fino al 14% entro il 2050, la società potrebbe risparmiare circa 24 trilioni di dollari in carburante, emissioni di anidride carbonica e costi diretti dei mezzi di trasporto.

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Bike | Design | City

Uno spettacolo fatto di fotografie, eventi e workshop per sensibilizzare e informare su tematiche come salute, ambiente e architettura urbana

Andare in bicicletta oggi è visto come atto essenziale della vita urbana. In un contesto di crescente consapevolezza rispetto a questioni riguardanti salute, ambiente e sostenibilità, assieme ai problemi del traffico e della mobilità in città, la bicicletta è divenuta icona di flessibilità e velocità. Ogni città impegnata nell’innovazione e nella sostenibilità sta attualmente collaborando attivamente con architetti, designer e urbanisti per capire le esigenze dei ciclisti e sviluppare concetti e proposte per il trasposto del Ventunesimo secolo. In città come Copenhagen quasi la metà dei pendolari va a lavorare in bicicletta. Entro il 2019 Oslo vuole bandire tutte le automobili dal centro della città, con l’obiettivo di ridurre il consumo di combustibili fossili, ampliando la rete di piste ciclabili e investendo sul bike sharing e sulle e-bike.

Pagina a destra: dall’alto verso il basso: - foto esposte a Bike|Design|CityCykelslangen a Copenhagen; Cykelslangen a Copenhagen; famiglia su cargo a Amsterdam; Hovenring Circular cycle bridgeEindhoven. Pagina successiva: SkyCycle di Norman Foster. La visione prevede autostrade per biciclette tramite la linea principale di Londra e le tasselle della metropolitana. 220 km, più di 200 entrate e uscite.

© GEWERBEMUSEUM.CH

Bike / Design / City analizza la grande varietà di innovazioni nella mobilità e nel design della bicicletta, ne evidenzia il ricco potenziale di sviluppo e prova a immaginare possibili scenari futuri. La mostra presenta progetti a varie scale e racconta storie di vita quotidiana, di viaggio e di sport. La mostra al Gewerbemuseum Winterthur è inoltre accompagnata da una serie di eventi e laboratori.

Pagina a sinistra. in alto: Bycyklen, bici intelligenti dotate di navigatore touchscreen. In basso: gara ciclistica a Copacabana, Rio de Janeiro.

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© GEWERBEMUSEUM.CH

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Upcycle Milano bike café MILANO

Upcycle significa recuperare qualcosa in disuso e valorizzarlo e così hanno fatto i fondatori in questa rimessa, da provare il brunch svedese, uno dei primi bike café in Italia.

Bianchi cafè & Cycles MILANO

Impossibile non citare il Bianchi cafè & Cycles. Primo locale meneghino della casa ciclistica Bianchi, oltre a fare colazione si può visitare il museo di biciclette d’epoca.

Ladri di biciclette ROMA

Ladri di Biciclette, un’osteria che propone un menù per il cibo, uno per il vino e uno per le bici, quelle a marchio Romeo, fabbrica artigianale fondata nel 1920.

Indirizzi Upcycle Via A.M. Ampère, 59 Milano Bianchi cafè & Cycles Via Cavallotti, 8 Milano Ladri di Biciclette Via Boncompagni, 83 Roma Bike cafe shop Corso Torino 180, Pinerolo (TO) La bicicletta Via Sant’Eufemia, 26 Modena Pai Bikery via Cagliari, 18 Torino

La bicicletta MODENA

Bike Café Shop PINEROLO

Piste segnate per terra e bici ovunque, vendita non solo di bici da corsa ma anche di fatbike, che sono la tendenza del momento.

Gradevolissimo bistrot. Mattoni a vista, sellini vintage, libri e biografie di ciclisti che hanno fatto la storia, ma soprattutto una cucina da provare.

Pai Bikery TORINO

Questo locale per ciclisti permette di fare un check up completo alla bici da corsa, single speed o a scatto fisso mentre ci si concede una pausa caffè.

