Assaporando

Page 1

Assaporando bimestrale del cibo e del benessere

Anno 5 N.19 | Copia offerta da

| luglio/agosto 2012


Sommario | 2

E

state. Sole, vacanze e tanti colori. Il colore che abbiamo scelto per questo numero di

Assaporando è l’arancione, come il melone che trovate in copertina, frutto dell’estate per eccellenza. Nelle pagine a seguire troverete consigli per cucinarlo e conservalo nei migliore dei modi. Ma anche una ricetta alternativa al classico prosciutto e melone, e se non bastasse il melone per rinfrescarvi la giornata vi suggeriamo un viaggio che è un vero tuffo nel cuore dell’Italia, l’Umbria. Una valida alternativa alle vacanze di mare, un viaggio all’insegna del buon cibo, della cultura e della tradizione. E per la serie “la prova costume è dietro l’angolo”, abbiamo approfondito la dieta Dukan per capire cos’è e di cosa si tratta. Buona lettura.

Marco Ferri

Direttore di Assaporando marcoferri02@libero.it

Agenda . ..................................................................... Pag. 5

Sommario

Focus Prodotto . .................................................... Pag. 6 In cucina .................................................................. Pag. 8 Parliamo di carne ...............................................

Pag. 11

In cantina ............................................................... Pag. 14 A tutta birra .......................................................... Pag. 16 Parole in cucina . ................................................. Pag. 19 Cucine nel mondo . ............................................. Pag. 20 Dieta . ....................................................................... Pag. 25 Per approfondire ................................................ Pag. 27 Salute e Benessere . .......................................... Pag. 30 A proposito di musica . .................................... Pag. 32 Onlus ........................................................................ Pag. 34

Tutti i ristoranti del gruppo Ethos utilizzano energia ad impatto Zero LifeGate.

A ssaporando Copia omaggio N°19, 15/07/2012 anno 5 Reg. Tribunale di Lecco No14/07 del 21-11-2007 Direzione e Redazione: Gruppo Ethos Via Cattaneo, 29 – 20871 Vimercate (MB) Tel. 039-9711064 - Fax 039-9630625 info@gruppoethos.it Direttore Responsabile: Marco Ferri - marcoferri02@libero.it Progetto grafico: Carlo Mascheroni Hanno collaborato: Ambrogio Boniardi, Lorenzo Bottoni, Noemy Gizzi, Andrea Leonardi, Elisa Racchetti Fotografie: Marco Ferri, Archivio Gruppo Ethos, web Proprietario: OMEGA SERVICE S.r.l. Via de Gasperi, 82 - Casatenovo (LC) Editore: Giuseppe Scotti Stampa: Società Baio S.r.l. Via degli Artigiani, 17 - 23880 Casatenovo (LC) Stampato su carta riciclata

Tutti i ristoranti del gruppo Ethos aderiscono al progetto strutture eco-sostenibili di Legambiente Turismo


e no che

non M’ANNOIO!


100 giorni di frutta?! eccome se fruttano!

ACQUA E FARINA

Casatenovo (LC) 23880 Via de Gasperi 82 Tel 039 9202601 www.sanmauroweb.it

Agrate Brianza (MB) 20864 Via dell’Artigianato, 4 Tel. 039 6893022 www.acquaefarina.net

Mariano C.se (Co) 22066 Via Milano (Via P. Masciadri 2) Tel 031 750997 www.risoamaro.it

Milano 20154 Via Farini, angolo via G. Ferrari Tel. 02 36637422 - www.graniebraci.it Cucina aperta fino alle 2 della notte


Agenda | 5 Il 23 luglio per Villa Arconati, a Castellazzo di Bollate, sarà una data da non dimenticare. La mitica Patti Smith calcherà il palco della Villa in occasione del tradizionale Festival estivo. Una data sicuramente da non perdere. Patti ritorna in Italia, dopo aver preso parte lo scorso febbraio al Festival di Sanremo insieme ai Marlene Kuntz, per presentare il suo nuovo album Banga. Un album che sottolinea anche la passione e l’amore della Smith per il nostro Paese. La sarcedotessa del Punk ha trascorso molto tempo in Italia e il risultato è la bellissima Costantine’s dream ispirata a un quadro di Piero della Francesca, ma anche Amerigo dove la cantante ripercorre il viaggio di Amerigo Vespucci alla scoperta del Nuovo Mondo. Molte altre le canzoni che consacrano Banga un album prezioso come This Is The Girl, dedicata a Amy Winehouse, FujiSan, April Fool e Nine. Quindi se non potrete assistere al concerto non perdetevi l’album, una vera perla. Lunedì 23 luglio 2012 ore 21.30, Castellazzo di Bollate Villa Arconati Info: www.festivalarconati.it

DF SPORT SPECIALIST: LUGLIO IN FESTA Non perdetevi gli ultimi appuntamenti di DF SPORT SPECIALIST Giovedi 19 luglio 2012 - ore 21 Cani Sciolti in Concerto Una serata musicale all’insegna del revival Giovedi 26 luglio 2012 - ore 21 ospite Mario Panzeri “Il Re degli 8000” è lui, l’uomo dei 14 ottomila, che narrerà la sua meravigliosa storia DF SPORT SPECIALIST Via delle industrie Bevera di Sirtori - Provinciale Villasanta/Oggiono Tel. 039/9217591 Consultate il calendario degli eventi su www.df-sportspecialist.it


Focus prodotto | 6

Il melone Il melone, scientificamente rinominato Cucumis melo, è una pianta rampicante appartenente alla famiglia delle cucurbitacee che ci regala il coloratissimo frutto estivo che non può mancare sulle nostre tavole in questo periodo dell’anno. Di origini poco chiare, c’è infatti chi pensa che siano africane mentre altri sostengono le origini asiatiche; di fatto, ma diffuso in tutto il mondo, è proprio in Asia che trova oggi la maggiore diffusione, il melone è un frutto dalla forma tonda oppure ovale e solitamente di grandi dimensioni. In natura, infatti, il suo peso oscilla tra il mezzo chilo e i quattro chilogrammi, anche se l’industria ortofrutticola mantiene sul mercato le misure standard di 1 kg circa. Il melone è, insieme all’anguria, uno dei frutti estivi per eccellenza. Il suo colore interno, in netto contrasto con la robusta e grigia buccia, che varia dal bianco-giallo all’arancione intenso, è sempre accompagnato da un profumo intenso che lo rende riconoscibile e unico. Anche se, come accennato, il melone è coltivato per il 50% della produzione mondiale in Cina, l’Italia è uno dei maggiori produttori europei, insieme a Francia, Spagna e Romania. Sul territorio italiano si diffuse rapidamente durante l’Impero Romano e in epoca cristiana trovò un’espansione capillare su tutte le coste italiane e anche Plinio il vecchio nel I secolo d. C. lo citò nel suo celebre Nauralis Historia. Successivamente, durante l’impero di Diocleziano, grazie alla sua diffusione sempre maggiore, venne addirittura emesso


Focus prodotto | 7 un apposito editto per tassare gli esemplari di melone che superavano il peso di 200 grammi. Da allora è entrato a far parte della dieta degli italiani, e solo successivamente si è diffuso nel resto dell’Europa. È composto per il 90% da acqua, che lo rende un buon diuretico naturale, ma è anche ricco di vitamine e altri elementi minerali come potassio e ferro, oltre ad essere un’ottima riserva di betacarotene. In realtà il melone non è un frutto solamente estivo, esistono infatti meloni invernali e meloni estivi, i primi sono caratterizzati, oltre che dalla maturazione invernale, dalla polpa bianca e dalla pelle liscia, mentre i secondi dalla polpa arancione. I meloni estivi, identificati in due diverse varietà – retata e cantalupo –, vengono coltivati in terreni caldi ed esposti a pieno sole fin dall’inizio della primavera, per fiorire lungo l’estate e arrivare a completa maturazione a inizio settembre.

