BiHere - BiVillage Magazine n.1

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N.1

Parliamo di Gentilezza Speaking about Kindness


Nasce Bi Card:

l’esclusiva carta fedeltà del gruppo Bi Holiday!

La nostra web app.

Nasce Bi Card: l’esclusiva carta fedeltà del gruppo Bi Holiday!

Our web app.

D iventa parte della nostra famiglia e goditi tutti i vantaggi!

Prenotando direttamente dal nostro sito o contattando i nostri operatori verrà attivata la tua Bi Card personale, la nostra esclusiva carta fedeltà digitale con la quale avrai tantissimi vantaggi al Villaggio San Francesco e in tutti i villaggi del gruppo. Come ottenerla Ottenere la Bi Card è semplice: verrà attivata in automatico prenotando il tuo soggiorno online sul nostro sito

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oppure tramite richiesta di preventivo. Bi Card è valida solo per clienti diretti e non può essere commutata in denaro. Bi Card e Bi Coin possono essere usate per acquistare servizi erogati direttamente dal Villaggio San Francesco e BiVillage. 1 Bi Coin ha il valore di 0,50€.

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iventa parte della nostra famiglia e goditi tutti i vantaggi! Prenotando direttamente dal nostro sito o contattando i nostri operatori verrà attivata la tua Bi Card personale, la nostra esclusiva carta fedeltà digitale con la quale avrai tantissimi vantaggi al Villaggio San Francesco e in tutti i villaggi del gruppo.

Come ottenerla Ottenere la Bi Card è semplice: verrà attivata in automatico prenotando il tuo soggiorno online sul nostro sito oppure tramite richiesta di preventivo Bi Card è valida solo per clienti diretti e non può essere commutata in denaro. Bi Card e Bi Coin possono essere usate per acquistare servizi erogati direttamente dal Villaggio San Francesco e BiVillage. 1 Bi Coin ha il valore di 0,50€.

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E

Al tuo arrivo riceverai i codici per accedere alla web app. La sicurezza e la salute sono da sempre al primo posto per noi: lavoriamo per garantirti tutti i giorni un Villaggio da vivere in completa tranquillità! Attraverso la app potrai: • riservare il tuo posto a eventi, attività, spettacoli • prenotare le tue lezioni di fitness preferite • ordinare i piatti più buoni dei ristoranti e riceverli direttamente dove sei • assistere a lezioni e attività live prenotare il tuo posto in spiaggia.

Al tuo arrivo riceverai i codici per accedere alla web app. La sicurezza e la salute sono da sempre al primo posto per noi: lavoriamo per garantirti tutti i giorni un Villaggio da vivere in completa tranquillità! Attraverso la app potrai: • riservare il tuo posto a eventi, attività, spettacoli • prenotare le tue lezioni di fitness preferite • ordinare i piatti più buoni dei ristoranti e riceverli direttamente dove sei • assistere a lezioni e attività live prenotare il tuo posto in spiaggia.

NTRA IN UN VILLAGGIO VERAMENTE ACCESSIBILE E SICURO

NTRA IN UN VILLAGGIO VERAMENTE ACCESSIBILE E SICURO

La Gentilezza

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Gentile ospite, benvenuto nella nostra community di Bi Holiday. L’ Accoglienza è il nostro lavoro, la nostra missione il nostro modo d’essere. Da più di 50 anni la nostra famiglia, ha investito affinché ti potessi sentire a casa o in qualsiasi posto avessi avuto necessità di trovarti. Da solo, con i tuoi amici con i tuoi familiari ma sentirti nel luogo giusto. Che fosse spazio, sentimento ed esperienze da raccontare perché vissute. Questo vorrebbe essere il mio, il nostro benvenuto in questo villaggio nel tuo buen retiro. Ho dato ascolto al tuo sentire prima che arrivassi qui, sappi che mi trovai disponibile ad ascoltarti quando partirai per rendere il tuo ritorno ancora più entusiastico perché atteso. Felice Vacanza.

Caterina Biasuzzi

Gentile ospite, benvenuto nella nostra community di Bi Holiday. L’ Accoglienza è il nostro lavoro, la nostra missione il nostro modo d’essere. Da più di 50 anni la nostra famiglia, ha investito affinché ti potessi sentire a casa o in qualsiasi posto avessi avuto necessità di trovarti. Da solo, con i tuoi amici con i tuoi familiari ma sentirti nel luogo giusto. Che fosse spazio, sentimento ed esperienze da raccontare perché vissute. Questo vorrebbe essere il mio, il nostro benvenuto in questo villaggio nel tuo buen retiro. Ho dato ascolto al tuo sentire prima che arrivassi qui, sappi che mi trovai disponibile ad ascoltarti quando partirai per rendere il tuo ritorno ancora più entusiastico perché atteso. Felice Vacanza.

Caterina Biasuzzi

Coltiviamo la Gentilezza Il 13 novembre è la giornata internazionale della gentilezza, un sentimento che dovremmo far tornare alla base di ogni societa’. Coltiviamo la Gentilezza. Il 13 novembre è la giornata internazionale della gentilezza, un sentimento che dovremmo far tornare alla base di ogni societa’.

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S Caterina Biasuzzi product manager Bi Holiday – Villaggi Vacanze

#iltuopensieroconta #icareaboutyou #teniamoate Scrivimi qui / Write me: quality@villaggiosfrancesco.com

e c’è una cosa che negli ultimi tempi abbiamo raggiunto è la consapevolezza dell’importanza dello sguardo, di uno sguardo; lo sguardo di chi, con il volto coperto da una mascherina, non può far altro che concedere all’altro gli occhi e la loro intensità; la luce di un’occhiata che può rendere ogni cosa più dura o più morbida, a seconda delle circostanze. Uno sguardo che possa essere gentile, nell’ipotesi in cui l’accoglienza debba determinarsi su territori di inclusiva riconoscenza. Riconoscersi, appunto, anche non proferendo parola ma attivando quell’energia che soltanto chi abbia voglia di “leggere dentro un’anima” è in grado di raggiungere. Gentilezza. Gentile è una mano tesa. Gentile è il gesto di un artista che stende colori su di una tela bianca. Gentile è la prima parola scritta su un foglio bianco, incipit di qualsivoglia storia: da raccontare, da leggere. Gentile è la persona che porta il nostro cibo sulle tavole ciò che è stato ordinato così come gentile è il modo di chi abbia precedentemente ordinato. Gentile è un “grazie” anche quando non vi è bisogno, profuso solo con la volontà di far percepire la propria disposizione d’animo nei confronti di una collettività che troppo spesso si ritrova immersa – se non sommersa – di caos calmo. Gentile è l’aiuto ad un bambino così come una mano tesa nei confronti di chi abbia più bisogno del nostro ausilio. Gentile è una voce sincera che include e non esclude, che pone interrogativi senza pretendere assolute risposte. Gentile è il silenzio del mare ed il suono delle montagne. Gentile è un sorriso. Gentile è una possibilità oltre che un’esigenza contemporanea. Secondo uno studio italo-americano di ricercatori del National Institute on Aging è noto che nei soggetti più competitivi, tra i 14 ed i 94 anni, vi è un ispessimento delle carotidi del 40% maggiore