Ruote e caffeina I bike cafè italiani

A metà tra officina e bistrot, i bike caffè sono il rifugio ideale per i ciclisti metropolitani e per tutti gli amanti delle due ruote. È una moda che viene dal Nord Europa, ma che ha conquistato anche il nostro Paese: da Milano a Parma, ecco gli indirizzi dove andare, senza mai scendere dalla sella. L’attenzione per uno stile di vita più sostenibile, la sfida della mobilità dolce, unita alla voglia di potersi riprendere i propri spazi e i giusti ritmi in città, tutto questo sta alla base della ritrovata passione per la bicicletta che detto fra noi, c’è sempre stata, ma che adesso si sta diffondendo sempre di più, conquistando gli scettici, i pigri e quelli che prima non riuscivano proprio a rinunciare alla macchina. Così mentre la città cerca di adattarsi e cambiare per diventare a misura dei ciclisti, potevano i locali e i caffè non fare altrimenti? Da qui la comparsa dei bike bar, luoghi originali, che spesso sorgono in garage o spazi dismessi, capaci di offrire insieme un’ottima cucina, con piatti genuini, proponendo nel contempo meccanici esperti per riparazioni veloci.

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Wearable Tech MONDO

Tessuti intelligenti, tecnologie incorporate nell’abbigliamento sportivo e accessori

Indossare per vincere

Wearable Technology nello sport

Tessuti interattivi: tecnologie indossabili cucite in un vestito e usate o controllate da un pannello di controllo o bottone integrato. Puzzle Sport Kieran Loftus LONDRA

La tecnologia ha cambiato profondamente lo sport, adattando gli sport che passiamo ore a guardare. Sono lontani i giorni in cui facevamo supposizioni ignoranti sulle prestazioni di un giocatore. Attraverso la tecnologia siamo ora in grado di fare decisioni calcolate sui nostri giocatori preferiti grazie alle statistiche a noi fornite dalle telecomunicazioni.

Strategia / Negoziazione / Management

In alto: Kieran Loftus direttore di Puzzle sport, Londra. Nella pagina di destra. liquid MIDI un’interfaccia sperimentale per tessuti con interazioni sonore, che esplora l’estetica e la morfologia del design contemporaneo

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La tecnologia indossabile è diventata pesantemente radicata negli sport professionali, permettendo di considerare e utilizzare metriche avverse nell’allenamento e consentendo, di conseguenza, di prendere decisioni in tempo reale. Il calcio ha assistito ad un grande cambiamento dal suo inizio, con così tanta tecnologia usata per migliorare il gioco non solo per i giocatori ma anche per gli spettatori. Ai giocatori e ai club non è permesso usare tecnologia indossabile nelle gare competitive, ma l’International Football Association Board (IFAB) sta discutendo se usare la tecnologia indossabile nel futuro. Siccome la tecnologia indossabile rimane ancora un aspetto relativamente nuovo negli sport o una caratteristica d’élite in molti, l’uso di sponsor potrebbe innescare un grande coinvolgimento dei fan. L’uso di contenuti di marca attraverso gli sponsor potrebbe giocare il ruolo cruciale di portare una specifica tecnologia sportiva indossabile alle masse. La tecnologia indossabile sportiva è diventata usuale per squadre di diversi sport che vogliono ottenere dei vantaggi e migliorare le prestazioni mitigando i rischi di infortuni.

Non solo nello sport, ma anche per molti utenti, l’uso di indicatori di attività e dispositivi indossabili in grado di misurare una gamma di misure ha dimostrato che questi congegni indossabili permettono agli utenti di tenere traccia, monitorare e migliorare le performance e il loro benessere. Benché ci possa essere un divario nelle misure di un dispositivo di uno sportivo professionista rispetto a quello di un utente, non c’è dubbio che questa differenza verrà colmata permettendo agli utenti di monitorare misure intricate per migliorare il più possibile i risultati. La tecnologia indossabile sta diventando una caratteristica notevole fra tutti i livelli di sport. In quanto tale, le opportunità di business e di ricavo permettono ad atleti e a grandi marche sportive di sponsorizzare tale tecnologia e continuare con l’attuale rivoluzionario cambiamento all’interno del campo sportivo. Le più grandi marche sportive, come Adidas, Nike e Reebok si sono tutte fatte conoscere nel reame della tecnologia indossabile, ma si attende ancora il risveglio di compagnie di tecnologia come Catapult, le quali hanno solo un unico scopo… la tecnologia. Detto questo, questa opportunità permette a queste grandi marche sportive di utilizzare i loro privilegi all’interno del mondo dello sport con compagnie di tecnologie indossabili e di inserirsi nei mercati che variano dagli atleti d’élite ai giocatori di League della domenica. L’audience sportiva mondiale è vasta e, con i progressi tecnologici che sembrano in un senso rallentare, l’analisi delle statistiche e delle performance fornisce rapidamente una quantità sempre più grande di opportunità all’interno del campo della tecnologia e dello sport.

