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LA POTENZA UMANA
SANDRO VERONESI CI RACCONTA LA STRAORDINARIA
STORIA DEL COMANDANTE
NATI
DI VIRGINIA MAMMOLI
Il libro è uscito a fne gennaio, l’arrivo del flm al cinema è previsto per la seconda metà del 2023. Stiamo parlando di Comandante, nato dalle penne di Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis, che hanno voluto raccontare una storia di grandissima umanità. Un’umanità che non cede mai il passo alla barbarie, neanche di fronte alla guerra. È la storia di Salvatore Todaro - nel flm interpretato da Piefrancesco Favino -, ufciale della Regia Marina italiana che, in piena Seconda guerra mondiale (1940), salva i nemici (belgi che trasportavano pezzi di ricambio per gli inglesi) che aveva appena afondato col suo sommergibile. Cosa l’ha afascinata di più di questa fgura del comandante Todaro?
Era un uomo di una modernità straripante: praticava yoga, studiava il farsi, si interessava di occultismo, e, allo stesso tempo, era un guerriero, attento, vigile, che riportava a casa i suoi soldati, guidandoli negli scontri così come in quelle bolle di pace che anche in piena guerra sono possibili. Noi abbiamo raccontato una di queste bolle, la più celebre. Com’è nata l’idea di raccontare questa storia?
In primis a volerne fare un flm è stato Edoardo De Angelis, che si è imbattuto in Todaro grazie a un articolo di Nello Scavo sull’Avvenire, dove era riportata una menzione dell’ammiraglio Pettorino, a cui il governo aveva dato l’ordine di non compiere più salvataggi in zona SAR (Search and Rescue, area marina in cui si è tenuti al soccorso, ndr). L’ammiraglio era costretto a obbedire, ma volle far sapere che si sentiva fglio di Todaro. Era dunque l’estate del 2018… Sì, quella in cui io e Edoardo, insieme ad altri scrittori, giornalisti e intellettuali arrabbiati, abbaiavamo contro questo comportamento poco onorevole del nostro governo. Ne nacque una sorta di movimento, Corpi, e una chat, di cui faceva parte una mia amica, che ignoravo essere nipote di Todaro. Grazie a questa combinazione abbiamo avuto accesso ai bauli in cui la fglia di Todaro conservava le cose di suo padre. Lì abbiamo trovato il Todaro uomo, quello che si rivolgeva alla moglie, che conservava le fotografe, ma anche la severa voce di un monarchico la cui priorità era combattere per servire il suo re e il suo popolo.
Perché è importante far conoscere l’esempio di Todaro?
Più persone vengono a conoscenza della storia di Todaro, più sarà difeso l’onore del nostro popolo, di noi italiani. Il nostro non è un popolo che fa morire le persone. Come dice Todaro quando il secondo ufciale della nave belga gli chiede “Perché lo ha fatto?”, lui risponde “Perché siamo italiani”. Un messaggio che purtroppo è tornato a essere di primissimo piano in questi giorni.
È venuta prima la sceneggiatura o il libro?
È stata una sorta di circolo virtuoso: un libro tratto da una sceneggiatura e dal quale è stata tratta la versione fnale della sceneggiatura stessa. Dopo cinque stesure della sceneggiatura, sentivamo che troppe cose rimanevano fuori dal racconto. Così abbiamo deciso che tutto quello che ‘avanzava’ - come le voci degli altri, la lingua… - lo potevamo mettere in un romanzo, che non è quindi la sceneggiatura pubblicata, ma un’altra cosa. Allo stesso tempo, lavorare al libro mi ha stimolato tantissimo, andando a nutrire le ultime versioni della sceneggiatura.
Una cosa è certa: a me è servito per avere conferma che non sono buono come sceneggiatore (ride, ndr). È un po’ come per gli atleti che praticano la corsa: ci sono quelli più bravi nel rettilineo, e quindi nei 100 metri, e quelli più bravi in curva, e quindi nei 200 metri. Io vado meglio in curva e quando mi sono rimesso a fare i
200 metri, ho trovato lo sprint fnale per gli ultimi 100.
Che ne pensa di Favino nei panni del Comandante?
Quando sono andato sul set ho visto un Favino entusiasta di interpretare questo ruolo e profondamente colpito, non solo da Todaro, ma dell’intero equipaggio. Come tutti noi ignorava le condizioni di vita dei sommergibilisti, certamente ancora estremamente provanti, ma allora e durante una guerra, veramente al limite dell’umano. Favino era davvero commosso dal fatto che anche in una situazione del genere potessero sprigionarsi una potenza umana e una saggezza come quelle di Todaro.
Il mare è una sua passione?
Più che l’elemento in sé, ad appassionarmi è la cultura, la tradizione, la letteratura, la mitologia marina. Perché il mare, non dimentichiamocelo mai, è molto più pericoloso che bello, è molto più pericoloso che grande. È una tomba a cielo aperto dove riposano milioni di esseri umani. Per questo il concetto di soccorso è così antico e basilare, altrimenti non avrebbe senso navigare.