di coloro che preferiscono un sorriso ad un’espressione o ad un tono aggressivi cosa che ci fa evincere immediatamente quanto la gentilezza faccia bene alla salute. E se volessimo restare sempre all’interno di statistiche accertate, continuiamo con il dire che sulla base di uno studio di Jonathan Bolhmann della North Carolina State University un bravo capo – un capo, cioè, che atteggia consensi positivi nei confronti delle persone da coordinare – ottiene risultati migliori di chi assuma posizione da leadership, a volte, senza arte né parte. E così in avanti di classifiche, ricerche, studi ne potremmo trovare numerosi, tutti con lo stesso risultato evidente ed evidenziato: la gentilezza fa bene al cuore ed al corpo, oltre che allo spirito e chi come noi vive all’interno di società globalizzate ove i muri alzati sono ancora e troppo spesso maggiori di quelli abbattuti per accogliere si può rendere conto di quanto – e come – un atto gentile debba tornare ad essere base di partenza di umana condivisione e consapevolezza, senza sé e senza ma così come – senza voler scomodare rime

metriche – senza età se, in ultimo, volessimo sottolineare come il tanto dibattuto e terribile fenomeno di bullismo all’interno delle scuole primarie, sempre secondo uno studio questa volta della University of British Columbia, che ha visto protagonisti 400 bambini e bambine tra i 9 e gli 11 anni, sia prevenuto da gesti educati e, appunto, gentili; gli stessi, infatti, all’interno delle scuole americane, hanno dato esiti di maggiore fiducia, collaborazione e gentilezza in contesti scolastici, neanche a farlo apposta. Insomma, è chiaro quanto e come sia la gentilezza quel sentimento da dover far tornare come incipit di qualsiai relazione sociale e, qualora volessimo educare finalmente anche i più piccoli delle nostre società alla stessa, è evidente quanto il primo gesto, il primo esempio, il primo dettaglio importante, debba essere azionato dagli adulti di ogni contesto altrimenti ci ritroveremmo sempre a giudicare azioni negative senza prima esserci resi conto che i primi a perseverare in errori reiterati siamo e saremmo sempre noi. Di Michela Bonafoni - Ilenia Cherubin

La Gentilezza

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e c’è una cosa che negli ultimi tempi abbiamo raggiunto è la consapevolezza dell’importanza dello sguardo, di uno sguardo; lo sguardo di chi, con il volto coperto da una mascherina, non può far altro che concedere all’altro gli occhi e la loro intensità; la luce di un’occhiata che può rendere ogni cosa più dura o più morbida, a seconda delle circostanze. Uno sguardo che possa essere gentile, nell’ipotesi in cui l’accoglienza debba determinarsi su territori di inclusiva riconoscenza. Riconoscersi, appunto, anche non proferendo parola ma attivando quell’energia che soltanto chi abbia voglia di “leggere dentro un’anima” è in grado di raggiungere. Gentilezza. Gentile è una mano tesa. Gentile è il gesto di un artista che stende colori su di una tela bianca. Gentile è la prima parola scritta su un foglio bianco, incipit di qualsivoglia storia: da raccontare, da leggere. Gentile è un “grazie” anche quando non vi è bisogno, profuso solo con la volontà di far percepire la propria disposizione d’animo nei confronti di una collettività che troppo spesso si ritrova immersa – se non sommersa – di caos calmo. Gentile è l’aiuto ad un bambino così come una mano tesa nei confronti di chi abbia più bisogno del nostro ausilio. Gentile è una voce sincera che include e non esclude, che pone interrogativi senza pretendere assolute risposte. Gentile è il silenzio del mare ed il suono delle montagne. Gentile è un sorriso. Gentile è una possibilità oltre che un’esigenza contemporanea. Secondo uno studio italo-americano di ricercatori del National Institute on Aging è noto che nei soggetti più competitivi, tra i 14 ed i 94 anni, vi è un ispessimento delle carotidi del 40% maggiore di coloro che preferiscono un sorriso ad un’espressione o ad un tono aggressivi cosa che ci fa

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evincere immediatamente quanto la gentilezza faccia bene alla salute. E se volessimo restare sempre all’interno di statistiche accertate, continuiamo con il dire che sulla base di uno studio di Jonathan Bolhmann della North Carolina State University un bravo capo – un capo, cioè, che atteggia consensi positivi nei confronti delle persone da coordinare – ottiene risultati migliori di chi assuma posizione da leadership, a volte, senza arte né parte. E così in avanti di classifiche, ricerche, studi ne potremmo trovare numerosi, tutti con lo stesso

risultato evidente ed evidenziato: la gentilezza fa bene al cuore ed al corpo, oltre che allo spirito e chi come noi vive all’interno di società globalizzate ove i muri alzati sono ancora e troppo spesso maggiori di quelli abbattuti per accogliere si può rendere conto di quanto – e come – un atto gentile debba tornare ad essere base di partenza di umana condivisione e consapevolezza, senza sé e senza ma così come – senza voler scomodare rime metriche – senza età se, in ultimo, volessimo sottolineare come il tanto dibattuto e terribile fenomeno di bullismo all’interno delle scuole primarie,

sempre secondo uno studio questa volta della University of British Columbia, che ha visto protagonisti 400 bambini e bambine tra i 9 e gli 11 anni, possa essere prevenuto da gesti educati e, appunto, gentili; gli stessi, infatti, all’interno delle scuole americane, hanno dato esiti di maggiore fiducia, collaborazione e gentilezza all’interno dei contesti scolastici, neanche a farlo apposta. Insomma, è chiaro quanto e come sia la gentilezza quel sentimento da dover far tornare come incipit di qualsivoglia relazione sociale e, qualora volessimo educare finalmente anche i più piccoli delle nostre società alla stessa, è evidente quanto il primo gesto, il primo esempio, il primo dettaglio importante, debba essere azionato dagli adulti di ogni contesto altrimenti ci ritroveremmo sempre a giudicare azioni negative senza prima esserci resi conto che i primi a perseverare in errori reiterati siamo e saremmo sempre noi. Di Michela Bonafoni - Ilenia Cherubin