huffingtonpost.com


© ATMELCORPORATION.WORDPRESS.COM

La tecnologia indossabile utilizza le seguenti definizioni:

Tessuti intelligenti: tessuti con capacità di reagire a differenti tipi di stimoli fisici, per esempio temperatura, pressione, ecc. Tecnologia indossabile: qualsiasi dispositivo elettronico che sia abbastanza piccolo da essere indossato e trasportato sul corpo. Tessuti interattivi: tecnologie indossabili cucite nell’indumento che siano operate o controllate da un pannello di controllo o da un bottone.

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Links catapultsports.com vicis.co underarmour.co.uk www.fitbit.com m.hankooktire.com xenoma.com

I migliori wearable Selezione 2017 Sport Design for all

OPTIMEYE S5 Catapult

ZERO 1 Vicis

Dispositivo che permette di migliorare la performance. Il dispositivo a clip misura il battito cardiaco, la velocità, la distanza percorsa, l’accelerazione e l’impatto.

Modellato dai migliori atleti, ingegneri e neurochirurghi mondiali. Strati multipli lavorano insieme per rallentare le forze d’impatto e mitigare le collisioni.

E39 Under Armor

IONIC Fibit

OMNI-FUSE Vibram & Hankook Tire

Una maglietta fornita di un metro di accelerazione triasse, un processore e una memoria di 2GB. E39 misura il battito cardiaco e il respiro di colui che lo indossa.

Rilevamento automatico dell’attività e del sonno. Consigli per l’allenamento e suggerimenti personalizzati. Tante funzioni per restare motivato e condurre una vita più sana.

Il patrimonio di Vibram fornisce le strutture Carrorarmato, sistemi di Tri-Grip 360%, più di sei funzioni tecnologiche permettono il costante adattamento al terreno.

E-SKIN SHIRT Xenoma

Un’esperienza di completa immersione nel gioco e una formula che migliora in ogni gioco. I 14 sensori di sforzo, collocati strategicamente sulla e-skin della maglietta, monitorano i movimenti del corpo dell’utente. La maglietta è lavabile in lavatrice e comprimibile. Un controllo centralizzato comunica con la maglietta e trasmette informazioni via Bluetooth.

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Punch one GERMANIA

© SOLARTEAM.BE

La futuristica auto fotovoltaica fatta con le noccioline.

Ventuno studenti dalle basi del Punch Powertrain Solar Team. Hanno 15 mesi a partire dal luglio 2016 per ideare il design e costruire una macchina solare così da poter partecipare alla Bridgestone World Solar Challenge del 2017. Armati di un’intensa dose di entusiasmo, motivazione e coraggio si sono tutti uniti alla squadra. Avendo un fine comune, lavoreranno sulla settima macchina solare belga. Le aspettative sono alte e la squadra non la lascerà vinta agli altri concorrenti e punta ad un buon risultato. I membri della squadra vengono da percorsi di studio di elettromeccanica, elettronica ed ingegneria chimica al KU Leuven. - Punch One Squadra 6 Nell’estate del 2014, la nuova squadra composta da 16 studenti iniziò a creare il design del “Punch One”, la settima macchina solare belga. La squadra del 2013 aveva creato una macchina molto affidabile, la quale consisteva in una base decente dalla quale partire. Dopo aver raggiunto il 6° posto al WSC del 2013 e il 3° posto all’Abu Dhabi Solar Challenge nel gennaio del 2015, la nuova squadra puntava anche oltre per il prossimo WSC del 2015. Dopo un anno di duro lavoro, abbiamo presentato orgogliosamente il “Punch One” a luglio del 2015 ed eravamo sicuri di avere un macchina solare formidabile. “Lo scopo principa-

le della nostra squadra era ottimizzare la prestazione della macchina solare da tutti i punti di vista compreso quello di un’esposizione solare più efficiente, di un nuovo motore, migliore aerodinamicità e molti altri dettagli per ottenere tutti i possibili watt”. Questa vettura futuristica è fatta con le noccioline! Le noccioline sono frutti dell’anacardo, coltivato in tutta la zona tropicale del mondo. I frutti dell’anacardo sono chiusi in un guscio ricco di olio, non alimentare e di difficile utilizzo. Fin quando non ci si è messa Aep Polimers, azienda di Trieste che effettua ricerche su materiali polimerici a cominciare dall’olio di guscio di anacardo (Cashew Nutshell Liquid, CNSL). In passato il guscio veniva bruciato nel processo riuscendo a recuperare energia nel processo. Purtroppo la parte utile per la combustione è la parte secca, e perdipiù bruciare olio genera inquinamento. La filiera dell’albero dell’anacardo è a basso impatto ambientale in quanto non necessita né di irrigazione artificiale né di fertilizzanti. Dal guscio viene ricavata la parte secca, che diventa biomassa per utilizzi energetici e CNSL.

