BiHere - Villaggio San Francesco Magazine n.1

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N.1

Parliamo di Gentilezza Speaking about Kindness


Nasce Bi Card:

l’esclusiva carta fedeltà del gruppo Bi Holiday!

La nostra web app.

Nasce Bi Card: l’esclusiva carta fedeltà del gruppo Bi Holiday!

Our web app.

D iventa parte della nostra famiglia e goditi tutti i vantaggi!

Prenotando direttamente dal nostro sito o contattando i nostri operatori verrà attivata la tua Bi Card personale, la nostra esclusiva carta fedeltà digitale con la quale avrai tantissimi vantaggi al Villaggio San Francesco e in tutti i villaggi del gruppo. Come ottenerla Ottenere la Bi Card è semplice: verrà attivata in automatico prenotando il tuo soggiorno online sul nostro sito

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oppure tramite richiesta di preventivo. Bi Card è valida solo per clienti diretti e non può essere commutata in denaro. Bi Card e Bi Coin possono essere usate per acquistare servizi erogati direttamente dal Villaggio San Francesco e BiVillage. 1 Bi Coin ha il valore di 0,50€.

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iventa parte della nostra famiglia e goditi tutti i vantaggi! Prenotando direttamente dal nostro sito o contattando i nostri operatori verrà attivata la tua Bi Card personale, la nostra esclusiva carta fedeltà digitale con la quale avrai tantissimi vantaggi al Villaggio San Francesco e in tutti i villaggi del gruppo.

Come ottenerla Ottenere la Bi Card è semplice: verrà attivata in automatico prenotando il tuo soggiorno online sul nostro sito oppure tramite richiesta di preventivo Bi Card è valida solo per clienti diretti e non può essere commutata in denaro. Bi Card e Bi Coin possono essere usate per acquistare servizi erogati direttamente dal Villaggio San Francesco e BiVillage. 1 Bi Coin ha il valore di 0,50€.

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E

Al tuo arrivo riceverai i codici per accedere alla web app. La sicurezza e la salute sono da sempre al primo posto per noi: lavoriamo per garantirti tutti i giorni un Villaggio da vivere in completa tranquillità! Attraverso la app potrai: • riservare il tuo posto a eventi, attività, spettacoli • prenotare le tue lezioni di fitness preferite • ordinare i piatti più buoni dei ristoranti e riceverli direttamente dove sei • assistere a lezioni e attività live prenotare il tuo posto in spiaggia.

Al tuo arrivo riceverai i codici per accedere alla web app. La sicurezza e la salute sono da sempre al primo posto per noi: lavoriamo per garantirti tutti i giorni un Villaggio da vivere in completa tranquillità! Attraverso la app potrai: • riservare il tuo posto a eventi, attività, spettacoli • prenotare le tue lezioni di fitness preferite • ordinare i piatti più buoni dei ristoranti e riceverli direttamente dove sei • assistere a lezioni e attività live prenotare il tuo posto in spiaggia.

NTRA IN UN VILLAGGIO VERAMENTE ACCESSIBILE E SICURO

NTRA IN UN VILLAGGIO VERAMENTE ACCESSIBILE E SICURO

La Gentilezza

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Gentile ospite, benvenuto nella nostra community di Bi Holiday. L’ Accoglienza è il nostro lavoro, la nostra missione il nostro modo d’essere. Da più di 50 anni la nostra famiglia, ha investito affinché ti potessi sentire a casa o in qualsiasi posto avessi avuto necessità di trovarti. Da solo, con i tuoi amici con i tuoi familiari ma sentirti nel luogo giusto. Che fosse spazio, sentimento ed esperienze da raccontare perché vissute. Questo vorrebbe essere il mio, il nostro benvenuto in questo villaggio nel tuo buen retiro. Ho dato ascolto al tuo sentire prima che arrivassi qui, sappi che mi trovai disponibile ad ascoltarti quando partirai per rendere il tuo ritorno ancora più entusiastico perché atteso. Felice Vacanza.

Caterina Biasuzzi

Gentile ospite, benvenuto nella nostra community di Bi Holiday. L’ Accoglienza è il nostro lavoro, la nostra missione il nostro modo d’essere. Da più di 50 anni la nostra famiglia, ha investito affinché ti potessi sentire a casa o in qualsiasi posto avessi avuto necessità di trovarti. Da solo, con i tuoi amici con i tuoi familiari ma sentirti nel luogo giusto. Che fosse spazio, sentimento ed esperienze da raccontare perché vissute. Questo vorrebbe essere il mio, il nostro benvenuto in questo villaggio nel tuo buen retiro. Ho dato ascolto al tuo sentire prima che arrivassi qui, sappi che mi trovai disponibile ad ascoltarti quando partirai per rendere il tuo ritorno ancora più entusiastico perché atteso. Felice Vacanza.

Caterina Biasuzzi

Coltiviamo la Gentilezza Il 13 novembre è la giornata internazionale della gentilezza, un sentimento che dovremmo far tornare alla base di ogni societa’. Coltiviamo la Gentilezza. Il 13 novembre è la giornata internazionale della gentilezza, un sentimento che dovremmo far tornare alla base di ogni societa’.

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S Caterina Biasuzzi product manager Bi Holiday – Villaggi Vacanze

#iltuopensieroconta #icareaboutyou #teniamoate Scrivimi qui / Write me: quality@villaggiosfrancesco.com