La Gentilezza

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L’angolo della gola

Biscotti al miele della Slavonia

L’angolo della gola. Ricetta facile con ingredienti filiera corta Croazia

Chef Patrick Monti

C

HI E’ PATRICK MONTI? Sono un ragazzo fortunato perché faccio un lavoro che mi da la possibilità di esprimere i miei gusti e la mia personalità e devo dire che nella mia professione il vivere da appassionato ti permette di andare avanti (moltissimi si perdono per strada, ndr)... ho avuto molte esperienze nei più importanti ristoranti stellati d’Italia ed Inghilterra. Ora svolgo la mia attività di Private Chef. COME E QUANDO E’ NATA LA TUA PASSIONE PER LA CUCINA? Come non lo so spiegare ma ricordo esattamente la prima volta che ho capito che cucinare sia un atto d’amore. Era l’ora di pranzo, avevo 12 anni ed ero solo a casa con i miei 3 fratelli più piccoli; mia madre, ragazza madre, stava tardando nel tornare da lavoro; preparai mia prima frittata di zucchine ! Ricordo ancora la soddisfazione nel vedere i miei fratelli pranzare per merito mio! DA MESI SEI ANCHE SPEAKER DI UNA RADIO LAZIALE. QUALE?

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COME RIESCI A FAR ARRIVARE LE PECULIARITA’ DELLA TUA PROFESSIONE ATTRAVERSO LA VOCE? Si! Conduco una trasmissione su Rid 96.8 fm che mi permette di esprimere la mia visione di cucina in una maniera per me inedita! In cucina si parla poco di solito, l’esprimersi è puramente pratico e sensoriale, ma in radio mi confronto con gli ospiti ( quasi sempre miei amici e grandi professionisti nel mondo enogastronomico), regalo ricette e idee per chi mi ascolta e, soprattutto in questo periodo, cerco di dare voce anche agli addetti ai lavori che molto stanno soffrendo della situazione pandemica. SE POTESSI SCEGLIERE, DOVE ANDRESTI IN VACANZA? Ho viaggiato tanto e ho sempre portato qualcosa dei miei viaggi nel mio modo di cucinare, sicuramente in posti sempre nuovi! Difficilmente replico una meta di viaggio. Per me è complicato scegliere dove in maniera tempestiva. Ora, comunque, mi viene in mente il Perù. HAI QUALCHE RICORDO LEGATO AL TUO LAVORO CHE VORRESTI CONDIVIDERE CON NOI? In giro per le cucine del mondo ne ho viste tante. Un ricordo in particolare è quando ho cucinato per la famiglia reale del Marocco, l’ex Presidente Sarkozy e Carla Bruni, ospiti di Re Mohamed VI,all’interno del Palazzo Reale di Marrakech. Avevo 26 anni. Di: Michela Bonafoni

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HI E’ PATRICK MONTI? Sono un ragazzo fortunato perché faccio un lavoro che mi da la possibilità

Biscotti al miele della Slavonia

di esprimere i miei gusti e la mia personalità e devo dire che nella mia professione il vivere da appassionato ti permette di andare avanti (moltissimi si perdono per strada, ndr)... ho avuto molte esperienze nei più importanti ristoranti stellati d’Italia ed Inghilterra. Ora svolgo la mia attività di Private Chef. COME E QUANDO E’ NATA LA TUA PASSIONE PER LA CUCINA? Come non lo so spiegare ma ricordo esattamente la prima volta che ho capito che cucinare sia un atto d’amore. Era l’ora di pranzo, avevo 12 anni ed ero solo a casa con i miei 3 fratelli più piccoli; mia madre, ragazza madre, stava tardando nel tornare da lavoro; preparai mia prima frittata di zucchine ! Ricordo ancora la soddisfazione nel vedere i miei fratelli pranzare per merito mio! DA MESI SEI ANCHE SPEAKER DI UNA RADIO LAZIALE. QUALE? COME RIESCI A FAR ARRIVARE LE PECULIARITA’ DELLA TUA PROFESSIONE ATTRAVERSO LA VOCE? Si! Conduco una trasmissione su Rid 96.8 fm che mi permette di esprimere la mia visione di cucina in una maniera per me inedita! In cucina si parla poco di solito, l’esprimersi è puramente pratico e sensoriale, ma in radio mi confronto con gli ospiti ( quasi sempre miei amici e grandi professionisti nel mondo enogastronomico), regalo ricette e idee per chi mi ascolta e, soprattutto in questo periodo, cerco di dare voce anche agli addetti ai lavori che molto stanno soffrendo della situazione pandemica. SE POTESSI SCEGLIERE, DOVE ANDRESTI IN VACANZA? Ho viaggiato tanto e ho sempre portato qualcosa dei miei viaggi nel mio modo di cucinare, sicuramente in posti

INGREDIENTI 00g Farina 1 uovo 80 zucchero semolato 65 g Miele della Slavonia 65 g burro 2 g lievito per dolci 1 cucchiaino di cannella in polvere Zucchero di canna q.b. Aroma di vaniglia ( qualche goccia)

Ricetta facile con ingredienti filiera corta Croazia

INGREDIENTI 200g Farina 1 uovo 80 zucchero semolato 65 g Miele della Slavonia 65 g burro 2 g lievito per dolci 1 cucchiaino di cannella in polvere Zucchero di canna q.b. Aroma di vaniglia ( qualche goccia)

PROCEDIMENTO Unite in una scodella la farina, un uovo e lo zucchero semolato. Aggiungete quindi il burro freddo tagliato a pezzetti e il miele della Slavonia. Versate il lievito per dolci e aromatizziamo ulteriormente l'impasto con mezzo cucchiaino di cannella e uno di aroma alla vaniglia. Dopodiché procedere impastando con le mani , fino ad ottenere una consistenza compatta e uniforme. Realizzate un panetto e coprite con un foglio di pellicola trasparente per alimenti: lasciate riposare in frigorifero per circa 30 minuti. Trascorso il tempo necessario, riprendere la frolla e stendetela su un

piano leggermente infarinato con un mattarello Con un coppapasta della forma che preferite sformate i biscotti poi trasferiteli su una teglia rivestita con carta da forno. Spolverateli a piacere con un po' di zucchero di canna ed infine cuocete in forno preriscaldato a 180° per 8-10 minuti.