“Punch One, auto fotovoltaica che contiene una resina bio-derivata da CNSL, con un contenuto bio del 95%. ”

Nelle foto: in alto. la gara di Bridgestone World Solar Challenge 2017. Nella pagina successiva. In alto: processi di sintesi e testing di resine bio-derivate presso il laboratorio di AEP Polymers; in basso l’auto fotovoltaica Punch One

M.T Harvey nel 1926 scopre l’utilizzo di questo fenolo naturale che oggi ha diverse applicazioni

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industriali, come la creazione di resine solide sotto forma di polveri che possono essere utilizzate nel settore automobilistico e nello specifico per i freni. Dopo la distillazione si ottiene anche un prodotto purificato, il cardanolo, che può essere usato per sostituire i fenoli di provenienza fossile nelle applicazioni industriali più difficili, come la tenacizzazione e flessibilizzazione di resine. Il cardanolo diventa così una materia prima di derivazione seconda che può essere impiegata per diversi usi con processi produttivi standard, come l’aggiunta di gruppi funzionali specifici o la polimerizzazione controllata. In questo modo, in base alla funzionalità desiderata, si ottengono materiali diversi che possono essere miscelati tra loro o con materiali da petrolio realizzando così matrici per compositi fibrorinforzanti, come le resine epossidiche, le schiume poliuretaniche per l’isolamento, gli adesivi sigillanti e gli elastomeri. Dal 2013 AEP Polymers è dentro questa nuova sfida, produce infatti polimeri industriali da materiali di scarto di origine bio. Nasce così la struttura in composito-resina di cardanolo con fibra di carbonio del prototipo Punch One, auto fotovoltaica di Solarteam, veicolo futuristico contiene una resina bio-derivata da CNSL, con un contenuto bio del 95%. Neomateriali nell’economia circolare, Edizioni Ambiente, Milano 2017

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Nuove tecnologie e nuovi materiali verso nuovi record. Ecco i materiali che aiutano a vincere nello sport. Prima allenatevi...

materiali

SPORT DESIGN

Tecnologia e materiali Quanto contano nello sport?

Il rapporto tra sport e tecnologia e materiali esiste da sempre e oggi è più evidente che mai. Viviamo immersi nella tecnologia e ci sembra normale che, di Olimpiade in Olimpiade, le performance degli sportivi ci stupiscano anche per le trovate tecnologiche messe a punto nel quadriennio. Diamo per scontato che i telai delle biciclette tendano a essere sempre più leggeri e che le innovazioni siano millimetriche. Gli stratagemmi tecnologici esistono da sempre e in alcuni casi hanno portato a successi notevoli. Nelle Olimpiadi antiche, per esempio, i lottatori si cospargevano il corpo con unguenti per essere difficili da afferrare, ma anche le staffe per andare a cavallo entrano a far parte della rosa dei supporti tecnologici. Generalmente le innovazioni tecnologiche accompagnano lo sport con piccole trasformazioni, ma può capitare che facciano salti improvvisi: arriva il momento in cui, alle Olimpiadi invernali, un atleta si presenta con gli sci di alluminio anziché di legno. Dalla gara successiva quella diventa la tecnologia dominante. Anche negli sport in cui l’apporto tecnologico non è così evidente, come per esempio nel nuoto, le innovazioni ci sono e vanno di pari passo agli allenamenti degli atleti, alle ore di fatica e al loro talento. Aiutano a migliorare le performance e sono al servizio delle tecniche di allenamento, degli strumenti e delle attrezzature sportive. “Certe volte, però, arriva un’innovazione così dirompente che rischia di falsare le gerarchie tra gli atleti. Mi riferisco al caso dei super costumi di poliuretano. Quando uscirono, la Federazione Italiana me li diede da studiare: davano un vantaggio tra 0,7 e 1 secondo nei 100 me-