e c’è una cosa che negli ultimi tempi abbiamo raggiunto è la consapevolezza dell’importanza dello sguardo, di uno sguardo; lo sguardo di chi, con il volto coperto da una mascherina, non può far altro che concedere all’altro gli occhi e la loro intensità; la luce di un’occhiata che può rendere ogni cosa più dura o più morbida, a seconda delle circostanze. Uno sguardo che possa essere gentile, nell’ipotesi in cui l’accoglienza debba determinarsi su territori di inclusiva riconoscenza. Riconoscersi, appunto, anche non proferendo parola ma attivando quell’energia che soltanto chi abbia voglia di “leggere dentro un’anima” è in grado di raggiungere. Gentilezza. Gentile è una mano tesa. Gentile è il gesto di un artista che stende colori su di una tela bianca. Gentile è la prima parola scritta su un foglio bianco, incipit di qualsivoglia storia: da raccontare, da leggere. Gentile è la persona che porta il nostro cibo sulle tavole ciò che è stato ordinato così come gentile è il modo di chi abbia precedentemente ordinato. Gentile è un “grazie” anche quando non vi è bisogno, profuso solo con la volontà di far percepire la propria disposizione d’animo nei confronti di una collettività che troppo spesso si ritrova immersa – se non sommersa – di caos calmo. Gentile è l’aiuto ad un bambino così come una mano tesa nei confronti di chi abbia più bisogno del nostro ausilio. Gentile è una voce sincera che include e non esclude, che pone interrogativi senza pretendere assolute risposte. Gentile è il silenzio del mare ed il suono delle montagne. Gentile è un sorriso. Gentile è una possibilità oltre che un’esigenza contemporanea. Secondo uno studio italo-americano di ricercatori del National Institute on Aging è noto che nei soggetti più competitivi, tra i 14 ed i 94 anni, vi è un ispessimento delle carotidi del 40% maggiore

di coloro che preferiscono un sorriso ad un’espressione o ad un tono aggressivi cosa che ci fa evincere immediatamente quanto la gentilezza faccia bene alla salute. E se volessimo restare sempre all’interno di statistiche accertate, continuiamo con il dire che sulla base di uno studio di Jonathan Bolhmann della North Carolina State University un bravo capo – un capo, cioè, che atteggia consensi positivi nei confronti delle persone da coordinare – ottiene risultati migliori di chi assuma posizione da leadership, a volte, senza arte né parte. E così in avanti di classifiche, ricerche, studi ne potremmo trovare numerosi, tutti con lo stesso risultato evidente ed evidenziato: la gentilezza fa bene al cuore ed al corpo, oltre che allo spirito e chi come noi vive all’interno di società globalizzate ove i muri alzati sono ancora e troppo spesso maggiori di quelli abbattuti per accogliere si può rendere conto di quanto – e come – un atto gentile debba tornare ad essere base di partenza di umana condivisione e consapevolezza, senza sé e senza ma così come – senza voler scomodare rime

metriche – senza età se, in ultimo, volessimo sottolineare come il tanto dibattuto e terribile fenomeno di bullismo all’interno delle scuole primarie, sempre secondo uno studio questa volta della University of British Columbia, che ha visto protagonisti 400 bambini e bambine tra i 9 e gli 11 anni, sia prevenuto da gesti educati e, appunto, gentili; gli stessi, infatti, all’interno delle scuole americane, hanno dato esiti di maggiore fiducia, collaborazione e gentilezza in contesti scolastici, neanche a farlo apposta. Insomma, è chiaro quanto e come sia la gentilezza quel sentimento da dover far tornare come incipit di qualsiai relazione sociale e, qualora volessimo educare finalmente anche i più piccoli delle nostre società alla stessa, è evidente quanto il primo gesto, il primo esempio, il primo dettaglio importante, debba essere azionato dagli adulti di ogni contesto altrimenti ci ritroveremmo sempre a giudicare azioni negative senza prima esserci resi conto che i primi a perseverare in errori reiterati siamo e saremmo sempre noi. Di Michela Bonafoni - Ilenia Cherubin

La Gentilezza

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S

e c’è una cosa che negli ultimi tempi abbiamo raggiunto è la consapevolezza dell’importanza dello sguardo, di uno sguardo; lo sguardo di chi, con il volto coperto da una mascherina, non può far altro che concedere all’altro gli occhi e la loro intensità; la luce di un’occhiata che può rendere ogni cosa più dura o più morbida, a seconda delle circostanze. Uno sguardo che possa essere gentile, nell’ipotesi in cui l’accoglienza debba determinarsi su territori di inclusiva riconoscenza. Riconoscersi, appunto, anche non proferendo parola ma attivando quell’energia che soltanto chi abbia voglia di “leggere dentro un’anima” è in grado di raggiungere. Gentilezza. Gentile è una mano tesa. Gentile è il gesto di un artista che stende colori su di una tela bianca. Gentile è la prima parola scritta su un foglio bianco, incipit di qualsivoglia storia: da raccontare, da leggere. Gentile è un “grazie” anche quando non vi è bisogno, profuso solo con la volontà di far percepire la propria disposizione d’animo nei confronti di una collettività che troppo spesso si ritrova immersa – se non sommersa – di caos calmo. Gentile è l’aiuto ad un bambino così come una mano tesa nei confronti di chi abbia più bisogno del nostro ausilio. Gentile è una voce sincera che include e non esclude, che pone interrogativi senza pretendere assolute risposte. Gentile è il silenzio del mare ed il suono delle montagne. Gentile è un sorriso. Gentile è una possibilità oltre che un’esigenza contemporanea. Secondo uno studio italo-americano di ricercatori del National Institute on Aging è noto che nei soggetti più competitivi, tra i 14 ed i 94 anni, vi è un ispessimento delle carotidi del 40% maggiore di coloro che preferiscono un sorriso ad un’espressione o ad un tono aggressivi cosa che ci fa

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evincere immediatamente quanto la gentilezza faccia bene alla salute. E se volessimo restare sempre all’interno di statistiche accertate, continuiamo con il dire che sulla base di uno studio di Jonathan Bolhmann della North Carolina State University un bravo capo – un capo, cioè, che atteggia consensi positivi nei confronti delle persone da coordinare – ottiene risultati migliori di chi assuma posizione da leadership, a volte, senza arte né parte. E così in avanti di classifiche, ricerche, studi ne potremmo trovare numerosi, tutti con lo stesso

risultato evidente ed evidenziato: la gentilezza fa bene al cuore ed al corpo, oltre che allo spirito e chi come noi vive all’interno di società globalizzate ove i muri alzati sono ancora e troppo spesso maggiori di quelli abbattuti per accogliere si può rendere conto di quanto – e come – un atto gentile debba tornare ad essere base di partenza di umana condivisione e consapevolezza, senza sé e senza ma così come – senza voler scomodare rime metriche – senza età se, in ultimo, volessimo sottolineare come il tanto dibattuto e terribile fenomeno di bullismo all’interno delle scuole primarie,