PROCEDIMENTO Unite in una scodella la farina, un uovo e lo zucchero semolato. Aggiungete quindi il burro freddo tagliato a pezzetti e il miele della Slavonia. Versate il lievito per dolci e aromatizziamo ulteriormente l'impasto

con mezzo cucchiaino di cannella e uno di aroma alla vaniglia. Dopodiché procedere impastando con le mani , fino ad ottenere una consistenza compatta e uniforme. Realizzate un panetto e coprite con un foglio di pellicola trasparente per alimenti: lasciate riposare in frigorifero per circa 30 minuti. Trascorso il tempo necessario, riprendere la frolla e stendetela su un piano leggermente infarinato con un mattarello. Con un coppapasta della forma che preferite sformate i biscotti poi trasferiteli su una teglia rivestita con carta da forno. Spolverateli a piacere con un po' di zucchero di canna ed infine cuocete in forno preriscaldato a 180° per 8-10 minuti.

L’angolo della gola

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D associazione della stessa disciplina, il club amichevole Samobor che conta quasi 200 judoka iscritti, diretti dagli allenatori Josip Šančić e Rebeka Tandarić. L’allenatore, ed organizzatore del camp Elvis Klačar afferma “La collaborazione con i colleghi di Samobor, dura da anni permettendoci di sviluppare delle fantastiche attività in sinergia, come ad esempio l’allenamento dei genitori assieme ai propri figli. Due generazioni unite dallo stesso sport. Crediamo fortemente che questa sia la strada da seguire per il futuro di questa disciplina sportiva. La collaborazione tra diverse realtà, sotto il nome di uno sport che riesca ad abbattere le distanze sia fisiche che generazionali.”

Lo Sport

Judo Camp D

al 24 al 28 Giugno, il Bi Village di Fazana ospiterà il secondo “Judo Camp Istarski Borac”. Il Club di Judo di Pola ha scelto per il secondo anno consecutivo la struttura Bi Holiday croata per organizzare il suo camp aperto a tutti i bambini dagli 8 ai 13 anni, dove si prevedono circa 100 persone. Numeri che danno un forte segnale di fiducia e voglia di ripartire, per due settori, lo sport e il turismo, che sono stati tra i più colpiti durante l’emergenza sanitaria. Nello specifico, i ragazzi che prenderanno parte al camp, si alleneranno per 5 giorni, sempre supervisionati dai propri coach,

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alternando attività di sparring, combattimento, allenamento funzionale ed attività di socializzazione. Le attività saranno quasi totalmente svolte in outdoor, e questo è possibile grazie agli molteplici spazi all’aperto che il Bivillage può offrire alle società sportive ed aziende che lo scelgono come location per il proprio evento, con un servizio completamente tailor made. Il format del camp sportivo, e del team building retreat, già ampiamente consolidati in Italia negli ultimi decenni, stanno infatti dimostrando un forte trend in aumento anche in Croazia, non solo per aziende internazionali, ma anche per realtà locali che scelgono la propria nazione per promuovere

le proprie attività ed un turismo di prossimità. Come, ad esempio, il Judo Club Istarski Borac, il cui obiettivo principale è la promozione dello sport nella propria città e nella Regione Istria.Oggi, è l’allenatore Elvis Klačar a dirigerlo, portandone avanti i solidi valori e principi che da 57 anni hanno fatto in modo di poter affermare il nome del club a livello nazionale. Nel 2020, Il club di judo ha vinto due titoli nel campionato croato di Judo Senior, grazie ai judoka Robert Klačar e Dominik Družeta, ed un secondo posto ad opera del judoka Dani Klačar che è sfuggito per un pelo all'oro. Al camp organizzato per fine giugno, sarà inoltre presente anche un’altra

al 24 al 28 Giugno, il Bi Village di Fazana ospiterà il secondo “Judo Camp Istarski Borac”. Il Club di Judo di Pola ha scelto per il secondo anno consecutivo la struttura Bi Holiday croata per organizzare il suo camp aperto a tutti i bambini dagli 8 ai 13 anni, dove si prevedono circa 100 persone. Numeri che danno un forte segnale di fiducia e voglia di ripartire, per due settori, lo sport e il turismo, che sono stati tra i più colpiti durante l’emergenza sanitaria. Nello specifico, i ragazzi che prenderanno parte al camp, si alleneranno per 5 giorni, sempre supervisionati dai propri coach, alternando attività di sparring, combattimento, allenamento funzionale ed attività di socializzazione. Le attività saranno quasi totalmente svolte in outdoor, e questo è possibile grazie agli molteplici spazi all’aperto che il Bivillage può offrire alle società sportive ed aziende che lo scelgono

come location per il proprio evento, con un servizio completamente tailor made. Il format del camp sportivo, e del team building retreat, già ampiamente consolidati in Italia negli ultimi decenni, stanno infatti dimostrando un forte trend in aumento anche in Croazia, non solo per aziende internazionali, ma anche per realtà locali che scelgono la propria nazione per promuovere le proprie attività ed un turismo di prossimità. Come, ad esempio, il Judo Club Istarski Borac, il cui obiettivo principale è la promozione dello sport nella propria città e nella Regione Istria.Oggi, è l’allenatore Elvis Klačar a dirigerlo, portandone avanti i solidi valori e principi che da 57 anni hanno fatto in modo di poter affermare il nome del club a livello nazionale. Nel 2020, Il club di judo ha vinto due titoli nel campionato croato di Judo Senior, grazie ai judoka Robert Klačar e Dominik Družeta, ed un secondo posto ad opera del judoka Dani Klačar che è sfuggito per un pelo all'oro. Al camp organizzato per fine giugno, sarà inoltre presente anche un’altra associazione della stessa disciplina, il club amichevole Samobor che conta quasi 200 judoka iscritti, diretti dagli allenatori Josip Šančić e Rebeka Tandarić. L’allenatore, ed organizzatore del camp Elvis Klačar afferma “La collaborazione con i colleghi di Samobor, dura da anni permettendoci di sviluppare delle fantastiche attività in sinergia, come ad esempio l’allenamento dei genitori assieme ai propri figli. Due generazioni unite dallo stesso sport. Crediamo fortemente che questa sia la strada da seguire per il futuro di questa disciplina sportiva. La collaborazione tra diverse realtà, sotto il nome di uno sport che riesca ad abbattere le distanze sia fisiche che generazionali."