In cucina

Riconoscere un buon melone maturo non è cosa semplice. Il metodo mi gliore è sentire il profum o del frutto. Se il melone ha raggiunto la maturazi one emette un forte odore. Se sbagliate e acquistate un melone acerbo lasciatelo fuori dal frigorifero e aspettate la maturazion e prima di aprirlo. Una volta acquistato è molto importante procedere alla conservazione del fru tto in modo corretto. Non conservare mai il melone a temperature al di sotto dei 5°C perchè la polpa potrebbe risentirne e am morbidirsi iniziando un processo di det erioramento. Il melone in cucina è fam oso per essere accompagnato con il prosciutto crudo, ma è un ingrediente che si presta bene anche per dessert, gelati, sorbetti e come guarnizione per diversi piatti.


In cucina | 8

In cucina

PROSCIUTTO E MELONE Che dire di questo piatto se non scegliete con cura il melone più dolce e profumato e un prosciutto crudo di qualità. Aggiungiamo piuttosto un aneddoto ai più ignoto sull’abbinamento “esotico” di questo frutto dolce con la carne: a pensarlo con un po’ di lucidità brianzola sembra alquanto bizzarro. Pare che il piatto estivo per antonomasia, prosciutto e melone, affondi le proprie radici non nella trovata di qualche geniale chef ma in una antica credenza medievale. Il Montanari* ci suggerisce un episodio storico che racconta la diffidenza verso il dolce e succoso frutto che ci disseta nei giorni torridi d’estate: la morte improvvisa di un pontefice. Papa Paolo II morì nel 1471, le cronache del tempo attribuirono il decesso a una sospetta scorpacciata di meloni, “tre poponi non molto grandi” che sarebbero stati letali per il pontefice. La freschezza e l’acquosità del frutto, attributi assai apprezzati durante la calura estiva, erano invece guardati con sospetto nel Medioevo. Si pensava che potessero minare il calore naturale del corpo, e sbilanciare gli umori corporei verso il freddo, che significava morte. Per questo si usava abbinare al melone il calore alcolico del vino, oppure cibi nutrienti, per eccellenza la carne. *Massimo Montanari Il riposo della polpetta, Laterza Editore 2011


In cucina | 9 Ricetta rivisitata: TARTARE DI MELONE CON PROSCIUTTO CROCCANTE e QUENELLE DI RICOTTA A cura di Massimo Rovagnati, chef executive di Gruppo Ethos – Ristoranti Italiani Ingredienti per 4 persone 1 melone 8 fette di prosciutto crudo 200 gr di ricotta stampi Puliamo e sbucciamo il melone. Tagliamolo a cubetti piccoli e lasciamolo raffreddare in frigorifero. Rosoliamo il prosciutto in una padella antiaderente finchÊ non diventa croccante, oppure cuociamo il prosciutto in forno. Tritiamo due fette di prosciutto nel mixer con la ricotta fresca. Per la composizione: usiamo degli stampi cilindrici e riempiamoli con il melone tagliato a cubetti. Mettiamo lo stampo al centro del piatto, decoriamolo con le fettine di crudo rimanenti e accanto appoggiamo una quenelle di ricotta (usando il cucchiaio per dare la forma alla quenelle).


Giardino esterno Spazio congressi Sale Eventi Parcheggio


Parliamo di carne | 11

La rivincita dell’anteriore Quanti modi esistono per dire carne? Quanti tagli descrivono la sezionatura del bovino? Tanti, tantissimi. Se consideriamo solo l’Italia, esiste la sezionatura - per citarne solo qualcuna – di Milano, Como, Bergamo, Venezia, Trento, Torino, Genova, Firenze, Macerata, Perugia, Napoli, Catanzaro, Potenza, Sassari e Palermo! Cosa significa? Il Magatello è un taglio del posteriore tipicamente milanese, la Scorzadura è un taglio dell’anteriore di Padova… la ricchezza della nomenclatura è un vero spasso, un viaggio nella terminologia dialettale nostrana. Se andiamo oltre confine ci avventuriamo in “nomenclature” francesi, inglesi, statunitensi, tedesche, francesi… argentine e spagnole ecc ecc. A dimostrazione di quanta cultura e campanilismo intridano uno dei lavori più antichi del mondo (sempre di carne si tratta, no?). Prosegue il nostro viaggio nei meandri della maestria macellaia, accompagnati dagli chef del Gruppo Ethos. Cominciamo col mettere ordine nell’entropia e a concentrarci sul quarto anteriore dell’animale. Non tanto perché viene prima del posteriore ma perché è su questa parte del bovino che gli chef del Gruppo Ethos hanno concentrato la loro ricerca, nello sforzo di proporre tagli interessanti e innovativi. Il quarto anteriore è considerato quello meno nobile dell’animale, infatti i filetti e controfiletti, la tanto elogiata fiorentina, provengono dal posteriore. La domanda di tagli provenienti dal quarto posteriore è molto superiore e i prezzi schizzano alle stelle. Ma anche l’anteriore può offrire tagli ottimi. “Tutto dipende dalla foraggiatura – ci ha spiegato Alessandro Rosini, chef di Grani&Braci – ovvero dal mondo in cui viene nutrito e allevato l’animale”. Per questo, bovini australiani o sudamericani - allevati in ampi spazi verdi al pascolo, possono offrire ottime carni dell’anteriore, adatte al cottura alla griglia, senza niente da invidiare al classico filetto.