sempre secondo uno studio questa volta della University of British Columbia, che ha visto protagonisti 400 bambini e bambine tra i 9 e gli 11 anni, possa essere prevenuto da gesti educati e, appunto, gentili; gli stessi, infatti, all’interno delle scuole americane, hanno dato esiti di maggiore fiducia, collaborazione e gentilezza all’interno dei contesti scolastici, neanche a farlo apposta. Insomma, è chiaro quanto e come sia la gentilezza quel sentimento da dover far tornare come incipit di qualsivoglia relazione sociale e, qualora volessimo educare finalmente anche i più piccoli delle nostre società alla stessa, è evidente quanto il primo gesto, il primo esempio, il primo dettaglio importante, debba essere azionato dagli adulti di ogni contesto altrimenti ci ritroveremmo sempre a giudicare azioni negative senza prima esserci resi conto che i primi a perseverare in errori reiterati siamo e saremmo sempre noi. Di Michela Bonafoni - Ilenia Cherubin

La Gentilezza

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L’angolo della gola

mantecato al bastardo del grappa

L’angolo della gola. Ricetta facile con ingredienti filiera corta regione veneto

Chef Patrick Monti

C

HI E’ PATRICK MONTI? Sono un ragazzo fortunato perché faccio un lavoro che mi da la possibilità di esprimere i miei gusti e la mia personalità e devo dire che nella mia professione il vivere da appassionato ti permette di andare avanti (moltissimi si perdono per strada, ndr)... ho avuto molte esperienze nei più importanti ristoranti stellati d’Italia ed Inghilterra. Ora svolgo la mia attività di Private Chef. COME E QUANDO E’ NATA LA TUA PASSIONE PER LA CUCINA? Come non lo so spiegare ma ricordo esattamente la prima volta che ho capito che cucinare sia un atto d’amore. Era l’ora di pranzo, avevo 12 anni ed ero solo a casa con i miei 3 fratelli più piccoli; mia madre, ragazza madre, stava tardando nel tornare da lavoro; preparai mia prima frittata di zucchine ! Ricordo ancora la soddisfazione nel vedere i miei fratelli pranzare per merito mio! DA MESI SEI ANCHE SPEAKER DI UNA RADIO LAZIALE. QUALE? COME RIESCI

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A FAR ARRIVARE LE PECULIARITA’ DELLA TUA PROFESSIONE ATTRAVERSO LA VOCE? Si! Conduco una trasmissione su Rid 96.8 fm che mi permette di esprimere la mia visione di cucina in una maniera per me inedita! In cucina si parla poco di solito, l’esprimersi è puramente pratico e sensoriale, ma in radio mi confronto con gli ospiti ( quasi sempre miei amici e grandi professionisti nel mondo enogastronomico), regalo ricette e idee per chi mi ascolta e, soprattutto in questo periodo, cerco di dare voce anche agli addetti ai lavori che molto stanno soffrendo della situazione pandemica. SE POTESSI SCEGLIERE, DOVE ANDRESTI IN VACANZA? Ho viaggiato tanto e ho sempre portato qualcosa dei miei viaggi nel mio modo di cucinare, sicuramente in posti sempre nuovi! Difficilmente replico una meta di viaggio. Per me è complicato scegliere dove in maniera tempestiva. Ora, comunque, mi viene in mente il Perù. HAI QUALCHE RICORDO LEGATO AL TUO LAVORO CHE VORRESTI CONDIVIDERE CON NOI? In giro per le cucine del mondo ne ho viste tante. Un ricordo in particolare è quando ho cucinato per la famiglia reale del Marocco, l’ex Presidente Sarkozy e Carla Bruni, ospiti di Re Mohamed VI,all’interno del Palazzo Reale di Marrakech. Avevo 26 anni. Di: Michela Bonafoni

C

HI E’ PATRICK MONTI? Sono un ragazzo fortunato perché faccio un lavoro che mi da la possibilità di esprimere i miei gusti e la mia

Risotto Amarone e radicchio trevigiano

personalità e devo dire che nella mia professione il vivere da appassionato ti permette di andare avanti (moltissimi si perdono per strada, ndr)... ho avuto molte esperienze nei più importanti ristoranti stellati d’Italia ed Inghilterra. Ora svolgo la mia attività di Private Chef. COME E QUANDO E’ NATA LA TUA PASSIONE PER LA CUCINA? Come non lo so spiegare ma ricordo esattamente la prima volta che ho capito che cucinare sia un atto d’amore. Era l’ora di pranzo, avevo 12 anni ed ero solo a casa con i miei 3 fratelli più piccoli; mia madre, ragazza madre, stava tardando nel tornare da lavoro; preparai mia prima frittata di zucchine ! Ricordo ancora la soddisfazione nel vedere i miei fratelli pranzare per merito mio! DA MESI SEI ANCHE SPEAKER DI UNA RADIO LAZIALE. QUALE? COME RIESCI A FAR ARRIVARE LE PECULIARITA’ DELLA TUA PROFESSIONE ATTRAVERSO LA VOCE? Si! Conduco una trasmissione su Rid 96.8 fm che mi permette di esprimere la mia visione di cucina in una maniera per me inedita! In cucina si parla poco di solito, l’esprimersi è puramente pratico e sensoriale, ma in radio mi confronto con gli ospiti ( quasi sempre miei amici e grandi professionisti nel mondo enogastronomico), regalo ricette e idee per chi mi ascolta e, soprattutto in questo periodo, cerco di dare voce anche agli addetti ai lavori che molto stanno soffrendo della situazione pandemica. SE POTESSI SCEGLIERE, DOVE ANDRESTI IN VACANZA? Ho viaggiato tanto e ho sempre portato qualcosa dei miei viaggi nel mio modo di cucinare, sicuramente in posti

INGREDIENTI PER 4 PERSONE riso Carnaroli * 320 g radicchio trevigiano500 g scalogno 1 brodo vegetale 1,8 l burro 50 g sale q.b. Amarone 2 bicchieri PER LA MANTECAZIONE Formaggio “bastardo Veneto” 180 g Parmigiano Reggiano 80 g - Burro 50 g