Lo Sport

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L’ospite Speciale parliamo di: Accessibilità L’ospite Speciale Parliamo di Accessibilità

“I

camping sono mediamente più avanti rispetto agli hotel e strutture ricettive sul tema dell’accessibilità per tutti. Il campeggio generalmente è più abituato all’innovazione e alla riqualificazione, intervenendo ogni anno”. Roberto Vitali è presidente di Village for all, la società che si occupa di monitorare le strutture ricettive in Italia e Croazia. A CHE PUNTO È L’ITALIA SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ PER I DISABILI? “La situazione è a macchia di leopardo: ci sono zone nel nostro Paese dove c’è attenzione alla qualità dell’accessibilità, altre meno. Tra le grandi città, ad esempio a Roma, è impossibile per le persone con disabilità che vogliono muoversi da sole. A Milano i servizi sono migliorati, ma la strada da fare è ancora molta per eliminare le barriere architettoniche”. COME VALUTA L’ESPERIENZA IN ALTRI PAESI? “Ho lavorato all’estero e anche lì la situazione varia sensibilmente: in Nord Europa c’è un’attenzione più alta sul tema della accessibilità e maggior rispetto delle norme, anche se sull’effettiva efficacia di determinate norme ci sarebbe molto da dire. In

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Roberto Vitali Presidente di Village for all Sudamerica e Medi Oriente non è semplice, ad esempio. Qui in Italia, occorre dire, sappiamo accogliere meglio che altrove e risolvere i problemi se ci sono”. COME SI POTREBBE INTERVENIRE? “Lo possiamo fare tutti, nelle azioni quotidiane. Molto spesso i comportamenti delle persone creano problemi. Ad esempio le bici lasciate sulle strisce pedonali, le moto sul marciapiede oppure il parcheggio in doppia fila, tutto questo crea ostacoli. Bisogna essere consapevoli che con le nostre azioni possiamo creare intralcio agli altri. Se cominciamo da qua, la vita diventa più semplice per chi ha qualche disabilità. Fatto questo saremmo già a buon punto”. DI COSA SI OCCUPA VILLAGE FOR ALL? “Raccogliamo informazioni che possono essere utili per capire quale autonomia ed indipendenza potrà avere un turista, che abbia bambini piccoli, che sia un Senior, o che abbia esigenze legate all’alimentazione, come intolleranze o allergie. Conosciamo bene le esigenze delle persone che hanno disabilità per diverse ragioni e abbiamo creato un network di strutture che offrono determinati servizi. Chiunque può rivolgersi al nostro sito

(www.villageforall.net) per richiedere informazioni”. IN CHE MODO LAVORATE? “Grazie ad un software ideato da noi, si chiama V4AInside, siamo in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie per un hotel, villaggio o agriturismo. Poi vengono elaborate e un report indica le migliorie da apportare. L’abbiamo utilizzato per edizione 2015 dell’Expo di Milano, poi lavoriamo in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia e Puglia. Non si tratta solo di rispettare le norme: l’accessibilità non è uno standard uguale per tutti, con il turista bisogna andare oltre il rispetto delle norme”. COME VALUTA IL CAMPING SAN

FRANCESCO E BI VILLAGE SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ? “Queste strutture sono molto attente alla qualità dei servizi, con un continuo sviluppo. Abbiamo iniziato anni fa a lavorare con le due strutture. Abbiamo svolto un monitoraggio di tutti gli spazi e restituito un rapporto, con una serie di cose da migliorare. Negli anni sono stati realizzati moltissimi interventi, che hanno eliminato barriere e gradini. E’ stato fatto un percorso che ha portato entrambe le strutture a migliorarsi sotto l’aspetto dell’accessibilità. A questo si sono sommate nuove competenze da parte del personale sull’accoglienza degli ospiti con disabilità. Il Bi Village in Croazia è ad uno standard di qualità che va oltre la normativa di quel Paese”.

“I

camping sono mediamente più avanti rispetto agli hotel e strutture ricettive sul tema dell’accessibilità per tutti. Il campeggio generalmente è più abituato all’innovazione e alla riqualificazione, intervenendo ogni anno”. Roberto Vitali è presidente di Village for all, la società che si occupa

di monitorare le strutture ricettive in Italia e Croazia. A CHE PUNTO È L’ITALIA SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ PER I DISABILI? “La situazione è a macchia di leopardo: ci sono zone nel nostro Paese dove c’è attenzione alla qualità dell’accessibilità, altre meno. Tra le grandi città, ad esempio a Roma, è impossibile per le persone con disabilità che vogliono muoversi da sole. A Milano i servizi sono migliorati, ma la strada da fare è ancora molta per eliminare le barriere architettoniche”. COME VALUTA L’ESPERIENZA IN ALTRI PAESI? “Ho lavorato all’estero e anche lì la situazione varia sensibilmente: in Nord Europa c’è un’attenzione più alta sul tema della accessibilità e maggior rispetto delle norme, anche se sull’effettiva efficacia di determinate norme ci sarebbe molto da dire. In Sudamerica e Medi Oriente non è semplice, ad esempio. Qui in Italia, occorre dire, sappiamo accogliere meglio che altrove e risolvere i problemi se ci sono”. COME SI POTREBBE INTERVENIRE?