Parliamo di carne | 12 Nei ristoranti del Gruppo Ethos infatti tra i piatti di grande successo ci sono Flank Fillet, Tenero Falsetto, che fanno parte del diaframma, nell’anteriore dell’animale. Valorizzare questi tagli significa anche ottimizzare il consumo di carne, solitamente sbilanciato sulla parte posteriore della carcassa. Rifacendoci alla sezionatura nazionale, nell’anteriore è possibile riconoscere dodici tagli. 11) il Muscolo o Geretto anteriore, un taglio di “terza categoria”, volgarmente il nostro “ossobuco”. 12) Sottospalla o Fracosta, ottima per bolliti 13) Fesone di spalla: uno dei tagli più pregiati dell’anteriore, adatto per bistecche, scaloppe e cotolette 14) Copertina, usata per spezzatini, bolliti, gulash 15) Girello di spalla, altro taglio “nobile” dell’anteriore, non sfigura come bistecca, arrosto o bollito 16) Polpa di spalla, come il Girello 17) Collo, un taglio di “terza categoria” ma dalla carne molto gustosa, esprime il meglio in bolliti e stracotti, o per polpette e ragù. 18) Braciole, usate per preparare composti di carne al forno 19) Pancia, meno pregiata, usata per hamburger, polpette, ragù 20) Petto, è il taglio migliore per il bollito 21) Sottospalla o fracosta, usato per cotture in umido 22) Reale, gustoso per arrosti, farciture o ragù. Se ben marezzato, ottimo per tagliate e bistecche. (immagine tratta dalla Grande Enciclopedia Illustrata della Gastronomia, Mondadori)

Elisa Racchetti


Gruppo Ethos l e d ti n ra o st ri i i tt In tu è ogni martedì sera

COSTATA DAY

anti liori tagli dei ristor Prova uno dei mig 25 euro n un menù a soli co s ho Et o pp ru G del

TA DI MANZO • 500 gr di COSTA tate • Contorno di pa • Calice di vino • Acqua • Caffè

25€

Menù

BRACE

• 250gr

di di manzo BlatackgliaAtangus • Patatine fritte • Calice di vino o acqua anziché 26€ • Caffè

16€

Valido da lunedì a venerdì a pranzo, escluso festivi da Sanmauro e da Riso amaro


In cantina | 14

Dal mondo del vino L’umore del tempo

Riprendiamo il tema dell’ultimo articolo, avevamo scritto: Ogni stagione con il suo cielo, con il suo clima, ci “propone” suggestioni differenti… In una fredda serata invernale ci ritempra anche solo il pensiero di una calda zuppa di cereali… in estate… ecco venirci in soccorso l’idea di un piatto freddo, magari un’insalata di mare o una rinfrescante macedonia. La scelta del vino più adatto può dipendere da tanti fattori: ad esempio il motivo per cui si riuniscono i commensali e il loro carattere personale, il luogo dove si berrà il vino e la stagione in cui questo avverrà. In quest’articolo parleremo della stagione, parametro da non trascurare, perché ha un’influenza importante sul mood, sull’umore e lo stato d’animo del degustatore. Una soleggiata giornata estiva, con la preparazione per le vacanze e gli attesi momenti di riposo e di serenità, ci porta al buon umore. L’estate porterà sulle nostre tavole cibo più semplice, condimenti meno impegnativi e maggiori quantità di verdure, la temperatura richiederà bevande fresche: un vino leggero, non arricchito dalle botti, fresco e con aromi floreali e fruttati, è la giusta risposta a queste esigenze. Possiamo pensare ad un bianco campano e, restando vicino a noi, ad un Lugana o un Soave (ma solo maturati in acciaio) oppure un rosato abruzzese. Per il vino rosso un cabernet franc, un gamay o un pinot nero. In un fredda e umida giornata invernale, piena di pensieri legati all’attività professionale, abbiamo bisogno di morbidezza e calore. Orientiamoci verso vini strutturati, con profumi terziari dovuti all’invecchiamento, affinati in legno e avvolgenti in bocca. Syrah e Cabernet Sauvignon dai suadenti profumi ma soprattutto grandi vini italiani come Barbaresco, Sforzato, Chianti o Nobile di Montepulciano, con la loro potenza e morbidezza gustativa, possono ridarci la carica nelle buie giornate invernali. Nota a parte per lo spumante secco: è un prodotto che svolge una funzione positiva ed è adatto in qualsiasi stagione, l’unica cosa importante è non berlo troppo freddo, perché le basse temperature cancellerebbero i suoi inebrianti profumi. Ambrogio Boniardi - Sommelier


In cantina | 15

Dizionario del Sommelier Lugana DOC Lombardia: a sud del lago di Garda s’incontra la “Lugana”, zona pianeggiante che dalla provincia di Brescia arriva sino a quella di Verona. Qui, dalle uve del vitigno Trebbiano di Soave, localmente denominato Trebbiano di Lugana, a cui possono essere aggiunte quelle di altri vitigni a frutto bianco non aromatici, raccomandati e/o autorizzati per la zona (massimo 10%), si ottiene questo vino dal colore giallo paglierino; profumo delicato, gradevole, caratteristico; sapore fresco, morbido, armonico, con eventuale leggera percezione di legno. Gradazione minima 11°. Soave DOC: con le uve del vitigno Garganega (minimo 70%) ed eventualmente con quelle di Pinot bianco e/o Chardonnay e/o Trebbiano di Soave, provenienti dagli stessi vigneti delle Docg “Recioto di Soave” e “Soave Superiore”, si ottiene questo vino dal colore giallo paglierino tendente a volte al verdognolo; odore vinoso, con caratteristico profumo intenso e delicato; sapore asciutto, di medio corpo e armonico, leggermente amarognolo. Gradazione minima: 10,5°. Cerasuolo d’Abruzzo: all’interno del disciplinare della Doc Montepulciano d’Abruzzo, sin dal suo riconoscimento nel lontano 1968, è contemplata la tipologia Cerasuolo, ottenuta dalle stesse uve Montepulciano. Utilizzando una diversa tecnica di vinificazione ossia limitando il periodo di fermentazione alla presenza delle bucce a poche ore oppure mediante una vinificazione “in bianco”, dalle uve Montepulciano si ottiene un vino con un caratteristico colore rosso ciliegia, più o meno carico, denominato “Cerasuolo”. Ha un odore gradevole, delicatamente vinoso, fruttato, fine ed intenso; il sapore è secco, morbido, armonico, delicato con retrogusto mandorlato. è un vino di straordinaria freschezza che unita all’eleganza dei suoi profumi lo rende particolarmente piacevole ed affascinante.