Ricetta facile con ingredienti filiera corta regione veneto

INGREDIENTI PER 4 PERSONE riso Carnaroli * 320 g radicchio trevigiano500 g scalogno 1 brodo vegetale 1,8 l burro 50 g sale q.b. Amarone 2 bicchieri PER LA MANTECAZIONE Formaggio “bastardo Veneto” 180 g Parmigiano Reggiano 80 g - Burro 50 g

PROCEDIMENTO Per il risotto al radicchio pelate lo scalogno e tritalo finemente. In una pentola bassa e larga fate sciogliere il burro e appassire lentamente lo scalogno per 10 minuti circa. Nel frattempo, prendete il radicchio, e tagliatelo a piccoli tocchetti, non appena il soffritto sarà pronto, alza la fiamma e fai appassire per un paio di minuti il radicchio, poi unisci il riso, fallo tostare per qualche minuto e unisci, poco alla volta, e “sfumate con l’Amarone, dopo aver fatto evaporare tutta la parte alcolica del vino continuate a bagnare il riso con il brodo fino a cottura; ci vorranno circa 15/16 minuti. Girate spesso il riso e idratatelo costantemente tenendo

il brodo a filo del riso. Quando il riso risulterà cotto ma ancora un filo al dente, spegnete la fiamma e lasciatelo riposare senza toccarlo per un paio di minuti, poi mantecate con il burro, il bastardo Veneto tagliato a cubettoni e il formaggio grattugiato, lasciandolo cremoso e all’onda. Fate riposare per 3/4 minuti e sarà pronto da servire!

PROCEDIMENTO Per il risotto al radicchio pelate lo scalogno e tritalo finemente. In una pentola bassa e larga fate sciogliere il burro e appassire lentamente lo scalogno per 10 minuti circa. Nel frattempo, prendete il radicchio, e tagliatelo a piccoli tocchetti, non appena il soffritto sarà pronto, alza la

fiamma e fai appassire per un paio di minuti il radicchio, poi unisci il riso, fallo tostare per qualche minuto e unisci, poco alla volta, e “sfumate con l’Amarone, dopo aver fatto evaporare tutta la parte alcolica del vino continuate a bagnare il riso con il brodo fino a cottura; ci vorranno circa 15/16 minuti. Girate spesso il riso e idratatelo costantemente tenendo il brodo a filo del riso. Quando il riso risulterà cotto ma ancora un filo al dente, spegnete la fiamma e lasciatelo riposare senza toccarlo per un paio di minuti, poi mantecate con il burro, il bastardo Veneto tagliato a cubettoni e il formaggio grattugiato, lasciandolo cremoso e all’onda. Fate riposare per 3/4 minuti e sarà pronto da servire!

L’angolo della gola

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Appuntamento dunque, il 12 e 13 Giugno al Villaggio San Francesco di Caorle.

I

Lo Sport

l 12 e il 13 Giugno, il Villaggio San Francesco sarà la location esclusiva della 3° Tappa del Campionato italiano di Moto d’acqua. Il Team Marina 4 a.s.d. in collaborazione con il Team Radical Riders a.s.d., organizza il 4° GP della città di Caorle, valevole come 3° tappa del campionato italiano moto d’acqua. Due giorni di gare dove si sfideranno in acqua cento tra i migliori piloti di questa specialità che si suddivide in 3 categorie di moto differenti.

Jetski I

l 12 e il 13 Giugno, il Villaggio San Francesco sarà la location esclusiva della 3° Tappa del Campionato italiano di Moto d’acqua. Il Team Marina 4 a.s.d. in collaborazione con il Team Radical Riders a.s.d., organizza il 4° GP della città di Caorle, valevole come 3° tappa del campionato italiano moto d’acqua. Due giorni di gare dove si sfideranno in acqua cento tra i migliori piloti di questa specialità che si suddivide in 3 categorie di moto differenti. La prima, è la categoria Jet-Ski, ovvero, le moto che si guidano in piedi, molto tecniche nella guida e faticose. Le gare di questa specialità si differenziano in base alla potenza delle

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moto e sono la classe SKI G3, SKI G2 e SKI G, moto. La seconda grande categoria è la Runabout, le moto che si guidano da sedute e che possono raggiungere potenze fino a 400 CV. Le gare di questa specialità sono diverse. Si parte dalla categoria Spark giovanile, dove corrono piloti dai 12 anni di età. Si passa poi alla categoria GP4 dove troviamo moto di piccola cilindrata, per terminare con le moto più grandi, le Runabout GP2 e GP1 che si differenziano anche qui per la potenza dei motori. Infine, un’altra specialità che si svolge con le moto Runabout è l’endurance, dove i piloti sono impegnati in gare della durata di 45 minuti mettendo a dura prova la

resistenza fisica e dei motori. La terza categoria è la più spettacolare: Il freestyle. In questa disciplina si utlizzano delle moto tipo jet-ski ma molto più piccole e leggere e con grande potenza. Questa è di sicuro la gara più scenografica, dove i piloti eseguono delle figure acrobatiche, i cosiddetti “giri della morte”, avvitamenti in aria, fontane d’acqua e tutto ciò che è nella fantasia del pilota. Le gare si svolgeranno partendo dal Sabato mattina con le prove libere e a seguire le qualificazioni e le prima manche di ogni categoria. Stesso iter per la Domenica, dove al termine della manifestazione verranno effettuate le premiazioni.