“Lo possiamo fare tutti, nelle azioni quotidiane. Molto spesso i comportamenti delle persone creano problemi. Ad esempio le bici lasciate sulle strisce pedonali, le moto sul marciapiede oppure il parcheggio in doppia fila, tutto questo crea ostacoli. Bisogna essere consapevoli che con le nostre azioni possiamo creare intralcio agli altri. Se cominciamo da qua, la vita diventa più semplice per chi ha qualche disabilità. Fatto questo saremmo già a buon punto”. DI COSA SI OCCUPA VILLAGE FOR ALL? “Raccogliamo informazioni che possono essere utili per capire quale autonomia ed indipendenza potrà avere un turista, che abbia bambini piccoli, che sia un Senior, o che abbia esigenze legate all’alimentazione, come intolleranze o allergie. Conosciamo bene le esigenze delle persone che hanno disabilità per diverse ragioni e abbiamo creato un network di strutture che offrono determinati servizi. Chiunque può rivolgersi al nostro sito (www.villageforall.net) per richiedere informazioni”. IN CHE MODO LAVORATE? “Grazie ad un software ideato da noi, si chiama V4AInside, siamo in grado di raccogliere tutte le informazioni necessarie per un hotel, villaggio o agriturismo. Poi vengono elaborate e un report indica le migliorie da apportare. L’abbiamo utilizzato per edizione 2015 dell’Expo di Milano, poi lavoriamo in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia e Puglia. Non si tratta solo di rispettare le norme: l’accessibilità non è uno standard uguale per tutti, con il turista bisogna andare oltre il rispetto delle norme”. COME VALUTA IL CAMPING SAN FRANCESCO E BI VILLAGE SUL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ? “Queste strutture sono molto attente alla qualità dei servizi, con un continuo sviluppo. Abbiamo iniziato anni fa a

L’ospite Speciale

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Lo Sapevevate che ...

i più rischiosi per il benessere del pianeta poiché, per produrre una partita di jeans, vi è bisogno di 6.800 litri di acqua. E’ partendo da questi dati, dunque, che da Levi’s con il suo recycling di 5 t-shirt trasformate in produzione di pantaloni in denim per un risultato di un risparmio del 98% di acqua, ad Uniqlo che con l’apertura del suo “Jeans Innovation Center” nel 2018 è riuscito a produrre una partita di denim dal nome “Jeans Regular Fit” ad impatto ambientale zero, i brands di abbigliamento continuano a cercare soluzioni per far sì che questo “mostro sacro del costume” che ha visto da Marlon Brando a Jeames Dean, da Farrah Fawcett a Diane Keaton, indossare il capo in alcuni tra i film più famosi nella storia del cinema, abbia ancora tantissime pagine di storia della moda da scrivere. E noi, lo speriamo davvero basta che sia…ad impatto zero!

il Denim

“il mio piu’ grande rimpianto e’ quello di non aver inventato i blue jeans; sono il capo piu’ spettacolare, pratico e disinvolto che esista”, diceva Yves Saint Laurent. Lo Sapevate che... il Denim. “il mio piu’ grande rimpianto e’ quello di non aver inventato i blue jeans; sono il capo piu’ spettacolare, pratico e disinvolto che esista”, diceva Yves Saint Laurent.

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paia di jeans vendute ogni secondo nel mondo per un totale di 450 milioni di vendite annuali. Questo il dato economico che vede uno dei capi più evergreen della storia della moda – insieme alla t – shirt bianca – calcare ancora le classifiche di stile e di produzione. In pochi sanno, però, che l’origine dei due termini con cui solitamente appelliamo il prodotto – jeans e denim – hanno una storia lunga ed anche travagliata. Il primo, il jeans, infatti, vede la sua nascita nel Porto di Genova, ove ogni giorno sbarcavano carichi di una stoffa con intrecci di fustagno dal colore blu, molto amato dai marinai e dal popolo inglese: “jeans” era il “Porto di Genova” per i francesi. Il termine “denim”, invece, nato per concorrere al successo

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dell’omologo inglese, deve la sua origine alla città di produzione, Nimes, nel sud della Francia, da cui il nome che, parafrasato, diede il risultato del tessuto più famoso al mondo. Bisogna però andare indietro nel tempo, al 20 Maggio 1873, per vedere la nascita dei primi Levi’s sul mercato, grazie al sodalizio creativo ed imprenditoriale tra Jacob Davis, saldatore e sarto lettone, e Levi Strauss, fornitore di tessuti ed impresario tessile di origini bavaresi (lo sapevate che Mr. Levi’s non ha mai indossato un jeans in vita sua? Sì, perché il capo di abbigliamento a quei tempi era dedicato alle fasce operaie della popolazione!). Volendo ancora porre una cronologia interessante al capo di abbigliamento il 1886 è l’anno in cui il jeans viene prodotto su scala mondiale ed il 1890 l’anno

della nascita del modello più famoso ancora oggi: il Levi’s 501 che prende il nome dal numero di pantaloni prodotti mensilmente. Da metà’800 in poi, comunque, la storia del jeans non avrà mai fine, vestendo inizialmente soltanto un pubblico maschile per poi, a metà degli anni’60, grazie all’arrivo in Inghilterra, prima, in America, poi, in Europa, alla fine, delle subculture (punks, mods, figli dei fiori), vestire anche il target femminile che trovò immediatamente ruolo inclusivo vestimentario per questo capo di abbigliamento. Fu proprio Levi’s, tra l’altro, grazie alla sua comunicazione ineccepibile dell’epoca, a dedicare il denim anche alle donne. Oggi, in tempi di sostenibilità sempre più imminente e necessaria, però, questo capo di abbigliamento è quello tra

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paia di jeans vendute ogni secondo nel mondo per un totale di 450 milioni di vendite annuali. Questo il dato economico che vede uno dei capi più evergreen della storia della moda – insieme alla t – shirt bianca – calcare ancora le classifiche di stile e di produzione. In pochi sanno, però, che l’origine dei due termini con cui solitamente appelliamo il prodotto – jeans e denim – hanno una storia lunga ed anche travagliata. Il primo, il jeans, infatti, vede la sua nascita nel Porto di Genova, ove ogni giorno sbarcavano carichi di una stoffa con intrecci di fustagno dal colore blu, molto amato dai marinai e dal popolo inglese: “jeans” era il “Porto di Genova” per i francesi. Il termine “denim”, invece, nato per concorrere al successo dell’omologo inglese, deve la sua origine alla città di produzione, Nimes,

nel sud della Francia, da cui il nome che, parafrasato, diede il risultato del tessuto più famoso al mondo. Bisogna però andare indietro nel tempo, al 20 Maggio 1873, per vedere la nascita dei primi Levi’s sul mercato, grazie al sodalizio creativo ed imprenditoriale tra Jacob Davis, saldatore e sarto lettone, e Levi Strauss, fornitore di tessuti ed impresario tessile di origini bavaresi (lo sapevate che Mr. Levi’s non ha mai indossato un jeans in vita sua? Sì, perché il capo di abbigliamento a quei tempi era dedicato alle face operaie della popolazione!). Volendo ancora porre una cronologia interessante al capo di abbigliamento il 1886 è l’anno in cui il jeans viene prodotto su scala mondiale ed il 1890 l’anno della nascita del modello più famoso ancora oggi: il Levi’s 501 che prende il nome dal numero di pantaloni prodotti mensilmente. Da metà’800 in poi, comunque, la storia del jeans non avrà mai fine, vestendo inizialmente soltanto un pubblico maschile per poi, a metà degli anni’60, grazie all’arrivo in Inghilterra, prima, in America, poi, in Europa, alla fine, delle subculture (punks, mods, figli dei fiori), vestire anche il target femminile che trovò immediatamente ruolo inclusivo vestimentario per questo capo di abbigliamento.