tri e il vantaggio cambiava da atleta ad atleta. Il francese Alain Bernard ha abbassato il record di 7 decimi di secondo, non perché fosse un talento eccezionale, ma perché era grosso e quei costumi funzionavano meglio su corpi di quel tipo”. “Era tutto basato sui costumi e succedevano anche cose bizzarre: gli atleti si mettevano un costume sopra all’altro, oppure i costumi stessi si laceravano sui blocchi di partenza, come è successo alla nuotatrice Flavia Zoccari che ha dovuto abbandonare la gara. Il record deve rispecchiare la vera gerarchia degli atleti. Noi, come pubblico, non accetteremmo mai che il Chievo batta il Barcellona solo per merito di una scarpetta speciale”. A bandire i super costumi dalle competizioni, infatti, sono stati proprio gli atleti e gli allenatori che hanno preferito tornare a concentrarsi sulle basi di questo sport, forse uno tra i più tecnici in assoluto. Tra i vari dispositivi tecnologici di APLab ci sono anche le palette KZ, un sistema brevettato che misura la pressione esercitata dal nuotatore durante le bracciate. Le palette, che si adagiano tra le dita, sono in fibra di carbonio e inviano i dati a un’unità di acquisizione che il nuotatore indossa in cintura. “Intervenendo in maniera quasi millimetrica sulla preparazione dell’atleta, grazie all’uso di questi device tecnologici, si riescono pian piano ad abbassare i record, anche se non bisogna dimenticare che lo sport rimane una competizione tra atleti”,Forse è solo nella Formula 1 e nel Moto GP che perdiamo di vista il pilota per tifare la casa produttrice e accettiamo che la competizione sia tra le diverse tecnologie.

Di Nunzio Lanotte, ingegnere meccanico fondatore di APLab nonché pentatleta agonista e autore del libro “Sportivi ad alta tecnologia” per Zanichelli Editore.

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isolanti

Materiali

In questa pagina. Giacca in goretex. Nella pagina accanto. In alto: maglia in poliestere e filamenti di poliestere; Burton Power Stretch Hood. In basso: neoprene in vari colori.

Goretex

Al caldo anche a temperature estremamente basse

Isolamento termico e impermeabilità, per capi adatti a temperature minime e massime profondità

Il Gore-Tex è stato inventato dai famosi imprenditori tessili americani Wilbert L. Gore (1912-1986) e da suo figlio Robert W. Il nome deriva proprio dal loro cognome, letteralmente “tessuto Gore”.

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Questo materiale è composto da politetrafluoroetilene (PTFE) espanso termomeccanicamente. Il tessuto vero e proprio è poi costituito da dieci membrane di Gore-Tex ciascuna delle quali presenta circa 9 miliardi di microscopici fori per pollice quadrato. Ciascun foro è circa 20.000 volte più piccolo di una goccia d’acqua, e quindi non la lascia passare, rendendo il tessuto impermeabile ma permette il passaggio del vapore acqueo prodotto dalla sudorazione umana, rendendo il tessuto traspirante. Il Gore-Tex, come gli altri materiali composti da politetrafluoroetilene (Teflon), viene usato per numerose applicazioni: tessuti tecnici e ad alte prestazioni, ma anche guarnizioni e isolanti. In particolare ha presentato una grossa evoluzione per alcuni settori quali l’alpinismo e gli sport estremi in generale, in quanto ha permesso la produzione di abbigliamento tecnico (giacche a vento) resistente all’acqua, al vento, traspirante e assai leggero. La membrana estremamente sottile di politetrafluoroetilene espanso, spessa appena

0,01 mm, nella Gore-Tex® 3L si trova tra la fodera interna ad alte prestazioni (L3) e la superficie esterna (L1), quindi le tre componenti del laminato sono incollate a formare un unico strato, non c’è sfregamento tra loro, garantendo una minore usura e una durata superiore. Nella membrana Gore-Tex® 2,5L al posto della fodera interna c’è una pellicola sottile e protettiva incollata alla membrana. Questa costruzione Z-liner ha il vantaggio che con meno cuciture termosaldate i produttori hanno più libertà nel design dei modelli. Infine, nel laminato a due strati 2L, la membrana è solo unita alla superficie esterna, mentre la fodera è libera all’interno del capo, questa caratteristica consente una migliore vestibilità, comfort e versatilità.