La prima, è la categoria Jet-Ski, ovvero, le moto che si guidano in piedi, molto tecniche nella guida e faticose. Le gare di questa specialità si differenziano in base alla potenza delle moto e sono la classe SKI G3, SKI G2 e SKI G, moto. La seconda grande categoria è la Runabout, le moto che si guidano da sedute e che possono raggiungere potenze fino a 400 CV. Le gare di questa specialità sono diverse. Si parte dalla categoria Spark giovanile, dove corrono piloti dai 12 anni di età. Si passa poi alla categoria GP4 dove troviamo moto di piccola cilindrata, per terminare con le moto più grandi, le Runabout GP2 e GP1 che si differenziano anche qui per la potenza dei motori. Infine, un’altra specialità che si svolge con le moto Runabout è l’endurance, dove i piloti sono impegnati in gare della durata di 45 minuti mettendo a dura prova la resistenza fisica e dei motori. La terza categoria è la più spettacolare: Il freestyle. In questa disciplina si utlizzano delle moto tipo jet-ski ma molto più piccole e

leggere e con grande potenza. Questa è di sicuro la gara più scenografica, dove i piloti eseguono delle figure acrobatiche, i cosiddetti “giri della morte”, avvitamenti in aria, fontane d’acqua e tutto ciò che è nella fantasia del pilota. Le gare si svolgeranno partendo dal Sabato mattina con le prove libere e a seguire le qualificazioni e le prima manche di ogni categoria. Stesso iter per la Domenica, dove al termine della manifestazione verranno effettuate le premiazioni. Appuntamento dunque, il 12 e 13 Giugno al Villaggio San Francesco di Caorle.

Lo Sport

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L’ospite Speciale parliamo di: Accessibilità L’ospite Speciale Parliamo di Accessibilità

“I

camping sono mediamente più avanti rispetto agli hotel e strutture ricettive sul tema dell’accessibilità per tutti. Il campeggio generalmente è più abituato all’innovazione e alla riqualificazione, intervenendo ogni anno”. Roberto Vitali è presidente di Village for all, la società che si occupa di monitorare le strutture ricettive in Italia e Croazia. A CHE PUNTO È L’ITALIA SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ PER I DISABILI? “La situazione è a macchia di leopardo: ci sono zone nel nostro Paese dove c’è attenzione alla qualità dell’accessibilità, altre meno. Tra le grandi città, ad esempio a Roma, è impossibile per le persone con disabilità che vogliono muoversi da sole. A Milano i servizi sono migliorati, ma la strada da fare è ancora molta per eliminare le barriere architettoniche”. COME VALUTA L’ESPERIENZA IN ALTRI PAESI? “Ho lavorato all’estero e anche lì la situazione varia sensibilmente: in Nord Europa c’è un’attenzione più alta sul tema della accessibilità e maggior rispetto delle norme, anche se sull’effettiva efficacia di determinate norme ci sarebbe molto da dire. In

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Roberto Vitali Presidente di Village for all Sudamerica e Medi Oriente non è semplice, ad esempio. Qui in Italia, occorre dire, sappiamo accogliere meglio che altrove e risolvere i problemi se ci sono”. COME SI POTREBBE INTERVENIRE? “Lo possiamo fare tutti, nelle azioni quotidiane. Molto spesso i comportamenti delle persone creano problemi. Ad esempio le bici lasciate sulle strisce pedonali, le moto sul marciapiede oppure il parcheggio in doppia fila, tutto questo crea ostacoli. Bisogna essere consapevoli che con le nostre azioni possiamo creare intralcio agli altri. Se cominciamo da qua, la vita diventa più semplice per chi ha qualche disabilità. Fatto questo saremmo già a buon punto”. DI COSA SI OCCUPA VILLAGE FOR ALL? “Raccogliamo informazioni che possono essere utili per capire quale autonomia ed indipendenza potrà avere un turista, che abbia bambini piccoli, che sia un Senior, o che abbia esigenze legate all’alimentazione, come intolleranze o allergie. Conosciamo bene le esigenze delle persone che hanno disabilità per diverse ragioni e abbiamo creato un network di strutture che offrono determinati servizi. Chiunque può rivolgersi al nostro sito

(www.villageforall.net) per richiedere informazioni”. IN CHE MODO LAVORATE? “Grazie ad un software ideato da noi, si chiama V4AInside, siamo in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie per un hotel, villaggio o agriturismo. Poi vengono elaborate e un report indica le migliorie da apportare. L’abbiamo utilizzato per edizione 2015 dell’Expo di Milano, poi lavoriamo in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia e Puglia. Non si tratta solo di rispettare le norme: l’accessibilità non è uno standard uguale per tutti, con il turista bisogna andare oltre il rispetto delle norme”. COME VALUTA IL CAMPING SAN

FRANCESCO E BI VILLAGE SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ? “Queste strutture sono molto attente alla qualità dei servizi, con un continuo sviluppo. Abbiamo iniziato anni fa a lavorare con le due strutture. Abbiamo svolto un monitoraggio di tutti gli spazi e restituito un rapporto, con una serie di cose da migliorare. Negli anni sono stati realizzati moltissimi interventi, che hanno eliminato barriere e gradini. E’ stato fatto un percorso che ha portato entrambe le strutture a migliorarsi sotto l’aspetto dell’accessibilità. A questo si sono sommate nuove competenze da parte del personale sull’accoglienza degli ospiti con disabilità. Il Bi Village in Croazia è ad uno standard di qualità che va oltre la normativa di quel Paese”.

“I

camping sono mediamente più avanti rispetto agli hotel e strutture ricettive sul tema dell’accessibilità per tutti. Il campeggio generalmente è più abituato all’innovazione e alla riqualificazione, intervenendo ogni anno”. Roberto Vitali è presidente di Village for all, la società che si occupa

di monitorare le strutture ricettive in Italia e Croazia. A CHE PUNTO È L’ITALIA SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ PER I DISABILI? “La situazione è a macchia di leopardo: ci sono zone nel nostro Paese dove c’è attenzione alla qualità dell’accessibilità, altre meno. Tra le grandi città, ad esempio a Roma, è impossibile per le persone con disabilità che vogliono muoversi da sole. A Milano i servizi sono migliorati, ma la strada da fare è ancora molta per eliminare le barriere architettoniche”. COME VALUTA L’ESPERIENZA IN ALTRI PAESI? “Ho lavorato all’estero e anche lì la situazione varia sensibilmente: in Nord Europa c’è un’attenzione più alta sul tema della accessibilità e maggior rispetto delle norme, anche se sull’effettiva efficacia di determinate norme ci sarebbe molto da dire. In Sudamerica e Medi Oriente non è semplice, ad esempio. Qui in Italia, occorre dire, sappiamo accogliere meglio che altrove e risolvere i problemi se ci sono”. COME SI POTREBBE INTERVENIRE?