A tutta birra | 16

A ogni birraio il suo luppolo è proprio vero: ogni birraio ha il suo modo di vedere le cose. Spesso le vede attraverso il bicchiere, non nel senso che è ubriaco, ma nel senso che considera la birra al momento della bevuta; a volte invece si privilegia l’aspetto della produzione, delle tecniche birrofile e dei suoi ingredienti. Nel caso del luppolo, secondo degli ingredienti che descriviamo in quasta rubrica, e ingrediente “classico” della birra, il suo utilizzo ci consente di aggiungere una caratteristica nota aromatica che potremmo definire la firma del birraio. Il luppolo, o meglio ciò che della pianta del luppolo utilizziamo, è l’infiorescenza femminile che ha la forma di un cono. L’Humulus lupulus cresce anche spontaneamente alle nostre latitudini; l’avrete vista infatti attorcigliata ai tiranti che reggono i pali della luce in alcune strade di campagna. È una pianta perenne, rampicante, simile alla cannabis, muore in autunno per poi ricrescere sullo stesso ceppo a primavera. La pianta del luppolo è dioica, ossia i fiori maschili e femminili si trovano su due piante diverse. Per ottimizzare la sua crescita la pianta viene fatta attorcigliare attorno a dei fili che possono raggiungere un’altezza di 8 metri. I fiori vengono raccolti in estate ed essiccati e/o lavorati vengono portati al birrificio per essere utilizzati nella produzione. È importante notare che la regione di coltivazione della pianta di luppolo è decisiva per definire le caratteristiche del ceppo. I luppoli europei classici, cresciuti in climi americani molto differenti, esibiscono tonalità diverse da quelle cresciute sul suolo europeo. Quindi il luogo di crescita e la genealogia sono molto importanti quando si sceglie un luppolo per un determinato scopo. La stessa varietà di luppolo può essere coltivata in luoghi e terreni diversi assumendo così caratteristiche diverse, un po’ come avviene per i vitigni. In genere gli inglesi sono morbidi e floreali, i tedeschi leggermente speziati


A tutta birra | 17 e gli americani maggiormente caratterizzati da note resinose e/o “citriche”. Ogni birraio predilige alcune tipologie di luppolo ed è ormai diffusa la tendenza ad utilizzare luppoli di provenienze differenti anche in birre che hanno un’origine legata al territorio, consentendo così al birraio di aggiungere una nota particolare alla sua produzione senza essere costretto a seguire in maniera pedissequa lo stile di riferimento. Il luppolo viene utilizzato durante la fase di bollitura nel corso della quale viene immesso nel mosto in ebollizione al fine di conferirgli l’aroma desiderato. In realtà le funzioni del luppolo sono molteplici. Infatti, il suo utilizzo consente una lieve chiarifica del mosto contribuendo alla flocculazione delle proteine in esso contenuto. Inoltre il luppolo agisce da blando conservante contribuendo alla conservazione della birra. Per quest’ultimo motivo veniva utilizzato in grandi quantità nei secoli scorsi per le birre che venivano imbarcate sulle navi (da qui la nascita dello stile Indi Pale Ale). Limitandoci alla funzione aromatica bisogna dire che il luppolo (o meglio le sostanze amaricanti che esso veicola) ha bisogno di un certo tempo di bollitura per poter sviluppare appieno il sapore amaro desiderato. Per contro gli aromi vari che il luppolo conferisce (che vanno dall’erbaceo al resinoso con una variabilità affascinante per il birraio) essendo costituiti da molecole volatili, sono dispersi da lunghi tempi di bollitura. Si renderà pertanto necessario provvedere a tenere conto di tali tendenze nel disegnare il profilo aromatico della birra voluta. Inoltre sulla base delle caratteristiche aromatiche e del contenuto di alfa-acidi (le molecole amaricanti) il luppolo verrà “catalogato” come varietà “da amaro” o “da aroma” (o nobile) intendendo con ciò un suo utilizzo prevalentemente nella fase indicata. Regola prima è che l’amaro verrà ottenuto dal luppolo usato all’inizio della bollitura e che l’aroma viene in massima parte ottenuto dal luppolo usato verso la fine della bollitura o addirittura in dry hopping (luppolatura a secco, cioè a bollitura finita e/o con birra fredda). In quest’ultimo caso il contributo è unicamente aromatico mentre la componente amaro è nulla. Il contenuto di sostanze amaricanti cambia in funzione dell’andamen-


A tutta birra | 18 to della stagione e può variare notevolmente da raccolto a raccolto per la stessa varietà. Kent Goldings: Vecchio luppolo tradizionale inglese si chiama East Kent Goldings se cresce nell’East Kent, Kent Goldings se cresce nel MidKent, e Goldings se cresce da altre parti. Caratterizzato da un’aroma gentile, fragrante e piacevole. Cascade: luppolo di provenienza americana è caratterizzato da un’aroma di agrumi come mandarini, arance e pompelmi oltre a un aroma floreale e speziato. Deriva da un incrocio tra il Fuggles inglese ed un luppolo russo tipo Serebrianker. Ha avuto una grande diffusione negli ultimi anni sull’onda della moda delle IPA (birre di taglio amaro caratterizzate da note speziate e resinose). Amarillo: particolare luppolo spesso associato al Cascade nelle ricette di IPA e APA, ha uno spiccato aroma floreale e di agrumi (sopratutto limone). È una varietà particolarmente ricercata. A differenza della maggior parte dei luppoli disponibili è un ceppo “privato” nel senso che non è disponibile alla coltivazione da parte di tutti, essendo stato ottenuto da una società privata che ne gestisce i rizomi. Fuggle: conosciuto oltreoceano come Styrian Golding è uno dei luppoli più utilizzati nelle birre inglesi (ales) e nelle lambic belghe. Conferisce una varietà di aromi che possono essere così descritti: leggero e piacevole, speziato, delicato, legnoso. Si descrive anche aroma tendente all’anice nelle birre Ale. Saaz: Proveniente dalla regione Ceca di Zatec (in tedesco Saaz) si distingue per il suo lieve aroma di spezie e quel sapore dolce, pulito, classico e nobile. Molto delicato, con delle piacevoli note di luppolo fresco. Classico luppolo da aroma con lunghe e ben radicate tradizioni. Associato con le rinomate Pilsener Galena: Nato da una impollinazione libera di una pianta di Brewer’s Gold (luppolo di origine britannica). Eccellente luppolo ad alto tenore di sostanze amaricanti (alfa acidi) con un profilo di amaro bilanciato con un accettabile aroma. Luppolo molto amaro, tuttavia si mescola bene con i luppoli da finitura. Utilizzato sia nelle ales americane sia nelle lager.