Scheda tecnica Anno 1976

composizione politetrafluoro- etilene espanso

funzione impermeabile, traspirante

applicazioni tessuti tecnici /alpinismo


Poliestere

Ingualcibile, irrestringibile, protettivo

I poliesteri sono una classe di polimeri ottenuti per polimerizzazione a stadi.Filati di poliestere vengono utilizzati soprattutto nell’abbigliamento sportivo. Le caratteristiche dei fili di poliestere sono oltre ad un’ottima tenacità e resilienza, un’elevata resistenza all’abrasione, alle pieghe e al calore, un elevato modulo di elasticità e una minima ripresa di umidità nonché una buona resistenza agli agenti chimici e fisici. Tutte queste caratteristiche fanno in modo che il poliestere sia impiegato puro o in mista con altre fibre naturali, artificiale o sintetiche.

Conferisce ai prodotti ingualcibilità, resistenza all’usura, stabilità dimensionale. I tessuti di poliestere, grazie al basso coefficiente di assorbimento dei liquidi, non assorbono l’umidità, il che li rende impermeabili e resistenti allo sporco. Il basso coefficiente di trasmissione del calore permette di trattenere il calore del corpo con caratteristiche migliori a quelle della lana. Usato per creare il pile, tessuto sintetico di origine relativamente recente. Nasce nel 1979 dalla messa a punto di una fibra sintetica, ricavata dal poliestere, da parte della ditta americana Malden Mills, (polartec).

Scheda tecnica Anno 1941

composizione polimero

funzione

trattenere il calore

applicazioni Pile

Neoprene

Galleggiare leggeri

Scheda tecnica Anno 1930

composizione cloroprene polimerizzato

funzione galleggiante, isolante

applicazioni

La scoperta del neoprene nei laboratori Dupont risale al 1930. Appartiene ad una famiglia di gomme sintetiche ottenute dalla polimerizzazione del cloroprene. Il Neoprene è un prodotto gommoso e poroso; come tale presenta al suo interno numerose microcelle che contengono e intrappolano l’aria. Ciò conferisce al neoprene le caratteristiche di leggerezza e isolamento termico. L’aria contenuta nella struttura microcellulare favorisce il galleggiamento negli sport acquatici.

antipioggia, mute subaquee

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super resistenti

Materiali

Grafene

Un ipermateriale per lo sport

Il grafene è un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo). Ha la resistenza meccanica del diamante e la flessibilità della plastica. Il grafene, è in realtà la condizione particolare planare già descritta per i Fullereni. Come suggerisce la desinenza -ene del nome, gli atomi sono ibridati nella forma sp², e si dispongono quindi a formare esagoni con angoli di 120°. In presenza di imperfezioni (pentagoni o ettagoni invece degli esagoni), la struttura si deforma: con 12 pentagoni si ha un fullerene. La presenza di singoli pentagoni o ettagoni provoca invece increspature della superficie.

Gli ultra-resistenti, super protettivi, leggeri e dinamici. Consentono nuove e inattese performance sportive

Le scoperte sul grafene e le sue applicazioni (realizzazione di un transistor) sono valse il premio Nobel per la fisica 2010 ai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novoselov dell’Università di Manchester. Nonostante i problemi iniziali nell’applicabilità del grafene a singolo strato, i due fisici hanno evoluto il materiale fino alla costruzione del cosiddetto grafene a doppio strato, che garantisce più resistenza e flessibilità di utilizzo.

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Il grafene è stato applicato per la prima volta nel tennis nel 2012 con la creazione di una racchetta nella quale fu aggiunto un innesto in grafene al cuore della racchetta, per rendere tale zona più leggera e dinamica e potendo così aggiungere peso al manico e in testa alla racchetta.

Scheda tecnica Anno 2004

composizione

atomi

di carbonio

funzione alleggerente, rinforzante

applicazioni

tennis, sci


Scheda tecnica

Da sinistra vero destra, dall’alto verso il basso: grafene grezzo; guanti

Anno 1929

Kawasaki motocross / enduro; ginocchiera per motociclisti in D3O;

composizione politetrafluoro- etilene espanso

particelle di D3O

funzione antistrappo, antiabrasione

applicazioni guanti da moto /zaini

Cordura

Non teme gli agenti atmosferici e l’alta velocità

Cordura è un tessuto caratterizzato da un’eccezionale resistenza a tutti gli agenti atmosferici, che non perde i suoi eccellenti parametri di resistenza (allo strappo e all’abrasione), nonostante l’azione dell’ambiente esterno. Il tessuto Cordura è realizzato con fibre di poliammide, rivestite con diversi strati di poliuretano (di solito, da due a quattro). La parte esterna del tessuto è rivestita con uno strato di Teflon, che aumenta la sua idrorepellenza e respinge lo sporco. Inoltre, questo tessuto, grazie alla sua struttura interna, è molto leggero, una caratteristica che assume particolare importanza nel caso di zaini di grandi dimensioni.