“Lo possiamo fare tutti, nelle azioni quotidiane. Molto spesso i comportamenti delle persone creano problemi. Ad esempio le bici lasciate sulle strisce pedonali, le moto sul marciapiede oppure il parcheggio in doppia fila, tutto questo crea ostacoli. Bisogna essere consapevoli che con le nostre azioni possiamo creare intralcio agli altri. Se cominciamo da qua, la vita diventa più semplice per chi ha qualche disabilità. Fatto questo saremmo già a buon punto”. DI COSA SI OCCUPA VILLAGE FOR ALL? “Raccogliamo informazioni che possono essere utili per capire quale autonomia ed indipendenza potrà avere un turista, che abbia bambini piccoli, che sia un Senior, o che abbia esigenze legate all’alimentazione, come intolleranze o allergie. Conosciamo bene le esigenze delle persone che hanno disabilità per diverse ragioni e abbiamo creato un network di strutture che offrono determinati servizi. Chiunque può rivolgersi al nostro sito (www.villageforall.net) per richiedere informazioni”. IN CHE MODO LAVORATE? “Grazie ad un software ideato da noi, si chiama V4AInside, siamo in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie per un hotel, villaggio o agriturismo. Poi vengono elaborate e un report indica le migliorie da apportare. L’abbiamo utilizzato per edizione 2015 dell’Expo di Milano, poi lavoriamo in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia e Puglia. Non si tratta solo di rispettare le norme: l’accessibilità non è uno standard uguale per tutti, con il turista bisogna andare oltre il rispetto delle norme”. COME VALUTA IL CAMPING SAN FRANCESCO E BI VILLAGE SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ? “Queste strutture sono molto attente alla qualità dei servizi, con un continuo sviluppo. Abbiamo iniziato anni fa a

L’ospite Speciale

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Lo Sapevevate che ...

i più rischiosi per il benessere del pianeta poiché, per produrre una partita di jeans, vi è bisogno di 6.800 litri di acqua. E’ partendo da questi dati, dunque, che da Levi’s con il suo recycling di 5 t-shirt trasformate in produzione di pantaloni in denim per un risultato di un risparmio del 98% di acqua, ad Uniqlo che con l’apertura del suo “Jeans Innovation Center” nel 2018 è riuscito a produrre una partita di denim dal nome “Jeans Regular Fit” ad impatto ambientale zero, i brands di abbigliamento continuano a cercare soluzioni per far sì che questo “mostro sacro del costume” che ha visto da Marlon Brando a Jeames Dean, da Farrah Fawcett a Diane Keaton, indossare il capo in alcuni tra i film più famosi nella storia del cinema, abbia ancora tantissime pagine di storia della moda da scrivere. E noi, lo speriamo davvero basta che sia…ad impatto zero!

il Denim

“il mio piu’ grande rimpianto e’ quello di non aver inventato i blue jeans; sono il capo piu’ spettacolare, pratico e disinvolto che esista”, diceva Yves Saint Laurent. Lo Sapevate che... il Denim. “il mio piu’ grande rimpianto e’ quello di non aver inventato i blue jeans; sono il capo piu’ spettacolare, pratico e disinvolto che esista”, diceva Yves Saint Laurent.

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paia di jeans vendute ogni secondo nel mondo per un totale di 450 milioni di vendite annuali. Questo il dato economico che vede uno dei capi più evergreen della storia della moda – insieme alla t – shirt bianca – calcare ancora le classifiche di stile e di produzione. In pochi sanno, però, che l’origine dei due termini con cui solitamente appelliamo il prodotto – jeans e denim – hanno una storia lunga ed anche travagliata. Il primo, il jeans, infatti, vede la sua nascita nel Porto di Genova, ove ogni giorno sbarcavano carichi di una stoffa con intrecci di fustagno dal colore blu, molto amato dai marinai e dal popolo inglese: “jeans” era il “Porto di Genova” per i francesi. Il termine “denim”, invece, nato per concorrere al successo

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dell’omologo inglese, deve la sua origine alla città di produzione, Nimes, nel sud della Francia, da cui il nome che, parafrasato, diede il risultato del tessuto più famoso al mondo. Bisogna però andare indietro nel tempo, al 20 Maggio 1873, per vedere la nascita dei primi Levi’s sul mercato, grazie al sodalizio creativo ed imprenditoriale tra Jacob Davis, saldatore e sarto lettone, e Levi Strauss, fornitore di tessuti ed impresario tessile di origini bavaresi (lo sapevate che Mr. Levi’s non ha mai indossato un jeans in vita sua? Sì, perché il capo di abbigliamento a quei tempi era dedicato alle fasce operaie della popolazione!). Volendo ancora porre una cronologia interessante al capo di abbigliamento il 1886 è l’anno in cui il jeans viene prodotto su scala mondiale ed il 1890 l’anno

della nascita del modello più famoso ancora oggi: il Levi’s 501 che prende il nome dal numero di pantaloni prodotti mensilmente. Da metà’800 in poi, comunque, la storia del jeans non avrà mai fine, vestendo inizialmente soltanto un pubblico maschile per poi, a metà degli anni’60, grazie all’arrivo in Inghilterra, prima, in America, poi, in Europa, alla fine, delle subculture (punks, mods, figli dei fiori), vestire anche il target femminile che trovò immediatamente ruolo inclusivo vestimentario per questo capo di abbigliamento. Fu proprio Levi’s, tra l’altro, grazie alla sua comunicazione ineccepibile dell’epoca, a dedicare il denim anche alle donne. Oggi, in tempi di sostenibilità sempre più imminente e necessaria, però, questo capo di abbigliamento è quello tra