Lorenzo Bottoni Mastro birraio di Birra Libera


Parole in cucina | 19 Manuale della birra di Lelio Bottero Una guida indispensabile per acquistare, degustare e abbinare una buona birra. Sempre più spesso al ristorante, tra le carte dei vini, comincia timidamente a comparire anche la carta delle birre. È il segno evidente che questa bevanda, figlia dei cereali, prodotta a tutte le latitudini, non ha più nulla da invidiare ai grandi vini, da sempre presenti sulle tavole. Per capire la birra, però, occorre conoscerne la storia, perché gli ingredienti utilizzati sono il risultato di una selezione che è mutata nel corso dei secoli. Questo volume vi permetterà di esplorare l’affascinante universo delle birre, sia industriali sia artigianali, scoprendone le diverse tipologie e lo stretto legame con i Paesi di origine. Oltre a notizie di carattere storico e di costume, il libro affronta varie tematiche che vanno dal collezionismo agli stili, dalla degustazione all’homebrewing. Un manuale indispensabile per avventurarsi nel favoloso mondo di questa bevanda, per conoscere i produttori più prestigiosi e per muoversi a proprio agio nel variegato panorama delle birre. Pag. 288, €25,00 edito da Gribaudo 2009 La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita di Philippe Delerm La prima sorsata di birra, le more nei boschi alla fine dell’estate, una conversazione attorno al tavolo della cucina sgranando piselli, il profumo delle mele in cantina, il rosso cupo di un bicchiere di Porto da centellinare, il lieve fruscio della dinamo contro la ruota durante una pedalata notturna… Questi e altri istanti preziosi, colti nella loro immediatezza e assaporati in tranquillità, vanno a comporre l’incantevole libro di Philippe Delerm, una raccolta di racconti che afferrano al volo brevi e fugaci momenti di felicità. Strepitoso bestseller internazionale, La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita ci riporta, con una prosa precisa e minuziosa, con piccoli tocchi impressionistici e fresche pennellate di colore, ai ritmi lenti e sereni di una quotidianità ormai dimenticata. Pag. 144, € 8,50 edito da Sperling Paperback


Cucine nel mondo | 20

Dire Umbria è come dire sapore

Foto Š Michele Tortoioli/Servizio Comunicazione Istituzionale Regione Umbria


Cucine nel mondo | 21

Meno conosciuta della sua cugina Toscana, il cuore d’italia è un infinito patrimonio culturale, architettonico ed enogastronomico. Perugia, capoluogo di regione e meraviglioso capolavoro architettonico, è il fulcro della vita umbra. Studenti universitari provenienti da tutta Italia e dal resto del mondo animano le vie della città, corso Vannucci e tutto il centro della città sono un susseguirsi di meraviglie tra le quali sono degne di nota il Palazzo dei Priori, con la sua meravigliosa Sala dei Notari e il collegio del Cambio, ma anche la bellissima Fontana situata in piazza Cavour. Nel resto della regione altre meravigose città regalano scorci meravigliosi, come dimenticare Assissi. Meta ogni anno di migliaia di turisti religiosi, è famosa soprattutto per aver dato i natali a San Francesco e Santa Chiara.


Cucine nel mondo | 22 L’intera città è una stupenda testimonianza mediovale intrisa di religiosità, e proprio la Basilica dedicata al famoso Santo che parlava con gli animali, costruita due anni dopo la sua morte, è una delle sue maggiori attrazioni così come le chiese di Santa Chiara e di San Pietro, il Duomo e Santa Maria degli Angeli, con al suo interno la Porziuncola, una piccola capella all’interno della Basilica dove si ritrovavano i primi francescani. Anche le altre città più piccole come Orvieto, Gubbio, Spoleto, Todi, Città di Castello, Foligno, Spello, Trevi, Città del Pieve, Nocera Umbra, astiglione del Lago, Deruta, Norcia sono città affascinanti dove ancora si repira un’italianità forte e una tradizione legata alla terra, ai sapori e alla tradizione. Proprio Norcia, borgo di origine sabina dai forti caratteri mediovali, nonché paese natale di San Benedetto, è un vero e proprio patrimonio di tradizione culinaria. Lo si capisce immediatamente facendo un giro per le strade della città che, infatti, sono ricche di piccoli e grandi negozi che offrono una vasta gamma di prodotti norcini, quasi tutti derivati dalla lavorazione della carne di maiale. La vera specialità è il prosciutto di Norcia, a cui nel 1997 è stata riconosciuta l’indicazione geografica protetta dell’unione Europea (I.G.P.). Ne esistono di due tipi: il normale, chiamato anche tipico di Norcia, e l’antico di Norcia. La differenza sta nella stagionatura. Mentre il primo viene stagionato per un massimo di un anno, il secondo, l’antico di Norcia”, è stagionato ben due anni e rappresenta il punto più alto della norcineria. È destinato a un pubblico di amatori perché è un prodotto di grande pregio ottenuto dalla lavorazione rigorosamente artigianale e dalla lenta stagionatura all’aria secca di montagna. La prima fase di lavorazione è il periodo di salatura di circa 30-40 giorni, una volta lavato, passa alla fase di prestagionatura e stagionatura per 7-8 mesi, al temine della quale assume un aspetto consistente, con poco grasso e un lieve sapore d’aglio. Oltre al prosciutto la città umbra offre anche il capicollo, un salume particolarmente apprezzato per il suo gusto saporito e la marezzatura della carne; il lombetto, salume ancora più apprezzato del capicollo realizzato, con il lombi di maiale; il barbozzo o guanciale, che è il risultato della conservazione sotto sale e pepe delle guance del suino; la corallina o salame umbro, salume molto diffuso fatto


Cucine nel mondo | 23 per i tre quarti da una pasta finissima di parti nobili (il magro) del suino pesante, alle quali va aggiunta una parte di grasso, tagliato a dadini, che crea nel prodotto finito grandi occhiature. Altrettanto rappresentativi della salumeria umbra sono i cosiddetti “coglioni del mulo”, rinominati così per la loro forma, sono un prodotto singolare, rintracciabile solo a Norcia, la cui origine storica sembra legata al consumo di insaccati di carne di mulo del vicino Abruzzo. La preparazione dei “coglioni del mulo” segue una tradizione molto rigida: composti da un budello di suino, ripieno di carne magra di maiale, macinata fine con un lungo pezzo di lardo centrale (lardello), il salume che viene legato ad una “zeppa” di faggio e lasciato stagionare al naturale. Infine, sulle tavole umbre non mancano la porchetta, i mezzifegatini, la porchetta, il sanguinaccio, le salsicce e la ventresca, un tipo di pancetta arrotolata, ottenuta dalla salatura ed aromatizzazione del ventre del suino eviscerato. Non sono da meno anche i formaggi. Si parte dalla caciotta o cacio fiore, che rappresenta un tradizionale formaggio vaccino, ricavato dal miglior latte del bestiame al pascolo nel periodo primaverile. Un’altra specialità casearia è il formaggio farcito realizzato con latte vaccino o ovino che viene lavorato con l’aggiunta di altri ingredienti come: tartufo; peperoncino; olive; erbe aromatiche; cipolla; aglio. Una volta realizzato, il formaggio stagiona per 30 giorni circa prima di poter essere consumato. Gli altri formaggi tipici sono: il pecorino umbro; la ricotta e il raviggiolo, un formaggio freschissimo prodotto con latte intero vaccino, a pasta molle, cremoso, ricco di fermenti, il suo sapore è dolce e il colore bianco latte. Spostandosi invece nella zona del lago Trasimeno i sapori si sposano con il territorio e la tradizione della pesca, molto sentita e ancora oggi viva. Si tratta di pesce d’acqua dolce, ovviamente, come anguilla, luccio, carpa, persico reale, latterino e tinca che viene declinato nelle ricette più disparate. Alla tradizione della pesca si aggiunge quella contadina che regala prodotti come i broccoletti del lago, coltivati nei terreni sabbiosi del Lago Trasimeno, il farro, la cicerchia, le lenticchie, la patata di Colfiorito, il fagiolo di Cave, la cipolla Di Cannara e molti altri frutti della terra. Sono da ricordare inoltre il tartufo bianco pregiato e quello nero pregiato e soprattutto lo zafferano di Norcia famoso per le sue caratteristiche organolettiche e per la tradizionale raccolta e