La Gentilezza

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Alla scoperta dell'Istria: in bici dal Bi-Village a Digiano fino a Pola Alla scoperta dell'Istria: in bici dal Bi-Village a Digiano fino a Pola

Escursioni Exscursion

villaggio di pescatori che abbraccia il porto da dove – tra le altre cose – partono anche le barche per le escursioni alle Isole Brioni. Il nome antico di Fasana è Vasianum, per l'antica presenza di una fabbrica dedita alla produzione di anfore. Proseguendo dal mare verso l'entroterra si pedala un po' arriva nella meravigliosa Dignano. Da non perdere il palazzo gotico dei conti Bettica e la chiesa di S. Biagio. Quest'ultimo è un edificio barocco, eretto nel 1761 sui resti di una chiesa preromana: è un vero e proprio pozzo di tesori nel cui complesso, nel 1984, è stata inaugurata una raccolta di elementi di arte sacra con numerosi pezzi di valore. Celebri pero' sono le mummie di Dignano: si tratta dei corpi dei Santi Leone Bembo, Giovanni Olini e Santa Nicolosa Bursa; quest'ultima, suora benedettina morta a Venezia nel 1512, è considerata la mummia meglio conservata di tutta l’Europa. Da qui è possibile godersi l'entroterra istriano pedalando fino a Pola alla scoperta della Porta Aurea, l’Arco dei Sergi, edificato tra il I secolo a.C. al I secolo d.C. per poi arrivare al famoso Anfiteatro (I secolo a.C.) per il quale la città istriana è conosciuta

bike A

lla scoperta dell'Istria lungo un percorso in bici che si snoda dalla spiaggia del Bi-Village fino a Pola per poi perdersi nell'entroterra istriano. Prima tappa Fasana, meraviglioso villaggio di pescatori che abbraccia il porto da dove – tra le altre cose – partono anche le barche per le escursioni alle Isole Brioni. Il nome antico di Fasana è Vasianum, per l'antica presenza di una fabbrica dedita alla produzione di anfore. Proseguendo dal mare verso l'entroterra si pedala un po' arriva nella meravigliosa Dignano. Da non perdere il palazzo gotico dei conti Bettica e la chiesa di S. Biagio. Quest'ultimo è un edificio barocco, eretto nel 1761 sui resti di una chiesa preromana: è un vero e proprio pozzo

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di tesori nel cui complesso, nel 1984, è stata inaugurata una raccolta di elementi di arte sacra con numerosi pezzi di valore. Celebri pero' sono le mummie di Dignano: si tratta dei corpi dei Santi Leone Bembo, Giovanni Olini e Santa Nicolosa Bursa; quest'ultima, suora benedettina morta a Venezia nel 1512, è considerata la mummia meglio conservata di tutta l’Europa. Da qui è possibile godersi l'entroterra istriano pedalando fino a Pola alla scoperta della Porta Aurea, l’Arco dei Sergi, edificato tra il I secolo a.C. al I secolo d.C. per poi arrivare al

famoso Anfiteatro (I secolo a.C.) per il quale la città istriana è conosciuta nel mondo. La leggenda vuole che la città sia stata fondata dai Colchidi i quali, nell’inseguire Giasone ed il vello d’oro qui vi trovarono dimora e non vollero più ritornare nella loro patria. Pola è una città che nel vero senso della parola ammalia col suo ricco patrimonio antico e ad ogni passo ci ricorda il detto di Cassiodoro: qui i patrizi romani condussero una “vita degna degli Dei”. Da qui, a fine giornata, si rientra a Fazana per un meritato aperitivo, guardando il

nel mondo. La leggenda vuole che la città sia stata fondata dai Colchidi i quali, nell’inseguire Giasone ed il vello d’oro qui vi trovarono dimora e non vollero più ritornare nella loro patria. Pola è una città che nel vero senso della parola ammalia col suo ricco patrimonio antico e ad ogni passo ci ricorda il detto di Cassiodoro: qui i patrizi romani condussero una “vita degna degli Dei”. Da qui, a fine giornata, si rientra a Fazana per un meritato aperitivo, guardando il tramonto, al Bi-Village. Il Tour Bi Vil la ge /Fa s ana /D ign an o /Po la / BiVillage Durata: una giornata.

tramonto, al Bi-Village. Il Tour BiVillage/Fasana/Dignano/Pola/ BiVillage Durata: una giornata.

A

lla scoperta dell'Istria lungo un percorso in bici che si snoda dalla spiaggia del Bi-Village fino a Pola per poi perdersi nell'entroterra istriano. Prima tappa Fasana, meraviglioso

Escursioni

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W la squola (meglio della DAD) W la squola (meglio della dad)

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iciamocelo. Agli studenti non piace la Dad, la didattica a distanza. “E a dire il vero nemmeono a noi insegnati” rivelano maestre e professori interpellatti off the record all'uscita di tante scuole. Quindi: W la scuola, abbasso la Dad. Uno dei problemi principali è senza dubbio la preparazione tecnologica dei docenti che viene bocciata senza appello dagli studenti. In Italia ad esempio il portale Skuola.net ha rilevato che il 62% dei 10mila studenti, di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, si dice insoddisfatto e boccia la scuola fatta a casa. Spiega l’Unicef, in una ricerca recente, che durante l’isolamento, molti genitori hanno dovuto assumere il ruolo di insegnanti. Mentre la maggior parte dei genitori sentiva di possedere le competenze digitali e il know-how per sostenere i propri figli nella Dad, quasi un terzo ha detto di non aver avuto abbastanza tempo per sostenere le attività scolastiche dei propri figli. Per migliorare il sistema da parte dei genitori occorre ottenere un maggiore sostegno da parte delle scuole, per esempio fornendo linee