D3O

Il malleabile che se colpito diventa di pietra

I polimeri dilatanti di cui il d3o è composto, se subiscono un urto si induriscono nell’oridine del centesimo di secondo distribuendo l’energia ricevuta lungo tutto il materiale grazie alle loro proprietà elastomeriche (viscoelasticità). Il d3o è malleabile e morbido se maneggiato con cura e lentamente. Usato per abbigliamento per motocicli, tute e materiali antiurto per il fitness.

Scheda tecnica Anno 2007

funzione

proteggere dagli urti

applicazioni

abbigliamento moto, fitness

© D3O.COM

composizione polimeri dilatanti

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bio-based

Materiali

Aircell

Muore e rinasce, all’infinito

Schiuma polimerica ammortizzante a celle chiuse, ottenuta dal post-consumo di prodotti in espanso. L’azienda riceve prodotti a fine vita dai consumatori e da diversi brand quali New Balnce, O’neill, Speedo e Toms. e ne ricicla le componenti o i prodotti interi rivendendo il materiale sotto forma di pellet e fogli. Le applicazioni riguardano tappetini da yoga, il settore calzaturiero, zaini, borse, accessori, selle da bicicletta e mute da sub; a fine vita il materiale è nuovamente riciclabile al 100%. Gli espansi sia a celle aperte che a celle chiuse hanno alti livelli di isolamento, di efficienza energetica e di integrità strutturale. La schiuma ha delle piccole celle all’interno del materiale che chiuse e si presentano compatte. Tale schiuma espande tra 35/50 volte il suo volume originario e presenta una resistenza ed una durezza ragguardevoli. Un fattore importante della schiuma di poliuretano è la densità. Maggiore è la densità, più resistente, più dura e compatta sarà la schiuma. La schiuma a celle chiuse presenta vantaggi sia per quanto riguarda la densità (resistenza) sia per la conducibilità termica (potere isolante).

Materiali biologici. Materie prime che possiedono una natura “viva”, organica e rinnovabile

L’espanso a celle chiuse vanta un valore di Conducibilità Termica media più basso e quindi più efficiente rispetto alla schiuma a celle aperte.

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Scheda tecnica Anno 1976

composizione schiuma polimerica

funzione isolante

applicazioni

mute, selle da bici


Dall’alto verso il basso. Muta a fine vita, agglomerato di poliuretano espanso, sellino da bici FabricCell in Aircell. Sul lato destro. Pianta di Havea, Patagonia Yulex wetsuit

Yulex

Gomma naturale al 100%

Yulex pure è un materiale espanso a cellule chiuse ad alte prestazioni in grado di sostituire i corrispondenti materiali derivati dal petrolio, come il neoprene, o altre gomme maggiormente impattanti. Yulex pure è ricavato dalle piante di Havea certificate FSC e coltivate negli USA oppure dagli arbusti di Parthenium argentatum, detto anche guayule, una pianta originaria del Centro America, attraverso processi di biosintesi naturale. È nelle mute da surf che Yulex ha avuto il maggior successo, attraverso un co-branding con Patagonia. Queste mute da surf sono realizzate al 100% in Havea certificata FSC, completamente privo di componente fossile. Patagonia ha messo a disposizione le conoscenze sviluppate, in ottica open source, anche per applicazioni in altri settori. L’obiettivo è certo ridurre il prezzo attraverso un aumento dei volumi, ma soprattutto consentire un allargamento della piattaforma di utilizzatori e quindi un’estensione dell’uso di questo materiale rinnovabile.

