Scienza e impegno civile

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Stralcio della relazione del Professore Antonio Di Nola al Convegno dedicato a “Domenico Cirillo” del 10 aprile 2014 Sala Consiliare Comune di Grumo Nevano – Napoli

Scienza e impegno civile Commemorare, onorare, va bene, specie se questo aiuta a cogliere una lezione di vita. Una possibile lezione di vita che traggo, ispirato dalla storia di Domenico Cirillo è la seguente: Strada maestra per la condotta di un cittadino è quella di non rinunciare mai allo sguardo analitico sui fatti, sulla storia e sui fenomeni sociali. Questa strada maestra comporta due testimonianze: 1) la pratica di un laicismo indagatore 2) la pratica di una continua difesa della propria dignità civile. Il modo con cui Cirillo ha difeso il principio di dignità civile è stata la conseguenza di una formazione e di una adesione allo spirito della scienza. Ritengo che oggi è più che mai presente una minaccia alla nostra dignità civile. Questo pericolo si annida in una certa mistica delle Istituzioni. Una mistica delle Istituzioni che essenzialmente è una mistica del potere. Essa, da mistica del potere, si trasforma in una mistica dei rappresentanti delle Istituzioni e infine nella mistica di essi stessi, come singoli uomini, i quali tendono a considerarsi e a farsi percepire come supercittadini. In questo modo nascono corpi sociali che spingono il potere democratico ed elettivo a sancire garanzie, sotto varie forme, a difesa del ruolo pubblico di questi stessi corpi sociali.

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Ciò è in evidente conflitto con lo spirito democratico e liberale, in quanto tende a consolidare uno squilibrio sia tra i corpi dello stato che tra i corpi dello stato e i singoli cittadini. Credo allora che solo una mistica del cittadino possa bilanciare il potere dei supercittadini. Vorrei allora, almeno implicitamente, considerare il singolo, semplice, cittadino come portatore di una dignità regale. Nulla di nuovo, se si pensa al conflitto tra aristocrazia e borghesia al tempo della rivoluzione francese. I segni del potere: Per riconoscere dove si annida la tentazione alla mistica del potere, e quali ordini o corporazioni sono prossimi ad essa, bisogna considerare l'uso che questi fanno dei segni esteriori del potere: scettri, toghe, scorte, moniti alla nazione, etc. Tutte forme, queste, che tendono alla ostensione simbolica del potere, che è allusione ad una necessità superiore. E' facile osservare che il più puro potere democratico, cioè quello che si esplica con le prerogative e con i diritti del cittadino, sembra non avere alcun segno di questo stato regale. Un cittadino può solo essere fieri della propria carta di identità. Questo squilibrio è fonte di gravi pericoli per i cittadini che non sono, nè pretendono di essere, dei supercittadini.

Il prestigio del potere o delle istituzioni vs. il prestigio del cittadino: Nel concetto di prestigio, sia esso di un potere, di una istituzione o di rappresentanti di essi, si nasconde ancora una volta il pericolo di squilibri democratici. Non è inconsueto che cariche dello stato raccomandino la salvaguardia del prestigio di membri di istituzioni democratiche, o delle istituzioni stesse. Ancora una volta, per osmosi, le prerogative, e i meriti, attinenti alle istituzioni, procedono concretamente verso i rappresentati di esse, i quali tendono ad accreditare al proprio profilo civico, questi meriti o le prerogative stesse. Viene da chiedersi sulla natura del prestigio di un potere, e se esso è un bene pubblico chiaramente definibile. Se no, esso è una minaccia per il cittadino. Sotto nome diverso questo prestigio viene presentato come dignità del ruolo, la cui definizione esplicita è altamente problematica e www.grumonevano.net


credo anche pericolosa. Infatti, se un certo ruolo repubblicano pretende il riconoscimento di una marcata dignità, allora si mira a squilibrare il rapporto col cittadino. Così è nata la dignità aristocratica. Insomma siamo di fronte al dualismo: nobile-ignobile.

Riscontro nella vita politica di Domenico Cirillo una sorta di implicita testimonianza dei valori e dei timori che ho tentato di descrivere

La mia più modesta testimonianza è quella di un grumese, cristiano, cattolico, ma cittadino laico. Io mi sento un testimone di una crisi che rischia la disfatta: la crisi di Grumo, che non è altro che un esito locale della più vasta crisi di Napoli e del meridione. La nostra comunità ormai rischia di perdere del tutto il senso delle proprie radici. E' in atto, da tempo, una dissipazione sociale, culturale e materiale dell'apporto cumulativo del fluire delle generazioni. Si percepisce, oggi, una frattura, una discontinuità. Una seconda drammatica emigrazione. E’ ovvio che col passare del tempo le città e le comunità si trasformino, ed è importante capire come si è trasformata la nostra comunità. Forse, ora bisogna chiedersi se essa esista ancora oppure no. Per capire tutto ciò, è importante munirsi di quello spirito indagatore, che è anche spirito scientifico, a cui ho già accennato. Ma questa è un’opera difficile, visto come si consuma l'avvelenamento della coscienza della nostra dignità civile. La vera terra dei fuochi è quella della nostra coscienza civile. In questa emergenza culturale sembrano moltiplicarsi figure pubbliche che cercano di accreditare a se stessi il ruolo di eroici difensori dei nostri diritti. Ma un vero cittadino, libero e maturo, rifiuta questa intermediazione e si erge a uomo libero e consapevole della propria dignità. Le nostre terre hanno bisogno di meno eroi, e di più testimonianze civili, meno manifestazioni e più comprensione dei fenomeni, dei fatti, e di www.grumonevano.net


pi첫 attenzione alle proprie radici e alla struttura sociale delle popolazioni che esse ospitano.

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