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guida sulle modalità con cui i genitori possono sostenere l’apprendimento a distanza dei loro figli. Inoltre i datori di lavoro dovrebbero fornire flessibilità ai dipendenti che si assumono responsabilità di insegnamento per i loro figli, anche accorciando i giorni lavorativi se necessario. I problemi con la Dad sono anche il frutto delle tante distrazioni per chi si collega da remoto, primo fra tutti il sistema di messaging: il 58% dei ragazzi, ad esempio, ha dichiarato che ha usato app come WhatsApp o simili per massaggiare con i compagni o con gli amici, durante le lezioni. Ma la mancanza di concentrazione e attenzione non è sempre “colpa” dei ragazzi. Tanti studenti raccontano di non essere riusciti a seguire la scuola online perché distratti (58%) o interrotti (51,4%) da altre persone presenti in casa. Inoltre, il 15% degli intervistati ha raccontato di non poter mai o quasi mai contare su uno spazio privato per seguire la Dad. E poi ci sono le interruzioni dovute ai problemi di connessione: ci si è imbattuto più di una volta il 36,8% del campione, “spesso” o “sempre” il 32,3%. Impostare una lezione in Dad non

è semplice. C’è una carenza di adattamento dei docenti al nuovo modo di fare lezione: solo il 9,1% degli studenti intervistati ritiene che tutti (o quasi) i docenti sappiano davvero fare lezione da remoto. Un altro 23,5% degli intervistati salva la maggioranza dei docenti, ma ne segnala comunque più di uno inadeguato. Anche la casa, però, nasconde delle insidie. Così l’attenzione e il rendimento crollano. Per non parlare dei ‘danni’ psicologici, che aprono le porte a comportamenti errati. “Non possiamo bocciare la Dad a priori: laddove si è abbastanza fortunati da avere a disposizione insegnanti preparati, connettività, spazi adeguati a casa, un gruppo classe disciplinato l’apprendimento a casa può funzionare addirittura meglio di quello in presenza”, spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. Per non parlare poi del cambiamento dello stile di vita. Sport, vacanze e vita all'aria aperta devono tornare ad essere protagonisti della quotidianità. Lo chiedono i ragazzi, i genitori e gli insegnati. E quindi: W la Squola...

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iciamocelo. Agli studenti non piace la Dad, la didattica a distanza. “E a dire il vero nemmeono a noi insegnati” rivelano maestre e professori interpellatti off the record all'uscita di tante scuole. Quindi: W la scuola, abbasso la Dad. Uno dei problemi principali è senza dubbio la preparazione tecnologica dei docenti che viene bocciata senza appello dagli studenti. In Italia ad esempio il portale Skuola.net ha rilevato che il 62% dei 10mila studenti, di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, si dice insoddisfatto e boccia la scuola fatta a casa. Spiega l’Unicef, in una ricerca recente, che durante l’isolamento, molti genitori hanno dovuto assumere il ruolo

di insegnanti. Mentre la maggior parte dei genitori sentiva di possedere le competenze digitali e il know-how per sostenere i propri figli nella Dad, quasi un terzo ha detto di non aver avuto abbastanza tempo per sostenere le attività scolastiche dei propri figli. Per migliorare il sistema da parte dei genitori occorre ottenere un maggiore sostegno da parte delle scuole, per esempio fornendo linee guida sulle modalità con cui i genitori possono sostenere l’apprendimento a distanza dei loro figli. Inoltre i datori di lavoro dovrebbero fornire flessibilità ai dipendenti che si assumono responsabilità di insegnamento per i loro figli, anche accorciando i giorni lavorativi se necessario. I problemi con la Dad sono

anche il frutto delle tante distrazioni per chi si collega da remoto, primo fra tutti il sistema di messaging: il 58% dei ragazzi, ad esempio, ha dichiarato che ha usato app come WhatsApp o simili per massaggiare con i compagni o con gli amici, durante le lezioni. Ma la mancanza di concentrazione e attenzione non è sempre “colpa” dei ragazzi. Tanti studenti raccontano di non essere riusciti a seguire la scuola online perché distratti (58%) o interrotti (51,4%) da altre persone presenti in casa. Inoltre, il 15% degli intervistati ha raccontato di non poter mai o quasi mai contare su uno spazio privato per seguire la Dad. E poi ci sono le interruzioni dovute ai problemi di connessione: ci si è imbattuto più di una volta il 36,8% del campione, “spesso” o “sempre” il 32,3%. Impostare una lezione in Dad non è semplice. C’è una carenza di adattamento dei docenti al nuovo modo di fare lezione: solo il 9,1% degli studenti intervistati ritiene che tutti (o quasi) i docenti sappiano davvero fare lezione da remoto. Un altro 23,5% degli intervistati salva la maggioranza dei docenti, ma ne segnala comunque più di uno inadeguato. Anche la casa, però, nasconde delle insidie. Così l’attenzione e il rendimento crollano. Per non parlare dei ‘danni’ psicologici, che aprono le porte a comportamenti errati. “Non possiamo bocciare la Dad a priori: laddove si è abbastanza fortunati da avere a disposizione insegnanti preparati, connettività, spazi adeguati a casa, un gruppo classe disciplinato l’apprendimento a casa può funzionare addirittura meglio di quello in presenza”, spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. Per non parlare poi del cambiamento dello stile di vita. Sport, vacanze e vita all'aria aperta devono tornare ad essere protagonisti della quotidianità. Lo chiedono i ragazzi, i genitori e gli insegnati. E quindi: W la Squola...

Per i più piccoli

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Giochiamo

Colora Unisci

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i puntin

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Colo ù z i B a r Colo

Quale dei 3 è il vero Biz ù? Quale dei 3 è il vero Biz ù?

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Il TUO significato di DA

R

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D - Il TUO significato d

i DAD

Scrivilo tu - Scrivilo tu

Giochiamo

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Numeri utili Useful numbers

numero??? S.O.S Per le segnalazioni delle emergenze interne sono a disposizione degli Ospiti telefoni SOS.

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Per info e prenotazioni: info@villaggiosanfrancesco.com

ITALIA

RECEPTION Per qualsiasi necessità rivolgersi al Ricevimento operativo 24 ore su 24 oppure contattando il numero telefonico:



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