Scheda tecnica Anno 2008

composizione Havea

funzione isolante

applicazioni mute

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Pebax

Si piega, rimbalza, si raffredda ma non si spezza

Pebax Rnew è un elastomero termoplastico, resistente agli UV, al calore e agli sbalzi termici, realizzato in polietere flessibile e poliammide da fonte rinnovabile. Il contenuto bio-based di questo polimero varia tra il 17% e il 97%. Pebax sviluppato da Arkema, viene usato per gli articoli sportivi per le sue proprietà termoplastiche anche alle temperature più rigide. Le resine Pebax sono estremamente leggere - di solito più del 20% più leggere rispetto ai polimeri competitivi. Offrono anche un ritorno energetico estremamente efficiente durante il ciclo di flessione ripetuto. Essi presentano generalmente bassi livelli di isteresi. Ciò significa che un’alta percentuale di energia in flessione del polimero (cioè la fase di un atleta) viene restituita durante il rimbalzo. Questa combinazione di estrema flessione flessibile e di leggerezza estrema rendono i polimeri Pebax la scelta pre-

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mium per molti marchi sportivi - scarpe e attrezzature.

In questa pagina. Da sinistra verso destra: pebax grezzo; Nike Air

Inoltre, i polimeri di Pebax mostrano un’ampia consistenza della reazione flessionale su una vasta gamma di temperature. Ciò significa prestazioni relativamente coerenti a temperature più alte e basse. Agli atleti piace questo sentimento nelle loro scarpe; sentono una risposta simile in condizioni di caldo e freddo.

Scheda tecnica Anno 1976

composizione polietere, poliammide

funzione flessibile, isolante

applicazioni

suole per scarpe tecniche

Zoom JP con suporto in Pebax; Mizuno Wave Catalyst. Nella pagina accanto. Da sinistra verso destra: chicchi di caffè; filo da cucito ricavato dal caffè; tessuti S.cafè


S.cafè

Bevilo, indossalo

Arriva dall’Asia il progetto che recupera i fondi di caffè e li trasforma in un tessuto ecologico. Si tratta di S.café, materiale ideale per l’abbigliamento outdoor. S.café e viene prodotto grazie a una tecnologia innovativa brevettata dall’azienda taiwanese Singtex insieme a un gruppo di ricercatori. Una conferma, dunque, che materiali derivati dagli scarti alimentari o agricoli rappresentano una grande opportunità per ridurre l’utilizzo di tessuti sintetici, la cui lavorazione prevede l’impiego di sostanze chimiche fortemente dannose per l’ambiente e le persone. Gli ideatori del nuovo tessuto hi-tech sono la coppia formata da Jason Chen, proprietario di Singtex, e sua moglie Amy Chen. L’idea è venuta quando, mentre i due sedevano a un bar, un uomo chiese se fos-

se possibile raccogliere i fondi di caffè usati per portarli a casa. Cercando di trovare un senso a una richiesta talmente bizzarra, Amy scherzò con il marito che, forse, l’uomo avrebbe utilizzato gli scarti per rimuovere i cattivi odori dai vestiti. Così, insieme a un gruppo di ricercatori Jason Chen si è messo all’opera per la creazione di un filato che, sfruttando le naturali proprietà deodoranti del caffè, si prestasse bene alla produzione di articoli di moda outdoor e per il tempo libero. S.café è nato ufficialmente nel 2009, dopo quattro lunghi anni di ricerche.Un tessuto ecologico dalle alte prestazioni. Di tutto il caffè impiegato nella preparazione della bevanda solo una minima parte finisce all’interno della tazza. Il restante 99,8 per cento, normalmente gettato nella spazzatura, viene recuperato da S.café che lo unisce al poliestere riciclato e lo trasforma in un filato pronto alla tessitura. Il risultato finale è un tessuto performante che, rilasciando umidità, asciuga più velocemente del cotone, assorbe i cattivi odori,

protegge dai raggi dannosi del sole e mantiene isolata la pelle dal freddo nei mesi invernali. Secondo Greenpeace Germania l’abbigliamento sportivo viene prodotto con materiali che presentano un alto tasso di perfluorurati (PFC), sostanze inquinanti utilizzate per la loro impermeabilità ed elasticità. S.cafè è un’alternativa ai tradizionali materiali outdoor.

Scheda tecnica Anno 2009

composizione caffe

funzione

attutire odori, isolare

applicazioni tessuti tecnici /alpinismo

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Accessori

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Finale NBA 2017 : Warriors VS. Cavaliers Š nba.com

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Foto di Š Vincent Thian

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Foto di Š Gonzaloarroyo Sport Design for All | n° 0 | dicembre 2017

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Rio 2016 Š Gamesanatomy.it

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