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paia di jeans vendute ogni secondo nel mondo per un totale di 450 milioni di vendite annuali. Questo il dato economico che vede uno dei capi più evergreen della storia della moda – insieme alla t – shirt bianca – calcare ancora le classifiche di stile e di produzione. In pochi sanno, però, che l’origine dei due termini con cui solitamente appelliamo il prodotto – jeans e denim – hanno una storia lunga ed anche travagliata. Il primo, il jeans, infatti, vede la sua nascita nel Porto di Genova, ove ogni giorno sbarcavano carichi di una stoffa con intrecci di fustagno dal colore blu, molto amato dai marinai e dal popolo inglese: “jeans” era il “Porto di Genova” per i francesi. Il termine “denim”, invece, nato per concorrere al successo dell’omologo inglese, deve la sua origine alla città di produzione, Nimes,

nel sud della Francia, da cui il nome che, parafrasato, diede il risultato del tessuto più famoso al mondo. Bisogna però andare indietro nel tempo, al 20 Maggio 1873, per vedere la nascita dei primi Levi’s sul mercato, grazie al sodalizio creativo ed imprenditoriale tra Jacob Davis, saldatore e sarto lettone, e Levi Strauss, fornitore di tessuti ed impresario tessile di origini bavaresi (lo sapevate che Mr. Levi’s non ha mai indossato un jeans in vita sua? Sì, perché il capo di abbigliamento a quei tempi era dedicato alle face operaie della popolazione!). Volendo ancora porre una cronologia interessante al capo di abbigliamento il 1886 è l’anno in cui il jeans viene prodotto su scala mondiale ed il 1890 l’anno della nascita del modello più famoso ancora oggi: il Levi’s 501 che prende il nome dal numero di pantaloni prodotti mensilmente. Da metà’800 in poi, comunque, la storia del jeans non avrà mai fine, vestendo inizialmente soltanto un pubblico maschile per poi, a metà degli anni’60, grazie all’arrivo in Inghilterra, prima, in America, poi, in Europa, alla fine, delle subculture (punks, mods, figli dei fiori), vestire anche il target femminile che trovò immediatamente ruolo inclusivo vestimentario per questo capo di abbigliamento.

La Gentilezza

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Caorle e dintorni storie di mare e antiche leggende da conoscere in sella a due ruote. Caorle e dintorni storie di mare e antiche leggende da conoscere in sella a due ruote.

Escursioni Exscursion

separano da una suggestiva pineta. Il paesaggio diventerà sempre più suggestivo quando arriveremo ad ammirare i “Casoni”, antiche abitazioni di pescatori fatti prevalentemente di canne palustri, pali di legno ed argilla. Non mancherà un’esperienza di show cooking presso un’azienda agricola specializzata nella coltivazione del pregiato riso a grani lunghi “Carnaroli” dal 1960. Questo il fantastico mondo di Caorle con i suoi dintorni, queste sono le esperienze immersive e coinvolgenti che organizzo in tutta Italia con il mio team, e chiamo Exclusive Collection, Stefania Dotto – OpenExperience.it

Bike U

n piccolo borgo di mare affascinante e colorato, una delle mete più pittoresche della riviera Veneta che mantiene intatto il fascino dei tipici paesi di pescatori. Si parte dal suo solare centro storico, custode di antiche leggende, e dal susseguirsi di case dai diversi colori accesi e sgargianti. La nostra bicicletta, una volta uscita da queste calli, raggiungerà il “Santuario della Madonna dell’Angelo”, uno splendido edificio che si erge alla fine di un susseguirsi di scogli incisi di volti e aforismi lasciati da numerosi artisti da tutto il mondo. Con il nostro tour andremo alla scoperta delle terre di bonifica e del pittoresco “Borgo rurale di Cà Corniani” dove potremo vivere un’esperienza fuori dal

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tempo, un tuffo nel passato. Il nostro viaggio esperienziale attraverserà un’oasi naturalistica dal fascino selvaggio, una spiaggia di soffice sabbia dorata circondata da un’area ricca di flora e fauna autoctona, caraterizzata da un litorale orlato da dune sabbiose che lo separano da una suggestiva pineta. Il paesaggio diventerà sempre più suggestivo quando arriveremo ad ammirare i “Casoni”, antiche abitazioni di pescatori fatti prevalentemente di canne palustri, pali di legno ed argilla. Non mancherà un’esperienza di show-

cooking presso un’azienda agricola specializzata nella coltivazione del pregiato riso a grani lunghi “Carnaroli” dal 1960. Questo il fantastico mondo di Caorle con i suoi dintorni, queste sono le esperienze immersive e coinvolgenti che organizzo in tutta Italia con il mio team, che chiamo Exclusive Collection, Stefania Dotto – OpenExperience.it

U

n piccolo borgo di mare affascinante e colorato, una delle mete più pittoresche della riviera Veneta che mantiene intatto il fascino dei tipici paesi di pescatori. Si parte dal suo solare centro storico, custode di antiche leggende, e dal susseguirsi di case dai diversi colori accesi e sgargianti. La nostra bicicletta, una volta uscita da queste calli, raggiungerà il “Santuario della Madonna dell’Angelo”, uno splendido edificio che si erge alla fine di un

susseguirsi di scogli incisi di volti e aforismi lasciati da numerosi artisti da tutto il mondo. Con il nostro tour andremo alla scoperta delle terre di bonifica e del pittoresco “Borgo rurale di Cà Corniani” dove potremmo vivere un’esperienza fuori dal tempo, un tuffo nel passato. Il nostro viaggio esperienziale attraverserà un’oasi naturalistica dal fascino selvaggio, una spiaggia di soffice sabbia dorata circondata da un’area ricca di flora e fauna autoctona, caraterizzata da un litorale orlato da dune sabbiose che lo

Escursioni

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W la squola (meglio della DAD) W la squola (meglio della dad)

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iciamocelo. Agli studenti non piace la Dad, la didattica a distanza. “E a dire il vero nemmeono a noi insegnati” rivelano maestre e professori interpellatti off the record all'uscita di tante scuole. Quindi: W la scuola, abbasso la Dad. Uno dei problemi principali è senza dubbio la preparazione tecnologica dei docenti che viene bocciata senza appello dagli studenti. In Italia ad esempio il portale Skuola.net ha rilevato che il 62% dei 10mila studenti, di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, si dice insoddisfatto e boccia la scuola fatta a casa. Spiega l’Unicef, in una ricerca recente, che durante l’isolamento, molti genitori hanno dovuto assumere il ruolo di insegnanti. Mentre la maggior parte dei genitori sentiva di possedere le competenze digitali e il know-how per sostenere i propri figli nella Dad, quasi un terzo ha detto di non aver avuto abbastanza tempo per sostenere le attività scolastiche dei propri figli. Per migliorare il sistema da parte dei genitori occorre ottenere un maggiore sostegno da parte delle scuole, per esempio fornendo linee