Cucine nel mondo | 24 stagionatura. Tutti questi prodotti, e molti altri, si ritrovano nelle infinite ricette umbre che vanno dai primi piatti a dolci deliziosi e nutrienti. In questi piatti si ritrova tutta l’Umbria. La pasta d’olive, ad esempio, richiama gli sterminati uliveti in cui ogni turista perde lo sguardo chiedendosi l’età dei meravigliosi ulivi. I passatelli, una pasta corta cilindrica (o minestra) con superficie rugosa particolarmente adatta a condimenti invernali, ripercorrono tutta la tradizione delle vecchie cucine in cui la pasta veniva tirata quotidianamente a mano con minuziosa cura, e ancora oggi in molte cucine umbre la tradizione si ripete quotidianamente. Ma anche i dolci delle ricorrenze parlano della storia umbra, come il panpepato, preparato in occasione delle feste natalizie; la torta di formaggio o di Pasqua; gli strufoli, tradizionalmente in tavola per Carnevale; e le fave dei morti, piccole paste preparate in occasione della festa dei defunti. L’Umbria è questo e molto altro, una regione ricca di cultura, di storia e di tradizione. Una regione che, piegata dal terremoto, oggi piaga dell’Emilia e della Lombardia, ha saputo rialzarsi. Oggi, come ieri, attrae turisti e studenti grazie ai festival (vedi agenda), ai percorsi enograstonomici e all’accoglienza studentesca: Perugia rimane infatti meta di molti studenti stranieri, con bar e strade che sono da sempre una sorprendente babele di lingue e culture.


Dieta | 25

Dieta DUKAN Prosegue la rubrica dedicata ai regimi alimentari, argomento che affrontiamo con una necessaria premessa: quando si tratta di alimentazione abbiamo una grande responsabilità nei confronti della nostra salute, non prendiamo decisioni senza aver consultato un medico. È la dieta del momento: tutti ne parlano, tutti la provano, tutti la usano per presentarsi in forma alla “prova bikini” dell’estate. È la dieta DUKAN, che prende il nome dal suo ideatore, il dott. Pierre Dukan, nutrizionista da più di 30 anni ed esperto in comportamento alimentare. Si tratta di un regime iperproteico, che punta sulle proteine assumendo validi i seguenti punti: 1 • L’assimilazione proteica è un lavoro impegnativo, che comporta un notevole dispendio calorico 2 • Riducono l’appetito 3 • Combattono l’edema e la ritenzione idrica 4 • Aumentano la resistenza dell’organismo 5 • Permettono di perdere peso senza intaccare la massa muscolare e mantenendo tonica la pelle. Il metodo Dukan si articola in 4 fasi: le prime 2 (attacco e crociera) sono funzionali al dimagrimento in senso stretto, le altre 2 (consolidamento e stabilizzazione) sono finalizzate al mantenimento del peso raggiunto. FASE di ATTACCO PROTEINE PURE (PP) La durata può variare da 1 a 10 giorni • In questa fase, si possono consumare esclusivamente alimenti ad alto contenuto di proteine scegliendo tra un elenco di 100 alimenti (tra cui: carni magre, pesce, frutti di mare, uova, latticini magri, tofu) • Sono vietatissime tutte le fonti di carboidrati (pane, pasta, biscotti, frutta, verdura) e i condimenti (olio e burro) • Non ci sono limiti di quantità né abbinamenti particolari da rispettare • Bere acqua è assolutamente indispensabile, per non avere ripercussioni negative •


Dieta | 26

sul funzionamento dei reni. Consigliati almeno 1,5 lt al giorno Sono consigliati 3 cucchiai di crusca al giorno (per combattere la stitichezza) e integratori multivitaminici (per evitare carenze nutrizionali)

FASE di CROCIERA – PROTEINE E LEGUMI (PL) In questa fase, oltre a tutti gli alimenti consentiti durante l’attacco, è possibile aggiungere verdure, crude o cotte, senza limiti di quantità, di orario o di abbinamento. Unica limitazione riguarda carote, barbabietole e carciofi (che vanno consumati con moderazione), e i legumi e le patate (che vanno evitati perché contengono eccessive quantità di carboidrati) • Va alternato un giorno di sole proteine ad un giorno di proteine + verdure fino al raggiungimento del peso prestabilito •

FASE di CONSOLIDAMENTO La durata è pari a 10 giorni per ogni chilo perso nelle fasi precedenti • Rispetto agli alimenti consumati nelle prime due fasi, è possibile aggiungere 1 porzione di frutta al giorno (con l’esclusione di banane, uva e ciliege), 2 fette di pane integrale, 40 gr. di formaggio stagionato • 2 pasti alla settimana sono liberi, per cui è possibile mangiare tutto ciò che si desidera senza alcun vincolo (a patto di non fare mai il bis di una portata e di non consumare i due “jolly” in giornate consecutive) •

FASE di STABILIZZAZIONE DEFINITIVA Tre regole da rispettare con scrupolo e regolarità per sempre: • Ritornare ad un’alimentazione normale 6 giorni su 7, ma osservare tutti i giovedì un intero giorno di proteine pure • Assumere 3 cucchiai al giorno di crusca di avena • Fare almeno mezzora di camminata veloce al giorno L’assenza di carboidrati rende il corpo debole e stanco, oltre a provocare in casi estremi anche disturbi cardiaci. È pertanto sempre consigliabile seguire la dieta DUKAN dopo aver consultato il proprio dottore di fiducia e sotto stretto controllo medico. È fondamentale bere molto, soprattutto durante le prime due fasi, per far sì che i reni riescano ad eliminare con efficienza le scorie provenienti dagli alimenti metabolizzati. È inoltre importante limitare l’assunzione di sale, sia per evitare che si verifichi accumulo di acqua nei tessuti, sia per limitare l’appetito (i cibi salati stimolano la salivazione e l’acidità gastrica).

Noemy Gizzi


Per approfondire | 27

Dieta Dukan pro e contro Come funziona la dieta Dukan? Perché è diversa dalle altre diete? Quali sono i punti di forza e i potenziali problemi? Qual è il segreto del suo successo? Che cosa dicono i medici? È davvero in grado di portare tangibili risultati là dove tutte le altre diete hanno fallito? Quali sono le testimonianze di chi l’ha provata? Pouchol risponde a queste domande e spiega tutto quello che dovreste sapere sulla dieta che è diventata un vero e proprio fenomeno mediatico. Definita “miracolosa” dai suoi più accesi sostenitori, che dichiarano perdite di peso spettacolari ottenute in tempi brevi, la dieta Dukan viene qui esaminata a fondo, svelandone i segreti, i pro e i contro, le testimonianze degli entusiasti e dei delusi, i vari punti di vista, da chi la considera pericolosa a quello del suo ideatore, Pierre Dukan. Jennifer Lopez vi si è affidata per perdere rapidamente peso dopo il parto, come pure Penelope Cruz, che dichiara di essere riuscita a perdere addirittura 15 chili in pochi mesi dopo la gravidanza. E come dimenticare la splendida forma di Kate Middleton in occasione delle nozze reali col principe William, attribuita proprio a questa dieta? È dunque davvero tutto oro quello che luccica? Pierre Dukan ha senza dubbio aiutato numerose persone in sovrappeso a ritrovare forma fisica e benessere. Del resto, la sua fama è cresciuta non solo grazie alle celebrità del mondo dello spettacolo, ma anche attraverso il classico passaparola che nasce dalla soddisfazione di chi ha ottenuto dei risultati. Blog e forum di fitness ne tessono le lodi, ma a volte rischiano di lasciarsi prendere dall’euforia, trascurando eventuali effetti collaterali. A questo aspetto pone rimedio Hervé Pouchol offrendoci la panoramica più completa ed esauriente di questo regime alimentare, analizzandone gli aspetti positivi, senza tralasciare gli inconvenienti o, addirittura, i pericoli, con un approccio quanto mai imparziale, che va oltre i pregiudizi o i facili entusiasmi. Dieta Dukan pro e contro di Hervé Pouchol € 13,80, il punto d’incontro edizioni


Cucine nel mondo | 26


Cucine nel mondo | 27


Salute e Benessere | 30

Caldo e disidratazione L’estate è stagione meravigliosa per dimagrire, senza mai dimenticarsi - in ottica di segnale e di dietaGIFT - che dimagrire significa perdere grasso e non perdere peso (chi perde peso con diete di restrizione infatti spesso perde anche massa muscolare, ovvero deperisce, invece di dimagrire). I vantaggi dell’estate sono legati sia alla maggiore tendenza al movimento, sia alla maggiore disponibilità di frutta e verdura fresca, che sostituiscono piatti invernali solitamente più pesanti. Non ascoltate, dunque, tutti coloro che vi mettono in guardia verso il consumo eccessivo di frutta fresca: gli zuccheri in essa contenuti, oltre ad alzare la glicemia in modo molto graduale, sono davvero in modesta quantità, se si considera che mediamente un frutto è costituito dal 90% di acqua! Ma soprattutto, la frutta fresca contiene minerali preziosi, vitamine, antiossidanti, di cui il nostro corpo ha in estate assoluta necessità. Se analizziamo il contenuto nutrizionale di un frutto, scopriamo che esso contiene proprio ciò di cui necessitiamo per non disidratarci e per reintegrare sali e vitamine persi sudando. Quando perdiamo troppi liquidi, e per distrazione o per scelta ci dimentichiamo di bere in quantità adeguata, esponiamo il nostro corpo a dei rischi. Innanzitutto, va ricordato che i vari comparti liquidi del nostro organismo (acqua extracellulare, acqua cellulare, sangue) sono in comunicazione l’uno con l’altro. Il non idratarsi, dunque, può ridurre in breve tempo il volume del sangue, pregiudicando un afflusso adeguato al cervello e ad altri organi. In effetti il nostro ipotalamo provvede ad una regolazione di fino delle nostre necessità idriche, ma questa regolazione può essere in parte alterata dall’età (l’anziano sente meno gli stimoli della sete), da disfunzioni nervose (per esempio dalla neuropatia diabetica) o da un’assunzione eccessiva di cibi salati. Talvolta poi ci mettiamo noi a fare danni con la nostra pigrizia o semplicemente perché invece di bere acqua fresca o frutta, ci “dissetiamo” con bibite gassate zuccherate, che a causa delle alte quantità di zucchero che contengono, oltre a farci ingrassare, non ci dissetano per nulla. Saziamo dunque con acqua o frutta fresca la nostra sete non appena il nostro ipotalamo ci suggerisce di idratarci. Potremo così sfruttare appieno i vantaggi della bella stagione, senza patirne gli effetti nocivi. Dott. Luca Speciani - www.dietagift.it


Salute e Benessere | 31

Il medico risponde Gentile Dottore, non sono abituato a bere. A tavola mi pare di diluire i succhi gastrici e di gonfiarmi eccessivamente se bevo acqua. Fuori pasto, al lavoro, non ci penso e non avverto lo stimolo della sete, per cui bevo pochissimo. Che rischi corro? Non bere è molto rischioso. L’acqua serve nel nostro corpo a svolgere moltissime funzioni: non c’è una sola reazione, un solo enzima, che possa funzionare in assenza d’acqua. Se ci disidratiamo i reni incominciano a funzionare male e, nell’impossibilità di rimuovere le sostanze che abbiamo accumulato nel sangue, possiamo rischiare una tossiemia, cioè un accumulo di tossine nel sangue dagli effetti molto sgradevoli. La disidratazione aumenta inoltre il rischio di precipitazione di calcoli, ovvero di minuscoli “sassolini” che si formano all’interno di alcune nostre cavità, e che possono provocare il dolore intensissimo della colica, che rappresenta un blocco del normale flusso di liquido nel dotto o nel viscere cavo interessato: pancreas, rene, cistifellea. Un blocco renale o pancreatico può portare a conseguenze gravissime: davvero superficiale sarebbe sottostimare il problema, che i previene bevendo on abbondanza acqua e succhi. Il problema più grave, tuttavia, è legato al calo di pressione conseguente alla disidratazione, che può provocare svenimenti improvvisi, perdita di conoscenza, cadute o danni maggiori se per caso si fosse alla guida di un automezzo. Il flusso di sangue al nostro cervello deve sempre irrorarne ogni parte con efficienza. Se questo non avviene possiamo presentare sintomi neurologici (braccia tremanti, calo della vista) o più semplicemente svenire: trucco che serve a riportare meccanicamente il flusso verso la testa, ma che avvenendo nel momento sbagliato può portare davvero a conseguenze gravi. Per prevenire tutti e tre i problemi citati, dunque, cerchi di bere ogniqualvolta le sia possibile, sia a tavola che fuori, integrando con frutta in ogni occasione. Reni, pancreas, cistifellea, cervello le saranno riconoscenti.

Dott. Luca Speciani

Visita a Bellusco (MB), in Piemonte, in Veneto. www.dietagift.it

Scrivi alla redazione di Assaporando e invia a info@gruppoethos.it il quesito che vorresti sottoporre al Dott. Speciani.