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guida sulle modalità con cui i genitori possono sostenere l’apprendimento a distanza dei loro figli. Inoltre i datori di lavoro dovrebbero fornire flessibilità ai dipendenti che si assumono responsabilità di insegnamento per i loro figli, anche accorciando i giorni lavorativi se necessario. I problemi con la Dad sono anche il frutto delle tante distrazioni per chi si collega da remoto, primo fra tutti il sistema di messaging: il 58% dei ragazzi, ad esempio, ha dichiarato che ha usato app come WhatsApp o simili per massaggiare con i compagni o con gli amici, durante le lezioni. Ma la mancanza di concentrazione e attenzione non è sempre “colpa” dei ragazzi. Tanti studenti raccontano di non essere riusciti a seguire la scuola online perché distratti (58%) o interrotti (51,4%) da altre persone presenti in casa. Inoltre, il 15% degli intervistati ha raccontato di non poter mai o quasi mai contare su uno spazio privato per seguire la Dad. E poi ci sono le interruzioni dovute ai problemi di connessione: ci si è imbattuto più di una volta il 36,8% del campione, “spesso” o “sempre” il 32,3%. Impostare una lezione in Dad non

è semplice. C’è una carenza di adattamento dei docenti al nuovo modo di fare lezione: solo il 9,1% degli studenti intervistati ritiene che tutti (o quasi) i docenti sappiano davvero fare lezione da remoto. Un altro 23,5% degli intervistati salva la maggioranza dei docenti, ma ne segnala comunque più di uno inadeguato. Anche la casa, però, nasconde delle insidie. Così l’attenzione e il rendimento crollano. Per non parlare dei ‘danni’ psicologici, che aprono le porte a comportamenti errati. “Non possiamo bocciare la Dad a priori: laddove si è abbastanza fortunati da avere a disposizione insegnanti preparati, connettività, spazi adeguati a casa, un gruppo classe disciplinato l’apprendimento a casa può funzionare addirittura meglio di quello in presenza”, spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. Per non parlare poi del cambiamento dello stile di vita. Sport, vacanze e vita all'aria aperta devono tornare ad essere protagonisti della quotidianità. Lo chiedono i ragazzi, i genitori e gli insegnati. E quindi: W la Squola...

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iciamocelo. Agli studenti non piace la Dad, la didattica a distanza. “E a dire il vero nemmeono a noi insegnati” rivelano maestre e professori interpellatti off the record all'uscita di tante scuole. Quindi: W la scuola, abbasso la Dad. Uno dei problemi principali è senza dubbio la preparazione tecnologica dei docenti che viene bocciata senza appello dagli studenti. In Italia ad esempio il portale Skuola.net ha rilevato che il 62% dei 10mila studenti, di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, si dice insoddisfatto e boccia la scuola fatta a casa. Spiega l’Unicef, in una ricerca recente, che durante l’isolamento, molti genitori hanno dovuto assumere il ruolo

di insegnanti. Mentre la maggior parte dei genitori sentiva di possedere le competenze digitali e il know-how per sostenere i propri figli nella Dad, quasi un terzo ha detto di non aver avuto abbastanza tempo per sostenere le attività scolastiche dei propri figli. Per migliorare il sistema da parte dei genitori occorre ottenere un maggiore sostegno da parte delle scuole, per esempio fornendo linee guida sulle modalità con cui i genitori possono sostenere l’apprendimento a distanza dei loro figli. Inoltre i datori di lavoro dovrebbero fornire flessibilità ai dipendenti che si assumono responsabilità di insegnamento per i loro figli, anche accorciando i giorni lavorativi se necessario. I problemi con la Dad sono

anche il frutto delle tante distrazioni per chi si collega da remoto, primo fra tutti il sistema di messaging: il 58% dei ragazzi, ad esempio, ha dichiarato che ha usato app come WhatsApp o simili per massaggiare con i compagni o con gli amici, durante le lezioni. Ma la mancanza di concentrazione e attenzione non è sempre “colpa” dei ragazzi. Tanti studenti raccontano di non essere riusciti a seguire la scuola online perché distratti (58%) o interrotti (51,4%) da altre persone presenti in casa. Inoltre, il 15% degli intervistati ha raccontato di non poter mai o quasi mai contare su uno spazio privato per seguire la Dad. E poi ci sono le interruzioni dovute ai problemi di connessione: ci si è imbattuto più di una volta il 36,8% del campione, “spesso” o “sempre” il 32,3%. Impostare una lezione in Dad non è semplice. C’è una carenza di adattamento dei docenti al nuovo modo di fare lezione: solo il 9,1% degli studenti intervistati ritiene che tutti (o quasi) i docenti sappiano davvero fare lezione da remoto. Un altro 23,5% degli intervistati salva la maggioranza dei docenti, ma ne segnala comunque più di uno inadeguato. Anche la casa, però, nasconde delle insidie. Così l’attenzione e il rendimento crollano. Per non parlare dei ‘danni’ psicologici, che aprono le porte a comportamenti errati. “Non possiamo bocciare la Dad a priori: laddove si è abbastanza fortunati da avere a disposizione insegnanti preparati, connettività, spazi adeguati a casa, un gruppo classe disciplinato l’apprendimento a casa può funzionare addirittura meglio di quello in presenza”, spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. Per non parlare poi del cambiamento dello stile di vita. Sport, vacanze e vita all'aria aperta devono tornare ad essere protagonisti della quotidianità. Lo chiedono i ragazzi, i genitori e gli insegnati. E quindi: W la Squola...

Per i più piccoli

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Giochiamo

Colora Unisci

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i puntin

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ra Bizù

Colo ù z i B a r Colo

Quale dei 3 è il vero Biz ù? Quale dei 3 è il vero Biz ù?

D d

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Il TUO significato di DA

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D - Il TUO significato d

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Scrivilo tu - Scrivilo tu

Giochiamo

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Numeri utili Useful numbers

+39 0421 298310 S.O.S Per le segnalazioni delle emergenze interne sono a disposizione degli Ospiti telefoni SOS.

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