A proposito di musica | 32

Autori nella rete Inutile girarci intorno. Internet è una delle più grandi conquiste dell’umanità. Una sterminata piazza globale nella quale incontrare i propri simili e al contempo, anche un oracolo universale attraverso il quale accedere al sapere comune. La rete è certamente tutto questo e probabilmente molto altro ancora. Tuttavia la sua repentina e sregolata affermazione nella società moderna ha provocato non pochi scompensi nell’ambito dei diritti in generale. L’odierno World-Wide-Web è infatti fondato su alcune regole base tra le quali il così detto “share” (condivisione). Quello che ciascun utente immette in rete diventa automaticamente e gratuitamente di tutti. Detto così sembra molto democratico e affascinante ma proviamo ad applicarlo allo scambio di arte non ancora di pubblico dominio come i libri, le musiche e le canzoni o i film appena pubblicati. La condivisione gratuita di questo tipo di attività umane (sotto forma di file da scaricare), ha creato un danno ormai irreparabile a tutto quell’apparato che, fino a un decennio fa, supportava la realizzazione di gran parte della cultura contemporanea. Entrando più nello specifico della musica, la composizione e registrazione di un album musicale richiede costi e professionalità che non possono più essere coperti a causa del “download selvaggio” a cui siamo ormai abituati. C’è un’intera generazione (quella degli attuali 15/20 enni) serenamente convinta che la musica, i libri e i film scaricabili da internet siano una sorta di “diritto” per i quali sia assurdo dover pagare alcunchè!! Come si fa a non capire che per i professionisti il fare musica è un me-


A proposito di musica | 33

stiere e non un passatempo? Che dire dei tecnici del suono, dei produttori, degli arrangiatori, dei musicisti, dei costruttori di strumenti musicali o di apparati per la registrazione-riproduzione del suono e delle sale di registrazione stesse? Da dove si crede che costoro ricavino il loro sostentamento? Un tempo dalla vendita dei dischi e dei CD, oggi dal nulla. Basta navigare, per esempio, su youtube per usufruire a titolo completamente gratuito di qualsiasi brano, film o video-clip si voglia. E il diritto d’autore poi? Dov’è finito?! È giusto, dopo aver composto un brano musicale nuovo e originale, poi vederselo goduto in assoluta gratuità da centinaia di migliaia di utenti senza percepirne un centesimo? La legge internazionale che riconosce e tutela il diritto d’autore e la paternità delle opere parla molto chiaro: “No, non è giusto. Anzi è un danno morale ancorchè patrimoniale”. Ma tant’è… Va da sé che tutto ciò stia già causando la totale estinzione dei musicisti di professione e aprendo invece la strada a un’orda di cybernauti/musicisti dilettanti che inquinano le nostre orecchie e il nostro gusto allenandoci alla mediocrità. Sì è vero, i CD nei negozi sono stati e ancora sono assurdamente cari e le stesse case discografiche hanno colpevolmente sonnecchiato negli anni in cui il web già minacciava di distruggerle. Tuttavia un giorno di sicuro ci sveglieremo e ci accorgeremo che avremo risparmiato qualche centinaio di euro in CD e DVD ma saremo tutti infinitamente più poveri di gusto, spirito critico e bellezza.

Andrea Leonardi


Onlus | 34

Abbraccio Quando si parla di disabilità, si fa riferimento a molteplici fattori, primo fra tutti il rapporto conflittuale del disabile con la propria condizione “menomata” e la sua perdita di autonomia. Affrontare concretamente queste tematiche significa allontanare qualsiasi tipo di atteggiamento compassionevole, e convogliare gli aiuti in una rete sociale per rendere possibili l’autonomia e la capacità di organizzazione del soggetto. Significa intraprendere una serie di azioni sul fronte quotidiano per supportare le persone e le strutture che si occupano dei disabili al fine di garantire loro una vita dignitosa e con pari opportunità. È con questo spirito che è stata fondata la Onlus ABBRACCIO, con sede ad Arluno. Vediamo con quale filosofia è nata l’Associazione e quali sono i suoi intenti. Come è nata l’idea di fondare una Onlus? ABBRACCIO Onlus è un’associazione nata con l’intento di supportare un gruppo di genitori alle prese con tutte le sfaccettature della disabilità. Di fronte a certe situazioni, nessuno è mai preparato abbastanza, ed è facile sentirsi disorientati. I genitori, nel tentativo di garantire ai propri ragazzi un futuro migliore, si ritrovano a fronteggiare le stesse problematiche legali e riabilitative, e a condividere le stesse paure e difficoltà logistiche quotidiane. Il cammino che li aspetta è lungo e tutt’altro che semplice. Allora abbiamo pensato di non lasciarli soli e supportarli dando vita ad una solida realtà, con sede ad Arluno (Milano), dove ci prendiamo cura di una decina di bambini e ragazzi con varie forme di disabilità, fisiche ma anche comportamentali. Quali sono le attività che svolgete? Oltre all’assistenza psicologica, legale e pediatrica per famiglie e ragazzi, svolgiamo in sede Pet Therapy e laboratori con l’ausilio di educatrici specializzate. Ci avvaliamo della collaborazione di una logopedista e due volte alla settimana i ragazzi vengono condotti dalle nostre educatrici presso un centro di ippoterapia ed in piscina per l’acquaticità.


Onlus | 35

Quali sono i progetti che avete sposato? A cosa è finalizzata la raccolta dei fondi? Non è facile tenere viva una struttura come la nostra, visto che NON si avvale di contributi pubblici. Da due anni, per sostenere le nostre attività, oltre a realizzare progetti per ottenere finanziamenti da fondazioni e bandi, abbiamo preso parte al Charity Program della Maratona di Milano portando a correre nel 2012 quasi 300 persone per i colori ABBRACCIO. Lo scorso anno abbiamo sostenuto anche il progetto “La casa dei bambini”, dando la possibilità ai ragazzi di svolgere tutte le attività in forma pressoché gratuita. I 42.195 metri percorsi quest’anno, e gli altrettanti euro raccolti, ci consentiranno di ampliare la nostra sede per svolgere nuove attività e sostenere un progetto di Delfino Terapia Assistita per la nostra mascotte Niccolò. Cosa avete in programma per il futuro? Ogni anno ad un’associazione come la nostra servono circa 100mila euro per sopravvivere. Ecco perché anche nel 2013 correremo per la terza volta consecutiva la Maratona di Milano. L’appuntamento è per il prossimo 7 Aprile con un nuovo ambiziosissimo obiettivo: 50 squadre a staffetta che raccolgano 50mila euro. Un totale di 200 persone disposte a correre circa 10km a testa e, attraverso la propria rete di amici, parenti e conoscenti , a raccogliere 250 euro procapite... davvero una bella sfida! Le iscrizioni sono aperte: se anche voi volete correre la Maratona di Milano insieme alla Onlus ABBRACCIO, scrivete una mail a: info@abbraccio.it Per saperne di più sulle attività dell’Associazione o per effettuare una donazione consultate il sito www.abbraccio.it



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.